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Ore 22.00 – (Il Piccolo) Tutto in una partita. Dopo il rocambolesco pomeriggio di domenica (nel quale le emozioni sugli smartphone per i risultati degli altri campi hanno superato quelle che stava offrendo la partita con il Venezia), la Triestina si giocherà la salvezza nel play-out di domenica 22 maggio al Rocco (inizio ore 16) contro la Liventina. Con due risultati su tre a disposizione: se al termine dei 90 minuti sarà pareggio, si giocheranno anche i supplementari. Ma se alla fine dei due overtime il punteggio sarà ancora di parità, sarà l’Unione ad essere salva. Un vantaggio non da poco, ma da sfruttare nel migliore dei modi e non pensando troppo al pareggio, come spiega il tecnico alabardato Bordin: «Di certo non giocheremo per il pareggio, ma scenderemo in campo come sempre per cercare di giocare e di vincere. Considereremo ovviamente che avremo due risultati su tre a disposizione, ma certo però non possiamo metterci tutto il tempo a giocare davanti alla nostra area a ribattere palloni. Noi dobbiamo creare gioco e fare gol. Detto questo, la Liventina però non sarà semplice da affrontare, perché è una partita secca e bisogna fare attenzione a tutti i particolari». Oltre ai due risultati utili su tre, la Triestina avrà dalla sua anche il fattore campo. Nelle ultime due partite il Rocco è tornato ad affollarsi e a colorarsi, anche il sonoro ha fatto un deciso balzo in avanti con la presenza della curva Furlan. Insomma, il tifo deve giocare un ruolo fondamentale anche nella sfida decisiva, e questo è un altro vantaggio su cui Bordin punta molto: «La fortuna che abbiamo avuto per il fatto di giocare in casa – dice il tecnico – dovremo sfruttarla al meglio. Giocare sul nostro campo davanti ai nostri tifosi sarà importante. E dobbiamo essere consapevoli che avremo la spinta di quello che si suol dire il dodicesimo uomo in campo. Inutile negare che il fattore campo va sfruttato al massimo». Infine c’è l’aspetto tecnico. La Triestina non avrà nessun squalificato, inoltre anche Giordani che ha saltato le ultime due partite per la lussazione alla spalla dovrebbe essere a posto. Una rosa ricca dalla quale Bordin potrà attingere: «Abbiamo due settimane di lavoro e oltre agli squalificati recupereremo anche gli acciaccati. Quindi si potrà lavorare con tutto il gruppo e poi farò le mie scelte: i ragazzi sono consapevoli che saranno in tanti a disposizione, qualcuno resterà fuori ma ora l’obiettivo non è personale, ma è della società e della squadra». Non è previsto nessun programma particolare di avvicinamento alla partita. Oggi riprenderanno gli allenamenti come ogni settimana di campionato, e proseguiranno fino a sabato mattina. Quindi la squadra avrà probabilmente domenica e lunedì di riposo prima di gettarsi nell’ultima settimana di preparazione. Non sono previste nemmeno amichevoli: con tutti gli elementi a disposizione, le ultime partitelle-test gli alabardati le svolgeranno in famiglia.
Ore 21.30 – (Corriere delle Alpi) La testa ai playoff. Il Belluno ha salutato i tifosi con una vittoria in casa contro la Liventina, ora i riflettori vanno tutti sul big match in casa dell’Este. «Abbiamo interpretato bene la gara contro la Liventina – spiega Simone Bertagno – nessuno ti regala niente e anche noi non abbiamo fatto sconti. Vogliamo andare ad Este per vincere, è la mentalità che ci ha sempre caratterizzato in questi anni. Energie? Non mancano, in più recuperiamo anche Stefano Mosca, un rientro importante. Vincere domenica è fattibile. Ci dispiace non avere a disposizione, invece, Antonio Acampora, che stava dimostrando di stare bene». Speranza Vecomp. Il centrocampista gialloblù guarda ai playoff ma il suo pensiero va anche oltre. «Pensiamo a vincere contro la squadra padovana e poi speriamo che la Virtus Vecomp batta il Campodarsego – continua Bertagno – in quel caso giocheremmo il secondo turno playoff in casa e sarebbe una bella soddisfazione. Sono a Belluno da tre anni e ci siamo sempre migliorati. In questa stagione siamo partiti più punti dello scorso anno e ci siamo riusciti. Fare più di così secondo me sarebbe stato difficile. Davanti a noi ci sono squadre più attrezzate con rose più lunghe. Magia sfiorata. Il metronomo del Belluno nel finale di primo tempo ha provato a beffare il portiere della Liventina con una punizione insidiosa da metà campo, ma l’estremo difensore trevigiano ha risposto con un grande intervento. «Peccato, avevo calciato davvero bene – continua “Berta” – mettiamola così, siamo stati bravi tutti e due. Io a tirare ma lui a recuperare la posizione e parare». Cambio strategico. A fine primo tempo mister Vecchiato ha lasciato negli spogliatoi Nicola Calcagnotto e ha gettato nella mischia il rientrante Mosca. «Ero diffidato, è stata una scelta tecnica – sorride “Calca” – abbiamo giocato un primo tempo non bello, nel secondo ci siamo ripresi e abbiamo conquistato 3 punti importanti per il morale in vista dei playoff. Ovviamente vogliamo vincere e andare avanti. La stagione è stta lunga ma le energie sono convinto non mancheranno, in settimana lavoreremo non solo sul piano fisico ma anche si quello mentale. Siamo carichi. La stagione? Non eravamo partiti con il piede giusto e quei quattro pareggi iniziali danno ancora fastidio ma alla fine abbiamo raggiunto il nostro obiettivo nonostante avessimo contro squadre con nomi importanti. Non cambierei la nostra rosa con nessun’altra».
Ore 21.00 – (La Provincia Pavese) Sugli spalti dello stadio “Turina” di Salò i giocatori del Pavia sono stati sostenuti da supporter particolari, una ventina di allenatori o aspiranti tecnici provenienti dalla Cina e che fino a questo fine settimana saranno a Pavia per frequentare la seconda edizione dell’Accademia del Calcio, organizzata da Pavia, Aiac (l’Associazione italiana allenatori calcio) e Università di Pavia. I venti allievi parteciperanno anche a visite guidate, tra cui alcuni settori giovanili di squadre di serie A e il settore tecnico Figc di Coverciano, dove incontreranno anche il presidente dell’Aiac Renzo Ulivieri. Ad accompagnarli in questa loro permanenza pavese è Wei Sun, che tutti a Pavia hanno conosciuto come “Davide” nella sua permanenza nello staff dirigenziale di via Alzaia. Durante la gara hanno sostenuto gli azzurri con applausi e scandendo «Pavia», suscitando la simpatia anche del pubblico di Salò. Nella tribuna laterale a sinistra, invece, era presente una rappresentanza della curva sud arrivata con un pullman a Salò e che ha esposto lo striscione «Siamo qua per noi!» per confermare l’attaccamento ai colori azzurri e non nascondendo, invece, la delusione nei confronti dei giocatori. «Anche se era una gara di fine stagione è stata una bella partita e ci è piaciuto l’ambiente», spiegano alcuni degli allenatori cinesi presenti a Salò. Tra di loro anche due ragazze, Zhou e Xi. «Il calcio in Cina sta crescendo e anche questa nostra esperienza in Italia ci aiuta a imparare soprattutto la mentalità calcistica», spiega Xi, ex giocatrice della nazionale cinese di calcio. C’è chi poi va ancora più diretto sul commento tecnico della gara. «Ci è piaciuto il numero nove Manconi, bellissimo il suo gol – ci dicono Liu e Yang, due allenatori cinesi – anche Carraro ha fatto molto bene. Il Pavia ha vinto perché ha messo in campo lo spirito giusto, soprattutto quando si è trovato con l’uomo in meno per l’espulsione del suo difensore (Malomo, ndr). I giocatori non hanno mai mollato e ci hanno creduto fino alla fine». Per loro dopo la trasferta di Salò il ritorno a Pavia e la seconda settimana di lavoro sul campo, visite e lezioni. Poi da venerdì si ripartirà per la Cina.
Ore 20.40 – (La Provincia Pavese) Con la doppietta a Salò Andrea Ferretti chiude a quota 16 per la seconda stagione consecutiva il suo campionato di Lega Pro. L’attaccante parmense è il settimo miglior realizzatore dell’annata 2015-16 della ex serie C. Sono Stefano Scappini del Pontedera e Pietro Iemmello del Foggia con 24 i due top scorer, davanti a Saveriano Infantino (Carrarese). A quota 17 con Marco Cellini della Spal, ci sono i due capocannonieri del girone A Cristian Altinier (Padova) e Andrea Brighenti (Cremonese) che hanno preceduto Ferretti di una sola marcatura. Con le ultime due reti stagionali lo “Squalo bianco” ha prima raggiunto e poi superato Josè La Cagnina nella classifica dei bomber azzurri di sempre: ora è quarto con 53 reti contro le 52 dell’ex attaccante dell’era Torresani. Ma soprattutto con 32 gol realizzati in Lega Pro negli ultimi due campionati Andrea Ferretti si conferma nel periodo di maggiore maturità della sua carriera e pronto a sfruttare una chiamata in categoria superiore. Inutile nasconderlo agli ammiratori azzurri della punta ex Cesena, a quasi 30 anni (che compirà a settembre) difficile pensare di rifiutare la possibilità di salire di categoria. Una chiamata – confermata ufficialmente dallo stesso Ferretti – era già arrivata a gennaio dall’Avellino, ma poi il presidente Zhu non aveva voluto privarsi di uno dei migliori giocatori del Pavia. Ora, seppur con due anni di contratto davanti, la serie B potrebbe essere una destinazione a cui, invece, il giocatore non vorrebbe più rinunciare visto, che come sperato, non l’ha potuta ottenere con la maglia azzurra. Ovviamente chi ne volesse le prestazioni dovrebbe parlarne con il Pavia, proprietario del cartellino. Siamo ancora alle ipotesi e tutto può accadere ma in una rosa del Pavia che dovrebbe essere rivoluzionata anche i pezzi pregiati come Ferretti potrebbero, per loro ambizione, scegliere altri palcoscenici. Lo capiremo ufficialmente nelle prossime settimane quando la società azzurra dovrà incominciare a muoversi per programmare la prossima stagione a partire dalla scelta dell’allenatore che guiderà il Pavia 2016-17.
