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Ore 21.40 – (Il Piccolo) Cinque allenatori per una salvezza. Già, la stagione della Triestina non ha visto solo avvicendarsi presidenti, dirigenti e oltre 50 giocatori, ma ha vissuto la bellezza (si fa per dire) di cambi continui in panchina. Se Masitto, Lotti e Roncelli si sono succeduti nell’era Pontrelli, poi è seguito Doardo durante l’interregno di Favarato, per chiudere con Bordin quando finalmente si è insediato Milanese. Fatto sta che analizzando le cifre, il rendimento sul piano numerico di tutti i tecnici è stato praticamente uguale. Curioso notare infatti come ogni allenatore, pur tra alti e bassi, pur tra differenti difficoltà e pur con rose molto diverse, ha avuto in pratica uno score identico a quello degli altri. Masitto ha guidato l’Unione in panchina per 3 partite, Lotti per 8, Roncelli per 7 (con qualche iniziale presenza al suo fianco di Pontrelli), Doardo per 13 e Bordin per 8 (compreso il play-out): ebbene a parte Lotti che vanta qualche centesimo in più (1,12 punti a partita), tutti quanti hanno in pratica avuto l’esatta media di 1 punto guadagnato a partita. Anche Bordin infatti, che ha vinto solamente con il Giorgione, ha pareggiato 5 partite (compresa quella finale con la Liventina) e ha perso le altre 2: in queste otto partite ha così guadagnato 8 punti, ricalcando pertanto il cammino dei suoi predecessori. Ma oggettivamente, viste le condizioni in cui hanno lavorato, è davvero difficile dare la croce addosso a qualcuno. La rosa iniziale era molto più forte, ma la situazione societaria invivibile. Lotti e Roncelli sono stati ammirevoli in momenti durissimi. Poi, quando sul fronte societario tutto è girato positivamente, Bordin si è trovato a lavorare con la rosa più debole e con le difficoltà di una squadra in cui erano cambiati continuamente perfino i giocatori. Alla fine, l’importante è che ognuno abbia portato il suo mattoncino alla salvezza.
Ore 21.20 – (Il Piccolo) Nei festeggiamenti degli alabardati dopo il play-out con la Liventina, c’era anche la consapevolezza per molti di essere ai saluti finali, visto che ci sarà una rivoluzione per quanto riguarda la rosa. Ma c’è anche chi legittimamente si è candidato a restare. È il caso ad esempio di Manuel Bradaschia, diventato alabardato a gennaio: «Sono stati cinque mesi, ma mi è sembrato siano passati tre anni per quante cose sono successe – dice l’attaccante – mi è stato risparmiato il periodo peggiore, ma ho assorbito tutto quello che era successo prima. Il mio obiettivo adesso? Quello di restare, certamente. Se c’è l’opportunità io sono disponibile, parlerò con Milanese e vedremo di trovare un accordo. Comunque è stata una salvezza meritata, anche se sofferta fino alla fine. La partita l’abbiamo fatta noi, loro ci hanno aspettato per provare a partire in contropiede ma non hanno fatto più di tanto. Meno male però che hanno sbagliato il rigore perché poi sarebbe stata lunga. Come condizione stavamo meglio di loro: nell’ultimo mese e mezzo con il preparatore atletico abbiamo pedalato, anche durante la sosta abbiamo spinto. Ci siamo preparati bene per questa partita, anche tatticamente, e l’abbiamo portata a casa, anche se speravo di soffrire un po’ di meno». Spera in una conferma anche Nicola Cornacchia, se non altro perché è stato uno dei giocatori portati proprio da Milanese a febbraio: «Inutile negarlo, spero di restare anche il prossimo anno e di dare il mio contributo. Intanto mi godo la salvezza, con una partita finale che ha racchiuso tutte le sofferenze della stagione. Io sono arrivato a febbraio, ma ho capito che chi c’era da prima ha vissuto di tutto. Quindi è stata la vittoria di un gruppo che non si è mai disunito, grazie anche ai tifosi che hanno dato una grande mano. Io al debutto col Belluno avevo giocato in un Rocco con poca gente. Così invece è qualcosa di eccezionale, si vede la differenza e ti danno una carica in più. So di aver fatto un errore contro l’Ufm lasciando andare l’uomo su quel corner, ma mi è servito e mi aiuterà a crescere, perché ho capito che bisogna stare attenti sempre, dal primo al 90°. Così con la Liventina, quando la palla non entrava, mi sono detto di non mollare di un centimetro. Il mio ruolo? In questi mesi ho giocato dappertutto: sono nato seconda punta, ma sono duttile e dove mi mette il mister io gioco».
Ore 21.00 – (Il Piccolo) Una stagione cominciata al Rocco con 500 spettatori scarsi è finita con quasi 5.000 fans sugli spalti. Ma soprattutto è finita con una salvezza in serie D che è stata a rischio almeno a partire da novembre. Anzi la Triestina ha rischiato di sparire salvata con l’intervento del Tribunale e soprattutto da quello di Milanese-Biasin. La fortuna è stata propizia nelle ultime settimane, prima con le sconfitte delle concorrenti a portare l’Unione nelle parte alta del tabellone dei play-out e poi domenica con una Liventina sprecona (rigore sbagliato) anche se oggettivamente inferiore agli alabardati. Ma la fortuna spesso passa solo una volta e adesso bisogna voltare pagina. Anche perché l’entusiasmo dei tifosi è una ricchezza da salvaguardare con un budget, un’organizzazione societaria, una struttura tecnica e una squadra all’altezza. Questo è il lavoro che deve coordinare Milanese da qui a settembre. I TIFOSI L’afflusso allo stadio e l’attaccamento alla maglia hanno contibuito a un piccolo record. Nessuna delle squadre del girone C della D (neanche il Venezia promosso) ha fatto registrare una presenza così massiccia allo stadio. Oltre alla spinta morale, se si fanno le cose con ordine, una presenza di duecinquecento-tremila spettatori (ma anche più) al Rocco non è un’utopia. In termini economici gli incassi potrebbero garantire in una stagione un apporto di circa 400-500 mila euro. Una base discreta sulla quale costruire una risalita. Il BUDGET Nelle ultime stagioni per un campionato di vertice società come Pordenone, Padova, AltoVicentino e Venezia hanno allestito un budget di circa 1,5 milioni (e qualcosina in più). L’attuale società (la Triestina 1918) deve scucire parecchie centinaia di migliaia di euro tra acquisto, debiti, istanze dei giocatori e la gestione di cinque mesi di attività sportiva (da febbraio a giugno). Ma finora Milanese e Biasin hanno sempre dato rassicurazioni sulle potenzialità di investimento. Un’ulteriore iniezione finanziaria dell’ordine di un milione per il prossimo campionato è senz’altro sufficiente a garantire un’annata competitiva. LA ROSA In questa stagione, oltre all’assurda rotazione di una cinquantina di giocatori, la squadra è stata tecnicamente la più debole di quelle viste nei tre anni di serie D. I nuovi acquirenti non hanno potuto operare sul mercato e ora c’è un assetto totalmente da ricostruire. Gli unici giocatori che potrebbero essere utili alla causa sono il capitano Piscopo, il dribblomane Bradaschia ed eventualmente Di Dionisio e Vezzani (se in porta non si opterà, come fanno quasi tutti, per far giocare un under. A proposito di giovani Milanese potrebbe fare un pensierino sui duttili Miani e Cornacchia e su Crosato che ormai ha già due stagioni di esperienza e si muove con un certo agio nella categoria. Eventualmente anche Cuppone può essere utile anche se deve migliorare molto l’atteggiamento offensivo. IL TECNICO Quest’anno sono stati in cinque i registi. Bordin ha avuto l’onere di raccogliere i cocci. E non è stata un’impresa di facile gestione. L’obiettivo finale è stato centrato ma i punti raccolti sono stati pochi e anche il gioco non è arrivato. Si è vista una squadra troppo statica e con poco coraggio nelle giocate (nonostante il deficit tecnico e l’atmosfera diffcile). E anche alcune scelte nei cambi non sono state azzeccate. Insomma la società incontrerà presto l’ex vice allenatore di Mandorlini ma una conferma è tutt’altro che scontata. Specie se l’obiettivo della prossima stagione sarà ambizioso.
Ore 20.30 – (Corriere delle Alpi) Pellicanò è sempre più vicino al Venezia. Il difensore gialloblù e la società della laguna sembra abbiano già un accordo di massima e Paolo il prossimo anno potrebbe giocare in Lega Pro. Per l’ufficialità bisognerà aspettare il 1 luglio (il presidente Tacopina e il ds Perinetti hanno iniziato a fare i primi colloqui), ma ormai sembra che l’affare si farà. Il ragazzo proverà la strada del professionismo, così come hanno tentato prima di lui Nicola Calcagnotto, andato al Real Vicenza e poi tornato in gialloblù, e Francesco Posocco, in forza tutt’ora alla Spal. Il giocatore, essendo titolare del proprio cartellino, dopo il 30 giugno sarà libero di firmare e al Belluno non resta che augurare in bocca al lupo ad uno dei giocatori più promettenti della propria rosa. Il Venezia durante l’anno ha manifestato l’interesse verso il giocatore attraverso però la società gialloblù che ha informato il ragazzo. Pellicanò si trova agli ordini di Roberto Vecchiato da due stagioni nelle quali è cresciuto molto giocando prima da terzino sinistro e dopo da centrale, in entrambi i casi fornendo sempre ottime prestazioni. «I contatti ci sono stati, adesso bisognerà valutare tutto con calma – commenta lo stesso Pellicanò che non si sbilancia sul possibile accordo e sul suo futuro – in ogni caso mi svincolo a luglio e bisogna aspettare quella data. Possibilità di andare? Il dieci per cento, è stata solo una chiacchierata..». Ma fonti ben informate sostengono che c’è ottimismo e che il trasferimento si dovrebbe fare. Brotto, terzo approdo in gialloblù? L’attaccante ex Ripa Fenadora, che quest’anno ha vestito i colori prima della Luparense e poi del Giorgione, non è una novità in Piazzale della Resistenza e potrebbe tornare al Belluno quest’estate. Mister Vecchiato e il direttore sportivo Fardin hanno un’ottima considerazione del giocatore e l’affare si farà, le parti si sono sentite e la trattativa è a buon punto. Questa notizia sembrerebbe togliere possibilità di rimanere ad Antonio Acampora, che il direttore sportivo Augusto Fardin, un paio di settimane fa, aveva spiegato di voler trattenere. Magari l’addio potrebbe essere stato deciso dal giocatore che sembra voler tornare al Monfalcone, squadra in cui ha sempre giocato negli ultimi anni tra Eccellenza e serie D. Marco Schiocchet rientra alla base. Il giovane fuoriquota classe 1997 di proprietà del Belluno potrebbe rientrare agli ordini di Vecchiato per la prossima stagione. Dopo i prestiti alla Feltrese, San Giorgio Sedico e Plavis, il ragazzo sembra essere pronto per rientrare e giocarsi un posto da fuoriquota per la prossima stagione. Chi invece tra i giovani dovrebbe essere riconfermato senza problemi è Marco Farinazzo mentre crescono le possibilità che rimanga in gialloblù anche Andrea Franchetto dopo le ottime prestazioni dell’ultimo mese e mezzo.
