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Ore 22.30 – (Il Piccolo) Per la sua partita d’esordio allo stadio Rocco come presidente e proprietario della Triestina, non poteva capitare avversario peggiore. Ma nonostante la sconfitta con la corazzata Venezia, alla fine grazie agli altri risultati anche Mario Biasin ha potuto in qualche modo gioire, anche se confessa che avrebbe preferito farlo per un risultato positivo dell’Unione: «Pensavo che la palla andava dentro su quella ribattuta che avrebbe potuto darci il 2-2, anzi sono addirittura saltato su in piedi perché sembrava gol, un vero peccato». A parte questo, a Biasin è piaciuta decisamente di più la Triestina del secondo tempo: «Sì. la seconda metà della partita i ragazzi l’hanno giocata molto meglio. Ho visto più forza e anche tanto cuore. Certo, si vedeva che loro erano una squadra più forte, ci sarà da lavorare per migliorare, ma adesso l’obiettivo è la salvezza. Ora speriamo che fra due settimane, giocando in casa, tutto possa andare bene». Biasin riconosce che se l’Unione potrà giocare al Rocco con la Liventina il play-out, è stato grazie alla buona sorte. E lo dice senza mezzi termini nel solito consueto dialetto: «Si, semo stadi davvero fortunadi, ma ghe vol un poco de fortuna in tutte le robe, vero?». Della fortuna però non bisogna abusare. Questo concetto Biasin l’ha ribadito, anche perché l’ha sentito dire chiaramente ai giocatori da Mauro Milanese negli spogliatoi, appena finita la partita: «Mauro ha parlato molto bene ai giocatori: innanzitutto ha chiarito che in queste due settimane devono restare concentrati e allenarsi bene. Ma ha anche detto loro che abbiamo avuto la fortuna di giocare in casa, ma non sarà la fortuna che ci porterà a casa, nel senso che bisogna metterci anche del proprio per raggiungere il traguardo. Poi ovviamente fra due settimane si spera che anche la fortuna resti ancora con noi». Dulcis in fundo i tifosi. Quel giro di campo sciarpa al collo prima del fischio d’inizio, con il cugino Milanese e con il figlio Jason, non lo ha lasciato indifferente. Andare sotto la curva Furlan e vedersi sventolare dagli spalti tante bandiere, e sentire poi il coro «Mario-Mario» alternato a «U-nio-ne», è stata un’esperienza che si porterà dietro nel viaggio che lo riporterà in Australia: «È stato bellissimo – dice – i tifosi sono stati davvero bravi. Era bello da vedere, mi sono davvero emozionato». La speranza è che quando Biasin tornerà a Trieste, trovi una Triestina ancora in serie D e capace, oltre che di regalare emozioni, di dare finalmente anche delle soddisfazioni sportive.
Ore 22.20 – (Il Piccolo) Appena arriva in sala stampa, mister Bordin si accerta che sia davvero Triestina-Liventina lo spareggio play-out da giocare il 22 maggio: troppi calcoli e tanta concitazione a fine partita per essere ancora sicuri di come è andata. Poi, una volta rassicurato sull’avversario da affrontare e sulla sede del match, passa a raccontare di una partita contro un Venezia decisamente più forte, nella quale però è rimasto contento dalla prova dell’Unione: «Il risultato non è stato favorevole – dice il tecnico – però abbiamo giocato contro la prima, che ha fatto vedere nel palleggio di cosa è capace. Se hanno dominato il campionato non è stato un caso, però noi abbiamo cercato di controbattere colpo su colpo e in fondo il loro gol è arrivato su punizione. Nel primo tempo però eravamo troppo timorosi, nella ripresa invece siamo stati più alti e aggressivi, abbiamo avuto più coraggio creando anche qualche occasione, ma mi è piaciuta soprattutto la reazione dopo il loro secondo gol». Già, il raddoppio del Venezia: su quell’azione, avvenuta subito dopo l’entrata di Cucchiara per Spadari, quattro alabardati sono rimasti tutti in avanti senza rientrare: «È normale che in certe situazioni ti puoi sbilanciare e contro questi molto bravi tecnicamente queste cose le paghi: infatti hanno fatto una grande giocata mentre noi non eravamo bene in posizione. Ma ripeto, la reazione della squadra è stata importante, potevamo anche pareggiarla nel finale e in fondo sono contento della prestazione. Il gol con cui abbiamo accorciato le distanze ha premiato anche il coraggio dei ragazzi, che hanno dimostrato di saper creare problemi a una grande squadra. E questa è tutta autostima che entra». Grazie agli altri risultati, comunque, la Triestina tornerà davanti al pubblico amico per i play-out contro la Liventina: «Sì, la sorte è stata dalla nostra parte – riconosce Bordin – e fra due settimane bisognerà cercare di sfruttare al meglio l’incontro casalingo: giocare davanti ai nostri tifosi sarà molto importante. Ci sono i pericoli di una partita secca e bisognerà curare ogni particolare, ma ovviamente abbiamo anche il vantaggio di due risultati favorevoli. Inoltre avrò due settimane a disposizione per recuperare gli acciaccati e rientreranno gli squalificati. Insomma, per lo spareggio con la Liventina siamo molto fiduciosi, noi vogliamo assolutamente salvarci».
Ore 22.10 – (Il Piccolo) Non era la partita da vincere ma era l’occasione per una squadra di mostrare la faccia. Davanti al nuovo presidente Biasin, davanti a qualche migliaio di spettatori, davanti ai bimbi delle scuole calcio, davanti a un curva griffata di bianco e rosso. Davanti c’era il Venezia, molto ma molto più forte e già promosso, che non aveva tanta voglia di giocare ma non era disposto a perdere la faccia. E il Venezia ha vinto (2-1) e questa Triestina non ha fatto nulla per impensierirlo. Una sconfitta numericamente dignitosa ma maturata in un modo che non fa onore alla maglia alabardata tornata sulle spalle di questi ragazzi per merito di Milanese-Biasin e dei tifosi che hanno consegnato loro il marchio. Al finale con un semi lieto fine ci hanno pensato le altre che alle 15 hanno cominciato a giocare nei campi del triveneto. È un finale con il play-out scontato dopo un’annata gestita da otto mani. Gli altri hanno fatto un regalo all’Unione che aveva perso quattro punti con Sacilese e Ufm. Il regalo è lo spareggio per salvare una D costata oltre 350 mila euro (bravo il Tribunale e la curatela). L’Unione giocherà domenica 22 maggio al Rocco contro la Liventina. Meglio che una anno fa a Dro perché basterà pareggiare. Ieri contro il Venezia con pochi stimoli si è vista una squadra che si sapeva debole ma in campo (specie nel primo tempo) senza quel nerbo che la platea meritava. I ragazzi si sono adeguati all’andazzo? Può essere. Comunque senza Crosato e Miani a destra i limiti sono apparsi ancora più evidenti. Pochissimi falli, nessuna ammonizione (meglio per i diffidati), nessuna palla indirizzata nello specchio della porta, pochissimi palloni filtrati nell’area avversaria. Bordin opta per un’altra mezza rivoluzione. Il duttile Cornacchia a destra come terzino, Puka (per la regola degli under) a centrocampo e davanti, oltre a Skerjanc, Bradaschia a fare il “falso nueve”. Il Venezia ha un giocatore a centrocampo bravo e determinato come Calzi ma l’undici di Favarin non si affanna nel pressing nè nelle verticalizzazioni. Però al 19’ l’arbitra Vitulano fischia una punizione a ridosso dell’area. Calzi calcia con forza e precisione e indovina l’angolo alla destra di Vezzani. Il pubblico continua a incitare gli alabardati ma resta attonito. La Triestina non cambia atteggiamento anche se abbozza una timida reazione. Al 34’ Muzzi entra sulla destra e serve Bradaschia la cui deviazione al volo finisce fuori di poco ma con Bortolin ben appostato. Proprio Muzzi esce per infortunio al 44’ ed entra Cuppone. Nella ripresa l’Unione è un po’ più vivace e il Venezia sempre più sonnacchioso. In apertura Skerjanc sciupa una buona opportunità e poi (23’) spara alto su una precisa punizione di Spadari. Bordin decide di sostituire proprio il regista con il lungagnone Cucchiara. L’assetto del centrocampo vacilla e arriva puntualmente il raddoppio di Carbonaro che da destra raccoglie un invito di Serafini (25’). Entra anche Monti (l’alter ego di Spadari) per Bradaschia. Il centrocampista calcia bene una punizione da destra e Andjelkovic di testa trova il gol (40’). Ma anche nel finale l’Unione non ce la fa. C’è anche un’emozione su rimpallo favorevole a Cucchiara che per poco non inganna Bortolin. Il pari sarebbe servito solo al morale che non è poco. Finisce 2-1 con la Triestina che si giocherà la D al Rocco il 22 maggio contro la modesta Liventina. Basta non perdere ma bisogna cambiare faccia. E Bordin ha quindici giorni di lavoro per non perderla. La città e i tifosi hanno già vinto. Ora serve un sussulto della squadra per il futuro.
Ore 21.50 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Altro che regali fuori stagione: il Belluno non ha concesso nulla. E se a beneficiare del 2-1 di ieri è anche la Triestina, a mister Roberto Vecchiato interessa ben poco: «Non si regala niente a nessuno, così come nessuno ha regalato nulla a noi. Abbiamo giocato la partita che dovevamo giocare: né più, né meno di tante altre. Pur con qualche pausa, è stata una buona prova, nonostante avessimo molti giocatori fuori. Ora, però, recuperiamo quasi tutti». Chi ha già recuperato è Stefano Mosca: «È solo una settimana che si allena in gruppo, ma sta bene. Non sente dolore, è solo affaticato. Determinante il suo ingresso? È normale che uno come lui garantisca più spinta rispetto a chi, come Sommacal o Miniati, non è esterno di ruolo». E ora, sotto con i playoff: «Giocare partite di questo tipo è bello e piacevole. Le energie arrivano di conseguenza. L’unico dispiacere che ho è di non poter affrontare l’impegno con la rosa al completo, considerate le assenze di Duravia, Farinazzo e Acampora. Ma questo è il calcio». A proposito di Acampora, l’espressione sardonica di Vecchiato è tutto un programma. E vale più di mille parole, quando ripensa al doppio giallo e alla squalifica che farà saltare la trasferta di Este a Totò: «Cosa gli ho detto a fine partita? Bravo per i due gol». Tempo di primi bilanci anche per il tecnico: «Delle tre stagioni a Belluno, questa è stata forse la più stancante. La più soddisfacente? No, quando si arriva quarti sono tutte belle. Un mio voto al nostro campionato? 7 o 7,5».
Ore 21.40 – (Corriere delle Alpi) Le assenze non fermano il Belluno. I gialloblù salutano il loro pubblico piegando 2-1 la Liventina grazie a una doppietta di Acampora, firmata prima del secondo cartellino giallo preso ingenuamente nel finale che gli costerà la gara dei play off in programma domenica prossima in casa dell’Este. Mister Vecchiato deve fare i conti con assenze (squalificati i difensori Pescosta e Pellicanò, out per infortunio Farinazzo e Duravia, indisponibili anche per gli spareggi promozione), mentre la diffida consiglia la panchina per Corbanese e solo 45 minuti per Calcagnotto, sostituito a inizio ripresa dal rientrante Mosca. Emergenza che non ha comunque scomposto il Belluno, portatosi a casa l’intera posta grazie ad Acampora e a un super Brino, capace di annullare almeno tre palle gol molto ghiotte. La Liventina ci aveva anche creduto al colpaccio dopo il vantaggio firmato da Fantin in apertura di secondo tempo, ma ai padroni di casa sono bastati appena 13 minuti per ribaltare il risultato e costringere i trevigiani a giocarsi la salvezza nei play out, in casa della Triestina. Tra i pali si rivede Brino, in difesa Calcagnotto e Franchetto centrali con Sommacal e Miniati esterni mentre a centrocampo Bertagno si sistema davanti alla difesa, supportato da Masoch e Quarzago. Davanti il tandem Acampora-Marta Bettina, sulla trequarti D’Incà a ispirare. La novità di giornata è ovviamente la rinuncia al bomber Corbanese, con Vecchiato che dimostra di avere già in testa l’Este. Nei primi minuti è il Belluno a mostrarsi più intraprendente, soprattutto sulla fascia sinistra con le discese di Miniati e Acampora che però non trovano fortuna perchè a centro area gli attaccanti sono ostaggio della difesa ospite. Al 15’ la Liventina si fa vedere con Boem che entra in area e calcia a botta sicura, ma Brino sfodera la prima prodezza di giornata, scegliendo bene i tempi dell’uscita. Sul capovolgimento di fronte Marta Bettina trova il fondo, puntuale il cross al centro per Quarzago che si coordina e prova il destro al volo, ma la conclusione è facile presa di Rossi, che poco dopo chiede il cambio per infortunio, sostituito da Berto. Nel finale di frazione Bertagno prova la magia con una punizione da centrocampo che si abbassa pericolosamente e costringe Berto a rifugiarsi in angolo. Poco dopo Miniati ci prova ancora su calcio piazzato, ma l’estremo difensore trevigiano blocca senza grossi problemi. Dopo 45’ senza grandi emozioni, l’inizio di ripresa è una doccia fredda per il Belluno, che dopo appena 3 minuti si trova sotto: Fantin dal lato corto dell’area calcia in porta, Miniati tocca e la palla si infila tra il piede di Brino e il palo. Il vantaggio della Liventina dura però 120 secondi, quelli che servono al neoentrato Mosca per cambiare marcia sulla sinistra e disegnare l’assist in mezzo per Acampora, che di testa scavalca Berto e firma il pari. La Liventina non accusa il colpo e si fa subito rivedere con Boem che entra in area e calcia di potenza rasoterra sul secondo palo, ma Brino con un grande intervento salva i suoi. Dall’altra parte è D’Incà a inventare verticalmente per Acampora: Salvadego è in fuorigioco e se disinteressa della palla che arriva sui piedi dell’attaccante gialloblù che approfitta di un’incertezza di Fantin e a tu per tu con Berto lo castiga con un tocco morbido. Nel finale Salvadego sfiora il tris e sul capovolgimento di fronte Vianello a tu per tu con Brino calcia male sul fondo. Al 39’ Acampora rovina la sua giornata da incorniciare rimediando la seconda ammonizione per un fallo ingenuo: espulsione che gli farà saltare la trasferta in casa dell’Este, valida per i play off.
Ore 21.20 – (La Provincia Pavese) Il Pavia visto ieri a Salò fa solo rabbia. Tra i tanti acciaccati la qualità dei giocatori in campo faceva impressione. Ridotta in dieci per l’espulsione del veemente Malomo (nessuno lo tocchi, per favore), si sono viste azioni e gol strepitosi. Quello di Manconi merita di essere riguardato ( su sportube.tv). Al netto della rilassatezza da ultima giornata di campionato, non si può che rimpiangere sul latte versato e sui troppi errori della dirigenza azzurra. Elenchiamo alcuni degli errori fatti? Troppi giocatori cambiati, troppi allenatori, scarsa fiducia negli uomini, programmazione rivoluzionata continuamente. Può bastare? Vogliamo aggiungere che non c’è serenità nell’ambiente? Che i rapporti tra la squadra e la dirigenza è ai minimi termini? Dalla sconfitta contro l’Alessandria il Pavia è in silenzio stampa. Perché’ Non si sa, non è mai stato spiegato. Parlare poco e lavorare molto? Non si direbbe. Nel mondo dello sport, e del calcio in particolare, c’è un motto: non mollare mai. Ecco, se il Pavia dopo il ko contro i grigi avesse tenuto duro, forse non saremmo ai titoli di coda. L’errore più grande è stato proprio mollare gli ormeggi perdendo contro squadre del calibro di Mantova o Renate. Adesso si aspetta l’arrivo del presidente Zhu, l’unico in grado di dare la linea per la prossima stagione. Ha promesso che non verrà meno agli impegni, ma crediamo che la serie B sia un obiettivo imprescindibile. Zhu ha dato l’appuntamento a venerdì per l’inaugurazione di Casa Pavia in piazza della Vittoria. I tifosi azzurri sperano che il presidente cinesi ci sia veramente (le voci sono contrastanti) e che inizi a programmare la stagione. Serve una linea chiara, nella quale credere veramente.
Ore 21.00 – (La Provincia Pavese) Almeno finisce bene, con un 3-1 alla FeralpiSalò nonostante l’inferiorità numerica (in dieci dal 33’), per la gioia dei venti tecnici cinesi arrivati a Pavia per i corsi dell’Academy, schierati in tribuna a Salò ed entusiasti della prestazione degli azzurri. Finisce bene per il Pavia una stagione clamorosamente negativa, ancor meglio per Ferretti che con la doppietta di ieri ripete i 16 gol dello scorso anno e soprattutto scavalca con 53 reti La Cagnina come quarto bomber azzurro di tutti i tempi. Eppure all’inizio, un po’ perché è l’ultima davanti al suo pubblico e un po’ perché è squadra abituata a costruire, la Feralpi sembra metterci più convinzione, anche in una ara che ha poco da dire. Prima Guerra, poi Bracaletti, quindi Tortori (chiuso sul più bello da Bonanni e Malomo), infine Ranellucci di testa insidiano la porta di un Fiory, che ha finalmente l’occasione di giocare e si mostra attento e col tempo giusto sulle uscite, e pure al 19’ quando si oppone coi pugni ancora a Tortori. Il Pavia giochicchia ma alla prima occasione in cui riesce a manifestare il suo potenziale arriva, con scambi tutti di prima, dalla propria area fino a quella avversaria: Manconi conclude con un destraccio che sparisce non lontano dalla porta di Caglioni. Poi Malomo la combina grossa, trattenendo Fabris in fuga sulla fascia dopo essere stato già ammonito pochi minuti prima. E’ un’espulsione ingenua, che costringe il Pavia a giocare due terzi di gara in dieci. Rossini risistema la sua difesa, che passa da 3 a 4 uomini, con Marchi che scala a terzino e Manconi arretrato sulla fascia destra con licenza di accentrarsi per le ripartenze. Ma paradossalmente con un uomo in meno il Pavia si fa subito pericoloso per due volte: Ferretti viene chiuso al momento del tiro in area, poi Manconi è bravissimo a mangiarsi fascia e avversari e anche a resistere alle cariche, ma entrato in area sbaglia l’ultimo passaggio ignorando il libero Grbac. Poi Fiory chiude sul tiro di Settembrini carambolato su una coscia, e si va al riposo. Si riprende e la Feralpi non sembra dannarsi più di tanto l’anima per tentare l’assalto. Certo, ci sono le conclusioni di Fabris in area (centrale) e di Bracaletti, forte ma un po’ svirgolata. Ma la squadra di Diana lascia spazi dietro e il Pavia pare divertirsi ad approfittarne. Se poi Manconi al 9’ si inventa un’azione strepitosa, il gioco è fatto: da destra punta l’area, un paio di curve e quindi spettacolare «veronica» per liberarsi dell’ultimo avversario e infilare Caglioni con un rasoterra preciso. E’ un gol che strappa gli applausi di tutto lo stadio e fa esplodere l’entusiasmo del gruppetto di cinesi in tribuna. Ma non mica è finita qui, perché Grbac quattro minuti dopo è bravo a scippare palla sulla trequarti, ancora più bravo a far fuori un avversario e, invece di battere a rete come suggerirebbe la situazione, a servire un palla che Ferretti solissimo a centro area deve soltanto sparare in rete. Settembrini e Guerra avrebbero l’opportunità di riaprire la gara, ma Ferretti a sua volta di chiuderla con un altro contropiede micidiale e poi su punizione battuta a sorpresa che lo mette davanti al portiere, ma in entrambi i casi non trova la zampata. Poi esce Manconi per dare spazio all’esodio di Buongiorno e il Pavia ripiega troppo all’indietro, così l’ex Romero lo punisce con lo stacco vincente al 35’ che vale l’1-2 e poco dopo Ranellucci rischia di fare il bis sempre su angolo. Ma gli azzurri conservano energie che danno ancora la forza di ripartire. Ferretti corre sulla fascia sinistra e rientra per il destro che timbra la traversa, al 42’. L’appuntamento con il gol numero 53 – quello che vale il sorpasso su La Cagnina – è solo rinviato, ma ancora una volta gran parte del merito è di Grbac che imita Manconi, fa fuori mezza difesa della Feralpi con numeri di capogiro e viene abbattuto quando sta per mettere la palla in rete: l’arbitro è bravo a lasciare proseguire, perché c’è Ferretti in agguato.
Ore 20.40 – (Gazzetta di Reggio) Concluso il campionato, con una piccola e ulteriore delusione finale legata al fatto che negli ultimi scampoli della partita con il Bassano la Reggiana è passata dal quinto al settimo posto, è tempo di guardare al futuro. I bilanci e le riflessioni infatti sono già stati fatti nelle ultime settimane. La novità più importante e più attesa da tutto l’ambiente granata è quella che riguarda l’ingresso di Mike Piazza. Entro questa settimana si saprà se l’ex stella del baseball comprerà il 60% della società. Ormai i termini dell’accordo sono stati definiti e anche le somme in ballo (si tratta di un’operazione da circa tre milioni di euro). Manca l’annuncio e la firma. E la prudenza vuole che fino a quando mancano questi aspetti, non proprio secondari, non si può certo dire che l’affare è fatto. Se l’americano dovesse diventare il nuovo proprietario della Reggiana sarebbe un evento clamoroso non solo per la squadra di calcio, ma per tutta la città. La trattativa è stata portata avanti dal presidente Stefano Compagni e Mike Piazza sotto traccia per mesi. E quando sono emersi particolari è stata avvolta da una coltre di scetticismo. Manca poco e poi sapremo. Ieri allo stadio tra gli spettatori l’argomento andava per la maggiore. Quello che invece sappiamo è che il progetto tecnico legato al futuro ds Andrea Grammatica non è in discussione. Il dirigente dell’Entella sta già lavorando a distanza e ha avuto rassicurazioni sul fatto che avrà l’autonomia che gli è stata promessa e che lo ha spinto a venire a Reggio per scrivere un nuovo capitolo della sua avventura nel mondo del calcio. Ieri mister Alberto Colombo ha detto di non poter escludere di essersi seduto per l’ultima volta sulla panchina granata. L’allenatore ha già parlato con Grammatica ma ogni decisione sarà presa più avanti. Su di lui si allunga l’ombra di Antonino Asta, dato da un po’ di tempo tra i papabili alla successione.
Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) Arrivederci o addio. Alberto Colombo a fine partita non nasconde la propria emozione. E non solo e non tanto per la festa di Beppe Alessi. Il tecnico granata, a dispetto del contratto di un altro anno, sa di essere in discussione, di non avere certezze per il futuro. E che quella con il Bassano potrebbe essere stata sua ultima sulla panchina della Reggiana. Anzi, non fa nulla per nasconderlo. La settimana scorsa ha avuto il primo incontro, interlocutorio con il neo direttore sportivo Grammatica, cui si dice piaccia molto Asta. Un incontro «tanto per conoscerci» spiega Colombo. Può dire qualcosa , la sensazione di quel primo faccia a faccia? «Abbiamo detto che prima di tutto vengono gli assetti societari, dobbiamo aspettare se il cambio di proprietà sarà effettivo e conoscere le intenzioni della nuova dirigenza, è anche logico che abbia sue idee, che voglia cambiare. In seconda battuta ci siamo trovati d’accordo su una cosa e cioè che se l’allenatore sarà Colombo si dovrà seguire un certo percorso, altrimenti è meglio salutarci, non gioverebbe a nessuno, tanto meno alla Reggiana, partire con valutazioni diverse». Un passo indietro. La Reggiana ha salutato il campionato con una bella prestazione, anche se non confortata dal risultato. Per Colombo il match con il Bassano è l’emblema di tutta la stagione. «Meritavamo ampiamente la vittoria, la squadra ha giocato bene, non vincere certe partite fa male, prendere il goal del pareggio al 92 lo fa ancora di più. Serviva solo per le statistiche, ma io potevo dire di aver chiuso al terzo ed al quinto posto, così invece il mio bilancio in granata è di un terzo ed un settimo posto». Il rammarico maggiore di questa stagione? «Aver raccolto meno di quanto meritassimo, i risultati sono stati inferiori alle attese, di partite ne abbiamo sbagliate, ma si possono contare sulle dita di una mano quelle davvero negative. Abbiamo sprecato troppi punti e questo ci ha penalizzato anche nel giudizio, perché è vero che pensavamo di ottenere di più, ma sul piano del gioco la stagione è stata più che dignitosa». L’errore maggiore che si rimprovera? «Lo tengo per me, mi servirà di esperienza, ma se proprio volete una risposta dico la gestione , ma , senza fare polemiche, in questo l’allenatore deve essere supportato dalla società, altrimenti diventa facilmente l’anello debole». Il match con il Bassano doveva essere ed è stata la festa di Beppe Alessi. Al riguardo Colombo ci tiene subito ad allontanare ogni sospetto che ci sia stato qualcosa di poco limpido. «La partita non ha rovinato la festa- dice- è stata la bella favola di un ragazzo, un uomo che meritava una simile conclusione, si è capito perché Reggio ama così tanto Alessi, Totti dimostra che a volte la gestione di certi campioni è complicata, ma io debbo ringraziare Alessi perché il campionato scorso si è sempre comportato da professionista esemplare, nonostante la sua qualità , la sua esperienza, non ha mai pesare il suo passato, mai ha fatto alcunché per mettermi in difficoltà». Con il senno di poi in estate non è stato un errore non mantenerlo nei sei attaccanti, da utilizzare al bisogno negli ultimi 15-20 minuti quando sarebbe servita , probabilmente, la sua qualità? «Sì, può darsi e poteva rappresentare anche un punto di riferimento nello spogliatoio, ma ormai è andata, è inutile pensarci, indietro non si può tornare».
Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) Ne avrebbe di cose da dire Beppe Alessi e sono talmente tante che a metà conferenza stampa arriva a dargli una mano anche Vito Grieco: esattamente come succedeva in campo. E così, per gli amanti e i nostalgici del bel gioco, c’è pure la soddisfazione di vedere seduti allo stesso tavolo “la mente” e “la classe” di quella fantastica Reggiana. Gli sfottò e le prese in giro si sprecano al punto che all’ennesima “stoccata” Alessi si gira verso Grieco e gli dice: “Ma se qui per difendermi o per attaccarmi?”. Basterebbe questo siparietto per capire subito il clima che si è respirato ieri al Città del Tricolore: una festa a 360 gradi, che ha coinvolto i tifosi e gli amici di sempre. Beppe Alessi parla del rigore: «Volevo fare lo scavino ma poi ho preferito andare sul sicuro». Parla dei figli Nicolò e Sofia: «Tutto è dedicato a loro». Parla dei tifosi: «Se sono qui è solo per merito loro». Ricorda il suo arrivo a Reggio: «Non ero così convinto ma alla fine questa è stata la miglior scelta che potessi mai fare. Sono stati otto anni stupendi. La serie C a Reggio vale la serie A da un’altra parte». Vito Grieco però lo boccia su una cosa: «Va bene ad allenare i bambini, ma non potrà allenare i grandi. E’ troppo buono». E poi la stoccata finale che solo Vito Grieco gli poteva rifilare: «Perchè io ho smesso a 40 anni e lui a 39? Perchè io ero più forte. Ma entrambi dobbiamo ringraziare Paolino Ponzo perché ha sempre corso per tutti».
