Live 24! Padova, si guarda al futuro aspettando l’incontro Zamuner-Pillon

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Ore 20.40 – (Il Piccolo) Sale la febbre nella tifoseria alabardata in vista del play-out di domenica prossima fra Triestina e Liventina (inizio ore 16). Già domani pomeriggio aprirà la prevendita dei biglietti, che si terrà esclusivamente al Centro di coordinamento. Oggi ci sarà l’ufficialità sui prezzi, che dovrebbero essere praticamente uguali a quelli dell’ultima volta. Per la prevendita il Centro di coordinamento di via dei Macelli resterà aperto domani e giovedì con orario 16-19, venerdì e sabato con orario 9-12 e 16-19, e infine domenica mattina 9-12. Al pomeriggio di domenica apriranno poi le biglietterie dello stadio. Una partita così importante in uno stadio pieno di gente, con la speranza che l’esito sia favorevole ai colori alabardati, sarebbe anche il miglior spot per fidelizzare nuovi tifosi, soprattutto giovani. È quanto ha pensato anche il gruppo della Curva Furlan, che in questi giorni infatti svolge una fitta opera di volantinaggio (con tanto di manifesti) in tutte le scuole per invitare i ragazzi a venire domenica in curva. «Dopo lo studio tutti allo stadio», recita il titolo del volantino distribuito agli studenti, invitandoli alla partita di domenica. Quello della curva è in pratica un progetto di ricambio generazionale: «Al Rocco non si è mai potuto esultare davvero per una vittoria finale importante, salvezza o promozione che sia – spiega Lorenzo Campanale, portavoce della Curva Furlan – per le presenze però non si può sempre contare solo sullo zoccolo duro, per questo cerchiamo di portare finalmente dei giovani allo stadio: e se domenica vedono una bella curva, uno stadio pieno, si divertono e vivono emozioni, potrebbe essere che tra qualche mese non vedano l’ora di ritornare al Rocco. Non abbiamo mai festeggiato qualcosa in questo stadio, ora la ruota deve girare. Le premesse ci sono tutte, adesso che finalmente c’è una società seria e presente, e c’è una tifoseria nuovamente compatta che ha superato i problemi degli ultimi tempi. Il nostro è un vero e proprio progetto di ricambio generazionale». Ma che la Curva Furlan stia lavorando sui giovani, lo dimostra anche l’organizzazione del camp per i bambini che si svolgerà nell’ambito della festa Grido Libero (che celebrerà anche il decennale del gruppo) che si terrà a Domio sabato 25 giugno. Già lo scorso anno ci furono una cinquantina di bambini per una partitella, stavolta si faranno le cose più in grande con un vero camp: allenamenti al mattino con 3-4 allenatori (e quello dei portieri sarà Michele Contento), colazione, pranzo, giochi e intrattenimento, quindi al pomeriggio le partite e verso sera le premiazioni. Il costo è di 10 euro (inclusi colazione, pranzo e t-shirt commemorativa). Per le iscrizioni dei bambini chiamare il numero 3423597141 o mandare una mail a curvafurlan@yahoo.it.

Ore 20.10 – (Corriere delle Alpi) Pres, ci andiamo in Lega Pro? La conquista della finale playoff da parte del Belluno fa sorgere spontanea la domanda, che non può essere rivolta che al numero uno di Piazzale della Resistenza Gianpiero Perissinotto, che insieme al tutto il cda gialloblù sa bene quali sono i costi per affrontare il professionismo. Sia chiaro, prima di tutto il Belluno dovrà vincere in casa del Campodarsego, non un compito facile, ma Corbanese e compagni in tutta la stagione hanno dimostrato di potersela giocare contro chiunque e la vittoria di domenica in casa dell’Este, che nell’intera stagione aveva perso una sola volta tra le mura amiche, conferma che la missione è possibile. Presidente, ipotizziamo di vincere a Campodarsego, poi cosa succede? «Ci godiamo la vittoria. Battute a parte, per avere la possibilità di essere ripescati bisogna presentare la domanda e credo anche consegnare una cifra considerevole (500 mila euro, ndr) e questo fa subito capire che non è una cosa a cui possiamo pensare in questo momento. Inutile girarci intorno, è meglio essere oggettivi, in questo momento non siamo attrezzati per affrontare la Lega Pro, che ha dei costi davvero insostenibili. Pensiamo a toglierci tutte le soddisfazioni che possiamo in questo momento, ma la domanda non si farà. Personalmente, per come sono fatto io, preferisco vincere sul campo e guadagnarmi la promozione, non essere ripescato». Che budget servirebbe per affrontare la Lega Pro? «Non saprei, non azzardo una cifra, sicuramente servirebbe l’attuale budget, moltiplicato per tre o addirittura per quattro. In questo momento stiamo lavorando per rafforzare il settore giovanile e per ampliare le strutture a nostra disposizione». Secondo lei arriveranno mai i soldi necessari per fare il salto? «Me lo auguro, ogni anno siamo alla ricerca di nuovi sponsor che possano entrare nella nostra famiglia e darci una mano. È ovvio che per salire servirebbe l’entrata di uno sponsor davvero importante. La volontà di migliorare però c’è. Per preparare una Lego Pro ci vogliono anni, se no rischi che l’avventura finisca male. Bisogna evitare l’errore che abbiamo fatto in passato, dopo la retrocessione dalla serie C2 c’è stato il rischio del fallimento. In quel momento ci siamo guardati in faccia e abbiamo tirato fuori ognuno il portafoglio per salvare la società. Stiamo pagando ancora oggi quell’errore commesso più di 10 anni fa. Non è un caso che molte società, una volta retrocesse, falliscano. Tempistiche per provare il salto? Impossibile dare una data in questo momento». Il campo sintetico si farà? «Stiamo parlando con il Comune e proprio venerdì abbiamo un incontro con l’assessore allo sport per continuare le trattative. Mi è stato detto che c’è la disponibilità per portare avanti il progetto, ma dobbiamo vedere dove si potrà fare. Abbiamo bisogno di migliorare e aumentare le strutture, il prossimo anno avremo due squadre nuove, gli Allievi e i Giovanissimi sperimentali». Domenica il Belluno è risuscito a espugnare uno dei campi meno battuti di tutto il girone. «Contro l’Este abbiamo fatto la partita perfetta, i ragazzi e il mister sono stati davvero bravi. Il primo tempo abbiamo contenuto gli avversari mentre nel secondo abbiamo giocato solo noi, loro hanno tirato una volta in porta mentre il nostro portiere non è mai stato impegnato. Il passaggio del turno è meritato, visto oltretutto che avevamo tre assenze importanti davanti come Duravia, Acampora e Farinazzo, mister Vecchiato aveva una formazione quasi obbligata. E adesso? Ci vediamo a Campodarsego».

Ore 19.40 – (La Provincia Pavese) Le strade di Pavia e Cosenza in questi ultimi giorni si stanno incrociando spesso. Se sul campo al Fortunati domenica pomeriggio gli Allievi azzurri hanno avuto la meglio continuando la propria corsa nella fase finale nazionale sul piano mercato c’è un nome che continua a fare da spartiacque tra presente e futuro tra i due club, quello di Giorgio Roselli. Il contratto del tecnico umbro scadrà il 30 giugno 2017 ma la continuazione dipende dalla valutazione sui progetti del Cosenza e quelli del Pavia. Non è un mistero che già ci siano stati contatti tra Roselli e il Pavia con il dirigente responsabile della prima squadra. In questi giorni è tornato in Italia anche David Wang e potrebbe esserci anche un incontro tra i rappresentanti azzurri e il tecnico umbro per valutare la proposta e i programmi di via Alzaia prima del suo ritorno a Cosenza. Roselli vuole un contratto biennale per lasciare la Calabria e ci sta visto che ha già in tasca un contratto per la prossima stagione a Cosenza. L’ex tecnico del Pavia era atteso per oggi, al massimo domani, in Calabria, ma la sua partenza da Genova è stata rinviata. E’ in arrivo invece il direttore sportivo Mauro Meluso che discuterà del suo futuro a Cosenza con il presidente Eugenio Guarascio. Solamente dopo che sarà chiara la sua permanenza a quel punto eventualmente scenderà al sud anche Roselli per discutere della sua eventuale permanenza. Tutto è legato anche al budget dei calabresi che se aumenterà, esaudendo così le richieste dell’area tecnica rossoblù, significherà la prosecuzione del rapporto con ds e allenatore. A Pavia a questo punto negli ultimi giorni si continuano a tener calde altre piste e i nomi che rimangono in auge sono tre. Il primo è quello di Benny Carbone: l’ex capitano azzurro e per un breve periodo già sulla panchina del Pavia, che ha lasciato per la breve esperienza in B al Varese, ha già parlato con David Wang nelle scorse settimane. Un altro nome sul taccuino di Aldo Preite rimane quello di Luca D’Angelo, tecnico pescarese reduce dalla conclusione della propria avventura ad Andria. Il terzo profilo valutato dal Pavia è quello di Giovanni Cusatis che è stato calciatore azzurro per una stagione (1987-88) e dopo le esperienze in prime squadre come Pro Patria e Alessandria negli ultimi anni ha seguito come collaboratore Giuseppe Sannino, a partire dall’avventura inglese al Watford fino a quella breve di questa stagione al Carpi in serie A. La scorsa estate Cusatis, in coppia con Preite, era dato come tandem per la conduzione tecnica del Varese prima che i biancorossi non si iscrivessero al campionato di Lega Pro, dovendo ripartire poi dall’Eccellenza vinta in scioltezza.

Ore 19.10 – (Gazzetta di Reggio) Mister Antonino Asta interessa all’Arezzo. Secondo indiscrezioni di mercato la società toscana avrebbe fatto un sondaggio per l’ex tecnico del Lecce il cui nome in questo ultimo periodo è stato accostato anche alla Reggiana come possibile sostituto di mister Alberto Colombo (che comunque ha un altro anno di contratto e gode della fiducia del presidente Stefano Compagni). Campionato primavera. Intanto la Reggiana comunica che in occasione della finale del campionato Primavera che si disputerà allo stadio di Reggio Emilia sabato 4 giugno alle 20.30 gli abbonati granata potranno usufruire del biglietto ridotto.