Ore 20.00 – (La Provincia Pavese) Se la prima data agonistica ufficiale della prossima stagione del Pavia sarà il 13 luglio con la partenza per il ritiro di Storo in Trentino la società ha tappe precedenti a questa data, sia sul piano dell’iscrizione che delle scelte tecniche. Un mese, quindi, caldo per tutti i club calcistici professionistici e anche per quello azzurro. Vanno presentate garanzie economiche come quella di una fidejussione di 350mila euro, ma con un surplus da depositarsi se il monte ingaggi supererà 1,5, 2 o 3 milioni di euro. La garanzia va presentata nella misura rispettivamente del 30%, 50% e 100% dell’eccedenza rispetto ai tre sbarramenti indicati. Il limite per il pagamento della fidejussione è fissato al 30 giugno e in caso di ritardi, o nella consegna dei documenti necessari, questi saranno considerati illeciti disciplinari, e saranno puniti dalla giustizia sportiva con un punto di penalizzazione per ogni inadempienza riscontrata. Sul piano sportivo l’unica certezza sulla programmazione della futura stagione è stata quella di un ridimensionamento del budget economico messo a disposizione dalla proprietà pur con l’obiettivo di ottenere un risultato d’alta classifica. Non è un mistero per nessuno che sul bilancio del Pavia pesano contratti onerosi, e pluriennali, sottoscritti nelle due ultime stagioni dai giocatori in gestioni tecniche diverse della società. Uno degli obiettivi del mercato è, quindi, anche di liberarsi di alcuni contratti per alleggerire il budget e poter fare delle scelte diverse rispetto al passato. Per quanto riguarda la scelta del mister per esempio a fine giugno il Pavia si libererà dei contratti di Marcolini e di quello di Brini sottoscritto a dicembre, entrambi, infatti, sono legati al club solo per questa stagione. A scadenza è anche Stefano Rossini, l’allenatore promosso in corsa dalla Berretti alla Prima squadra. Dal 1 luglio rimarrebbe, quindi, solo il nuovo tecnico nel bilancio delle casse societarie. Difficilmente sarà un accordo per più di una stagione: l’identikit è di un contratto annuale con opzione per il futuro. Con il tecnico arriverà anche un nuovo staff. Quest’inizio mercato ha proposto voci e interessamenti per ex: dai tecnici Giorgio Roselli a Benny Carbone e per ultimo il nome del preparatore atletico pavese Arturo Gerosa. Quest’ultimo, fedele collaboratore di Fulvio Pea (che non ha avuto contatti in queste settimane con il Pavia) nelle ultime stagioni, potrebbe seguire l’ex allenatore di Monza e Cremonese nell’avventura a Teramo per cui in queste ore sono in corso trattative.
Ore 19.30 – (Gazzetta di Reggio) Si restringe la rosa dei candidati alla panchina della Reggiana dopo la risoluzione consensuale del contratto di mister Alberto Colombo. I nomi che circolano in queste ore per la panchina granata vengono spesi anche in altre piazze italiane della Lega Pro e della serie B. Finito il campionato tanti allenatori hanno lasciato le loro squadre e le trattative fervono: c’è chi è molto conteso dalle società e chi si è messo sul mercato alla ricerca di una panchina. La Reggiana non sta cercanno un nome “ad effetto” o qualcuno che abbia bisogno più di tanto di essere convinto. Prima di tutto si cerca un allenatore che creda nel nuovo corso che sta prendendo forma, una persona ambiziosa, giovane ma con alle spalle già una certa esperienza. Si parte dunque prima di tutto dalle motivazioni, oltre che dalle competenze, in linea con il nuovo corso che Grammatica vuole imprimere. Il successore non è ancora stato scelto anche perché il nodo societario non è secondario. Solo quando tutte le caselle saranno al loro posto e sarà noto il budget a disposizione del ds Andrea Grammatica, si potrà stringere il cerchio. I sondaggi andranno avanti per alcuni giorni e saranno portati avanti dal ds e dal presidente Stefano Compagni. Si ipotizza che in settimana il candidato possa essere scelto. Alcuni allenatori al momento in cerca di collocazione piacciono molto a Grammatica, così come del resto ad altre squadre. Mister Vincenzo Vivarini è reduce da una bella esperienza al Teramo, in Lega Pro, ma non ha nascosto la sua ambizione di andare in serie B. Ci sono stati alcuni contatti e non è una possibilità esclusa. Stesso discorso per Pasquale Padalino del Matera, valido allenatore che pure punta al campionato Cadetto. Sono nomi che la società granata ha preso in considerazione e con Vivarini c’è stato anche un contatto informale. Sono fondate anche le voci che riguardano Moreno Longo e Stefano Vecchi, che saranno da queste parti in occasione delle fasi finali del campionato Primavera, che iniziano venerdì e si concludono il 4 allo stadio Città del Tricolore. Il 40enne Moreno Longo, che allena la Primavera del Torino, è accostato oltre che alla Reggiana anche alla Pro Vercelli del ds Massimo Varini. Stefano Vecchi, che ora allena la Primavera dell’Inter, ha maturato esperienza in Lega Pro e ha un profilo degno d’attenzione. Nella rosa dei nomi su cui si è ragionato ci sono anche Antonino Asta (questa pista al momento sembra essersi raffredata) e Leonardo Colucci.
Ore 19.10 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana, il futuro, la svolta. Ieri alle 14.30 in sede si sono dati appuntamento per lavorare insieme l’ad granata Guido Tamelli e l’emissario di Mike Piazza, Maurizio Franzone, sempre più spesso a Reggio. A loro si è unito il futuro ds Andrea Grammatica, in Emilia per impegni legati al suo Entella, che partecipa alle fasi finali del campionato Primavera che si giocheranno tra Sassuolo, Modena e Reggio. Sull’incontro viene mantenuto riserbo da parte della società, ma questo confronto ha il sapore di una nuova cabina di regia che svela le future mosse della società. Il passaggio di proprietà è considerato da più parti imminente e la partita per il dopo Colombo è già iniziata (ieri sera era in programma pure un consiglio di amministrazione dei soci granata dedicato alle questioni di bilancio). L’impressione è che si sta per alzare il sipario sulla nuova Reggiana e l’accelerata di queste ultime ore è indicativa di tutto quello che sta per avvenire. Dopo settimane di consultazioni di carte e bilanci, pare di capire che l’atteso accordo sul passaggio del 60% delle azioni della società è di fatto a un passo realtà. Difficile pensare a una retromarcia dopo che Franzone ieri era al lavoro faccia a faccia con il futuro direttore sportivo, alla presenza dell’amministratore delegato Tamelli. Ma di certo fino a quando non ci sarà la firma non si potrà dare nulla per scontato, come sanno bene tutte le parti coinvolte in questa lunga trattativa. La Reggiana si appresta a mettere in atto la sua rivoluzione, che passa sicuramente dal futuro ds Andrea Grammatica e molto probabilmente anche da Mike Piazza, che a sua volta si affiderà a persone di sua fiducia, come Maurizio Franzone, ex portiere, partito dalle giovanili del Fidenza per arrivare in alto, a Piacenza e poi a Cagliari, prima di fare esperienze negli Stati Uniti. Gli eventi delle ultime ore sono il sintomo che adesso si vuole bruciare le tappe, deve partire la nuova programmazione per la prossima stagione. Questione di ore, è sembrato di capire ieri, al massimo qualche giorno, ed ogni casella sarà assegnata. Esistono idee fresche e capacità manageriali, occorre solo passare dalle parole ai fatti, quelle che si aspettano tutti i tifosi. L’ex responsabile del vivaio Flaviano Camellini ha fatto partire il restyling dei campi di allenamento, con la potature delle siepi dei vialetti. Si sta mettendo a lucido Villa Granata. Lo stesso Camellini ha raccontato ieri un aneddoto, riferito a quando ha allenato alla Reggiana un giovane Stefano Compagni. Ogni tanto lo chiamava l’ex presidente Franco Vacondio per avere notizie di Compagni. «Il ragazzo è discreto e ha una buona parlantina, sicuramente nella vita avrà successo» rispondeva lui. Camellini, il santone dei campi Csi, ancora una volta aveva visto lungo. Continua intanto l’attività del settore giovanile. Anche oggi pomeriggio sono previsti diversi provini, sotto la supervisione di Sergio Mezzina, il nuovo responsabile indicato da Grammatica, che da tempo sta lavorando a pieno ritmo. La Berretti sabato ha vinto in amichevole a Legnago per 3-2 (reti di Bianchini, Cortellazzi, Koridze), mentre i giovanissimi regionali del 2002 di Michelangelo Galasso hanno perso con il Milan 3-0 la finale del Torneo nazionale di Granarolo, precedendo però Juve, Roma, Fiorentina, Sassuolo, Atalanta e Verona.
Ore 18.50 – (Gazzetta di Mantova) Ieri pomeriggio i biancorossi hanno ripreso la preparazione in vista della gara di ritorno dei playout, in programma sabato (ore 15) al Martelli contro il Cuneo. La squadra ha lavorato sul prato dello stadio e l’allenamento si è svolto (come tutti i prossimi di questa settimana) rigorosamente a porte chiuse, per volontà di mister Prina. È stato così lo stesso tecnico a spiegare ai cronisti le condizioni della squadra e in particolare dei giocatori acciaccati. Prina si è detto fiducioso sul recupero di Scalise e Falou: il primo sostituito a Cuneo per una lieve distorsione alla caviglia e il secondo assente nella trasferta piemontese per noie muscolari. Entrambi ieri hanno lavorao a parte, ma da oggi o domani dovrebbero riaggregarsi al gruppo. Gruppo che ha ritrovato anche il centrocampista Perpetuini, tornato a disposizione dopo aver saltato per squalifica la gara di andata dei playout. Potrebbe non farcela invece a recuperare Di Santantonio, messo ko alcune settimane fa da una distorsione alla caviglia complicata da una lesione ai legamenti. Fuori causa inoltre saranno Ruopolo, Trainotti e Beretta. Ieri, intanto, il giudice sportivo ha squalificato fino al 30 giugno il dirigente del Cuneo Antonio Genovese e per due giornate il viceallenatore dei piemontesi, Andrea Bernini. Entrambi erano stati espulsi nel finale di gara al “Fratelli Paschiero” per proteste. Tornando al Mantova, oggi mister Prina ha messo in programma due sedute di allenamento, al mattino e nel pomeriggio. Domani la squadra lavorerà soltanto nel pomeriggio, per poi concludere la preparazione con due sedute mattutine, giovedì e venerdì.