Ore 19.40 – (Gazzetta di Reggio) Una sceneggiatura perfetta. Per Beppe Alessi non ci sono dubbi. «L’ha scritta di sicuro Paolino Ponzo». E’ il Beppe Alessi day, e gli ingredienti per una grande giornata ci sono stati tutti: la duecentesima partita con la maglia della Reggiana, i suoi ex compagni (quelli che potevano e quelli che ci dovevano essere) e poi il rigore che ha portato Beppe Alessi a quota 50 tra campionato (46) e coppa Italia. Poco importava la partita dal momento che tutto, purtroppo, era già stato scritto. Il vero motivo di interesse era Beppe Alessi e il suo ritorno in campo. Per la cronaca Reggiana-Bassano è finita 2-2. Scatta il secondo tempo e il giocatore inizia il riscaldamento con la stessa professionalità e intensità di sempre e subito dalla curva e dal settore del Vandelli iniziano i cori per sostenerlo. Quando scocca il settantesimo minuto viene richiamato dalla panchina e tutti in tribuna si guardano stupiti: «Ma come? Ha venti minuti nelle gambe? Non può essere». Il pubblico inizia a rumoreggiare, l’ingresso in campo di Alessi sembra davvero imminente. Invece? Invece passano più di cinque minuti perché nessuno commette fallo, il pallone non esce e il gioco non viene interrotto. Sembra una maledizione. Invece finalmente arriva un fallo, il gioco si ferma e Beppe Alessi può fare il suo ingresso in campo. Trionfale? Anche qualcosa di più. Dalla curva si alza uno striscione “Grazie Beppe, grande bandiera granata” e tutto il pubblico è in piedi ad applaudire: bentornato capitano. Il Vandelli lo saluta con lo striscione “200 volte capitano”. Giusto il tempo di prendere le misure e ritrovare confidenza con il campo (una confidenza che a dire la verità non ha mai perso) e Beppe Alessi si inventa un tocco dei suoi e serve Rachid Arma verso la porta. Il marocchino viene steso in piena area e per il direttore di gara non ci sono dubbi, si tratta di calcio di rigore. Chi lo tira? In campo non ci sono dubbi: tutti si dirigono verso Beppe Alessi. Tiro secco a infilare il portiere Rossi e per Alessi è la definitiva consacrazione. Stadio in delirio, tutti in piedi. E quando arriva il novantesimo Alessi viene richiamato in panchina per l’ultima standing ovation. Sembra una favola, anzi è una favola e come tutte le favole non poteva che avere un lieto fine. Una favola che Alessi ha potuto condividere con gli amici (e anche ex compagni) di una vita. E così non potevano mancare alcuni degli eroi di quella cavalcata trionfale che portò la Reggiana di Alessandro Pane alla promozione dalla C2 alla C1: Vito Grieco, Matteo Pelatti, Michele Malpeli, Massimo Varini e Marcello Montanari. E poi ancora Matteo Arati, Benedetto Iraci, Salvatore Lanna e Luciano Foschi. Sono loro a fine partita a scendere in campo per l’ultimo doveroso saluto a Beppe Alessi. Una giornata che si chiude con un giro di campo a salutare i tifosi settore per settore prima di una meritata doccia. Ma non è finita: conferenza stampa fiume divisa con il “fratello” Vito Grieco e finalmente l’abbraccio con i figli Nicolò e Sofia, emozionati tanto quanto il papà. Chapeau capitano. Paolino non poteva scrivere una sceneggiatura migliore.
Ore 19.20 – (Gazzetta di Mantova) Il primo, piccolo obiettivo di agganciare il Cuneo garantendosi il vantaggio di poter contare su due risultati su tre e la seconda finale playout in casa, è stato raggiunto. Ma Gaetano Caridi, dall’alto della sua esperienza, frena i facili entusiasmi. Facendo capire che il difficile viene ora e che ogni ingenuità o deconcentrazione sarebbe pagata a carissimo prezzo. «Credo che il merito principale di mister Prina – dichiara il Tano – sia stato quello di trasmettere quello spirito battagliero e la voglia di tornare a fare punti in un gruppo che era sfiduciato e moralmente a terra perché i risultati non arrivavano. In questi due mesi abbiamo lavorato bene, anche sotto il profilo caratteriale, riuscendo a compiere l’impresa, che pareva impossibile, di guadagnare un posto nella griglia dei playout». Importante, ma alla quale ora bisogna dare un seguito: «Dobbiamo continuare ad allenarci con la stessa grinta e la stessa voglia – prosegue -, scendendo in campo con la cattiveria agonistica di chi vuole e si deve salvare. Le finali sono partite atipiche: se perdi la concentrazione per una decina di minuti rischi di buttare a mare non solo una partita ma un’intera stagione». Tornando sulla gara con l’Albinoleffe, Caridi ammette senza peli sulla lingua che si poteva fare di più: «Personalmente nel primo tempo non ho voluto sapere il risultato di Cremona – dice -, poi ho saputo che negli ultimi 20′ il Cuneo stava perdendo 2-1. Avremmo dovuto vincere, così ci saremmo garantiti il sorpasso contando soltanto su di noi: in certe gare però la tensione si fa sentire e bisogna anche cercare di ottenere l’obiettivo senza rischiare di perdere». Ed in chiusura, da ex giocatore della Cremonese, ammette di essersi sentito in settimana con qualche amico: «Ho semplicemente detto a Brighenti – sorride il Tano – che non poteva perdere l’occasione di diventare capocannoniere del girone…».
Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) Il suo gol del vantaggio sembrava poter dare il via ad un pomeriggio senza particolari patemi, poi il pareggio dell’Albinoleffe e la parziale rimonta del Cuneo a Cremona ha costretto tutti a tenere il fiato sospeso fino allo scadere. Tutto è bene quel che finisce bene ed ora Juri Gonzi prova a guardare al futuro con maggiore fiducia: «Abbiamo lavorato tutta la settimana per centrare questo piccolo obiettivo del quartultimo posto – afferma l’esterno – ed alla fine ce l’abbiamo fatta. Io sono un ex del Cuneo, quando giocavo con loro ho perso uno spareggio: dobbiamo preparare le due gare senza pensare troppo all’avversario, speriamo di fare festa qui al Martelli il 28 maggio». «Non è stata una gara facile – commenta Samuele Sereni – perché l’Albinoleffe è venuto qui per giocarsi la sua gara a viso aperto. Ora abbiamo qualche giorno di stacco, poi ci prepareremo al meglio per queste due finali. Mister Prina ha avuto il merito di farci tirare fuori qualche valore che sembrava avessimo perso».
Ore 18.40 – (Gazzetta di Mantova) Per Luca Prina il sorpasso ai danni del Cuneo è «un capolavoro». Il motivo? «Quando sono arrivato questa squadra non era morta, di più. Ora siamo pronti ad affrontare i playout – dice il mister biancorosso dopo la partita pareggiata con l’Albinoleffe – Gli spareggi spesso sono decisi da episodi, la squadra saprà reagire ai momenti negativi che inevitabilmente si presenteranno nel corso della doppia sfida». In merito alla partita di ieri Prina non si dilunga troppo. «Ovviamente – spiega in sala stampa – il nostro atteggiamento è stato condizionato da quanto stava succedendo a Cremona. Cosa avremmo dovuto fare, buttarci all’attacco?». C’è un aspetto che a Prina non è piaciuto: «Siamo stati poco attenti sulle palle inattive. Nelle gare precedenti eravamo andati molto bene mentre oggi (ieri, ndr) abbiamo sofferto sin dall’inizio, come dimostra il gol subito. Perpetuini e Zammarini hanno fatto bene ma sono due giocatori che faticano nel gioco aereo». L’attenzione del clan Acm ora si sposta al doppio scontro salvezza con il Cuneo (andata il 21 maggio in Piemonte e ritorno il 28 al Martelli): «Gli spareggi sono partite diverse dalle altre in cui bisogna tenere in considerazione molti fattori, tra cui anche il volere del buon Dio. Ad ogni modo non dobbiamo pensare di fare chissà cosa, serve prima di tutto tranquillità. A Cuneo non si decide niente, è solo il primo tempo della sfida. Ai playout – ricorda Prina – gli episodi sono fondamentali e le partite possono cambiare da un minuto all’altro. La squadra sta bene dal punto di vista psicofisico e il miglior allenamento sono i tre giorni di riposo che ho dato ai ragazzi, serve allentare la pressione». L’allenatore del Mantova ha parole al miele per due difensori: «Carini è cresciuto molto ed ha acquisito sicurezza. Scalise mi è piaciuto molto come centrale». Cosa conterà di più ai playout, testa o gambe? «Sicuramente la testa – risponde Prina che in carriera ha disputato 14 partite tra playoff e playout – perché è quella che fa andare le gambe e che deve tenere sotto controllo anche il cuore evitando la tachicardia. Un’altra cosa a cui tengo molto è il fattore ambientale: ai tifosi non chiedo entusiasmo ma una spinta decisiva sì. Il nostro pubblico deve fare la differenza».
Ore 18.20 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova continua a giocare una partita importante anche fuori dal campo. E, al di là dei commenti allo scialbo quanto prezioso 1-1 con l’Albinoleffe, a tener banco è il futuro della società. Che potrebbe vedere l’ingresso di Giovanni Meazza, detto Nanni, ieri presente in tribuna al Martelli al fianco del patron Serafino Di Loreto. Quest’ultimo dopo il match ha pronunciato soltanto una frase emblematica («Grazie Cremonese») ed è scappato via. Ma poi, incalzato telefonicamente sulla presenza di Meazza, ha ammesso: «Si tratta di un grande imprenditore che mi ha onorato della sua presenza. Ama il calcio, gli piace Mantova… Vedremo di coinvolgerlo in un progetto che possa fare le fortune del club biancorosso». Meazza, descritto all’epoca dal dg del Pavia Londrosi come «imprenditore originario di Chignolo proprietario di diverse farmacie», è salito alla ribalta delle cronache sportive proprio per aver avuto un ruolo fondamentale nel portare l’attuale proprietà cinese al Pavia. A Mantova pare entrerebbe personalmente («potrebbe anche essere lui il nuovo presidente», butta lì Di Loreto), convogliando però nell’Acm anche altre forze economiche. Insomma, sul futuro del Mantova si sta lavorando tanto. Come conferma il presidente Sandro Musso, che però nei suoi discorsi si riferisce ad altri dialoghi in corso: «Qualcosa si sta muovendo su più fronti. A questo club serve un sostegno, da parte di persone serie e che abbiano a cuore le sorti del calcio virgiliano. Solo trovando queste persone, disposte ad affiancare noi e i soci locali, sarebbe possibile allestire un progetto interessante. Non abbiamo bisogno di avventurieri: potremmo cedere la società entro due settimane, per le proposte che abbiamo ricevuto. Ma non mi convincono e non siamo disposti a lasciare il Mantova nelle mani del primo che passa, senza andare a fondo del suo reale obiettivo». Musso è però al tempo stesso in cerca di rivincite con i biancorossi: «Se tornassi indietro di un anno esatto e cominciassi solo ora la mia esperienza con il Mantova non rifarei molti degli errori commessi. In Lega Pro servono competenza e conoscenza della categoria. In più grande rispetto per la piazza, perché ha una straordinaria tradizione calcistica e non la si può prendere in giro. Vediamo che cosa accadrà dopo la fine del campionato, mi auguro che la salvezza possa dare un impulso positivo a tutto l’ambiente». Sul match, infine, Musso si esprime così: «Questo Mantova non mi è piaciuto ma per oggi (ieri, ndr) va bene che sia andata a finire così. Restiamo consapevoli delle difficoltà della squadra e alla luce di questo è molto importante aver centrato l’obiettivo della vigilia. Ciò che mi preoccupa è il regresso nel rendimento fatto registrare dalla squadra. Chi lo sa, forse il caldo ha inciso, magari la tensione o il fatto che i nostri avversari ci abbiano concesso pochissimo. Ma tant’è. Ora concentriamoci sui playout che ci offrono una grande opportunità di conservare la categoria».
Ore 18.00 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova non riesce a conquistare la terza vittoria consecutiva, ma lo scialbo 1-1 contro l’Albinoleffe basta comunque a raggiungere (e quindi scavalcare, in virtù della migliore differenza reti negli scontri diretti) il Cuneo in classifica, approdando così ai playout da quartultimo classificato. Posizione che nello spareggio offre un duplice vantaggio: giocare la gara di ritorno in casa e salvarsi in caso di doppio pareggio o di una vittoria per parte con lo stesso numero di reti (i gol in trasferta non valgono doppio). Per tutto ciò i biancorossi devono ringraziare – oltre a Gonzi, autore del gol poi pareggiato da Magli – soprattutto la Cremonese, che onora il calcio e, pur non avendo più nulla da chiedere al campionato, batte allo “Zini” il Cuneo. Stessa lode per l’onestà va fatta del resto all’Albinoleffe, che al Martelli gioca una partita vera e conquista un punto che non cambia le sue sorti ma che avrebbe potuto inguaiare eccome l’Acm. Entrando nei dettagli del match, va detto che il Mantova gioca col consueto 5-3-2 e la novità è Perpetuini in cabina di regia. L’Albinoleffe risponde con un 4-3-3 che ruota attorno all’ex di turno Dalla Bona. L’avvio è di marca ospite e al primo calcio d’angolo i biancorossi già tremano, ma vengono graziati da Magli, che poi si rifarà. L’Acm fatica a ingranare ma nella parte centrale del tempo trova a destra con Gonzi il modo di “pungere” più volte gli avversari. Ed è lo stesso Gonzi, al 25’, a trasformare in rete un assist di Zammarini, autore nella circostanza di una giocata da applausi. A quel punto sembra che tutto si metta in discesa, anche perché l’Albinoleffe appare compatto ma tutt’altro che irresistibile in fase offensiva. In otto minuti, però, i seriani pareggiano. Sereni sbaglia un appoggio di testa all’indietro e regala agli avversari l’ennesimo corner. Ancora una volta Magli viene dimenticato solo a centro area e l’1-1 è cosa fatta. Nel finale di tempo i biancorossi reagiscono e si fanno pericolosi con Tripoli e con Cristini, ma il risultato non si sblocca. Nella ripresa ci si attende un Mantova arrembante, ma la squadra non riesce a produrre un gioco convincente. Mister Prina capisce il momento difficile e invoca ad ampi gesti l’aiuto del pubblico, che risponde presente. E, guarda caso, proprio nei secondi successivi i biancorossi riescono ad accennare un minimo forcing, reclamando anche (invano) un rigore per una sospetta spinta di Vinetot su Tripoli. Nel frattempo (16’), per fortuna la Cremonese segna allo “Zini”, rendendo l’1-1 sufficiente al Mantova per agganciare il quartultimo posto. Prina comunque inserisce (23’) Raggio Garibaldi e Caridi per Perpetuini e Lo Bue, passando al 3-4-3. Proprio in quel momento, però, la Cremonese segna il 2-0 ed evidentemente in campo la cosa si avverte. A parte un’incornata di Cristini su corner (ottima parata di Amadori), infatti, non succede più nulla. E questo anche se Prina inserisce Falou (28’) per Tripoli, provando a rendere ulteriormente offensiva la squadra. I biancorossi non ne hanno e si limitano a controllare la gara, con Caridi che a un certo punto fa più il centrocampista che l’esterno d’attacco. La squadra non si scuote neppure quando (38’) da Cremona arriva la notizia del 2-1 del Cuneo. E allora, dopo il triplice fischio al Martelli, tutti corrono verso la panchina, a seguire in diretta gli ultimi istanti del match dello “Zini”. Da brividi, perché al Cuneo viene annullato un gol al 93’. Il Mantova può tirare un sospiro di sollievo. Di questi tempi, è già tanta roba.