Ore 20.10 – (Gazzetta di Reggio) Per tutto il girone di andata del campionato Berretti, c’è stato un giocatore della Reggianache aveva preso la mira e non sbagliava più. Nove reti in venti partite, nel periodo peggiore della squadra, suonano come una vittoria personale per Andrea Storchi, 18 enne da pochi giorni, arrivato al punto di svolta della sua giovane carriera. Peccato però che nel momento in cui si sono concretizzati i risultati e le prestazioni, con diversi turni di imbattibilità, si sia infortunato: una noiosa pubalgia gli ha fatto perdere i mesi decisivi della stagione, quelli dove si tirano le conclusioni tecniche e si pianificano le strategie per il futuro. Il punto della ripartenza per Storchi, al suo settimo campionato nelle giovanili della Reggiana, è per l’estate, dopo che avrà curato a dovere gli acciacchi con l’augurio che tutti gli fanno che resti mentalmente con la spina attaccata. «In questo periodo dovrà lavorare bene per farsi trovare pronto e io non ho dubbi che sarà così – ammonisce Francesco Salmi, allenatore della Berretti. – Il prossimo anno per lui sarà decisivo per capire se può aspirare davvero a qualcosa di importante o diventare un giocatore di un livello alto dei dilettanti. Andrea può giocare come prima o seconda punta, in quest’ultima posizione per me si esprime meglio, perché sa muoversi su tutto il fronte dell’attacco, ha forza e tiro, è potente, in più è un generoso, gioca molto per i compagni. Per me-conclude il mister-è un ragazzo fantastico, concilia bene sport e scuola, dove sa ottenere alti profitti». Anche Fausto Vezzani, ai saluti come responsabile tecnico del settore giovanile delal Reggiana, fa sul ragazzo prospettive e riflessioni profonde. «L’ho preso quando aveva dieci, è uno che abita al Buco del Signore e giocava nella Falk», racconta. «Calcia con entrambi i piedi, non ha paura e in campo si fa rispettare, è partito molto bene in stagione, facendo reti importanti, senza mai tirare rigore. È un atleta di prospettiva, che è apprezzato da tutti. Anche perché possiede dele belle doti, anche morali». Andrea Storchi è uno che fa le cose con scrupolo e passione, perché ha nel cuore i colori granata. «Conto di tornare più forte di prima e di restare a Reggio, altrimenti preferirei andare a misurarmi in serie D, una vetrina molto importante come si è dimostrato per Minel Sabotic. Mi piace lottare sempre fino alla fine – così si descrive – a volte mi arrabbio con me stesso perché sbaglio i gol più facili, in compenso realizzo quelli più difficili. Coltivo la speranza di arrivare a debuttare nella prima squadra della mia città». Sarà il nuovo responsabile delle giovanili, Sergio Mezzina, fresco di investitura, a decidere se Andrea avrà la possibilità di essere aggregato al prossimo ritiro estivo o viceversa dovrà passare direttamente in prestito per fare esperienza. Le offerte al giocatore non mancheranno di certo, visto che di attaccanti prolifici non se ne vedono tanti in giro. A prescindere da ogni considerazione, i dirigenti della Reggiana dovrebbero tenere in debito conto, mentre progettano e affidano il futuro a professionisti forestieri, che Storchi è un simbolo ed una bandiera della reggianità.
Ore 19.40 – (Gazzetta di Mantova) Per garantire un futuro al Mantova l’attuale proprietà continua a lavorare alla ricerca di nuovi soci. Se da un lato il dg Bernasconi continua ad avere contatti «con due gruppi interessati a rilevare il 50% del club», dall’altro il patron Serafino Di Loreto sembra aver individuato in Giovanni Meazza (nella foto) un interlocutore per dare corpo al futuro progetto biancorosso. L’imprenditore di origini pavesi, presente domenica al Martelli, conferma di essere interessato, pur precisando «che al momento è prematuro parlare, specialmente sotto il profilo tecnico. La premessa è che il Mantova si salvi, dunque aspettiamo i playout e speriamo di avere buone notizie fin dalla gara di Cuneo, dove sarò sugli spalti a tifare per i biancorossi». Meazza, indicato da Di Loreto come «possibile futuro presidente del Mantova», chiarisce che non entrerà direttamente nel capitale dell’Acm: «Sono un farmacista (ne possiede almeno due nel Milanese, ndr) e non posso permettermi il lusso di comprare il Mantova. Nel calcio non metto soldi, ma Di Loreto – che è una persona eccezionale e generosa – mi ha chiesto una mano e io sono pronto a dargliela. In che termini? Aiutandolo a migliorare il progetto che ha avviato dalla scorsa stagione e nel quale ha investito tanti soldi. Progetto per me significa pianificazione, definizione precisa dei costi, identificazione di possibilità di ricavo da parte di eventuali investitori». Tradotto in poche parole, dunque, Meazza – che si definisce «consulente di Di Loreto» – dovrebbe aiutare la proprietà a definire nei dettagli «un programma importante, di 3-4 anni, che possa avere una credibilità tale da attirare investimenti». Investimenti che dovrebbero arrivare anche da amici dello stesso Meazza, che conferma di essere «l’uomo che ha portato la proprietà cinese al Pavia. Ma questo non significa che sono un cerca soldi – precisa -, vuol dire soltanto che, se si mette in piedi un progetto credibile, si possono anche trovare risorse contattando soggetti che potrebbero essere interessati. A investire avendo un ritorno, però, non a buttare soldi dalla finestra». Meazza, fra l’altro, è amico di Riccardo Maspero, che forse contribuì a portare al Pavia: «Riccardo è un amico ed è un ottimo allenatore, come ha dimostrato a Pavia. Non so cosa sia successo lì a Mantova, forse non gli è stato dato il tempo per esprimersi… Fatto sta che credo che da voi non ci sia spazio per lui. Per me comunque resta un amico». Meazza era stato accostato nel recente passato anche alla Pro Patria, dove avrebbe dovuto avviare un progetto insieme al giornalista ed ex direttore del Giro d’Italia Angelo Zomegnan: «Sì, lui è un altro mio amico, ma insieme stiamo facendo altre cose, il calcio non c’entra. E non c’entra niente neppure la Pro Patria. Ripeto, io ho conosciuto di Loreto, ci siamo piaciuti e, considerato che l’unione fa la forza, stiamo parlando di mettere in piedi un progetto importante per il Mantova. Prima però pensiamo a salvarci, altrimenti qui discutiamo del nulla».
Ore 19.20 – (Gazzetta di Mantova) Nonostante il deludente (sotto il profilo del gioco) pareggio al Martelli con l’Albinoleffe, il Mantova nell’ultima giornata di campionato ha acciuffato il quartultimo posto in classifica, che permetterà ai biancorossi di avere un vantaggio oggettivo nei playout contro il Cuneo. La rimonta dell’Acm negli ultimi turni del torneo è stata notevole. Mister Prina, riferendosi ai numeri ma anche al “risveglio” di una squadra che il tecnico al suo arrivo aveva trovato a pezzi, ha definito il lavoro portato a termine un «capolavoro». Aspettando che la salvezza agli spareggi possa giustificare tale termine, bisogna comunque dire che i rimpianti per il tardivo arrivo del tecnico biellese sono tanti. La gestione di Luca Prina, infatti, è stata l’unica che in questa stagione ha fatto viaggiare il Mantova a ritmo da salvezza tranquilla. Con lui in panchina, il 8 gare l’Acm ha conquistato 11 punti, frutto di 3 vittorie, 2 pareggi e 3 ko, questi ultimi peraltro tutti arrivati all’inizio dell’insediamento del mister, quando evidentemente la sua “cura” doveva ancora dare i frutti migliori. Il Mantova targato Prina ha quindi tenuto una media di 1,3 punti a partita che – proiettata sull’intero campionato – avrebbe significato 46-47 punti all’attivo, cioè un tranquillissimo decimo posto. Numeri che sembravano pura utopia nelle precedenti gestioni tecniche. Con Riccardo Maspero, infatti, il Mantova a inizio campionato aveva conquistato 8 punti in altrettante partite: un punto per giornata, che alla fine avrebbe significato chiudere a quota 34, in zona playout. Peggio ancora era andata con Ivan Javorcic, che in 18 gare aveva conquistato 15 punti, alla media di 0,83 a partita (28 punti in una stagione). Altra caratteristica della gestione Prina è la solidità del reparto difensivo, che in otto gare ha subìto appena 5 gol. Un successo notevole, visto che in precedenza la retroguardia biancorossa era sempre apparsa molto fragile. Subendo 12 reti in 8 partite con Maspero (media 1,5) e 22 in 18 giornate con Javorcic (1,22). Blindare la difesa, peraltro, non è costato neppure molto in fase offensiva: è vero infatti che con Prina l’Acm segna poco (6 gol in 8 gare), ma lo è altrettanto che in precedenza l’attacco biancorosso non avveva mai fatto sfracelli. Segnando 8 gol in 8 partite con Maspero e 13 reti in 18 giornate con Javorcic. Insomma, fermo restando il fatto che il Mantova è una squadra con tanti limiti e problemi (ampiamente dimostrati anche domenica contro l’Albinoleffe), di sicuro la “cura” Prina l’ha rivitalizzato, dando concrete speranze di potersi giocare la salvezza ai playout nelle due sfide col Cuneo. Va ricordato, al proposito, che il match di andata verrà giocato sabato 21 al “Paschiero” e quello di ritorno il 28 al Martelli. Mister Prina ha preferito dare tre giorni di riposo ai suoi giocatori, fissando la ripresa degli allenamenti a giovedì. La speranza, in vista degli spareggi, è di recuperare il mediano Di Santantonio, che sta smaltendo una distorsione alla caviglia con lieve lesione ai legamenti.
Ore 18.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Facciamo i conti ai Falchetti, i portacolori della Casertana. La squadra arrivata quarta del girone C, in procinto di planare sul Bottecchia (succederà domenica alle 18), presenta una radiografia in chiaroscuro. I campani sono usciti immuni dal gruppo in cui 8 club su 18 hanno patito punti di penalizzazione, compreso quello alla capolista Benevento, poi promossa in B. Negli scontri diretti erano alla pari con il Lecce, che però ha avuto la meglio per un solo gol nella differenza reti (18-17), piazzandosi terzo. OFFENSIVA – I prossimi rivali del Pordenone hanno segnato 52 reti in 34 partite, uno in più del Benevento, ma anche 9 in meno del Foggia, arrivato secondo. Il 3-5-2, con cui di solito gioca, lascia spazi agli avversari e tempi d’inserimento nelle due fasi. Il 35enne Gianluca De Angelis è il capocannoniere, a segno 13 volte. L’argentino Luis Alfageme il suo vice con 10. Segue con 8 Maikol Negro. DIFENSIVA – I 35 centri realizzati dagli avversari pongono i campani quale sesta miglior difesa. Meglio di loro hanno fatto non solo le prime tre (Benevento, Foggia e Lecce), ma pure le tre squadre che la seguono (Cosenza, Matera e Andria). Per un pareggio di troppo (9-8), la Casertana non è arrivata alla pari con il Foggia, che ha chiuso la stagione due passi avanti e lo stesso numero di sconfitte (7). FUORI CASA – Anche se i playoff rappresenteranno un «unicum» staccato dalla stagione regolamentare, l’andamento esterno dei campani si profila come un dato da tenere in considerazione. Lontano dal proprio terreno la Casertana ha vinto 7 volte, pareggiato e perso 5. In questa “classifica” sarebbe terza, come il Lecce, comunque con un punto in meno del Foggia e due meno del Benevento. Sarebbe pure terza, quanto a gol segnati in esterna (20 nelle 17 trasferte), confermandosi comunque piuttosto permeabile dietro, con 22 reti patite. Per trovare difese peggiori, nel girone C bisogna scendere fino all’ottavo posto, occupato dal Messina.
Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Chiedere di più a questo Pordenone è quasi mobbing. Ma se si vuole sperare nella serie B, sarà necessario un ulteriore salto di qualità. Non basta aver chiuso la stagione regolare come quinta squadra di LegaPro in tutta Italia (meglio del Pordenone solo le tre vincitrici dei gironi, Benevento, Cittadella e Spal, e il Foggia che ha portato a casa la Coppa Italia), conquistando 43 punti da gennaio ad oggi. Per spuntarla nei playoff bisogna crescere con le grandi. Lo dicono i numeri relativi al campionato appena concluso, che ha visto il Pordenone vincere contro una pari-grado solamente una volta. La squadra di Tedino ha quasi sempre portato a casa il risultato pieno contro chi le stava sotto, soffrendo di più al cospetto delle dirette concorrenti per gli spareggi, poi superate grazie alla continuità. Spicca il 3-0 al Bassano (tripletta di De Cenco), ma resta anche l’unica vittoria di quel calibro. Sempre con i vicentini, al ritorno è arrivata una sconfitta. Due i rovesci di fronte al Cittadella, campione del girone. Un pareggio e una sconfitta contro l’Alessandria. La prova playoff, insomma, è ancora un’incognita: il Pordenone dovrà dimostrare di potersela giocare (partendo dalla partita secca) anche contro chi ha raggiunto la sua stessa posizione. Intanto ieri uno degli idoli del Bottecchia, Luca Cattaneo, ha ringraziato i tifosi su Facebook: «Anno indimenticabile, domenica tutti allo stadio per scrivere la storia. All’inizio nessuno ci credeva».
Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Si giocherà domenica alle 18 al Bottecchia il quarto di finale playoff in gara secca contro la Casertana. Lo ha stabilito la LegaPro nella riunione di ieri pomeriggio. I ramarri erano rappresentati dall’addetto alle pubbliche relazioni Marco Michelin. Questi gli altri abbinamenti domenicali: Foggia-Alessandria alle 20.45, Lecce-Bassano alle 15.30, Pisa-Maceratese alle 16. Se il Pordenone dovesse battere i campani, in semifinale incontrerebbe la vincente di Pisa-Maceratese, sempre di domenica: il 22 in trasferta e il 29 al Bottecchia. PIENONE E MAXISCHERMO – «Con la Casertana faremo il pienone – prevede Mauro Lovisa -. Già domenica, subito dopo la partita con la Giana, sono cominciate ad arrivare in sede richieste di biglietti. Vedremo quanti tagliandi la Lega ci riserverà (playout e playoff sono organizzati direttamente dal Palazzo, ndr). Se come prevedo non saranno sufficienti, chiederemo al Comune l’autorizzazione ad allestire un maxischermo. A me piacerebbe che fosse piazzato sotto il Municipio: sarebbe una cornice fantastica. Vedere però la prima gara playoff della storia del Pordenone dal vivo – è già impaziente il presidente – resterà comunque un’emozione impagabile». TRIDENTE DOC – Lovisa non nasconde il gradimento per l’attacco varato domenica da Tedino, con Berrettoni, Strizzolo e Beltrame. «Quei tre – spiega infatti – fanno spettacolo. Come piace a me. Con loro, assieme al centrocampo titolare (Pasa, Pederzoli e Mandorlini), alla nostra affidabile difesa, al Tomei delle cento partite fra i professionisti e a tutti gli altri pronti a dare una mano, possiamo farci rispettare da chiunque. È una bella squadra e un bel gruppo. È vero che la maggior parte di questi ragazzi arrivava a Pordenone da esperienze poco entusiasmanti, qui però hanno trovato tutti l’ambiente adatto a riscattarsi. Vedi De Cenco prima, Filippini e Strizzolo poi, ora anche Beltrame e Berrettoni. Tedino e il suo staff hanno fatto un’autentica opera “di restauro”. Si auguravano tutti di trovare noi nei quarti. Penso – strizza l’occhio – che avranno brutte sorprese». CUORE & TESTA – Re Mauro guarda lontano: «Il sogno è il Foggia in finale, ma se qualcuno lo eliminasse prima non mi dispiacerebbe». È ancora su di giri, il giorno dopo la diciannovesima vittoria stagionale (3-1 alla Giana), che ha confermato il secondo posto (record storico) nel girone A di LegaPro, allargando a 3 lunghezze il divario dalla terza. «Non lo dico da oggi – tiene a ricordare – ma da quando abbiamo cominciato a lottare per i playoff: possiamo arrivare e arriveremo sino in fondo». E a ogni successo una nuova doccia, come quella subita dai suoi ragazzi domenica nello spogliatoio del Bottecchia, che ama condividere con la squadra appena può. «Certo – sorride ancora al fresco ricordo -. Ma se per malaugurata sorte dovessimo trovare qualcuno che ci fermasse prima, mi piacerebbe vedere il Bottecchia tributare ugualmente il giusto riconoscimento alla squadra, ai tecnici e alla società. Come hanno fatto domenica i tifosi del Frosinone, nonostante la retrocessione in B. È stato un vero esempio di fairplay – conclude Lovisa – e un insegnamento a tutto il calcio italiano».
Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) Squadra esperta, che gioca con un 3-5-2 difficile da “leggere”, con un grande attacco: 52 reti segnate nelle 34 gare del girone C di Lega Pro. Sarà dura per il Pordenone. La Casertana che domenica prossima arriva al Bottecchia è una formazione in grado di poter fare il colpaccio. Tuttavia qualche punto debole la squadra campana ce l’ha: a cominciare dal portiere, visto che il titolare Gragnaniello è squalificato e il suo dodicesimo, Maiellaro, oltre a non aver mai giocato quest’anno, è infortunato e difficilmente recuperabile per il primo turno dei playoff. Il profilo. Ha una storia per certi versi simile al Pordenone la Casertana. A inizio stagione – secondo quanto si sostiene negli ambienti rossoblù – nessuno avrebbe chiesto alla squadra più di una salvezza. Il principale investitore, Giovanni Lombardi, aveva deciso al termine dello scorso campionato di finanziare il Benevento, club che è poi salito in serie B la settimana scorsa. Mantenere la categoria sarebbe già stato tanto, per i rossoblù, reduci anche loro come i “ramarri” da una ripartenza nei dilettanti nei primi anni 2000 (il 2005). Invece, complice un finale di mercato estivo col botto, la Casertana è riuscita a cullare per un periodo il sogno di vincere il campionato, per poi conquistare i playoff con un finale in crescendo (10 punti nelle ultime 4 gare. Il “curriculum” parla di 63 punti, di cui 26 fuori casa (terzo ruolino di marcia del girone); 52 gol fatti, come detto (secondo attacco) ma anche 35 reti subite. É una squadra che non ha mezze misure: 18 gare vinte e 7 perse. Una sconfitta ha fatto discutere molto, cioè il 6-0 al ritorno subìto dal Benevento, in cui era anche intervenuta la Procura Federale. La squadra. La gara successiva, col Martina Franca, terminata pari, era costata la panchina a Nicola Romaniello, classe ’74, promosso dal settore giovanile la scorsa estate. Al suo posto la società aveva deciso di affidare la panchina al suo secondo, Andrea Tedesco, salvo poi richiamare il “titolare” dopo il ko col Foggia, maturato dopo tre gare il suo insediamento. Il “vice” è rimasto al suo posto e, assieme, a Romaniello, è l’autore di questo 3-5-2 in cui spicca bomber De Angelis. Classe ’81, il centravanti è il miglior marcatore dei rossoblù con 13 reti. Per lui parla il curriculum: 423 partite e 138 reti tra i “pro” tra Avellino, Cosenza, Gubbio e Melfi (le tappe principali). La punta condivide il reparto con Maikol Negro, classe ’88, autore di 8 reti e reduce dalla promozione in B con la Salernitana. Da tenere d’occhio, in particolare, anche Jefferson (’88), ex Latina e Luis Alfageme (’84), ex serie B con Ternana e Grosseto, con 10 gol segnati in campionato. Le particolarità. Preoccupa la situazione relativa al portiere: il candidato a vestire la maglia numero uno sarebbe Signorello, portiere classe ’97 della Berretti, che mai hai giocato quest’anno coi “grandi”. Meglio pensare positivo, come comunque è stato fatto dopo il mercato di gennaio, quando si è rivoluzionata la squadra (otto arrivi per altrettante cessioni) senza poi però riuscire a occupare il primo posto. In quel frangente, curiosità, è arrivato Kelvin Matute dalla Pro Vercelli, un centrocampista classe ’88 che, nel 2005, cominciò il suo percorso dal Sarone. Per lui giocherà al Bottecchia sarà – per certi versi – come tornare alle origini.
Ore 17.30 – (Messaggero Veneto) In molti, domenica scorsa, avranno detto “finalmente”. Sì, perché tanti erano quelli che, dopo mesi di speranze, attendevano l’esplosione di Stefano Beltrame, il giocatore più promettente mai arrivato a Pordenone negli ultimi 15 anni. La doppietta segnata alla Giana Erminio, i primi gol in neroverde del gioiello di 23 anni della Juventus, hanno fatto intravedere le qualità per cui era stato ingaggiato e per cui si era sacrificato un capitale del club, Francesco Finocchio, legato ai “ramarri” ancora da un anno di contratto. Potrà diventare un’arma per i playoff, il ragazzo di Biella? I presupposti ci sono tutti, se non altro perché, oltre al talento, la condizione è in crescendo. É da tempo che sta bene fisicamente e che aveva solo bisogno di una chance. Un’opportunità che il Pordenone non vedeva l’ora di dargli, visto il suo passato. Beltrame, infatti, è stato l’unico giocatore del settore giovanile della Juventus che Antonio Conte – attuale ct della nazionale – aveva fatto esordire in prima squadra: era il 26 gennaio del 2013 quando, sostituendo Claudio Marchisio, la punta debuttò in A in Juventus-Genoa. Quello fu l’apogeo del suo cammino partito dal Novara e che, nel 2012, aveva conosciuto la Juve, la Primavera bianconera. Con le “zebrette” arrivò la vittoria del Viareggio (2012, con gol in finale) e la coppa Italia di categoria. Ad allenarlo, Marco Baroni, attuale tecnico del Novara. «Stefano – dice il trainer – è un giocatore che, secondo molti, sembra avere una carriera segnata. Non è stato così ma ha tutte le carte in regola per prendersi quello che, sinora, gli è mancato. É un grande giocatore, molto tecnico, che sa muoversi molto bene tra la linee e soprattutto è molto veloce palla al piede». «Non conosco bene la categoria – continua Baroni – ma posso dire che lui ha le carte in regola per incidere». Può essere l’arma in più dei playoff per i neroverdi, Beltrame, capace di avere la forza e anche l’intelligenza di ripartire dalla Lega Pro dopo due anni e mezzo sfortunati in serie B. «Alcuni ragazzi – spiega a proposito Baroni – hanno una maturazione più lenta rispetto ad altri. Questo è il nostro calcio e per certi versi Stefano è anche stato sfortunato. Adesso deve riuscire a tramutare le esperienze negative in qualcosa di positivo: sicuramente è tutte nelle sue mani e per me ha le carte in regola per far svoltare la sua carriera». Una benedizione che arriva da un tecnico che, per Beltrame, ha significato qualcosa. Adesso l’attaccante scuola Juve ha (potenzialmente) cinque gare per lasciare il segno: ce la può fare. E il cammino playoff del Pordenone, va detto, può dipendere anche da lui e dalle sue giocate negli ultimi 16 metri. Infine, una curiosità: nel novembre 2013 ebbe ampio risalto mediatico a livello nazionale la sua idea di comprare un’intera pagina di giornale per riconquistare la fidanzata.
Ore 17.10 – (Messaggero Veneto) Il Pordenone arriva a questi playoff con grande umiltà, consapevole per certi versi di essere un’intrusa, e ben sapendo che ci sono compagini più attrezzate per il grande salto. Tuttavia i “ramarri” si presentano con numeri da vera big, perché è questo ciò che bisogna dire al termine di una stagione regolare a dir poco straordinaria. La squadra di Tedino, infatti, è la quinta di tutta la Lega Pro per rendimento. Dopo le tre prime classificate degli altrettanti gironi (Cittadella, Spal e Benevento) e il Foggia, la migliore delle formazioni piazzatesi ai play-off e in particolare vincitore della coppa Italia, arrivano i “ramarri”, capaci di chiudere il campionato con 65 punti, di cui ben 40 nel girone di ritorno. Nel girone A Stefani e soci risultano essere il secondo miglior attacco (con 52 reti, dietro solo al Cittadella) e la seconda miglior difesa assieme al Padova (prima è la Reggiana). Rendimento in casa (con 35 punti) e fuori (30) è anche questo da seconda migliore della classe: davanti solo l’incredibile Cittadella. Ma è nei giocatori mandati in rete che il Pordenone dimostra di essere stratosferico: ben 17 gli elementi in gol, con le novità aggiuntesi domenica scorsa di Beltrame e Valente. Una lista che vede Strizzolo al top con 9 centri, quindi Filippini e De Cenco con 8. I primi fuori dal podio sono Pederzoli (5), Cattaneo (4), quindi Mandorlini (3), Beltrame, Pasa e Finoccchio (2), poi Boniotti, Berrettoni, Valente, Stefani, Martignago, Ingegneri, De Agostini e Martignago, questo gruppo tutti autori di una rete. Una vera e propria cooperativa del gol, la testimonianza più sincera di uno spogliatoio unito e che rema dallo scorso luglio verso un obiettivo comune. Il giocatore più presente, passando a un’altra statistica, è stato Tomei: 34 presenze in altrettante gare per lui. Il portiere non ha saltato né un match né un minuto della stagione regolare. Dietro di lui Stefani e Pasa, entrambi in campo in 33 partite (saltata solo una per squalifica). Mai impiegati invece i portieri di riserva, ovvero Careri (sino a gennaio), D’Arsiè e De Toni (da gennaio in poi).
Ore 16.50 – (Messaggero Veneto) É il punto più alto della storia del Pordenone: mai in 96 anni la squadra è riuscita a chiudere così in alto in classifica, cioè al secondo posto nella Lega Pro. Normale, dunque, che sia già febbre playoff. Domenica prossima al Bottecchia arriva la Casertana e in città non si parla d’altro che di questa sfida e del sogno chiamato serie B. L’orario. Alle 18 – orario del fischio d’inizio, stabilito ieri dalla Lega Pro – sarà previsto il tutto esaurito, se non altro per quanto riguarda i settori destinati ai tifosi neroverdi, anche se i prezzi sono ritoccati verso l’alto: oggi parte la prevendita e sono solo 1.500 i posti disponibili. La gradinata ospiti, dopo le eccezioni degli ultimi match con Cuneo e Giana Erminio, tornerà a essere occupata dai tifosi della squadra rivale. Che, a quanto dicono le previsioni da Caserta, saranno tra le 300 e le 400 unità. Caccia al biglietto. Scatta dunque stamattina la corsa per accaparrarsi il tagliando, pezzo necessario per assistere a una gara storica. Intanto il Pordenone ha stabilito di concedere il diritto di prelazione ai titolari dell’abbonamento (non valido per i playoff). Chi è interessato a esercitare l’opzione può recarsi oggi (dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19) oppure domani (dalle 10 alle 13) al De Marchi. Tutti gli altri dovranno acquistare il ticket attraverso i soliti circuiti di vendita: il bar Libertà a Pordenone, il caffè Nogaredo a Cordenons oppure sul sito internet www.ticketland1000.com (quest’ultimo canale attivo solo per i settori gradinata ospiti e locali). Sarà necessario agire nei giorni della prevendita, in quanto è molto probabile che i biglietti andranno esauriti nel giro di poche ore nonostante i prezzi siano più alti rispetto a quelli applicati nella stagione regolare. I rincari. Per quanto riguarda un tagliando in tribuna centrale, infatti, il prezzo sarà di 30 euro (12 euro in più); un ticket in tribuna laterale costerà 20 euro (6 euro in più) e uno nella gradinata ospiti 12,5 euro (2,5 euro in più). All’esborso vanno aggiunti i diritti di prevendita di 1,5 euro. Non sono previste riduzioni, applicate sempre durante il campionato. Ordine pubblico. Se ci fosse stato il Lecce – opportunità sfumata per un solo “punto” di differenza reti – con tutta probabilità nel settore ospiti si sarebbe registrato il tutto esaurito e non solo: tanti tifosi sarebbero saliti in Friuli anche senza il biglietto, con i conseguenti problemi di ordine pubblico. Da Caserta. Secondo quanto dicono i media locali e i dirigenti del club, non dovrebbe arrivare il pieno di tifosi. La squadra rossoblù ha un buon seguito ma non è paragonabile a quello di altre piazze del Sud. Dalla Campania dovrebbe dunque salire meno di 500 tifosi, anche se la stima non è da considerarsi ufficiale. Problemi per il Pordenone, casomai, potrebbero essercene qualora il cammino playoff continuasse: Pisa o, per fare un altro esempio, Foggia, riuscirebbero a muovere molte più persone. Ma a questo, eventualmente, ci si penserà da lunedì. Prima, c’è la Casertana. E una gara da vincere per scrivere un’altra pagina di storia in questa strepitosa annata neroverde.
Ore 16.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Il verdetto: dentro o fuori in 90 minuti, l’appuntamento è già cerchiato in rosso sul calendario. Domenica prossima 15 maggio alle 15.30, con diretta su Raisport 1, il Bassano sarà di scena a Lecce per una missione sulla carta quasi impossibile. O meglio, per una missione complicatissima su un campo infuocato e con lo svantaggio di non poter giocare davanti al proprio pubblico. I giallorossi partono sfavoriti ma ai playoff può accadere di tutto e nulla va precluso, neppure l’impresa che non ti aspetti. Intanto va in archivio il 2-2 di Reggio Emilia e la chiusura di sipario della regular season, così come vanno per ora in soffitta le continue voci in arrivo da Padova di un forte interesse per il dg Werner Seeber. Il quale, legato da contratto al Bassano, ha rinviato ogni discorso a fine stagione e per ora smentisce tutto. Più avanti si capirà cosa potrà accadere, nel frattempo la strettissima attualità dice Lecce, con tanto di scrollata di spalle di Stefano Sottili per il secondo posto non raggiunto. « Avrei preferito giocare la prima partita in casa — sospira l’allenatore giallorosso — perché avrebbe significato aver disputato una gara diversa a Reggio Emilia. Da oggi la testa sarà al Lecce, andremo lì per vincere ed accedere alla semifinale. Per il secondo anno consecutivo questa squadra ha centrato i playoff, è un traguardo importante. Un pensiero per i nostri tifosi che ci hanno seguito anche a Reggio Emilia. Dispiace non poter giocare la prima gara in casa davanti a loro, in quanto presumibilmente molti non potranno seguirci a Lecce, il nostro rammarico è anche per loro».
Ore 16.00 – (Giornale di Vicenza) Una lunga, esaltante corsa a perdifiato: nella regular season 2015-16, ancora una volta il Bassano non ha mancato di far battere forte il cuore dei suoi tifosi, conquistando i playoff con un’avvincente rincorsa. La compagine allenata da Stefano Sottili non ha deluso le aspettative con 62 punti in 34 partite (per una media di 1,8 ad incontro). Nel computo finale, alle spalle della corazzata Cittadella, i virtussini hanno fatto registrare il miglior numero di vittorie interne insieme a Pordenone, Padova e Cremonese (10 in totale), e pur segnando meno reti tra le prime cinque formazioni in graduatoria (45 gol), ha incassato meno della stessa capolista (31 reti contro 35). Un team senza mezze misure: fino al pareggio nell’ultimo impegno di campionato regolare con la Reggiana, era dall’incontro esterno del 13 febbraio contro il Cuneo (finì 2-2) che il team vicentino non chiudeva dividendo la posta con gli avversari. La miglior striscia vincente bassanese è stata di 5 vittorie consecutive, fatte registrare tra il 20 febbraio e il 20 marzo (tra le vittime, Alessandria e Pordenone). Uniche formazioni imbattute dai giallorossi sono state la Pro Piacenza e il Pavia (che hanno strappato 4 punti sui 6 disponibili) e la Cremonese (2 su 6). Con 34 punti guadagnati nel 2016 (erano stati 28 nel 2015) la formazione bassanese ha inoltre dimostrato di non mollare mai, stringendo i denti ben oltre il 90′: più di un quarto delle reti totali (12) sono infatti giunte tra l’80’ e l’extra-time. Ore 15.40 – (Giornale di Vicenza) Giallorossi salentini e giallorossi i virtussini, con Tonino Asta come denominatore comune. Fratelli de leche, sì de leche, di latte parafrasando una memorabile gag di Lino Banfi e Gigi&Andrea nell’altrettanto leggendario “Allenatore nel pallone”. Però Tonino gentilmente si astiene dal far commenti declinando l’invito. Mica scortesia, ma semplici motivi di opportunità. Sotto contratto col Lecce sino al 30 giugno non è consigliabile esprimere valutazioni che qualcuno potrebbe giudicare indelicate. «Dal primo luglio torno a parlare…», dice.Pazienza, luglio è troppo tardi, domenica invece è adesso. Assicurano gli intimi che il cuore di don Tonino vibrerà più per la sponda del Soccer Team, rispetto al Salento del pallone. Boh, chissà se è davvero così. Di sicuro sarebbe pure logico. Da queste parti Asta ha vissuto e firmato un’annata indimenticabile, a Lecce l’hanno giubilato ad ottobre, non proprio la stessa cosa. I suoi 74 punti col primato condiviso col Novara brillano ancora anche se quattro partite in più nel calendario dello scorso anno vanno tenute conto. E allora anche senza il pregiato supporto di Asta, evitando di metterlo in imbarazzo, raccontiamo il Lecce del fumantino Piero Braglia, un sessantaduenne grossetano (in panca è sfida tra toscani, più elegante e raffinato Sottili, più ispido il maremmano) specialista in promozioni di qualunque tipo.In campo invece i pugliesi sono attrezzatissimi ovunque: 17 vittorie, la metà delle partite, 46 gol fatti e 28 subiti, la sicurezza di Benassi tra i pali, un estremo visto anche in A, una linea difensiva a tre con Abruzzese, Cosenza e Legittimo, quest’ultimo a lungo in B con la Salernitana, centrocampo a quattro con Lepore, Salvi, il tuttofare Papini e il guizzante Liviero e tridente offensivo scandito dal funambolico Doumbia, dal panzer Moscardelli e dall’estroso Caturano. E alternative come Carrozza, il talentino magiaro Vecsei che proviene dalla serie A ungherese e ancora il puntero Curiale e De Feudis. Il pericolo pubblico numero uno a dispetto delle 36 primavere è sempre Davide Moscardelli, 10 reti sinora, ma immarcescibile cannoniere che si è rifatto una fama con quella barba da profeta che l’ha reso popolare in ogni angolo del Belpaese e persino oltreconfine: con la moglie produce t-shirt con la sua effigie barbuta che stanno spopolando.Immaginatevi un duello con l’altro barbuto Toninelli, roba da guerriglia urbana. A Bologna Moscardelli era diventato mito mediatico, il suo faccione capeggiava sugli autobus promuovendo la campagna abbonamenti. Poi a fine campionato sono retrocessi in B e il barbone è stato spedito a Lecce in terza serie con l’etichetta di simpatico ma tristo, tristo con la o, che in dialetto significa scadente, brocco. In Salento è tornato a imbucarla con frequenza.