Ore 18.30 – (Gazzetta di Mantova) Sabato al Martelli contro il Cuneo il Mantova giocherà per vincere e in campo dal primo minuto potrebbe esserci Gaetano Caridi. Alla ripresa degli allenamenti Luca Prina si mostra ottimista per la gara di ritorno dei playout e per una salvezza che vorrebbe dedicare alla tifoseria. Sognando poi un futuro in biancorosso. Mister, a mente fredda cosa le è piaciuto e cosa non le è piaciuto dello 0-0 di Cuneo? «È stato un brutto e giusto pareggio. Abbiamo rischiato poco o nulla, la nostra linea difensiva ha fatto molto bene e abbiamo anche creato un paio di occasioni per segnare. Si è sbagliato qualcosa per frenesia e inesperienza, ma ci sta. Lavoreremo per migliorare». Il Cuneo ha gridato allo scandalo per l’arbitraggio. Lei che ne pensa? «Credo che prendersela con l’arbitro sia un po’ arrampicarsi sugli specchi, non penso che il direttore di gara abbia inciso sul risultato». In vista del match di ritorno quali aspettative ha? «Sono fiducioso perché da sei partite non perdiamo e abbiamo incassato un solo gol. Il Cuneo, nel girone di ritorno, ha invece giocato 9 gare fuori casa e ne ha perse 8, pareggiando a Piacenza. Sono dati importanti, anche se è chiaro che in una gara secca può sempre succedere di tutto». Si vedrà un Mantova meno votato alla difensiva rispetto alla gara di Cuneo? «Non siamo andati lì per difenderci e basta ma è chiaro che fuori casa, contro avversari che devono cercare la vittoria per forza, viene la tentazione di badare al sodo. Forse ci siamo abbassati un po’ troppo rispetto ai nostri standard… Comunque sabato sarà tutta un’altra partita. Giocheremo per vincere, senza però fare la stupidata di perdere i nostri equilibri difensivi». È tentato dallo schierare Caridi titolare? «Sì, ci sto pensando. Ne parliamo insieme, perché Gaetano si trova bene a entrare nell’ultima mezz’ora… È da vedere». Sarebbe fondamentale segnare per primi… «L’ho già detto ai ragazzi che vorrebbe dire molto di più che andare sull’1-0. Per chi segnerà potrà essere il gol più importante della carriera». E chi le piacerebbe facesse questo gol salvezza? «Mi basterebbe un autogol, dopo un fallo di mani in netto fuorigioco… Insomma, tutto pur di salvarsi. Io vinsi una semifinale playoff a Casale con l’Entella, grazie a un gol del portiere al 96’… Ripeto, conta solo essere salvi alle 16.45 di sabato. Come è irrilevante». Fin da sabato ha chiesto l’aiuto dei tifosi, che a Cuneo l’hanno applaudita e le hanno regalato una sciarpa… «Qui c’è una passione incredibile e sento la responsabilità di evitare la prima retrocessione della storia gloriosa di questo club. I tifosi sono fantastici e ci spingeranno alla salvezza, non voglio deluderli. Quella sciarpa, che insieme agli applausi mi riempie d’orgoglio, la porterò in panchina». E poi quale sarà il futuro di Prina? «Ho un sogno, ma per ora resta tale». Rilanciarsi col Mantova verso la B.
Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Si è parlato tante volte di storia, negli ultimi mesi. Mai di leggenda. Ecco, se il Pordenone dovesse riuscire nell’impresa di raggiungere la finale playoff, il termine non rappresenterebbe un’esagerazione. Ma se l’obiettivo è a tutti gli effetti proibitivo, non è detto che sia automaticamente impossibile pensarci. C’è almeno un buon motivo per vivere questa settimana con un target credibile: il Pisa ammirato all’Arena Garibaldi è la versione casalinga della creatura di Gennaro Gattuso. In trasferta, invece, la musica spesso è cambiata. Lo dicono i numeri che ha partorito la stagione regolare. E la sentenza al momento è una sola: il Pordenone in casa batte il Pisa da trasferta. Tutto sulla carta, ovviamente. Perché, come racconta chi li ha giocati, i playoff sono un’altra storia. Ma i dati confortano Bruno Tedino e il suo Pordenone. Si parta dai ramarri, che proprio al Bottecchia hanno costruito la rincorsa al secondo posto. I neroverdi hanno perso solo due volte a domicilio: contro il Cittadella e al cospetto del Pavia. E solo una volta – contro i padovani – sono stati sovrastati sul piano del gioco. Ben 10 le vittorie (solamente una in meno del Cittadella promosso in B) e 5 i pareggi. Buone notizie anche sottoporta: il Pordenone casalingo è riuscito a segnare 26 reti (anche in questo caso si è trattato del secondo record del girone, dietro ai soliti granata), subendone appena 15. Il Pisa invece lontano dall’Arena Garibaldi soffre la nostalgia di casa. E cambia pelle. In campionato i nerazzurri hanno totalizzato 22 punti (una media che avrebbe messo la squadra fuori dai playoff), subendo più gol (16) di quanti gli allievi di Gattuso sono riusciti a realizzare (15). Quattro le vittorie esterne. Ben 10 i pareggi, tre le sconfitte. Insomma, pensare di battere il Pisa non è reato. Serviranno 4 gol di scarto, che il Pordenone non ha mai inflitto in tutta la stagione ai rivali e che i nerazzurri non hanno mai subìto. Questa sarebbe la leggenda.
Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Tre sberle per svegliarci, uscire dal mondo dei sogni, realizzare quale sia la differenza fra una meravigliosa sorpresa e una consolidata realtà. Le ha rifilate domenica pomeriggio Ignacio Lores Varela. L’uruguagio è stato l’esecutore. Alle sue spalle i mandanti: una squadra attrezzata, una società ambiziosa, 12 mila tifosi, una città di grande storia e tradizioni. Novantatre minuti che non devono però farci scordare tutto quello che ha fatto il Pordenone in questa stagione e, volendo restare ottimisti a tutti i costi, ciò che potranno ancora fare Stefani e compagni domenica (inizio alle 16) in un Bottecchia per trequarti neroverde. RE MAURO DELUSO – Mauro Lovisa non si fa condizionare da storia e blasone. «Il Pisa è indubbiamente forte – premette il presidente neroverde -, ma quello di domenica è stato il peggior Pordenone della stagione. Poco impatto sulla partita – riprende con la consueta schiettezza – e poca cattiveria agonistica. Inoltre ci è mancato Ingegneri, l’unico difensore di forza fisica che abbiamo. Marchi risente ancora del lungo infortunio. In realtà non avevamo cominciato male, facendo buon calcio per 10′. Poi abbiamo subito due gol, uno dietro l’altro, in 120 secondi e non siamo più stati capaci di reagire». Non era facile giocare nella bolgia nerazzurra e il portiere Tomei è stato il migliore dei ramarri. «Qualcuno dei nostri – ammette re Mauro – non è abituato ad ambienti simili e alla tensione di questo tipo di gare». MUSICA DIVERSA – Domenica il ritorno, in condizioni ambientali totalmente diverse. «Ribaltare uno 0-3 – alza le spalle Lovisa – è difficilissimo. In ogni caso dovrà essere un altro tipo di partita, da affrontare con spirito diverso. I ragazzi dovranno pressare velocemente e ripartire con rapidità. Senza mollare mai. Comunque vada a finire, dovranno uscire fra gli applausi per ciò che hanno fatto durante la stagione, ma anche per quello che avranno fatto in gara due con il Pisa. I tifosi hanno già espresso la loro fede, “bruciando” tutti i tagliandi prima ancora di domenica scorsa. Vanno ripagati – incita – con altrettanta dedizione». INCOMPRENSIONI – Un mondo diverso nel bene e nel male. Nel prepartita un gruppo di pordenonesi è stato minacciato in centro a Pisa da supporter locali, che hanno anche «scippato» una sciarpa neroverde. Durante la gara, poi, la Curva Nord ha male interpretato il coro «Forza Pienne», credendo di udire un provocatorio «Forza Firenze» e rispondendo con cori piuttosto pesanti. Infine, dopo il 93′, una parte dei fan nerazzurri si è scatenata (in forma verbale) contro Tedino, che stava salutando e ringraziando i tifosi neroverdi. «Sono andato – racconta il tecnico – sotto la nostra curva a rincuorare la gente che ci ha seguto a Pisa». Bruno ha urlato: «Carica!», in vista del ritorno. Sono arrivati i primi insulti, ai quali ha risposto con un sorriso. Da lì i cori contro di lui. «Non ho offeso nessuno – ribadisce Tedino -, né provocato. Purtroppo gli stadi sono diventati posti in cui chi paga il biglietto pensa di poter offendere chiunque». Già tutto dimenticato. Domenica squadra e pubblico pordenononese dimostreranno una volta di più, con grande sportività, che il Bottecchia non è uno di quegli stadi.
Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) Del futuro non vuole ancora parlare, dice che lo farà «da lunedì prossimo, eventualmente». Si lascia scappare soltanto che il progetto non sarà stravolto e che Tedino non si tocca. Perché Mauro Lovisa, presidente del Pordenone, crede ancora nell’impresa e nella capacità della sua squadra di ribaltare la partita: segnare 4 gol al Pisa domenica prossima al Bottecchia è difficilissimo, ma non impossibile. «Vedrete una squadra totalmente diversa – annuncia il socio di maggioranza del sodalizio neroverde –. Penso che si possa fare qualcosa di importante e mettere alle corde il nostro avversario. Dobbiamo dare tutto ciò che abbiamo, perché solo così possiamo uscire in caso di sconfitta a testa alta di fronte ai nostri tifosi». Sulla partita dell’Arena Garibaldi, che Lovisa ha visto da casa, il presidente del club neroverde ha poco da dire. «Ci è mancata fisicità e abbiamo commesso qualche errore – afferma –: davanti abbiamo inciso poco e dietro non siamo stati perfetti, anzi. Comunque dobbiamo essere contenti di ciò che abbiamo fatto sinora: il nostro torneo è stato straordinario e una sconfitta così ci può anche stare». Lovisa elogia infatti la struttura del Pisa: «E’ una società più avanti rispetto alla nostra – indica – che da anni prova il salto in serie B, peraltro con un budget nettamente superiore rispetto al nostro. Per noi è già un motivo di orgoglio essere arrivati a giocare una gara del genere con un club di questo tipo. Comunque non è finita – continua il presidente del Pordenone –: al ritorno vedrete un’altra gara. Sarà un film totalmente differente». Anche per questo che Lovisa non vuole più di tanto parlare del futuro. Crede ancora nella rimonta e quindi nella qualificazione alla finale. Ci sono sicuramente dei discorsi da affrontare, col passare del tempo: se Tedino è blindato da un contratto con ancora due anni (ma i contratti si possono anche risolvere…), il discorso è diverso per quanto riguarda il consulente di mercato Giorgio Zamuner. Ormai manca poco affinché il dirigente emiliano sia a tutti gli effetti parte dell’organigramma del Padova. Un pezzo importante da sostituire e bisognerà operare con grande attenzione, perché Zamuner è stato uno dei segreti principali di questa strepitosa macchina.