Ore 17.40 – (Messaggero Veneto) Beh, da ieri sera in molti avranno dovuto definitivamente ricredersi sul conto di Mauro Lovisa. Da presidente visionario, mosso da un irrefrenabile passione per il calcio che lo portava ad azioni impulsive a presidente capace di tessere piani strategici di lungo periodo sostenuti da un gruppo di lavoro altamente professionale. Anche i più scettici dovranno convincersi di fronte alla concretezza dei risultati e numeri che non lasciano spazio ad essere interpretati. Il Pordenone non può considerarsi una meteora ma una realtà che si è affacciata prepotentemente al palcoscenico del calcio professionistico. La gara di ieri, disputata con un organico privo di alcuni titolari, ha dimostrato l’ennesima prova di maturità. I play-off erano acquisiti ma l’importanza della seconda piazza poteva rendere il match contro la Giana complicato con un epilogo tutt’altro che scontato. Le cosiddette seconde linee, se così le possiamo chiamare, hanno risposto alla grande. Tutti i chiamati in causa si sono resi buoni interpreti della filosofia “tediniana”. Insomma, l’azzardato turnover operato dal mister null’altro era che una un’operazione di messa in sicurezza della migliore rosa per affrontare il primo turno dei play-off. Ennesimo “chapeau” ad un gruppo di lavoro che non finisce di sorprendere. Ed ora la “the black-green fairy tale”, come la chiamerebbero a Leicester, continua e la città di Pordenone deve dare il proprio contributo alla realizzazione del sogno. Cosa manca perché i pordenonesi diventino il dodicesimo uomo in campo? Sinceramente nulla. Aiutiamo Mauro Lovisa a vincere l’ennesima scommessa, fatta con il suo compagno di viaggio Paolo Zuzzi a cui va il copyright di questa straordinaria impresa. Il secondo non ha mai nascosto la sua perplessità circa il coinvolgimento del pubblico pordenonese. Ha sempre guardato pragmaticamente alla storia di un territorio dal tifo troppo polverizzato per produrre importante massa critica. Bene, è venuto il tempo che la storia venga riscritta. I pordenonesi non possono prendersi il lusso di perdere questa irripetibile occasione. Il suggerimento di Lovisa, ognuno porti al Bottecchia un amico e i numeri importanti per coronare questo sogno arriveranno, è banale quanto estremamente efficace. Che il Pordenone faccia del gruppo la sua forza se ne è reso conto anche Monsignor Pellegrini, Vescovo della Diocesi di Concordia-Pordenone, ospite ieri al Bottecchia: «Mi sembra di percepire che il gioco del Pordenone sia caratterizzato da una fitta rete di passaggi, segnale evidente di forte coesione del gruppo» ha commentato Sua Eccellenza Pellegrini. Infine, una curiosità: Valente dopo il gol ha mostrato una maglia dedicata ai genitori (ieri era la festa della mamma). Inflessibile l’arbitro che, applicando il regolamento, lo ha ammonito.
Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) Play-off al via domenica: il Pordenone affronterà in casa la Casertana, con orario da stabilire oggi nella riunione di Lega Pro a Firenze. I neroverdi affronteranno i quarti di finale con un piccolo vantaggio. Il portiere dei campani, Gragnaniello, sarà squalificato (recidiva in ammonizioni). Anche l’estremo di riserva, Maiellaro, potrebbe essere indisponibile per infortunio. Non è un aspetto da trascurare, anche se Tedino non darà molto peso a questa cosa. Se contro la Casertana dopo il 90’ il risultato rimanesse in parità, si procederà ai supplementari ed eventualmente ai rigori. Se il Pordenone passasse il turno, affronterebbe in semifinale il 22 e il 29 maggio, con ritorno in casa, la vincente tra il Pisa di Rino Gattuso e la Maceratese. Dall’altra parte del tabellone si giocheranno Lecce-Bassano e Foggia-Alessandria. Finalissima il 5 e 12 giugno. Il Pordenone avrebbe il ritorno in casa contro tutte tranne che contro il Foggia. Solo la vincente salirà in serie B. Domenica prossima sarà previsto il pienone al Bottecchia tanto che Mauro Lovisa ha annunciato di voler chiedere «il maxi-schermo in piazza. Prevediamo il tutto esaurito e molti potrebbero rimanere fuori dallo stadio: vedremo se riusciremo a trovare una soluzione per permettere a tutti di assistere al match». Sempre oggi si sapranno le modalità della prevendita dei biglietti. «Intanto festeggiamo questo momento – continua Lovisa –. Sono contento per come si è chiusa la stagione e sono fiducioso in vista del match con la Casertana. Mi è piaciuto molto Beltrame, al di là dei gol che ha realizzato: se gioca così può diventare un valore aggiunto per la nostra squadra». Ieri quasi 2000 persone hanno assistito al match con la Giana: è la seconda gara con più pubblico di tutta la stagione. Tra i tifosi d’eccezione, il più grande bomber della storia del Pordenone (71 reti), Max Sessolo, che ha annunciato il ritiro la scorsa settimana. A fine primo tempo la curva ha intonato un coro a suo favore. Presente in gradinata anche Kingsley Boateng, pordenonese, attaccante del Bari classe ’94 scuola Milan: dopo il match con la sua squadra giocato sabato è tornato a casa e non si è voluto perdere la gara dei boys di Tedino. Chissà, se il Pordenone spiccasse il grande salto, l’ex rossonero potrebbe entrare nel mirino.
Ore 17.00 – (Messaggero Veneto) Bruno Tedino – con pazienza – aspetta il suo turno in sala stampa: è l’ultimo a parlare ma è lui che regala il concetto più importante. «Ora bisogna cancellare tutto ciò che abbiamo fatto: domenica prossima inizia un altro campionato per noi». É già rivolto al primo turno dei play-off, con la Casertana, il pensiero del tecnico del Pordenone: il miracolo sportivo appena compiuto vuole già metterselo alle spalle, perché si può scrivere un capitolo ancora più interessante in questa storica annata. «Siamo arrivati secondi, abbiamo fatto qualcosa di importante. Ma vogliamo ancora essere protagonisti – afferma il trainer dei neroverdi –. Quindi domani (oggi, ndr) ci godiamo il giorno di riposo e da martedì cominciamo nuovamente a lavorare. Dobbiamo dimenticarci della stagione regolare, o meglio: dobbiamo portare con noi la fame che abbiamo avuto sinora e ripresentarla ai play-off. Se noi giocheremo con l’intensità, l’organizzazione e la voglia dimostrata sinora nulla ci è precluso». Tedino affronta il discorso relativo alla prossima rivale, la Casertana: «Squadra esperta, forte, che gioca con un 3-5-2 che lascia pochi spazi – spiega il tecnico –. Sarà difficile, ma arrivati a questo punto una rivale vale l’altra. Giocare in casa? É un vantaggio sulla carta, ma non dobbiamo pensare al nostro ruolino di marcia al Bottecchia (mai un ko nel 2016, ndr): domenica sarà un altro tipo di gara. Si riparte daccapo». E sulla gara di ieri? «Sono molto contento – afferma Tedino –. Chi ha giocato meno ha dimostrato a chi gioca di più che può stare in questa squadra: è un premio che si meritavano per come si sono allenati e comportati in tutta la stagione. In fondo il gruppo è stato la nostra arma in più. Beltrame? Siamo felici: adesso può darci ancora una mano ai play-off». Eccolo il protagonista del match. «Giornata bellissima – afferma l’attaccante di scuola Juventus –. La aspettavo da tempo e finalmente è arrivata. Sono da sei mesi a Pordenone e dedico questa rete al gruppo e alla società che mi ha accolto e mi ha aspettato: non è stato facile, visti gli infortuni e le difficoltà incontrate lungo il percorso. Per fortuna è arrivato però questo momento di gioia». Adesso la post-season, in cui Beltrame può essere determinante. «Non vedo l’ora che arrivi domenica prossima – risponde -: ho ancora voglia di dare il mio contributo e di fare ancora di più, visto che mi sento sempre meglio e sto migliorando giorno dopo giorno». Non segnava in campionato dalla stagione di serie B 2013-2014, Beltrame, cioè da quando giocava col Bari. «Sul primo gol c’è il marchio di Stefani – spiega -. É lui che mi ha concesso l’opportunità di battere il penalty. É lui il rigorista designato e si è tolto per regalarmi questa gioia. Sono soddisfatto, ma il bello può ancora venire: spero di conquistare la serie B con la maglia del Pordenone» chiude Beltrame.
Ore 16.40 – (Messaggero Veneto) I play-off erano già stati conquistati due settimane fa. Ieri si doveva blindare il secondo posto. Missione compiuta. Nell’ultima giornata di campionato di Lega Pro il Pordenone supera la Giana Erminio, chiude da vicecapolista il girone A – miglior risultato in 96 anni di storia – e si guadagna così il miglior biglietto da visita possibile per affrontare la post-season. Sì, perché il gruppo di Tedino chiude da seconda miglior seconda e, dunque, domenica prossima giocherà in casa (orario da stabilire oggi) con la Casertana, la migliore delle due quarte classificate. Insomma, è andato tutto secondo pronostico. Anche il successo di ieri lo era, considerate le maggiori motivazioni e nonostante le seconde linee, che nella circostanza hanno dimostrato di valere una chance. È esploso il gioiellino della Juventus Beltrame, autore di una doppietta, ai primi gol neroverdi. Segna Valente, diventando così il 17esimo marcatore della stagione. Che altro dire? Che il Pordenone arriva ai suoi primi play-off di Lega Pro col vento in poppa, forti di un invidiabile stato di forma (tre vittorie di fila) e reduci da un 2016 e di un girone di ritorno a livelli stratosferici: 43 punti nel nuovo anno – i primi colti proprio con la Giana nel match d’andata – e 40 nel secondo lato del campionato, in cui i “ramarri” hanno perso solamente col Cittadella (immeritatamente) e con Bassano e Alessandria. Sì, i ko sono arrivati con squadre d’alta classifica, quindi questo può essere interpretato anche come un segnale negativo in vista della post-season. Ma adesso si ricomincia daccapo e, soprattutto, questo Pordenone non deve avere paura di nessuno considerato anche il gioco espresso, anche ieri ad altissimi livelli. I “ramarri” scendono in campo infarciti di seconde linee: Tedino decide di far riposare i diffidati (Mandorlini, Pederzoli, Pasa), gli acciaccati (Martin, Ingegneri e Boniotti) e manda in campo un 4-3-1-2 che vede l’esordio dal 1’ di Ramadani, Castelletto e Beltrame, oltre ai rientri di Marchi, Cosner e De Agostini. La Giana si presenta già salva, anche lei con numerose novità (Greselin, classe ’98, all’esordio) e con un 4-2-3-1 un po’ troppo allegro: pronti, via è infatti dominio Pordenone, tanto che Castelletto e Berrettoni, nel giro di pochi minuti, sfiorano il gol. Rete che, a sorpresa, segna la Giana al 12’. Punizione battuta da Gasbarroni per Solerio: qualcuno non copre, arriva Tomei a cercare di rimediare la situazione ma – solo secondo l’arbitro visto che il contatto non c’è stato – provoca il rigore. Sul dischetto va l’ex compagno di squadra Bruno, che trasforma. La salita dura tre minuti. Tempo che Beltrame si accenda: il talento piemontese penetra in area e si procura il penalty. Stefani, da gran capitano, si sposta e lascia battere la massima punizione al 23enne attaccante, che era ancora a corto di gol. L’esecuzione dell’ex Juve è impeccabile ed ecco arrivare l’1-1. Il Pordenone continua a macinare gioco, sfiora il 2-1 con Ramadani (tiro dal limite deviato da Sanchez), con Beltrame (colpo di testa salvato da Polenghi) e con Strizzolo, che con un’inzuccata delle sue colpisce il palo esterno. Il primo tempo finisce qui. Ma la rete non sembra un problema, anzi. Arriva al primo minuto della ripresa. Strizzolo serve Beltrame alle sue spalle, l’attaccante prende palla al limite dell’area: sterzata e tiro sul primo palo, imparabile. Ecco il 2-1, che di fatto dà i tre punti al Pordenone. La gara si chiude praticamente qui, perché poi è accademia. La Giana alza anche l’ultima parte di piede dall’acceleratore, il Pordenone abbassa il ritmo e Tedino offre una chance a Bovolon, un ragazzo della Berretti all’esordio tra i grandi (poi entrerà anche un altro boy, De Anna), e Valente, ultimamente mai impiegato. Quest’ultimo coglie la chance: palla enciclopedica di Berrettoni, l’attaccante prende il tempo e, al volo, fulmina Sanchez. È il 3-1. Poi si scatena la festa sugli spalti, i giocatori vanno a raccogliersi l’applauso, mai così meritato. É un campionato straordinario quello appena concluso. Adesso ne comincia un altro, ancora più difficile, ma che può regalare la gioia delle gioie: la serie B. Mancano cinque partita. A domenica prossima.
Ore 16.20 – (Giornale di Vicenza) Alla vigilia della gara secca di playoff con il Lecce, non si può dire che il pareggio per 2-2 al Città del Tricolore con la Reggiana sia un buon viatico per il Bassano. Stefano Sottili, tuttavia, è d’accordo a metà con questa affermazione, trovando motivi di soddisfazione nel secondo tempo della sua squadra. «Il primo tempo non mi è piaciuto, questo è sicuro – attacca il tecnico giallorosso -. Credo sia stata la nostra peggior frazione di partita dall’inizio della stagione, non possiamo che migliorare, perché fare peggio è quasi impossibile. Sono rammaricato, perché non c’erano i presupposti per avere un primo tempo del genere e soprattutto, nelle tre o quattro occasioni concesse alla Reggiana, potevamo chiudere il primo tempo sullo 0-0. Obiettivamente il secondo tempo è stato diverso – spiega Sottili, soddisfatto della ripresa dei suoi – non tanto per qualità, quanto per orgoglio, intensità, amor proprio. Sono contento per Alessi, abbiamo fatto tante battaglie uno contro l’altro, ma è stato un peccato aver riportato la Reggiana in vantaggio concedendole un rigore del genere. Sull’1-1 credo avremmo avuto buone chance di portare a casa i tre punti».L’ultima considerazione sulla partita di Reggio Emilia è per il modulo a due punte che ha di fatto dato una scossa alla fin lì opaca prestazione del Bassano: «Maistrello è entrato bene, con la giusta mentalità – sottolinea il trainer giallorosso – volevo concedere un po’ di minuti nelle gambe a un ragazzo che veniva da un lungo infortunio che da un mese a questa parte sta decisamente meglio e anche qui l’ha dimostrato, dando un buon contributo alla squadra, per cambiare il sistema di gioco. Però, onestamente, fare peggio del primo tempo era assai difficile». Ora occhi puntati sulla trasferta di Lecce. «L’avversario non mi interessa – precisa Sottili – certamente avrei preferito giocare in casa, perché avrebbe significato una prestazione diversa qui a Reggio. C’è poco da dire: da martedì inizieremo a preparare i playoff, consapevoli che un tempo sbagliato non può cancellare quanto di buono è stato fatto in questa stagione. Di sicuro non è quello della prima frazione il vero Bassano, ma lo so io come credo lo sappia anche la squadra. Come arriviamo alla trasferta di Lecce? Ci arriviamo in salute vista la partita di Padova. Un po’ meno visto il primo tempo di Reggio. Da un punto di vista fisico e della reazione mentale stiamo bene, ma lo dobbiamo dimostrare sul campo – conclude il tecnico giallorosso – ora le chiacchiere contano poco».
