Si sono incontrati (ieri mattina), hanno parlato de visu per quasi due ore, sviscerando i problemi del recente passato e le prospettive future e arrivando al dunque: richieste tecniche ed economiche. Lontano da Padova, più verosimilmente dalle parti in cui abita l’allenatore, Giorgio Zamuner e Bepi Pillon hanno provato a buttar giù, a grandi linee, un’ipotesi del Padova che verrà: quanti e quali giocatori sarebbero necessari per l’ambizioso progetto della Serie B da centrare o direttamente o attraverso i playoff, il modulo con cui potrebbero essere messi in campo, la “filosofia” della proprietà per la stagione a venire, una proprietà che dev’essere ben conscia dell’obiettivo a cui mira, anche sul piano dell’investimento economico. Certezze non ce ne sono, ma forse, e ribadiamo il “forse”, Pillon potrebbe aver convinto il futuro direttore generale biancoscudato (con delega alla gestione sportiva) su alcuni punti-chiave fondamentali per allestire la rosa del campionato 2016/17.
Ad esempio, che servono almeno 4-5 elementi di categoria, e di personalità, in settori-chiave (diciamo un terzino, due centrocampisti, un esterno offensivo e una punta centrale), per pensare di compiere il salto di qualità, e che qualche soldino in più, rispetto al budget previsto (che non è e non può essere quello del Pordenone, poco meno di 1 milione di euro, tanto per rimanere al club dove sta ancora lavorando il consulente di mercato di patron Lovisa), forse bisognerebbe spenderlo. Summit in società. Dunque, Pillon ha buttato, com’era giusto e corretto, i dadi sul tavolo della trattativa, e sino a prova contraria è ancora intenzionato a dare la priorità al Padova. Ma adesso la palla passa a Bepi Bergamin, Roberto Bonetto e agli altri soci, con i quali Zamuner, in un lunedì totalmente dedicato alla società con cui ha già raggiunto l’accordo, si è incontrato nel tardo pomeriggio per relazionarli sul colloquio avuto con l’allenatore trevigiano.
Pillon avrebbe parlato molto chiaro, com’è suo costume, avanzando le comprensibili esigenze di un tecnico che, se si vuole ambire al salto di categoria, ha bisogno di più qualità ed esperienza nel suo parco-giocatori. Quanti sarebbero alla fine? Non più di 17-18, a cui aggiungere 5-6 giovani al massimo. In più avrebbe sollecitato un ritocco dell’ingaggio. È chiaro che, non avendo mai lavorato insieme, Zamuner abbia preso diligentemente nota di tutto, per poi confrontarsi con lo stato maggiore di viale Rocco. Ora bisogna solo aspettare che arrivi la risposta: se cioè si può andare avanti ancora con Pillon oppure se si dovranno imboccare altre strade. L’impressione è che qualcosina si sia mosso, più dalla parte del mister che di chi lo vorrebbe lasciare andare, eppure le valutazioni vanno fatte a tutto tondo prima di decidere: e la scelta è molto, molto delicata.
Nulla di nuovo sulle possibili alternative seguite per la panchina: Bruno Tedino, impegnato ancora nei playoff con il Pordenone (a cui è legato sino al giugno 2018), Stefano Sottili e Oscar Brevi sono nomi ritenuti credibili per l’eventuale successione a Pillon, ma siamo sempre nel campo delle ipotesi. Quanto ai giocatori oggetto di trattativa, va monitorata la posizione di Marcus Diniz: il difensore brasiliano, che ha un accordo con i biancoscudati sino al 30 giugno 2017, piace ad alcuni club di Serie B (Avellino e Vicenza), ma sembra intenzionato a non muoversi da qui. Magari con un anno in più si sentirebbe ancora più tranquillo, mentre con Fabiano e Neto Pereira si è vicini al rinnovo.
(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel)