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Ore 22.20 – (Il Piccolo) Dopo i due giorni di riposo concessi alla fine dell’allenamento di sabato mattina, gli alabardati torneranno al lavoro domani pomeriggio a Prosecco. In pratica due giorni e mezzo di pausa per ricaricare le batterie prima di tuffarsi nella settimana di preparazione decisiva in vista del play-out di domenica prossima contro la Liventina. Al Rocco si giocherà alle ore 16: ricordiamo che la Triestina si salverà se vincerà o pareggerà. Alla fine dei 90 minuti regolamentari, però, se il risultato sarà ancora di parità si giocheranno due tempi supplementari da 15 minuti l’uno. Se il risultato sarà ancora di pareggio alla fine dei 120 minuti, l’Unione sarà comunque salva. La squadra alabardata si avvicinerà alla sfida con in pratica tutta la rosa a disposizione di Bordin. Qualche acciacco ancora c’è, ma c’è anche tutto il tempo per smaltire definitivamente gli affaticamenti muscolari. L’altro play-out del girone C sarà quello tra Montebelluna e Fontanafredda.
Ore 22.00 – (Il Piccolo) Inizia una settimana cruciale per la Triestina. L’amministratore delegato Mauro Milanese, dopo il successo dell’accoglienza al cugino e presidente Mario Biasin, fa il punto della situazione in vista del play-out salvezza con la Liventina di domenica prossima. Milanese, come è ripartito per l’Australia Biasin? Era soddisfatto? «Si, è andato via contento. Ha trovato una società organizzata e una sede viva, la conferenza di presentazione era affollatissima, ha visto che c’è un grande potenziale. Trieste gli ha dato una bella accoglienza e i tifosi gli sono rimasti nel cuore. E anche lui è piaciuto: è una persona umile e simpatica, “cocola” per dirla in triestino». La sensazione è che i tifosi hanno ricevuto delle sicurezze, vero? «Solo dopo la partita con la Liventina si saprà se ci salveremo, ma la cosa importante è che Biasin ha dato la garanzia che eventualmente si è pronti a ripartire anche dall’Eccellenza. Una cosa che ha dato tranquillità ai tifosi per un progetto comunque medio-lungo, qualsiasi cosa succeda. Poi è ovvio che tutti speriamo di rimanere in serie D». Adesso però tocca alla squadra. «Sappiamo che è una partita che va giocata per vincere, perché pensare solo a difendere lo 0-0 sarebbe molto pericoloso. Siamo anche consapevoli dell’apporto dei tifosi, siamo carichi per affrontare l’impegno. Insomma, tra società, pubblico, fattore campo e due risultati su tre a disposizione, credo ci siano tutti gli ingredienti per far bene. Ora ovviamente tocca ai giocatori». Che Liventina si aspetta? «Loro devono deve per forza vincere, non so se si metteranno ad aspettare o meno, ma con l’obbligo del successo qualcosa dovranno fare. Anche perché in attacco sono molto più bravi che in difesa». Si immaginava un percorso per la salvezza più semplice? «Sinceramente no, avrei firmato per giocare il playout in casa. Ovvio che era preferibile salvarsi subito, ma realisticamente senza poter fare mercato, difficilmente si poteva fare di più. E poi statisticamente credo che nelle ultime due stagioni la Triestina è sempre stata nelle ultime cinque posizioni, quindi un passaggio difficile l’avevo messo in preventivo. Quindi adesso siamo pronti». Cosa vuole dire ai tifosi in vista di domenica prossima? «È la partita salvezza. Vediamo quanti vogliono bene fisicamente alla Triestina. E poi è l’ora di gioire al Rocco: so che sembra una cosa strana per la Triestina, ma in un certo senso è ora di sverginare lo stadio». Basta veder festeggiare gli altri, è ora che lo facciamo noi». Si aspetta anche un grande afflusso? «Spero ci sia più gente possibile, tutti devono dare il loro contributo e sentire l’orgoglio di appartenenza. Bisogna seguire il modello inglese: più gente c’è e più la squadra può essere forte. Il vero azionariato popolare è quello di seguire la squadra allo stadio: un contributo alle risorse economiche deve venire anche dai tifosi, che devono sentirsi orgogliosi di pagare un biglietto per fare più forte la propria squadra».
Ore 21.40 – (Gazzetta di Reggio) E’ grato ai tifosi per averlo sostenuto ed è dispiaciuto «di non essere riuscito a contraccambiare la loro stima» in questo campionato. La speranza è dunque quella di avere «la possibilità di potermi riscattare nella prossima stagione». Di certo nel suo futuro, dice, c’è ancora il calcio, in qualsiasi categoria. Sono alcune delle riflessioni che mister Alberto Colombo ha consegnato ai microfoni di “Regia Channel”, il nuovo canale Youtube della società granata, prima di andare in ferie. L’allenatore, che ha ancora un anno di contratto, attende di sapere se la società si affiderà a lui nella prossima stagione: al pari dei giocatori il suo destino è legato ai cambiamenti che stanno avvenendo a livello societario e tecnico. Nell’intervista Colombo ribadisce quali siano stati i maggiori problemi incontrati in questo campionato. «Le maggiori difficoltà sono state nella gestione del gruppo. E’ un’esperienza che mi ha arricchito e mi segnerà anche in futuro». Il mister non crede che la responsabilità sia stata solo sua. «In alcune circostanze ti ritrovi solo a dover affrontare alcuni giocatori che magari la pensano in modo diverso da te o dal resto del gruppo e se non sei ben supportato alle spalle rischi di far fatica». Secondo Colombo se i giocatori capiscono che l’allenatore non è sempre sostenuto «può crearsi quel distacco tra l’allenatore e la squadra che può risultare novicivo per i risultati». Questa riflessione non toglie però il fatto che il mister è sempre stato supportato dal presidente Stefano Compagni, come Colombo riconosce senza ombra di dubbio. Nell’intervista a “Regia Channel” Colombo fa il bilancio dei suoi due anni a Reggio, un bilancio «dai due volti», quello soddisfacente della prima stagione e «quello pieno di rammarico della seconda dove la squadra poteva fare di più e ha raccolto meno di quanto seminato». Infine un pensiero, da padre di famiglia, per il piccolo Michael, la cui scomparsa ha riempito di dolore tutto l’ambiente granata, attenuato solo in piccola parte dal fatto che «ha esaudito il suo ultimo desiderio» scendendo in campo.
Ore 21.20 – (Gazzetta di Mantova) L’11 giugno 2012 il Mantova concludeva festosamente la sua prima easperienza negli spareggi salvezza di Lega Pro rifilando 4 gol alla Nuova Vibonese, dopo lo 0-0 della gara di andata. Fra voci di cessioni societarie (essì, anche allora all’ordine del giorno) la squadra allenata da Sauro Frutti assieme a Roberto Boninsegna completava l’impresa di portare a riva il calcio mantovano nel suo 101° anno di vita. Fra i protagonisti di quella gara ce ne sono tre ai quali il biglietto di Mantova-Cuneo sabato 28 va elargito di corsa e al merito. Il primo è il recordman di presenze (375) biancorosse Manuel Spinale, da 68 giorni alle prese con un grave infortunio al tendine d’Achille: «Ricordo bene quella partita – spiega il Pitbull – è importante curare al meglio tutti i dettagli, partivamo come sfavoriti ed iinvece anche con il Lecco riuscimmo a spuntarla. Partire giocando fuori casa sarà sicuramente un grosso vantaggio, sabato 28 farò il possibile per esserci. Dovrei avere finalmente ripreso a camminare correttamente». Autore anche di un gol in quella partita contro i calabresi c’era anche Stefano Franchi, che non perde il vizio di segnare gol in doppia cifra visto che anche quest’anno ne ha buttati dentro 11 al Piacenza neopromosso in Lega Pro: «Penso di rimanere qui anche nella prossima stagione, in partite come questa non è possdibile fare troppi pronostici ma prepararsi bene e poter contare su un pubblico appassionato come quello di Mantova non è certamente una cosa da poco. Vi seguo sempre, vedere che il Mantdova è ancora alle prese con il problema della salvezza è davvero preoccupante. Mi auguro che contro il Cuneo vada tutto bene». Davide Bersi ha concluso la stagione in D col Ciliverghe ma il suo cuore è legatissimo al Mantova: «Conta molto in queste partite la compattezza del gruppo – spiega – a noi ci aiutò molto il pubblico, spero sia ancora così. A Mantova sono stato benissimo, ora che ho il patentino da allenatore sogno di potere un giorno ritornare in biancorosso. Sabato 28 conto proprio di riuscire ad esserci».
Ore 21.00 – (Gazzetta di Mantova) Coerente con le indicazioni dettate dal presidente Sandro Musso (anche ieri, ovviamente, in tribuna a gioire per il suo Rezzato vincitore dello spareggio con il Fanfulla) il Mantova porta avanti la strada dei contatti con l’imprenditore lodigiano Giovanni Meazza, che con Mantova ha un rapporto di affetto ma anche di parentela, nella zona della Bassa. Sabato sera il patron Serafino Di Loreto e l’uomo che ha convinto il gruppo cinese a prendere il Pavia erano a cena in un ristorante di Cremona noto per le specialità orientali («ma io sono per la tradizione culinaria nostrana» si affretta a dire Meazza). L’incontro non è stato vano, anzi, come spiega lo stesso Di Loreto sia pure con una strategia comunicativa più degna del suo possibile collaboratore, che è farmacista: «Ci vedremo entro questa o la prossima settimana – ha sottolineato il fondatore di Sdl – siamo stati al ristorante fino alle 23 a degustare sashimi, è andata bene al punto che gli amici di Meazza verranno a trovarci e approfondiremo la possibilità di allargare la composizione societaria in modo da fare del Mantova una realtà all’altezza dei nostri obiettivi». Meazza, a ruoli invertiti, è meno parco di vocaboli, e prova a fare più chiarezza: «Così come avvenuto a Pavia la nostra intenzione è quella di sottoporre un progetto attraente per gli imprenditori, siano mantovani o no, che possono avvicinarsi al calcio. È una esigenza che condivido con gli amici di Sdl e per la quale ho dato piena disponibilità». Ma a che punto è la strategia della coppia? Meazza toglie molte delle comprensibili illusioni che chi ha sentito parlare della cosa si era già fatto: «Siamo a livello di curiosità, non c’è ancora un interesse circostanziato e proprio per questo il summit che avremo nei prossimi giorni oitrà consentirci di presentare la nostra iniziativa di coagulare attorno al Mantova non solo l’amore degli appassionati del calcio ma anche di altri sport, del turismo e dell’intera città. Insomma, puntiamo a coinvolgere più risorse possibili non escludendo nemmeno l’eventualità di costituire intorno alla società di calcio un polo di massima ricettività sportiva». Posto di fronte al tradizionale scetticismo della tifoseria e soprattutto degli imprenditori mantovani (ai quali l’ex patron Natale Pasquali non mancava di ricordare che per fare calcio ghe vòl sol di schèi) Meazza resta impassibile e anzi rilancia: «C’è un ampio lavoro da fare, tenendo conto delle potenzialità economiche e della necessità di una gestione oculata. Ma le persone incuriosite non mancano, sono impossibilitato a fare dei nomi per un patto di riservatezza ma ci sono e per il Mantova possono aprirsi scenari importanti, oggi impensabili, che comunque non prescindono dalla conferma di mister Prina»
Ore 20.40 – (Gazzettino) Manca l’ufficialità che dovrebbe arrivare entro pochi giorni, ma sarà Luca Tiozzo ad allenare l’Abano nella prossima stagione. Originario di Chioggia, nella passata stagione ha allenato il Mestre (esonerato dopo il derby di ritorno con il Venezia per le dichiarazioni alla stampa nelle quale annunciò che a fine anno sarebbe andato via), mentre in precedenza era stato alla guida del Delta Porto Tolle Rovigo, entrambe esperienze maturate in serie D. Il suo approdo alla corte aponense era praticamente già scritto, dato che qualche anno fa sembrava tutto fatto: l’accordo raggiunto con il direttore sportivo Andrea Maniero, con il quale si è creato da tempo grande feeling, e il passo indietro di Tiozzo dato che il Delta Porto Tolle Rovigo (all’epoca era preparatore atletico della squadra) era stato promosso in Lega Pro e aveva il desiderio di affrontare per la prima volta un campionato professionistico. A quel punto Maniero prese Massimiliano De Mozzi che vinse il campionato di Eccellenza portando la squadra dove oggi si trova, appunto in serie D. Ecco Tiozzo: «Con Maniero siamo in grandissimi rapporti. Negli ultimi quattro anni abbiamo visto partite insieme e se di recente ci hanno visti anche a Campodarsego per seguire una partita di giovani, è una cosa normale. Poi magari c’è qualcosa in più perché abbiamo parlato del futuro, e sarei contentissimo di venire all’Abano essendo una società sana e importante, che ha un presidente e un direttore sportivo con i quali si parla di calcio, quindi per me sarebbe un piacere». Leggermente più abbottonato nelle sue dichiarazioni Maniero, anche se tra le righe si può intuire che è proprio Tiozzo il prescelto. «È un allenatore con il quale ho parlato come ho fatto anche con altri (sono stati sondati anche Florindo e Masitto, ndr), e di sicuro è un profilo che mi piace. È un allenatore bravo, anche se alla fine la decisione spetta al presidente Rizzato». Per quanto riguarda l’allestimento dell’organico è ancora tutto in stand by, in attesa appunto di ufficializzare l’allenatore. «Ho le idee chiare su quello che voglio fare, ma le scelte vanno condivise con il nuovo tecnico. Nei prossimi giorni definiremo intanto questa questione, e poi cominceremo a lavorare insieme sulla squadra». Con il campionato terminato da poco più di una settimana, è inevitabile tracciare anche un bilancio della stagione neroverde che è stata tribolata all’inizio tanto da arrivare all’esonero di De Mozzi e all’ingaggio di Zeman, artefice della risalita nella seconda parte della stagione. «Pur avendo giocatori importanti come Segato, e ragazzi che dovevano esplodere come Munarini e Barichello, siamo partiti male. Sinceramente pensavamo di soffrire di meno nel girone d’andata. Siamo stati bravi a cambiare passo nel ritorno, e bisogna dare merito a Zeman. I 31 punti conquistati nella seconda parte del campionato dimostrano comunque che l’ossatura della squadra era buona, e abbiamo fatto giocare giovani interessanti come Cuccato che prima di infortunarsi era seguito anche da alcuni club di serie A. Alla fine siamo stati tutti bravi a risalire la classifica e a centrare la salvezza, merito di un gruppo molto affiatato».