Ore 17.00 – (Messaggero Veneto) Ok, a Pisa è andata malissimo. La finale playoff è lontana, ma il Pordenone è ancora vivo. La grinta di Tedino, andato sotto la curva dei tifosi neroverdi per incitarli e le sue parole («Io non mollo di un centimetro, chi non ci crede resti a casa») hanno dato fidicia al popolo dei ramarri. Ha ragione: smaltita la delusione, emergono diversi buoni motivi per credere nell’impresa e, quindi, riempire il Bottecchia domenica come non mai. Non foss’altro per tributare un doveroso ringraziamento alla squadra, al termine di una stagione che resta straordinaria. Eccoli. 1. PRONOSTICI SCONVOLTI. Il primo è legato proprio all’eccezionalità di quanto ha fatto il Pordenone in questa annata, sovvertendo tutti i pronostici. Ripescata dopo una mesta retrocessione, considerata dagli addetti ai lavori la candidata numero uno alla retrocessione alla vigilia, la squadra è stata protagnista di un campionato pazzesco, nel quale ha battuto e sopravanzato in classifica rivali infinitamente più quotate e più forti fisicamente, tecnicamente ed economicamente. 2. PISA INGIGANTITO. Il Pisa è senza dubbio fortissimo. Ma domenica scorsa la sua prestazione è stata ingigantita da un paio di errori individuali che ne hanno facilitato il compito. Ma a livello tattico il Pordenone può imbrigliare la squadra di Gattuso. 3. TOSCANI SOTTO PRESSIONE. I nerazzurri non solo “devono” approdare in finale, ma sono pure obbligati, o quasi, a salire in serie B. La piazza non ne può più del “calcio minore”, Gattuso è arrivato proprio per questo. E in caso di insuccesso potrebbe andarsene. Anche perché i rapporti col club non sono ottimali. Troppa pressione, a volte, fa brutti scherzi. Il Pordenone, invece, non avrà nulla da perdere. 4. EQUILIBRI PSICOLOGICI. Nel calcio gli equilibri sono spesso decisivi. E possono mutare in un attimo: una così rotonda vittoria all’andata può creare un pericoloso rilassamento. Se i neroverdi entrano in campo con la cattiveria giusta e segnano subito, chissà come va a finire. 5. FORTINO BOTTECCHIA. In casa quest’anno, soprattutto nel girone di ritorno, il Pordenone ha sempre offerto grandi prestazioni e ottenuto splendide vittorie: 8 successi e un pareggio in 9 gare al Bottecchia. Dove il Pisa non sarà sostenuto da diecimila supporter… 6. TRE GOL FATTIBILI. Il Pordenone non è nuovo a partite ricche di gol a proprio favore. In questa magica stagione, i ramarri per ben otto volte hanno vinto realizzando almeno tre reti: nelle due occasioni con la Pro Patria (4-1 all’andata e 3-0 al ritorno), in casa con Bassano (3-0), Feralpisalò (3-2) e Giana Erminio (3-1), in trasferta con Reggiana (4-1), Albinoleffe (3-0) e Alto Adige (1-3). 7. POSSIBILI RIENTRI. In settimana si farà di tutto per recuperare gli assenti e giocarsi il tutto per tutto. Con la sicurezza di Ingegneri dietro e l’imprevedibilità di Cattaneo e Filippini davanti, magari anche solo per una staffetta, sarebbe davvero tutta un’altra storia.
Ore 16.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Andrà in scena domani, o al massimo giovedì, il faccia a faccia decisivo fra Renzo e Stefano Rosso e Stefano Sottili. L’allenatore giallorosso ha già incontrato venerdì pomeriggio Werner Seeber e il colloquio è stato interlocutorio. A parole, il direttore generale ha espresso al tecnico toscano soddisfazione per il lavoro svolto nell’attuale stagione, in realtà dietro le quinte gli scenari ipotizzano ben altra verità. Ad esempio che la società abbia sollevato qualche perplessità su alcune situazioni nella gestione della squadra nelle ultime giornate, soprattutto dopo la trasferta di Cittadella e che non sia troppo soddisfatta dell’epilogo della stagione. Basterà attendere ancora poco (diciamo 48 ore, poco più) per chiarire ogni dubbio. Fatto sta che ieri è emerso che pure l’Alessandria ha contattato Sottili, anche se i tempi per una scelta sono piuttosto lunghi, considerato che è in fase di valutazione anche la posizione del diesse Alfredo Magalini. Sottili è in ballo pure a Pavia e ad Arezzo, mentre è stato smentito un interesse del Padova balenato nei giorni scorsi. Carpi e Ternana rimangono sullo sfondo, così come la Cremonese. E così, in attesa di capire se Sottili sarà ancora l’allenatore del Bassano e se al suo posto arriverà Moreno Longo dalla Primavera del Torino, Carlo Sabatini, Alessandro Dal Canto o altri candidati al momento non noti, Guido Davì è pronto a firmare per il Venezia e sembra ai saluti pure Gianvito Misuraca. La società aveva un’opzione di rinnovo non esercitata entro le scadenze previste e in questa zona grigia si è infilato il Cittadella, pronto a far firmare un contratto all’ex Vicenza. Non sono stati resi noti i termini della trattativa, che si starebbe prefigurando sulla base di un vincolo biennale, fatto sta che Misuraca potrebbe salutare Bassano dopo un’ottima stagione disputata in maglia giallorossa. Sul piede di partenza anche Semenzato e Toninelli, mentre Pietribiasi vanta un ottimo rapporto con dirigenza e proprietà e potrebbe rinnovare. Prima di guardarsi attorno il Condor ascolterà eventuali proposte del Bassano.
Ore 16.10 – (Giornale di Vicenza) Entro venerdì, giorno del rompete le righe, Stefano Sottili scioglierà le riserve sulla sua permanenza al Bassano.Prima però l’incontro chiarificatore con la proprietà e il digì Seeber indirizzerà gli orientamenti del tecnico fiorentino. Il quale entro il prossimo week-end dovrà dare una risposta anche ai due club che lo stanno corteggiando, vale a dire Padova ed Arezzo, mentre un abboccamento l’ha effettuato anche lo stesso Pavia. Il nocchiero giallorosso considera sempre Bassano la priorità almeno per quanto concerne i colloqui in agenda, tuttavia le chance di un prolungamento col Soccer Team si riducono ogni giorno di più. A meno che da parte della famiglia Rosso non vi sia uno slancio particolare (non di tipo economico, bensì di pianificazione), l’ex trainer di Venezia, Pistoiese e Varese, saluterà la compagnia.Del resto i comandanti di via Piave non si sono mai stracciati le vesti quando si sono congedati da Petrone prima ed Asta poi, difficilmente si strapperanno i capelli qualora non vi fosse comunità di intenti con l’allenatore toscano. Inoltre in serie B, tanto la Ternana che il Carpi (club che proprio Sottili ha pilotato dalla C2 alla C1 avviando la scalata del sodalizio emiliano) hanno chiesto informazioni su Sottili.DAL CANTO IN RIALZO. Nell’eventualità che tra Sottili e il Bassano si arrivasse al passo d’addio sono in rialzo le quotazioni di Alessandro Dal Canto, attuale selezionatore dell’Under 17 azzurra, trevigiano (di Castelfranco) di nascita, ma vicentino di adozione e residenza. Dal Canto è un profilo che la Virtus aveva esaminato già la scorsa estate prima di arrivare a Sottili. I requisiti ce li avrebbe tutti quanti: motivazioni a mille per riscattarsi da qualche sbandata dopo un avvio di carriera molto più che promettente, quasi da predestinato, rigore maniacale, integrità morale, diverse esperienze formative alle spalle nonostante la giovane età (41 anni), la naturale capacità di lavorare coi giovani ma anche il temperamento e il carattere per tenere testa in serenità a qualche veterano dello spogliatoio, oltrechè ovviamente la conoscenza dell’ambiente. Resta viva in alternativa la pista di Mauro Zironelli e anche altre soluzioni nel taccuino di Seeber (ma mai l’ottimo Moreno Longo come suggerito da qualcuno, un emergente che dal Toro Primavera finirà presumibilmente alla Pro Vercelli). E insomma la società non si farà trovare impreparata.DOPO DAVI’, MISURACA. Dopo il commiato di Guido Davì (promesso sposo del Venezia) ecco il bye bye pure di Misuraca per il quale pareva vicino il rinnovo. Invece Bassano ha preferito non esercitare l’opzione che aveva sul ragazzo che ora si sta guardando attorno. Poi magari dalla sede formuleranno una nuova allettante offerta e il trequartista palermitano cambierà idea ma al momento i destini di Misu e dei giallorossi paiono molto più lontani. Entro fine mese potrebbe arrivare un robusto tris di conferme: Pietribiasi, Semenzato e Toninelli.
Ore 15.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Esami finiti, palla al ds Perinetti per costruire il Venezia che verrà. Dopo la bocciatura a suon di gol nella poule scudetto con Bellinzago (4-3) e Piacenza (5-1), in casa arancioneroverde inizia a tenere banco il calciomercato in vista della prossima Lega Pro «a vincere», come già ribadito dal presidente Joe Tacopina. «Avevo promesso che non avrei fatto nulla fino a che fossimo rimasti in corsa, invece dovrò iniziare quantomeno con una settimana di anticipo – allarga le braccia Giorgio Perinetti – In questi giorni incontrerò uno per uno i ragazzi che ci hanno riportati in Lega Pro, esternerò le mie idee, ne congederò alcuni e ne confermerò altri, sempre che si trovi un’intesa». Il patron Tacopina dagli States ha esternato senza mezzi termini la sua delusione. «In 38 gare di campionato avevamo subito 26 reti, poi addirittura 9 contro Bellinzago e Piacenza, in effetti mi sembra un incubo – il rammarico del ds -. Il 5-1 di Piacenza è stato troppo severo, però quando l’atteggiamento mentale non è al top allora le qualità da sole non bastano. È andata così, pazienza». Tanti nomi sono già stati accostati al Venezia, dal portiere belga Gillet (del Mechelen ma di proprietà del Catania) ai pari ruolo Benussi (Vicenza) e Facchin (Pavia) ai difensori Trevisan (Salernitana), Malomo (Pavia) e Pellicanò (Belluno), gli esterni Vassallo (Pistoiese) e Statella (Cosenza), i centrocampisti Davì (Bassano) e Stiso (Fontanafredda), le punte Virdis (Savona), Cesarini (Pavia) e Kanoutè (Ischia). Perinetti sorride e invita a lasciarlo lavorare. «È chiaro che qualcosa ho già seminato e, con piacere, devo dire che veramente in tanti si propongono per venire a Venezia, anche nomi altisonanti. Vedremo». Intanto nello staff di Perinetti e del Venezia è entrato il 33enne Leandro Rinaudo, ex difensore di Napoli e Palermo. «Lo accolgo volentieri, è un ragazzo serio che ho già avuto da giocatore, sta studiando, vuole imparare e ci darà una mano. Dal 27 maggio al 4 giugno seguiremo con attenzione le finali del campionato Primavera».