Ore 18.40 – (Gazzetta di Mantova) Entro sabato 28 il Mantova avrà presentato ai soggetti interessati le opportunità per l’ingresso in società nell’ambito del piano predisposto dall’imprenditore farmaceutico lodigiano Giovanni Meazza e dal patron biancorosso Serafino Di Loreto. «Per il momento – ha ricordato Di Loreto – non ci sono date certe sull’incontro con gli imprenditori interessati alla nostra proposta, ritengo comunque che entro queste due settimane saranno maturate le condizioni per avere un quadro più preciso della situazione». Meazza, che sabato sera è stato a cena con Di Loreto, ha in mente le linee principali del piano e le esporrà ai soggetti coinvolti nel progetto tendente a potenziare in maniera rilevante l’asset societario del Mantova, dal quale con ogni probabilità verrà a mancare la figura dell’ex presidente Michele Lodi, che sta proseguendo a liquidare gli impegni di sua spettanza e che potrà quindi concludere la sua esperienza biancorossa. Appare molto probabile, se non scontato, un consistente disimpegno dei soci mantovani, attualmente detentori del 26% (il 4% è dell’imprenditore Carlo Alberto Savoia, da tempo assente dal Martelli) e intenzionati a terminare dopo oltre sei anni l’avventura al Mantova. Di Loreto ha anche confermato l’eventualità che un gruppo di industriali asiatici, sulla scia di quanto fatto dal gruppo cinese al Pavia, possa entrare a far parte della società: «Sono in contatto con un intermediatore romano – spiega il patron biancorosso – che nel giro di qualche giorno mi fornirà la tempistica per una riunione con questa seconda cordata interessata a far parte della società. Bisognerà vedere quale sarà il peso che gli interessati intenderanno accollarsi per il bene del Mantova».

Ore 18.20 – (Gazzetta di Mantova) Dicono che l’abito non fa il monaco? Hanno ragione da vendere e se stentate a crederci date un’occhiata a mister Luca Prina: all’apparenza compìto e pacato sin dall’anagrafe, dal timbro di voce gentile e dai modi garbati, quasi timidi; tutto il contrario dei «sergenti di ferro», all’apparenza…L’uomo che ha impresso la svolta alla stagione del Mantova, giorno dopo giorno, pare assumere le sembianze dell’Al Pacino-Tony D’Amato di Ogni maledetta domenica, quello che fa il contropelo ai suoi ragazzi con poche stilettate: «Ogni maledetta domenica si vince o si perde, resta da vedere se si vince o si perde da uomini». D’accordo, l’arrivo di Prina è unanimemente riconosciuto come un affare per il Mantova e queste considerazioni non sarebbero necessarie ai pochi scettici per inquadrare meglio il tecnico piemontese, tuttavia fa bene sapere che il mister biancorosso ha le carte in regola per completare la sua impresa, non foss’altro perchè «Io qui sono venuto a otto partite dalla fine per salvare la squadra, non sono mai retrocesso e non accadrà nemmeno stavolta. Punto». Chi ripensa ai modi sobri, fin troppo cortesi di Maspero e Javorcic è servito, il Mantova che sta nascendo per i playout non può cambiare le gambe nè indossare scarpe da re, ma può cambiare testa e anima, può indossare la tuta del camallo cavandosi il gilet da studentino. Può diventare finalmente un gruppo pronto a giocare col coltello fra i denti. «L’attesa non mi piace – sbotta il mister al termine del primo allenamento a porte chiuse, che oggi sarà raddoppiato – finalmente siamo nella settimana che ci porterà alla prima partita. Parliamo poco, lavoriamo tanto perchè sappiamo che ci attendono due partite imponderabili, nelle quali dobbiamo preparare anche delle novità tattiche che finora non avevamo provato e che possiamo riuscire ad applicare se scendiamo in campo con la mentalità giusta, di chi si sta giocando la gara della vita». Prina non ama pensare che il 2-0 al Cuneo del febbraio scorso possa essere il modello di gara a cui puntare: «Sono cambiati due allenatori (lui per Javorcic e Fraschetti per Jacolino, ndr) è tutta un’altra cosa. Partire avendo due risultati su tre a disposizione può essere un vantaggio solo se si gioca con la testa giusta». Lo stato d’animo della squadra è positivo, Prina non parla a vanvera e ci crede a ciò che dice: «Il nostro termometro è buono, pensiamo a prepararci al meglio senza cambiare modulo nè sovraccaricare di tensione la partita. Dobbiamo avere la “ferocia” degli animali verso la preda, il Cuneo dev’essere il nostro obiettivo». La compattezza e la cura dei dettagli sono altri due perni del lavoro del mister: «Questa squadra può salvarsi perchè quando sono arrivato – dice Prina – ha avuto l’umiltà di compattarsi e di non perdere l’opportunità di raggiungere, anche se col terzo allenatore, il suo obiettivo. Lavoriamo tanto, lavoriamo sulle palle inattive e su come fermare un ottimo giocatore come Chinellato, che ha fatto 12 gol e va curato. Grande attenzione, fame di vittorie e condizione saranno le nostre armi, ci crediamo».

Ore 17.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Un massacrante viaggio in pullman di ritorno da Lecce per il Bassano, dopo il ko subito al Via del Mare. Un 3-0 per i pugliesi e la corsa playoff finisce qui, ma andando a scandagliare ai raggi x la partita di domenica, l’episodio che ha affossato il Bassano è stato il «rosso» a Gianmaria Rossi dopo appena dieci minuti. È lì che l’ago della bilancia ha cominciato a pendere dalla parte del Lecce. Messi da parte i sogni di serie B, si apre un periodo di riflessioni e decisioni: ad esempio Stefano Sottili non è certo di restare a Bassano. Sono circolate voci di un possibile interessamento del Padova ma non è arrivata alcuna conferma. L’amarezza resta ma il Bassano è stato costruito con il nono budget della categoria ed è stato comunque capace di raggiungere i playoff per il secondo anno consecutivo. Sottili adesso vuole capire quali programmi ci sono per la prossima stagione, se la famiglia Rosso abbia voglia di crescere negli investimenti o se questa sia la dimensione massima. Il contratto in scadenza aumenta l’incertezza sul conto di Sottili, che ha preso con filosofia l’eliminazione: «Abbiamo subito rigore ed espulsione dopo dieci minuti — ha detto il tecnico giallorosso — purtroppo è andata così, eppure avevamo la sensazione di poter segnare, tanto che Proietti alla fine mi ha detto: “Mister, se avevamo ancora una decina di minuti avremmo fatto gol”. La partita si è messa subito in salita, eppure abbiamo avuto l’occasione di riaprirla due volte. Rossi ha fatto una cosa istintiva e ha sbagliato, non si può colpevolizzarlo. Siamo comunque orgogliosi, in dieci contro undici abbiamo fatto quello che potevamo».

Ore 17.30 – (Giornale di Vicenza) «Nonostante il risultato di domenica vorrei fare i complimenti alla mia squadra per aver dimostrato un grande impegno in una partita davvero difficile. Sono orgoglioso di voi. Forza Bassano!».L’ipse dixit appartiene a Renzo Rosso, postato sui social e sintetizza lo stato d’animo del Grande Capo che non è il commiato di protocollo di ogni epilogo stagionale, bensì l’immagine di una proprietà comunque fiera di una squadra che l’estate scorsa avrebbe dovuto salvarsi e invece è approdata ai playoff resistendo alla partenza, cammin facendo, del suo leader riconosciuto Iocolano. Premessa doverosa per dimensionare i consuntivi alla realtà: per il terzo anno di fila Bassano ha fabbricato un campionato in edizione speciale e in un’ipotetica classifica dell’amarezza non c’è paragone con lo scorso anno quando i giallorossi furono defraudati nelle aule dei tribunali prima di inchinarsi al Como in finalissima in un doppio duello scandito da una raffica di coincidenze negative.Ma agli spareggi – e non da oggi – gli episodi tracciano il solco. Come a Lecce l’altroieiri: 10 minuti di dittatura virtussina, il Lecce costretto in buca nel suo regno che non riesce manco a superare la metà campo, poi quel lancio tranciante, rigore ed espulsione e la gara che per chiunque sarebbe finita lì. E al contrario Bassano è rimasto aggrappato al macth con le unghie e coi denti, Piscitella per due volte ha avuto l’opportunità di riaprire i giochi.GARANZIA. Per rimanere ai vertici dove Bassano abita da un triennio la prima certezza è l’impegno e l’entusiasmo di una famiglia che il mondo del calcio invidia a questo club e il supporto di una compagine di soci di primissimo piano che assicurano solidità e futuro al pallone del territorio. La loro presenza a ranghi completi l’altroieri nel Salento è emblematica di come il management del Soccer Team intenda conferire progettualità e programmazione ad ampio respiro al Bassano. E a prescindere dalle sirene patavine, salvo cataclismi, rimarrà come da contratto (a scadenza 2017) Werner Seeber, il digì ed architrave dell’arrembante triennio della Virtus. Quanto a Stefano Sottili, il tecnico si incontrerà entro fine settimana con Seeber e il presidente Stefano Rosso. Col pres c’era un discorso avviato per il rinnovo dell’annuale e anche se Renzo Rosso in persona nell’ultimo mese non abbia risparmiato punture di spillo al trainer toscano, le possibilità di permanenza sono comunque fluide. E non sarà il semplice contatto e niente più avuto con la Ternana a frenare una sua conferma qua. Eppure se sul web affiorano i nostalgici di Petrone (in tribuna a Lecce, ndr) tutto dipenderà dalla pianificazione: con un organico pronto a mirare dai playoff in su, Sottili sottoscriverebbe il prolungamento, diversamente potrebbe scegliere di attendere.E in questo senso i comandanti virtussini sarebbero entrati nell’ordine di idee di provvedersi per l’anno che verrà di una finalizzatore di vaglia, un centrattacco dal bottino certificato per risolvere l’anemia offensiva che quest’anno ha rappresentato il primo problema di un roster che costruiva e manovrava come nessuno.LA ROSA. Riguardo ai giocatori saluteranno in diversi. Quelli che ritornano alla base per fine prestito: si congederanno D’Ambrosio, Soprano, Gargiulo, Voltan, Piscitella e Momentè. Resteranno in ossequio al contratto, Rossi, capitan Bizzotto, Barison, Stevanin, Proietti, Falzerano, Candido, Maistrello, Laurenti e Fabbro. Degli altri, per il portiere Costa deciderà l’Inter, titolare del cartellino, ma vorrebbe mandarlo a giocare con continuità, mentre della vecchia guardia sono in bilico Semenzato, Pietribiasi e Toninelli. Per Misuraca si lavora già a un allungamento, il rinnovo di Cenetti è reclamato a furor di popolo, Davì prima di mollarlo a cuor leggero è consigliabile pensarci due volte, poi punto interrogativo su Martinelli e Germinale.