Ore 15.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Sarà Venezia-Bellinzago la prima sfida della poule scudetto di serie D: si giocherà domenica prossima alle 16 allo stadio Penzo. Nel girone 1 anche il Piacenza, che in questa prima giornata riposerà. La domenica successiva rimarrà alla finestra la squadra che avrà vinto la prima partita oppure, in caso di pareggio, quella che avrà giocato in trasferta. Nella terza giornata si completerà la poule, con la sfida tra le due squadre che ancora non si saranno incontrate. Alla Final four al via il 3 giugno accederanno le prime classificate dei tre gironi (negli altri si affrontano Parma, Gubbio, Sambenedettese nel girone 2 e Siracusa, Viterbese, Virtus Francavilla nel girone 3), più la migliore seconda. Il Venezia arriverà all’appuntamento sull’onda dei 90 punti conquistati in stagione, grazie alle 27 vittorie, ai 9 pareggi e alle due sole sconfitte. A quota 89 i gol realizzati dagli arancioneroverdi, dei quali 18 messi a segno da Serafini e 12 da Carbonaro. La stagione regolare si è chiusa in bellezza con la vittoria al Rocco sulla Triestina (1-2) con le reti di Calzi, tornato tra i titolari in questo scorcio di stagione, e Carbonaro che ha così ritoccato all’insù il suo record in carriera. «Ci tenevamo a fare bene e a non mollare. Volevamo vincere, anche perché ora ci aspetta la poule scudetto», è il commento di mister Giancarlo Favarin al termine del match di domenica. L’obiettivo di bissare il tricolore, di nuovo con gli arancioneroverdi, rappresenta un traguardo prestigioso per il tecnico pisano, ma anche per il Venezia che vuole ripresentarsi in Lega Pro con lo scudetto cucito sulle maglie. La giornata di domenica si è chiusa con la festa al Parco Catene, dove si sono ritrovati circa 400 tifosi arancioneroverdi che hanno poi atteso l’arrivo, in serata, della squadra. Chiamati uno per uno dallo speaker storico Paolo Zago, i giocatori sono saliti sul palco, dove poi ha preso la parola il presidente Joe Tacopina, che ha indossato per l’occasione la t-shirt ufficiale della promozione in Lega Pro, con la scritta «LEGAme PROfondo». «Dalla serie D all’Europa. L’Europa è il nostro futuro» ha esordito, tra gli applausi, per poi rivolgersi ai supporter arancioneroverdi: «Voi tifosi mi avete toccato profondamente e mi avete accolto come una famiglia. Prometto a tutti voi — ha aggiunto — che sarete orgogliosi di far parte della famiglia de Venezia Fc perché raggiungeremo presto la serie A e non solo. E tornerete presto orgogliosi».
Ore 14.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Una ventina di minuti «con i grandi» per iniziare a vedere il calcio con altri occhi. Nella vittoriosa trasferta di Trieste è stata la volta del sedicenne Filippo Serena esordire con la prima squadra arancioneroverde, sette giorni dopo il quindicenne Roberto Strechie al Penzo contro il Giorgione. Una «prima» da ricordare per il secondogenito di Michele Serena, allenatore del Venezia fino a un anno fa in Lega Pro, fratello di Riccardo protagonista di un buon campionato da titolare nel Mestre in serie D. «Se mi tremavano le gambe? No, questo no, però mettere piede in uno stadio come il Rocco e giocare davanti a tanti tifosi non capita tutti i giorni – ammette il giovane centrocampista -. Mister Favarin mi ha gettato nella mischia subito dopo il 2-0 di Carbonaro, lo ringrazio della fiducia al pari di Andrea Turato che mi ha allenato tutto l’anno». Nato a Parma nel ’99 quando papà Michele, al rientro dalla stagione all’Atletico Madrid, spingeva a sinistra nei gialloblù emiliani, Serena junior ha in qualche modo coronato tutta la trafila nel vivaio lagunare. «Fino allo scorso anno giocavo negli Allievi, questa prima stagione con la Juniores è stata molto importante perché il livello si sta alzando. Come squadra abbiamo fatto vedere buone cose, ma con qualche alto e basso di troppo costatoci i playoff per due punti». Sulle sue caratteristiche di «playmaker» le idee sono piuttosto chiare. «Penso di essere abbastanza tecnico, mi piace impostare, rispetto a mio fratello Riccardo sono un po’ meno «cagnaccio» – sorride -. Papà dice a ragione che devo migliorare nella velocità, innanzitutto «di pensiero» prima ancora che nelle giocate, perché nel mio ruolo è importante leggere prima le giocate». Studente di ragioneria al Foscari di Mestre, Filippo Serena ammette che «Sarebbe un sogno seguire le orme paterne e fraterne, non sarà facile ma voglio darmi da fare. Questo esordio spero diventi un punto di partenza, vedere che il Venezia crede molto in noi giovani merita il massimo impegno e serietà da parte nostra».
Ore 14.30 – (La Nuova Venezia) Sarà lo Sporting Bellinzago il primo avversario del Venezia nel girone A della poule scudetto: esordio domenica al Penzo (ore 16). Il girone triangolare è completato dal Piacenza, il secondo turno (domenica 22 maggio) sarà stabilito dal risultato di Sant’Elena: se il Venezia vince, giocherà in Emilia domenica 29, se pareggia o perde con i novaresi sarà a Piacenza domenica 22. Gli altri gironi sono formati da Parma, Gubbio e Sambenedettese (B), Viterbese, Virtus Francavilla e Città di Siracusa (C). Si qualificano alla final four le vincenti dei tre gironi e la migliore tra le seconde. Quattro anni fa il Venezia eliminò Vallè d’Aoste e Castiglione, poi il Martina (ai rigori) e il Teramo in finale, conquistando lo scudetto della Serie D. Oltre a Venezia-Bellinzago, si giocheranno sabato Gubbio-Parma (in campo neutro e a porte chiuse a San Sepolcro) e domenica Città di Siracusa-Viterbese. Gli avversari. Il Bellinzago ha conquistato la promozione nel girone A all’ultima giornata, evitando l’aggancio della Caronnese, con 86 punti (27 vittorie, 6 pareggi, 5 sconfitte, 74 reti realizzate e 31 subite). Ha rimontato sette punti di svantaggio alla Caronnese, chiudendo alla pari (41 punti) alla fine del girone di andata, ma i novaresi avevano ancora cinque lunghezze da recuperare alla quinta giornata di ritorno, nuovo aggancio alla decima (64 punti) e sorpasso nel turno successivo. In panchina siede Alessandro Siciliano, prima stagione al Bellinzago dopo tre anni alla Pro Settimo. Nella rosa c’è anche il portiere Nicholas Lentini, classe 1996, figlio dell’ex milanista Gianluigi, prodotto del settore giovanile del Torino con cui ha vinto il titolo italiano Berretti parando tre rigori contro la Ternana in finale, ma anche i bomber Marco Massaro (25 reti) e Marco Montante (15). Nella poule scudetto le ammonizioni rimediate in stagione regolare si azzerano. Cento gol. Il Venezia ha adesso un altro obiettivo nel mirino, oltre alla qualificazione alla Final Four: i gol di Calzi e Carbonaro hanno portano a quota 99 le reti realizzate in partite ufficiali (89 in campionato, 10 in Coppa Italia). Chi firmerà il centesimo gol stagionale? Giovedì il Venezia farà il suo esordio in Lega Pro: è infatti in programma a Firenze la riunione con le nove società promosse dalla serie D, il club sarà rappresentato dal segretario Davide Brendolin. Tacopina. Intanto il presidente Tacopina domani ritornerà a New York, mentre proseguono i contatti con i dirigenti della Virtus Bologna per il reperimento di investitori americani interessati alla Virtus retrocessa in serie A/2. Camp. Iscrizioni-boom per il Venezia Soccer Camp: esauriti i posti per la formula City, a Mestre, e la prima settimana a Tambre, restano alcuni posti per la seconda settimana in Alpago (27 giugno-3 luglio).
Ore 14.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Alla matematica permanenza del Vicenza in serie B manca solo un punto. Un mero dato statistico in quanto molto probabilmente i biancorossi guidati da Franco Lerda l’obiettivo salvezza l’hanno già raggiunto sabato scorso battendo in rimonta al Menti la Virtus Entella. Un obiettivo importante, anzi fondamentale nel futuro del Vicenza perché, come ripetuto più volte nei mesi scorsi, i soci di Vi.Fin. avevano indicato la permanenza in serie B e l’accettazione della rateizzazione del debito Iva (quasi sette milioni) come condizioni necessarie per far valere il diritto di opzione che, entro il 31 dicembre del 2016, permetterà alla finanziaria vicentina di acquisire le quote di maggioranza del club attualmente detenute da Finalfa. Insomma, la conquista della permanenza in serie B è cosa fatta, cosa che si può dire anche per la rateizzazione del debito Iva: lo scorso 22 aprile durante l’incontro al quale hanno partecipato Alfredo Pastorelli e il figlio Nicola e i vertici della Agenzie delle Entrate provinciale e regionale si è trovato un accordo definitivo per rateizzare il debito in dodici anni. «L’incontro è risolutivo e definitivo» spiegò l’avvocato Fabio Sebastiano che ha seguito l’operazione per conto del club biancorosso, precisando che restavano da perfezionare gli accordi con la Banca Popolare di Vicenza e con il Comune di Vicenza, creditori con cui le trattative erano a buon punto. La previsione, che trova riscontri anche in questi giorni, è che entro la fine di maggio verrà sottoscritto dai creditori aderenti l’accordo di ristrutturazione dei debiti che poi verrà depositato in tribunale per l’omologazione. Di conseguenza il lungo iter iniziato ad ottobre dello scorso anno dovrebbe trovare conclusione positiva. Cosa accadrà e quando Vi. Fin. eserciterà il diritto di riscatto delle quote di maggioranza? Tutto lascia pensare che la cosa possa accadere a giugno, dando modo ai vertici di Vi. Fin. di entrare nelle stanza dei bottoni per programmare la nuova stagione che, di fatto, inizierà a metà luglio con il ritiro. Quello che aspetta i soci di Vi. Fin. non sarà però un compito agevole perché il Vicenza calcio è appesantito da una grave situazione debitoria: non quindi una società che si trova nelle condizioni di essere acquistata, bensì di essere salvata da un fallimento che, senza l’intervento della finanziaria vicentina, sarebbe stato probabilmente inevitabile. Vi. Fin. dovrà accollarsi il difficile compito di risanare una società che dovrà, pur in dodici anni, pagare quasi sette milioni di debiti Iva con relative sanzioni e onorare gli accordi con gli altri creditori che hanno aderito all’accordo di ristrutturazione dei debiti. Fatti due conti, un impegno di oltre un milione e duecento mila euro almeno per i primi tre anni, ai quali vanno aggiunti i costi di gestione che necessita una società di serie B. Ecco perché c’è curiosità nel comprendere quale sarà il progetto che Vi. Fin. intenderà portare avanti, e che presenterà nei prossimi giorni al direttore sportivo Antonio Tesoro. Importante sarà capire anche se Savino Tesoro entrerà in Vi. Fin. e, se lo farà, con quale ruolo e con che partecipazione finanziaria. Tante domande che devono trovare presto una risposta perché il tempo stringe e per programmare la nuova stagione si è quasi in ritardo. Anche se in casa biancorossa qualcosa si muove e il ds Tesoro ha messo a segno il primo acquisto per il Vicenza che verrà; la società berica ha praticamente definito l’acquisto del giovane attaccante Iacopo Cernigoi, che nella stagione in corso ha segnato 17 gol in serie D con la maglia della Virtus Vecomp Verona.