Ore 15.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) L’epilogo della stagione non è stato dei migliori, tanto che persino il presidente Joe Tacopina, dagli Usa, ha voluto esprimere a chiare lettere il suo rammarico. Dopo aver centrato l’obiettivo promozione con largo anticipo sulla fine della stagione regolare, il Venezia si è congedato con una doppia pesante sconfitta nella poule scudetto che ben pochi alla vigilia avrebbero pronosticato. Dopo il 3-4 al Penzo con il Bellinzago, a Piacenza gli arancioneroverdi sono sprofondati tornando a casa con un fardello di cinque gol incassati e uno solo fatto: nove palloni al passivo in due giornate, quando nel corso della stagione le reti incassate erano state 26 in tutto. «Sono sorpreso di come la squadra abbia giocato queste ultime due partite — ha commentato il presidente Tacopina — certamente non hanno rappresentato al meglio il Venezia Fc. Questo non è il nuovo Venezia. Terrò conto delle indicazioni ricevute dal campo su alcuni giocatori nelle decisioni relative alle conferme per la prossima stagione». Precisando che l’obiettivo era la promozione e che la «fase di fine stagione non ha molta importanza», Tacopina sta ora pensando alla costruzione della squadra del prossimo anno. Per questo tornerà in città sabato e si metterà al lavoro con il ds Perinetti sull’allestimento del nuovo organico. Tra gli impegni in agenda, il convegno a Roma del 31 maggio dedicato ai nuovi impianti sportivi e poi l’amichevole Italia-Francia under 21, in programma al Penzo il prossimo 2 giugno. Il direttore sportivo Perinetti nel frattempo incontrerà singolarmente i giocatori della rosa attuale, che si alleneranno per tutta la settimana. «Certamente non siamo stati contenti dell’epilogo — premette — e ci dispiace per la figura fatta. Purtroppo la testa dei giocatori era già in vacanza e non c’è stato modo di riuscire a mantenere la concentrazione. E’ stato un epilogo deludente ma l’obiettivo più importante è stato centrato. Ora parlerò con i giocatori uno a uno per verificare con alcuni la possibilità di un rinnovo, con altri vi sarà il congedo. Dalla prossima settimana, invece, dopo aver parlato con il presidente, inizieremo la costruzione della squadra». Accanto ad alcune conferme, le novità non mancheranno. E alcuni nomi sono già usciti negli ultimi giorni. Su tutti, quello di Guido Davì, centrocampista classe ‘90 in forza al Bassano. Ma si registra anche l’interessamento per il portiere belga Jean Francois Gillet, dal Mechelen, di proprietà del Catania: Perinetti lo conosce bene dai tempi del Bari ma Gillet è passato anche da Treviso. Si parla poi di Giuseppe Statella, centrocampista del Cosenza, e dell’attaccante senegalese Mamadou Kanouté, in Lega Pro all’Ischia ma di proprietà del Benevento. Intanto c’è anche l’ex difensore del Venezia Maurizio Peccarisi nella lista di giocatori indagati nella nuova inchiesta sul calcioscommesse relativa a due partite (Modena-Avellino e Reggina-Avellino del 2014) della serie B. All’epoca dei fatti Peccarisi giocava nell’Avellino. Secondo gli inquirenti, Antonio e Umberto Accurso (entrambi ritenuti esponenti del clan Vanella Grassi), avrebbero promesso 200mila euro e poi consegnato 30mila euro al calciatore Francesco Millesi, attraverso l’intermediario l’ex calciatore Luca Pini. Secondo l’accusa Millesi avrebbe utilizzato la somma per corrompere altri giocatori, in particolare «influendo» su Maurizio Peccarisi (15 presenze nel 2015 con il Venezia) per favorire la rete del Modena contro l’Avellino. Sulla partita gli Accurso avrebbero scommesso 400mila euro, guadagnandone 60.000: «A Pini – dice Accurso – consegnammo 30mila euro da dare a Millesi e Izzo. Poi loro diedero qualcosa a Peccarisi».
Ore 15.00 – (La Nuova Venezia) Da Belluno rimbalza la voce che il Venezia ha concluso l’acquisto di Paolo Pellicanò, difensore rivelazione della formazione gialloblù nel campionato appena concluso. Questo mentre in una televisione è stato dato l’accordo imminente tra la società di Tacopina e il portiere belga Gillet, ex Bari, Torino e altre squadre. Per il momento, ovviamente non arrivano conferme o smentite, anche se il diesse Perinetti non nega di essere impegnato a tempo pieno nel rinnovamento della squadra. Perinetti si soffermato anzitutto sull’1-5 di Piacenza. «Deluso no, perché siamo riusciti a centrare l’obiettivo fissato a inizio stagione. Amareggiato, un po’ sì, perché la sconfitta di Piacenza per le dimensioni del punteggio è una macchia in una grande stagione. Sorpreso? Sì, molto, perché avevo parlato con i giocatori e l’impressione era che se la sarebbero giocata come sempre». Intanto Favarin non farà sconti, squadra in campo anche questa settimana, come se domenica si giocasse ancora. Da oggi, comunque, si guarda avanti. «Le idee sulla prossima stagione sono chiare, in settimana incontrerò tutti i giocatori della rosa e comunicherò le nostre decisioni su chi vorremmo riconfermare e su chi potrà ritenersi libero. Sarò chiaro con tutti, anche con chi pensiamo possa far ancora parte del Venezia, magari però con un utilizzo diverso rispetto alla stagione appena terminata. Noi faremo sia la nostra offerta economica sia sull’utilizzo. Meglio essere chiari subito, poi dopo strada facendo le gerarchie iniziali possono anche cambiare. In quanti potrebbero rimanere? Forse una decina, compresi alcuni alcuni giovani». Nessuna sorpresa, perché il Venezia non parteciperà alla Lega Pro per salvarsi o strappare in extremis uno dei dieci posti che garantiranno i prossimi playoff “allargati”, ma per provare a inserirsi nello lotta per salire in serie B. «Con un paio di giocatori c’era già la promessa che sarebbero rimasti, ad esempio Fabiano, e le promesse le manteniamo» spiega Perinetti, «Acquadro è uno dei giovani su cui puntiamo, lo avevo già anticipato un paio di mesi fa, per altri dovremo parlare con le società di appartenenza. Se puntiamo, ad esempio, su Vicario dobbiamo sentire l’Udinese, se puntiamo su Galli con la Cremonese». Molti nomi sono già stati abbinati al Venezia. «Io ho cercato di non far trapelate nulla, alcune trattative sono ben avviate, aspetto l’arrivo del presidente per mettere nero su bianco». E Tacopina farà il suo ritorno in laguna tra sabato e domenica.
Ore 14.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Ha conquistato la stima e la considerazione della tifoseria biancorossa difendendo alla grande la porta del Vicenza, e contribuendo in maniera importante alla permanenza della compagine berica in serie B. Francesco Benussi è arrivato a Vicenza a gennaio firmando un contratto fino a giugno con rinnovo automatico in caso di salvezza della compagine biancorossa, clausola per cui l’estremo difensore di Mestre dovrebbe essere il numero uno del Vicenza anche nella stagione prossima. «Sì – conferma Benussi – nel contratto c’è scritto questo ma rimarrò, e lo farò molto volentieri, solo se il Vicenza mi considererà un giocatore importante, se sarà stato soddisfatto del mio operato in questa stagione. Ribadisco che se rimarrò sarò strafelice perché in questi mesi abbiamo conquistato una salvezza che, come sapete, ha un valore molto importante per il futuro di questa gloriosa società; lo ha anche per me perché non volevo in nessun modo retrocedere e, lo dico con sincerità, questa salvezza vale per me quanto un campionato vinto, è un ricordo che mi terrò sempre stretto». Un obiettivo centrato dopo che il Vicenza aveva quasi toccato il fondo perché dopo la sconfitta subita al Menti contro il Cagliari la compagine berica si è trovata penultima. «Lo abbiamo già detto tante volte che la partita della svolta è stata quella di Ascoli – sottolinea Benussi – in quel match vinto giocando in dieci uomini per oltre un’ora abbiamo capito di potercela fare e, da lì in avanti, siamo cresciuti dal punto di vista della convinzione e di conseguenza anche nel gioco in campo. Se calcoliamo la media-punti dall’arrivo di mister Lerda possiamo constatare che il Vicenza ha viaggiato come una compagine da alta classifica, questo è la conferma di quanto abbiamo fatto». Un gruppo che con gli innesti decisivi di gennaio come Ebagua, Signori, Adejo e lo stesso Benussi, ha dimostrato di avere i mezzi per fare bene. «Personalmente ritengo che in serie B ci siano poche piazze come Vicenza, una società gloriosa e con una grande tradizione che, con l’imminente passaggio di proprietà, potrebbe veder riaccendersi mai sopiti entusiasmi. Per questo credo che in serie B non ci sia di meglio di Vicenza, e quindi spero di ritrovare in ritiro tanti dei compagni di squadra di adesso». Benussi si vede quindi ancora in biancorosso nonostante le prime indiscrezioni di mercato vogliano il Venezia, neo promosso in Lega Pro, sulle tracce del portiere mestrino. «Ho sentito anch’io questa voce – spiega il portiere – ma posso assicurare che non c’è niente di vero. Né io, né il mio procuratore abbiamo avuto contatti col Venezia per cui è evidente che stiamo parlando di una cosa che non esiste; come ho spiegato, se il Vicenza mi riterrà giocatore importante sarà felicissimo di rimanere in biancorosso». Nei cinque mesi trascorsi a difendere la porta del Vicenza, Benussi è stato superlativo nella sfida al Menti contro il Livorno, ma la gioia più grande è stata il gol vittoria di Giacomelli contro la Virtus Entella. «Contro il Livorno ho disputato senza dubbio una buona partita – conferma Benussi – ma forse la parata più difficile è stata quella sul colpo di testa di Caracciolo a Brescia. Il gol di Giacomelli segnato alla Virtus Entella però l’ho festeggiato con tutto me stesso, battendo i pugni sull’erba per la felicità. Dopo un primo tempo sofferto con i nostri avversari che avevano sfiorato il 2-0, la rete di Giacomelli è stata una liberazione ci ha portato alla salvezza matematica. In quel momento ho pensato alle tante difficoltà che abbiamo dovuto superare e all’impresa centrata. Tutti noi volevamo questa salvezza per regalare un futuro al Vicenza che a breve potrebbe cambiare proprietà e costruirsi un nuovo futuro. Sarà tanto il lavoro da fare, ci sarà da programmare il futuro e da costruire un Vicenza che possa regalare le soddisfazioni che il pubblico si merita. E questa salvezza è proprio un gran bel punto di partenza».