Ore 20.20 – (Gazzettino) La San Martino di Lupari del calcio sta vivendo delle settimane particolari. Da un lato c’è l’esaltazione per le imprese del Gruppo Fassina di calcio a 5, che contro ogni pronostico ha centrato per il dodicesimo anno di fila la qualificazione alla semifinale scudetto, e domani sera a Rieti cerca il pass per la finalissima dopo la bella vittoria casalinga in gara1. Dall’altro lato ci sono invece le voci tutt’altro che rassicuranti sul futuro della Luparense San Paolo, che dopo un solo anno di vita potrebbe rinunciare alla serie D. Sono voci che il presidente Stefano Zarattini tiene tuttavia a ridimensionare: «Dire che faremo un passo indietro non corrisponde al vero. Tutto è aperto a qualsiasi soluzione, ma aspettiamo prima di finire la stagione. In questo momento siamo concentrati sui play off di calcio a 5, anzi su gara2 di semifinale, perché andiamo avanti un passo alla volta. La stagione è stata lunga e stancante, e non abbiamo neppure il tempo di guardare oltre, pensiamo solo a Rieti. Il Gruppo Fassina Luparense sta facendo qualcosa di incredibile, partendo da ultimi in classifica nel girone di andata siamo arrivati fino alla semifinale Scudetto. È di questo che dovremmo parlare, non farci distrarre da altre storie». Quale scenario si prospetta, una volta conclusi i play off? «Anche in base a quello che sarà il risultato finale, ci siederemo al tavolo e valuteremo il futuro delle varie discipline con la massima attenzione, scegliendo le soluzioni migliori. Il progetto che è stato costruito un anno fa è importante e rimane in piedi. Non dimentichiamo che abbiamo anche una squadra B che nell’ultimo campionato ha disputato la Prima categoria, per cui non ci sono dubbi sul fatto che il calcio a 11 a San Martino di Lupari andrà avanti». Sulla stagione della Luparense San Paolo, partita con grandi ambizioni ma risollevatasi solo nel girone di ritorno dopo un avvio complicato, Zarattini si esprime così: «Il bilancio è indubbiamente positivo, era il primo anno in serie D e il risultato finale è andato oltre le aspettative, viste le difficoltà incontrate all’inizio. Forse c’è un po’ di rimpianto per esserci svegliati tardi, ma non possiamo lamentarci. Comunque anche qui la stagione non è ancora finita, nei prossimi giorni avremo la formazione degli juniores nazionali che, dopo aver vinto il proprio girone, sarà impegnata nelle finali scudetto. Per cui lo ripeto, parlare di altro in questo momento sarebbe assolutamente prematuro». Nel frattempo però le altre società rimangono alla finestra: non è infatti solo l’eventuale titolo di serie D a fare gola a molti, ma anche i talenti della rosa rossoblù nonché l’allenatore Enrico Cunico, accostato nei giorni scorsi alla panchina dell’Union Feltre. «Che a fine stagione i giocatori si guardino attorno e valutino le proposte è normale – conclude Zarattini – Succede a tutte le squadre in tutti gli sport, ma in ogni caso fino al 30 giugno sono legati a noi. Era giusto dare il “rompete le righe” dopo una stagione lunga, ma a fine mese parleremo con loro così come con l’allenatore, del cui lavoro siamo rimasti sicuramente contenti».
Ore 20.00 – (Giornale di Vicenza) Un altro anno di serie B, un altro anno a Vicenza. Nella rosa biancorossa c’è un giocatore che, in base agli accordi contrattuali presi lo scorso gennaio, è di fatto diventato il primo acquisto della squadra per l’anno prossimo: il portiere Francesco Benussi, infatti, a differenza di altri compagni come Ebagua e Adejo che a fine giugno andranno in scadenza di contratto (ma ovviamente nulla vieta di discutere un eventuale prolungamento), aveva già sottoscritto un’opzione per il rinnovo automatico in caso di salvezza. Ora che il risultato è stato acquisito, anche grazie ad alcune sue parate decisive, l’estremo difensore veneziano è dunque fin da questo momento arruolato per la prossima stagione.Benussi, possiamo dirlo? Anche nella prossima stagione ci sarà lei come numero uno biancorosso.Sì, nei documenti c’è scritta questa opzione, però i contratti nel calcio hanno senso solo nel momento in cui c’è la reciproca volontà di rispettarli. Da parte mia posso dire che se il Vicenza riterrà Benussi un giocatore importante per questa squadra, io sarò non solo felice, ma ancora di più, di rimanere qui: in carriera ho avuto la fortuna di vincere alcuni campionati di serie B, ma questa salvezza per me vale quanto un campionato vinto, è un ricordo che in ogni caso rimarrà e mi terrò sempre stretto.Possiamo parlare di piccola impresa sportiva, valutando a posteriori la rimonta finale?Credo proprio di sì, adesso lo possiamo dire. Se togliamo la partita con il Cagliari, che peraltro il nuovo allenatore ha potuto preparare solo in un paio di giorni, abbiamo tenuto una media punti da grande squadra. Siamo stati tutti protagonisti di qualcosa di importante.Non faccia il modesto: sa che anche alcune sue parate sono state decisive.Ero arrivato per dare il mio contributo, in spogliatoio e in campo. Mi fa piacere avere avuto l’opportunità di rendermi utile anche nel secondo modo, e onestamente sono convinto di aver fatto la mia parte. La parata più importante e difficile? Probabilmente quella a Brescia sul colpo di testa di Caracciolo, che in quel momento ha consentito di indirizzare a nostro favore una partita risultata poi fondamentale per la salvezzaA Latina avete festeggiato nonostante la sconfitta. Le era mai capitato nella sua lunga carriera?No davvero: è la prima volta che, pur perdendo, alla fine mi sono ritrovato a gioire con i compagni. Lì per lì noi non sapevamo nemmeno del risultato maturato a Terni nei minuti di recupero, eravamo un po’ sorpresi e ancora contrariati per la sconfitta, peraltro a mio avviso immeritata. Non abbiamo potuto gioire a pieno immediatamente, ma poi negli spogliatoi e nel viaggio di ritorno ci siamo resi conto che gli sforzi e i momenti difficili di questo campionato erano finalmente stati ripagati, quindi è stata festa grande.Anche i tifosi biancorossi, giunti numerosi a Latina, hanno potuto gioire sotto il diluvio. Mi fa molto piacere, ci sono sempre stati vicini. Questa salvezza, oltre che a noi stessi come gruppo, è giustissimo dedicarla a loro, augurando che il futuro possa riservare al pubblico biancorosso meno sofferenze rispetto a questi ultimi mesi. Non mi riferisco solo al campo, ma penso anche ai timori relativi alla sopravvivenza stessa del Vicenza, che mi auguro possano essere finalmente fugati anche grazie al risultato sportivo che abbiamo conseguito. Una piazza come questa deve rimanere sempre nel calcio che conta: è quello il suo posto.In questi due mesi la squadra ha acquisito sempre più sicurezza anche grazie al blocco titolare della difesa: potrebbe essere una buona base sulla quale costruire le fondamenta del prossimo Vicenza?Sicuramente abbiamo trovato certezze dal punto di vista tecnico e dei movimenti di reparto, e credo che una difesa confermata potrebbe dare valide garanzie. Ovviamente però ci saranno tante considerazioni da fare nella programmazione del futuro, ci penserà chi di dovere. Per quanto mi riguarda, adesso non vedo l’ora di vivere la festa al Menti venerdì sera, insieme ai nostri tifosi, portando allo stadio i nostri bimbi: sarà l’ultimo bellissimo atto di un finale di stagione davvero indimenticabile.
Ore 19.40 – (Giornale di Vicenza) Da sabato pomeriggio la Ternana ci è un po’ più simpatica. Il gol segnato all’ultimo minuto di recupero a Lanciano dal carneade slovacco Martin Valjent, appena entrato in campo per la formazione umbra, ha infatti regalato al Vicenza, pur sconfitto a Latina, la certezza della permanenza in serie B e la possibilità di vivere un’ultima giornata di campionato senza patemi d’animo. Il che, considerando l’inferno che si è scatenato alle spalle dei biancorossi, è quanto mai consolatorio.ROSA AL LUMICINO. Oltre tutto, i biancorossi avrebbero dovuto disputare l’ultima partita di venerdì sera al Menti con una rosa ridotta davvero al lumicino. Per carità, si sarebbe comunque affrontato un Perugia ormai da qualche settimana privo di stimoli, ma lo si sarebbe fatto senza Adejo, Vita e Ligi squalificati, con i due attaccanti Raicevic ed Ebagua non certo al meglio, oltre a Giacomelli e D’Elia alle prese con acciacchi che li avevano costretti a non giocare a Latina. Per fortuna Franco Lerda non avrà motivo di rimpiangere gli assenti, e anzi magari approfitterà di quest’ultima partita per dare spazio a qualche giocatore che in questi due mesi tiratissimi, sempre con la necessità di dare il massimo, ha trovato poco spazio.TUTTE IN BALLO. Se il Vicenza potrà dunque vivere la partita di venerdì sera con lo spirito dell’ultimo giorno di scuola, ben altra tensione agonistica si respirerà sui campi dove giocheranno le altre squadre ancora invischiate nella lotta per non retrocedere. A parte il fanalino di coda Como, già da tempo matematicamente in Lega Pro, sono ben sette le formazioni che negli ultimi 90′ del campionato dovranno trepidare per chiudere con un sospiro di sollievo la stagione. Il batticuore più intenso toccherà a Livorno, Salernitana, Modena, Lanciano e Latina: due di queste squadre, venerdì sera, seguiranno il Como in terza serie. Proprio i lariani affronteranno la Salernitana in trasferta all’Arechi: il pronostico pare segnato in favore dei campani, sui quali peserà però l’obbligo di vincere. Fondamentale sarà lo “spareggio” Livorno-Lanciano: i toscani, dopo essersi aggrappati all’ultimo salvagente espugnando Ascoli (1-3), vincendo avrebbero ottime possibilità di acciuffare i playout (solo un’ipotesi remotissima, invece, di salvezza diretta).MODENA A RISCHIO. Tra chi invece spera di scongiurare i playout, valutando i confronti diretti e le differenze reti, la Pro Vercelli è già quasi al sicuro (ultima partita in casa con il Cagliari probabilmente ininfluente), mentre l’Ascoli farà meglio a strappare un punto a La Spezia. Trasferte difficilissime infine per il Latina a Pescara e per il Modena a Novara: soprattutto gli emiliani, in caso di sconfitta, rischierebbero di ritrovarsi in Lega Pro senza alcuna possibilità di appello.