Ore 13.40 – (Giornale di Vicenza) Se non fosse stato per il colpo di testa di Riccardo Brosco, difensore del Latina che ha trovato il gol del pareggio a Crotone, anche per la matematica il Vicenza già da domenica sera sarebbe salvo senza alcuna combinazione astrale negativa possibile. Tutti gli altri segni dell’ideale “schedina” della salvezza anticipata che avevamo pubblicato alla vigilia di Vicenza-Entella, infatti, si sono allineati nel modo giusto: i biancorossi hanno battuto i liguri, e il Pescara domenica sera ha regolato il Lanciano nel derby abruzzese con un perentorio 4-0, mentre dalla sfida diretta tra Salernitana e Modena sabato era uscito un segno X che, come avevamo spiegato, rende il Vicenza sempre e comunque favorito rispetto agli emiliani in caso di arrivo alla pari, in coppia o in gruppo che sia. MANCA LA QUINTA. Sulla scia dell’entusiasmo per il successo di sabato al Menti, più di qualcuno si era convinto che i numeri sancissero già inequivocabilmente la permanenza del Vicenza in serie B: il tam-tam si era fatto insistente sia allo stadio nell’immediato dopopartita, sia in seguito sui vari siti e social network della galassia mediatica biancorossa. Ad un certo punto, appurato che i risultati di sabato non bastavano, la speranza era stata proiettata da qualcuno sul derby abruzzese della domenica: “Basta che non vinca il Lanciano ed è fatta”. Non ancora, in verità. Nonostante la vittoria del Pescara, infatti, le squadre che ormai il Vicenza può guardare alle spalle senza più timore restano pur sempre quattro: Como, Livorno, Lanciano e Modena. Manca pertanto ancora la quinta, perché un ipotetico arrivo a quota 48 assieme a Latina e Salernitana (ipotesi “di scuola” più che possibilità di fatto, per fortuna) condannerebbe il Vicenza a disputare i playout da quintultimo contro il Modena, a patto che i canarini facciano almeno 2 punti in altrettante partite, altrimenti gli spareggi non si giocherebbero nemmeno e il Vicenza sarebbe salvo anche in quella posizione. OCCHIO AL CURI. E allora, bisognerà per forza attendere la fine della partita di Latina per capire se il Vicenza sarà salvo o meno anche per il pallottoliere aritmetico? In verità no. I biancorossi, infatti, sabato potrebbero scendere in campo al Francioni già con il biglietto per la prossima serie B in tasca. Tutto dipenderà dal risultato di Perugia-Pro Vercelli, anticipo di venerdì sera: se i piemontesi non espugnassero il Curi, infatti, proprio loro diverrebbero la quinta squadra a non poter più agguantare il Lane. Oggi la formazione di Foscarini ha 43 punti, cinque in meno del Vicenza; anche pareggiando a Perugia andrebbe solo a meno quattro, quindi non avrebbe più alcuna possibilità di colmare il divario nell’ultima giornata. SALVI PERDENDO. Vogliamo fare i catastrofisti? Mettiamo pure che la Pro Vercelli vinca venerdì in Umbria e il Vicenza sia sconfitto sabato a Latina. Anche in questo scenario estremamente negativo, sarebbe ancora possibile che la squadra di Lerda si ritrovasse salva senza dover attendere l’ultima partita al Menti contro il Perugia: basterebbe infatti che il Cagliari non perdesse in casa contro la Salernitana. E ci sentiamo di tranquillizzare anche i più pessimisti tra i pessimisti, quelli cioè che pur di paventare la disfatta biancorossa tirano in ballo un possibile sconto di pena in extremis in favore del Lanciano. Gli abruzzesi oggi scontano 7 punti di penalizzazione, ma gliene dovrebbero essere restituiti almeno 3 e dovrebbero poi fare bottino pieno nelle ultime due giornate per impensierire il Vicenza. Ecco perché invitiamo le Cassandre di professione a mettersi il cuore definitivamente in pace e farsene una ragione: il Lane, vi piaccia o no, per quest’anno ormai è salvo. In fondo c’è di peggio, no?
Ore 13.10 – (Corriere del Veneto) La splendida cavalcata, a un certo punto, aveva fatto sperare nell’epilogo più impensabile, poi il Venezia ha spento con un ruggito il sogno della Lega Pro. Alla fine la matricola terribile Campodarsego approda comunque ai playoff e lo fa da seconda della classe, traguardo inimmaginabile a inizio stagione, quando nella migliore delle ipotesi l’obiettivo era un campionato di media classifica. Il calcio padovano, comunque, saluta una squadra capace di gettare il cuore oltre l’ostacolo, tenendo testa per più di metà stagione alla corazzata made in Usa di Joe Tacopina e chiudendo con 78 punti la regular season. Adesso arrivano i playoff contro la Virtus Vecomp, un passaggio complicato ma non impossibile. «Volevamo chiudere nel modo migliore — spiega l’allenatore Antonio Andreucci — e il successo con il Mestre ci ha permesso di difendere il secondo posto. Abbiamo fatto tanto, ultimamente non è stato facile ma adesso possiamo toglierci altre soddisfazioni. Ai playoff ci aspetta la Virtus, ci proveremo». Dietro al Campodarsego, nel girone C, c’è sempre l’Este, che nella regular season ha saputo battere tutte le migliori sulla partita secca, un segnale da tenere in debita considerazione anche in chiave playoff con la sfida al Belluno. «Un po’ di delusione per il secondo posto mancato c’è — ammette il tecnico Luciano Pagan — c’era questa possibilità e un po’ ci credevamo. Se fossimo arrivati secondi avremmo disputato la Tim Cup con i professionisti l’anno prossimo, ma il nostro campionato resta eccezionale. Ai playoff con il Belluno avremo il vantaggio di giocare in casa, ma sarà durissima. Ho fiducia e allo stesso tempo conosco i rischi del mestiere». Buono anche il campionato della Luparense di Stefano Zarattini, al primo anno nel calcio a undici dopo una lunga esperienza nel calcio a cinque. Il sesto posto finale è un risultato apprezzabile, i playoff mancati lasciano un po’ l’amaro in bocca. In linea con le aspettative il ruolino di marcia dell’Abano, che raggiunge quota 49 conquistando un nono posto che resta soddisfacente.
Ore 12.40 – (Gazzettino) «La migliore stagione da quando sono a Cittadella». Andrea Paolucci lo dice con orgoglio, consapevole di aver vissuto un’annata importante, storica per i colori granata. «Siamo contenti di avere chiuso bene come risultati e direi anche come prestazioni. La vittoria di domenica è il coronamento di un grande campionato». I numeri non mentono mai: il Cittadella ha vinto 23 volte, 12 in trasferta. Ha stabilito il record di successi consecutivi della categoria, undici, e il record di punti della Lega Pro con i gironi a 18 squadre, 76. È riduttivo affermare che i granata hanno “solo” vinto il campionato. «Indubbiamente, possiamo davvero definirla un’annata strepitosa, difficilmente ripetibile per chiunque. E il nostro era un girone difficile, dove c’erano tante candidate alla promozione, piazze importanti e che hanno investito parecchio per puntare in alto». Positiva anche la stagione di Paolucci. «A livello personale sono contento di avere offerto il mio contributo. Dopo l’infortunio di inizio 2016 ho fatto in tempo a recuperare per il finale di stagione». Si è fermato nel momento più bello, con il Cittadella che aveva iniziato la sua marcia inarrestabile. «Nel calcio capitano questi contrattempi, i ragazzi però sono stati fantastici, mi hanno permesso di recuperare al meglio e con serenità, tanto loro vincevano sempre…». Ma quanto ha patito nel vedere la squadra dalla tribuna? «Tantissimo, quando sei fuori stai male, vorresti essere con i compagni a lottare assieme». Quattro stagioni e mezzo in maglia granata, è arrivato nel gennaio 2011. Quale ricorda con più piacere? «Sono state tutte molto intense, ma la gioia che mi ha restituito questa è indescrivibile, soprattutto per me e per tutti coloro che hanno vissuto l’amarezza della retrocessione. Siamo riusciti a riportare subito il Cittadella in serie B, un risultato notevole». Si è tolto la soddisfazione di realizzare due gol, importantissimo quello di Cremona. «Quando posso cerco sia gli inserimenti che le conclusioni dalla distanza». L’abbiamo vista fare di tutto in mezzo al campo: il centrale, l’esterno, la mezzala. Dovesse decidere lei la posizione? «Sono nato regista, ma il ruolo di mezzala mi piace, mi dà libertà nei movimenti, mi permette di attaccare gli spazi». Questo gruppo potrebbe dire la sua anche in serie B? «La storia recente dice che chi sale dalla Lega Pro fa sempre bene. Il gruppo è forte, anche con il salto di categoria saprà farsi valere». Prima di far scendere i titoli di coda sulla stagione ci sono però le finali di Supercoppa. La squadra granata riprenderà domani gli allenamenti: da monitorare Litteri, uscito domenica dopo pochi minuti di gara a causa di un leggero affaticamento.