Ore 14.10 – (Giornale di Vicenza) Fine maggio, è tempo di ballare. Per gli allenatori sono queste le settimane in cui impazza il valzer: chi si siede su una panchina, chi ci rimane, chi si rialza, chi sta in disparte nell’attesa di ributtarsi in pista. A Vicenza, come noto, molto si deciderà mercoledì, con l’incontro messo in agenda tra Franco Lerda e Alfredo Pastorelli per discutere il prolungamento del contratto in scadenza a fine giugno tra il tecnico piemontese artefice della salvezza e la società biancorossa. Un aspetto economico tutt’altro che irrilevante nella faccenda, in realtà, è legato anche al destino di Pasquale Marino, che ha ancora un anno di contratto: un onere dal quale il Vicenza spera di potersi liberare, approfittando di un nuovo incarico per l’allenatore siciliano. Il quale, del resto, non ha alcuna fretta di trovare una nuova destinazione, e può tranquillamente valutare la proposta che riterrà più idonea per ripartire prima di rescindere il contratto in essere con via Schio.E a proposito di ex allenatori biancorossi, molti di loro sono nel bel mezzo dei giri di valzer. Beppe Iachini, dopo la travagliata esperienza a Palermo, ripartirà ancora in serie A dalla panchina dell’Udinese. Rolando Maran, reduce da un’ottima annata al Chievo, è pregato di rimanere dal suo presidente Campedelli, ma è stuzzicato dall’ipotesi di potersi accasare all’Atalanta: per quanto riguarda il club nerazzurro è infatti in bilico la posizione di un altro ex del Vicenza, Edy Reja, che peraltro ha centrato l’obiettivo della salvezza tagliando il prestigioso traguardo delle mille panchine da professionista.Premesse analoghe ed esito incerto anche per Roberto Breda, che pure è riuscito a salvare la Ternana (e ha dato la piccola “spinta” decisiva al Vicenza con l’ormai famoso pareggio a Lanciano), così come ad Alessandria non è scontata la conferma di Angelo Gregucci dopo la delusione per l’uscita immediata ai playoff, mentre a Bassano si parla di un possibile approdo di Alessandro Dal Canto per il dopo-Sottili. E Andrea Mandorlini? A Verona c’è addirittura chi sogna un clamoroso ritorno sulla panchina gialloblu del tecnico che ha scritto le pagine più importanti della storia recente della società scaligera. L’ipotesi pare assai improbabile, ma nel mese dei giri di valzer ci si può attendere ogni tipo di piroetta…
Ore 13.50 – (Giornale di Vicenza) Oggi pomeriggio, negli spogliatoi di Isola, ci sarà un gran daffare a dirsi «grazie». C’è chi lo dirà a Lerda, che avrà pur messo la squadra «a stecchetto» come dice Moretti ma l’ha anche messa sulla strada giusta. C’è chi lo dirà a Brighenti, che con la sua «testa dura» prima si è rimesso in piedi e poi, sulle spalle, si è caricato tutta la squadra. E poi ci sono i numeri che dicono di ringraziare sentitamente Galano, Giacomelli ed Ebagua. Diciannove punti in tre, che sui 49 finali sono una bella fetta di salvezza. Anzi e di più: sono stati la salvezza del Vicenza. IL PODIO SALVEZZA. I tre attaccanti vanno a medaglia grazie a una semplice formula. La regola è: si conta come decisivo il gol che, in ordine temporale, se venisse eliminato altererebbe il risultato finale. E quindi: il gol vittoria (1-0, 2-1, 3-2, ecc) vale 2 punti, perché senza di questo il risultato al 90′ sarebbe valso comunque un punto. In caso di vittoria con più gol (2-0, 3-1, 4-1, ecc), il gol decisivo che porta 2 punti è la rete del sorpasso. Nell’eventualità di pareggio per 1-1 vale un punto il gol segnato indipendentemente dalla temporalità. In un pareggio con più reti (2-2, 3-3, ecc), invece, vale un punto l’ultimo gol realizzato in ordine temporale.L’ORO DI GALANO. L’hanno corteggiato un’estate intera e alla fine Galano, innamorato deluso della sua Bari, ha ceduto. Con i biancorossi del Sud, infatti, Cristian si sarebbe ritrovato in scadenza di contratto a giugno 2016 senza alcuna proposta di rinnovo. Quello che è successo poi, è una (nuova) storia biancorossa che tutti conoscono. Una storia che gli è valsa la medaglia d’oro della salvezza: sono 8 i punti che Galano ha impacchettato per il Vicenza. Otto punti che sono il frutto di 5 gol decisivi (mentre le reti totali sono 7): i primi due mattoncini Cristian li ha messi ad Avellino, segnando il gol del sorpasso dopo l’1-1 di Gatto e Trotta; le reti successive di Raicevic e Giacomelli risulteranno quindi influenti in fatto di peso-punti. Seguiranno i gol salva-pareggio (1-1) con Cesena e Latina, poi è a Cristian che tocca sbloccare in maniera decisiva la gara contro il Livorno (finita 2-0) e soprattutto è ancora lui a prendersi la responsabilità di battere il pesantissimo rigore della vittoria a Brescia. Ma i numeri dicono un’altra cosa ancora: senza questi 8 punti (e questi 5 gol) il Vicenza avrebbe finito al penultimo posto. Retrocessione diretta.JACK, FINO ALLA FINE. Stesso discorso che vale per Stefano Giacomelli e i suoi 7 punti portati alla causa biancorossa. Adesso è anche l’aritmetica a dirlo: per fortuna che Jack è rimasto. E lui racconta: «La vita ti mette davanti a scelte che te la possono cambiare. Se l’estate scorsa fossi andato a Lecce adesso sarei quasi fuori dai playoff… Invece sono rimasto e mi sono guadagnato un altro anno in B con questa maglia. Ho puntato io i piedi per non andar via, se fosse stato per qualcun altro adesso forse sarei altrove… Ma sono contento che questa scelta a fine anno sia stata premiata». La soddisfazione, poi, è ancora più grande se Jack pensa all’inizio e alla fine di questa storia: «È stato bello aver iniziato con il gol a Modena e aver chiuso con il gol-salvezza contro l’Entella. L’emozione che mi ha regalato quest’ultimo momento forse non l’avevo mai provata». Nel mezzo c’è stato il 3-3 col Como e l’1-0 nel suo personalissimo derby col Perugia: 4 gol per 7 punti, quando si dice ottimizzare la produzione. Le altre due reti vanno a incrementare il suo curriculum.EBAGUA DA COMO. E poi c’è Giulio Ebagua da Como. Nel senso che è da lì che è arrivato a gennaio, dopo la prima parte della stagione giocata sul lago. Nell’attesa di sapere se il matrimonio del rinnovo si farà («bisogna essere in due a volerlo», ha appuntato dopo l’ultima gara col Perugia), restano da sfogliare i ricordi recenti: è suo il terzo gradino del podio-salvezza. Cinque gol totali, 4 decisivi per 4 punti salvavita. Anche se – a onor di aritmetica – senza questi 4 punti il Vicenza si sarebbe salvato ugualmente: a quota 45 con la Salernitana, la differenza reti avrebbe sorriso ai biancorossi. Ma Ebagua l’ha detto: «Quest’anno ho segnato troppo poco». Ecco, se promettesse la doppia cifra per l’anno prossimo…
Ore 13.20 – (Gazzettino) «In questo momento le priorità non sono allenatore e giocatori, ma capire che categoria faremo l’anno prossimo». All’indomani del trionfo nei play off, che spalanca la possibilità di approdare in Lega Pro in virtù del terzo posto nella graduatoria dei ripescaggi, in casa Campodarsego si è tenuto un summit per fare il punto della situazione. «Attualmente occorre versare 500 mila euro a fondo perduto per iscriversi alla Lega Pro – sottolinea il direttore generale Attilio Gementi – anche se nei giorni scorsi il presidente Gravina aveva dichiarato l’intenzione di togliere questo contributo per favorire il ritorno al format a sessanta squadre. È evidente che mettere 500 mila euro non è proprio il caso, e poi ci sarebbe anche il discorso del campo nel quale andare a giocare visto che in Lega Pro non possiamo stare al Gabbiano». Domenica nel dopo-gara il presidente Daniele Pagin ha affermato che farà di tutto per iscrivere la squadra nei professionisti, e che ha già sponsor importanti. «Stiamo raccogliendo fondi per il budget dell’anno prossimo. Abbiamo imprenditori locali che si sono fatti sentire con l’intenzione di darci una mano, e ci fa piacere. Attorno al Campodarsego c’è grande entusiasmo, ma dobbiamo vedere come organizzarci prevedendo le due ipotesi: Lega Pro o serie D. Naturalmente faremo ciò che è possibile, tenendo sempre presente l’aspetto economico. Non avrebbe senso fare un anno di Lega Pro e andare in difficoltà nelle stagioni successive». La vittoria di questi play off rappresenta anche l’apice della sua carriera da dirigente. «Appena tre sconfitte in 38 gare la dicono lunga su quello che abbiamo fatto. Devo ringraziare tecnico e giocatori: dopo le mie dichiarazioni di qualche settimana fa per scuotere la squadra ho rivisto il Campodarsego che conoscevo. Ora però pensiamo al futuro e mi auguro che il prossimo sarà un anno ancora più bello». A proposito di futuro, Antonio Andreucci sarà confermato? «Abbiamo un ottimo rapporto. Nell’ultima settimana non ho parlato con altri allenatori perché eravamo concentrati sulla partita, anche se è vero che in precedenza avevo contattato altri due tecnici. Con Andreucci siamo d’accordo di riparlarci, ma è fondamentale capire in quale categoria saremo». Eccolo Andreucci, dato in pole position per la panchina del Mestre e accostato anche a Lumezzane e Correggese: «Con il Mestre ho parlato una quindicina di giorni fa, poi non li ho più sentiti. Prima di prendere qualsiasi decisione devo comunque parlare con il Campodarsego, perché rispetto a quindici giorni fa si potrebbero essersi aperti altri scenari. È la società che mi deve fare sapere». Non sta nella pelle capitan Maurizio Bedin, profeta in patria essendo di Reschigliano. «Ho vinto per il secondo anno di fila in casa, sono state due stagioni indimenticabili. Neppure quando giocavo in serie A e B ho provato una gioia simile. Ringrazio Gesù perché ancora una volta è intervenuto nella mia vita, regalandomi molto di più di quello che meritavo». Quanto agli scenari futuri, aggiunge: «Sappiamo che il presidente ama il Campodarsego e farà la scelta migliore, Lega Pro o serie D. Qualunque essa sia, saremo felici. Quanto a me, giocherò anche l’anno prossimo».