Ore 19.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Ramarri in casa di “Ringhio”, alias Gennaro Gattuso. Prima di tornare allo stadio Bottecchia, nel fortino neroverde. Perché il Pisa ha eliminato la Maceratese, andando a segno con Crescenzi nel primo tempo, Mannini su rigore a metà ripresa, facendosi accorciare da Altobelli pescato dalla panchina al posto dell’ex pordenonese Riccardo Fissore e quindi determinando il finale con Peralta (pure lui entrato in corsa). Fissore è stato anche l’autore del fallo in area su Verna che ha portato al tiro dagli 11 metri. PORTIERE – Come la Casertana appena sconfitta, anche il Pisa prossimo avversario ha avuto problemi (in questo caso fisici) con il portiere. Il tirolare Bindi è stato sostituito a un quarto d’ora dal termine da Brunelli. Da vedere in settimana le possibilità di recupero. Alla fine lo stadio toscano, che porta anche il nome dell’indimenticato presidente Romeo Anconetani, si è trasformata in una vera e propria bolgia. Con oltre 9 mila spettatori. PUGLIA CHE AVANZA – A ottenere per primo il pass di semifinale è stato però il Lecce, che non ha lasciato scampo al Bassano: 3-0. Pure qui portiere protagonista, ma in negativo. Dopo 10′ il numero uno vicentino Rossi stende Surraco in area: rigore ed espulsione. L’attaccante era stato tenuto in posizione regolare da capitan Bizzotto, permettendogli d’involarsi. Fra i pali subentra Costa, che Moscardelli spiazza dal dischetto. Con la gara in discesa, per superiorità nel parziale e negli uomini in campo, pugliesi in gol a inizio ripresa con Salvi e nei minuti di recupero con Caturano. In comune, le tre partite di playoff hanno avuto un elemento. La vittoria della squadra di casa: Lecce, Pisa, Pordenone. Rispettando l’ordine di merito dettato dal miglior piazzamento in campionato, per i rispettivi gironi.
Ore 18.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «L’unica cosa che conta è vincere». È l’affermazione, ripetuta e sottolineata, che l’uomo del match lascia nel dopo partita. Alex Pederzoli lo ribadisce in chiusura d’interviste: «L’unica cosa che può fare la storia non è il mio gol, è arrivare al 12 giugno e fare un miracolo». Ricominciamo il ragionamento: «È il sesto playoff che affronto, due sono andati bene e questo è partito come si deve. Certo, o si vincono o contano poco. Speriamo alla fine di fare l’impresa importante. Intanto cavalchiamo questa favola». Rivediamo la partita, da un primo tempo in cui il dodicesimo casertano, il ventiduenne Maiellaro, promosso portiere titolare è stato il migliore. «Abbiamo fatto tutto quello che avevamo provato e riuscirci contro i campani era difficile. Abbiamo avuto tante occasioni per andare in vantaggio – prosegue Pederzoli – e sarebbe stato giusto passare. Il secondo è stato più equilibrato, con un episodio determinante». Racconta gli attimi del rigore? «Ero molto tranquillo, ci siamo alternati nel tirare con Stefani. Chiaro che un rigore all’86’ è fondamentale, ma ero sereno». Tiro, gol, esultanza e stadio che esplode. Impronta su una stagione indimenticabile? «Mi sembra di rivedere quanto vissuto a Bolzano due anni fa – confessa il regista -. Inizio per un campionato tranquillo, poi competenze in società, ambiente splendido con tutti i collaboratori, staff di altissimo livello, giocatori giusti e tutti a creare l’alchimia con cui si fanno grandi cose». Bruno Tedino arriva come sempre compassato in sala stampa. Le sue considerazioni, comunque, vanno in profondità. «Penso alla soddisfazione della gente che sta vedendo qualcosa d’insperato e improbabile e mi fa piacere regalarle questo. Personalmente – afferma il tecnico – vivo per le emozioni, mi piace perciò arrivare a casa stremato come ora. Voglio condividere la gioia con tutti coloro che ci vogliono bene. E sono tanti». Partita di alto livello, merito anche dell’avversario: ulteriormente da rimarcare i meriti neroverdi? «La Casertana è stata eliminata dopo uno scontro difficile, alla fine del quale noi siamo contenti – puntualizza -. Ma nella vita mi hanno insegnato a vincere come a perdere. Nel primo tempo abbiamo fatto molto bene, costruendo numerose palle-gol importanti. Meritavamo per le occasioni e per il gioco gradevole, facendo girare bene la palla. I primi 20′ dopo l’intervallo sono stati loro: ci hanno messo in difficoltà. Però non abbiamo mollato niente, rischiando qualcosa e ci siamo resi di nuovo pericolosi. Nell’ultimo quarto le squadre erano stanche, si è vissuto anche di episodi, ma noi l’abbiamo voluta vincere. Se nel primo tempo c’è stato un 65-35 per noi a metà ripresa era 60-40, ma nella globalità penso che abbiamo meritato». Scelte giuste, come i cambi. «Quando ho spostato Mandorlini terzino ha fatto una smorfia – confessa -. Ma lui, come tutto il gruppo, offre garanzie: c’è un valore globale impressionante». Domenica a Pisa: probabilità di vittoria? «Hanno forza, qualità, 10 mila spettatori all’Arena Garibaldi. Dico 50-50, sapendo che è un’avversaria forte. Ci prepariamo in maniera umile per fare il massimo».
Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Se stiamo sognando non svegliateci. Almeno sino a metà giugno, dopo la seconda finale playoff. I quarti intanto sono alle spalle. Così come la Casertana, battuta 1-0 grazie a un rigore assegnato da Giovani di Grosseto all’86’ per un fallo di Rainone su Strizzolo, trasformato con freddezza da Pederzoli. Vittoria meritata e goduta, perché giunta nel momento in cui il Pordenone, dopo un primo tempo di grande qualità, stava subendo il ritorno dei campani. Squadra tosta, quella di Romaniello, ben strutturata e fisica. Forse nell’occasione imprecisa in attacco, quello che doveva essere il suo reparto migliore. Salvata nel primo tempo da Maiellaro, portiere di riserva (che doveva essere il punto debole dei rossoblù), schierato fra i pali al posto del titolare Gragnaniello. Il numero uno è stato autore di tre interventi determinanti per mandare i suoi all’intervallo senza danni. Ottima la prima frazione dei ramarri, schierati da Tedino in formazione tipo (4-3-1-2), con davanti il trio Berrettoni, Strizzolo, Beltrame che piace a Mauro Lovisa. Romaniello ha risposto con il suo consueto 3-5-2. Accolti dall’entusiasta popolo neroverde, i neroverdi hanno sofferto un po’ di soggezione nei primi 10′. Poi però sono progressivamente cresciuti, hanno esibito pregevoli trame di gioco e costruito nei 35′ successivi almeno tre palle-gol. La prima con Ingegneri (12′), la cui deviazione aerea su angolo è stata alzata sopra la traversa da Maiellaro. La seconda con un altro colpo di testa di Strizzolo (19′), che ha mandato la sfera a centrare la parte alta della rete. Clamorosa la doppia occasione giunta al 23′, quando Maiellaro ha prima respinto d’istinto l’ennesima conclusione di testa di Mandorlini e da terra ha poi fermato la ribattuta di Beltrame. La Casertana non è stata a guardare, ma non è mai riuscita a indirizzare palloni puliti verso la porta neroverde, se non al 40′, quando Tomei in volo plastico ha fermato un tentativo di Jefferson. Diversa la musica nella ripresa, iniziata con piglio deciso da Capodaglio e compagni. Il Pordenone stretto d’assedio ha sofferto. Al 62′ i campani hanno reclamato a lungo per un mani in area di Ingegneri, senza commuovere Giovani. La spinta rossoblu è continuata, ancora però senza conclusioni pericolose. Romaniello ha mandato in campo De Angelis per l’inconcludente Jefferson, chiuso nella morsa fra Stefani e Ingegneri. È stato tuttavia Alfageme a trovare il corridoio per arrivare a distanza di tiro (78′). Tomei ha respinto sia su di lui che su De Angelis, procurandosi nell’occasione una ferita lacero-contusa alla fronte. Cambia allora anche Tedino, facendo ricorso alla freschezza di Valente e all’esuberanza di Buratto. Sostituzioni che spezzano la supremazia campana. A decidere il match è un contropiede di Strizzolo che viene steso da Rainone. Sul dischetto va freddissimo Pederzoli che insacca alla destra di Maiellaro. La reazione disperata della Casertana si smorza sul rosso rifilato a Rainone (seconda ammonizione). Il popolo neroverde accompagna cantando gli ultimi minuti di recupero. Colonna sonora per il viaggio verso la semifinale per la B con il Pisa.
Ore 18.10 – (Messaggero Veneto) La squadra si sta già dirigendo verso il Psm13, il locale del centro dove si festeggia la qualificazione alla semifinale playoff. Alex Pederzoli è l’ultimo a raggiungere i suoi compagni, impegnato nelle interviste post-gara: l’onere, ma soprattutto l’onore di chi ha deciso con un calcio di rigore i quarti di finale con la Casertana. Da vincente, il regista bolognese esulta ma minimizza tutto quanto fatto sinora. «La post-season avrà un valore soltanto se la vinciamo – attacca in conferenza stampa il giocatore neroverde –. Ciò che conterà sarà il verdetto di domenica 12 giugno: allora potremmo esultare veramente. In caso contrario ripartirà tutto daccapo, con la squadra ad affrontare le solite partite. Speriamo di scrivere l’impresa: non so se ce la faremo, ma so sicuramente che ci proveremo. Cavalchiamo l’onda e viviamo questa favola». Pederzoli analizza poi il match: «Nei primi 45’ abbiamo fatto tutto ciò che abbiamo provato in settimana. E non era facile contro una squadra così forte – afferma il centrocampista –. Abbiamo avuto molte occasioni per andare in vantaggio, non siamo riusciti a concretizzarla. La ripresa è stata equilibrata: una gara così la decideva solo un episodio. Così è stato». Chiusura col penalty, visto che il rigorista designato è Stefani. «Ci siamo guardati e Mirko mi ha detto: calcia tu – rivela –. Io mi sono presentato sul dischetto tranquillo e ho trasformato la massima punizione. Sono contento, anche perché è bello sentire il calore che c’è attorno a questa squadra».
Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) Dice di essere stanco, Bruno Tedino. Ma gli occhi del tecnico del Pordenone suggeriscono che è su di giri: perché mostrano felicità, eccitazione, orgoglio per ciò che la sua squadra – e anche lui – hanno fatto. I “ramarri” sono approdati alle semifinali playoff di Lega Pro e il loro condottiero gioisce, sostenendo ciò che molti tifosi hanno visto dagli spalti del Bottecchia. «Siamo stati perfetti – dice –. Stiamo vivendo una grande gioia: la voglio condividere con la città». Tedino, il suo gruppo ha scritto un’altra pagina nella storia del Pordenone. «(Pausa, ndr). Sì… Penso alla soddisfazione che abbiamo dato alla nostra gente, che sta vivendo qualcosa di insperato e improbabile visto com’eravamo partiti. Fa piacere vedere questo calore: io vivo per le emozioni e quando ottieni una vittoria del genere per questo pubblico, beh, è una sensazione speciale». Non è stato facile venire a capo di questa Casertana: i 90’ più difficili della stagione? «Nel primo tempo meritavamo più di quanto seminato. Sia dal punto di vista delle occasioni, sia da quello del gioco. Abbiamo mosso la palla molto velocemente e questo aspetto mi è piaciuto. Nella ripresa abbiamo concesso qualcosa, ma sbagliato solo una chiusura preventiva: questa squadra, in questo match, non ha praticamente sbagliato nulla». Si aspettava di vincere la gara prima del 90’? «Lo volevo. L’inserimento di Buratto è stato deciso proprio per portare a casa il match: Mandorlini è passato terzino e siamo diventati più pericolosi. Il rigore ha chiuso l’incontro. Strizzolo è stato bravissimo, ha guadagnato un penalty da attaccante vero». Tedino, come può descrivere la sua squadra? «Io dico che stiamo facendo qualcosa di incredibile. E che sono orgoglioso di allenare questi ragazzi e di condividere questa gioia con loro». Domenica prossima si gioca a Pisa: come ci arriva il Pordenone? «Abbiamo le stesse probabilità che hanno loro di passare: 50 e 50, dunque. Sarà una partita bella, da giocare di fronte a 10 mila persona all’Arena Garibaldi. Andremo per fare la nostra solita gara, umile ma con tanto entusiasmo. Speriamo di arrivare al match in buone condizioni». Una vittoria anche per dare un calcio alle voci di mercato, che la vogliono a Padova? «(Sorride, ndr). Sono cose che non mi toccano: sono solo concentrato su questa squadra». Intanto, vista la situazione, l’incontro “Migliorarsi insieme”, che si sarebbe dovuto tenere stasera con Tedino al De Marchi, è stato rinviato. Motivo? Cause di forza maggiore… C’è una semifinale play-off da preparare.
