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Ore 21.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) La permanenza in serie B del Vicenza è stata festeggiata dai quasi dodicimila tifosi biancorossi presenti al Menti, venerdì sera, a testimoniare una fede e un attaccamento davvero incredibile. Chiusa la stagione agonistica, l’attenzione passa alla questione societaria, con i soci di Vi. Fin. che sono in attesa dall’Agenzia delle Entrate della documentazione firmata che attesti l’accordo di rateizzazione del debito Iva in dodici anni. Di fatto, dopo il raggiungimento della salvezza sul campo, la condizione per far valere il diritto di opzione (che scade il 31 dicembre) di acquisto delle quote di Finalfa, è proprio la certezza di poter rateizzare il debito Iva a dodici anni; cosa sulla quale non ci sono più dubbi, considerato che c’è l’accordo su tutto e che mercoledì l’Agenzia delle Entrate dovrebbe mettere nero su bianco l’intesa. E probabilmente, non a caso, venerdì prossimo è in programma un nuovo incontro tra i soci di Vi.Fin. che potrebbero sbloccare l’operazione per definire il passaggio delle quote entro i primi giorni di giugno. Quella che sta per iniziare sarà comunque una settimana molto importante per il Vicenza: mercoledì è in programma un incontro tra i vertici i Vi.Fin. e il tecnico Franco Lerda per trovare un’intesa sul prolungamento del contratto dell’allenatore biancorosso. «Ci vediamo mercoledì – ha confermato Lerda – nel weekend sarò a Crotone dove sono stato invitato alla festa promozione. La mia idea e il mio augurio è quello di continuare con il Vicenza, e credo che problemi non ce ne saranno». Lerda non teme che il progetto tecnico che gli verrà presentato possa essere un ostacolo alla sua riconferma, questo anche grazie al suo stretto rapporto con il ds Antonio Tesoro. «Finora l’aspetto tecnico lo abbiamo solo accennato — sottolinea Lerda — ma ritengo che la nuova società abbia ben chiaro quale programma portare avanti. Di sicuro, se partiremo di nuovo insieme, faremo bene. Lo dobbiamo ad un pubblico meraviglioso che ha dimostrato di meritare grandi soddisfazioni». Gioie che Lerda ha regalato negli ultimi due mesi di campionato guidando il Vicenza. «Ci siamo salvati con due giornate d’anticipo centrando la tredicesima posizione finale; gli ultimi mesi sono stati straordinari. Il merito è stato di un gruppo sano che mi ha seguito giocando un buon calcio, a tratti direi ottimo». La società affronterà anche il «problema Menti» con il dg Andrea Gazzoli a cui dovrebbe essere affidato lo sviluppo del progetto di ristrutturazione dello stadio. «Intanto spero di rimanere – precisa Gazzoli – poi mi piacerebbe occuparmi della questione stadio. L’idea è quella di affidarsi a “B futura”, una piattaforma che fornisce gli strumenti necessari per la realizzazione e l’ammodernamento di stadi e impianti. Vogliamo partire da questo aspetto e lavorare su un progetto credibile e realizzabile».
Ore 20.40 – (Giornale di Vicenza) I biglietti a prezzi simbolici (2 e 5 euro) ovviamente hanno dato un grande aiuto. Ma gli 11.104 tifosi arrivati venerdì sera al Menti, superando una viabilità a dir poco congestionata, entrando anche una ventina di minuti dopo il fischio d’inizio in particolare nei Distinti, e solo per vedere una partita priva del benché minimo interesse ai fini della classifica, sono un patrimonio raro nel calcio di oggi e significano qualcosa di importante. Erano in 12.112 un anno fa (a ben altri prezzi, è evidente), quando l’intero stadio Menti provò a spingere il Vicenza verso la serie A nella semifinale playoff con il Pescara. Dopo un campionato di disillusioni e paure, rieccolo ancora lì, numericamente intatto, il popolo biancorosso. Che non è certo accorso in massa aspettandosi di assistere ad uno spettacolo in campo tra Vicenza e Perugia: era lì per festeggiare la salvezza di 114 anni di storia, nel rito collettivo di migliaia di cuori biancorossi finalmente sollevati, e per invocare una rinascita su nuove e consolidate basi. «L’anno scorso hanno fatto i playoff, adesso si sono salvati a fatica, eppure fanno festa: qui sì che c’è cultura sportiva e passione calcistica!», ha detto con ammirazione il tecnico del Perugia Bisoli a fine partita, intervistato dalle televisioni umbre. I numeri lo certificano. Nell’esaltante campionato 2014/15 la media di presenze al Menti era stata di 7.868 tifosi; nel ben più tribolato e avaro torneo appena chiuso, grazie al picco di Vicenza-Perugia, si è arrivati a 7.680, e comunque anche senza questo “bonus” si era confermato uno zoccolo incrollabile di 7.509 spettatori, con picchi di oltre 8.000 nelle partite cruciali per la salvezza: 8.141 con il Livorno, 8.433 contro l’Entella. Non a caso, alla fine, due vittorie fondamentali.Chi assumerà le redini in via Schio abbia sempre massimo rispetto e considerazione di questo meraviglioso popolo del Lane. Sarà ampiamente ricompensato.
Ore 20.20 – (Giornale di Vicenza) Per il Vicenza, quello appena andato in archivio, è stato un campionato in chiaroscuro. Alcuni giocatori, però, anche nei momenti più difficili hanno saputo tenere botta, dando un contributo fondamentale alla squadra in campo e nello spogliatoio. Tra questi c’è senz’altro Mario Sampirisi, jolly difensivo sul quale Marino prima e Lerda poi hanno sempre potuto fare pieno affidamento, ma non solo: con il suo innato buonumore, infatti, proprio Supermario ha rappresentato una risorsa importantissima per il morale del gruppo, anche quando motivi per sorridere ce n’erano ben pochi.Sampirisi, contro il Perugia non si è vinto, ma è stata festa ugualmente. Quasi una liberazione, considerando come si era messa ad un certo punto…Eh sì, quando ci siamo ritrovati al penultimo posto ed è stato cambiato anche l’allenatore, la squadra era ad un bivio: o si tiravano fuori gli attributi, come i tifosi ci chiedevano, o si sprofondava. Noi, però, abbiamo dimostrato con i fatti che il carattere ce l’avevamo davvero, non solo a parole: ci siamo presi le critiche, peraltro sempre entro i limiti della civiltà e questo è un merito della nostra tifoseria, ma poi è stato bello e giusto prendersi anche gli applausi, facendo ricredere gli scettici.Che voto merita questo Vicenza?Direi un sei e mezzo, perché l’obiettivo della salvezza, sia pure con maggiori difficoltà e patemi del previsto, è stato raggiunto. Certo, dopo l’anno scorso i tifosi sognavano un’altra annata di vertice, ma noi sapevamo che difficilmente si sarebbe potuta ripetere e puntavamo ai 50 punti. Alla fine ne sono arrivati 49, ma la sostanza non è cambiata, quindi va bene così.E a livello personale, che voto si darebbe?Lo stesso, un sei e mezzo, perché il calcio è uno sport di squadra, il singolo da solo non conta nulla. Insieme abbiamo affrontato le difficoltà, insieme ne siamo venuti fuori: io mi sono messo a disposizione, come tutti gli altri, e mi fa piacere che il risultato sia stato raggiunto.Certo che i ruoli in difesa, in questo campionato, li ha ricoperti proprio tutti…Ma quella è la mia caratteristica principale, mi posso adattare senza grossi problemi, quindi non credo di aver fatto nulla di speciale. Piuttosto mi spiace molto perché, se spesso ho dovuto giocare in posizioni diverse, è perché ci sono piovuti addosso tanti infortuni: è stata una stagione sfortunata sotto molti punti di vista, eppure ci siamo salvati, quindi non ho rimpianti.C’è una dedica speciale per questa salvezza?Per tutti i motivi che ho appena spiegato, la prima e più importante dedica va ai miei compagni: sono qui ormai da due anni, e non c’è stato un solo giocatore che si sia tirato indietro o mi abbia deluso come persona. Questo è raro, ed è stato importantissimo, soprattutto nei momenti più duri. Poi, ovviamente, sono felice per la società e per i tifosi, perché so quanto sia stata importante questa salvezza per il futuro del Vicenza.Adesso vi attendono le vacanze: ha già qualche programma?Sì, raggiungerò Chiara, la mia ragazza, a Valencia perché sta completando gli studi universitari in Spagna e si laureerà lì, poi andremo in Sardegna. Ci conosciamo da quando eravamo ragazzini a Milano, siamo cresciuti insieme: sono felicissimo e orgoglioso per questo importante traguardo. Il matrimonio? Siamo ancora giovani, aspettiamo di mettere tutte le caselle al posto giusto…Magari mettendo radici da qualche parte, ad esempio a Vicenza…Perché no? Io ho un contratto con la società biancorossa ancora per due anni e qui mi trovo benissimo. Per quanto mi riguarda, non ho alcuna urgenza di cambiare, anzi: mi piacerebbe poter ripartire qui, magari ritrovando moltissimi dei miei compagni. Se l’anno scorso sono rimasto più che volentieri, è anche per questo. Però è solo il mio pensiero, non ho ancora avuto modo di parlare con nessun dirigente o di conoscere i programmi futuri del Vicenza: giustamente, eravamo tutti concentrati solo sull’obiettivo della salvezza. Adesso che l’abbiamo raggiunto, ci sarà tempo e modo per parlare anche del prossimo campionato.
Ore 19.55 – Playoff di Lega Pro, fischio finale: Lecce-Foggia 2-3.
Ore 19.50 – (La Provincia Pavese) La Lega Pro prosegue nel suo rush finale questo weekend. Ieri pomeriggio nelle due gare d’andata dei play out 0-0 a Cuneo, dove era impegnato in trasferta il Mantova, mentre a Bergamo con un gol di Schiavini il Pro Piacenza si impone 1-0 sull’Albinoleffe e ipoteca la salvezza. Oggi, invece, continua la corsa play off per conquistare la serie B con le gare di andata delle due semifinali Pisa-Pordenone e Lecce-Foggia. Per tanti club è ora di pensare al futuro con incontri con i rispettivi allenatori per programmare e scegliere se continuare o meno con il proprio club. E’ il caso di Stefano Sottili che ha avuto con il Bassano un primo faccia a faccia. Tra il tecnico toscano e i veneti, dopo l’eliminazione dal primo turno dei play off a Lecce, si discute sui programmi. A sondare la disponibilità di Stefano Sottili ci sarebbe stato anche il Pavia, che già la scorsa estate aveva pensato a lui prima di virare su Michele Marcolini. Potrebbe essere un nome nuovo ad aggiungersi nella prossima settimana a quelli che circolano da alcune settimane e che rimangono validi come Benny Carbone e Luca D’Angelo. Intanto bisogna rimanere attenti anche a quello che accade a Cosenza. Il blitz di metà settimana di Giorgio Roselli in Calabria è durato solo 24 ore. Un incontro programmato con il presidente Guarascio per un primo contatto post campionato. Il tecnico umbro ex Pavia ha ancora un anno di contratto, ma c’è chi non esclude comunque colpi di scena nel caso non ci sia un rinnovo tra il direttore sportivo Meluso e il Cosenza. Difficile fare previsioni in queste ore, ma entro la fine del mese, il rebus dovrebbe essere chiarito. Tempi che potrebbero essere gli stessi del Pavia nel scegliere il suo nuovo mister. E a questo punto Roselli potrebbe valutare un’offerta del Pavia che senza strafare potrebbe proporgli un ritorno al Nord (annuale con proposta di rinnovo?). Ma dopo l’ottimo lavoro svolto a Cosenza per il tecnico si potrebbero profilare anche panchine di Lega Pro al Sud. Sempre da Cosenza si profila una possibile partenza per il terzino Simone Ciancio, classe ’87, per il quale non è un mistero ci sia un apprezzamento da parte di Aldo Preite.