Ore 17.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) La società nerazzurra toscana ha avanzato la richiesta di allargare Curva Nord e gradinata per portare la capienza totale a 14 mila 700 posti, “aggiungendo” almeno 1500 fan. La capienza reale dell’Arena Garibaldi è proprio di 14 mila 700 posti, ma dal 2008 in poi è stato concesso una sola volta al club di arrivare al massimo, sempre nei playoff di LegaPro, su intervento dell’allora prefetto Francesco Tagliente. A suo giudizio, e anche secondo logica, era molto più pericoloso per l’ordine pubblico lasciar fuori duemila persone arrabbiate anziché averle dentro lo stadio entusiaste. RINGHIO – Il tecnico del Pisa, l’ex milanista Gennaro Gattuso, confida molto nella spinta dei supporter. «Un calore e un abbraccio del genere sono bellissimi – parole sue – ma inevitabilmente fanno sentire anche un po’ la pressione e l’aspettativa di tutta una città». Il direttore generale Fabrizio Lucchesi, ex di Roma e Fiorentina, gli fa eco: «Lo ammetto. Sarà che invecchiando si diventa un po’ più inclini alla lacrima, ma i ragazzi in campo e i tifosi sugli spalti mi hanno fatto commuovere». Quindi l’annuncio: «Contro la Maceratese lo stadio è stato appena sufficiente a contenere tutti dato che sugli spalti c’erano oltre 9 mila persone e che l’Arena è abilitata per 10 mila. Per questo abbiamo chiesto alle autorità di aumentare la capienza per la gara di domenica pomeriggio con il Pordenone». La richiesta riguarda soprattutto i settori più popolari: «Non lasceremo nulla d’intentato – assicura Lucchesi –. Anche se in Curva Nord i margini di manovra sono abbastanza esigui, qualche altro centinaio di posti può comunque essere aggiunto. In gradinata invece si può fare molto di più». STUDIO – Di nuovo “Ringhio” Gattuso: «Con la Maceratese abbiamo sofferto nei primi 20’, ma non dimentichiamo le qualità dei nostri avversari. E nemmeno il peso della pressione: sono venuti in duemila ad accompagnarci allo stadio. Poi, una volta usciti dal sottopassaggio, abbiamo visto oltre novemila persone. In situazioni simili il cosiddetto “braccino” viene a tutti, anche ai più esperti. Basta vedere quel che è accaduto a Lecce: nei primi minuti il Bassano ha dominato, poi i padroni di casa hanno avuto un rigore, gli ospiti sono rimasti in 10 ed è cambiata la partita». E adesso? «Qualche ora di riposo – dice l’ex mediano azzurro, campione del mondo -, una cena fuori con mia moglie e poi ci rigetteremo a capofitto sul lavoro. C’è un avversario forte come il Pordenone da studiare a dovere». Conclude il giocatore Andrea Lisuzzo, ex di Palermo e Novara: «Stiamo bene fisicamente, siamo in salute e possiamo toglierci grandi soddisfazioni».

Ore 16.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il centrocampo spinge il Pordenone alla semifinale playoff. Lo stesso reparto ha portato tanti punti utili in tutto il campionato all’undici del Noncello. Il dato fa riflettere e testimonia quanto completa sia diventata nel tempo la squadra allenata da Bruno Tedino: se non segna l’attacco (domenica ci hanno provato tutte e tre le punte, fermate dai miracoli del portiere casertano), ci pensa la mediana. Una piacevole abitudine, ormai. Era successo già alla prima giornata, al Garilli di Piacenza. Allora andò a segno proprio Alex Pederzoli su punizione, garantendo al Pordenone il primo punto stagionale. Centrocampisti decisivi anche nell’1-1 contro la Cremonese, con Mandorlini a firmare il vantaggio neroverde. Stesso marcatore per il 2-0 provvisorio (poi diventato 2-1) di Gorgonzola, contro la Giana Erminio. A Renate, poi, tornò a segno Pederzoli, che “aprì” pure la partita di Meda. Altra rete del regista in Pordenone-Lumezzane, una sfida iniziata male ma ricucita strada facendo dalla mediana neroverde. Tutta del centrocampo, invece, la vittoria contro il Padova, firmata dallo stesso Pederzoli e sigillata da Matteo Buratto. Idem contro la Reggiana, con Simone Pasa autore del gol-vittoria. Contro il Cuneo, poi, decisivo il 2-1 di Matteo Mandorlini. Infine, ecco il rigore di Pederzoli, a decidere il quarto di finale di domenica scorsa. In totale, esclusa la gara contro la Casertana, il centrocampo ha portato ben 18 punti alla causa del Pordenone, realizzando 9 reti nella stagione regolare. Un bottino considerevole. Anzi, fondamentale.

Ore 16.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) È richiesto l’aggiornamento obbligatorio dei sussidiari di geografia pallonara. Qual è la nuova capitale del Nord calcistico in LegaPro? Pordenone. La revisione scaturisce dall’abbattimento sportivo degli altri capoluoghi candidati, vedasi Bassano e Alessandria, che al confronto con il Sud hanno avuto la peggio. RAMARRI UBER ALLES – Il girone A della Terza serie esce spolpato dai quarti di finale dei playoff. Non solo in termini di sconfitte, due su tre, ma pure pesando il divario: Lecce-Bassano 3-0, Foggia-Alessandria 2-0. Controbilanciamento con l’1-0 di Strizzolo e soci al Bottecchia a spese della Casertana. Nel confronto «di centro» Toscana-Marche esce vincitore il Pisa: 3-1 alla Maceratese. Nel complesso, dunque, il Pordenone tiene alta la bandiera fra gli Appennini e le Alpi. Per ora il vessillo neroverde garrisce in LegaPro. È appeso su una lancia in resta orientata verso la serie B. METABOLISMO LENTO – Non è un problema fisico, è lo stato d’animo esternato dal presidente della Casertana dopo la sconfitta di Pordenone. «Ora dobbiamo metabolizzare questa eliminazione amara. Con un pizzico di fortuna saremmo arrivati più lontano – sono le parole di Pasquale Corvino -. Questa partita è il degno epilogo di un periodo non certo fortunato che ha caratterizzato gran parte del girone di ritorno. Bisogna però guardare il lato positivo della stagione. Abbiamo centrato con merito i playoff, il risultato più importante degli ultimi 24 anni. Grazie ai nostri tifosi, che ci sono sempre stati vicini, e anche questa volta hanno macinato chilometri per sostenere la loro squadra del cuore». VIRUS – Di tipo intestinale è stato quello che ha obbligato all’uscita anzitempo il portiere del Pisa, Giacomo Bindi, nel quarto di finale. Tutto rientrato, dopo i «crampi» patiti domenica. Il classe ’87, scuola Inter, ha sofferto gli effetti del virus che, la notte precedente, aveva posto a rischio la sua presenza in campo. Bindi torna a disposizione con la ripresa odierna degli allenamenti.

Ore 16.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Pisa-Pordenone, gara uno di semifinale playoff si giocherà domenica alle 15 all’Arena, con diretta su RaiSport. Ritorno al Bottecchia il 29 alle 16. Il sogno continua. IMPRESA NEROVERDE – Oltre 9 mila paganti hanno visto domenica il Pisa battere 3-1 la Maceratese. Quasi 10 mila, al Via del Mare, Lecce-Bassano (3-0). Addirittura 17 mila allo Zaccaria hanno sostenuto il Foggia (2-0) contro l’Alessandria. Sono numeri da serie B, dove solo Bari (21 mila), Cagliari, Cesena e Salernitana (12 mila) hanno una presenza media a gara superiore. In serie A non sono arrivati a tanto Carpi (8 mila 900) e Frosinone (7 mila 300). Le cifre danno l’idea dell’impresa di Stefani e compagni, approdati alle finali a quattro grazie all’1-0 (rigore di Pederzoli) rifilato domenica alla Casertana davanti a 1600 spettatori di fede neroverde e 300 campani, in uno stadio non più adeguato alle grandi ambizioni neroverdi. REALTÀ E SIRENE – Inevitabilmente l’ottima stagione dei ramarri ha attirato l’attenzione. Da qui i contatti per attivare una collaborazione con la Juventus, non solo a livello di settore giovanile. Da qui anche, inevitabilmente, le sirene di altri club per le figure che hanno contribuito rendere memorabile l’annata neroverde. Ieri i media padovani davano già per certo l’arrivo di Giorgio Zamuner (consulente di mercato di Lovisa) nelle vesti di direttore generale, affiancato da Simone Tognon (con il patentino di direttore sportivo, come attualmente Marcelo Mateos nel Pordenone). Una testata dà addirittura come possibile la presentazione ufficiale di Zamuner a Padova già domani. Cosa che sarebbe inopportuna, visto che i neroverdi sono impegnati nella corsa per la promozione in B. A Zamuner i vertici del Padova sarebbero arrivati dopo il «niet» pronunciato da Seeber, attuale ds del Bassano. I media patavini ripetono che Zamuner vorrebbe portare con sè anche Bruno Tedino, legato al Pordenone da un contratto triennale. Alla corte biancoscudata ricordano però che pure Calori ai tempi di Foschi aveva un pluriennale con il Portogruaro, ma che fu liberato pagando una sorta di penale. PRO E CONTRO – Quella che venerdì era solo una voce trova quindi riscontro nella stampa veneta. Del resto Zamuner non l’aveva smentita. Né lo aveva fatto la società neroverde. Mauro Lovisa non ha gradito (e non ha mancato di rimarcarlo), invece, l’ipotesi che Tedino possa davvero seguire il consulente di mercato a Padova. «Con Bruno – assicura – c’è un ottimo rapporto, piena sintonia e un progetto triennale da portare avanti». Né ha gradito che il rumor sia stato diffuso alla vigilia della Casertana. Una possibilità allontanata opportunamente anche dal tecnico, che ha affermato con ironia di essere stato contattato, al momento, solo da un club di Lega D. Rispondendo picche. L’ANNO DEL RAMARRO – La «voce», che fra la dirigenza ha condizionato per certi versi anche il post partita, non ha turbato invece la squadra, che ha vinto e festeggiato a fine incontro. Il popolo neroverde sa che Stefani e compagni faranno lo stesso a Pisa, indipendentemente dalle ipotesi di mercato che verosimilmente riguarderanno pure loro, perché questo sembra proprio l’anno del ramarro. La società deve essere fiera che uomini scelti la scorsa estate per essere rilanciati siano ora apprezzati da tutti. Anche perché, come ha spesso ripetuto Mauro Lovisa, «allenatori, ds e giocatori vanno e vengono. Ciò che resta e che conta veramente è la società».