Ore 12.30 – (Gazzettino) Ieri, oggi e domani. Stefano Marchetti traccia un bilancio della stagione, elogiando la forza di un gruppo vincente, prima di proiettarsi verso l’immediato futuro, perché ormai si deve pensare alla serie B e programmare il ritorno tra i cadetti nel miglior modo possibile. Il direttore generale del Cittadella rivive la partita di domenica con la Spal, quella che poteva regalare la classica ciliegina sulla torta: «È andata male, ma ci sono valide attenuanti. Abbiamo organizzato la trasferta di Benevento all’ultimo istante, c’è stato un grosso dispendio di energie fisiche e mentali, anche per il lungo viaggio in treno. Non c’è stato tempo per recuperare, abbiamo pagato. Mi dispiace per non aver vinto un trofeo al quale ci tenevamo». Non c’è stata, come detto, la ciliegina finale, ma la torta rimane. «Sono contentissimo dell’annata vissuta. La Supercoppa sfumata all’ultimo non sminuisce una grande stagione, oltre le aspettative. Il gruppo è cresciuto settimana dopo settimana, con grande continuità, e il merito del Cittadella è stato quello di avere affrontato tutti con lo stesso spirito e la stessa umiltà. Con questa mentalità siamo riusciti a vincere undici partite di fila». Un anno fa di questi tempi stava costruendo una squadra in ottica Lega Pro, dicendo sempre però che la rosa sarebbe stata pronta anche a un eventuale ripescaggio in serie B. È ancora del parere che questo Cittadella possa sostenere il campionato cadetto? «È difficile dirlo, perché abbiamo tanti giocatori in prestito. Rimanessero tutti con noi potrei dire che questa squadra in serie B farebbe bene, ha valori importanti». Le incognite sono tante, perché si dovrà discutere della singola posizione dei calciatori. «Ci sono elementi che hanno fatto benissimo, contribuendo in maniera determinante ai successi del Cittadella, ma nello stesso tempo è il Cittadella ad avere reso grande tanti giocatori, a rigenerarli o a farli esplodere, calcisticamente parlando». E non è un aspetto di poco conto: la società granata già in passato è riuscita a rilanciare gente come Ardemagni e Piovaccari, e prima di lasciare questi colori a cuor leggero, magari lusingati da proposte economicamente più importanti, una riflessione è doverosa. È questo il messaggio del Cittadella. Guardando al futuro, i granata rispetto a questa stagione ripartiranno da un’importante base, e dall’allenatore Venturato. «Dico che bisogna resettare tutto. Il Cittadella ha fatto bene in Lega Pro, ma la serie B è un’altra cosa. E tanti elementi della rosa non hanno mai giocato nella cadetteria. Tutti dovranno dimostrare di valere la categoria, ma non a parole, con i fatti. Con voglia, determinazione e fame come abbiamo avuto in campionato. Venturato ha la mia totale fiducia, e in stagione ha dato tanto. È stato determinante nel raggiungere gli obiettivi che ci eravamo posti, e dico con sicurezza che sarà protagonista anche in serie B». L’ultima considerazione sui play off. «Negli spareggi entrano in ballo tanti fattori. Il Pisa ha fatto una super partita, mi dispiace per il Pordenone che ha disputato un grande campionato».
Ore 12.10 – (Mattino di Padova) I tifosi preferiscono vederlo arrampicato alla traversa a lanciare cori, piuttosto che chino in fondo alla rete, a raccogliere palloni. Peraltro, nonostante le tre scoppole incassate in SuperCoppa dalla Spal domenica sera, Enrico Alfonso è stato il migliore in campo nel Cittadella. «Non mi aspettavo proprio che la stagione finisse così», ammette il portiere. «Di sicuro i biancoazzurri hanno avuto un approccio migliore al match. Hanno goduto di qualche giorno in più per riposare rispetto a noi, tornati abbastanza provati da Benevento e senza Scaglia, Cappelletti e Litteri (assente per stare vicino ad un familiare con problemi di salute, ndr), con Salvi che si è fatto male a gara in corso (ha giocato la ripresa con la mano destra fasciata dopo uno scontro: gli esami hanno riscontrato una frattura). Non dimentichiamo che stiamo parlando di una signora squadra, non a caso in grado di dominare il proprio girone. Ma spiace perché loro hanno sfoderato più cattiveria agonistica rispetto a noi, ed è sempre stata una nostra arma». Sin qui la stagione appena chiusa, «con una sconfitta che non deve cancellare il ricordo di quanto di buono fatto in campionato». Davanti, la voglia di rinnovare il contratto e crescere ancora. «Sarei felice di rimanere e spero di trovare un accordo in tempi rapidi. Il Citta mi ha dato l’opportunità di tornare a calcare un palcoscenico importante dopo la stagione alla Pro Piacenza, e non lo dimentico». Curioso che ad un istrione come lui sia toccato raccogliere il testimone di Andrea Pierobon, emblema della riservatezza. «Ma voi avete visto la mia parte esuberante, emersa a fine stagione, in realtà mi reputo un professionista serio e dedito al lavoro. Però, sicuramente, poter lavorare accanto a “Piero” mi ha permesso di crescere e credo che potrei migliorare ancora, nella gestione della gara e nelle uscite». A proposito di uscite: Cappelletti ha rimediato 10 punti al labbro dopo quella di Benevento. «E non sapete quanto male ci sia stato, anche perché Daniel è un amico. Tra l’altro si sposerà a giugno e io sono pure invitato al matrimonio, ma ho quasi paura di andarci perché temo la vendetta della moglie… Tuttavia, ci abbiamo anche scherzato su: in fondo, le cicatrici agli uomini regalano fascino…».
Ore 11.50 – (Corriere del Veneto) Si è chiusa con la sconfitta interna per 3-1 contro la Spal la stagione agonistica, coronata dalla promozione in serie B. Sul mercato, intanto, qualcosa si muove per i granata: Gianvito Misuraca aveva un’opzione di rinnovo non esercitata dal Bassano entro la scadenza fissata dalle parti lo scorso anno. Una scelta sorprendente, considerato l’ottimo rendimento del centrocampista giallorosso nella stagione appena trascorsa, con sei gol messi a segno. Su Misuraca sarebbe piombato il Cittadella, che ha ottime possibilità di chiudere a stretto giro di posta. Si attendono novità a breve.
Ore 11.20 – (Gazzettino) A questo punto non resta che attendere la fumata, bianca o nera, che è attesa appunto a stretto giro di posta. La sensazione, comunque, è che Pillon non goda dei favori del pronostico, anche se in questi casi è bene andarci con i piedi di piombo perché le sorprese possono essere sempre dietro all’angolo. Stando però alle indiscrezioni emerse nei giorni scorsi, Zamuner sarebbe orientato a puntare su un profilo diverso, e non è poi un mistero che il suo candidato ideale continui a essere ancora Bruno Tedino, nonostante lo scoglio di non poco conto del contratto biennale di quest’ultimo, con il quale sta condividendo gli ultimi scampoli dell’attuale stagione al Pordenone. Che potrebbe terminare con buona probabilità domenica, dato che nella semifinale di ritorno dei play off con il Pisa solo un’impresa può consentire ai “ramarri” di allungare ulteriormente la stagione avendo perso 3-0 la prima sfida. Il che darebbe anche il via libera all’ufficializzazione di Zamuner in biancoscudato.
Ore 11.10 – (Gazzettino) Prima del termine del campionato, lei ha dichiarato in più occasioni che le dispiacerebbe dover lasciare il lavoro che ha cominciato in questi mesi all’ombra del Santo. «Finora ho aspettato sempre il Padova. Se la risposta sarà positiva bene, vorrà dire che andiamo avanti insieme. Se sarà negativa pazienza, cercherò di valutare altre situazioni». Restando a lei, è trapelato negli ultimi giorni che nel caso di una sua conferma avrebbe avanzato delle richieste diverse sul piano degli emolumenti rispetto a questa stagione. Tradotto, uno stipendio più alto. «Quest’anno sono venuto proprio ai minimi termini. Non ho guardato allo stipendio perché devo dire la verità, quello che ho percepito è in assoluto il più basso da quando alleno. Però l’ho già detto anche altre volte, ho accettato di venire al Padova perché volevo rifarmi dalla esperienza precedente, e per questo motivo ero deciso a venire a tutti i costi. Ma dopo sette mesi di lavoro ho fatto la mia richiesta che reputo sia in linea con le aspettative della categoria e con ventiquattro anni di carriera che ho alle spalle».
Ore 11.00 – (Gazzettino) Siamo al rush finale per la conferma o meno di Bepi Pillon sulla panchina del Padova. Dopo l’incontro di venerdì, il tecnico di Preganziol si è rivisto ieri con Giorgio Zamuner, prossimo ormai a ricevere l’investitura come direttore generale con delega per l’area tecnica, il quale avrà massima libertà nella scelta dell’allenatore. Piatto forte del faccia a faccia uno scambio di vedute sul futuro della squadra. Oltre alle questioni di natura squisitamente tecnica, si è affrontato anche l’argomento economico, che sarà tenuto in debita considerazione dalla società nella scelta. Queste le parole di Pillon dopo l’incontro: «Che impressione mi ha fatto Zamuner? Positiva. Abbiamo parlato della squadra e dei giocatori con i quali potremo andare avanti insieme e che a mio giudizio sono da confermare, e abbiamo affrontato anche il discorso dei ruoli nei quali si potrebbe rinforzare la squadra. Poi abbiamo discusso della questione economica. So che adesso ne devono parlare in società e poi mi daranno la risposta che arriverà presto, credo nel giro di uno o due giorni».
Ore 10.50 – (Gazzettino) Dopo il rinnovo di De Risio, si concretizzerà molto probabilmente nelle prossime ore anche il prolungamento del contratto di Neto Pereira. Domani sera, infatti, l’attaccante partirà alla volta del Brasile per andare a trascorrere come sempre le vacanze insieme alla sua famiglia, e prima di volare oltreoceano conta naturalmente di mettere la firma sul nuovo contratto. Ci sono tutti i presupposti che la trattativa si concluda con il lieto fine, anche perché tra le parti ci sono stati già dei contatti. Oltre che per il suo carisma, il capitano biancoscudato si è rivelato tra i protagonisti della stagione appena conclusa entrando a pieno diritto nel cuore dei tifosi. Un motivo in più per puntare sul suo talento anche nella prossima stagione, alla quale il brasiliano si presenterebbe con la dote maturata quest’anno di dieci sigilli, senza contare gli assist per i compagni. Soprattutto per Altinier (altri due anni di contratto) che al fianco di Neto Pereira ha trovato il partner ideale per esprimersi al meglio sotto porta (sedici gol).