Ore 19.20 – (Gazzetta di Reggio) «Sono ancora a Reggio perché mi sto sottoponendo a terapie specifiche a Bologna, con l’ausilio di camera iperbarica che mi sta dando ottimi risultati». Dunque vacanze momentaneamente rinviate per il difensore Paolo Frascatore che nel suo primo anno in granata è stato fermato da un infortunio al piede – a febbraio – che, di fatto, lo ha escluso dal gruppo fine al termine della stagione. Peccato perché dopo un inizio stentato come fluidificante sinistro aveva trovato l’intesa da esterno della difesa a tre. Perché la camera iperbarica? «Adesso viene utilizzata anche per problemi ossei come nel mio caso. La mia è una cosa rara e complicata, successa in allenamento: inizialmente ne controllavo il dolore in partita poi, prima del Renate, ho detto al mister che la cosa peggiorava e non ce la facevo più. In accordo con la Reggiana andai a Roma a Villa Stuart per una visita e riscontrarono che l’osso sesamoide del metatarso, di per sé poco vascolarizzato, era in necrosi ed a rischio rottura». Sta rischiando la carriera? «Dovrebbe essere una cosa che si sistema col tempo, se avessimo iniziato subito questa terapia probabilmente sarebbe già risolta». Il suo procuratore Manfredonia ha parlato del possibile ritorno in B. «Tornerò di proprietà della Roma e, andando in scadenza nel giugno 2017, non so se avrei ancora possibilità di andare prestito o altro, ma io penso solo a guarire». Psicologicamente come si sente ad essere in Lega Pro dopo aver giocato in Under21 e lottato per la serie A? «E’ anomalo però sono orgoglioso di quanto fatto. L’unico anno particolare fu quello in B, iniziato a Pescara e terminato con la Reggina,: mi fece decidere a ripartire dal basso cercando maggior continuità ma quest’anno, per gli obiettivi che c’erano, l’ho vissuto come un passo avanti rispetto all’anno scorso a Pistoia». Reggio resta un’opzione? «Prima deve essere la Reggiana a volermi poi si parleranno tra società. Io, quando sceglierò, darò poco peso alla categoria». Come è stato seguire i compagni dalla tribuna? «Brutto perché ero sempre col gruppo ma non mi potevo più allenare». Quando ha giocato l’ultima gara i play off erano ancora lì. «Gli infortuni non hanno aiutato perché ad ogni gara mancavano giocatori e poi abbiamo perso quei 3-4 punti lungo la strada che sono costati cari. Ma contro tutte ce la siamo sempre giocata». La miglior difesa, ma l’attacco ha pagato dazio… «Abbiamo concretizzato poco però le occasioni non sono mancate. Possiamo recriminare su alcune partite finite male ma non crediamo di averne mai rubate». Quale errore che non rifarebbe, tornando a Reggio? «Le vicissitudini di quest’anno sono servite per il futuro a me come a tutto il gruppo». Una bella esperienza? «Dopo un primo periodo di ambientamento le cose per me stavano andando per il meglio quindi non posso parlare di esperienza negativa anzi, essendomi trovato bene, non sarei in difficoltà a scegliere di nuovo Reggio». La consola da romanista aver vinto… il derby a distanza col laziale Perilli? «In effetti l’ho sentito parlare tanto nello spogliatoio ma… mai di questo».
Ore 18.55 – Playoff di Lega Pro, fine primo tempo: Lecce-Foggia 1-3.
Ore 18.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Una partita a scacchi. Quella tra Stefano Sottili e il Bassano, con il passare dei giorni, sta assumendo sempre più i contorni di un confronto a distanza senza che nessuno sembri intenzionato a fare la prima mossa. I rapporti rimangono buoni, ma la sensazione è che qualcosa si sia rotto, nel senso che l’allenatore chiede qualcosa di più e che, a sua volta, la società non sia rimasta del tutto soddisfatta del finale di stagione, al di là delle dichiarazioni ufficiali. L’attuale guida tecnica del Bassano ha incontrato, come già si sapeva, il direttore generale Werner Seeber nella serata di ieri prima dell’amichevole contro l’AltoVicentino. Il colloquio è stato interlocutorio, Seeber a parole si è detto soddisfatto del lavoro di Sottili, anche se in realtà dietro le quinte risulta ben altro. Possibile, anzi probabile che nessuna delle parti voglia fare la prima mossa. Sottili ha fatto presente da parte sua di aver ricevuto proposte da tre società di Lega Pro: due del girone A (Pavia e una fra Cremonese e Reggiana) e una del girone B (l’Arezzo). Ci sono stati sondaggi anche da parte di Carpi e Ternana in serie B ma senza contatti diretti con l’allenatore toscano. Sottili rimarrebbe a Bassano a una precisa condizione, se sarà palese, cioè, la volontà del club di Renzo Rosso di fare un ulteriore salto di qualità, evitando situazioni come quella che ha portato alla cessione a metà stagione di Simone Iocolano senza reinvestire anche solo in parte la cifra incassata dall’Alessandria per un sostituto di pari valore. Se non si raggiungerà un’intesa basata su queste premesse, il divorzio sarà pressoché scontato. Mercoledì dovrebbe andare in scena il faccia a faccia decisivo fra l’allenatore toscano e Renzo e Stefano Rosso, al termine del quale se ne capirà qualcosa in più. Difficile immaginare l’epilogo finale, ma le possibilità di un divorzio fra le parti rimangono molto alte. Chiaro che Sottili non possa aspettare più di tanto, mentre il Bassano anche in passato ha portato spesso le trattative di questo tipo molto in là con i tempi. Come possibile sostituto di Sottili al dg giallorosso Seeber piace molto Moreno Longo, attuale allenatore della Primavera del Torino.
Ore 18.30 – (Giornale di Vicenza) C’è stato il primo contatto tra Sottili e Seeber con argomento rinnovo. Una chiacchierata interlocutoria visto che entrambi preferiscono attendere il ritorno della proprietà, di Renzo e Stefano Rosso impegnati per lavoro a New York, prima di procedere in qualunque direzione. La situazione è nota: Sottili gradirebbe una squadra subito da corsa o, in alternativa, una formazione più di prospettiva, ma in tal caso spingerebbe per un prolungamento biennale che possa tutelarlo maggiormente. Così il summit risolutore slitterà alla prossima settimana anche se sul tecnico fiorentino è forte l’interesse dell’Arezzo e resta vivo quello del Padova che però monitora anche Tonino Asta e Mario Petrone, che piace anche in categoria superiore. Quanto a Petrone ancora a Bassano, per ora è solo una formidabile suggestione. Se non si rintracciasse un’intesa per Sottili, in queste ore è spuntata un’altra candidatura concreta oltre a Zironelli, più defilato: si tratta di Alessandro Dal Canto, 41 anni, originario di Castelfranco ma residente in provincia, attuale selezionatore dell’U17 azzurra, ex terzino dell’epopea di Guidolin al Lane che coi biancorossi è retrocesso da subentrante dopo una rimonta sfumata sul più bello ma che in partenza di carriera aveva incantato sfiorando la serie A col Padova. Di Guidolin ha preso il rigore (si è diplomato al Master di Coverciano col massimo dei voti), come Guidolin ha avuto un avvio in altalena ma le qualità sono palesi. Intanto pare ai saluti Guido Davì che ancora non ha rinnovato (Benevento in B, poi Venezia e Padova in pressing), più facile la permanenza di Pietribiasi e Semenzato.
Ore 18.10 – (Gazzetta di Mantova) Il nome di Andrea Cristini a fine partita è un po’ sulla bocca di tutti. Dell’entourage locale, che lo indica come il presunto responsabile di un fallo da rigore non concesso al Cuneo, e dei compagni che, assolvendolo, minimizzano sull’episodio. «Il pallone mi è schizzato sulla testa da posizione ravvicinatissima – taglia corto il diretto interessato -, poi è rimasto a terra ed è stato subito allontanato. Le proteste dei locali sono del tutto infondate. Abbiamo avuto più occasioni del Cuneo e il rammarico che si potesse ottenere di più, da questa prima sfida. Lo 0-0 lascia la situazione inalterata ma essere usciti imbattuti ci fa ben sperare per il ritorno. Con il sostegno della nostra tifoseria credo che le possibilità di salvezza siano maggiori di quelle dei rivali». La gara di Mattia Marchi è votata al sacrificio, eppure il capocannoniere dell’Acm ha avuto a disposizione un paio di opportunità per fare centro e agevolare la strada che conduce alla salvezza. «Per l’occasione del primo tempo sarebbe servito un aiuto dal portiere – ammette con grande onestà -, nella ripresa ho provato la zampata di prima intenzione quando sarebbe stato necessario provare a fermare quella palla, prima di battere a rete. Pazienza, ora possiamo contare su due risultati ma non possiamo preparare la partita per il pari. Questo è un responso positivo ma andiamo a caccia del successo che vale la salvezza». Edoardo Scrosta non usa mezzi termini per ribadire che il fine, al Paschiero, giustifica il mezzo più che in qualsiasi altra trasferta della stagione regolare. «Ci siamo difesi con ordine – commenta il difensore – perché alla fine conta solo restare in Lega Pro. Il nulla di fatto lascia la situazione in bilico, abbiamo ancora il 50% di possibilità di salvarci. C’era tensione e ci sarà al ritorno ma i nostri tifosi, sempre encomiabili, possono darci una mano a raggiungere l’obiettivo».
Ore 17.50 – (Gazzetta di Mantova) Ci mette qualche minuto a raccogliere le idee. Il presidente Sandro Musso, presente in tribuna al Paschiero, ha sofferto per un pari che tutto sommato può far felici gli uomini di Viale Te. La guerra non è finita, ma la prima battaglia è stata chiusa senza feriti sul campo. E questo è sicuramente un buon punto d’inizio: «La partita è stata brutta, ma ce l’aspettavamo così – commenta il numero uno del club – perché in queste partite la tensione è sempre alta. Chiaramente la pressione per la posta in palio si è sentita su entrambi i fronti». Per il Mantova una sudata, l’ennesima di una stagione lunga e piena di momenti delicati: «È sempre tutto in divenire – ammette Musso – è da inizio campionato che soffriamo e probabilmente è scritto che dovremo soffrire fino all’ultimo minuto». Poca voglia di commentare il match per il presidente che però si tiene stretto lo 0-0: «Nel finale c’è stato qualche brivido – osserva – e quando loro hanno reclamato il rigore ho temuto il peggio. In un playout basta una piccola disattenzione per compromettere la partita. C’è poco da fare: siamo attaccanti a un muro di cartongesso e non siamo ancora al riparo. Il pari comunque va bene, pensiamo alla gara di ritorno che non sarà di certo una passeggiata». Il capitolo societario è un libro tutto da scrivere: «Non ci sono novità di rilievo – dichiara Sandro Musso – perché prima di tutto dobbiamo vedere come andrà a finire sabato. La priorità di tutti in questo momento è solo la salvezza». Al fianco di Musso l’amico Alessandro “Spillo” Altobelli: «Una gara tra squadre molto tese – afferma il campione del mondo 1982 – ma li capisco. È difficile giocare uno spareggio salvezza con la testa libera. A questo punto si deve guardare alla sostanza, il pareggio va bene al Mantova. Con 2 risultati utili su 3 nel ritorno ci sono buone possibilità». Decisamente arrabbiato invece il presidente del Cuneo, Marco Rosso. I due episodi dubbi nell’area di rigore mantovana non sono andati giù al massimo dirigente piemontese: «Siamo stati evidentemente penalizzati dalle decisioni arbitrali – attacca – perché i due tocchi di mano erano palesi. L’arbitro? Non so se è lecito parlare di malafede, forse è più giusto parlare di incapacità. Quello che è sicuro è che la nostra piazza merita la Lega Pro, spero quindi in una direzione diversa nel ritorno. Con arbitri di questo genere non oso immaginare cosa potrà accadere».