Ore 15.40 – (Messaggero Veneto) Missione numero uno: decifrare il Pisa. Bell’impegno quello che attende il gruppo di lavoro di Tedino. Il motivo? Benvenuti nel “caos organizzato”: l’avversario di domenica, in 35 gare tra campionato e play-off, è sceso in campo con 31 formazioni diverse e sviluppando almeno tre moduli, partendo dal 3-5-2, passando per il 3-4-1-2 e finendo col 4-3-3, schema quest’ultimo utilizzato domenica scorsa al cospetto della Maceratese. I media della città toscana dicono che, domenica prossima, Gattuso darà continuità a uomini e modulo che hanno sconfitto il team marchigiano. Ma chi si fida? Il tecnico nerazzurro ha messo in campo tante (troppe?) versioni del gruppo. Meglio analizzare l’avversario per le sue caratteristiche generali: il Pisa è una squadra che non segna molto (42 reti, quinto attacco del girone B) ma che allo stesso tempo subisce poco (26 reti, seconda miglior difesa del gruppo). Non è un fulmine in trasferta – ultima vittoria il 4 febbraio – ma è indistruttibile in casa: all’Arena Garibaldi non si passa dal 24 gennaio, se si esclude il match finale di campionato con la Pistoiese in cui il Pisa non si è impegnato alla morte. Sul proprio terreno il Pisa ha conquistato ben 41 punti, risultando la miglior squadra del girone B tra le mura amiche. I nerazzurri sviluppano una forza del genere in virtù di una rosa di altissima qualità e non solo nell’undici titolare: è la profondità d’organico a incutere timore. Ci sono alternative di spessore in tutti i reparti. In difesa spicca Lisuzzo, ex capitano del Novara dei miracoli di Tesser, salito dalla C alla A (classe ’79). In mezzo gestisce le operazioni Di Tacchio (’89), mente dell’Entella salito in B due stagioni fa. Davanti c’è l’imbarazzo della scelta: Mannini (’83), ex Sampdoria, Napoli e Siena, grande figlio d’arte visto che il padre, Alessandro, ha collezionato 220 presenze da portiere del Pisa; Eusepi (’89), centravanti ex Benevento e Perugia, soprattutto Varela (’91), la stella, trequartista-esterno ex serie B in grado di segnare 7 gol. Sarà dura, durissima, anche se il Pisa è una squadra che, come modo di giocare, può essere funzionale al modo di stare in campo del Pordenone. I nerazzurri amano impostare l’azione da dietro, con Lisuzzo e Crescenzi capaci in questo senso quanto Stefani e Pasa. L’impressione? Dalla tribuna, ci sarà da divertirsi.

Ore 15.20 – (Messaggero Veneto) E la sfida di ritorno? Si giocherà al Bottecchia, domenica 29 maggio (alle 16), e non sarà semplice da gestire per la città di Pordenone. Già, perché da Pisa è previsto un arrivo in massa, di almeno 2 mila tifosi nerazzurri, che potrebbero essere anche di più. Un numero, se fosse confermato, che è esattamente il doppio rispetto alla capienza della gradinata riservata agli ospiti. Verosimilmente molti pisani saliranno in Friuli anche senza biglietto: la questione ordine pubblico sarà il primo argomento da affrontare, in questi giorni. Impossibile che la gara si giochi in un impianto più “dotato”, come per esempio la Dacia Arena di Udine: sarebbe controproducente nei confronti del Pordenone, almeno sotto il profilo del tifo. I ramarri si troverebbe a giocare praticamente due gare in trasferta, visto che il numero di supporter ospiti sarebbe di gran lunga superiore a quello dei locali. Da Pisa, per far capire la portata della tifoseria, nel 2008 si mossero 12 mila tifosi per raggiungere Bergamo, dove la squadra di Ventura giocò allora al cospetto dell’Albinoleffe la finale playoff per la B. Non c’era la tessera del tifoso, al tempo, ma si pensa che almeno un sesto dei tifosi mossisi allora possa decidere di partire per Pordenone Ma la corsa al biglietto sarà insidiosa anche per i supporter neroverdi. Già molti sono rimasti fuori dal Bottecchia per la sfida con la Casertana, situazione che verosimilmente si ripeterà il 29 maggio, vista l’importanza della gara. Da lunedì (o martedì, si deve ancora stabilire) si verificheranno lunghe code nei punti-vendita autorizzati, file già verificatisi prima del match di domenica scorsa e simili a quelle viste per gli incontri di Champions League dell’Udinese. Dovrebbe esserci circa 1.500 tagliandi a disposizione per i supporter neroverdi, con tutta probabilità, saranno offerti in prelazione agli abbonati, i restanti se li dovranno spartire gli altri tifosi. Già ieri molti si chiedevano quando partisse la prevendita per il match di ritorno. Insomma, la partita del 29 maggio del Bottecchia sarà da tutto esaurito: 2.400 persone sugli spalti, proprio come per Pordenone-Padova dello scorso marzo, quando per la prima volta dopo almeno un decennaio l’impianto di via Stadio registrò il tutto esaurito.

Ore 15.00 – (Messaggero Veneto) Non si cambiano le abitudini che funzionano. Così, anche questa settimana, il Pordenone lavorerà secondo il suo consueto programma settimanale. La squadra di Tedino, così, riprende a lavorare oggi pomeriggio alle 15 al De Marchi. Dopodiché sosterrà sempre alle 15 le sedute di domani, giovedì e venerdì per poi allenarsi sabato mattina e quindi partire alla volta di Pisa. Tutti gli allenamenti saranno a porte aperte eccetto la rifinitura. Tutto come da tradizione, se così si può dire, anche perché gli unici accorgimenti che il tecnico vuole tenere nascosti sono quelli relativi alle palle inattive che vengono provati nell’ultima seduta prima della gara. Importante, poi, è gestire bene le energie mentali e soprattutto recuperare gli sforzi del match giocato con la Casertana. Sarà importante il recupero attivo – sosteneva Tedino dopo la gara. Oggi si riprende e il Pordenone lo farà privo di Filippini e Martignago: irrecuperabili i due per le semifinali. Il primo può tornare per l’eventuale finale, il secondo si rivedrà la prossima stagione. Rientrano nel gruppo invece Berardi e Talin – in tribuna al cospetto della Casertana perché infortunati – e torna ad allenarsi a pieno ritmo Cattaneo. Il resto della squadra è totalmente a disposizione: ci sono giocatori più in forma e altri invece più stanchi, com’è nella normalità giunti a fine stagione. Ciò che rammarica maggiormente Tedino è di avere un attacco spuntato: avere una maggiore profondità di scelta nell’arco dei 180’ è determinante, ancor più se i giocatori ai box sono Filippini (un titolare, difatti) e uno come Martignago, che può spaccare le partite dando profondità e forza nelle ripartenze. A ogni modo l’attacco c’è e lo si vede anche dal quarto d’ora di domenica scorsa di Valente, entrato benissimo nel match.