Ore 12.20 – (Mattino di Padova) «Tifosi, state tranquilli, ci sarò». La sua uscita dal campo dopo appena un quarto d’ora di gioco, allo stadio Druso di Bolzano, ha messo in allarme tutto l’ambiente granata, rovinando la gioia per quella che, altrimenti, sarebbe andata in archivio come l’ennesima giornata esaltante del Cittadella, capace di inanellare in casa del Sudtirol la vittoria n. 23 di un campionato straordinario. Il giorno dopo, tuttavia, è lo stesso Gianluca Litteri a chiarire che la sua presenza, in vista del doppio impegno di SuperCoppa della prossima settimana, non è in discussione. La diagnosi dello staff sanitario parla di un affaticamento ai flessori della coscia sinistra, ci racconta cos’è successo di preciso? «Ho sentito indurirsi il muscolo nell’azione del gol: ho avvertito un leggero fastidio mentre allungavo la gamba per anticipare il portiere in uscita con un pallonetto. A quel punto ho provato a restare in campo per un altro paio di azioni e, dato che non passava, ho evitato di rischiare di peggiorare le cose e ho chiesto il cambio». E ora come sta? «Non sento quasi più nulla. Domani, alla ripresa degli allenamenti, probabilmente effettueremo comunque un’ecografia, ma non credo sia necessaria. Avevo già avuto lo stesso problema alcuni mesi fa, nel medesimo punto, e poi è passato tutto in un paio di giorni». Con il senno del dopo, considerando che era nell’elenco dei diffidati, viene da chiedersi: valeva la pena di giocare lo stesso, in una partita che in palio non metteva niente? «Sapevo che non avrei dovuto commettere il minimo fallo né protestare per alcunché, ne avevamo parlato anche prima della gara con lo staff tecnico. Da quel punto di vista ero sicuro di me stesso: l’arbitro avrebbe potuto ammonirmi solo scambiandomi per un altro giocatore». Dica la verità, sotto sotto puntava ancora al titolo di capocannoniere, poi andato a Brighenti della Cremonese con 17 gol… «Beh, sono sceso in campo sapendo che lui era un paio di reti avanti a me, che partivo da quota 14: c’era ancora la possibilità di arrivare almeno ad affiancarlo. Dopodiché, lo sapete, non mi sono mai fatto un cruccio della classifica dei marcatori: non credo che un gol in più o in meno possa spostare il giudizio sulla mia stagione. E poi sono contento per “Ciccio” Coralli, che ancora una volta si è dimostrato decisivo». Ed è contento anche perché rimarrà al Cittadella l’anno prossimo? «Purtroppo, al riguardo, non ho novità. Incontri con la dirigenza del Latina, con cui sono sotto contratto, ancora non ce ne sono stati. Dipendesse da me, non ci sarebbero dubbi e annuncerei subito la mia permanenza. Credo, tuttavia, che non si parlerà della mia posizione prima della fine della Serie B, anche perché ancora non si sa in quale categoria giocherà la squadra pontina l’anno prossimo». Allora restiamo ancorati al futuro più prossimo: chi vede favorito per la vittoria della SuperCoppa? «Non faccio pronostici: la Spal l’abbiamo superata in Coppa Italia, ma ci ha affrontato con una formazione diversa da quella che schiera di solito, quel precedente non fa testo. Il Benevento l’ho visto giocare in tivù, indubbiamente ha qualità. Ma ne abbiamo anche noi». Domani ripresa. Altro giorno di riposo per Iori e compagni, che torneranno ad allenarsi al Tombolato domani pomeriggio. Il prossimo impegno ufficiale è previsto per mercoledì 18 in SuperCoppa, ma avversario e campo dipenderanno dall’esito di Spal-Benevento di domenica. Sabato, invece, il campo comunale di via dei Fanti, a Rosà, ospiterà l’amichevole fra il Cittadella e la squadra di casa.
Ore 12.00 – (Corriere del Veneto) Chiusura di sipario in bellezza. È il Cittadella che ti aspetti, quello che non molla di un centimetro, vince pure a Bolzano contro il SudTirol e rischia persino nelle scelte, visto che in campo va pure Gianluca Litteri, diffidato e a rischio squalifica. Ma Roberto Venturato è così, gli piace vincere sempre e non mollare nulla, neppure le virgole. In attesa della Supercoppa, può bastare: «Sono molto contento di questo successo — spiega l’allenatore granata — e mi fa molto piacere vedere la squadra che interpreta le partite con questa intensità, con la voglia di vincere anche quando la partita conta poco. È così che siamo arrivati così in alto. Abbiamo subito due gol banali all’inizio e già nel primo tempo potevamo chiudere in vantaggio, poi nella ripresa abbiamo alzato il ritmo e abbiamo conquistato il successo pieno. Ho messo Litteri perché mi serviva uno con le sue caratteristiche in campo per garantire la profondità. Adesso pensiamo alla Supercoppa. Da domani avremo una settimana per preparare la prima partita. Teniamo a questo trofeo e vogliamo provare a conquistarlo». E così, pure Andrea Paolucci si gode un gol gioiello a chiudere nel migliore dei modi un campionato frenato dagli infortuni, ma concluso in bellezza. «Sono felice per il gol — ammette — ma ancor più perché questo gruppo ha saputo andare fino in fondo, onorando al meglio il campionato anche dopo averlo stravinto. Adesso pensiamo alla Supercoppa, perché è un trofeo importante e vogliamo provare a portarlo a casa». La prima partita sarà Spal-Benevento domenica alle ore 20.45 allo stadio Paolo Mazza di Ferrara, mentre i granata osserveranno il primo turno di riposo. La seconda partita vedrà entrare in scena il Cittadella e si disputerà mercoledì 18 maggio alle ore 21,15. La terza ed ultima gara è in carnet per domenica 22 maggio alle 20,45.
Ore 11.30 – (Gazzettino) Passando a Pillon, a differenza di De Poli non è sotto contratto per il 2016-2017 e anche sul suo conto fino a oggi la società non si è espressa con chiarezza, rimandando ogni decisione al termine del campionato. Il suo lavoro, comunque, non può che essere apprezzato. Subentrato a Parlato dopo lo scialbo 0-0 in trasferta con la Pro Patria (28 novembre) e con la squadra pericolosamente vicina alle retrovie della classifica, è stato capace di dare certezze e identità ai biancoscudati che con il passare delle partite hanno trovato fiducia nei propri mezzi e scalato posizioni tanto da giocarsi fino alla penultima giornata la possibilità di un posto nei play off. Il tutto rimanendo sempre fedele al suo 4-4-2, che si è rivelato quanto mai produttivo. Proprio il tecnico di Preganziol non ha fatto mistero domenica nel dopo gara con l’Alessandria che sarebbe dispiaciuto all’eventualità di non poter portare avanti un progetto di squadra nel quale le fondamenta sono state poste. Con la consapevolezza che se quest’anno il quinto posto in rimonta è stato applaudito dalla piazza, l’anno prossimo l’asticella va alzata: della serie, bisogna tentare di vincere per ritrovare quella serie B che è il vero obiettivo della società. Che sia Pillon o qualche altro tecnico ad avere il compito di provarci, lo sapremo presto.
Ore 11.20 – (Gazzettino) Ci riferiamo al caso Amirante nella trasferta con il Pavia, con l’amministratore delegato Roberto Bonetto su tutte le furie a chiedere la testa del diesse, che si era preso la responsabilità per l’errore (l’attaccante non era stato inserito nella lista dei giocatori depositata in Lega e non poteva fare il suo ingresso in campo). Atmosfera da “guerra fredda” in seno alla società, poi ricomposta qualche giorno più tardi con una conferenza stampa a suggellare la pace tra i due. Tornando ai giorni nostri, un dato è sotto gli occhi di tutti: ai cronisti che nell’ultimo periodo hanno ripetutamente chiesto lumi a Bergamin e Bonetto sulla posizione di De Poli, non è stato mai risposto che sarà certamente ancora lui il diesse, sgomberando così il campo da ogni dubbio. E ciò può significare che il club sta riflettendo anche su altri profili. In questa ottica si inseriscono le voci che portano a Seeber del Bassano e a Zamuner del Pordenone.
Ore 11.10 – (Gazzettino) Entro il fine settimana sarà svelata la futura struttura tecnica che guiderà il Padova nella prossima stagione. Archiviato il campionato, tutte le attenzioni dello stato maggiore del club sono infatti volte ad analizzare pro e contro dell’annata appena conclusa al fine di compiere le scelte migliori in chiave futura. Ed è evidente che le posizioni sotto la lente d’ingrandimento sono due, ossia quella del direttore sportivo e dell’allenatore. Per quanto riguarda Fabrizio De Poli, ha in tasca un altro anno di contratto, ma su una sua permanenza all’ombra del Santo al momento non sembrano esserci certezze. Anche lui è sotto esame. E se il suo operato sul mercato, in particolare nell’ultima sessione di gennaio, è stato efficace con l’ingaggio di giocatori (Sbraga, De Risio, Finocchio, Sparacello, Baldassin) che hanno fatto fare un salto di qualità alla squadra, non si può dimenticare che nel corso della stagione c’è stato un momento nel quale la sua avventura sembrava essere giunta al capolinea, con tanto di dimissioni presentate e poi respinte dalla società.
Ore 11.00 – (Gazzettino) Ancora più indietro, giugno 1995 il ricordo più bello. «Sicuramente la trasferta a Firenze per lo spareggio salvezza con il Genoa in serie A, con una cinquantina di pullman e due treni speciali. Conservo ancora gelosamente tutta la documentazione. A livello emotivo penso invece alla finale play off a Busto Arsizio che ci ha regalato la serie B e ai playout a Trieste dell’anno dopo in cui ci siamo salvati». Come sono stati i rapporti con la società? «Non abbiamo mai avuto problemi di rilievo su questo fronte, nemmeno nell’era Viganò, anche da noi criticato, e nella gestione Penocchio, un’annata strana sotto ogni punto di vista». Dove può migliorare la tifoseria organizzata? «C’è bisogno di maggiore partecipazione, non solo allo stadio ma anche nell’attività organizzativa. Al futuro presidente auguro infatti di potere contare su una struttura alle spalle che possa dare una mano».
Ore 10.50 – (Gazzettino) Dopo oltre vent’anni di impegno nella tifoseria organizzata e gli ultimi dieci nelle vesti di presidente, Giorgio Ferretti lascia il timone dell’Aicb. A fine mese la nomina del suo successore. «Una attività – commenta – che mi ha regalato tante soddisfazioni e permesso di conoscere molta gente. È questo l’aspetto che mi gratifica maggiormente dato che sto ricevendo negli ultimi giorni una quantità di attestati di stima mai arrivata in tutto il decennio». Per ritrovare il momento più difficile della sua gestione, ma al tempo stesso il risultato più importante, occorre tornare indietro al secolo scorso, quando ricopriva il ruolo di segretario. «Dopo la retrocessione in C2 nel 1999, ai tempi di Viganò, l’Aicb si era ridotto a cinque o sei club, i conti economici erano sotto zero e il rischio di sparizione era enorme, ma abbiamo lottato con le unghie e con i denti per salvare l’organismo e mantenere la sede, imprescindibile per la nostra organizzazione».
Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Il bomber mantovano, che con la doppietta all’Alessandria ha chiuso a quota 16 gol e per il secondo anno di fila in doppia cifra, è del Padova per altre due stagioni. Per il brasiliano, invece, l’opzione di rinnovo annuale del contratto, che scadrà a fine giugno, dovrebbe trasformarsi in una pura formalità: Neto è stato capace di trascinare la squadra a suon di gol e assist, e sarebbe una vera sorpresa se il Padova se ne privasse a cuor leggero. Sugli esterni, le fasce sono coperte dalle due “frecce” dell’ultima promozione: Ilari, che ha ancora un anno, e Petrilli, che invece ne ha altri due. Potrebbero partire, essendo in prestito, Finocchio, Sparacello e Bearzotti, mentre rimarrà Turea, che ha ancora il contratto da giovane di serie. Cunico, le ipotesi. C’è, infine, un altro giocatore in scadenza, e la cui situazione è la più incerta di tutte: parliamo del capitano Marco Cunico. Le strade sono due: o smette, e allora per lui potrebbe essere pronto il ruolo di team manager (a quel punto verrebbe “sacrificato” Giancarlo Pontin, fidato braccio destro di De Poli), oppure accetta la scommessa di proseguire un altro anno con gli scarpini ai piedi. Al Padova, naturalmente, anche se nelle ultime settimane sarebbero suonate diverse “sirene” per lui dalla Serie D.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Poi ci sono gli altri cinque difensori, legati al Biancoscudo anche per le prossime stagioni: Dionisi, Favalli e Diniz sino al 2017, Sbraga e Dell’Andrea fino al 2018. Reparto da costruire. Il centrocampo dovrebbe essere il settore maggiormente ritoccato. In scadenza ci sono Bucolo, che difficilmente indosserà la maglia biancoscudata nel prossimo torneo, Corti, il cui rinnovo non dipende dall’età e dagli infortuni che l’hanno rallentato nella seconda parte di stagione, e Baldassin, a cui da giugno scatterà il nuovo contratto con il Chievo, che l’ha opzionato già quand’era al Lumezzane. Al momento, quindi, gli unici “confermabili” sono Mazzocco, legato sino al 2018, e De Risio: l’intesa con il mediano abruzzese è in scadenza a fine giugno, ma c’è un’opzione di rinnovo pluriennale, fissata a gennaio quando arrivò dalla Juve Stabia, che il club di viale Rocco probabilmente eserciterà. Senza dimenticare che dal 1º luglio rientrerà da Lanciano Giandonato, vincolato sino al 2017. Attacco di sostanza. In avanti, invece, si riparte dalla coppia d’oro Altinier-Neto Pereira, 26 reti in due.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Domenica pomeriggio, dopo la partita, Pillon ha fatto intendere che sarebbe ben lieto di sedere ancora in panchina a fine agosto, ma bisognerà vedere cosa gli prospetterà la società e quali saranno le linee-guida per il mercato estivo. In attesa della “fumata bianca” sull’area tecnica (ovviamente il discorso coinvolge anche Fabrizio De Poli, il cui contratto peraltro scadrà a fine giugno 2017), da dove può ripartire il Padova? Otto sono i giocatori in scadenza, ma rimane una solidissima base: due portieri giovani e di sicuro avvenire, la seconda miglior difesa del girone A, e un parco attaccanti che poche altre squadre possono vantare. Cerchiamo di fare il punto sui singoli biancoscudati. La retroguardia. Petkovic ha un altro anno di contratto, mentre Favaro, lo scorso gennaio, ha rinnovato sino al 2019: se anche uno dei due dovesse trovare un’altra sistemazione (probabilmente il serbo, che ha mercato in categoria superiore), la sua cessione porterebbe liquidità nella casse del club, che andrebbe alla ricerca di un altro giovane di prospettiva. In difesa, invece, sono tre i giocatori in scadenza: Niccolini, Anastasio e Fabiano. Ma se per i primi due il rinnovo appare difficile, visto l’infortunio del primo e la naturale scadenza del prestito per il secondo, per il brasiliano non è detta l’ultima parola: con Sbraga e Diniz ha formato un terzetto di sicuro affidamento, e potrebbe anche strappare la riconferma.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Quattro gol per congedarsi nel migliore dei modi dal popolo dell’Euganeo, e ora, in casa Padova, è il momento di guardare al futuro. Bepi Bergamin e Roberto Bonetto, i due soci storici e attualmente azionisti di maggioranza, hanno dichiarato di voler continuare insieme, rispettando così il patto triennale sottoscritto davanti al sindaco Bitonci nel luglio di due anni fa. Di più: il presidente ha promesso che entro 15 giorni il quadro societario sarà definito, quindi con tutte le caselle o quasi riempite. E difatti, proprio considerando tale scadenza, dietro le quinte le grandi manovre sono già iniziate: del resto, non c’è tempo da perdere se si vuole programmare una stagione importante, che fissi come punto d’arrivo il salto in Serie B o, in second’ordine, la qualificazione ai playoff. Fra patron, amministratore delegato e Bepi Pillon dovrebbe essere stato fissato (il condizionale è d’obbligo, come sempre) un incontro ristretto, da tenersi tra oggi e domani, per stilare un bilancio del lavoro compiuto nei 5 mesi e mezzo in cui l’allenatore di Preganziol ha guidato i biancoscudati, portandoli al quinto posto finale. Ma la riunione dovrebbe servire anche a capire se ci siano le condizioni per proseguire il rapporto, con la costruzione di una squadra in grado di lottare per le posizioni di vertice nel campionato 2016/17.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Ultimi giorni di lavoro per il Padova. Il campionato è andato definitivamente in soffitta con il 4-0 rifilato all’Euganeo ad un’Alessandria fortemente rimaneggiata in vista dell’impegno playoff con il Foggia, e la squadra di Pillon è chiamata agli ultimi spiccioli di “fatiche” prima delle vacanze. I giocatori sono stati a riposo ieri e anche oggi godranno di un giorno di libertà, per poi tornare domani ad allenarsi alla Guizza. L’appuntamento è fissato per le ore 15, al centro sportivo di via Gozzano, dove il gruppo sosterrà altre due sedute giovedì e venerdì (sempre di pomeriggio): al termine di quest’ultima, arriverà il “rompete le righe”. Domani sera è prevista anche la cena sociale. Intanto, stasera alcuni giocatori presenzieranno alla conviviale organizzata dal club “Amissi Biancoscudati” per la conclusione della stagione agonistica, che avrà luogo a partire dalle ore 20 al ristorante “Al Bosco” di Cervarese Santa Croce: Cunico, Dionisi, Niccolini e Ilari saranno al fianco dei tifosi, mentre non è esclusa una capatina del presidente Bergamin.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) “Non ci sono motivi particolari, ma credo sia giusto cambiare dopo tanti anni e già da un paio di stagioni avevo maturato l’addio. La mia passione per il Padova rimane e rimarrà sempre, ma ultimamente non mi riconosco più molto in questo calcio”. Alla base dell’addio non ci sono le polemiche sorte lo scorso inverno con alcuni tifosi, che hanno portato anche all’uscita dall’Aicb dei club “Fossa dei Leoni” e “Piermario Morosini”: «Non c’entra nulla, anzi, visto quanto era successo, ho rimandato anche la mia uscita di scena per concludere la stagione». Il nuovo presidente verrà scelto dal consiglio direttivo, che sarà ufficialmente nominato nelle prossime settimane, e Ferretti risponde così a chi chiede perché non ci saranno elezioni per decretare il suo successore: «Lo statuto prevede che il consiglio direttivo sia composto da un minimo di nove persone ad un massimo di quindici. Se si supera questa quota, allora scattano le elezioni, ma noi abbiamo fatto fatica ad arrivare anche a undici. Per questo sarà il consiglio direttivo ad eleggere il futuro presidente». Tra i candidati a prenderne il posto c’è Ilario Baldon, mentre si è fatto avanti anche Gianfranco Borsatti, il tifoso balzato agli onori della cronaca per aver fatto firmare un contratto pre-matrimoniale alla futura moglie, a salvaguardia della sua passione per il Padova. Questa sera Ferretti sarà presente alla festa del club “Amissi”, al ristorante “Al Bosco” di Cervarese Santa Croce.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Cambio della guardia al vertice dell’Aicb. Come era ormai nell’aria da diversi mesi, Giorgio Ferretti, attraverso una lettera aperta pubblicata sul magazine “Biancoscudato”, ha annunciato che quella che si è appena conclusa è stata la sua ultima stagione alla guida dell’Associazione italiana club biancoscudati. E non è esagerato parlare di svolta epocale per il tifo organizzato. Ferretti, infatti, ha ricoperto la carica di presidente nell’ultimo decennio, ma già dalla fine degli anni ’90, come segretario, è stata una delle anime trainanti dell’associazione. Lunga la lista dei ringraziamenti che l’ormai ex presidente ha fatto all’interno della lettera: “Grazie a tutti i collaboratori che ho avuto”, si legge, “e con i quali abbiamo salvato l’Aicb dallo scioglimento dopo la disastrosa caduta in serie C/2 ai tempi di Viganò. Grazie ai tifosi, alla redazione di “Biancoscudo”, agli sponsor che ci hanno aiutato, ai giornalisti, alle forze dell’ordine, alle amministrazioni comunali e a tutti i dirigenti e collaboratori del Padova. Il mio posto allo stadio continuerà ad essere occupato, ci sarò in trasferta e alle feste dei club. In bocca al lupo a chi mi succederà”. Ferretti ha ritenuto ormai concluso il suo ciclo.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Seeber L’altro candidato forte per diventare direttore generale del Padova è Werner Seeber, legato a un contratto fino al 30 giugno 2017 con il Bassano. E non è affatto scontato che possa lasciare il club guidato da Renzo Rosso. Anche su questo fronte, come è ovvio e comprensibile in quersto momento, con il Bassano atteso domenica da un quarto di finale importantissimo ai playoff sul campo del Lecce, sono arrivate solo smentite sulla possibilità di un suo sbarco a Padova. Seeber in ogni caso è stimatissimo nell’ambiente, conosce da tempo Roberto Bonetto e risponde pienamente all’identikit della figura in fase di valutazione da parte della proprietà biancoscudata. Il terzo uomo C’è pure una terza opzione, al momento coperta da strettissimo riserbo. il quadro tracciato è quello di un dirigente dalle caratteristiche simili a quelle degli altri due candidati ma almeno per il momento non in pole-position. Smentito che si tratti di Paolo Cristallini, ex dg del Vicenza. Pillon Fra De Poli e Giuseppe Pillon, quest’ultimo è quello che ha le maggiori chance di rimanere. E questo pur avendo un contratto in scadenza il prossimo 30 giugno. «Siamo arrivati quinti — spiega — e l’anno prossimo bisogna migliorare. Se mi dicono che nella prossima stagione cambia il ds come reagisco? Ah, bella domanda… Non ho parlato con nessuno e non lo farò finché non avrò parlato col Padova che è la mia priorità. Mi dispiacerebbe lasciare ad un altro quanto ho fatto in questi sei mesi, sono sincero». Da ricordare che sia De Poli che Carmine Parlato hanno un vincolo col club biancoscudato fino al 30 giugno 2017 e anche questo aspetto va tenuto presente.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Parlano facendo ben attenzione ai dettagli, alle sfumature. La strada, però, a Padova sembra segnata e conduce dritta al cambio di diesse, con Fabrizio De Poli sulla graticola, per diversi motivi, ormai da tempo. Le voci su di lui si accavallano da settimane ma nessuno le ha mai smentite, neppure domenica dopo lo spettacolare ma inutile 4-0 rifilato all’Alessandria, che ha chiuso la regular season. A precisa domanda il presidente Giuseppe Bergamin ha parlato di «un paio di settimane prima di decidere». Questo slittamento, confermato nei fatti pure da Roberto Bonetto, fa pensare che la scelta possa cadere su uno tra Giorgio Zamuner, consulente di mercato del Pordenone e Werner Seeber, dg del Bassano. Nessuna conferma, per ora, sul terzo nome in ballo, che però esiste. Zamuner Al momento sembra il candidato più serio per raccogliere l’eredità di Fabrizio De Poli. Nato a San Donà, Zamuner ha svolto nell’ultima stagione con ottimi risultati il ruolo di consulente di mercato del Pordenone, che ha chiuso la regular season al secondo posto dietro al Cittadella e che domenica se la vedrà con la Casertana. Ex procuratore e agente Fifa, 52 anni, Zamuner non è ancora in possesso del patentino di ds anche se è già iscritto al Supercorso di Coverciano. Questo perché il cambio di ruolo è recente e il suo passato anche recente lo dipinge come brillante procuratore della scuderia di Tullio Tinti e con diversi cavalli di razza lanciati negli anni. Si parla pure di un incontro già avvenuto nei giorni scorsi con Bergamin e Bonetto in un noto Golf club della Provincia, ma su questo fronte sono arrivate solo smentite.
E’ successo, 9 maggio: secondo giorno di riposo per i Biancoscudati, mentre continuano a circolare “rumours” su Pillon e De Poli.