Ore 17.30 – (Gazzetta di Mantova) La tensione è ancora viva nel suo animo, ma un pizzico di serenità in più trapela. Luca Prina accoglie positivamente il pareggio del Paschiero. Una gara spigolosa, nella quale il Mantova ha badato al sodo e a conti fatti ha rischiato poco o nulla: «Ma è finito solo il primo tempo – rammenta il tecnico – e quindi è difficile essere completamente soddisfatti in questo momento. Chiaro, sono contento di come è andata, ma ci sono molte cose che possiamo e dobbiamo migliorare in vista del ritorno. Una cosa è certa: chi si aspettava di vedere del bel calcio in una sfida playout come questa forse è meglio che al sabato vada alla Coop o all’Esselunga». Tornando ai temi caldi del match va sottolineato lo spirito combattivo e di grande attenzione messo in campo dai biancorossi: «In queste partite viene estremizzata al massimo la concretezza e quindi è chiaro che il pari va bene. Restiamo però con il 50% delle possibilità e su questa percentuale dobbiamo continuare a costruire la salvezza. Il tutto insieme al pubblico. Devo ringraziare la gente che ci ha seguito fino qui e sabato per il ritorno i nostri tifosi possono diventare decisivi. Sono poche le società che possono contare sull’effetto campo, noi siamo una di quelle». Poi un curioso siparietto. Un cronista piemontese chiede dove nasce il miracolo della rimonta dell’Acm nell’ultimo periodo. La risposta è netta da parte di Prina: «Volete che non sia banale? È perché sono bravo. Scherzo, sembra quasi un’uscita alla Mourinho. Seriamente, quando sono arrivato la squadra a livello mentale non era in grado affrontare queste partite, ora lo è. Ho cercato di dare autostima al gruppo. In questo senso devo anche ringraziare la società che mi ha fatto lavorare con serenità dandomi massima fiducia». Ancora 90’ davanti, un’altra battaglia per chiudere bene una stagione nata male: «Siamo stati un po’ timidi nei duelli e ho visto troppa frenesia in alcuni frangenti – chiude Prina – ci lavoreremo. Oggi (ieri per chi legge, ndr ) i cambi ci hanno dato una grossa mano. Sereni è entrato bene, Masiello a livello di gestione ha dato un ottimo contributo e Caridi ha spaventato il Cuneo. Sono fiducioso, non dobbiamo mollare».
Ore 17.10 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova-bunker allestito da Luca Prina supera indenne la gara d’andata dei playout e torna a casa con uno 0-0 fortemente cercato, che consentirà di salvarsi sabato prossimo al Martelli a patto di non perdere nel match di ritorno con il Cuneo. I biancorossi, pur lasciando per quasi tutto l’incontro il pallino del gioco in mano agli avversari, rischiano poco e meritano in pieno il pareggio, bilanciando le rare occasioni piemontesi con altrettante opportunità, purtroppo non finalizzate. Al “Paschiero” si comincia, sotto un sole cocente, davanti a circa 1.200 spettatori. Oltre 250 sono mantovani, che cantano per tutto il match e fanno sentire la squadra come se giocasse in casa. Prina propone il consueto 5-3-2 e presenta la sorpresa Scalise, schierato a sinistra al posto di Sereni. L’intento è quello di difendere ancora meglio sulle punte esterne dei piemontesi, che giocano con il modulo 4-3-3. Fin dai primi minuti il tema tattico della giornata è chiarissimo: il Cuneo fa la partita, il Mantova si difende compatto e aspetta il varco giusto per colpire di rimessa. La squadra di mister Fraschetti prova ripetutamente a sfondare sulle fasce e talvolta cerca anche di sorprendere la difesa mantovana con lanci lunghi a cercare lo scatto delle punte. Ma Raggio Garibaldi e compagni controlano senza affanni. Soltanto nella parte centrale del tempo il Cuneo crea un paio di brividi, prima con un tiro di Scapinello rimpallato proprio da Raggio Garibaldi (26’) e poi con una spaccata di Cavalli, che a pochi metri dalla porta non centra il bersaglio. Prima dell’intervallo, però, la zampata giusta la trova Marchi, imbeccato da un cross basso di Gonzi: il portiere Tunno dice no con grandi riflessi. Nel secondo tempo ci si attende un Cuneo più arrembante e in effetti i piemontesi ripartono di gran carriera e dopo due minuti sfiorano il gol con Conrotto, su cui salva Lo Bue. E sessanta secondi dopo reclamano invano il rigore per un presunto mani in area di Cristini (le immagini non chiariscono l’episodio). Poi, però, tornano a sbattere contro il “muro” biancorosso, diretto da un Carini in grande giornata. Mister Fraschetti sostituisce entrambe le punte esterne, buttando dentro prima (12’) Ruggiero per Scapinelo e poi (26’) Corradi per Beltrame. Prina toglie invece lo spento Zammarini (16’) inserendo il redivivo Masiello e poi (19’) inserisce Sereni. In campo cambia poco o nulla, il Cuneo cala e l’impressione è che il Mantova potrebbe far male osando di più. Alla mezz’ora entrambi i tecnici si giocano l’ultima carta: Bonomo per D’Iglio nel Cuneo, Caridi per Tripoli nel Mantova. E proprio i due neoentrati accendono il finale del match. Don Tano mette due volte in porta Marchi (34’ e 41’), che però non centra il bersaglio. Bonomo, invece, vola da solo in contropiede e costringe Bonato all’unica, vera parata del match. Poi Cavalli sfiora il palo su punizione e nel recupero i piemontesi vanno su tutte le furie per un presunto fallo di mani di Cristini, che respinge un colpo di testa di Gorzegno (in precedenza aveva destato sospetti sull’altro fronte anche una spinta in area su Sereni) . Finisce qui e i biancorossi (con Prina in testa) possono correre a festeggiare sotto il settore ospiti. Mezza salvezza è in tasca, ma per completare l’opera sono vietati scherzi sabato prossimo al Martelli.
Ore 16.55 – Playoff di Lega Pro, fischio finale: Pisa-Pordenone 3-0.
Ore 16.50 – (Gazzettino) Questa sera al Tombolato si assegna la Supercoppa di Lega Pro. Di fronte Cittadella e Spal, le due formazioni che hanno sconfitto il Benevento, la terza squadra della manifestazione, fuori dai giochi per la vittoria finale. I ferraresi possono giocare su due risultati utili, il successo e il pareggio, in virtù della migliore differenza reti, ma il Cittadella è deciso a non fare sconti. «Cercheremo di fare tutto il possibile – sottolinea Venturato – per concludere nel migliore dei modi la stagione. Tra l’altro giocheremo in casa, davanti ai nostri tifosi, ci teniamo a finire bene». Che gara vedremo? «La Spal ha grandi valori, una rosa importante e l’ha dimostrato. Mi aspetto una squadra che cerchi di fare la sua partita, consapevole che anche per loro vincere la Supercoppa avrebbe un significato importante, di prestigio, coronerebbe un grande campionato. Immagino una sfida aperta, con due formazioni che in campo cercheranno di imporre il proprio gioco». Cittadella e Spal hanno stravinto contro il Benevento: sono queste le due formazioni più forti della Lega Pro? «Siamo a fine stagione, anche il Benevento ritengo sia una buona compagine, del resto ha vinto il proprio girone. Tutte e tre meritano grandi applausi per quanto fatto. La Supercoppa se la contenderanno Cittadella e Spal che nelle finali hanno fatto meglio». Come arriva la sua squadra all’ultimo atto? «Ha dimostrato di stare bene, sia a livello fisico che mentale, anche dopo avere vinto il campionato. Se togliamo due disattenzioni con la Cremonese avremmo fatto nove punti. Ha l’atteggiamento giusto, lo si è visto a Benevento. Il Cittadella vuole vincere la Supercoppa». Stasera non ci saranno Cappelletti e Scaglia: i due difensori sono usciti per infortunio nella gara di mercoledì a Benevento, entrambi hanno rimediato un trauma cranico commotivo (per Cappelletti anche dieci punti di sutura al labbro) e dopo un consulto medico si è deciso di non convocarli. Tornano a disposizione Nava e Bonazzoli. C’è abbondanza a centrocampo, dove le scelte non mancano di certo tra giocatori che sono sembrati tutti in grande spolvero. «Verificherò chi sta meglio – spiega Venturato – in campo andrà chi mi darà le maggiori garanzie. Ho una rosa forte, chi sceglierò onorerà al meglio la finale». De Leidi e Pascali saranno i due centrali difensivi, in mezzo al campo è probabile la conferma di Zaccagni dopo la bella prestazione di Benevento. Chiaretti sarà il vertice alto del rombo, Jallow favorito su Coralli.
Ore 16.30 – (Mattino di Padova) Giù il sipario, su il trofeo. Il Cittadella chiuderà stasera la sua trionfale stagione ospitando la Spal al Tombolato, nella gara che assegna la SuperCoppa. Curiosamente, si gioca ad un anno esatto di distanza dal 22 maggio 2015 e dallo 0-2 interno incassato dal Perugia, che sancì la retrocessione dalla Serie B. Dodici mesi dopo, con la promozione già in cassaforte, sarebbe significativo cancellare l’amaro ricordo vincendo quello che, di fatto, è lo scudetto della Lega Pro. Pippo e Daniel: out. Venturato ha preparato la sfida in appena due giorni, dovendo anche fare i conti con gli infortuni rimediati a Benevento da Scaglia e Cappelletti. «Tutt’e due sono reduci dal trauma cranico di mercoledì. Il medico ha chiarito quanto sarebbe rischioso per loro prendere eventuali botte alla testa ora, perciò non saranno a disposizione», chiarisce il tecnico granata, il quale, rispetto alla trasferta in Campania, ha potuto convocare Bonazzoli e Nava. «I giorni per recuperare sono pochi e valuterò sino all’ultimo le scelte da fare, cercando di mettere in campo chi sta meglio, sapendo di poter contare su una rosa completa e in grado di offrire più alternative. In generale le condizioni fisiche e mentali del gruppo sono ottime. Lo abbiamo dimostrato nelle ultime tre partite di campionato: senza un paio di disattenzioni evitabili avremmo potuto superare anche la Cremonese, incassando i 9 punti totali che meritavamo». La finale. Viste le larghe affermazioni ottenute da entrambe a spese del Benevento (4-1 per la Spal, 4-2 esterno per il Citta, nella foto sopra l’esultanza dopo il quarto gol di Jallow), quella di stasera sembra proprio “la finale” del campionato. «Per i campani c’è l’attenuante del periodo in cui si è giocato, certo è che Cittadella e Spal hanno mostrato ancora una volta il loro valore. A loro può bastare anche il pareggio, ma li ho sempre visti scendere in campo per vincere, non credo snatureranno il loro modo di essere». E che gli uomini di Semplici propongano un calcio offensivo lo ribadisce una curiosità statistica: la Spal è l’unica squadra della Lega Pro a contare ben tre calciatori in doppia cifra nella classifica marcatori. Ammontano a 17 le reti di Cellini e a 11 quelle di Finotto e del figlio d’arte Zigoni. Bravo “Jack”. Un’ultima battuta Venturato la riserva a Foscarini, che ha centrato la salvezza in Serie B con la Pro Vercelli: «Non ho ancora avuto modo di sentirlo, ma lo farò a breve. Merita i più sinceri complimenti perché, anche lui, ha raggiunto un risultato importante». Qui Spal. I ferraresi raggiungeranno Cittadella in giornata, dopo la rifinitura che svolgeranno “a casa” stamattina. Semplici, alla vigilia, ha riservato soltanto elogi a Iori e soci: «Affrontiamo una squadra esperta, forte e che ha cambi di qualità. In Coppa Italia ci ha già battuti, ma in quell’occasione non erano in campo le migliori formazioni possibili». Per quanto riguarda l’undici di partenza, Spighi è il favorito per sostituire l’ex biancoscudato De Vitis in mediana, mentre rimangono fuori causa Contini, Capezzani e Di Quinzio.