Ore 14.40 – (Messaggero Veneto) La festa è andata avanti sino a notte fonda: valeva la pena celebrarla, questa semifinale playoff conquistata ai danni della Casertana. Il Pordenone domenica prossima a Pisa disputerà la partita più importante e prestigiosa in 96 anni nella storia del club. Un evento tale per cui la società, una volta conosciuto l’orario di gioco (le 15), si è mobilitata mettendo a disposizione delle corriere gratuite per i tifosi: si prevede un buon seguito nel cuore della Toscana. Intanto da oggi sarà attiva la prevendita dei biglietti anche in città (al Bar Libertà e al caffè Nogaredo di Cordenons), novità assoluta visto che prima i ticket per le trasferte si acquistavano solo tramite i circuiti su internet. La storia. Il rigore di Pederzoli all’85’, le urla di gioia al fischio finale. Poi la festa di squadra e di tifosi. Pordenone si è svegliata ieri dopo aver vissuto una domenica, e una notte, indimenticabile, per certi versi anche irripetibile a stretto giro di tempo. In quasi cent’anni di storia mai nessun gruppo si era trovato a lottare per la serie B e, in particolare, mai con queste velleità: i ragazzi di Tedino sono molto più che un semplice outsider nella corsa verso la cadetteria, hanno una forza tale da aver spazzato via una squadra come la Casertana e sono in grado anche di superare il Pisa. La squadra arriva da 4 vittorie di fila, subisce poco e segna sempre almeno un gol: sognare si può e si deve, anche perché i nerazzurri, per quanto più quotati, non sono irresistibili come può sembrare. I tifosi. Proprio perché questo Pordenone è forte, la gente crede nell’impresa e si sta mobilitando per partire alla volta della cittadina toscana. L’orario è agevole e in tanti vogliono essere presenti, anche se la gara sarà trasmessa in tv da Rai Sport. Da oggi, come anticipato, la società mette a disposizione delle corriere gratuite: si può prenotare il proprio posto a partire da questa mattina sino giovedì alle 19, sia al De Marchi, sia al Bar Libertà e al caffè Nogaredo (ovviamente solo in possesso della Tessera del tifoso), quest’ultimo sede del fan club neroverde. Ai tifosi sarà chiesta solo una cauzione di 10 euro, che sarà poi restituita. Per informazioni è possibile contattare il numero 348 8234864. Il Pordenone ha bisogno dei suoi tifosi anche perché l’Arena Garibaldi potrebbe subire un ampliamento: vista la richiesta dei fan del Pisa, infatti, la società locale spera di liberare almeno altri 500 posti in curva e 1.000 in gradinata. Anche per i nerazzurri il momento è storico e la gente non vuole perdersi l’appuntamento: la serie B manca dal 2009. Seguito. Facile prevedere, visto il servizio gratuito di trasporto, un buon numero di cuori neroverdi al seguito della squadra di Tedino. I tifosi hanno sempre risposto in maniera entusiasta a questo tipo di offerte, come a Cremona lo scorso febbraio. Da oggi si sapranno i costi e il numero dei biglietti disponibili: da Pordenone potrebbero partire tra le 200 e le 300 persone, che si confronteranno contro gli almeno 9 mila supporter del Pisa. Sarà un ambiente caldissimo, quello dello stadio intitolato a Romeo Anconetani, presidente dei nerazzurri dell’epoca d’oro: sicuramente il più bollente mai frequentato dal Pordenone. Anche questo è il bello della lotta per un obiettivo così prestigioso.

Ore 14.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Solito approccio timido, solo a tratti si è visto il Venezia che conosciamo». Non nasconde la propria amarezza il ds Giorgio Perinetti per il 4-3 casalingo con il Bellinzago, rocambolesca sconfitta che ha a dir poco compromesso la rincorsa del Venezia alle semifinali scudetto di serie D. Domenica gli arancioneroverdi faranno visita al Piacenza (stadio Garilli ore 16) e prima di sperare nelle eventuali «disgrazie» altrui dovranno riuscire nell’impresa di infliggere agli emiliani la loro prima sconfitta casalinga stagionale. «Sarebbe servito un approccio come quello del match con il Campodarsego, invece abbiamo sofferto la maggiore dinamicità e reattività dei nostri avversari – si rammarica il dirigente lagunare -. Grazie alla nostra tecnica l’avevamo anche ribaltata, nel complesso abbiamo pagato una giornata storta in difesa perché 4 gol in una partita non avevamo mai nemmeno rischiato di subirli». Per Perinetti l’emblema dei rimpianti è la ciccata di Serafini a metà ripresa. «Un errore purtroppo clamoroso, fossimo andati sul 4-2 sarebbe finita lì. Pochi minuti dopo invece Acquadro, che stava per uscire, si è beccato un secondo giallo piuttosto fiscale e lì il match ha svoltato a favore del Bellinzago». Al 94′ incredibile il rigore del possibile 4-4 negato a Carbonaro. «Sono molto deluso e arrabbiato con l’arbitro (Turchet di Pordenone, ndr) che per tutta la gara ha tenuto un atteggiamento supponente. Purtroppo ancora una volta per mostrare di avere personalità ci hanno negato qualcosa al Penzo. Negli spogliatoi ho avuto nei suoi confronti un «accenno di protesta», mi prenderò l’ennesima squalifica (ieri il Giudice Sportivo ha sanzionato per un turno solo Acquadro, ndr) ma non m’importa perché è mio dovere denunciare». «La campagna acquisti? Ne parleremo dopo il 29 maggio – chiude Perinetti – e non bado ai soliti balletti di nomi. Il primo passo sarà confrontarci e ragionare sulla conferma o meno di alcuni dei giocatori attuali. Sentimentalmente terrei tutti, io però faccio il dirigente e punteremo sugli elementi più congeniali al nostro progetto».

Ore 13.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Doveva essere una cavalcata verso lo scudetto-bis e invece il Venezia è stato disarcionato al primo ostacolo. La delusione, per il 3-4 subito domenica al Penzo dal Bellinzago, è davvero tanta. «Non sono contento e i motivi sono parecchi», esordisce il direttore sportivo Giorgio Perinetti. Un po’ non gli è piaciuto l’atteggiamento della squadra che, specie all’inizio, è parsa troppo rilassata: «In stagione è capitato spesso che nei primi dieci minuti si sia partiti un po’ timidi. Ma adesso le squadre che incontri sono forti e non te lo puoi permettere». E’ vero anche che la successiva mezz’ora ha visto il Venezia dominare. «E fino a quando abbiamo giocato undici contro undici siamo stati in vantaggio», ricorda Perinetti pensando all’espulsione di Acquadro che ha cambiato gli equilibri del gioco. Prima, il Venezia aveva risposto con Lattazio e Volpicelli al gol di Palazzolo. E nel secondo tempo, dopo il momentaneo pareggio, era tornato in vantaggio con Calzi (3-2), prima di perdere Acquadro e di subire l’uno-due della sconfitta. Sull’espulsione e su altri episodi piuttosto dubbi (come il rigore non dato a Carbonaro) Perinetti ha parole dure verso l’arbitro: «Di nuovo ci è capitato un direttore di gara che ha voluto dimostrare di avere personalità, fischiando contro la squadra di casa. Ma questo è solo uno dei fattori che hanno deciso la sconfitta, non è certo l’unico motivo». Di sicuro in stagione il Venezia mai aveva subito più di due reti in 90 minuti e prenderne quattro all’ultimo impegno dell’anno al Penzo non fa un bell’effetto. «Non avevamo mai subito quattro gol in casa, è la prima volta che la difesa ha ceduto. Soprattutto abbiamo peccato di disattenzione nei calci piazzati», commenta amareggiato il direttore arancioneroverde che nella lista di questa «domenica nera» mette anche la scarsa risposta dei tifosi. Al Penzo domenica si sono presentati solo 688 spettatori, il minimo storico per la stagione. E’ vero che erano terminati gli abbonamenti, ma la società aveva pensato di venire incontro ai tifosi con prezzi dei biglietti al limite del simbolico. E, nonostante la stagione vincente, la coppa del girone da alzare e il fatto che si trattava dell’ultimo impegno stagionale casalingo, la risposta è stata molto al di sotto delle aspettative. «Mi chiedo — osserva il direttore — cosa si debba fare per portare i tifosi allo stadio. Abbiamo vinto il campionato, c’era l’occasione per festeggiare tutti insieme, la partita era contro una delle migliori squadre della serie D eppure la risposta dei tifosi non c’è stata». Adesso, però, si aspetta la risposta della squadra, che domenica prossima sarà impegnata sul campo del Piacenza. Per sperare ancora di accedere alla fase finale del torneo che assegna lo scudetto dei dilettanti come migliore seconda, sarà obbligatorio vincere e poi attendere il risultato della successiva sfida tra Bellinzago e Piacenza, in programma domenica 29. Insomma, le chance di passare il primo turno non sono molte e in lizza c’è pure il Parma, dominatore del girone D e uscito sorprendentemente sconfitto dalla sfida di sabato con il Gubbio (1-2), mentre la Viterbese ha espugnato il campo di Siracusa per 4-1. «Noi ci vogliamo provare. Andiamo a Piacenza per fare il risultato. Ci teniamo a finire bene la stagione. Sarebbe un peccato – conclude Perinetti – chiudere così». Stamattina intanto festa al Taliercio per la conclusione del progetto scuola del Venezia: attesi 750 bambini delle sette scuole primarie coinvolte.

Ore 13.30 – (La Nuova Venezia) Venezia con un piede fuori dalla poule scudetto (potrebbe non essere sufficiente nemmeno una vittoria domenica a Piacenza), mentre è arrivata puntuale la squalifica per un turno ad Alberto Acquadro. Intanto il direttore sportivo Giorgio Perinetti che sta già tessendo le trame per allestire una squadra di prima fascia anche in Lega Pro e i dirigenti sono intenti a impostare la programmazione per la prossima stagione. A cominciare, alla fine del prossimo mese, con la trasformazione della società da dilettantistica in Srl come conseguenza dell’approdo tra i professionisti, per arrivare alla presentazione in Lega Pro relativa allo stadio Penzo, all’iscrizione e alla fidejussione. Niente di nuovo rispetto alle precedenti annate in Lega Pro, come ha spiegato il segretario Davide Brendolin che giovedì ha rappresentato il club a Firenze. Il presidente Tacopina domani a New York dovrebbe incontrare un paio di investitori americani interessanti alla Virtus Bologna, la società di basket appena retrocessa in serie A/2, il ritorno a Mestre era previsto per il 29 maggio, qualora il Venezia avesse giocato l’ultima partita del triangolare, facile che l’arrivo venga spostato di qualche giorno, ma Tacopina sarà sicuramente in tribuna al Penzo giovedì 2 giugno in occasione dell’amichevole Italia-Francia Under 21. Primi tam tam di mercato: dopo il ventenne difensore Paolo Pellicanò del Belluno, sono stati abbinati al Venezia come interessamento il portiere Davide Facchin, prodotto del Milan nato a San Donà e il difensore Alessandro Malomo, cresciuto nella Roma, entrambi del Pavia, oltre al ventitreenne centrocampista Francesco Vassallo della Pistoiese, siciliano cresciuto nelle giovanili del Palermo e autore del gol salvezza contro il Pisa. Stamattina è in programma al Taliercio l’atto conclusivo del “Progetto Scuola Venezia FC 2015-2016”, a partire dalle ore 9 fino a mezzogiorno. Lo staff tecnico del settore giovanile e i calciatori della prima squadra Calzi, Serafini, Fabiano, Gualdi, Modolo, Ferrante, Cangemi, Luciani, Acquadro e Carbonaro, intratterranno con attività ludiche gli oltre 750 bambini delle sette scuole primarie coinvolte (Virgilio, Baracca, Da Vinci, Tintoretto, Goretti, Pellico e Battisti). Il tema sviluppato quest’anno nelle scuole primarie è stato quello dell’alimentazione e dello sport con l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi ad un corretto stile di vita e al rispetto verso se stessi rendendoli consapevoli di ciò che si mangia. Sono state effettuate tre lezioni di attività motoria per ogni classe delle 42 partecipanti e una frontale.