Ore 17.30 – (Messaggero Veneto) «E a Pisa si va!». Tutto vero: il Pordenone vince ancora, fa sua la sfida secca del primo turno playoff a spese della Casertana e vola in semifinale: domenica prossima all’ombra della torre pendente affronterà i nerazzurri di Gattuso e una settimana dopo inseguirà, ancora al Bottecchia nel match di ritorno, il pass per la finale che vale la serie B. Attributi. Incredibile, davvero, specie se si ripensa per un attimo alla situazione di un anno fa e alla mesta retrocessione in D. Chi l’avrebbe detto che dopo il costoso ripescaggio si sarebbe arrivati tanto in alto? Eppure è accaduto, e non per caso. Questa è una squadra con i contro… attributi, che non molla mai e che affronta qualunque rivale con lo stesso piglio, la stessa cattiveria agonistica, la stessa fame. E vince. L’ha imparato anche la Casertana, cui non è bastata una prova di spessore, fatta di calcio rapido e tecnico e una ripresa di livello notevole, grazie a cui ha messo sovente in difficoltà la tenuta dei neroverdi, mai però finiti “nel pallone” e con ben pochi rischi corsi. Catino. Successo meritato, dunque, anche se il risultato è striminzito, frutto di un rigore trasformato dall’uomo di maggior classe ed esperienza della squadra, il regista Pederzoli, in uno stadio trasformato in un catino rovente, con almeno duemila persone che non hanno mai smesso di incitare i propri beniamini, compresi gli oltre 400 supporter arrivati dalla Campania. Forse mai come stavolta il Bottecchia è stato il ramarro in più. L’esplosione al gol di Pederzoli si è udita sino in centro città. E alla fine è stata una festa interminabile, con i protagonisti a ricevere l’abbraccio dei supporter prima dal campo, e poi nel cortile dell’impianto sportivo. Superiorità. Il Pordenone legittima il proprio successo nella fase centrale del primo tempo, quando il 4-3-1-2 di Tedino, dopo aver preso le misure allo spregiudicato 3-5-2 ospite, confeziona tre clamorose palle gol nel giro di pochi minuti: all’11’ Pasa fugge sulla sinistra e mette al centro per Strizzolo, anticipato di un niente a porta vuota dal provvidenziale Murolo. Sull’angolo susseguente, cross di Pederzoli e il debuttante Maiellaro respinge miracolosamente l’incornata di Ingegneri. Al 20’ il traversone è invece di un ottimo Mandorlini e Strizzolo da appena dentro l’area di testa sfiora il bersaglio grosso. Volano i ramarri e sulle ali dell’entusiasmo tre minuti dopo vanno vicinissimi al vantaggio con lo stesso Mandorlini, il cui colpo di testa a botta sicura, ancora su corner, chiama nuovamente Maiellaro a una super-parata. Nell’aria. Il Bottecchia ribolle, vuole il gol. Impreca, si rammarica, se la prende col “portierino” casertano, con il guardalinee. Sente che l’impresa è nelle corde della squadra. La Casertana intanto continua a macinare gioco, tenendosi altissima e rischiando pericolose ripartenze, ma senza incidere, se non al 40’, quando Boniotti si dimentica di Jefferson, che riceve un cross dalla destra e per fortuna di Tomei da due passi spedisce tra le braccia del numero uno locale. Nella ripresa gli ospiti premono di più e prendono in mano il centrocampo. Al 17’ reclamano un rigore per un mani in area (parso veniale) di Pasa. Al 33’ in contropiede i rossoblù creano la loro migliore occasione con Alfageme, su cui Tomei si dimostra pronto e reattivo e sulla respinta De Angelis spara alto. Quando il timore dei supplementari comincia ad aleggiare, il Pordenone passa: Pasa “imbuca” in verticale per Strizzolo. È la sua specialità: scatto bruciante a rubare il tempo al suo marcatore (Idda, in questo caso) e inevitabile fallo. L’arbitro non ha dubbi, indica il dischetto e Pederzoli, non il rigorista Stefani, sistema il pallone sugli undici metri. Destro perentorio, 1-0, il Bottecchia viene giù. E ora si va a ringhiare da Gattuso.
Ore 17.00 – (Giornale di Vicenza) Ha sempre detto che – per il Lecce – i playoff potevano essere un’opportunità. E in effetti questa opportunità il Lecce, per ora, l’ha presa al volo. Secco 3-0 al Bassano e giallorossi che volano in semifinale, sperando che neppure quest’anno gli spareggi promozione siano un incubo per i salentini. Piero Braglia è soddisfatto, il primo passo è andato, sa che la strada è ancora lunga e che non sempre il Lecce avrà la possibilità di giocare per quasi 80′ in superiorità numerica. «L’episodio iniziale ci ha sicuramente favorito – ammette Braglia – il fatto che sia una partita secca comporta anche questo. Sapevamo di affrontare una buonissima squadra, che ha fatto un gran campionato e che l’anno scorso ha perso i playoff in finale. Infatti i nostri avversari sono partiti benissimo, poi il rigore e il rosso al portiere hanno cambiato la gara. Ho visto delle buone cose da parte dei miei, anche se mi sono un po’ arrabbiato nel primo tempo perché non ho visto la cattiveria giusta. Sono partite che possono diventare balorde, perché l’episodio può cambiarle, quindi avremmo dovuto chiuderla. Questo ho chiesto ai miei ragazzi anche all’intervallo e nel secondo tempo la squadra ha messo in campo corsa e aggressività, abbiamo anche allungato di più. Posso ritenermi soddisfatto per quanto ho visto». È stata la partita di Davide Moscardelli, autentico mattatore dei salentini, con il gol dell’1-0 e l’assist al bacio per il tris di Caturano, ma non solo. E Braglia lo elogia: «Secondo me è stata la sua miglior partita quest’anno, spero possa mantenere questo atteggiamento anche nelle prossime perché sarebbe davvero importante. Troppe panchine con me? Ho un parco attaccanti vasto, ma io penso che da quando sono qui Moscardelli ha fatto vedere grandi cose, potrebbe giocare ancora in Serie A». La bella vittoria sul Bassano fa crescere anche l’autostima di Braglia, che si augura possa esserci una sveglia anche da parte dei suoi giocatori. «Quando i miei giocano bene mentalmente possono fare grandi cose. Purtroppo abbiamo pagato qualche sconfitta di troppo, ma ora è diverso».
Ore 16.40 – (Giornale di Vicenza) Stefano Sottili sfodera il sorriso delle grande occasioni. L’amarezza certo è tanta, difficile da misurare, ma l’orgoglio di aver portato una squadra ai playoff, di essersela giocata ad armi quasi pari con il Lecce, per un attimo prevale su tutto. E del resto, facendo un passetto indietro, chi dopo aver visto i primi dieci minuti avrebbe detto di dover commentare un 3-0? «L’impressione è esatta – osserva il tecnico – una squadra ha dimostrato di voler giocare, e vincere i playoff sin dalle prime battute e questa era la mia. Poi, certo, rigore ed espulsione hanno segnato la svolta. Il rigore? Se il giocatore del Lecce non era in fuorigioco, e credo di aver capito che non lo fosse, allora ci stava. Peccato. Noi abbiamo caratteristiche che ci permettono di avere qualità e gambe e quindi di attaccare qualsiasi squadra. Il collega Braglia pensava che non facessimo la partita? Be’, non so quante partite abbia visto del Bassano, ma certo si sbagliava di grosso. Credo di poter affermare con certezza che il risultato di 3 a 0 sia eccessivamente penalizzante per il Bassano».La moviola del post partita è lo spunto per un altro paio di considerazioni: «Forse la lettura dell’azione che ha portato al rigore e all’espulsione non è stata corretta, prendere il gol e continuare a giocarsela ad armi pari sarebbe stato preferibile. Ma questo è un discorso che puoi fare adesso, più difficile metterlo a fuoco in campo», osserva il tecnico che, riportato alla gara di Reggio e quindi al piazzamento non favorevole (di qui la trasferta a Lecce), aggiunge: «Potrei dire che quel primo tempo è forse l’unico rimpianto ma voglio considerare nel suo complesso una stagione che mi lascia stracontento. Il mio futuro? Sono orgoglioso dei ragazzi e fortunato ad aver lavorato in questa società e in una città come Bassano. Non è un caso se da tre stagioni siamo a questi livelli. Adesso una breve pausa e poi parleremo serenamente del futuro».Di orgoglio parla anche capitan Bizzotto:«Risultato bugiardo, chi non ha visto la partita chissà a cosa può pensare, invece… Peccato per rigore ed espulsione, una punizione davvero eccessiva in queste circostanze. Certo, oggi ne sono ancora più convinto: il Bassano se la può giocare a testa alta con tutti. Ne sono orgoglioso e dovrebbe esserlo anche la nostra città».Proietti mastica amaro: «Da come eravamo partiti il gol era nell’aria. Purtroppo non ci è stata data la possibilità di giocarcela alla pari perché sono convinto che l’avremmo vinta. I primi dieci minuti sono la vera fotografia di quel che è e può fare per davvero la nostra squadra. Peccato…».
Ore 16.20 – (Giornale di Vicenza) Alle cinque della sera nell’arena di via del Mare il destino del Bassano è scritto: Piscitella s’allarga sulla sinistra lavorando un buon pallone ma tentenna, perde l’attimo fatale per il guizzo che avrebbe potuto riaprire il match e l’azione sfuma. Capisci lì, al 27′ della ripresa, che il sogno giallorosso sta evaporando mentre il sole sorride al Lecce e alla città indorando cupole e palazzi barocchi. Già sotto di due gol senza demerito particolare, il Bassano di Sottili non riesce a dare la controsvolta a una gara partita benissimo ma che già al 12′ era segnata da un rigore e dall’espulsione del portiere Rossi, cosicché poco importa che lo stesso Piscitella sfiori di lì a poco in altre due nitide circostanze la possibilità di accorciare regalando a sè e alla squadra un finale per cuori forti. E poco importa, se non per far apparire ancor più bugiardo il risultato, che la squadra di Braglia realizzi anche il terzo gol in pieno recupero: la partita s’era decisa prima, ben prima. Tre a zero alla prima dei playoff e avanza il Lecce: non si sa per quanto ancora, dopo quanto visto. Un Moscardelli super, certo, Papini che trova un gol di rara fattura, un Perucchini pronto fra i pali anche se severamente impegnato una e una sola volta, questo va detto per amor di chiarezza da un lato e per rimarcare, dall’altro, che anche in quest’occasione una certa sterilità offensiva del Bassano, vista per buona parte del torneo, ha probabilmente fatto la differenza. In realtà il rischio è di banalizzare una sconfitta che ha una spiegazione cardine (espulsione, rigore, gol, 80 e rotti minuti in dieci) e varie derivazioni. Non giustificazioni, sia chiaro. La cosa essenziale che resta da dire è che il Bassano, pur grondante amarezza, esce con orgoglio e a testa alta dai suoi secondi playoff di fila, cosa rara e difficilmente ipotizzabile dopo la cocente delusione patita lo scorso anno contro il Como, lasciando la sensazione netta che il ciclo non sia giunto a conclusione. Pronti via e se c’è una squadra in campo questa è il Bassano di bianco vestita. Per nulla intimoriti dal muro giallorosso della curva sud e dagli oltre diecimila assiepati allo stadio di Via del Mare, capitan Bizzotto e compagni lasciano subito intendere di che pasta sono fatti. Il 4- 3-2-1 è il biglietto da visita di Sottili cui Braglia oppone un fin qui efficace 3-4-3. Fin qui. Perché da come si mettono le cose sembrano le prove generali della taranta. Una combinazione Misuraca-Candido- Cenetti con sforbiciata di quest’ultimo zittisce la curva salentina (2′) mentre al 6′ un lancio di Pietribiasi per Falzerano dà l’idea che le prove di dialogo sian a buon punto. Lo stesso Pietribiasi, un minuto dopo, si vede il tiro rimpallato sottoporta. Il Bassano gioca, tiene alta la linea dei difensori, il Lecce guarda e balbetta non riuscendo a infilare più di tre passaggi. Al 10′ Candido taglia una bella punizione che non trova l’attesa sponda in area ma ecco, inatteso, il patatrac: Surraco è tenuto in gioco per una manciata di centimetri da Bizzotto e si trova nella clamorosa possibilità di battere a rete a tu per tu con l’estremo Rossi il quale non ci pensa troppo e si butta fra le gambe dell’avversario. Il fallo è netto, il rigore giusto, l’espulsione in questi casi suona sempre punizione eccessiva. Ma tant’é. Esce Candido, Costa va fra i pali e nulla può di fronte all’esecuzione dal dischetto firmata Moscardelli. 1 a 0 al 12′ ma soprattutto Bassano in dieci. Sottili rimescola le carte, passa a un 4-3-2 (che con il trascorrere del match diverrà un 4- 3-1-1), mentre la contesa vive fasi gladiatorie e la somma finale dei gialli ne darà ampia conferma. Pietribiasi sembra un’iradiddio, gli incroci con Falzerano là davanti fanno girare la testa alla retroguardia pugliese, e al 32′ Cenetti slalomeggia in area perdendo l’attimo per battere a rete. Il Bassano va al tè consapevole di potersela giocare ancora tutta. E ci mancherebbe. Ripresa, minuto 2: Falzerano galoppa sulla destra, palla nel cuore dell’area per Pietribiasi che viene anticipato d’un nulla da Alcibiade. 6′: Costa si guadagna la pagnotta neutralizzando le conclusioni ravvicinate di Moscardelli e Papini nel bel mezzo di un furioso acciaccapesta. Partito gagliardo anche nel secondo tempo, il Bassano flette: Moscardelli sfiora il raddoppio all’8′ con un sinistro di poco a lato poi è il gol che stenderebbe un toro: il Bassano cincischia ancora una volta al limitare della propria area, la palla arriva fra i piedi di Papini che sgancia un terra-aria imprendibile. Palla sotto la traversa e 2-0 al 10′. Il Lecce trova coraggio ma il Bassano non s’abbatte. L’esterno d’attacco Piscitella sostituisce Misuraca, poi è la volta di Maistrello subentrare a un Pietribiasi in fase calante. Il Bassano ci crede, Piscitella perde l’attimo una prima volta (fatale, s’è detto) al 27′ poi in rapida sequenza (35′ e 37′) prima gira alle stelle una bella chance offertagli da Falzerano, quindi trova le gambe di Perucchini quando la conclusione da sinistra sembra destinata al sacco. I 4′ di recupero sono inutili e crudeli: Moscardelli e Carturano portano in scena un formidabile dialogo fra attaccanti e quest’ultimo s’incarica di trafiggere senza pietà Costa, manco fosse D’Artagnan. Sipario.