Ore 16.10 – (Corriere del Veneto) Cala il sipario su una stagione entusiasmante e la voglia del Cittadella di Roberto Venturato è quella di mettere la classica ciliegina sulla torta. L’ultimo appuntamento ufficiale prima del «rompete le righe» è fissato per questa sera alle 20.45, quando al Tombolato arriverà la Spal e in palio ci sarà la Supercoppa della Lega Pro. Nonostante il successo per 4-2 conquistato a Benevento, ai granata servirà obbligatoriamente un altro successo, in virtù del 4-1 rifilato dalla stessa Spal ai campani nella prima partita disputata domenica scorsa a Ferrara. «È una partita che non capita di affrontare molte volte in una carriera — spiega Venturato — queste gare regalano stimoli unici, oggi verificheremo come stanno tutti, e giocherà sicuramente chi starà meglio. Oggi sarà una match importante e quindi valuteremo attentamente chi impiegare, però come ho sempre detto abbiamo una rosa molto completa. Abbiamo dei giocatori che sanno interpretare le partite». Capitolo formazione. Non ci saranno Cappelletti e Scaglia, reduci da due traumi cranici commotivi che suggeriscono massima prudenza. Al loro posto dentro De Leidi e Pascali, mentre per il resto l’undici titolare dovrebbe essere simile a quello di mercoledì a Benevento. La Spal, però, sta bene e ha il vantaggio di poter giocare per due risultati su tre. «La Spal cerca sempre di giocare per vincere — osserva Venturato — non credo si snatureranno. Loro hanno grandi valori e possono contare su un grande tecnico in panchina. Mi aspetto una squadra che cercherà di fare risultato pieno, ben sapendo che in palio c’è un titolo molto prestigioso. Non penso proprio stiano più accorti sapendo di poter contare anche sul pareggio. In questo momento, a mio parere, Spal e Cittadella si sono dimostrate all’altezza di giocarsi questa finale per la Supercoppa e si sono anche dimostrate le migliori».
Ore 15.50 – Playoff di Lega Pro, fine primo tempo: Pisa-Pordenone 2-0.
Ore 15.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Faremo di tutto pur di vincere, con una prestazione da Venezia per non avere rimpianti dopo un’annata super». Grinta da ex per Matteo Serafini in vista della trasferta odierna – ore 16 – a Piacenza. Novanta minuti che solo in caso di colpaccio al Garilli terranno accese, almeno per un’altra settimana, le speranze di restare in corsa per le semifinali della poule scudetto. «Il 3-4 casalingo col Bellinzago brucia, uno scivolone anomalo sotto tanti punti di vista – ammette l’attaccante di Calvisano – ma non per una colpa dell’atteggiamento, visto che comunque all’intervallo vincevamo 2-1. La prima stranezza è legata ai quattro gol incassati, situazione senza precedenti per noi, una questione di errori ed episodi, oltre che di qualche decisione rivedibile dell’arbitro». Serafini stesso sul 3-2 a favore del Venezia ha steccato il «match point». «Per fortuna di gol ne avevo fatti abbastanza quando pesavano di più – ci scherza su l’ex bresciano -. Forse avrei potuto stoppare quella palla ma resto convinto che mi sarei trovato addosso un avversario, quindi credo che la mia scelta di calciare sia stata corretta, purtroppo ho colpito male la palla». Sicuramente oggi il Piacenza farà di tutto per tagliare fuori subito il Venezia. «Senz’altro questo è il loro obiettivo, sappiano però che noi venderemo cara la pelle perché non vogliamo saperne di chiudere con una macchia la nostra grande stagione. Uscire al primo turno non toglierebbe niente ai meriti per quanto fatto finora, tuttavia siamo determinati a dovere perché sappiamo di affrontare una corazzata almeno quanto noi». Per Serafini nella serie B 2007/08 tre reti in 17 presenze con i lupi emiliani. «Furono sei mesi positivi, venivo dal Vicenza e a Piacenza riuscimmo a risalire salvandoci. Quella biancorossa è una piazza che quest’anno al terzo tentativo è tornato in Lega Pro. Come in laguna pian piano anche la gente sta riscoprendo la passione e ricomincia a fidarsi e a sperare. L’augurio soprattutto per Venezia è quello di trovare continuità in categorie che contano».
Ore 15.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Venezia con le spalle al muro, obbligato a vincere oggi pomeriggio a Piacenza se vuole ancora sperare di agguantare un «pass» per le finali scudetto di serie D. Le chance sono minime, ma gli arancioneroverdi non vogliono lasciare nulla di intentato. «Dobbiamo fare una prestazione degna di una squadra che ha vinto il campionato», sono le parole di mister Giancarlo Favarin, il quale certo non immaginava di «steccare» in questo modo la prima con il Bellinzago. «Non ci aspettavamo un simile risultato, ma è stata solo colpa nostra. Abbiamo passato la settimana a leccarci le ferite. Dispiace aver quasi buttato la qualificazione, perché volevamo provarci fino in fondo», riconosce il tecnico arancioneroverde che cerca di fare leva sulle motivazioni dei suoi. «Non è servito parlare più di tanto, è bastata qualche occhiata, i ragazzi hanno capito gli errori commessi. Non possiamo permetterci di andare in campo come domenica scorsa, l’atteggiamento dovrà essere diverso. Le qualità tecniche ci sono, ma serve anche la testa». Anche perché il Piacenza nel suo girone ha disputato una stagione da record, chiudendo con 96 punti e conquistando la promozione in Lega Pro con cinque giornate d’anticipo. «E’ una squadra ben strutturata, con il giusto mix di esperienza e gioventù. Ha giocatori abituati a vincere campionati. Sicuramente – osserva Favarin – il Piacenza è più forte del Bellinzago». Servirà dunque una super prestazione degli arancioneroverdi per provare a vincere (meglio se con un discreto numero di gol) e aspettare poi, domenica prossima, il risultato della sfida tra Bellinzago e Piacenza. Tutti disponibili per oggi gli uomini di mister Favarin, fatta eccezione per Acquadro squalificato dopo l’espulsione di domenica scorsa. Non ci sarà neppure Soligo, ancora con una mano ingessata. In difesa dovrebbero rientrare Ferrante e Modolo, mentre in mediana sarà Callegaro ad affiancare Calzi. Davanti confermato Volpicelli: «Sta facendo molto bene, ci garantisce fantasia», conferma Favarin. Come punta avanzata si potrebbe rivedere Carbonaro al posto di Lattanzio. Il Piacenza ha il solo Ruffini squalificato. In ballottaggio, per l’attacco biancorosso, Marzeglia e Minincleri. Obiettivo dichiarato degli avversari, far valere il fattore campo: «Se vogliamo arrivare primi dobbiamo vincere entrambe le partite», è il pensiero del tecnico biancorosso Arnaldo Franzini, che spiega: «In caso di arrivo a pari punti col Bellinzago, loro sono avvantaggiati dalla classifica della Coppa Disciplina». Ma prima di fare tutti questi calcoli, il Piacenza dovrà fare i conti con il Venezia che proverà a rovinargli i piani.
Ore 15.00 – (La Nuova Venezia) Serve un colpo di coda, altrimenti per il Venezia da stasera scattano le vacanze. Una vittoria per rimanere in corsa, dopo il passo falso interno con il Bellinzago nella prima sfida della poule scudetto, anche se poi per il primo posto sarà decisivo il risultato del match di domenica 29 tra novaresi e Piacenza. Emiliani imbattuti al Garilli, anzi devastanti: 55 punti in 19 partite, solo un pareggio concesso agli avversari. Ma anche il Venezia era stato una macchina da punti al Penzo fino al 3-4 con il Bellinzago. Questione di testa, più di gambe, nella post season, e non sempre si riesce a ricollegarsi dopo avere spento l’interruttore. Ultimo precedente in serie A (17 febbraio 2002) finì con la schiacciante vittoria di Novellino (5-0, doppiette di Hubner e Di Francesco, gol di Gautieri) sull’allievo Iachini. Giancarlo Favarin schiera la formazione migliore, priva dello squalificato Acquadro con la coppia Callegaro (ultima partita da titolare a Motta di Livenza) e Calzi (ritornato padrone della mediana in queste ultime partite). Rispetto al Bellinzago partono dal primo minuto Ferrante e Modolo in difesa con Carbonaro che rileva Lattanzio al centro dell’attacco, avendo il trio Fabiano-Serafini-Volpicelli alle spalle. Il Piacenza è la squadra dei record in serie D (96 punti conquistati, 55 in casa, promozione in Lega Pro con sei giornate d’anticipo), è ferma da due settimane, e questo potrebbe favorire il Venezia. Squadra di esperienza, attorno a Luca Matteassi, classe 1979 (8 reti, ex Verona, Spezia, Novara e Pro Vercelli), che ha già rinnovato il contratto come il difensore Silva e il centrocampista Tougourdeau, altro uomo di esperienzia è il centrale Davide Sentinelli (5 reti).In attacco attenzione al trio Franchi (11 gol)-Galuppini (5)-Marzeglia (20 centri). Così in campo (ore 16) Piacenza (4-3-3): Boccanera; Di Cecco, Sentinelli, Silva, Colombini; Matteassi, Hraiech, Tougourdeau; Franchi, Galuppini, Marzeglia. A disposizione: Cabrini, Cicognini, Ruffini, Testoni, Porcino, Mira, Pezzi, Gherardi, Minincleri. Allenatore: Arnaldo Franchini. Venezia (4-2-3-1): Vicario; Ferrante, Modolo, Cernuto, Galli; Callegaro, Calzi; Fabiano, Serafini, Volpicelli; Carbonaro. A disposizione: Andreatta, Luciani, Beccaro, Di Maio, Marcolini, Chicchiarelli, Lattanzio, Innocenti, Maccan. Allenatore: Giancarlo Favarin. Arbitro: De Santis di Lecce.