Ore 16.00 – (Giornale di Vicenza) Anche una vittoria non sarebbe bastata, visto che il Pordenone ha fatto la voce grossa contro la Giana Erminio. Ma il Bassano avrebbe dovuto fare di più, aveva l’obbligo di chiudere al meglio una stagione regolare con una prestazione diversa. Invece il pareggio al Mapei Stadium è stato raggiunto solo nel finale, con un gran gol di Cenetti e nei playoff la squadra giallorossa troverà un’altra giallorossa, il Lecce, e al Via del Mare.La prima frazione è stata un monologo della Reggiana, che ha avuto il pallino del gioco in lungo ed in largo, sfiorando più volte la rete del vantaggio. Il Bassano ha avuto un unico merito, quello di riuscirsi a difendere con ordine, rischiando il giusto rispetto alla mole di occasioni avute dai granata. Oltre al tiro di Maltese dai trenta metri terminato di poco a lato, la Reggiana ha messo la quarta intorno alla mezz’ora. Prima con una doppia occasione avuta da Nicholas Siega. L’attaccante classe ’91 prima fa tutto da solo, partendo da sinistra ed esplodendo un destro che si stampa sotto la traversa (poi Arma colpisce debolmente di testa). Dopo pochi secondi, poi, lo stesso Siega è imbeccato da Maltese, ma viene fermato in uscita disperata da Rossi, che si salva coi piedi. A tenere inviolata la porta del Bassano, qualche giro di lancette più tardi, è capitan Bizzotto, che mura Arma a due passi dalla porta, mandando in calcio d’angolo. Ma proprio nel recupero la Reggiana trova il meritato vantaggio, prendendo alla sprovvista una retroguardia veneta disattenta. Il filtrante di Siega manda in area Mignanelli, che con un mancino letale fa male a Rossi sul suo palo.Chi si aspettava un Bassano diverso nella ripresa è rimasto deluso. Bruccini sfiora per due volte il gol del 2-0, così Stefano Sottili prova subito a cambiare le cose, esaurendo i cambi con una doppia sostituzione (nel primo tempo era uscito l’infortunato Stevanin). Il tecnico toscano prova a ridisegnare l’assetto tattico dei suoi, con un inedito 4-3-3, per cercare di evitare l’inferiorità numerica a centrocampo. I neoentrati Maistrello e Gargiulo si impegnano parecchio, ma si mettono in mostra solo perché sono i primi a finire sul taccuino dell’arbitro per due interventi fallosi. Al 20′ Bordata di Bruccini dalla distanza, conclusione potente ma centrale e Rossi alza in angolo. Sembra il miglior momento degli amaranto, ma è il Bassano a trovare il pari su rigore, concesso per fallo di Bartolomei su Cenetti: dal dischetto Momentè spiazza Perilli. Poi è il momento di Alessi che entra in campo e, dopo poco più di un minuto, fa guadagnare il rigore alla Reggiana (lancio al bacio di Arma falciato da Rossi) e lo segna spiazzando il portiere. Alessi esce al 90′, la Reggiana si distrae e Cenetti ne approfitta per trovare un sinistro chirurgico che fissa il 2-2.
Ore 15.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Gli arancioneroverdi non tradiscono sbancando anche il “Nereo Rocco”, adrenalina e soddisfazione vanno quindi a braccetto nel post Triestina. Scalpitante Giampaolo Calzi, a segno su punizione e pronto a dividere i meriti con chi gli aveva profetizzato il gol. «Ringrazio Alessandro (il team manager Servi, ndr), ha proprio azzeccato la previzione e quindi sono corso ad abbracciarlo in panchina – Calzi racconta la sua “fuga” dopo l’1-0 – Non era scontato che una volta conquistata la Lega Pro riuscissimo a tenere il nostro passo di sempre, invece tutto gira a meraviglia». Per il centrocampista varesino terzo sigillo con dedica. «A mia mamma nel giorno della festa, ma anche a mia moglie e alle mie bambine per il loro amore. Lo scudetto di serie D fa gola, sono certo che faremo di tutto per ricucirlo accanto all’arancioneroverde». Dodicesimo centro in campionato per Paolo Carbonaro, tornato titolare e capace, sfruttando al meglio una sponda di testa di Serafini, di ritoccare il suo record in carriera. «La Triestina aveva fame, il Venezia però ancora di più. l’abbiamo vinta sul piano della grinta e della concentrazione, non ci siamo distratti e aver chiuso a 90′ ci dà un grande entusiasmo in vista di una poule scudetto a dir poco stimolante visti i nomi delle avversarie». Dopo aver coperto Vicario e Andreatta anche Carlo Bortolin può gioire per il suo esordio tra i pali del Venezia. «È stata una bella emozione per me, giocare con questa maglia, a Trieste e uscire con i tre punti. Tutto perfetto, ho fatto il mio nell’ordinaria amministrazione grazie alla solita grande difesa. L’unico neo è il gol subito – il mini rammarico del 25enne ex Treviso e Pordenone – viziato da fuorigioco. Sulla mia uscita sono stato anche sfortunato perché la palla è rimbalzata sulla testa di un avversario». Non meno raggiante il classe ’99 Filippo Serena, all’esordio una settimana dopo il 2000 Roberto Strechie. «Posso solo dire grazie della fiducia – la timidezza del secondogenito dell’ex tecnico Michele Serena – mi sembra ancora impossibile e bellissimo. Grazie ai miei mister Favarin e Turato».
Ore 15.20 – (La Nuova Venezia) «Dalla Serie D all’Europa!», questa la promessa a dir poco ambiziosa fatta ai tifosi del Venezia dal presidente Joe Tacopina, durante la festa al Nuovo Parco Catene di Marghera. Un Tacopina che per la prima volta si è visto in versione casual, jeans e maglietta grigia con lo slogan ’LEGAme PROfondo’, indossata poi da tutta la squadra e dallo staff della società. Di ritorno da Trieste la squadra si è fatta un po’ attendere, poi attorno alle 20.20 il gruppo, con Paolo Carbonaro in testa e un tifoso che suonava la tromba, è arrivato accolto dal presidente e dagli altri dirigenti. Circa 300 i tifosi arancioneroverdi presenti per festeggiare ancora una volta la promozione in Lega Pro, raggiunta con la quota record di 90 punti per il Venezia. Tra profumi di costicine, patate fritte e polenta, sottofondo musicale e la inconfondibile voce dello speaker del Penzo, Paolo Zago, uno a uno i giocatori sono stati chiamati sul palco. Il più applaudito? Capitan Soligo, uno nato e cresciuto a poca distanza proprio dal parco di Catene. E poi spazio ai discorsi con il direttore generale Dante Scibilia che ha osservato come «il primo passo sia stato fatto nel lungo cammino che ci attende. Siamo pronti a ripartire con una società che funziona perché fatta di bravi professionisti». Acclamato il direttore sportivo Giorgio Perinetti che ha ricordato: «Sono venuto a Venezia perché è una delle città più belle del mondo, e perché tutto questo è possibile grazie a un uomo, un grande imprenditore, che si chiama Joe Tacopina. Fare tutto questo nello scetticismo generale e dopo un fallimento non era affatto facile». E il presidente ha poi preso il palco e in italiano ha ringraziato tutti e parlato molto chiaro. «Cari tifosi, mi avete toccato il cuore nel corso della stagione, vi prometto che nel prossimo futuro avrete modo di essere orgogliosi di far parte di questa famiglia: forza Venezia!». Poco dopo, annunciati da fumogeni e petardi, sono arrivati anche i ragazzi della Curva sud, direttamente da Trieste per la trasferta di poche ore prima. Cori e applausi per tutti tra sciarpe e bandiere. E prima che la scena passasse a Oliver Skardy per l’atteso concerto, un momento molto importante è stato rappresentato dalla presentazione del progetto di Manuel Giugie, 29enne di Marghera affetto da una malattia rara, che vuole raggiungere Capo Nord in auto da solo per ammirare l’aurora boreale prima che la malattia possa avere il sopravvento sulla sua mobilità. Ad accompagnarlo sul palco, per parlare della raccolta fondi che sta caratterizzando questa iniziativa, anche l’associazione Amici della Laguna e del Porto con l’appello lanciato in suo favore. Al termine, la stessa associazione ha premiato Evans Soligo con un’opera d’arte: un pallone da calcio in scala reale prodotto però interamente in vetro. Poi spazio alla musica e ai festeggiamenti sotto le stelle. Da domani per il Venezia e i suoi giocatori la testa sarà tutta sulla imminente poule scudetto.
Ore 15.00 – (La Nuova Venezia) Piglio deciso e consapevole nel post-gara per il tecnico del Venezia, Giancarlo Favarin. «Era giusto non mollare, ci tenevamo a fare bene e i valori sono venuti fuori. Nessuno ci ha fatto regali quest’anno, e non non ne abbiamo fatti a nessuno. Volevamo la vittoria ed è arrivata pur contro una squadra bisognosa di punti e gagliarda sotto il profilo agonistico. Una volta in vantaggio, ci siamo specchiati» afferma l’allenatore arancioneroverde «e abbiamo commesso qualche errore di troppo, ma è finita comunque bene anche se nel finale è arrivato il gol della Triestina su punizione. Martedì (domani, ndr) riprenderemo gli allenamenti perché domenica inizieremo la poule scudetto, vedremo con chi… Sarà un altro passaggio importante. A queste finali andiamo per essere protagonisti». Felicissimo anche il presidente Joe Tacopina, andato tra l’altro sotto la curva prima dell’inizio partita – durante le operazioni di riscaldamento dei giocatori – a salutare i supporters che lo invocavano e che per lui hanno fatto cori di ringraziamento, bissati anche nella ripresa. «Abbiamo una squadra di carattere. Era l’ultima della regular season, eravamo già sicuri del primo posto e perciò eravamo più tranquilli, ma avevamo l’obiettivo dei 90 punti» dice il presidente venuto dagli Stati Uniti «abbiamo vinto e siamo contenti. I ragazzi volevano questo chip. Oggi è andato tutto bene… c’era il sole e non la nebbia di Venezia (detto in modo scherzoso, ndr), perciò dico anche “grazie Trieste”». Chissà cosa direbbe il patron del Venezia se dovesse venire nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia quando c’è la bora forte… Tornato serio ma sempre con il sorriso sulle labbra, il massimo dirigente conclude: «Il primo step è stato fatto, ora ci attende la poule scudetto. Abbiamo un buon progetto, volevamo la promozione e ci siamo riusciti. Abbiamo lottato giustamente fino alla fine e perciò meglio di così non si può. Ma il cammino del Venezia è ancora lungo, questo campionato è vinto ma il vero traguardo è ritornare in Serie A».
Ore 14.40 – (La Nuova Venezia) E i sospirati 90 punti (27 successi, 9 pari, 2 stop) sono arrivati in casa Venezia: vittoria di misura ma senza particolari sofferenze al “Nereo Rocco” di Trieste nell’ultima giornata della regular season. Nel primo tempo la compagine di Giancarlo Favarin fa subito vedere di trovarsi a memoria grazie a un impianto di gioco ormai acquisito, pur senza forzare. Gli alabardati, dal canto loro, ci mettono tanto impegno, ma si affidano solo a qualche guizzo dei singoli. E di emozioni non se ne vedono molte. Al 10’ Abrefah sbaglia un appoggio a centrocampo e i veneziani ripartono subito, mandando alla battuta Chicchiarelli dal lato sinistro dell’area di rigore. Il diagonale del numero sette è alto. Bella azione veneziana al 17’ e la manovra viene interrotta da un fallo al limite. Calzi si incarica del piazzato e il suo destro liftato si infila sul primo palo con Vezzani fermo. 1-0 per il Venezia e partita in discesa per i padroni del campionato.. Altra punizione ospite (stavolta più laterale) al 24’ e Vezzani blocca in tuffo senza problemi il tentativo di Chicchiarelli sul primo palo. I ritmi calano, il Venezia controlla e gli avanti giuliani non riescono a rimettere in equilibrio il risultato. La prima conclusione della Triestina arriva al 34’, quando Bradaschia devia – all’altezza del primo palo – un cross di Muzzi. Tocco debole e palla fuori. Nello scorcio finale della prima frazione, quindi, ci sono solamente da registrare l’ammonizione a Modolo e l’uscita forzata del figlio d’arte Muzzi per un infortunio muscolare. Anche perché, allo scadere del minuto di recupero, una palla filtrante di Fabiano non viene controllata da Serafini, che si stava muovendo nell’altra direzione dei sedici metri finali. Neanche il tempo di ripartire e il Venezia è scoperto sull’azione congegnata dai giuliani. Abrefah va via sulla sinistra e crossa basso e il suo spunto non viene capitalizzato a dovere dai suoi distratti soci con la sfera alla fine a fondo campo. Il sussulto, però, non dà il la a un secondo round scoppiettante. Il caldo non favorisce il cambio di inerzia del match e il gioco non decolla se non parzialmente nel finale. Al 16’ un buco della difesa casalinga permette a Carbonaro di trovare uno spazio sulla destra dell’area, ma l’uscita di Vezzani gli chiude il tiro ravvicinato e il rimpallo è preda della retroguardia triestina. Passano 6’ e una punizione dalla trequarti di Spadari innesca Skerjanc in area, stop e girata alta. Al 25’ lo 0-2: sponda aerea di Serafini e stecca vincente di Carbonaro. Ci prova lo stesso Serafini al 29’ da fermo e la sua palla inattiva è decisamente alta. Si vivacchia fino al 40’, quando i biancorossi accorciano le distanze. Punizione di Monti dalla destra, Andelkovic svetta di testa e la sua deviazione (comunque sporca) si infila a mo’ di pallonetto. Skerjanc, subito dopo, prova il colpo dalla distanza con Bortolin avanzato, ma la mira è di poco fuori. Con il campionato già in tasca, il Venezia chiude in gloria.