Ore 10.40 – (Gazzettino) PADOVA-AVELLINO. Il piano per alterare la sfida all’ombra del Santo del 30 maggio saltò per l’arresto, quattro giorni prima, di Accurso, proprio mentre stava festeggiando le ricche quote da intascare per la vittoria sulla Reggina. «La partita era appena finita – ha deposto – e Millesi mandò a Pini, che era in mia compagnia, un sms dicendo che c’erano ottime notizie per la gara con il Padova. Ma poi non se ne fece nulla perché io venni arrestato». Il match all’Euganeo finì 2-1 per i biancoscudati grazie alle reti di Melchiorri e Diakite a cui replicò Castaldo poco prima dell’intervallo. Un appuntamento per pochi intimi dato che la settimana prima con il ko rimediato a Siena era arrivato il verdetto della matematica retrocessione, mentre gli irpini avevano ancora una timida speranza di accesso ai play off. La gara, giocata sotto la pioggia battente, fu caratterizzata in particolare dai cori ironici e gli insulti della tribuna Fattori verso il duo Penocchio-Valentini e la squadra, con i giocatori Cuffa, Iori, Mazzoni, Melchiorri e il tecnico Serena unici risparmiati. LE POSSIBILI CONSEGUENZE. La Figc ha subito aperto un’inchiesta chiedendo la documentazione agli organi inquirenti. Va tuttavia precisato che eventuali provvedimenti da parte della giustizia sportiva non avrebbero comunque alcuna ripercussione sull’attuale Padova, trattandosi di una società nuova.
Ore 10.30 – (Gazzettino) La nuova bufera calcioscommesse scoppiata ieri e sotto la lente d’ingrandimento della Direzione distrettuale antimafia di Napoli coinvolge indirettamente anche il vecchio Padova, facendo riferimento a una possibile combine non andata a buon fine della sfida casalinga con l’Avellino, ultima partita del disastroso campionato di serie B 2013-14, concluso con la retrocessione e la mancata iscrizione in Lega Pro. L’INCHIESTA. Nell’ambito di un’indagine su un giro di spaccio di droga a Secondigliano gli inquirenti hanno aperto questo nuovo filone, con dieci arresti e vari indagati. Tra questi i giocatori o ex giocatori della compagine irpina Armando Izzo (ora al Genoa), Maurizio Peccarisi, Luca Pini e Francesco Millesi, gli ultimi due agli arresti domiciliari. Le partite oggetto di combine, secondo la ricostruzione fatta dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice nella conferenza stampa di ieri, sono state Modena-Avellino del 17 maggio 2014 e Avellino-Reggina del 25 maggio. In tali occasioni il boss Antonio Accurso, poi diventato collaboratore di giustizia, avrebbe offerto soldi ai giocatori campani per corrompere altri calciatori, della stessa o di altra squadra, e influire sul risultato finale della gara, su cui la camorra aveva scommesso somme ingenti frutto di proventi illeciti. GLI ACCORDI. È stato lo stesso Accurso in un interrogatorio del 25 febbraio 2015 a raccontare le modalità con cui venivano raggiunti gli accordi con i giocatori per combinare le gare e in particolare quella con la Reggina dopo i tentativi andati a vuoto di alterare le sfide con Cesena e Trapani e la combine riuscita per quella a Modena in cui l’Avellino doveva subire un gol. «Millesi – ha riferito il pentito – si offrì subito, per 50 mila euro, di intervenire con quelli della Reggina e garantire la vittoria dell’Avellino. Gli mandammo subito i soldi per il tramite di Pini e la domenica mattina Millesi mandò il solito sms a Pini per avvisare che potevamo giocarci l’uno fisso sulla vittoria dell’Avellino. Scommettemmo circa 400 mila euro, la partita finì 3-0 per l’Avellino e guadagnammo 60 mila euro, anzi 110 mila sulle scommesse da cui andavano dedotti i 50 mila già dati a Millesi».
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Nulla di nuovo sulle possibili alternative seguite per la panchina: Bruno Tedino, impegnato ancora nei playoff con il Pordenone (a cui è legato sino al giugno 2018), Stefano Sottili e Oscar Brevi sono nomi ritenuti credibili per l’eventuale successione a Pillon, ma siamo sempre nel campo delle ipotesi. Quanto ai giocatori oggetto di trattativa, va monitorata la posizione di Marcus Diniz: il difensore brasiliano, che ha un accordo con i biancoscudati sino al 30 giugno 2017, piace ad alcuni club di Serie B (Avellino e Vicenza), ma sembra intenzionato a non muoversi da qui. Magari con un anno in più si sentirebbe ancora più tranquillo, mentre con Fabiano e Neto Pereira si è vicini al rinnovo.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Pillon avrebbe parlato molto chiaro, com’è suo costume, avanzando le comprensibili esigenze di un tecnico che, se si vuole ambire al salto di categoria, ha bisogno di più qualità ed esperienza nel suo parco-giocatori. Quanti sarebbero alla fine? Non più di 17-18, a cui aggiungere 5-6 giovani al massimo. In più avrebbe sollecitato un ritocco dell’ingaggio. È chiaro che, non avendo mai lavorato insieme, Zamuner abbia preso diligentemente nota di tutto, per poi confrontarsi con lo stato maggiore di viale Rocco. Ora bisogna solo aspettare che arrivi la risposta: se cioè si può andare avanti ancora con Pillon oppure se si dovranno imboccare altre strade. L’impressione è che qualcosina si sia mosso, più dalla parte del mister che di chi lo vorrebbe lasciare andare, eppure le valutazioni vanno fatte a tutto tondo prima di decidere: e la scelta è molto, molto delicata.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Ad esempio, che servono almeno 4-5 elementi di categoria, e di personalità, in settori-chiave (diciamo un terzino, due centrocampisti, un esterno offensivo e una punta centrale), per pensare di compiere il salto di qualità, e che qualche soldino in più, rispetto al budget previsto (che non è e non può essere quello del Pordenone, poco meno di 1 milione di euro, tanto per rimanere al club dove sta ancora lavorando il consulente di mercato di patron Lovisa), forse bisognerebbe spenderlo. Summit in società. Dunque, Pillon ha buttato, com’era giusto e corretto, i dadi sul tavolo della trattativa, e sino a prova contraria è ancora intenzionato a dare la priorità al Padova. Ma adesso la palla passa a Bepi Bergamin, Roberto Bonetto e agli altri soci, con i quali Zamuner, in un lunedì totalmente dedicato alla società con cui ha già raggiunto l’accordo, si è incontrato nel tardo pomeriggio per relazionarli sul colloquio avuto con l’allenatore trevigiano.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Si sono incontrati (ieri mattina), hanno parlato de visu per quasi due ore, sviscerando i problemi del recente passato e le prospettive future e arrivando al dunque: richieste tecniche ed economiche. Lontano da Padova, più verosimilmente dalle parti in cui abita l’allenatore, Giorgio Zamuner e Bepi Pillon hanno provato a buttar giù, a grandi linee, un’ipotesi del Padova che verrà: quanti e quali giocatori sarebbero necessari per l’ambizioso progetto della Serie B da centrare o direttamente o attraverso i playoff, il modulo con cui potrebbero essere messi in campo, la “filosofia” della proprietà per la stagione a venire, una proprietà che dev’essere ben conscia dell’obiettivo a cui mira, anche sul piano dell’investimento economico. Certezze non ce ne sono, ma forse, e ribadiamo il “forse”, Pillon potrebbe aver convinto il futuro direttore generale biancoscudato (con delega alla gestione sportiva) su alcuni punti-chiave fondamentali per allestire la rosa del campionato 2016/17.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Sembra sfumare la possibilità che il Padova, per il secondo anno consecutivo, svolga il suo ritiro montano in una località delle Dolomiti bellunesi. C’è aria di cambiamento, secondo quanto sta decidendo lo stato maggiore della società: e a San Vito di Cadore, che era stata ritenuta dall’ormai ex ds De Poli la sede ideale per le due settimane da trascorrere in altura, potrebbe essere preferito un comune del Trentino, anche se il nome (chissà perché, poi) per ora non è stato reso noto. A San Vito dovrebbe svolgere la preparazione estiva il Vicenza, salvatosi in Serie B. Come spiegare il cambio di rotta in viale Rocco? Semplicemente con la necessità di trovare una sede logistica in grado di ospitare, già entro la prima quindicina di luglio, la comitiva biancoscudata, visto che la Tim Cup quest’anno comincerà con largo anticipo rispetto alle stagioni precedenti, andando in scena il primo turno il 31 luglio. La data d’inizio del ritiro di Neto Pereira & C., pertanto, dovrebbe variare tra sabato 9 e lunedì 11 luglio, così da poter svolgere due settimane piene di lavoro prima di tornare a lavorare in pianura.
Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Certezze al momento non ne esistono, ma quel che pare certo è che Zamuner non aspetterà troppi giorni Bruno Tedino. Se, una volta conclusa la stagione del Pordenone, capirà che il patron Mauro Lovisa nel giro di due o tre giorni potrà liberare l’allenatore trevigiano, procederà in questa direzione. Altrimenti cambierà obiettivo, anche perché il Padova non può rimanere per troppo tempo senza allenatore. Pillon chiede molto, le alternative sono sempre le solite (Asta, D’Aversa, Petrone e Brevi). Nel frattempo oggi dovrebbe essere annunciata la località in cui verrà svolto il ritiro precampionato della squadra in estate. Dopo l’accordo con San Vito di Cadore, lo stravolgimento delle date d’inizio della Coppa Italia (il via addirittura il prossimo 31 luglio), pare che la scelta sia caduta su Fiera di Primiero, località trentina al confine con il Veneto non lontana da San Martino di Castrozza. Una scelta, questa, che ha cercato di andare incontro ai tifosi biancoscudati, evitando mete troppo distanti dalla città. La partenza del gruppo dovrebbe avvenire il prossimo 11 luglio.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) L’attesa è snervante, ma il 3-0 rifilato dal Pisa al Pordenone domenica pomeriggio è un assist involontario al Padova e al duo Bergamin-Bonetto. Per ufficializzare il nuovo direttore generale con delega all’area tecnica Giorgio Zamuner bisognerà attendere lunedì prossimo, con probabile presentazione del dirigente di San Donà di Piave martedì 31 maggio. Più nebulosa, al contrario, la situazione relativa all’allenatore, con Bruno Tedino sempre in pole-position per succedere a Giuseppe Pillon nella stagione 2016-2017 ma al momento «prigioniero» di un contratto biennale col Pordenone. Pillon ha incontrato ieri mattina Zamuner e ha messo sul piatto le proprie richieste per la prossima stagione. Stipendio, giocatori, staff, campagna acquisti, cessioni e quant’altro. Richieste importanti che, se possibile, rendono ancora più complicata la permanenza nella città del Santo. Zamuner sarà presto al bivio. Sa bene che la scelta dell’allenatore è fondamentale e sa anche di giocarsi molto proprio in questo passaggio: «Ho incontrato Zamuner – ha confermato Pillon – e mi ha fatto piacere perché finalmente l’ho conosciuto. Abbiamo fatto una chiacchierata, io gli ho esposto le mie idee e gli ho precisato che questa squadra ha una buona base ma che, per fare il salto di qualità, servono innesti importanti e mirati. Adesso vedremo quello che accadrà».