Ore 14.40 – (Il Piccolo) «Forza muli, forza Unione»: è l’incitamento che arriva direttamente dall’Australia, firmato Mario Biasin, in vista del play-out di oggi contro la Liventina. Lo ha riferito ieri mattina Mauro Milanese, mentre il sole picchiava forte sul campo di Prosecco, durante la rifinitura degli alabardati. L’amministratore unico è in costante contatto con il presidente alabardato, che dovrà fare le ore piccole per seguire oggi le sorti della Triestina. Quando al Rocco ci sarà il fischio di inizio alle ore 16, a Melbourne infatti sarà esattamente la mezzanotte. E ci saranno circa 10 gradi in meno rispetto ai 24 previsti a Trieste per questo pomeriggio. Già, il caldo. Un assaggio lo si è sentito già ieri mattina a Prosecco, ma Milanese è uno che ha giocato ad altissimi livelli e sa che quando si parla di meteo e fattori esterni, di solito sono quasi sempre scuse: «Se farà caldo, lo farà per entrambe le squadre – dice – anzi io credo sia peggio per chi deve vincere a ogni costo. Ma è così per pioggia, vento o quant’altro: sono cose che ci sono per entrambe le squadre, mica solo per una». Milanese, che assieme a Iannotti ha seguito da vicino la rifinitura, ha scambiato anche quattro chiacchiere con il gruppetto di tifosi presenti. C’è ovviamente un po’ di tensione, ma anche tante speranze e soprattutto la serenità di aver lavorato bene e aver fatto il possibile affinchè le cose vadano per il verso giusto: «L’avevo detto all’inizio di questa mia avventura – dice Milanese – in quel giorno di febbraio in cui un assegno circolare salvò le sorti della Triestina che rischiava di ripartire dalla terza categoria: avrei firmato per poter arrivare ai play-out e giocarli in casa. Con un pizzico di fortuna ci siamo riusciti, ora vediamo di sfruttare l’occasione. Certo, sarà una partita per chi ama le emozioni forti, una sfida dove di solito i valori tecnici passano in secondo piano e a fare la differenza sono il carattere, le motivazioni, la concentrazione. Ma la Triestina ha le carte in regola per farcela. Cosa servirà? Un approccio giusto alla gara, tanta intensità e aggressività. E poi per superare questo ultimo ostacolo servirà davvero un blocco unico: dobbiamo stare tutti uniti, tutti insieme, squadra, società e tifosi».
Ore 14.20 – (Il Piccolo) Un play-out da giocare con due risultati su tre a disposizione, tenendo conto che potrebbero non bastare 90 minuti se si arriverà in parità al fischio finale (si giocherebbero i supplementari), è una vera e propria partita a scacchi da studiare in anticipo. Perché non basta decidere le mosse iniziali delle prime pedine, ma anche essere pronti a cosa può succedere via via in corso d’opera, e avere pronte le armi giuste da utilizzare per neutralizzare l’avversario. Per questo mister Bordin ha analizzato con cura le forze a sua disposizione e quelle della Liventina, e per questo gli alabardati hanno lavorato con intensità in settimana: dopo la partitella al Rocco di giovedì e molte sedute atletico-tattiche negli altri giorni, ieri mattina nella rifinitura il tecnico ha cercato di curare anche i piccoli particolari, i calci piazzati, i corner e i movimenti giusti da fare al momento giusto. Ma alla fine chi scenderà in campo oggi nell’undici iniziale della Triestina che sarà opposto alla Liventina? Ci sono parecchi punti fermi nella formazione, ma anche più di qualche dubbio, che la rifinitura di ieri mattina a Prosecco non ha ancora sciolto del tutto. Vediamo dunque qual è il probabile schieramento, considerando anche le alternative a disposizione e ricordando che Bordin difficilmente rinuncerà al consueto 4-3-3. Davanti al portiere Vezzani, non sembrano esserci dubbi sui due terzini, che saranno Crosato a destra e Dalla Riva a sinistra (e così i primi due under sono sistemati). Ma chi giocherà al centro della difesa assieme a capitan Piscopo? Il ballottaggio è fra Romeo e Andjelkovic, con il primo che forse sembra leggermente favorito (ma si deciderà nell’immediata vigilia). Di certo si tratta di due giocatori molto diversi, perchè da un lato c’è da privilegiare la miglior velocità di Romeo, dall’altro la maggiore prestanza fisica di Andjelkovic. Sulla scelta peseranno ovviamente anche le caratteristiche degli avversari. A centrocampo le chiavi del gioco dovrebbero essere riconsegnate ancora a Spadari, mentre Abrefah sembra certo di essere uno dei suoi scudieri. A completare il reparto dovrebbe essere un under, con Cornacchia che sembra ancora leggermente favorito sulle valide alternative Miani e Puka. E in attacco? Nelle ultime partite l’assenza di una prima punta di ruolo si è fatta sentire, troppo importante avere un punto di riferimento davanti, motivo per cui, grazie al suo recupero dopo la lussazione alla spalla, è probabile che Giordani torni a prendere il suo posto al centro del reparto offensivo. Per quanto riguarda gli esterni, se uno sarà sicuramente Bradaschia (difficile rinunciare alla sua verve), serve ancora un under da schierare sull’altra fascia, e qui Muzzi sembra avere maggiori chance rispetto a Cuppone. Quali le alternative o i possibili interventi in corsa a disposizione? In attacco, oltre alla velocità di Skerjanc e alla freschezza di Cuppone, da ricordare che c’è anche un’arma Fantina da poter giocare, soprattutto in determinate condizioni di partita. A centrocampo, oltre a Puka e Miani (se giocherà Cornacchia), occhio al prezioso Di Dionisio, soprattutto se fosse necessario alzare i centimetri della squadra. Se poi ci fosse bisogno di un trottolino più tecnico in mezzo al campo, si può pensare anche a Monti. Insomma, in assenza di squalificati e infortunati, le carte a disposizione di Bordin non sembrano davvero mancare. Trovare il giusto mix sarà decisivo per guadagnare la salvezza.
Ore 14.00 – (Il Piccolo) D come Dro. Una D salvata nel recupero del secondo supplementare in Trentino a pochi chilometri dal lago di Garda. Era il 24 maggio di un anno fa. Storie di spareggi. D come Dronero con una promozione in D fallita tre anni fa (poi riacciuffata con il ripescaggio) dopo un incoraggiante 1-1 in un tempestoso pomeriggio ai piedi del Monviso. Una D sfuggita al Rocco. Già, nello stadio intitolato al Paròn. Tempio monumentale (come il nome che porta) dove si sono consumati più drammi che gioie nei venti anni e oltre dalla sua inaugurazione. Ma stavolta la Triestina deve sfatare il tabù. Perché la D serve. Per il presente, per dare una gioia ai tifosi che stanno riabbracciando l’Unione. Per il futuro, perché l’unico bene reale acquistato da Biasin-Milanese in Tribunale è proprio la D. Perché un anno in Eccellenza non è una tragedia (lo dice anche il nuovo proprietario) ma smorzerebbe un entusiasmo che, dopo mesi anzi anni di stenti, si sta facendo faticosamente strada. E soprattutto una retrocessione costerebbe un ritardo pesante a un progetto di risalita e toglierebbe dal budget almeno mezzo milione di euro che invece andrebbero investiti per rinforzare la società e la squadra. In campo c’è da affrontare la Liventina. Una formazione da non sottovalutare ma che è una delle squadre più deboli del lotto. Ben più difficile sarebbe stato confrontarsi con il Montebelluna (e fuori casa). Ma la ruota della fortuna una volta tanto è stata magnanima con l’Unione che sul campo, quanto a risultati, nell’ultimo mese ha fatto davvero poco. Della fortuna non bisogna abusare. I ragazzi dovranno essere determinati senza perdere la testa, Bordin in panchina dovrà essere lucido. Sugli spalti si prevede il pubblico delle grandi occasioni (inizio alle 16, dirige il fischietto romano Domenico Fontemurato). Hanno aspettato tanto (anche troppo) per rientrare nel loro stadio. Otto mesi nei quali il gruppo è stato rimodellato tre-quattro volte sotto la guida di più mani (Masitto, Lotti, Roncelli, Doardo e infine Bordin) anzi quasi sempre indebolito e lasciato al suo destino da un simulacro di scoietà (a parte gli ultimi due mesi). E l’epilogo finale affidato alla roulette dello spareggio è già grasso che cola anche se si poteva, anzi si doveva, evitare. Otto mesi (non per tutti i tifosi) di digiuno nei confronti di una squadra svestita del marchio. Prima aspettando la cacciata di Marco Pontrelli, poi attendendo il pronunciamento definitivo del Tribunale. La prevendita dei ticket ha avuto un buon successo con 2 mila tagliandi staccati. Probabile che allo stadio si arrivi a quota quattromila. Un boom per un match di serie D. Comunque oggi le biglietterie dello stadio apriranno in anticipo alle 14.30 (12 euro in tribuna, curva a 10 euro. Per gli under 10 ticket gratuito). La, prevendita proseguirà dalle 9 alle 12 nella sede del Centro di coordinamento. Il fattore 12 dunque sarà assicurato. Un’assicurazione tuttavia che non è servita in occasione del derby con l’Ufm nel quale l’Unione si è gettata nella fossa dei play-out incapace di difendere in superiorità numerica un vantaggio davanti a quattromila suoi fans. Un risultato che oggi contro la Liventina (in virtù del miglior piazzamento della Alabarda grazie alla classifica avulsa) farebbe esultare i tifosi. Un pareggio che tuttavia la Triestina deve raggiungere senza pensarci come dice Roberto Bordin. Ma anche senza lasciarsi distrarre da un atteggiamento troppo aggressivo che ha dimostrato di non essere capace di gestire. In fondo per mantenere questa benedetta-maledetta quarta serie e pensare a una prossima stagione se non esaltante almeno normale, basterebbe difendersi con l’appoggio della Curva e del Rocco. Difendiamola.
Ore 13.40 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno alle 16 vuole coronare una bella stagione conquistando i play-off del girone C. Per riuscirci, deve assolutamente vincere a Campodarsego. Ha 120 minuti per farlo, quindi tempi regolamentari più eventuali supplementari. Se invece persiste la parità, non si faranno i rigori ma il successo andrà ai padovani. Va ricordato che la vittoria dei play-off non regala la promozione in Lega Pro. Semplicemente, chi vince va in una graduatoria con le altre otto vincenti che verrà utilizzata per i ripescaggi. I gialloblù sarebbero comunque piuttosto indietro e quindi, in nessun caso c’è la possibilità di giocare in C il prossimo anno. Nonostante questo, la volontà di chiudere con questo trionfo è tanta per la squadra di Vecchiato che si è allenata intensamente. Dopo tanta emergenza, respira un po’ l’allenatore bellunese. Ad eccezione di Duravia e Farinazzo ci saranno tutti e può essere una carta importante. Gli avversari sono allenati dall’ex Andreucci e, a differenza del Belluno, in caso di vittoria avrebbero buone chance di essere ripescati. Si annuncia tanto pubblico, con buona affluenza di tifosi gialloblù. L’occhio della società del presidente Perissinotto sarà rivolto anche ai due playout Montebelluna – Fontanafredda e Triestina – Liventina. Infatti, se retrocederà almeno una tra Montebelluna e Liventina, i gialloblù avanzeranno al terzo posto della classifica “Giovani D Valore” e guadagneranno 10.000 euro. Se retrocederanno entrambe, il premio passerà a 15.000, in virtù del secondo posto alle spalle dell’Abano.