Ore 14.20 – (Mattino di Padova) I Lupi fanno un po’ quello che vogliono nella trasferta sul campo dell’Union Ripa e riscattano il poker servito dall’Union nella gara d’andata. Un doppio Beccaro nel primo tempo, seguito da un centro a testa per Roveretto e Pittarello. Tutto buono al fine di autografare un risultato mai in discussione. Confermatissimo il duo offensivo Madiotto – Santi per l’Union. Tridente pesantissimo per mister Enrico Cunico che vuole rimpinguare il bottino di Beccaro, Sottovia e Roveretto. Giusto per far capire al numeroso pubblico di casa come sarà il copione del match, dopo neppure un minuto Beccaro lancia a tagliare tutto il campo in favore di Roveretto che si invola solo davanti a Mattiuzzi; il numero 7 rossoblù però va troppo lento, così come lenta è la conclusione sul numero uno in uscita. Crea poco o nulla l’Union: un paio di tentativi di Santi, qualche spunto puntando sulla vivacità di Cibin ma ninete di più. E così, in uno dei numerosi affondi, la Luparense va avanti. Gran palla rasoterra di Roveretto per Beccaro che si fa toccare da Mattiuzzi: giallo giusto e rigore perfetto dell’ex Sacilese. Bel pallone in profondità alla mezz’ora di Trento per Santi, ma il bomber si fa ipnotizzare da Murano in uscita. Intanto, dall’altra parte, ancora Roveretto ad inventare e ancora Beccaro a finalizzare. È il 2-0 quando il cronometro segna il 37’ di gioco e già si è capito chi si porterà a casa i tre punti in palio. Il centrocampo di casa fa poco filtro e così, sfruttando anche rapidi cambi di gioco, la Luparense mette tante volte il pallone nella trequarti avversaria. Cambia poco nella ripresa,se non il punteggio e alcuni protagonisti in campo. Quasi subito, Malacarne, non ancora al meglio, lascia il posto a Campagnolo. Applausi anche per Beccaro al quale subentra l’ex Padova Pittarello. Madiotto ha una delle sue illuminazioni al decimo, quando offre a Santi un pallone che l’ex Clodiense manda a lato di un soffio. Entra poi Mason per lo stesso Santi. Sembra un momento in cui l’Union riesce un po’ a rialzare la testa ma la conclusione di Roveretto, che trova il palo prima di entrare, vale il tris. Spazio anche per Gjoshi al posto di Loat e spazio soprattutto per il palo di Ianneo da corner. Dorme però troppo la difesa di casa quando Pittarello ha tempo di dribblare tre giocatori, entrare in area e segnare, dopo una prima respinta di Mattiuzzi. Finale con le due formazioni a non farsi più male e con l’Union che va a prendersi gli applausi, forse un po’ troppo timidi, per la permanenza in categoria.
Ore 14.00 – (Mattino di Padova) Missione compiuta. Al Campodarsego bastava un pari per consolidare la seconda posizione ma con ordine in campo, un pizzico di cinismo e un ottimo Merlano è tornato a casa con il bottino pieno. Per il Mestre, che avrebbe voluto chiudere in bellezza davanti al proprio pubblico, resta la gioia del rientro in campo di Migliorini. Primi 10’ senza alcuna emozione; il primo vero pericolo arriva al 13’ con un tiro di Villanova respinto con i pungi da Merlano; la palla finisce sui piedi di Nobile che rimette in mezzo per la testa di Ferrari che manda la palla verso il sette. Merlano si supera e leva il pallone dall’incrocio. L’estremo difensore si fa trovare pronto anche sulla ribattuta sempre di testa di Casarotto facendo sua la palla. Scampato il pericolo è il Campodarsego a scaldare le mani di Gomis 3’ dopo. Punizione di Radrezza per Aliù che schiaccia di testa; riflesso d’istinto a terra del portiere mestrino che toglie la palla dalla linea. Al 27’ discesa solitaria di Arthur che semina il panico nella difesa arancionera. Apertura per Kabine il cui tiro termina a lato. Gomis ancora reattivo su un tiro da fuori area al 31’ di Piaggio. L’estremo scuola Torino si distende e allontana la palla. Zero a zero giusto alla fine dei primi 45’ e formazioni che riprendono il gioco senza cambi. Partita poco emozionante e dai ritmi bassi. I maggiori pericoli arrivano da palla ferma. Proprio su una di queste (un corner) al 13’ s.t. la partita si sblocca. Angolo per il Campodarsego e palla in mezzo. Poletti, colpevolmente lasciato solo, prende bene il tempo e colpisce di testa battendo Gomis che aveva solo intuito la traiettoria. Per il Campodarsego è la certezza del secondo posto. Il Mestre reagisce al 20’ con un tiro da fuori di Serena che esce di un metro. La partita si complica al 23’ per i padroni di casa. Nobile tira da fuori e Merlano respinge come può con i pugni, sulla ribattuta si avventano Casarotto e Buson. Per l’arbitro la scivolata dell’arancionero è troppo dura ed estrae il rosso diretto. Padroni di casa sotto di un gol e con un uomo in meno. A questo punto per gli ospiti è tutta discesa. Il Mestre prova a pareggiare ma si scopre al contropiede. Ne approfitta Tanasa che si fa quasi tutto il campo da solo ma per troppo egoismo, invece di servire a destra o sinistra i liberissimi compagni, pecca in egoismo e tira fuori. Al 36’ ancora Merlano blinda la vittoria. Il portiere padovano si supera alzando sopra la traversa una punizione di Villanova destinata in rete. Al 38’ bella azione manovrata da Cacurio in fascia che serve Kabine, appoggio di prima per Piaggio fermato da Zanette. Alla fine è gioia Campodarsego. Rivelazione del girone e seconda solo al Venezia.
Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Nel post-gara è tempo di saluti per i giocatori dell’Abano e di relax per i colleghi dell’Este. E non c’è neanche un po’ di rammarico, in casa giallorossa, per il secondo posto sfumato. L’eventuale sconfitta del Campodarsego a Mestre, infatti, avrebbe permesso ai ragazzi di mister Andrea Pagan di superare i cugini dell’Alta padovana: «C’era questa possibilità e un po’ ci credevamo» conferma il tecnico atestino. «Arrivare secondi ci avrebbe permesso di disputare la Tim Cup con i professionisti l’anno prossimo ma non è di certo un problema. La stagione resta comunque straordinaria». Pagan, com’è ovvio, non ha molto da dire sul match, giocato discretamente contro un Abano già salvo e senza obiettivi: «Abbiamo provato a fare risultato e ci siamo riusciti, anche perché, molto probabilmente, l’Abano non arrivava all’impegno con problemi di classifica. Ora ci aspettano i playoff contro il Belluno (domenica prossima, calcio d’inizio alle 16): avremo il vantaggio di giocare in casa ma affronteremo comunque una compagine ben allenata. Sarà una bellissima sfida». Puntuali arrivano pure i complimenti del presidente dell’Este Renzo Lucchiari, che stringe la mano al suo mister. «Abbiamo disputato una grande stagione per merito dei ragazzi ma soprattutto della società» chiude Pagan prima di scherzare col patròn su record e statistiche, «qui si può lavorare bene, senza interferenze e pressioni. Del mio futuro, però, ne parleremo più avanti». Ha già deciso tutto, invece, il tecnico dell’Abano Karel Zeman, che la settimana scorsa ha comunicato l’addio: «Sono stato molto bene ad Abano ma ora voglio inseguire altrove le mie ambizioni. Sono contento del mio percorso, anche se la prestazione di oggi (ieri, ndr) non è stata all’altezza. Ci ha messo del suo anche l’arbitro cacciando fuori due giocatori senza motivo e fischiando un rigore che ha fatto ridere pure la gente sugli spalti». «Nonostante ciò» continua il Boemo Jr, «la mia squadra era già in vacanza mentre l’Este aveva ancora un obiettivo». Il nome del nuovo allenatore è ancora top secret, anche se il nome di Carlo Perrone (in tribuna al Nuovo Stadio) non viene smentito dal direttore sportivo Andrea Maniero: «Sì, Carlo Perrone era già stato contattato dopo l’esonero di De Mozzi ed è un profilo che interessa. Ma, a dirla tutta, allo stadio c’era pure il mister della Piovese Michele Florindo e come lui molti altri». Poi aggiunge: «È ancora tutto da decidere. Nelle prossime settimane ci metteremo al lavoro e cercheremo di costruire una squadra competitiva per la prossima stagione, puntando sempre sui giovani del vivaio, com’è nella filosofia della società».
Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Quattro gol e due espulsioni in un match tutt’altro che pirotecnico. Perché Este-Abano, alla fin fine, è la tipica partita di maggio fra due squadre che non hanno più nulla da raccontarsi. Come due conoscenti che guardano distrattamente il telefonino per evitare l’imbarazzo. Per carità, il match del Nuovo Stadio qualche spunto lo offre pure: gli affondi dell’Este, i “per un pelo” dell’Abano e qualche errore di troppo dell’arbitro che finisce per ammazzare con due rossi e un rigore una partita già compromessa dall’atteggiamento vacanziero. I padroni di casa provano spesso e volentieri le giocate di fino, dall’imbeccata con l’esterno all’uscita elegante della difesa, incappando però in qualche figuraccia. L’Abano, invece, sembra aver lasciato la cattiveria tra Monterosso e Monteortone. E i ragazzi di mister Andrea Pagan lo capiscono subito, visto che dopo due minuti arriva già il gol dell’1-0, grazie al traversone perfetto di Caporali per l’incornata di Maldonado. L’Abano, invece, deve aspettare il 20’ per far preoccupare Lorello: Guagnetti s’addormenta un po’ e favorisce il recupero di Gnago, un po’ impreciso nel servizio a Fusciello. Passano otto minuti e l’Este raddoppia con Marcandella, pescato dalle retrovie da Montin. Il fantasista giallorosso si destreggia bene lungo la linea di fondo e poi infila Bettin da due passi. Non pago, l’Este sfiora il tris al 35’ con Ferrara, tanto bravo a cercare il palo lontano quanto sfortunato nella mira. L’ultimo brivido porta la firma di Fusciello, lasciato solo in area atestina: nulla di fatto per il bomber friulano. Nella ripresa l’Abano fa un po’ meglio, cercando di allargare la retroguardia avversaria con Rampin e Tescaro. Lo stesso terzino aponense prova l’azione solitaria al 51’, concludendo però con un sinistro leggermente sbilenco. Poco dopo è Gnago a inzuccare sul corner di Rampin, con Lorello in presa sicura. L’Este ricomincia a forzare intorno al 70’ quando Marcandella ispira Favaro che riesce solo a sfiorare il pallone al limite dell’area piccola. Non fa meglio Ferrara, servito in verticale da Arvia (71’), confuso dall’uscita bassa di Bettin. All’80’, però, è l’arbitro Dell’Erario a compiere un pasticcio, assegnando un rigore piuttosto generoso all’Este per un presunto fallo di Thomassen. Dal dischetto Ferrara stavolta trova l’angolino per il 3-0 dei giallorossi. E non tarda nemmeno il poker, che l’Este mette a segno in contropiede. A tu per tu con Bettin Arvia offre la doppietta a Marcandella che si porta a casa pure la doppia cifra (10 gol) nella regular season. Il match si trascina fino al triplice fischio senza ulteriori emozioni. Cala così il sipario sulla stagione dell’Abano. Per l’Este, invece, domenica prossima sarà di nuovo partita vera.
Ore 13.10 – (Gazzettino) Il Cittadella chiude la stagione regolare così come l’aveva cominciata, con una vittoria. La ventitreesima in campionato (dodici i successi in trasferta), meglio di chiunque altro in Lega Pro. I granata hanno finito con 76 punti in classifica, lo score migliore dei tre gironi, con il più ampio margine sull’immediata inseguitrice, 11 punti di distacco. Numeri che testimoniano la forza di questo Cittadella, in un campionato dominato in lungo e in largo. Venturato schiera in campo due giocatori in diffida, Benedetti e Litteri, rischiandoli così in previsione della Supercoppa. Un azzardo che poteva costare caro, perché Litteri non prende il giallo, ma esce dal campo dopo una manciata di minuti per un problema muscolare, subito dopo avere dimezzato lo svantaggio del Cittadella (15 gol in campionato). Per fortuna il centravanti non sembra avere riportato niente di rilevante: per lui soltanto un affaticamento ai flessori della coscia sinistra, la sostituzione è stata a livello precauzionale. Diversi gli avvicendamenti nell’undici iniziale granata, a partire dal portiere Vaccarecci. De Leidi fa coppia con Pascali in difesa, il centrocampo (assolutamente inedito) è formato da Zaccagni e Minesso ai lati di Paolucci che veste i panni di vice-Iori. Sgrigna agisce alle spalle di Litteri e Bonazzoli. Cinque minuti di gara e il Sudtirol sblocca il risultato: assist di Gliozzi per Fink che supera Vaccarecci. I padroni di casa raddoppiano all’11’ con il colpo di testa ravvicinato di Tait che sigla il 2-0. Uno-due che poteva tagliare le gambe, invece il Cittadella riapre l’incontro un minuto più tardi: Litteri approfitta di un’indecisione della difesa e infila Miori. L’estremo difensore del Sudtirol è fortunato al 26′ quando il rinvio in area di Bassoli fa carambolare il pallone su Paolucci prima di colpire la traversa. Il Cittadella colleziona calci d’angolo a ripetizione, prima di completare la rimonta (43′) con un gran destro dalla distanza di Paolucci che si infila all’incrocio. Nella ripresa si gioca quasi sempre nella metà campo del Sudtirol. Coralli sigla il sorpasso al 24′, di testa, su perfetto assist di Sgrigna. Adesso riposo fino a mercoledì. Poi tutti al lavoro per le due partite di Supercoppa. Sarebbe la ciliegina sulla torta… granata.