Ore 15.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Grande rammarico tra i giocatori per il rocambolesco 3-4 maturato al fischio finale, che riduce drasticamente la possibilità di inseguire lo scudetto. Una partita veramente strana, come afferma Volpicelli: «Abbiamo subito gol dopo pochi minuti, siamo riusciti a rimetterla in piedi e ribaltare il risultato per due volte, poi l’espulsione di Acquadro ha cambiato tutto, con il 3-3 arrivato dopo pochi minuti con la partita che si è messa in salita. Era una squadra nuova, vista si e no 2 volte in video, l’approccio non perfetto è derivato dal fatto che non conoscevamo l’avversario». Una partita che ha vissuto di episodi, come quello determinante dell’espulsione di Acquadro: «A mio avviso – afferma il centrocampista – ho ricevuto 2 gialli evitabili, il primo su un contatto da dietro ma con noi schierati, il secondo per un altro contatto normale in cui sono stato anticipato. Il direttore ha deciso così, non possiamo farci niente, mi dispiace aver lasciato i miei compagni in 10, chiedo loro scusa». O come quello dell’occasione per potenziale 4-2 capitato sul destro di Serafini, che avrebbe potenzialmente chiuso il match: «Ho scelto di calciare piuttosto che stoppare, sono andato a colpo sicuro, col senno di poi avrei dovuto scegliere diversamente. In ogni caso, nel complesso abbiamo pagato a caro prezzo alcune occasioni come quella da cui è nata la punizione del pareggio che ha riaperto la gara, arrivata da gestione palla non perfetta. C’è grande rammarico, abbiamo perso in casa subendo 4 gol, due anomalie nella nostra stagione. Loro sono stati bravi a restare sempre in partita, a crederci e portare a casa il risultato». Tra i 7 gol visti al Penzo anche la splendida punizione di Calzi, al secondo centro consecutivo ed autore di una ottima prova in mezzo al campo sottolineata anche dal tecnico Favarin: «Fa piacere sentire complimenti del mister, quando sono stato chiamato in causa ho sempre risposto presente, sono contento dell’attestato di stima ricevuta e la continuità che sto trovando. Dispiace per la partita di oggi, meritavamo di vincere ma dobbiamo dire come loro si siano presentati qui ben organizzati e forti della loro qualità, che gli hanno permesso, senza fare nulla di particolare, di marcare 4 gol. Adesso abbiamo un’altra partita importante a Piacenza, andremo li cercando di fare tesoro dei nostri errori per vincere, non dobbiamo pensare che sia finita».
Ore 15.30 – (La Nuova Venezia) Strano il calcio: un attimo prima che Acquadro fosse espulso, Favarin aveva già deciso di sostituirlo. L’azione, invece, si è un po’ troppo prolungata, il centrocampista si è visto sventolare il secondo giallo, il Venezia è rimasto in dieci e una gara che si poteva vincere, ha preso un’altra piega. L’aneddoto è stato raccontato dallo stesso tecnico in sala stampa, che ha dovuto in corsa cambiare le carte in tavola trovandosi in inferiorità numerica. «Abbiamo dato coraggio al Bellinzago nel momento topico della gara» spiega Favarin «e spiace aver preso anche quattro reti in casa. Nel complesso abbiamo disputato una buona gara, forse c’è stato un calo di tensione ma abbiamo subito dei gol che di solito non prendiamo, vedi il primo e il quarto: in quest’ultimo, Cacciatore è stato libero di saltare. Abbiamo commesso degli errori e in gare del genere fanno la differenza. Siamo abituati a gestire meglio certe situazioni, a loro tutti gli episodi sono stati a favore». Dopo una stagione lunga, per Favarin potrebbe essere che qualcuno si sia rilassato. Se aggiungiamo che dall’altra parte c’era una squadra vincitrice di un torneo, appena commetti un mezzo sbaglio lo paghi caro. «Ci abbiamo messo del nostro, senza dubbio» continua il tecnico toscano «perché si doveva avere maggiore attenzione, anche se la squadra ha fatto bene». Favarin elogia la prestazione di Calzi, in rete su punizione. «Merita di giocare» dice «e si sta facendo trovare pronto». Ora si andrà a Piacenza e l’allenatore non vuole che diventi l’ultima gara della stagione. Per evitare che ciò accada, servirà una vittoria in attesa di conoscere il risultato sette giorni dopo tra piemontesi ed emiliani. In mezzo al campo mancherà lo squalificato Acquadro e dunque si dovranno fare altre scelte. «Vedremo in settimana come ovviare» continua «ma andremo lì per ottenere i tre punti. Il Piacenza sarà alla prima gara di questo mini torneo ma per superarli dovremmo essere più attenti e concentrati».
Ore 15.10 – (La Nuova Venezia) La festa è finita, il bello c’era già stato tutto e semmai questo era un di più. Con la promozione in Lega Pro già in tasca il Venezia si presenta a questo triangolare delle finali scudetto con lo spirito di chi ha già vinto tanto, ha messo al sicuro il bottino, e decide di puntare al casinò gli spiccioli che avanzano. Se vinci, tanto meglio; se perdi, fa lo stesso, il malloppo forte è già in cassaforte. Non si spiega diversamente che lo squadrone di Favarin prenda quattro gol in casa. Dunque finisce 3-4, vince il Bellinzago e non ruba niente, anzi fa un’ottima partita. Eppure, resta il dubbio che non sia più forte del Venezia. Ma è andata così, amen, e se dopo la probabilissima ultima uscita domenica prossima a Piacenza calerà il sipario, nessuno farà gesti di disperazione estrema. Se non altro si possono accontentare di una bella partita con sette gol i fedelissimi che scelgono anche stavolta Sant’Elena anzichè il giro in barca, la Vogalonga, o la moglie da accompagnare al centro commerciale. 688 paganti che meritano la medaglia, ma gli altri di due città dove sono? Cerimonia. Si comincia con le premiazioni, arrivano i pezzi grossi della Lega Dilettanti per la consegna della coppa che vale il campionato vinto. Sorrisi e foto, saluti ai parenti in tribuna e intanto il Bellinzago è già in vantaggio: palla dalla destra arriva Palazzolo (caschetto come il portiere Cech, qualche settimana fa si è fratturato lo zigomo) e piatto destro che buca Vicario. Reazione. Per mezzora partita monotematica, Bellinzago corto e aggressivo, Venezia fermo, nessuno si propone senza palla, tre quattro cross sul secondo palo dove non c’è nessuno. Poi due lampi: al 35’ svarione di Rocchi, Lattanzio al volo castiga e pareggia. Poi, 38’, azione da manuale, doppio scambio Fabiano-Serafini, assist per Volpicelli e diagonale vincente. I telecronisti nazionali urlerebbero. Punizione. Partita piacevole, via. Anche nel secondo tempo. Il Bellinzago non si nasconde e Vicario ha il suo bel lavoro. All’11’ fallo di Acquadro (primo giallo): punizione capolavoro di Cacciatore, difensore centrale dal piede buono, e palla all’incocio: 2-2. Ad una punizione si risponde con un’altra punizione: 22’, Calzi è gran maestro nel buggerare le barriere avversarie, si conferma, e mette dentro il pallone del 3-2. È fatta? Mah, si può, ma ci vorrebbe il quarto per chiudere il conto. Show di Volpicelli (migliore in campo) al 24’ ma Serafini chiude svirgolando. Minuto 26: Acquadro entra duro (dall’arbitro due righe tra poco) e si becca il secondo giallo. Cambia la partita. Soccorsi, proteste finchè si riparte: gran cross e botta al volo di Massaro, gol da applausi (vedi la foto qui sopra), e tutto da rifare. Il 3-4 finale arriva al 38’ con la difesa colpevole senza attenuanti: un pallone che attraversa l’area tre volte, sinistra, destra, sinistra, destra, i difensori in maglia nera sembrano spettatori di una sfida di tennis e seguono il pallone, rispunta Cacciatore e spara l’ultima cartuccia della partita nel bersaglio veneziano. Addio. Arbitro. Scarso, molto scarso. Non ha deciso lui la partita ma ha sventolato nove cartellini gialli (con espulsione di Acquadro) in un prefestivo nel quale nessuno pensava a farsi male. Nel finale, diciamolo, ha fischiato a vanvera, innervosendo un Venezia che, sotto di un gol, stava già impazzendo nell’esasperante tattica del fuorigioco gialloblu. E adesso. Probabilmente la stagione è al capolinea ed è comunque una grande stagione. Non sarà questo 3-4 a macchiarla. Questa partita semmai è un antipasto di quello che ci sarà nella categoria superiore, dove il Venezia ritroverà il Bellinzago. E dovrà ricordare qualche rrore di troppo, per non ripeterlo.
Ore 14.40 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Grande soddisfazione negli spogliatoio del Belluno, anche senza le parole lo si legge in faccia all’allenatore Roberto Vecchiato. «Ottima prova, non era facile vincere su questo campo ma i ragazzi sono stati molto bravi – spiega l’allenatore bellunese – la sfida l’avevamo preparata così, la rosa non era al completo ma il gruppo ha reagito molto bene. Volevamo stare in partita almeno per il primo tempo, così è stato. In campo abbiamo fatto quello che avevamo preparato in settimana. Ci siamo schierati con il 4-3-3 per non dare punti di riferimento e così è successo. All’intervallo – prosegue Vecchiato – ho detto ai ragazzi di togliere il freno a mano e provare a giocarsela. La risposta è stata ottima perché siamo rientrati più determinati e arrivavamo primi sulla palla, abbiamo meritato il vantaggio e poi la vittoria». La stagione è ormai al termine e le energie sono poche, il Belluno però è cresciuto alla distanza dimostrando grande attenzione e concentrazione oltre a una buona condizione fisica. «Di partite in questa annata sportiva ne abbiamo giocate tante – dichiara il tecnico dei bellunesi – sia noi sia l’Este e non è facile mantenere la condizione. I ragazzi però hanno usato anche la testa nella gara contro i padovani. Il gruppo ha dimostrato maturità e i risultati di questi tre anni sono di ottimo livello». Infine un commento sulla prossima finale. «Personalmente non importa chi ci sarà in finale – chiude Vecchiato – a tutti noi piacerebbe chiudere la stagione di fronte al nostro pubblico (in caso di successo del Virtus Vecomp, ma poi l’ha spuntata il Campodarsego ai supplementari, ndr) ma davvero non conta. L’importante e sempre giocare come contro l’Este».