Ore 13.20 – (Gazzettino) Il Campodarsego punta ad aggiudicarsi anche il secondo turno dei play off e sogna il ripescaggio in Lega Pro. Appuntamento da non perdere oggi alle 16 al “Gabbiano” per la sfida con il Belluno, che può aprire scenari incredibili per i biancorossi visto che nella graduatoria dei ripescaggi sono attualmente al terzo posto (208 punti) alle spalle di Lecco (211) e Caronnese (216). Prima però c’è da pensare al Belluno, con il quale in campionato sono arrivate una vittoria in trasferta (1-0 con sigillo di Aliù) e un pareggio in casa (0-0). Risultato di parità che al termine degli eventuali supplementari, consentirebbe a Bedin e compagni di festeggiare come è stato in occasione della sfida di sette giorni fa con la Virtus Vecomp (2-2). «Ma non possiamo andare in campo e fare certi tipi di calcoli – sottolinea Antonio Andreucci – La nostra caratteristica migliore nei novanta minuti è stata sempre quella di giocarsi la partita per raccogliere il massimo e sarà così anche questa volta perché non possiamo snaturarci. Con il Belluno in campionato sono state due sfide tirate perché loro sono una squadra che già da qualche anno affronta i play off, hanno giocatori bravi e un allenatore che li guida bene come Vecchiato, che è stato anche un mio giocatore ai tempi del Real Vicenza. Tra l’altro sono anche un ex avendo allenato due anni il Belluno e so che ci aspetta una partita impegnativa». Stagione agli sgoccioli, ma squadra carica a mille con tutti gli effettivi a disposizione. «Siamo al completo. Dopo la partita tirata con la Virtus Vecomp i ragazzi si sono presentati bene alla ripresa degli allenamenti. Ci vorrà il migliore Campodarsego per fare risultato». Inevitabile andare alle questioni personali, dato che per Andreucci potrebbe essere l’ultima partita con i biancorossi. «Tutto è possibile. Ne riparleremo con la società, adesso siamo concentrati al massimo per questa partita». Il suo nome però è stato accostato a Mestre e Lumezzane. «Non ci voglio neanche pensare, ho la testa solo al Belluno». Forse se ne saprà qualcosa di più proprio oggi al triplice fischio, anche perché circola voce che la società avrebbe già in pugno il nuovo allenatore.
Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Una «ciliegina sulla torta» per il Campodarsego. Il tecnico Antonio Andreucci ha definito così la finale playoff di Serie D che andrà in scena oggi allo stadio “Gabbiano” (ore 16, arbitro Santoro di Messina) contro il Belluno e che, in caso di vittoria, potrebbe regalare ai biancorossi l’ennesima soddisfazione in una stagione quasi perfetta. Il “Campo” avrà anche stavolta due risultati a disposizione: in caso di pareggio dopo i 90’ si andrebbe ai supplementari, ma la parità ad oltranza consegnerebbe il match ai padovani in virtù del miglior piazzamento in campionato. Proprio come domenica scorsa con la Virtus Vecomp, fermata ed eliminata grazie al 2-2 nell’extra time. «Domenica scorsa non abbiamo mollato», sottolinea mister Andreucci. «Anche in questa occasione dovremo essere sempre sul pezzo perché nella partita secca il Belluno, come la Virtus Vecomp, può battere chiunque». Belluno che ha eliminato l’Este nella semifinale con un gol del bomber Corbanese: «Abbiamo incontrato il Belluno alla penultima di campionato e ci ha dato l’impressione di essere veramente una grande squadra», aggiunge. «Nonostante le assenze, ha giocato un’ottima partita pure contro l’Este dimostrando di non avere solo Corbanese. Ci sono altri elementi molto bravi soprattutto negli ultimi 30 metri». Per il Campodarsego il trionfo nella post-season potrebbe essere decisivo in chiave ripescaggio. Capitan Bedin e compagni sono terzi nella graduatoria – stilata sulla media punti – preceduti solo da Caronnese e Lecco. Mettendo a segno l’en plein, un pensierino alla Lega Pro sarebbe inevitabile. A prescindere dai playoff, già oggi (o al massimo domani) dovrebbe essere sciolto il nodo legato al tecnico. Il direttore generale del Campodarsego Attilio Gementi ha fatto capire in più occasioni che potrebbe essersi chiuso un ciclo, anche se il rapporto tra Andreucci e la dirigenza resta ottimo (e non può escludere la riconferma). Dall’altra parte, lo stesso allenatore toscano è stato lasciato libero di sentire altre società. Il Mestre resta la prima scelta, ma sullo sfondo ci sarebbero Correggese e Lumezzane. Per la panchina biancorossa, invece, si sono fatti i nomi di Gianluca Zattarin (riconfermato, però, dal Lentigione) e dell’ex Padova Carmine Parlato. Formazione Campodarsego (4-3-3): Merlano; Arthur, Poletti, Gal, Buson; Bedin, Piaggio, Pelizzer; Kabine, Aliù, Radrezza. All. Andreucci.
Ore 12.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Milan-Juventus di Coppa Italia non mi interessa, proprio, ho altre priorità». È la risposta di Gennaro “Ringhio” Gattuso ad una domanda postagli durante la conferenza stampa di ieri. La sua priorità è Pisa-Pordenone. In merito alla quale predice «dobbiamo sfruttare il fattore campo. Loro partono sempre forte e prendono spesso gol nell’ultima mezz’ora. Il loro gioco parte già dalle retrovie e gli piace il palleggio prolungato. Abbiamo studiato le loro caratteristiche guardando i filmati, allo stesso modo hanno fatto a Pordenone. Sono curioso di vedere quello che succederà sul terreno di gioco». E sul Pordenone aggiunge che «gioca molto bene, difesa a 4 e centrocampo a 3 sempre, davanti spesso cambiano e ultimamente giocano con una punta e due trequartisti alle spalle. Noi dobbiamo essere bravi ad andare a prenderli alti. Mi piacerebbe non subire gol, poi noi in casa la rete la troviamo sempre. Loro non hanno molta fisicità, sui calci piazzati non sono particolarmente pericolosi». Forse, pure a lui, qualche informazione manca. Facendo riferimento a Bruno Tedino, Gattuso evidenzia come «il loro tecnico è uno che ama insegnare calcio. Ha lavorato bene nel settore giovanile della Nazionale. Non sono arrivati qui per caso. Hanno mandato in rete 17 uomini diversi, noi 15. La loro forza è il collettivo ed il fatto di essere stati costruiti con intelligenza». Che la scorsa settimana qualche giornale abbia azzeccato la formazione iniziale, sia nomi che modulo, ha indispettito Gattuso, tanto che negli allenamenti ha lasciato fuori tutti i tesserati pisani. In merito a come affrontare la partita col Pordenone, facendo pretattica, invece dice: «Dobbiamo fare il nostro gioco, ma anche fare in modo di non farli giocare come piace a loro. Avrei preferito il ritorno a Pisa, comunque il fatto che i gol in trasferta non valgano doppio permette di giocare con maggiore tranquillità. Voglio vedere la stessa intensità di domenica, perché fisicamente stiamo bene e anche di testa».
Ore 12.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Gennaro “ringhio” Gattuso mette subito le cose in chiaro: il Pisa non rinuncerà a giocare alla sua maniera, a fare il proprio gioco. Però confessa che la sua squadra ha studiato bene l’avversario per individuarne debolezze e qualità: «Diciamo che all’80% ci siamo allenati per costruire il nostro gioco – confessa alla conferenza stampa pre-partita – e al 20% per mettere in difficoltà gli avversari». OSSERVATO SPECIALE – Una squadra, quella dei ramarri, che secondo Gattuso pur non essendo molto fisica sa tuttavia giocare bene a calcio e ha nel collettivo il proprio punto di forza. Vigilato speciale, secondo quanto trapela, sarà Alex Pederzoli, il 32enne regista scuola Juventus faro della manovra della formazione di Tedino. IL PRESIDENTE – Ai ramarri riserva la massima attenzione anche il presidente pisano Fabio Petroni: «Non conosco le caratteristiche del Pordenone, che pure ha disputato un campionato splendido – esordisce -. Abbiamo il massimo rispetto di questo avversario, che per noi è nuovo, ma, se sfruttiamo le nostre potenzialità, non dobbiamo avere paura di nessuno». Estremamente fiducioso, insomma, il “numero Uno” dei nerazzurri in vista della doppia semifinale-promozione. E non si lascia spaventare (e con lui tutta la squadra) del ruolo da favoriti che i toscani si sono trovati cuciti addosso: «Domenica scorsa, con la Maceratese – aggiunge Petroni – ci siamo espressi su buonissimi livelli, ma sono convinto che abbiamo ulteriori margini di crescita. Contro i marchigiani, anche la nostra punta centrale Eusepi ha disputato un buon match e lo stesso Peralta, entrato e metà ripresa è parso reattivo». Il Pisa è giunto a questa decisiva appendice del torneo in condizioni invidiabili. E potrà contare su un’Arena Garibaldi gremita in ogni ordine di posti. INCOGNITA METEO – Da vedere infine anche quanto potranno influire sul rendimento delle squadre le condizioni meteo. A Pisa oggi si prevede infatti cielo sereno e temperature, all’ora della partita, nell’ordine dei 26-27 gradi centigradi con ventilazione debole.
Ore 12.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Trecento, come gli spartani che agli ordini di Leonida affrontarono alle Termpoli l’intero esercito di Serse. All’Arena Garibaldi i 300 neroverdi non avranno davanti l’impero persiano, ma i 10 mila della repubblica marinara di Pisa. Comunque un raffronto quasi improponibile. Dovranno trovare il modo di far sentire il loro appoggio a Stefani e compagni, soprattutto nei momenti (se dovessero esserci) di maggiore difficoltà. CONTRO LA STORIA – «Gente dura e combattiva sin dai tempi delle repubbliche marinare – anche Bruno Tedino si tuffa nella storia -. Il tempo non cambia i caratteri». Già, lo impararono a proprie spese, ancora prima della nascita di Cristo, liguri e (essendo Pisa alleata di Roma) Galli e Cartaginesi. Dopo Cristo, Saraceni, Genovesi e Fiorentini. PERCORSO CONSIGLIATO – Tre i pullman del tifo organizzato neroverde con circa 160 supporters a bordo. Partenza questa mattina alle 7 da via Stadio. Per loro e per gli altri che raggiungeranno l’Accademia Garibaldi con mezzi propri è stata predisposta un’area di parcheggio riservata ai sostenitori naoniani in via Contessa Matilde, nei pressi della via di accesso al settore ospiti (Curva Sud). Per raggiungere lo stadio la società nerazzurra ha consigliato il seguente itinerario: uscita casello autostradale “Pisa Centro” – SS. 1 Aurelia (direzione Pisa) – viale delle Cascine – via Contessa Matilde – parcheggio tifoseria ospite (piazza Arcivescovado); il percorso è segnalato da apposita cartellonistica. BOTTECCHIA ESAURITO – Diversa sarà la situazione in gara 2 al Bottecchia domenica 29 maggio. Sono già stati “bruciati” in prevendita tutti venduti i biglietti a disposizione del Pordenone. Restano in vendita quelli per il settore ospiti. La società chiederà all’Amministrazione di Pordenone e alla Lega Pro l’autorizzazione ad allestire un maxischermo in centro-città per consentire la visione ai tifosi che non sono riusciti ad acquistare il prezioso tagliando.