Ore 13.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Il Vicenza giocherà in serie B anche nella prossima stagione. Nonostante sabato scorso a Latina i biancorossi siano stati sconfitti hanno conquistato la salvezza aritmetica andando a centrare uno dei due obiettivi ritenuti fondamentale dai soci di Vi. Fin per far valere il diritto di opzione sulle quote di Finalfl, attuale proprietaria delle quote di maggioranza. L’altro punto chiave era quello della rateizzazione del debito Iva, con i circa 7 milioni che la società deve all’Agenzia delle Entrate che verranno pagati in dodici anni dopo l’intesa delle scorse settimane. Restavano da perfezionare gli accordi con Banca Popolare di Vicenza e Comune di Vicenza, creditori con cui le trattative erano a buon punto: entro la fine di maggio tutto dovrebbe essere nero su bianco e presentato per l’omologa al Tribunale di Vicenza. Quello sarà l’ultimo passo di un lungo iter iniziato ad ottobre dello scorso anno, proseguito con la proposta di rateizzazione presentata il 30 dicembre scorso all’Agenzia delle Entrate e chiuso di fatto con l’incontro a Mestre del 22 aprile scorso. Ostacoli all’agognato passato di quote da Finalfa Srl alla finanziaria vicentina guidata da Alfredo Pastorelli non ce ne sono più, visto che si attende solo che l’Agenzie delle Entrate metta per iscritto gli accordi presi per poter passare alla firme. Il tutto dovrebbe accadere a giorni, al massimo entro la fine di maggio, dando così il via libera ad un nuovo corso. Venerdì sera la gente biancorossa festeggerà la salvezza nel match contro il Perugia, con la mente rivolta alla prossima stagione. Che Vicenza sarà ancora prematuro saperlo, ma il programma che Vi.Fin. avrebbe in mente è quello di dare precedenza al risanamento societario, andando a costruire un Vicenza con giovani di prospettiva, prevedendo anche la partenza di giocatori con buon mercato come Raicevic e Galano in primis. Sarà un Vicenza che potrebbe ripartire dal capitano Nicolò Brighenti. «E’ stata una stagione in cui è accaduto di tutto, con molti episodi sfortunati – sottolinea Brighenti – i gravi incidenti hanno fatto sì che questo campionato fosse tutto in salita. Ad un certo punto sembravamo spacciati, in pochi avrebbero puntato un centesimo sulla nostra salvezza, ma noi ci abbiamo sempre creduto». Il nuovo Vicenza potrebbe avere come punto di riferimento proprio Brighenti, molto apprezzato dai futuri nuovi proprietari per la serietà e la determinazione. «Ho altri due anni di contratto e a Vicenza mi trovo benissimo – precisa Brighenti – a breve conto di parlare con la nuova proprietà e spero che il progetto preveda la costruzione di una squadra che possa dare alla tifoseria biancorossa le soddisfazioni che merita».

Ore 12.40 – (Giornale di Vicenza) Ci attende una stagione di derby, di sfide antiche e di scontri inediti. Con la fine dei campionati, comincia a delinearsi la griglia delle squadre che parteciperanno al prossimo torneo di serie B. Un campionato che, fortunatamente, vedrà ancora una volta ai blocchi di partenza il Vicenza, già titolare di un biglietto nominativo valido per l’iscrizione al prossimo viaggio in cadetteria con novanta minuti d’anticipo. Assieme ai biancorossi, altre 21 compagini che in buona parte saranno le stesse affrontate in questa stagione, anche se i cambiamenti provocati da promozioni e retrocessioni hanno già fatto comparire all’orizzonte alcuni nomi che suscitano particolare interesse e curiosità.DERBYSSIMO E DERBYNO. Una cosa è sicura: il prossimo anno il Vicenza non sarà più l’unico rappresentante del calcio veneto in categoria. Ci saranno due graditi ritorni: quello del Cittadella dalla Lega Pro, dopo un solo anno di purgatorio, e soprattutto quello dei rivali storici del Verona, reduci da tre campionati consecutivi in serie A. Mancherà (salvo clamorosi ripensamenti del presidente gialloblu Setti) il grande ex e ormai “nemico” dichiarato Andrea Mandorlini, ma non per questo il derbyssimo veneto avrà meno fascino e pepe. E non è un caso se la curva sud del Menti, al fischio finale della partita chiusa con la vittoria-salvezza sull’Entella, ha dedicato il primo coro proprio ai cugini gialloblu… Ma i tifosi biancorossi torneranno senz’altro volentieri anche al Tombolato di Cittadella, dove nell’indimenticabile primavera del campionato 2014/2015 un rigore di Di Gennaro a tempo scaduto fece vincere al Vicenza il “derbyno”, accendendo per una notte sogni ad occhi aperti di serie A, dopo lunghi anni privi di ambizioni e speranze. Niente da fare, invece, per il derby vicentino con il Bassano, eliminato domenica dai playoff per mano del Lecce.NUOVI E ANTICHI RIVALI. Dalla serie A, assieme al Verona, sono retrocessi il Carpi e il Frosinone, la cui prima storica avventura nella massima categoria è durata appena una stagione. Il Vicenza ritrova così due squadre con le quali ha duellato ai vertici nello scorso campionato: alzi la mano chi ha scordato i gol indigestissimi dello scatenato Kevin Lasagna al Menti, o l’incredibile vittoria sul Frosinone per 2-1 all’ultimo respiro nella giornata conclusiva che valse il terzo posto. Ben più antica, invece, la memoria che lega il Vicenza alla rivalità con la Spal, altra formazione promossa dalla Lega Pro. Con la squadra di Ferrara i biancorossi duellarono ai primi posti in serie C nella stagione 1991/92: sulla panchina biancazzurra sedeva un certo G.B. Fabbri, che guidò gli emiliani alla vittoria di quel campionato, mentre su quella biancorossa c’era Renzo Ulivieri, che con il quarto posto finale gettò le basi per la promozione giunta nel campionato successivo (secondo posto alle spalle del Ravenna di Francesco Guidolin). Ma allo stadio di Ferrara è legata soprattutto un’altra pagina storica del calcio biancorosso di un paio d’anni prima: lo spareggio al cardiopalmo per evitare la retrocessione in C2 vinto contro il Prato nel giugno 1990.SFIDA INEDITA. La terza e ultima squadra già promossa dalla Lega Pro è il Benevento, che per il Vicenza rappresenta un avversario inedito in qualunque campionato, visto che i campani hanno sempre militato al massimo nella terza serie, senza mai incrociare i biancorossi. Il Benevento, in verità, era già stato promosso in serie B una volta negli anni Quaranta, ma aveva poi rinunciato a disputare quel torneo per motivi finanziari. Vi è un unico precedente ufficiale, in Coppa Italia, e risale al ferragosto del 2010: al Menti, nella prima partita assoluta di quella stagione, il Vicenza si impose sugli ospiti per 2-1 con gol di Tonucci e di Sgrigna su rigore. Curiosità: lo stadio del Benevento è intitolato a Ciro Vigorito, ex dirigente morto nel 2010 con lo stesso cognome (ma nessuna parentela) con il portiere biancorosso.ASPETTANDO GLI SPAREGGI. Per completare le ultime caselle del prossimo campionato cadetto occorre attendere gli esiti di playoff e playout. Dalla Lega Pro salirà un’unica formazione tra le quattro semifinaliste che si affronteranno nel derby pugliese Foggia-Lecce e nella sfida tra Pisa e Pordenone, con i neroverdi friulani che potrebbero festeggiare la prima, storica promozione in serie B. Dall’attuale cadetteria, invece, se ne andranno altre quattro squadre: tre accompagneranno il Como in Lega Pro, una seguirà Crotone e Cagliari in serie A. I tifosi biancorossi possono attendere sereni gli sviluppi, e visto come si era messa la stagione non è certo un brutto stare…

Ore 12.10 – (Gazzettino) «Ho visto un primo tempo molto bello ed equilibrato fra la Spal e il Benevento». Così Lamin Jallow, punta gambiana del Cittadella, commenta la prima sfida per la Supercoppa dei prossimi avversari dei granata, vista domenica sera in televisione. E prosegue: «Sono due squadre valide. Nel secondo tempo la Spal ha capitalizzato al meglio le occasioni avute e ha vinto 4-1, ma il risultato premia eccessivamente la compagine di Ferrara. Noi possiamo giocarcela con entrambe per la vittoria, ci vuole però il miglior Cittadella». Ieri l’intera squadra di Roberto Venturato si è allenata regolarmente, tranne Giulio Bizzotto, che nell’amichevole di sabato scorso a Rosà ha rimediato una lesione collaterale mediale al ginocchio sinistro e ne avrà per quaranta giorni. Il giovane attaccante, alla pari di Nava e Bonazzoli, non è stato ovviamente convocato. Il Cittadella oggi raggiungerà in treno la Campania e domani alle 21.15 affronterà allo stadio “Ciro Vigorito” i padroni di casa del Benevento. Domenica alle 20.45 al Tombolato ci sarà la sfida finale con la Spal. Entrambe le partite saranno trasmesse da Rai Sport1. Sulla sua stagione in maglia granata, riprende Jallow: «Ho segnato solo quattro gol, mi sarebbe piaciuto andare in doppia cifra, ma sono contento lo stesso perchè abbiamo vinto il campionato e questa è la cosa più importante». Non avere potuto giocare per squalifica la partita con il Pordenone che ha sancito matematicamente la promozione del Cittadella, gli ha lasciato del rammarico: «Ero triste per non essere in campo durante una partita che è stata molto emozionante, ma al fischio finale sono stato uno dei primi ad invadere il campo assieme a Bobb per fare festa. Così ho sfogato la mia rabbia, gioendo con i miei compagni e con tutti i presenti». Il suo cartellino è di proprietà del Chievo, così vorrebbe il gambiano il suo futuro: «Prima di venire a Cittadella avevo giocato nella Primavera del Chievo e fatto panchina nella partita di serie A con il Napoli. Nel prossimo campionato difficilmente troverei spazio nel Chievo, per cui vorrei restare a Cittadella e giocare in serie B. Qui mi trovo molto bene in tutti i sensi e l’ambiente è quello ideale per poter crescere ancora». Intanto sabato sera al Bar Stadio ci sarà la festa con cena dei soci del club “Angelo Gabrielli granata per sempre”. Le adesioni si raccolgono entro giovedì prossimo al costo di 15 euro. La cena di chiusura della stagione per il Cittadella è invece fissata per lunedì 23 maggio alla Casa dei Gelsi a Belvedere di Rosà.