Ore 14.20 – (Corriere delle Alpi) Estasiato. Si regala un gran finale di stagione il Belluno. Il morso di capitan Corbanese, a metà ripresa spedisce i gialloblù dritti dritti alla finalissima play-off di domenica, a Campodarsego. In un colpo solo sfatato il tabù Nuovo Stadio di Este, dove i bellunesi non vincevano da anni, e il fattore campo che imponeva per forza di vincere almeno nei 120 minuti. Non sono serviti neppure i supplementari a una squadra che non ha sbagliato praticamente nulla. Concentrata e attenta a non rischiare quasi nulla nel primo tempo, coraggiosa e spigliata nella ripresa, quando ha capito che l’impresa era possibile. Meno ha fatto l’Este, anch’essa quadrata come formazione ma davvero poco convinta, nel chiudere le azioni pericolose. Fanno festa i gialloblù, anche se speravano di potersi giocare l’ultimo al Polisportivo contro la Virtus Verona. Invece a Campodarsego i padroni di casa strappano il pareggio nel finale e avranno così il diritto di giocare in casa. Poco male, visto che arrivare in finale è comunque un gran bel risultato. Le defezioni di un reparto offensivo più che dimezzato, con la squalifica di Acampora e gli infortuni di Duravia e Farinazzo, costringono mister Vecchiato a disegnare un modulo in cui Pescosta e Mosca giocano quasi a supporto di Corbanese. Dietro Sommacal e Pellicanò si occupano delle fasce, mentre Calcagnotto e Franchetto dirigono il traffico davanti a Solagna. Bella cornice di pubblico in terra padovana, a differenza del tempo che si butta subito in pioggia. Non sarà una prima frazione di quelle da ricordare. Il Belluno si vede che vuole quanto meno evitare danni che diventerebbero di fatto irrimediabili, mentre l’Este ha qualche sussulto in velocità davanti, ma niente di impressionante, anzi. In sintesi: è bravo Solagna, dopo cinque minuti su Mastroianni, con Busetto che poi segna ma in fuorigioco. Invece dall’altra parte sono velleitarie le conclusioni di Mosca e Miniati. Sulla fascia sinistra il Belluno, con Pellicanò e Mosca fa quello che vuole e in regia c’è un grande Bertagno a dettare ordine. La pioggia non aiuta le due formazioni ad esprimersi al meglio, ma si vede che, a differenza dell’Este che dà qualche segnale di difficoltà nel creare qualcosa, il Belluno rimane più in attesa del momento buono. Chiaro però che non si può stare tanto a speculare, quando puoi solo vincere se vuoi andare avanti. E a quel punto nell’intervallo Vecchiato manda i suoi ad una sorta di attento arrembaggio. Pescosta sale un po’ di più e, sfruttando il fatto di non rischiare mai seriamente, i gialloblù iniziano a mettere più volte il pallone dalle parti di Lorello. Niente di trascendentale, per carità, ma sono segnali. Segnali che diventano esultanza al 23′. Parte tutto da un corner apparentemente senza esito di Miniati. Il pallone viene riconquistato dalla parte opposta da Sommacal che salta due difensori, va sul fondo, resiste alla carica di un avversario e mette al centro dove Corbanese, dopo aver perso il tempo di battuta, fredda Lorello facendo esplodere il centinaio di tifosi ospiti. Il Belluno capisce che dare il secondo dispiacere dell’anno in casa all’Este, dopo quello inflitto dal Venezia ad aprile, non è utopia. I giallorossi si buttano in avanti, ma il vero pericolo lo crea una pericolosa svirgolata di Calcagnotto. Servono a spezzare il ritmo gli ingressi di Salvadego e Quarzago, prima che Miniati fallisca davanti alla porta il raddoppio nel recupero. Poco male, perché sarà festa lo stesso.
Ore 14.00 – (Mattino di Padova) Con la sconfitta nel primo turno dei playoff, si chiude pure la stagione dell’Este. Con un piccolo rimpianto, quello di non aver premuto sull’acceleratore in un match tanto tosto quanto importante, e con l’addio di mister Andrea Pagan. L’annuncio arriva proprio nel post gara ma, già da qualche giorno, circolavano voci sul tecnico atestino che lo davano come sicuro partente: «Ho deciso di non continuare ad allenare a Este» afferma Pagan. «È una scelta ponderata e un po’ sofferta, ma penso sia giunto il momento di cambiare. In settimana dovrei conoscere già il mio futuro, ma prima di tutto voglio ringraziare questa società che mi ha fatto sentire sempre il migliore lasciandomi lavorare senza pressioni e con grande serenità». Pagan è stato cercato da Altovicentino e Mestre: «Sì, c’è stato un interessamento anche da parte di queste due società. Fra qualche giorno spero di riuscire a definire. Il fatto che ci siano più squadre su di me fa piacere, significa che ho lavorato bene, anche grazie a un gruppo di ragazzi straordinari. Mi auguro di riuscire a lavorare ancora con alcuni di loro». Sulla sfida col Belluno il trainer chioggiotto taglia corto: «I nostri avversari ci hanno creduto più di noi. Ho qualche dubbio sul gol annullato a Busetto perché non mi convince il fuorigioco in un’azione così confusa ma non voglio attaccarmi agli episodi. Il Belluno nella ripresa ha fatto meglio di noi». Dice la sua anche il capitano Alessandro Lorello: «La sconfitta di oggi (ieri) dimostra la straordinarietà del nostro cammino. In questa stagione non abbiamo mai battuto il Belluno, eppure siamo arrivati davanti a loro con 9 punti di vantaggio» sottolinea il portiere giallorosso. «Sono orgoglioso di essere il capitano di questa squadra». Stanco ma soddisfatto è invece Roberto Vecchiato, allenatore del Belluno: «Ci tenevamo tantissimo a superare il turno e lo abbiamo dimostrato con una buona prova nonostante le molte assenze» commenta. «Avevo raccomandato ai ragazzi di giocare un primo tempo molto accorto per restare in partita per mollare il freno a mano nella ripresa». «Domenica prossima» chiude Vecchiato. «Ce la giocheremo di nuovo!».
Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Avanti il Belluno, senza se e senza ma. L’Este, invece, chiude definitivamente la stagione con uno 0-1 casalingo che lascia poco spazio alle giustificazioni. Al Nuovo Stadio latita l’agonismo dei padroni di casa, mentre i gialloblù di mister Roberto Vecchiato seguono punto per punto la scaletta: primo tempo di attesa e gestione, secondo tempo frenetico e un’unica, decisiva palla a Corbanese, un cecchino di professione. Ne esce comunque un match piuttosto noioso: soprattutto per i due portieri Lorello e Solagna, mai impegnati seriamente. E non tanto per l’imprecisione degli attaccanti, quanto per la mancanza di spazi e svarioni delle difese, entrambe (salvo qualche disimpegno sbilenco) in vera e propria giornata di grazia. Tant’è vero che l’unica emozione del primo tempo arriva dal gol annullato al centrocampista dell’Este Busetto, fermato dall’arbitro per un fuorigioco. Il resto è puro calcio “sul bagnato”: non si vedono infatti giocate pregevoli dal punto di vista tecnico ma tanta, forse troppa, tattica applicata. Este e Belluno si muovono bene e difendono altrettanto. E non si fanno del male: il tiro di Miniati, sponda Belluno, non è irresistibile e finisce alto (12′). Dall’altra parte Caporali, sul calcio di punizione tagliato di Rosina, non riesce a correggere la traiettoria. Al 35′ cerca di emergere Marcandella, non troppo a suo agio sui terreni pesanti, puntando tutta la difesa avversaria. Le intenzioni sono buone, la conclusione strozzata un po’ meno. Il fantasista scuola Padova ci riprova al 38′, trovando i pugni di Solagna. Nella ripresa smette di piovere e il Belluno si convince che la finale dei playoff non è più un miraggio. Gli ospiti iniziano infatti un forcing piuttosto insistente, interrotto da una triangolazione fra Mastroianni e Ferrara che termina con il capitombolo in area di quest’ultimo (dopo un contatto con Franchetto) e l’ammonizione per proteste (58′). A ridosso del 65′ il Belluno sfiora il vantaggio con Corbanese, imbeccato dall’ottimo Mosca. L’attaccante gialloblù trova la zampata, ma non la mira. Il “Cobra”, tuttavia, non sbaglia al 68′: sgroppata sulla destra di Sommacal e invito perfetto per il numero 9, bravo a girarsi prima di sparare a botta sicura verso Lorello. Lo 0-1 non dà chissà quale scossa all’Este, sorpreso dall’intraprendenza degli avversari. Gli uomini di Andrea Pagan guadagnano qualche calcio d’angolo ma la difesa del Belluno pare insuperabile in mischia. Impreciso, invece, è Mike Miniati che all’87’ si libera bene ma spara alto e in pieno recupero sbaglia clamorosamente sull’ottimo assist di Corbanese. L’Este capisce che non c’è più storia e tira i remi in barca, arrendendosi al triplice fischio. Nonostante i due risultati a disposizione e il favore dei pronostici, l’Este non riesce a superare la sua bestia nera, mai battuta nelle tre sfide giocate nell’arco della stagione (due sconfitte e un pareggio). Un piccolo rimpianto per i giallorossi, arrivati scarichi all’appuntamento più intrigante, dopo un cammino al di là di ogni aspettativa. Da oggi, però, sarà di nuovo rivoluzione. Si ripartirà infatti dai saluti di mister Andrea Pagan (in tribuna al Nuovo Stadio è stato avvistato l’ex Abano Massimiliano De Mozzi), ai quali seguiranno quelli di Maldonado, Marcandella e Mastroianni, pezzi da novanta del prossimo mercato giallorosso.
Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Alla fine della partita l’allenatore del Campodarsego Antonio Andreucci mostra in viso quella classica soddisfazione mista a stanchezza, tipica di chi fatica da tempo, ma alla fine risulta vincente. «Abbiamo passato il turno grazie alla nostra caratteristica principale, fatta vedere altre volte nel corso del campionato: il carattere, che ci ha permesso di recuperare e cambiare parecchi risultati nel corso degli ultimi minuti. In particolare questa domenica, dopo le difficoltà iniziali, siamo stati bravi a farli indietreggiare». Pur riconoscendo la validità dell’avversario, ricorda che «era a 16 punti di distanza da noi in classifica e credo che i nostri meriti vadano ribaditi». Piccola curiosità, anche nei due precedenti scontri i biancorossi avevano beneficiato di rigori poi risultati determinanti nel punteggio finale. «Riusciamo sempre a portare parecchi giocatori nell’area avversaria, che a volte fanno commettere qualche ingenuità ai difensori» conclude Andreucci. Elogiato dal suo mister e dalla società per il rendimento generale, Raffaele Cacurio commenta felice e modesto: «Siamo stati bravi e fortunati, al termine di un match difficile contro un avversario ben dotato davanti». La battuta della massima punizione se la sono giocati lui e Aliù, alla fine il centravanti gli ha lasciato spazio. In linea con Andreucci pure “el paron” della squadra di casa Daniele Pagin: «Dobbiamo giocare il pallone nel vero senso della parola, quando lo facciamo riusciamo sempre a uscire dalle situazioni difficile. Si tratta comunque di un anno fantastico, che resterà impresso nella storia della società». Tuttavia quando gli si chiede qualche anticipazione sull’assetto della compagine per il prossimo anno, anche in virtù di quanto fatto, Pagin glissa e parla di andare a festeggiare. Dall’altra parte, il mister della Virtus Vecomp Luigi Fresco prende la fine dell’avventura ai playoff con filosofia e sportività: «Peccato, c’eravamo impegnati. Ma su cinque occasioni avute nei novanta minuti classici, ne abbiamo finalizzata una, più quelle per chiudere la partita nei supplementari che pure non sono andate a buon fine. Senza dimenticare un rigore anche a nostro favore nelle battute finali: forse occorreva più coraggio da parte del direttore di gara. In ogni caso bravo il Campodarsego, merita la posizione in classifica che ha raggiunto». Per i padroni di casa i pensieri sono rivolti ora alla seconda e ultima giornata degli spareggi, domenica contro il Belluno sempre al Gabbiano; peraltro a distanza di sole tre settimane dall’incontro in campionato. Se andrà bene anche in questo caso, si potranno incrociare le dita e sperare nelle graduatorie per i ripescaggi.
Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Termina con un pareggio il primo turno dei playoff tra Virtus Vecomp e Campodarsego, risultato a vantaggio di quest’ultimo in virtù della miglior posizione in classifica. Eppure partono più convinti i veronesi, che si fanno subito vedere in avanti con Joketic e Santuari. Risponde Kabine dalla distanza, seguito dall’altra parte da Maccarone sempre con una botta da fuori. Verso il quarto d’ora episodio dubbio su Mensah, che cade in area ma l’arbitro lascia correre. Il gol arriva poco dopo: tacco di Alba per lo stesso Mensah che crossa basso all’indietro, l’accorrente Joketic ribatte in rete con destrezza. I padroni di casa replicano con un lancio perfetto di Radrezza per Kabine, dribbling in area e diagonale rasoterra, Guagnetti respinge. I Gabbiani ci provano pure con un’incornata di Aliù ma non inquadrano la porta. Alla mezzora nuovi brividi per la retroguardia padovana, con l’assist di Santuari per Mensah. Attenzione al corner: dalle retrovie arriva N’Ze che per un pelo non raddoppia. Al rientro dagli spogliatoi, il Campodarsego alza il baricentro e ottiene due angoli consecutivi, senza però riuscire a essere incisivo. La Virtus non rinuncia ad attaccare e si rende pericolosa con il solito Joketic che sfugge ad Arthur ma si fa bloccare il tiro da Merlano. Kabine ha due occasioni per il pari, prima grazie a una generosa punizione che finisce tra le gambe avversarie e poi su un traversone in area, ma non le sfrutta a dovere. Dopo che Maccarone rischia l’autogol, c’è tempo pure per una cavalcata di Peroni in contropiede, il cui tiro viene bloccato da Merlano. Alla mezzora torre di Aliù per Kabine che spara alle stelle, Santuari replica con una botta dal limite. L’innesto Cacurio imbecca bene Aliù, che a propria volta crossa per il solito Kabine ma la difesa ospite libera. Se per i padovani lo specchio della porta sembra un tabù, Alba inventa una magistrale punizione su cui è bravo Merlano. Altro piazzato, stavolta battuto da Allegrini, testa di N’Ze, seconda incornata di Cernigoi e zero problemi per il portiere. L’assalto porta frutti in pieno recupero, con un cross di Michelotto per Kabine che di testa la butta dentro. Si va ai supplementari, il primo spunto è la girata di Cacurio. La Virtus si riporta in avanti, con la forza della disperazione. Al secondo corner consecutivo, stacca alla perfezione Rossi che ripristina il vantaggio. In apertura del secondo tempo supplementare, bella girata del solito Kabine in area che trova pronto Guagnetti. Mentre sull’altra metà campo Cernigoi per poco non chiude i giochi. Finché l’arbitro assegna il rigore per un fallo di Rossi: batte Cacurio, che non sbaglia. Per i tifosi di casa parte il conto alla rovescia per il triplice fischio. Che arriva dopo un finale di tensione, in cui i veronesi recriminano il rigore.