Ore 11.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Ciò che facciamo in vita riecheggia per l’eternità». Non scomodiamo i classici: bastano le parole di Massimo Decimo Meridio (alias Russel Crowe) nel popolare Gladiatore, film di Ridely Scott, per introdurre l’impresa che sono chiamati oggi a compiere i neroverdi di Bruno Tedino all’Arena Garibaldi di Pisa. Gara uno delle semifinali playoff (livello mai raggiunto dal Pordenone) per la promozione in serie B inizierà alle 15. Il match, oltre che da sportube.tv, verrà seguito anche da Rai Sport 2. MURAGLIA PISANA – All’ingresso in campo i ramarri si troveranno in mezzo a 12 mila tifosi nerazzurri che daranno vita alle loro esaltanti coreografie e inciteranno poi incessantemente i ragazzi di Rino Gattuso. «Ho giocato all’Arena – racconta Bruno Tedino -. Il frastuono è tale che dalla panchina non riesci a comunicare con i giocatori in campo». Il Pordenone in quest’annata non si è mai trovato in una simile bolgia: «Vero – annuisce il tecnico -, ma sono sicuro che sentiremo anche le voci dei nostri tifosi (300, ndr) che avranno fatto tanti sacrifici per esserci vicini. Noi giocheremo per loro. In ogni caso – sorride poi Bruno -, in tutta la mia carriera non ho mai visto i tifosi fare gol». ASSENZE PESANTI – Tedino non nasconde il rammarico per l’indisponibilità di Cattaneo, Filippini, Martignago e Ingegneri infortunati. «Mi sarebbe piaciuto – dice infatti – avere a disposizione l’intero organico per un match così importante». Il tecnico confessa di essere combattuto se arretrare Pasa in difesa a fianco di Stefani o dare fiducia a Marchi, già impiegato, dopo il lungo infortunio, nell’ultima gara di campionato vinta (3-1) con il Giana Erminio. Il resto della formazione rimarrà invariato rispetto a quella che ha eliminato (1-0) la Casertana. Davanti a Tomei si piazzeranno Boniotti, Marchi (o Pasa), Stefani e Martin. A centrocampo Pasa (o Buratto se l’interista dovesse arretrare), Pederzoli e Mandorlini. In prima linea Strizzolo e Beltrame con Berrettoni libero di scegliersi la posizione che ritiene più opportuna. A IMMAGINE DI RINGHIO – «Il Pisa – Tedino racconta gli avversari – gioca benissimo negli ultimi 30 metri dove ha gente come Varela, Eusepi e Cani e dove cerca di far arrivare la palla più velocemente possibile. È squadra di sostanza con grinta e aggressività, caratteristiche note del suo allenatore Rino Gattuso, persona che ho conosciuto a Coverciano e stimo moltissimo». RAMARRO DI SEMPRE – Sarebbe importantissimo uscire indenni o per lo meno con il minimo scarto per giocarsi tutto in gara due in casa fra sette giorni. «Non andremo – promette Tedino – all’Arena a fare barricate. Sarà il ramarro di sempre, che proverà a fare calcio propositivo anche lì. Certo – annuisce come chi è convinto che può contare sui suoi uomini – ci vorrà tanta personalità per riuscire nell’intento. Arrivare a disputare la finale playoff (con la vincente di Lecce-Foggia, ndr) sarebbe una grande vetrina per la città, la società e la squadra. Sono certo – concluede Tedino – che i ragazzi faranno di tutto in questi 180 minuti per non lasciarsela sfuggire». Arbitrerà Guccini di Albano Laziale. PRECEDENTI – Un solo precedente all’Arena fra Pisa e Pordenone, in terza serie, nella stagione 58-59. Il Pisa vinse per 1-0 (rete di Morelli). Era il Pordenone di Cirielli presidente, con Cesarini (zio Pelota) in panca, sostituito poi da Scarpato. I ramarri chiusero all’ultimo posto, ma grazie alla ristrutturazione dei campionati conservarono la serie C.
Ore 11.20 – (Messaggero Veneto) Marcia su Pisa. Oggi è un grande giorno per il Pordenone, la città e i suoi tifosi, perché non capiterà spesso di assistere una partita all’Arena Garibaldi, a Pisa, in un impianto che ribolle di calore e ospiti di una città con storia millenaria. Sarà una trasferta da ricordare per 197 cuori neroverdi, tanti sono i biglietti venduti del settore ospiti: servirà tanto fiato e non basterà, perché saranno più di 10 mila i supporter di casa a spingere Varela e soci alla vittoria, utile per affrontare con più serenità la gara di ritorno. A proposito: visto il successo della prevendita per il match del Bottecchia, con 1.500 biglietti andati esauriti in poche ore, la società neroverde ha chiesto al Comune l’installazione di un maxischermo incentro città per creare la seconda curva del tifo neroverde. La marcia. Intanto c’è il match dell’Arena Garibaldi, gara che si gioca alle 15 e che ha visto già diversi tifosi partire ieri. Alcuni affezionati della gradinata hanno anche incontrato i giocatori in autogrill, facendosi fare la foto: Marchi, Mandorlini, Berrettoni e Pederzoli si sono ben prestati a farsi immortalare. Sentono anche loro salire la febbre neroverde, arrivata a temperature mai registrate sul termometro della città. I fan saranno raggiunti oggi nel cuore della Toscana dai loro “compagni”: alle 7, con partenza dall’area antistante la tribuna del Bottecchia, partiranno tre corriere alla volta del centro di Pisa. Ci saranno tifosi “normali”, i più calorosi della curva, perché questo è un momento storico a cui in molti non hanno voluto mancare e hanno così deciso di sobbarcarsi 10 ore di viaggio tra andata e ritorno in giornata. Una prova di forza, che potrebbe essere ricompensata da un bel risultato. La prevendita. Sono rimasti invenduti 803 biglietti del settore ospiti: stamani la cifra potrebbe diminuire di qualche unità. Non è escluso che qualche studente pordenonese iscritto all’università di Pisa possa acquistare il ticket. La prevendita è andata a gonfie vele per quanto concerne le postazioni locali. A ieri si è superata quota 10 mila: sono ancora disponibili 900 posti, di cui 800 in gradinata e 100 in tribuna: secondo quanto sostengono dalla città della Torre, in mattinata si conta di vendere ancora 5-600 tagliandi. Se si contano anche giornalisti e gli accreditati relativi al mondo del calcio, l’Arena Garibaldi oggi può anche superare le 11 mila presenze. In quanti, tra i tifosi del Pordenone, hanno mai assistito a un match tanto affollato? Maxischermo. Da stasera si penserà al match di ritorno, in programma il 29 maggio alle 16. Per l’occasione si sta lavorando, come detto, a un maxischermo, una possibilità-B per i tifosi rimasti senza biglietto. A parlarne è il direttore generale del club neroverde, Giancarlo Migliorini: «Dispiace molto – ha detto il dg – che tantissimi supporter non potranno assistere dal vivo alla gara. Ciò conferma la necessità di uno stadio nuovo, adeguato alla crescente partecipazione del tifo. Per questo ci siamo prontamente attivati nel coinvolgere l’amministrazione comunale affinché gli sportivi possano ritrovarsi tutti insieme per assistere alla gara su maxischermo nel centro cittadino. Nel contempo abbiamo avanzato la richiesta autorizzativa alla Lega Pro, da cui avremo risposta nei prossimi giorni. Confidiamo in un positivo riscontro». Nelle prossime ore si dovrebbe sapere qualcosa di più: la città ha “fame” e vuole risposte.
Ore 11.00 – (Messaggero Veneto) A Pisa senza paura, con l’intento di imporre il proprio gioco. All’Arena Garibaldi Bruno Tedino vuole un Pordenone fedele a se stesso, che ripeta ciò che ha fatto sinora, senza snaturarsi: nessun alibi legato al clima – che sarà bollente – dello stadio nerazzurro e al blasone del club avversario. I ramarri devono mantenere comunque fede al proprio Dna. «Siamo arrivati sin qui con queste doti e vogliamo giocare come sempre – afferma il tecnico neroverde –. In una partita del genere c’è bisogno di grande personalità e sono convinto che ne avremo: voglio vedere la mia solita squadra, che se la gioca senza paura. Non dobbiamo pensare che si gioca su 180’: noi dobbiamo pensare che la gara decisiva sarà quella di domani (oggi, ndr)». Tedino teme il Pisa, che ha «giocatori molti forti, in particolare negli ultimi 30 metri», e si rammarica per non avere tutta la squadra a disposizione: «Mi sarebbe piaciuto disputare questo match al completo – continua il trainer –: spero di recuperare Filippini e Cattaneo per la partita di ritorno». Tedino affronta poi il discorso legato alla difficoltà di comunicare in campo con i giocatori: «Non sarà facile – spiega –, 11 mila persone sono tante e in quello stadio fanno un gran frastuono. Vedremo». Chiusura su Gattuso: l’allenatore neroverde ha molta più esperienza in panchina del collega nerazzurro, ma, al contempo, il trainer del Pordenone si rende conto di affrontare un’icona (da giocatore) del calcio italiano. «L’ho conosciuto a Coverciano e mi è piaciuta la sua idea di gioco, sono onorato di affrontarlo», chiude con la consueta signorilità.
Ore 10.40 – (Messaggero Veneto) È la partita più importante di una storia lunga 96 anni. La squadra se la gioca non al top, perché qualche elemento manca. L’ultimo a dare forfait è Ingegneri, che porta a 4 gli assenti. Ma lo spirito è quello di chi vuole entrare nella leggenda: Pordenone famelico a Pisa. All’Arena Garibaldi, di fronte a oltre 10 mila persone, la squadra di Tedino è carica e vuole strappare un risultato positivo nella gara d’andata della semifinale playoff di Lega Pro. C’è pure il match di ritorno, domenica prossima al Bottecchia, ma i neroverdi non vogliono ragionare sui 180’ e guardano il “qui ed ora”: perché di fronte troveranno un avversario motivato dopo le parole del suo mister, Gennaro Gattuso, che dice di «sentire la città molto vicina e il Pisa dentro di sé». Conterà l’equilibrio mentale e il Pordenone dovrà fare quello che ha sempre fatto sinora: giocare senza paura. L’ambiente. Pisa è su di giri. La retrocessione in Lega Pro del Livorno, maturata venerdì sera, ha caricato ancora di più la piazza, che vive la rivalità con i cugini amaranto fin dai tempi delle Repubbliche Marinare. Per il cuore del tifo nerazzurro, la discesa in C dei vicini è già un successo, tanto che in molti hanno cominciato a festeggiare. A qualcuno di vecchia data, sotto la torre, vengono i brividi, perché una sensazione di leggerezza simile la provò nel 2000, prima del ritorno della semifinale playoff di serie C col Brescello: dopo la gara d’andata in Emilia, finita 1-1, la città pensava di salire in B senza problemi con una vittoria facile di fronte ai propri tifosi. Non fu così: si sottovalutò l’impegno e la squadra del borgo di Don Camillo e Peppone vinse e andò in finale. Il Pordenone di oggi spera di ripetere quell’impresa, tenendo anche conto che, inconsciamente, qualcuno nell’ambiente nerazzurro sottovaluta la squadra di Tedino, la vera sorpresa di questa stagione di Lega Pro. Nessuno, men che meno il Pisa, costruito con budget multimilionario per vincere il campionato, si aspettava i ramarri così in alto. Per la storia. Di certo il Pordenone non prende sottogamba la sfida, anzi. Avere il massimo rispetto di ogni avversario è stato il punto di forza del gruppo di Tedino, capace di affrontare Cittadella e Pro Patria con lo stesso spirito: così sono arrivati i 65 punti in 34 gare e la vittoria con la Casertana ai playoff. La partita è stata preparata con la giusta tensione, senza eccedere in particolari pressioni: si sa che ci sono 180’ a disposizione e si sa inoltre che la squadra ha qualità che possono far male al Pisa, team che all’Arena Garibaldi sbaglia poco (2 ko nel 2016) ma che ogni tanto, al di là dei pochi (27) gol subiti, qualcosa concede. Il Pordenone dovrà non farsi intimorire dalla spinta del pubblico nerazzurro. Ma visti i giocatori d’esperienza, con playoff e piazze “vere” alle spalle, sotto questo profilo non c’è da preoccuparsi troppo. Le ultime. L’impresa il Pordenone la tenta privo di tre attaccanti (Cattaneo, Filippini e Martignago) e, da ultimo, senza uno dei due difensori centrali, Andrea Ingegneri. Il giocatore di Lugo ha dato forfait, in quanto al fastidio al pube non gli permette neanche di correre. Perdita grave, perché la sua velocità e la sua fisicità serviva contro una torre come Cani. Al suo posto, salvo sorprese, giocherà Marchi, che rientrerà in campo dopo la gara con la Giana Erminio. Tedino aveva valutato l’arretramento di Pasa, ma a quanto pare non vuole alterare gli equilibri del reparto di mezzo e, inoltre, vorrebbe tenersi Buratto (che l’avrebbe sostituto in caso di scalata in difesa) come arma dalla panchina. Sarà un Pordenone col rombo, come domenica scorsa con la Casertana, con Berrettoni libero di agire dietro l’ex Strizzolo e Beltrame. In difesa, oltre a Marchi, ci saranno Stefani (diffidato, a rischio squalifica), Boniotti e Martin sulle fasce e Tomei in porta. Nerazzurri. Al reparto arretrato il compito di contenere la forza d’urto del Pisa, che giocherà con un 4-3-3 ulteriormente rinnovato (32ª formazione diversa in 36 partite). Attenzione a Varela e Mannini sugli esterni e, in mezzo, a Ricci, che dovrebbe tornare dal 1’ con il conseguente spostamento di Di Tacchio nel ruolo di mezzala sinistra. Servirà ordine tattico, cuore, ma anche tanta intelligenza: c’è il ritorno al Bottecchia da giocarsi.