Ore 11.50 – (Mattino di Padova) Domenica chiuderà la sua carriera nell’incontro dei playoff di Serie D tra Frattese, la sua squadra, e Cavalese. Domani sera, invece, sarà probabilmente allo stadio Vigorito per Benevento-Cittadella, seconda gara della SuperCoppa di Lega Pro (ore 21.15). «Vorrei esserci, mal che vada vedrò la gara in tv su Rai Sport 1», tiene a precisare il quasi 37enne Antonio “Totò” Di Nardo, doppio ex della sfida, raggiunto telefonicamente nella sua Napoli. Se l’aspettava la batosta incassata dai campani a Ferrara? «No davvero. Continuo a credere che il Benevento abbia qualcosa in più rispetto alle altre e giustifico quel 4-1 solo pensando che abbia staccato la spina dopo la promozione. In fondo, questo trofeo per tutt’e tre le partecipanti è il coronamento di una stagione comunque esaltante». Che avversario si troveranno di fronte i granata? «Senza dubbio più motivato rispetto a quello dell’altroieri, anche perché vorrà salutare nel migliore dei modi i suoi tifosi. A differenza delle scorse stagioni, il Benevento non ha fatto follie sul mercato, costruendo una squadra solida, con elementi esperti. In rosa non ha il bomber da 20 gol, ma al Citta dico di stare attenti a Mazzeo, attaccante che sa essere decisivo». Si aspettava una stagione così per la squadra di Venturato? «Mi ha sorpreso, perché di solito chi retrocede incontra più difficoltà. Sono arrivati giocatori e un allenatore che non conoscevo, c’erano molte incognite. Invece ha dominato il campionato da vera squadra». Pensa che per la Serie B abbia bisogno soltanto di qualche ritocco? «Il suo fuoriclasse il Cittadella ce l’ha dietro le quinte, è il direttore Marchetti, uno che sa fare la differenza. Non ha certo bisogno dei miei consigli: se domani venisse a dirmi che per far bene in Serie B il Citta dev’essere indebolito, io ci crederei!». Per chi tiferà? «Non farò il tifo, perché sono legato ad entrambe le società. A Benevento ho giocato dal 2002 al 2005, in C/1 (segnando 27 gol in 91 partite, ndr), nella fase della mia carriera in cui dall’essere un ragazzo mi sono ritrovato un giocatore fatto e finito. A Cittadella, diversi anni dopo (dal 2011 al 2013, con 42 presenze e 14 reti) ho trovato una società modello che, per come sa programmare, sembra un club straniero più che italiano». È proprio sicuro di lasciare il calcio giocato? «Alla mia età per continuare servono stimoli che oggi non ho più. Cosa volete, quando hai giocato in altre categorie, fatichi ad abituarti al mondo dilettantistico. Mi piacerebbe aprire una scuola calcio». Venti convocati. Ieri ripresa degli allenamenti per Iori & C, che oggi partiranno con un treno Padova-Napoli poco prima delle 13. Gli accertamenti eseguiti hanno confermato la lesione del legamento collaterale mediale del ginocchio sinistro per Bizzotto, che dovrà rimanere fermo 40 giorni, e un affaticamento all’adduttore sinistro per Nava. Venti i convocati: oltre ai due infortunati, restano a casa Bonazzoli e Bobb.

Ore 11.30 – (Corriere del Veneto) La prima certezza è che la Supercoppa di Lega Pro verrà assegnata domenica sera allo stadio Tombolato. E che il vincitore uscirà proprio dal confronto Cittadella-Spal, la seconda partita in ordine cronologico dopo l’appuntamento in programma domani sera alle 21.15 al Vigorito di Benevento. Orario inconsueto, certo, ma Benevento-Cittadella sembra interessare soprattutto i granata, considerato il 4-1 incassato domenica a Ferrara dalla squadra guidata da Gaetano Auteri e che a Roberto Venturato potrebbe bastare un pareggio o un ko con uno scarto minimo per poi giocarsi tutto all’ultima giornata con la Spal. Ieri la squadra ha disputato l’ultima rifinitura al Tombolato. Brutte notizie dall’infermeria per Giulio Bizzotto, che si è procurato una lesione del legamento collaterale mediale del ginocchio sinistro e dovrà stare fermo diverso tempo. Fuori gioco anche Nava, Bobb e Bonazzoli, il resto del gruppo è a disposizione di Venturato. Il desiderio del presidente Andrea Gabrielli di poter giocare l’ultima partita in casa è stato esaudito, adesso bisognerà comprendere in quali condizioni si presenterà all’appuntamento il Benevento, che potrebbe mollare la presa considerato il risultato della prima partita. Nel frattempo dietro le quinte il dg Stefano Marchetti, che domenica ha assistito a Pordenone-Casertana, dovrebbe rimanere salvo sorpresa alla guida del club granata. Pare che da Carpi sia arrivata qualche nuova sirena dopo la retrocessione in serie B, ma Marchetti si sta muovendo in tutto e per tutto come se nella prossima stagione nulla cambierà nei quadri dirigenziali del Cittadella. Nel frattempo, fra tanti rinnovi e conferme in arrivo, potrebbe anche esserci qualche partenza. Fra queste, le più probabili sono quelle di Sgrigna, in scadenza di contratto e di Cappelletti, che avrebbe dovuto lasciare la città murata già a gennaio e ha ricevuto un’offerta da un altro club di Lega Pro.

Ore 11.00 – (Gazzettino) Il successore, come noto, è già stato individuato in Giorgio Zamuner, anche se il presidente ci va ancora con i piedi di piombo (non cita mai il suo nome) in attesa dell’ufficialità dato che il nuovo direttore è attualmente legato al Pordenone che è impegnato nei play off. «Non abbiamo ancora definito con colui che può essere la persona indicata. Bisogna trovare le condizioni giuste, per prudenza direi di aspettare un attimino. È solo questione di qualche giorno, e poi dovremo avere l’ufficialità». Oltre a definire la questione Zamuner, in settimana è atteso anche il faccia a faccia con Bepi Pillon: quante possibilità ha di rimanere? «A me piace. È un bravo allenatore, sa motivare la squadra e ha esperienza. Merita che gli venga riconosciuto il lavoro che ha fatto. Poi dipende da tante cose, e ci vuole anche la volontà reciproca».

Ore 10.50 – (Gazzettino) Torniamo a De Poli. Ha avuto modo di sentirlo dopo l’ufficializzazione del divorzio? «Certo, sono passati solo pochi giorni. Personalmente non ho alcun tipo di problema con lui, i nostri rapporti sono ottimi. Quando le decisioni vengono prese tenendo conto di questi presupposti, non ci sono difficoltà». Venerdì a caldo il diesse aveva dichiarato di essere molto dispiaciuto per questo epilogo, sentendo anche come proprio il Padova dato che ha contribuito a costruirlo in questi due anni. «Ci siamo rimasti male un po’ tutti perché quando non si condividono le cose, si vorrebbe trovare una soluzione che va bene per tutti. Poi ovviamente noi siamo la società e dobbiamo prendere delle decisioni. Però non è che abbiamo licenziato De Poli, abbiamo discusso esponendo i nostri punti di vista. E quando non si trovano i presupposti, se ne prende atto da entrambe le parti. Ma i rapporti rimangono positivi».

Ore 10.40 – (Gazzettino) «Non sono una persona abituata a subire, non mi è mai capitato. Forse il mio modo di essere può dare questo tipo di sensazione, ma le assicuro che nemmeno io sono farina da fare ostie». A parlare è il presidente Giuseppe Bergamin, che negli ultimi giorni è stato fatto oggetto di attacchi da una parte dell’informazione. In particolare, al presidente è stata mossa l’accusa di non avere tenuto la schiena dritta a fronte di quella che sarebbe stata una decisione dell’amministratore delegato Roberto Bonetto e del figlio Edoardo riguardo all’interruzione del rapporto con Fabrizio De Poli, ancora sotto contratto per un’altra stagione. Ricostruzione dei fatti che non ci appartiene perchè in realtà l’addio all’ormai ex direttore sportivo è stato l’esito di una valutazione condivisa in seno alla società, come ribadisce lo stesso Bergamin: «Lo abbiamo anche già detto venerdì nel comunicato stampa della società. Quando si prendono decisioni di questo tipo, non ci deve essere contrapposizione o qualcosa di simile. Si guardano le cose con l’obiettivo di dare equilibrio e prospettive al Padova. Come me lo immagino? Dipende dalle scelte che andremo a compiere, ma gli obiettivi sono chiari da tempo e stiamo cercando i mezzi per raggiungerli. La nostra ambizione è quella di migliorarsi».