Ore 12.20 – (Gazzettino) Un anno fa, di questi tempi, il tifoso che incontrava Andrea Gabrielli per strada gli si stringeva contro, magari gli metteva un braccio sulle spalle sussurrandogli parole di conforto, invitandolo a non mollare e a ripartire ancora più forte. Un anno fa si viveva il “dramma sportivo” della retrocessione dalla serie B. Dodici mesi dopo si vive una storia diametralmente opposta: la delusione ha lasciato il posto a una gioia irrefrenabile, che a un mese dalla vittoria in campionato non accenna a spegnersi. Adesso la gente per strada fa i complimenti al presidente granata, gli stringe affettuosamente la mano, con riconoscenza. Sono tanti i “grazie” arrivati in casa granata, e proprio Andrea Gabrielli ci svela l’attestazione più bella ricevuta: «Ci sono state tante persone che si sono complimentate con il Cittadella, molti presidenti di società, anche della serie cadetta, che sono contenti di ritrovarci nella categoria. La lettera più bella però è stata quella ricevuta tre giorni fa da Giancarlo Abete (dal 2007 al 2014 presidente della Figc, attualmente vicepresidente dell’Uefa, ndr). Ha voluto ricordare anche la figura di mio papà, ripercorrendo i successi del Cittadella, infine congratulandosi per la promozione. Davvero un gran bell’attestato di stima, che mi ha fatto estremamente piacere». Stiamo per vivere l’ultima settimana della stagione sportiva, con le due partite di Supercoppa di Lega Pro. Un trofeo sul quale i granata vogliono mettere le mani. «Siamo pronti, vedremo di affrontare anche quest’ultimo sforzo al meglio, cercando di farlo bene. Mi sembra di vedere i giocatori convinti, vogliosi di lasciare il segno sino in fondo a una stagione irripetibile». Poi chissà se e quando capiterà un’altra occasione simile al Cittadella per arricchire la propria bacheca dei trofei. Andrea Gabrielli, infatti, è concentrato unicamente sulle gare di Supercoppa, sul presente. Per programmare il futuro, c’è tempo. «Non siamo ancora a bocce ferme, il calcio giocato va ancora avanti, in Lega Pro come in serie B, quindi non si possono ancora affrontare certi discorsi. So che Stefano Marchetti ha cominciato a parlare con qualcuno, a guardarsi attorno, ma sono tutti sondaggi, richieste di informazioni. È prematuro». Rispetto a un anno fa, però, si parte con le fondamenta già costruite, e sono ben solide. Il direttore generale e l’allenatore hanno un nome. «Marchetti e Venturato ce li teniamo». Per gli obiettivi di mercato, Gabrielli preferisce sorvolare: «È tutto molto prematuro, non posso esprimermi. Ripeto, siamo ancora concentrati sul calcio giocato, sulla Supercoppa». Il Cittadella il suo l’ha fatto, ma secondo lei, presidente, chi è la squadra favorita dei play off di Lega Pro? «Non saprei, ma vi confido che è molto bello vederli seduti in poltrona, dalla tv. Poi che vinca chi più se li merita». Anche il primo turno di Supercoppa il Cittadella lo vivrà da spettatore, a “spiare” Spal-Benevento. Se potesse decidere lei, il debutto del Cittadella lo vorrebbe in casa o fuori? «Arrivati a questo punto, mi piacerebbe concludere domenica in casa, al Tombolato davanti ai nostri tifosi». Magari alzando il trofeo, anche per rifarsi della Coppa Italia di Lega Pro sfuggita di mano proprio all’atto finale.
Ore 12.00 – (Gazzettino) Il presidente Gabrielli è stato accontentato. Desiderava chiudere la stagione davanti al proprio pubblico, nell’ultimo turno della Supercoppa di Lega Pro, e così sarà. La Spal ieri sera ha superato 4-1 il Benevento nel primo turno delle finali (gol di Giani, Cellini, Finotto e Schiavon per i padroni di casa, Ciciretti aveva momentaneamente pareggiato per i campani), così mercoledì sera alle 21.15 il Cittadella andrà a giocare a Benevento, per poi chiudere domenica prossima alle 20.45 con la Spal. La squadra oggi pomeriggio riprenderà i lavori dopo la domenica di riposo concessa da Venturato; i granata si alleneranno quindi domattina, e dopo pranzo partiranno alla volta di Benevento.
Ore 11.40 – (Gazzettino) È un periodo intenso per il Cittadella, con un succedersi continuo di festeggiamenti da far convivere con la preparazione per gli ultimi impegni di Supercoppa. La saga festaiola è iniziata al Tombolato subito dopo la vittoria sul Pordenone, che ha sancito la matematica conquista della B. Lo sfogo di gioia della squadra si è materializzato tre giorni dopo in canti e burle nella foto gogliardica davanti Porta Padova, mentre in Piazza Pierobon dopo l’ultima partita in casa con la Cremonese è stata celebrata la festa dei “Cugini di campagna”. Lo spumante è tornato a scorrere, su invito di Giancarlo Zen, al bar Duomo, presenti squadra, dirigenza, staff tecnico e tifosi, mentre “Al Caliero” il Club Dino Pettenuzzo ha riunito oltre 70 tifosi con Coralli, Pascali, Iori e tanti altri. Anche il Caffè Treviso, sede abituale di alcuni granata, ha brindato alla serie B, andirivieni continuo di giocatori anche “Da Godi” a Fontaniva. Pure la tv (Triveneta) ha riservato una serata in esclusiva al Cittadella con replica di canti, scherzi e sorprese varie. Di recente al bar trattoria “Da Claudio”, sede del club Granata Cittadellese del presidente Roberto Zanon, c’è stato un grande brindisi con la squadra al completo, la dirigenza, i collaboratori e tanti tifosi, presenti anche il sindaco Luca Pierobon e l’assessore allo sport Francesco Pozzato.
Ore 11.20 – (Mattino di Padova) Il Cittadella disputerà la sua prima partita di SuperCoppa mercoledì 18 a Benevento (ore 21.15). C’è un Marchetti ai limiti del nostalgico («A Benevento ho giocato ai tempi delle… guerre puniche, quando ancora i calciatori avevano poco peso nelle decisioni delle società, però la ricordo come un’esperienza molto importante per la mia vita») e uno più deciso. Appartiene alla seconda categoria il direttore generale che afferma, perentorio: «Di mercato ora non parlo. Non sarebbe corretto nei confronti dei giocatori che devono ancora terminare la stagione e che hanno davanti un trofeo da provare a portare a casa». Non è un mistero, tuttavia, che in questi giorni più di un procuratore sia in fila davanti alla sua porta. «E io li incontro e prendo nota», replica il d.g. del Cittadella, «ma prima della seconda sfida di SuperCoppa (con la Spal, domenica 22 al Tombolato, ndr) non ci saranno novità, anche perché bisogna attendere la fine dei vari campionati». Quello di Serie A è terminato, e par di capire che il ds del Chievo Luca Nember sia possibilista circa il rinnovo dei prestiti di Jallow e Bobb. «Non abbiamo ancora fissato il giorno, ma a breve lo incontrerò per parlarne. Secondo me restare a Cittadella per un’altra stagione sarebbe la soluzione migliore per i due ragazzi. Perché questo è l’ambiente ideale per maturare, per il modo in cui si sono inseriti e perché avranno la possibilità di confrontarsi con una nuova categoria». Per quanto riguarda il “tormentone” Litteri, a che punto siamo? «Conoscete quale sia la sua volontà e quale sia la nostra, ma non sarà una trattativa semplice. Vedremo quello che si potrà fare per trattenerlo, ma intanto aspettiamo che il Latina finisca il campionato di Serie B». Attorno ad altri giocatori cominciano a sollevarsi i primi rumors: Sgrigna è un nome buono per ogni sessione di mercato, Minesso, non è un mistero, era vicinissimo al Bassano già a gennaio. E poi c’è chi, come Coralli, Alfonso o Cappelletti, ha il contratto in scadenza, ma ha lasciato intendere che lo rinnoverebbe più che volentieri. «Certo, “voci” sulle partenze non hanno ragione di esistere perché ancora non ne abbiamo discusso. E per chi vuole rimanere vale lo stesso discorso: mi fa piacere, ma ne parleremo dopo domenica prossima». Va bene, allora restiamo sul doppio impegno ravvicinato in SuperCoppa. Teme che i tanti festeggiamenti possano aver distratto i giocatori? «Festeggiare era giusto. Non nascondo che potrebbero esserci ripercussioni, ma dico anche che questo gruppo ha mostrato di saper gestire al meglio momenti diversi. L’amichevole giocata sabato a Rosà (vinta per 2-0 dagli uomini di Venturato) mi ha fatto vedere una squadra che si è rimessa in asse». Giocherete due partite nel giro di quattro giorni, una formula che certo non agevola nessuna delle partecipanti. «Non aiuta di sicuro, basti dire che potremo pianificare il lavoro della settimana e la trasferta in Campania soltanto domattina (stamattina, ndr), per non parlare della logistica legata ai biglietti. In campo, poi, conteranno soprattutto le energie nervose e, per quanto ci riguarda, fondamentale sarà la prima partita. In base a quella e alle condizioni di chi giocherà valuteremo il da farsi». C’è una favorita? «No, è una competizione difficile da decifrare fra tre squadre forti, non a caso prime nei rispettivi gironi. Le energie nervose contano molto e, in questo senso, il Benevento, che ha lottato per la promozione sino all’ultimo, avrebbe potuto essere avvantaggiato rispetto a noi e alla Spal, che abbiamo “staccato” prima. Ma sono solo chiacchiere da bar». Lei è legato al Benevento per averci giocato, nella stagione 1982/83: 25 presenze e 3 gol in C/1. «È stata la mia prima esperienza lontana da casa. Ci andai da 19enne in prestito per una stagione, per volontà del Padova e dei campani. È rimasto poco di allora, se non lo stadio, il ricordo di una bella città e alcune belle amicizie, come quella con il cittadellese Ugo Tosetto, anche lui a Benevento quell’anno».
Ore 10.50 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Nessuna prva di forza, ma solo identità di vedute”) Vista la nostra assoluta considerazione sulla statura morale del presidente Bergamin ci sentiamo in dovere di dissentire da coloro che hanno interpretato l’uscita di scena di De Poli come una prova di forza dell’amministratore delegato Bonetto e di suo figlio Edoardo, al quale il patron biancoscudato non avrebbe saputo opporre resistenza. Da qui una serie di illazioni e veleni che non hanno risparmiato nessuno. La verità invece potrebbe essere molto più semplice. E cioè che Bergamin, analizzando a mente fredda il lavoro svolto da De Poli e le sue idee per il futuro, abbia convenuto con la famiglia Bonetto che effettivamente non c’era più sintonia tra la società e il diesse.
Ore 10.40 – (Gazzettino) Non solo. Calcolando la media punti (1,857 a partita) e moltiplicandola per 34, ovvero per il numero complessivo di turni che compongono il campionato di Lega Pro, Diniz e colleghi guadagnerebbero in via teorica un’altra posizione, sorpassando il Bassano in quella finale con 63 punti. In tale lasso di tempo il Padova vanta la seconda difesa del girone (17 gol al passivo, uno in più della Reggiana) che diventa la prima in casa (6), ma pure il secondo attacco, con 35 reti alle spalle del Cittadella (39). Anche in questo caso sul proprio campo balza in vetta, a pari merito con i cugini granata (19). Con Pillon si è inoltre registrata la più lunga striscia di risultati utili della stagione, dieci, iniziata però con il pareggio a Busto Arsizio sotto la gestione di Carmine Parlato. I 39 punti conquistati sono il frutto di undici vittorie, di cui quattro esterne, sei pareggi e quattro sconfitte, ma va pure considerato che nelle prime cinque gare con in panchina l’ex allenatore di Ascoli e Treviso non erano in campo i giocatori poi arrivati con il mercato di gennaio. Estendendo l’analisi all’intero campionato, il Padova conferma la seconda difesa, ma perde posizioni in avanti (sesto attacco). Basteranno simili dati per una conferma di Pillon? «Non lo so, vediamo cosa succede» replica l’interessato, ieri a Pordenone, come De Poli, per seguire la sfida play off con la Casertana. Poi aggiunge: «Essendo cambiato direttore sportivo bisogna capire se io vado bene a lui, ma anche se le sue idee collimano con le mie. Il tutto sempre con grande serenità, senza problemi e pensando al bene del Padova».