Ore 10.20 – (Gazzettino) «Io sto andando alla ricerca di un progetto serio come ho sempre fatto nella mia vita e a pelle posso dire che sarei onorato se ci fosse la possibilità di parlare con il Padova». Tra l’altro Petrone ha seguito più volte il Padova nel campionato appena concluso assistendo alle sfide di andata e ritorno con il Bassano (altra sua ex squadra nella stagione 2013-2014), a quella con la Cremonese e a quella di pochi mesi fa con il Pordenone, alla quale era presente naturalmente anche Zamuner in qualità di consulente di mercato dei friulani. E tra Zamuner e Petrone esistono rapporti di vecchia data, senza dimenticare che tra i due c’è stima reciproca. Quanto ai biancoscudati sotto contratto, Petrone ha già allenato Altinier che con l’Ascoli ha realizzato 17 sigilli, uno in più di quest’anno. Oltre a Tedino e a Petrone, Zamuner sta sondando il terreno anche in altre direzioni. Ecco allora altri nomi gettonati: Oscar Brevi, che dopo l’ottimo campionato al Catanzaro poteva finire all’Ascoli, ma gli fu preferito proprio Petrone; Antonino Asta che ha portato il Bassano due stagioni fa alla finale play off; Roberto D’Aversa che si è messo in evidenza con il Lanciano.
Ore 10.10 – (Gazzettino) «Essere accostato al Padova mi fa molto piacere. Se ci dovesse essere un incontro, nei sarei onorato». Non usa tanti giri di parole Mario Petrone nell’esprimere il suo gradimento per i biancoscudati. Se il suo nome era stato fatto già qualche settimana fa come possibile erede di Bepi Pillon nel caso in cui Fabrizio De Poli fosse stato confermato direttore sportivo, il suo profilo resta d’attualità anche ora che al comando dell’area tecnica biancoscudata c’è Giorgio Zamuner. Non che la corsia preferenziale che porta a Bruno Tedino sia stata accantonata, pur essendoci difficoltà oggettive legate al rinnovo del contratto del tecnico e alla fermezza del presidente Mauro Lovisa a non liberarlo, ma tra gli altri indiziati ad approdare all’ombra del Santo c’è appunto anche il tecnico che due stagioni fa ha portato l’Ascoli in serie B (complici i declassamenti per illecito sportivo di Teramo e Catania) e che, nonostante l’esonero dello scorso 2 novembre, ha un altro anno di contratto con il club bianconero. Ma l’eventualità di un ingaggio da parte del Padova è un richiamo forte, come lo stesso Petrone lascia intuire. «È una piazza che merita di raggiungere nel più breve tempo possibile le categorie che le competono, come minimo la serie B. Quest’anno i biancoscudati hanno disputato un buon campionato, sono stati fatti anche degli investimenti, il che significa che la società è solida e che ha le idee chiare».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Una situazione comunque anomala, ma, tant’è, dalle parti di viale Rocco ultimamente non sono gradite nè critiche nè osservazioni su una strategia che lascia perplessi. Sin qui le notizie certe. Sulle candidature per la panchina del Padova, in attesa di conoscere quale sarà l’esito del confronto con Pillon, si viaggia a sensazioni: il Pordenone, indipendentemente da come finirà l’avventura nei playoff, non lascerà partire anche Bruno Tedino per il Veneto. Tedino è la prima scelta di Zamuner, sebbene nella sua scuderia ci sia un certo Roberto De Zerbi, ex biancoscudato, che oggi con il Foggia si gioca l’accesso alla finale per la Serie B e che pare destinato a club di categoria superiore. Per il resto, resta valido il nome di Stefano Sottili, del Bassano, sul quale c’è comunque l’Arezzo, e piace anche Oscar Brevi, la cui esperienza con il Rimini quest’anno si è conclusa malamente, esonerato a gennaio dopo essere subentrato ad Alessandro Pane.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Zamuner e Pillon hanno poi concordato di vedersi domattina, non necessariamente nella sede della società, per un faccia a faccia da cui dovrebbe scaturire la decisione definitiva da parte della proprietà, se cioè andare avanti con l’allenatore di Preganziol un’altra stagione (il che sembra assai improbabile) oppure congedarsi da lui, nonostante l’ottimo quinto posto ottenuto al termine del campionato. In serata, infatti, è previsto un secondo summit fra lo stesso Zamuner e i soci della Spa biancoscudata, in cui verranno valutate le due opzioni per la futura guida tecnica. I tempi nella scelta sono condizionati anche dal fatto che, in questo momento, il successore di De Poli deve barcamenarsi fra Pordenone e Padova e oggi i friulani sono impegnati nella prima semifinale dei playoff a Pisa. Da una parte il patron dei “ramarri”, Mauro Lovisa, insiste perché Zamuner non molli squadra nè allenatore prima della conclusione degli spareggi promozione, dall’altra il Padova, che ha già raggiunto l’accordo con il 51enne agente di San Donà di Piave, ha necessità di definire al più presto l’organigramma dell’area tecnica, per allestire al meglio la rosa della prima squadra.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Il Padova, a livello comunicativo, non c’è proprio. Basti pensare che neppure le “dritte” alla stampa considerata amica risultano veritiere. E allora, come purtroppo succede ultimamente, da dopo la decisione di dare il benservito al direttore sportivo Fabrizio De Poli, il cui posto verrà preso da Giorgio Zamuner, oggi consulente di mercato del Pordenone, le notizie sicure bisogna andarsele a cercare lontano da viale Rocco. I fatti dicono che venerdì sera, contrariamente a quanto riportato da un organo di stampa, non c’è stato alcun incontro tra il futuro direttore generale (con delega alla gestione sportiva) biancoscudato e Giuseppe Pillon, ma semplicemente una lunga telefonata, il primo contatto diretto fra i due, dopo che l’a.d. Roberto Bonetto il giorno prima aveva anticipato al tecnico che il neo-dirigente (non ancora ufficializzato) si sarebbe fatto vivo. La chiacchierata è stata cordiale e tutt’altro che superficiale, ma non si è parlato affatto di soldi e contratto, bensì solo di giocatori.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Dopo giorni di attesa, finalmente la chiamata attesa da Giuseppe Pillon è arrivata. Giorgio Zamuner — direttore generale con delega all’area tecnica «in pectore» del Padova, in attesa dell’annuncio ufficiale atteso dopo il termine dei playoff del Pordenone — ha chiamato il tecnico trevigiano. I due hanno concordato di incontrarsi lunedì mattina e il faccia a faccia precederà l’ultimo passaggio ufficiale prima della decisione finale del dirigente di Sandonà. Come noto Zamuner ha già informato il presidente friulano Mauro Lovisa della scelta compiuta e, dando precedenza al Pordenone, sta comunque lavorando sottotraccia per il Padova. Al termine dell’incontro in cui, salvo sorprese che al momento non sembrano prefigurarsi, Zamuner comunicherà direttamente a Pillon la volontà di non puntare su di lui per la prossima stagione, ci sarà un ultimo passaggio formale prima del divorzio tra il club di viale Nereo Rocco e il tecnico di Preganziol. Zamuner punta forte su Bruno Tedino (vincolato però al Pordenone fino al giugno 2018) o, in alternativa, su un altro profilo (in questo momento i nomi in ballo sono D’Aversa, Asta, Petrone e Oscar Brevi, mentre vanno esclusi per diversi motivi Sottili e De Zerbi, che sarebbe stato il sogno biancoscudato). Nella serata di lunedì, poi, ci sarà un altro incontro con i soci per certificare con ogni probabilità il divorzio con Pillon. Che si riterrà libero di accettare la proposta arrivatagli da un club di serie B (l’Ascoli è una possibilità). Nel frattempo, vanno registrati decisi passi in avanti per il prolungamento di contratto di Marcus Diniz. Il difensore brasiliano aveva una promessa di ritocco delle cifre percepite e di allungamento di un ulteriore anno rispetto alla scadenza del 30 giugno 2017. L’appuntamento decisivo è previsto per la prossima settimana. Più che possibile, infine, la conferma sulla fascia sinistra di Alessandro Favalli.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica finale: Cittadella 76, Pordenone 65, Bassano 62, Alessandria 57, Padova 54, Cremonese 53, Reggiana 52, FeralpiSalò 50, Pavia 49, SudTirol 44, Renate 43, Giana Erminio e Lumezzane 42, Pro Piacenza 39, Cuneo e Mantova 34, AlbinoLeffe 20, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la trentaquattresima giornata: Cremonese-Cuneo 2-1 (Sansovini (Cr) al 15′ st, Brighenti (Cr) al 22′ st, Cavalli (Cn) al 38′ st), FeralpiSalò-Pavia 1-3 (Manconi (Pv) al 9′ st, Ferretti (Pv) al 13′ st, Romero (Fs) al 35′ st, Ferretti (Pv) al 44′ st), Lumezzane-Pro Piacenza 0-0, Mantova-AlbinoLeffe 1-1 (Gonzi (Mn) al 25′ pt, Magli (Al) al 33′ pt), Padova-Alessandria 4-0 (Fabiano (Pd) al 4′ pt, Petrilli (Pd) al 23′ pt, Altinier (Pd) al 25′ pt e al 1′ st), Pordenone-Giana Erminio 3-1 (Bruno (Ge) al 12′ pt, Beltrame (Pn) al 16′ pt e al 2′ st, Valente (Pn) al 36′ st), Reggiana-Bassano 2-2 (Mignanelli (Re) al 47′ pt, Momenté (Ba) al 27′ st, Alessi (Re) su rigore al 37′ st, Cenetti (Ba) al 46′ st), Renate-Pro Patria 3-1 (Napoli (Re) al 3′ pt, Teso (Re) al 10′ pt, Santana (Pp) al 35′ pt, Ekuban (Re) al 20′ st), SudTirol-Cittadella 2-3 (Fink (St) al 5′ pt, Tait (St) al 11′ pt, Litteri (Ci) al 12′ pt, Paolucci (Ci) al 43′ pt, Coralli (Ci) al 25′ st).
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