Ore 12.50 – (Gazzettino) «Litteri ha giocato perché Jallow, l’altro giocatore che mi garantiva profondità, non era al meglio. E con Bonazzoli in campo mi serviva un elemento con queste caratteristiche». Roberto Venturato spiega così l’utilizzo di Litteri, diffidato e perciò a rischio per la Supercoppa. Sull’ennesima vittoria del Cittadella, il tecnico sottolinea: «Mi fa molto piacere vedere la squadra che interpreta le partite con questa intensità, con la voglia di cercare sempre il risultato. È la mentalità che ci siamo costruiti durante la stagione». Due gol presi in avvio. «Banali, frutto di una brutta partenza. A livello tattico poi ci siamo sistemati, abbiamo rimesso in parità l’incontro e già nel primo tempo potevamo chiudere in vantaggio». Nella ripresa, poi, si è giocato a una sola porta. «Vogliamo essere una squadra propositiva, votata all’attacco, e abbiamo ancora dei margini su cui lavorare e migliorare». Sugli avvicendamenti iniziali: «Ho cercato di mettere minuti nelle gambe a tutti, mantenendo sempre un certo equilibrio in campo». Adesso ci sono dieci giorni davanti prima della Supercoppa. «Da mercoledì avremo una settimana per preparare la prima partita. Voglio un Cittadella pronto per l’appuntamento, la squadra ci tiene al trofeo».
Ore 12.30 – (Mattino di Padova) Remuntada granata. Classica partita di fine stagione fra due squadre che non avevano più molto da chiedere al campionato, quella vista ieri allo Stadio Druso. Ed è stata questa la chiave di una gara piacevole, in cui i due team si sono affrontati a viso aperto, rispondendo l’uno all’altro colpo su colpo nei 45’ iniziali, prima di una ripresa in cui il Cittadella ha preso il controllo del match, completando la rimonta da 0-2 a 3-2 in proprio favore grazie al solito, velenoso Coralli. E così, gli uomini di Venturato, pur in campo con una versione molto diversa rispetto a quella ammirata nel corso del campionato – Pascali, Benedetti, Paolucci e Litteri i soli titolari dal primo minuto, più un paio di “mezzi titolari” come Nava e Zaccagni – è riuscito ancora una volta a centrare il bersaglio grosso, inanellando la vittoria numero 23 di un’annata trionfale, la 12esima in trasferta. Unica nota stonata, l’uscita anzitempo di Litteri, che, però, non sembra essere a rischio in ottica SuperCoppa. La reazione. Il Sudtirol è partito col piede pigiato sul gas e nel giro di dieci minuti si è ritrovato avanti di due gol. Prima Gliozzi ha fatto a spallate con un Pascali troppo morbido, difendendo il pallone sulla destra e mettendolo in mezzo per l’accorrente Fink che, tutto libero, non ha avuto problemi a infilare Vaccarecci. Poi, dopo una discesa del sempre vivace Gliozzi, è stato Tait a rubare il tempo di testa a De Leidi e Nava, anticipandoli e firmando il 2-0. Gara chiusa? Macché. Il Citta ha impiegato un amen a reagire, con Sgrigna abile a pescare Litteri fra le maglie della retroguardia altoatesina e col bomber pronto a uccellare Miori in uscita. A quel punto le due squadre si sono un po’ calmate, anche se da annotare c’è comunque la fortunosa traversa colpita da Paolucci, di carambola, dopo che Bassoli aveva rinviato il pallone sui suoi piedi. Il match si è quindi ravvivato in chiusura di frazione, quando proprio Paolucci si è inventato il suo secondo centro stagionale con una violenta sassata da 25 metri andata a insaccarsi sotto la traversa. Litteri, gol e paura. C’è stato da divertirsi, dunque. Peccato che a rovinare la festa sia capitato l’infortunio muscolare di “Terminator” Litteri che, proprio nell’azione del gol, ha avvertito un fastidio ai flessori della coscia sinistra e, per non peggiorare la situazione, ha chiesto immediatamente il cambio, venendo sostituito da Coralli. Il sogno del bomber catanese d’impossessarsi della classifica marcatori si è interrotto lì, a quota 15 gol, rimanendo alle spalle del cremonese Brighenti, che già prima di questo turno era a quota 16 e che ha terminato in vetta a 17. La prima diagnosi eseguita dallo staff sanitario granata sembra scongiurare il peggio: si tratta di un affaticamento che non mette a repentaglio la sua presenza in SuperCoppa. Ma la domanda rimane: era il caso di rischiare il centravanti, che peraltro era diffidato, prima del doppio impegno che chiuderà la stagione assegnando lo scudetto della Lega Pro? Per fortuna all’esordio granata manca una decina di giorni e l’impressione è che l’attaccante possa recuperare. Il morso del Cobra. Nella ripresa gli uomini di Venturato hanno legittimato il successo, concedendo un paio di conclusioni fuori dallo specchio della porta nei primissimi minuti e poi occupando stabilmente la metà campo avversaria. L’uscita bassa di Miori sui piedi di Sgrigna ha fatto da antipasto al gol. Marcatore, ancora lui: “Ciccio” Coralli. L’asse, sempre quello d’antan: con il fantasista romano che scodella dalla sinistra e il “cobra” che sceglie il tempo giusto per incornare di testa. Terzo centro in campionato per il miglior goleador granata di sempre, ancora una volta letale per le difese avversarie e qui pronto a sfruttare da par suo l’unico vero pallone capitatogli sotto porta. La reazione del Sudtirol, a quel punto, è tutta racchiusa in una conclusione rasoterra dalla distanza che dà modo anche a Vaccarecci di mettersi in mostra. Il Citta chiude in bellezza un’annata indimenticabile.
Ore 12.10 – (Mattino di Padova) «La scelta di Litteri è stata dettata, da un punto di vista tattico, dalla necessità di utilizzare un attaccante in grado di dare profondità alla manovra accanto a Bonazzoli. Il ballottaggio era tra lui e Jallow, che però aveva un piccolo problema al flessore, che mi ha suggerito di non rischiarlo. Ho valutato la mattina prima della gara, parlando con l’attaccante gambiano». Nel dopo-partita Roberto Venturato spiega così le ragioni che l’hanno spinto a mandare in campo, un po’ a sorpresa, il centravanti catanese, che alla vigilia s’immaginava dovesse rimanere in panchina. Precisato questo, il tecnico del Citta non può che elogiare i suoi uomini: «Mi fa molto piacere quando affrontiamo le partite con questo piglio. È una mentalità che abbiamo costruito nel corso di tutta la stagione. Abbiamo ancora margini per poter migliorare nell’interpretazione di certe situazioni di gioco ma già il fatto che, pur avendo vinto il campionato, questo Cittadella abbia continuato a giocare con la testa giusta, è un segnale importante. Vero è che siamo partiti proprio male, commettendo errori banali che ci sono costati due gol. Ma siamo stati bravi a mantenere la concentrazione e a rimetterci a fare quello che siamo in grado, disputando un’ultima mezzora del primo tempo molto buona: avremmo meritato di andare all’intervallo in vantaggio». Per quanto concerne l’ampio turnover, Venturato afferma: «Ho sempre cercato di far giocare chi stava meglio e così ho fatto anche stavolta, schierando una formazione che garantisse comunque equilibrio. Avevamo Lora, Iori e Donazzan alle prese con qualche problema, e volevo che De Leidi mettesse minuti nelle gambe, proprio in ottica SuperCoppa». Ora due giorni di riposo, con la ripresa fissata per mercoledì al Tombolato.
Ore 11.50 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Pierpaolo Spettoli): Favaro 7; Diniz 6.5, Sbraga 6.5, Fabiano 7, Favalli 6.5; Ilari 6.5 (Turea 6), Mazzocco 6.5, De Risio 7, Petrilli 6.5 (Bearzotti sv); Altinier 7.5, Neto Pereira 6.5 (Cunico sv).
Ore 11.40 – (Gazzettino) L’attaccante ha così chiuso il suo campionato a quota 16 gol, preceduto nella classifica dei cannonieri soltanto dal cremonese Brighenti. Il resto della gara è vissuto sui cambi di Pillon (debutto stagionale all’Euganeo di Turea e spazio negli ultimi minuti anche a capitan Cunico, acclamato dai tifosi), su tre pregevoli parate di Favaro e sull’andamento della partita che vedeva impegnata la Reggiana, diretta rivale dei biancoscudati nella corsa al quinto posto. Poi gli applausi dell’Euganeo e i titoli di coda su un campionato comunque positivo, anche se con un retrogusto un po’ amaro per l’occasione sciupata di acciuffare in extremis i play off. Ma ora si gioca un’altra partita importante, con la società che deve gettare le basi per la prossima stagione. Da dove ripartire? Il primo nodo da sciogliere riguarda il futuro di Pillon e De Poli. Azzardato fare previsioni, fermo restando che il diesse è legato al Padova da un altro anno di contratto. Qualunque decisione verrà presa, l’importante è che ci sia identità di vedute tra i soci. Se così non fosse, il giocattolo potrebbe subito rompersi.
Ore 11.30 – (Gazzettino) Pillon voleva il quinto posto finale ed è stato accontentato. Tutta in discesa la partita dei biancoscudati che hanno fatto il bello e il cattivo tempo di fronte a un avversario con la testa già ai play off. Gregucci ha fatto un ampio turnover (solo due i titolari rispetto all’ultima gara con la Reggiana) e in campo la sua squadra si è sciolta come neve al sole di fronte all’aggressività della truppa di Pillon. Al Padova sono bastati infatti appena tre minuti per sbloccare il risultato. Un gol tutto brasiliano, con assist di Neto Pereira e inzuccata vincente di Fabiano all’altezza del secondo palo. Il 2-0 lo ha timbrato Petrilli (con esultanza polemica, tappandosi la bocca) che si è accentrato dalla sinistra e ha trafitto il portiere ospite (assai poco reattivo) con un tiro radente. Un salvataggio di Sbraga su Cittadino, in una delle rare incursioni della compagine piemontese, ha fatto da preambolo al terzo gol del Padova. L’azione, partita dai piedi di Ilari, è stata finalizzata da Altinier con una girata sotto porta. Alessandria non pervenuta anche in avvio di ripresa, con Altinier abile a trovare lo spazio per incunearsi in area e a firmare la sua doppietta personale.
Ore 11.20 – (Gazzettino) Poi l’allenatore si sbottona un po’ di più su questo fronte, pur con tono scherzoso: «In tempi recenti sono subentrato alla Reggina che a dieci giornate dalla fine era lontana sei punti dai play out, l’ho salvata e non sono stato confermato. A Carpi siamo arrivati a un punto dai play off, non sono rimasto e loro sono poi andati in A con quel gruppo. Spiacerebbe lasciare a un altro questi sei mesi di lavoro e mi roderebbe si ripetesse il copione di Carpi». In cosa consistono le rifiniture che servono per un Padova vincente? «Aldilà di quanto, come e cosa migliorare, c’è da prendere atto che nei momenti topici non siamo riusciti a dare la svolta e questo è significativo di una carenza di personalità. Per fare il salto di qualità ed essere più competitivi, serve qualcosa in quell’aspetto. A questo Padova darei un sette». Non manca nel finale, sempre con tono scanzonato, un commento su Petrilli che al momento del gol si è tappato la bocca in termini probabilmente polemici verso l’allenatore a cui ha comunque stretto al mano alla sua uscita. «Dovevo farlo arrabbiare di più durante la settimana – replica – lì ho sbagliato».
Ore 11.10 – (Gazzettino) «Abbiamo fondamenta importanti, ma poi sono le rifiniture a favorire il salto di qualità». Tempo di bilanci per Beppe Pillon che al tempo stesso guarda avanti. «Guardiamo da dove siamo partiti. L’obiettivo era quello di portare la squadra in acque tranquille per programmare il futuro e se la squadra ha lottato fino alla penultima giornata per i play off, rimasti solo a tre punti, vuol dire che ha fatto un grande campionato e il merito va ai ragazzi». Poi aggiunge: «Purtroppo abbiamo toppato solo la gara con la Giana, pagando un calo mentale dopo una lunga rincorsa oltre a qualche infortunio di troppo a centrocampo in cui l’assenza di De Risio e Corti alla lunga un po’ è pesata. Sia a Bassano, in dieci, che con l’Alessandria i giocatori erano freschi e brillanti, grazie all’ottimo lavoro del preparatore atletico e dello staff. Con noi ai play off sarebbe stata dura per le altre». Il futuro di Pillon? «Ho sessant’anni, ma anche la voglia di migliorarmi e aggiornarmi sempre. Aprire un ciclo a Padova? Mi piacerebbe, l’ho già fatto con Treviso e Ascoli. È importantissimo cosa mi diranno il presidente e la società e al tempo stesso loro dovranno valutarmi. Conosco questa piazza e so che l’anno prossimo un quinto posto non basterebbe».
Ore 11.00 – (Gazzettino) Così il presidente Giuseppe Bergamin: «Il verdetto del campo è inappellabile. Ci siamo meritati il quinto posto e dobbiamo essere contenti perché a inizio stagione era un obiettivo difficile da immaginare. Conosciamo i nostri limiti e meriti e le due cose messe insieme hanno portato a questo risultato». Il futuro? «La fretta è sempre una cattiva consigliera per cui da domani (oggi, ndr) dobbiamo partire, dandoci il tempo necessario, comunque non troppo, per fare considerazioni e scelte su ogni aspetto. Troveremo le soluzioni più adatte per il bene della società e della squadra, cercando di non ripetere gli errori fatti». Dopo la partita, l’abbraccio dei tifosi, prima con il giro d’onore in campo e poi nell’affollata area dove i ragazzi della Fattori hanno organizzato un evento di fine campionato, il tutto in un clima di festa ed entusiasmo. Sostenitori e società non hanno parlato di obiettivi, con gli ultras che hanno concentrato l’attenzione sui futuri avversari («Venezia stiamo arrivando» e con l’amministratore delegato Roberto Bonetto che ha dichiarato: «Abbiamo bisogno di voi».
Ore 10.50 – (Gazzettino) Sedici gol per Cristian Altinier, uno in meno della passata stagione ad Ascoli – ma si giocavano 38 gare – e uno in meno di Brighenti della Cremonese, capocannoniere del girone a quota 17. La punta mantovana, giocatore più prolifico tra i biancoscudati, non ha tradito le attese e si è guadagnato la targa realizzata a proposito dai tifosi del club Fossa dei Leoni. «Dedico tutti i miei gol ai compagni – le sue prime parole – perché cerco sempre di finalizzare il lavoro di squadra e quindi i meriti vanno condivisi». Un inizio di campionato con pochi palloni giocabili a disposizione, poi ha fatto il pieno. «Se le cose funzionano a livello di collettivo poi ne traggono beneficio anche i singoli. Siamo contenti per il cammino fatto, anche se un pizzico di rammarico c’è. Quando arrivi nel finale di stagione e non puoi più sbagliare, basta un passo falso a condizionare tutto, ma resta un ottimo campionato». Soprattutto a livello personale: «Per un attaccante fare gol è lo scopo principale della propria partita, della settimana e si lavora per quello. Sono contento, anche per la società che l’estate scorsa mi ha dato fiducia».