Ore 10.30 – (Gazzettino) «Non ci sono buoni o cattivi, nessuno ha vinto e le decisioni sono condivise». Ospite ieri sera a «Tuttincampo» su Tv7 Triveneta, l’amministratore delegato Roberto Bonetto ha confermato, con riferimento all’interruzione del rapporto con il diesse De Poli, la ricostruzione del presidente. «Leggere che su questa vicenda ho vinto io e ora comando, che mio figlio farà il direttore sportivo e che ha perso Bergamin – prosegue – ha avvilito me e fatto arrabbiare il presidente. Siamo una società sana, fatta d’imprenditori tifosi ed è normale, non essendoci un’unica proprietà che talvolta possano esserci delle visioni diverse, ma con la buona volontà e l’intelligenza si trova la soluzione più giusta». Perché ora si cambia? «Abbiamo condiviso momenti bellissimi e lavorato bene; una scelta sofferta, ma c’erano delle visioni diverse sui modi di operare e certe cose le sa solo chi opera all’interno». Sarà Zamuner a sostituirlo? «Stiamo valutando due profili che incontreremo a breve». E Pillon? «Ha traghettato la squadra in acque tranquille e sfiorato i play off. Per evitare gli errori del passato, è giusto che decida il diesse. Gli parlerà, se c’è feeling lo confermerà altrimenti prenderà le sue responsabilità e noi possiamo solo avvallare. Puntiamo alla serie B».

Ore 10.20 – (Gazzettino) Se nel campionato appena concluso il Padova è stata la seconda migliore difesa, buona parte dei meriti va data proprio a Diniz che è stato di gran lunga il migliore elemento del pacchetto arretrato. Da un difensore brasiliano a un altro, ossia Fabiano. Per lui invece il contratto scade tra poche settimane, ma il nuovo direttore parlerà anche con lui e tutto lascia pensare che anche nel suo caso si possa arrivare alla fumata bianca, essendo anche questa la volontà del giocatore che, al di là del rapporto di amicizia con Neto e Diniz, non ha mai fatto mistero di trovarsi molto bene a Padova. Merita poi attenzione urgente la posizione di Carlo De Risio, nel contratto del quale esiste un’opzione per il prolungamento. La volontà della società biancoscudata è quella di esercitarla, dato che la sua presenza in mezzo al campo si è fatta sentire nel girone di ritorno per la capacità nel recupero palla e anche nella verticalizzazione del gioco. Insomma, il prototipo del centrocampista ideale, sul quale si vuole puntare anche nel prossimo campionato.

Ore 10.10 – (Gazzettino) Ecco le priorità che Giorgio Zamuner dovrà affrontare una volta ufficializzato il suo insediamento alla guida della struttura tecnica biancoscudata. Tanto per cominciare la questione relativa al contratto di Neto Pereira, che scade a fine giugno, ma nel quale è prevista un’opzione per la prossima stagione. Le prove tecniche di rinnovo erano state avviate sotto la gestione De Poli, e il discorso sta proseguendo perché la volontà della società e del giocatore è quella di proseguire il rapporto. Oltre a essere il capitano, Neto Pereira è stato uno dei punti di forza della squadra dimostrando di essere giocatore da categoria superiore per le sue capacità tecniche (dieci sigilli, senza dimenticare gli assist) e anche per il suo carisma. Restando in tema di brasiliani, non è in scadenza Marcus Diniz, ma la sua posizione rientra tra le situazioni da chiarire al più presto. L’intenzione sarebbe quella di prolungare di un altro anno l’attuale contratto che scadrà a fine giugno 2017, per allontanare le voci relative a interessamenti di altri club (Vicenza su tutti) e per dare una tranquillità in più al giocatore.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) «Ripeto, siamo in Italia e di presidenti che sono aiutati da ex agenti o procuratori in attività abbiamo già registrato alcuni casi. Noi non facciamo i carabinieri, però se qualcuno dovesse presentare un esposto sull’anomalìa, l’Ufficio Indagini sarebbe costretto ad uscire». La “finestra” per la B. Tutto è fermo, intanto, in viale Rocco. Zamuner dovrebbe incontrarsi domani con Bepi Pillon – il condizionale è d’obbligo, visto che nessuno parla – per un confronto con l’allenatore trevigiano, che la proprietà vorrebbe confermare. Il Pordenone è in semifinale playoff (domenica affronterà la gara d’andata a Pisa) e si gioca la carta per la Serie B. Sia Zamuner che Bruno Tedino, peraltro legato ai “ramarri” da un contratto sino al 2018, lascerebbero il Friuli in caso di promozione? No, l’accordo con patron Lovisa è scontato. Domanda: in quel caso che succederebbe al Padova? Che la tabella di marcia per la ricostruzione dell’area tecnica dilaterebbe i suoi tempi sensibilmente.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) «È una situazione inammissibile», le sue parole, «perché, lo sanno tutti, è un agente, un procuratore e questo contrasta con l’articolo 1 del nostro regolamento, secondo il quale non può svolgere tale ruolo chi non lo è». Viviamo in Italia e sappiamo bene come, anche nel calcio, si aggirino facilmente le regole. Dunque, se Zamuner arrivasse a Padova con la stessa qualifica che ha oggi (consulente di mercato) nella società friulana o come direttore generale, non ci sarebbero problemi, giusto? «Un momento, un momento. I club devono avere essere rappresentati ufficialmente quando si presentano in Lega o al calciomercato, e sta a noi verificare che uno che si dichiara direttore generale sia effettivamente iscritto all’albo dei ds. Se invece è consulente del presidente “X” o “Y”, dobbiamo controllare se ha il mandato per farlo e questo lo stabilisce il Cda dello stesso club, con atto notarile. Ma ci vuole una delega». Bisognerà dunque capire come Zamuner sarà inserito nell’organigramma biancoscudato e quali compiti avrà…

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) L’A.di.se., ovvero l’Associazione direttori sportivi e collaboratori della gestione sportiva, boccia senza mezzi termini l’ipotesi di Giorgio Zamuner nuovo diesse del Padova perché non ne ha i titoli. Tempo fa Carlo Regalia, presidente dell’Associazione e decano dei ds, ad una domanda relativa agli agenti dei calciatori rispose testualmente: «Credo che i procuratori facciano bene il loro mestiere. È fondamentale, però, rispettare i ruoli: voglio dire che se il procuratore fa capo direttamente al presidente senza consultarsi con il direttore non è professionale, è scorretto». Di più: c’è un corso specifico a Coverciano – la sua puntualizzazione – e se uno vuole diventare “direttore”, basta iscriversi. Ieri abbiamo interpellato Claudio Molinari, che dell’A.di.se è il direttore generale. Già adesso il fatto che il futuro dirigente biancoscudato operi, come consulente di mercato, per il Pordenone, non risultando nell’organigramma societario, viene ritenuta un’anomalìa da parte dei vertici dell’Associazione dei direttori sportivi.

Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) C’è anche da dire che, da un lato, Tedino (se avrà il via libera da Lovisa), potrebbe anche portarsi qualche «fedelissimo». I nomi più caldi: il centrale difensivo Mirko Stefani, l’esterno sinistro basso Marco Martin e la mezzala Matteo Mandorlini, senza dimenticare l’attaccante Luca Strizzolo . Allo stesso tempo, però, se si andrà avanti in questa direzione né Zamuner, né Tedino, intendono saccheggiare il Pordenone, anche perché va ribadito che con Mauro Lovisa non sarà certo facile arrivare a un’intesa. C’è anche un «piano B», nel caso arrivi un diniego secco di Lovisa per Tedino. Detto che Zamuner parlerà, non appena nominato ufficialmente, anche con Giuseppe Pillon , il destino del tecnico di Preganziol sembra appeso a un filo. Le alternative a Tedino potrebbero portare a Roberto D’Aversa (ultima stagione a Lanciano) o ad Antonino Asta, in scadenza con il Lecce. Roberto De Zerbi, che da giocatore era in procura proprio con Zamuner, è destinato a restare un sogno. L’unico aspetto su cui proprio non esistono più dubbi, è che Zamuner sia il prescelto di Roberto Bonetto e Giuseppe Bergamin. In attesa di iscriversi al supercorso di Coverciano per entrare nell’albo dei direttori sportivi, lo stesso Zamuner ha battuto la concorrenza di Werner Seeber (Bassano), Mauro Meluso e Matteo Materazzi , consulente di mercato del Siena. Era lui il quarto uomo incontrato nei giorni scorsi da Bergamin e Bonetto. Di questo confronto, avvenuto in gran segreto e rimasto «coperto», è trapelata notizia soltanto ieri. Ma la scelta è già stata compiuta.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) C’erano Fabrizio De Poli, Giuseppe Pillon e anche Edoardo Bonetto, seduti in tribuna al Bottecchia domenica pomeriggio, per assistere a Pordenone-Casertana. Logico pensare che almeno il vicepresidente del Padova abbia, forse, sperato in cuor suo in un successo della Casertana; per poter annunciare il nuovo direttore generale con delega all’area tecnica Giorgio Zamuner , infatti, sarebbe stata decisamente più gradita una vittoria dei campani. Più che mai perché Zamuner, che ha il contratto in scadenza con il Pordenone come consulente di mercato il prossimo 30 giugno, vuole Bruno Tedino come allenatore del Padova nella stagione a venire. E qui cominciano gli ostacoli da superare, perché di fronte al rinnovo biennale sottoscritto dal tecnico con il club di Mauro Lovisa e alle recenti e comprensibili smentite del patron friulano, i tempi saranno decisamente più lunghi. Bisognerà attendere almeno altre due settimane, il tempo necessario perchè il Pordenone affronti il Pisa in semifinale e fra andata e ritorno, in tal senso, verranno disputate ancora due partite. Per Zamuner i tempi potrebbero essere invece più brevi e tra oggi e domani potrebbe già accadere qualcosa. Da un lato, l’accordo con l’ex agente Fifa di San Donà è stato già raggiunto; dall’altro con una stagione da concludere e con una promozione in B in ballo, è possibile che l’annuncio possa essere rinviato, anche se il Padova ha ovviamente una certa fretta almeno di formalizzare il successore di Fabrizio De Poli (nel frattempo si parla di un suo possibile approdo a Livorno o Vicenza, mentre ad Avellino Enzo De Vito rimarrà in sella).

E’ successo, 16 maggio: continuano i rumours relativi a nuovo ds ed allenatore.




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