Ore 10.30 – (Gazzettino) L’eventuale pressing con il presidente friulano Lovisa per liberarlo in questo momento rischierebbe di non portar alcun risultato. Non sono perciò da escludere soluzioni alternative come quella che porta a Stefano Sottili del Bassano, in questo caso con il contratto scaduto e senza altri impegni stagionali in programma dopo la sconfitta di ieri per 3-0 a Lecce. Così ha dichiarato a fine gara il tecnico su una sua possibile conferma ai piedi del Grappa: «Ci eravamo riproposti di affrontare l’argomento a fine campionato a mente fredda. Un conto è parlarne in serie B un altro in Lega Pro». C’è poi il discorso legato alla possibile conferma di Beppe Pillon che in settimana, ma il giorno non è ancora stato fissato, si vedrà con la società e con Zamuner. Qualunque sia le decisione presa, è giusto comunque sottolineare il responso dei numeri che hanno visto il suo Padova centrare virtualmente l’obiettivo play off. La classifica relativa alle 21 giornate con in panchina il tecnico di Mogliano vede infatti i biancoscudati al quarto posto (39 punti in 21 gare) dietro a Cittadella, Pordenone e Bassano e avanti di sei lunghezze sull’Alessandria.
Ore 10.20 – (Gazzettino) I risultati del primo turno dei play off di Lega Pro rischiano di allungare i tempi per definire il futuro del Padova. Ieri pomeriggio il Pordenone ha infatti superato per 1-0 la Casertana grazie al gol su rigore a cinque minuti dalla fine dell’ex biancoscudato Pederzoli e dunque proseguirà la propria corsa verso la promozione per almeno altre due settimane, affrontando in semifinale il Pisa. Come noto, nella squadra neroverde operano Giorgio Zamuner, attuale consulente di mercato dei friulani e futuro responsabile area tecnica del Padova, e il tecnico Bruno Tedino, ritenuto il primo candidato per la panchina all’ombra del Santo. Per l’ex procuratore, trattandosi di un libero professionista, non dovrebbero esserci particolari contrattempi e già in settimana il suo approdo ufficiale potrebbe essere una realtà. A breve, con ogni probabilità già domani, l’incontro decisivo con la società. Sia pure con altro ruolo, non avendo ancora il patentino di direttore sportivo, prenderà così il posto di Fabrizio De Poli la cui interruzione del rapporto con il Padova è stata ufficializzata venerdì. Discorsi inevitabilmente più lunghi, invece, per il tecnico, peraltro vincolato fino a giugno 2018 con il Pordenone.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Ma l’uscita di scena di De Poli ha contribuito a raffreddarne assai l’entusiasmo per proseguire qui la sua esperienza in panchina. A questo punto prende consistenza la pista Tedino, il quale però ad aprile si è visto allungare il contratto dal Pordenone per altre due stagioni. Zamuner lo vorrebbe con sè a Padova, il patron dei “ramarri”, Mauro Lovisa, invece non sembra avere alcuna intenzione di “mollarlo” alla concorrenza. Pazienza il dirigente che ha costruito l’ottima rosa friulana, ma l’allenatore no. E per il Padova non è una buona notizia. Sono questi i giorni, infatti, in cui bisogna gettare le basi per costruire la rosa che, nelle aspettative di tutti, dovrà provare a vincere il campionato 2016/17 o, in subordine, centrare i playoff. La proprietà ha le idee chiare, come sembra di capire dalle ultime mosse? Bene, ma alle idee devono seguire i fatti. E ora come ora, scusate se ci ripetiamo, c’è un’intera “area tecnica” da ricostruire.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Insomma, quella famosa commissione tecnica che avevamo indicato come “novità” nell’affiancamento a De Poli diventerebbe fattibile per dare più peso e collegialità alle scelte da compiere nell’allestimento della rosa per la prossima stagione. Se non è “rivoluzione” globale questa, come altro definirla? La “patata bollente” Tedino. Con Zamuner Pillon non ha mai lavorato, e il neo-direttore, che dovrebbe essere presentato mercoledì (salvo slittamenti imposti dal Pordenone, qualificatosi ieri per le semifinali playoff), ha puntato quest’anno, per la guida dei neroverdi, su un allenatore come Bruno Tedino che pratica il 4-3-3 o, in alternativa, il 4-3-1-2. Non certo il 4-4-2 caro al tecnico di Preganziol, con il quale ci sarà in ogni caso un incontro appena ufficializzata la nomina. Il successore di Parlato, a dispetto dei 60 anni dichiarati all’anagrafe, non si sente un “vecchio” (lo ha ribadito con orgoglio proprio nella conferenza-stampa post partita con l’Alessandria), e, rilanciato dal positivo quinto posto raggiunto con Neto Pereira & C., potrebbe presto trovare squadra in Serie B, sebbene la sua priorità – e di ciò gli va dato atto – sia sempre il Padova.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Da definire la posizione di Pierino D’Ambrosio, il dirigente accompagnatore, anche se è probabile che rimanga. Zamuner direttore a 360º. L’attuale consulente di mercato del Pordenone non è inserito ufficialmente nell’organigramma del club friulano, perché non è iscritto nell’albo dei direttori sportivi, essendo di fatto un procuratore. Stando ad indiscrezioni, il problema non si porrebbe per la dirigenza di viale Rocco: arriverebbe con il ruolo di direttore generale, un po’ come accade a Cittadella, dove Stefano Marchetti assomma le due figure, di responsabile organizzativo della società e di diesse, con ottimi risultati. La differenza è che, comunque, Marchetti è un direttore sportivo con tanto di patentino, Zamuner no. Ma ci sarebbe di più: stando agli accordi raggiunti, nella lunga e non facile trattativa condotta in questi mesi dai due soci storici, verrebbe coinvolto maggiormente nelle operazioni di mercato Edoardo Bonetto, vice-presidente della società, e con lui Simone Tognon, ex direttore sportivo di Este, Abano e Real Vicenza, attuale osservatore e curatore dello scouting biancoscudato.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Inizia oggi la settimana più delicata della recente storia del Calcio Padova, rifondato da Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto nel luglio 2014: quella che porterà alla “rivoluzione” dell’intera area tecnica. Ventidue mesi fa, con la (ri)partenza dai dilettanti, in Serie D, quest’area poggiava sulla coppia Fabrizio De Poli-Carmine Parlato, ma strada facendo, dopo la promozione in Lega Pro, ha perso gradualmente i tasselli-chiave: esonerato (a dicembre 2015) l’allenatore che aveva riportato il Biancoscudo tra i professionisti, licenziato (venerdì scorso) il direttore sportivo, per volontà soprattutto dei Bonetto, padre e figlio. La conclusione anticipata del rapporto di collaborazione con De Poli, il cui contratto scade nel giugno 2017 (e dovrà essere onorato sino all’ultimo euro), avrà un effetto-domino, che si concretizzerà nei prossimi giorni: lascerà quasi certamente Bepi Pillon, a cui la proprietà avrebbe chiesto di rimanere (l’incontro fra le parti ci sarebbe già stato nello scorso fine settimana), ma che è legato da profonda amicizia al dirigente tombolano, di cui è stato fra l’altro compagno di squadra nel Padova fine anni ’70, e se ne andrà pure Giancarlo Pontin, l’attuale team manager, uomo fidato di De Poli.
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Ora che la stagione è finita, quale momento ricorderà come il più bello? «Quello in cui ci siamo avvicinati alla zona playoff, quando abbiamo sognato tutti ad occhi aperti e sperato di raggiungere l’Alessandria. Purtroppo, poi, ci è mancato qualcosa: la partita con la Giana ha deciso il nostro destino, c’è stato un black out totale e i playoff sono sfumati. Ma sappiamo anche che, nel complesso, abbiamo comunque fatto vedere cose importanti». È arrivato l’addio di Fabrizio De Poli: come ha preso la notizia? «La società ha fatto la sua scelta, e credo che l’abbia fatta con l’intento di migliorarsi ancora. Il direttore ha svolto un grande lavoro, e non devo dirlo io, visto che la sua opera è stata sotto gli occhi di tutti sin dall’anno scorso. Personalmente mi dispiace, il direttore è una persona che stimo e rispetto molto, perché è un grande professionista e non certo solo per il fatto di avermi portato qui. A lui, però, sono davvero grato per avermi dato la possibilità di essere a Padova».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) E poi, finalmente, si è sbottonato sul suo futuro. «Adesso andrò qualche giorno a Varese e poi in vacanza in Brasile», ha rivelato. «Del rinnovo si preoccuperanno i miei procuratori. Ma dopo le ferie tornerò a Padova: confermo di voler rimanere qui, in una piazza calda e importante e in una società che vuole fare le cose per bene». Si aspettava un riconoscimento del genere dopo una sola annata? «Sinceramente no. Per me è una grande soddisfazione e motivo di orgoglio ricevere questo premio: significa aver fatto qualcosa per questa piazza, significa che i tifosi tengono al sottoscritto e questo mi rende molto felice». Un anno fa lasciava Varese dopo sei anni e nel modo peggiore, con il fallimento societario. Quando arrivò a Padova, che cosa provò? «Sapevo che sarei approdato in una piazza importante e che avrei trovato una società seria. Quindi già allora ero molto carico, avevo voglia di dimostrare anche a Padova il mio valore, non avevo timori. Credo che la gente abbia apprezzato la mia disponibilità, il mio cercare sempre di lottare per questa maglia. L’ho fatto io, e credo anche tutti i miei compagni».
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) «Se rinnovo il contratto con il Padova? Posso confermare che un primo contatto tra la società e i miei agenti c’è già stato». Parole di Neto Pereira, musica per le orecchie dei tifosi biancoscudati. Mentre dietro le quinte societarie si cercano ancora le ultime conferme sullo staff tecnico che gestirà il Padova di domani, sul campo una piccola certezza c’è: l’attaccante brasiliano, 10 reti e altrettanti assist nella sua prima, trionfale stagione all’ombra del Santo, premiato ieri in Fiera dai tifosi del club “Padova nel Cuore” (in testa il presidente Gianfranco Borsatti), dopo che nel corso del torneo, su internet, i supporter l’hanno votato come il giocatore più amato, anche l’anno prossimo vestirà la maglia del Padova. Accompagnato dalla fidanzata Elena, Neto ha ricevuto una targhetta celebrativa e i gadget del sodalizio che ha la sua sede al Caffè Pedrocchi.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica finale: Cittadella 76, Pordenone 65, Bassano 62, Alessandria 57, Padova 54, Cremonese 53, Reggiana 52, FeralpiSalò 50, Pavia 49, SudTirol 44, Renate 43, Giana Erminio e Lumezzane 42, Pro Piacenza 39, Cuneo e Mantova 34, AlbinoLeffe 20, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la trentaquattresima giornata: Cremonese-Cuneo 2-1 (Sansovini (Cr) al 15′ st, Brighenti (Cr) al 22′ st, Cavalli (Cn) al 38′ st), FeralpiSalò-Pavia 1-3 (Manconi (Pv) al 9′ st, Ferretti (Pv) al 13′ st, Romero (Fs) al 35′ st, Ferretti (Pv) al 44′ st), Lumezzane-Pro Piacenza 0-0, Mantova-AlbinoLeffe 1-1 (Gonzi (Mn) al 25′ pt, Magli (Al) al 33′ pt), Padova-Alessandria 4-0 (Fabiano (Pd) al 4′ pt, Petrilli (Pd) al 23′ pt, Altinier (Pd) al 25′ pt e al 1′ st), Pordenone-Giana Erminio 3-1 (Bruno (Ge) al 12′ pt, Beltrame (Pn) al 16′ pt e al 2′ st, Valente (Pn) al 36′ st), Reggiana-Bassano 2-2 (Mignanelli (Re) al 47′ pt, Momenté (Ba) al 27′ st, Alessi (Re) su rigore al 37′ st, Cenetti (Ba) al 46′ st), Renate-Pro Patria 3-1 (Napoli (Re) al 3′ pt, Teso (Re) al 10′ pt, Santana (Pp) al 35′ pt, Ekuban (Re) al 20′ st), SudTirol-Cittadella 2-3 (Fink (St) al 5′ pt, Tait (St) al 11′ pt, Litteri (Ci) al 12′ pt, Paolucci (Ci) al 43′ pt, Coralli (Ci) al 25′ st).
Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 15 maggio: prima domenica senza campionato per il Padova, mentre in società si lavora per il futuro.