Ore 10.30 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Volpe): Favaro 6.5; Diniz 6.5, Sbraga 6.5, Fabiano 7, Favalli 7; Ilari 6.5 (Turea 6), Mazzocco 6.5, De Risio 7, Petrilli 7 (Bearzotti 6); Altinier 7, Neto Pereira 6.5 (Cunico sv).
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Favalli a sinistra si è involato e ha servito Petrilli, che si è accentrato e ha scaricato un destro “chirurgico” nell’angolo alla sinistra di Nordi, lasciandosi andare poi ad un gesto polemico (la mano sulla bocca, come a dire: Nicola, ’statte zitto, altrimenti se parli…) all’indirizzo del tecnico (23’), e Altinier sotto porta ha capitalizzato alla sua maniera, scaraventandolo nel sacco da due passi, un pallone ribattuto corto dal portiere dopo un tiro di Ilari che aveva dialogato con Neto dentro i sedici metri (25’). Meno di un minuto dal via del secondo tempo e il centravanti mantovano, ricevuta la sfera sulla sinistra, è entrato in area, rientrando con una finta sul destro e ha calciato, trovando la gamba protesa di Sirri a deviare imparabilmente alle spalle del povero Nordi. Una doppietta che ha proiettato Altinier per alcuni minuti sulla vetta dei bomber del girone, venendo poi staccato da Brighenti, che si è aggiudicato lo scettro con 17 reti (contro le 16 del nostro, vice-capocannoniere). A chiudere, due traverse colpite da Iunco, ma con deviazione determinante di Favaro (16’), e da Favalli (23’), prima dell’ingresso in campo, a furor di… tribuna Ovest, di Cunico, il quale ha sfiorato il pokerissimo di testa (47’). Al termine festoso giro di campo, con i giocatori a danzare e lanciare magliette ai ragazzi della “Fattori”. Per quest’anno va bene così, ma il prossimo dovrà vedere protagonista il Padova sin dall’inizio. Così chiede il popolo dell’Euganeo.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Che la mano di Pillon sia capace e salutare lo ha confermato proprio l’atto conclusivo andato in scena ieri davanti a spalti contraddistinti da larghi vuoti, ma con tifosi che chiedevano una sola cosa: onorare la maglia. E dopo due sconfitte di fila (Giana Erminio e Bassano), ma con prestazioni diametralmente opposte, era lecito aspettarsi una vittoria, che è arrivata addirittura in modo sin troppo facile e che è stata coronata alla fine da applausi a scena aperta da parte dei tifosi presenti (molto meno dei 4.100 dichiarati, tanti abbonati non si sono visti). Il quattordicesimo successo stagionale è stato l’epilogo di una gara quasi a senso unico, visto e considerato che Gregucci ha lasciato a riposo ben nove titolari, schierando solo Morero e Sirri dell’undici-base e gettando nella mischia il centravanti della Berretti, Principe (classe 1997). Un’Alessandria 2, in sostanza, che è sembrata interpretare la trasferta in Veneto come una gita aziendale. Da Fabiano al doppio Altinier. Sfida sbloccata dopo neppure 4 minuti, quando al 3’ e 18” Neto Pereira dal fondo, sulla destra, ha pennellato sotto porta un cross perfetto per la testa di Fabiano, il quale ha incornato imparabilmente. Annullato il gol del pareggio dei grigi firmato da Iunco per fuorigioco dello stesso (11’), il Padova ha messo al sicuro il risultato con uno-due nel giro di 120”.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Un poker di gol contro un’Alessandria imbottita di seconde linee (qualcuno si è scandalizzato, ma perché mai, a playoff acquisiti, si sarebbe dovuto rischiare di perdere qualche elemento per la prossima sfida, in partita secca, avendo ad esempio tutti e quattro gli attaccanti titolari diffidati e altri giocatori stanchi o non al meglio?). Pratica chiusa in un tempo e in avvio di ripresa, per un quinto posto finale che, è vero, vede il Padova fuori dal lotto delle squadre che si giocheranno da qui a giugno l’ultimo pass per la Serie B, ma che riempie di (legittimo) orgoglio Bepi Pillon, i suoi ragazzi e la società. Al primo anno tra i professionisti, dopo l’ignobile scomparsa del Biancoscudo dalla scena del calcio che conta, registrata nel luglio 2014, la “matricola” centra un risultato di tutto rilievo, certo con il rammarico per ciò che poteva essere e non è stato, ma che avvalora la bontà del nuovo corso avviato in viale Rocco. La classifica dice che, per soli tre punti (quelli che li separano dai grigi, surclassati all’Euganeo), Neto Pereira & C. restano esclusi dall’appendice post regular season, ma quota 54, dopo 34 partite, è traguardo di tutto rispetto, soprattutto considerando cosa l’allenatore di Preganziol, subentrato a Parlato agli inizi di dicembre, ha fatto in oltre 5 mesi, sollevando la squadra da terra, infondendole fiducia e tranquillità, risistemandola a livello tattico e lavorando a fondo sulla psicologia del gruppo.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Quanto va “puntellato” questo Padova per puntare in alto? «Parto dalla considerazione che nei momenti topici del campionato non siamo mai riusciti a dare la svolta: qualche limite di personalità c’è, e per vincere bisogna limare anche tale aspetto. Su quanti e quali giocatori servano, lo vedremo con la società. Per poter essere competitivi, però, qualcosa bisogna fare, anche perché l’anno prossimo il girone si preannuncia molto più difficile». Crede che capitan Cunico, ad esempio, potrebbe ancora essere utile? «Sono valutazioni che farò insieme al diesse. Di certo Marco soffre i ritmi alti di una partita se gioca dall’inizio, ma nei minuti finali ha qualità che possono essere utili alla squadra, e le ha dimostrate in diverse occasioni». E se le chiedessero di rimanere, ma con un altro direttore sportivo? «Non lo so, è una bella domanda. Staremo a vedere, prima di tutto spero di conoscere programmi e progetti. Ciò che posso assicurare è che per adesso non ho parlato con nessun’altra società, che la prima squadra con cui lo farò sarà certamente il Padova».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Questi sei mesi sono stati una piccola rivincita anche per lei? «Il mio percorso recente lo conoscete. Sono arrivato a Reggio Calabria a 10 giornate dalla fine, e ho salvato una squadra già spacciata; poi a Carpi abbiamo seguito un percorso molto simile a quello di quest’anno, risalendo dalle zone pericolanti ai playoff sfiorati. In entrambe le occasioni, però, la stagione seguente non ho avuto offerte. E sono stato fermo un anno». Si è goduto, allora, questo campionato dal punto di vista personale? «Ormai io vado dove ho motivazioni, dove sono gratificato: a Padova le ho avute, quando sono arrivato ho messo tutto me stesso. Tanti pensano che Pillon sia vecchio, ma non sanno che a fare la differenza è ciò che uno ha dentro. Il segreto è questo: se non avessi più stimoli, se non mi salisse più l’ansia prima della partita, smetterei. Invece ho ancora tanta voglia di dimostrare e di migliorare, nonostante dopo 24 anni molti mi consiglino di smettere». E adesso? «Sarà importantissimo cosa mi dirà la società. Da parte mia, sarei ben contento di rimanere, perché mi roderebbe dover lasciare ad un altro sei mesi di lavoro, come feci a Carpi (e ride amaro, ndr). Però se quest’anno abbiamo chiuso da quinti, il prossimo bisogna migliorare, e per riuscirvi bisogna rifinire questa squadra. Mettiamola così: la società valuterà il mio lavoro, io valuterò quello che mi diranno, e poi decideremo».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Sorride, scherza, risponde con battute anche alle domande più “scomode”. Quando tutto è ormai finito, Bepi Pillon finalmente si scioglie, come mai gli era capitato nella stagione. Il bilancio di un Padova che ha chiuso al quinto posto, dopo una lunga rincorsa iniziata a dicembre inoltrato, è sicuramente positivo. «Quando sono arrivato qui, l’obiettivo era riportare la squadra in zone tranquille di classifica, per poi programmare il futuro. L’abbiamo fatto con largo anticipo, e sino alla penultima giornata abbiamo lottato per i playoff: questo significa aver disputato un grande campionato, la squadra merita un bel 7». Rimpianti? «Purtroppo abbiamo toppato una sola partita, quella in casa con la Giana: dopo la grande rincorsa, siamo arrivati scarichi mentalmente, e con qualche infortunio di troppo, soprattutto quello di De Risio, che anche contro l’Alessandria ha dimostrato per noi di essere fondamentale, l’abbiamo pagato caro. Peccato, perché se fossimo giunti ai playoff, per gli avversari sarebbero stati problemi: in queste ultime due partite abbiamo mostrato di essere in condizioni fisiche e atletiche eccezionali. E per questo colgo l’occasione per ringraziare tutto il mio staff, con il quale è stato condotto un ottimo lavoro».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Quale sarà il punto più importante da cui ripartire? «Bisognerà trovare un assetto societario che dia garanzie di affidabilità per il proseguo. L’importante sarà dare continuità al progetto impostato da questa società, e tutte le decisioni che prenderemo saranno per il bene del club. Ovviamente siamo aperti a chi ci può dare un sostegno in più dal punto di vista economico, ma lavoreremo solo con i mezzi che saremo sicuri di avere». Il bilancio di questo primo anno di Lega Pro resta positivo? «Sì, abbiamo raggiunto un obiettivo che era lontano dalla nostra immaginazione. Certo, potevo anche pensare a qualcosa in più ad un certo punto della stagione, ma dobbiamo riconoscere i nostri limiti e i nostri meriti». Anche l’amministratore delegato Roberto Bonetto, a conti fatti, si allinea a quanto detto dal presidente, rimandando ogni discorso più approfondito a fine mese: «Ci troveremo e discuteremo di quanto fatto e degli errori che ci sono stati», le sue parole. «Posso assicurare che lavoreremo per provare a costruire un futuro radioso per questo Padova».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) E adesso la palla passa a loro. Chiusa la stagione con un quinto posto che, a conti fatti, ha soddisfatto tutti, nelle prossime settimane si aprirà la partita più importante per la società. In ballo ci sono diversi “nodi” da sciogliere per determinare quale sarà il futuro del club di viale Rocco. I due soci principali Bergamin e Bonetto resteranno ancora insieme? Il contratto di De Poli verrà rispettato e sarà lui il direttore sportivo anche nella stagione 2016/17? Si punterà ancora su Pillon in panchina? Tutte domande che non hanno trovato risposta nemmeno ieri, anche se il presidente Giuseppe Bergamin ha fissato un scadenza: «Credo che in un paio di settimane metteremo tutto a posto e chiariremo quali saranno i propositi per il futuro», ha puntualizzato il numero uno. «La fretta è sempre cattiva consigliera e credo ci sia tutto il tempo necessario per fare le opportune valutazioni». “Mettere a posto” è il termine che usa il patron, facendo capire che qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto in questa stagione. «L’importante», continua, «sarà prendere coscienza degli errori che sono stati commessi per cercare di non ripeterli in futuro e proporsi in maniera differente. Era il nostro primo anno tra i professionisti, ma a volte si rischia di avere la presunzione di essere bravi e saper fare tutto. Questa stagione dovrà servire da scuola per far meglio il prossimo anno».
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Uno dei volti più lieti della stagione è senza dubbio quello di Cristian Altinier, che con la doppietta segnata ieri ha raggiunto quota 16 gol, cullando per un attimo il sogno di vincere lo scettro di capocannoniere del girone (andato a Brighenti, con 17 reti) e ricevendo a fine partita una targa celebrativa come miglior bomber della squadra, consegnatagli dai tifosi della Fossa dei Leoni. «Sono molto felice», le parole del centravanti mantovano. «Credo di aver ripagato la fiducia che ha riposto in me la società in estate e voglio dedicare tutti i gol segnati ai miei compagni di squadra, perché ovviamente senza di loro non li avrei fatti. Un po’ di rammarico per non aver vinto il titolo di capocannoniere c’è, sarebbe stata una soddisfazione in più non solo per Iil sottoscritto, ma per tutta la squadra e la società». Annata, quindi, ampiamente positiva? «Sì, anche se resta il rammarico per non essercela giocata sino alla fine per i playoff. Abbiamo sbagliato la partita contro la Giana, in un momento in cui non potevamo più permetterci di commettere errori. Adesso penso a staccare la spina, visto che è stato un campionato dispendioso. Quindi ripartiremo e spero che Cunico possa essere ancora con noi».
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica finale: Cittadella 76, Pordenone 65, Bassano 62, Alessandria 57, Padova 54, Cremonese 53, Reggiana 52, FeralpiSalò 50, Pavia 49, SudTirol 44, Renate 43, Giana Erminio e Lumezzane 42, Pro Piacenza 39, Cuneo e Mantova 34, AlbinoLeffe 20, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la trentaquattresima giornata: Cremonese-Cuneo 2-1 (Sansovini (Cr) al 15′ st, Brighenti (Cr) al 22′ st, Cavalli (Cn) al 38′ st), FeralpiSalò-Pavia 1-3 (Manconi (Pv) al 9′ st, Ferretti (Pv) al 13′ st, Romero (Fs) al 35′ st, Ferretti (Pv) al 44′ st), Lumezzane-Pro Piacenza 0-0, Mantova-AlbinoLeffe 1-1 (Gonzi (Mn) al 25′ pt, Magli (Al) al 33′ pt), Padova-Alessandria 4-0 (Fabiano (Pd) al 4′ pt, Petrilli (Pd) al 23′ pt, Altinier (Pd) al 25′ pt e al 1′ st), Pordenone-Giana Erminio 3-1 (Bruno (Ge) al 12′ pt, Beltrame (Pn) al 16′ pt e al 2′ st, Valente (Pn) al 36′ st), Reggiana-Bassano 2-2 (Mignanelli (Re) al 47′ pt, Momenté (Ba) al 27′ st, Alessi (Re) su rigore al 37′ st, Cenetti (Ba) al 46′ st), Renate-Pro Patria 3-1 (Napoli (Re) al 3′ pt, Teso (Re) al 10′ pt, Santana (Pp) al 35′ pt, Ekuban (Re) al 20′ st), SudTirol-Cittadella 2-3 (Fink (St) al 5′ pt, Tait (St) al 11′ pt, Litteri (Ci) al 12′ pt, Paolucci (Ci) al 43′ pt, Coralli (Ci) al 25′ st).
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E’ successo, 8 maggio: i Biancoscudati chiudono il campionato battendo 4-0 l’Alessandria.