Live 24! Bassano-Padova, il giorno dopo: tra rabbia ed amarezza

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Ore 20.40 – (Gazzetta di Mantova) Pietro Tripoli alla riscossa. Un gol, tanta corsa, spunti interessanti, un buon affiatamento con il compagno di reparto Marchi. Certo, tutto va analizzato in un contesto particolare e cioè quello di una partita in cui il Mantova non ha faticato ad avere la meglio su una Pro Patria apparsa allo sbando. Ma si sa, il morale è una componente fondamentale nel calcio e ora Tripoli sorride dopo mesi tutt’altro che felici. «Finalmente ho fatto gol – spiega in sala stampa l’attaccante biancorosso – Ho giocato nel mio ruolo, sono contento. Ora sto bene fisicamente. Dedico la vittoria a Trainotti che ha subito un brutto infortunio con il Pro Piacenza, siamo tutti molto dispiaciuti». La rete all’inizio del primo tempo, quella che ha sbloccato il risultato sul campo dei bustocchi, sembrerebbe viziata da un tocco di braccio: «Se il petto è considerato braccio, allora era giusto fischiare – scherza Tripoli – Dite che il gol era da annullare perché avete visto le immagini su internet? Su internet a volte non si vede bene…». Arrivato a gennaio in una squadra che stava attraversando un periodo nero, ora Tripoli si sente importante ed è fiducioso: «Posso finire alla grande – dice l’ex Varese – aiutarò il Mantova a salvarsi». Il secondo gol dell’Acm ieri è stato segnato da Roberto Zammarini: «Sono molto felice – dice il giovane centrocampista – e ringrazio Raggio Garibaldi per l’assist». Zamma convive da tempo con la pubalgia: «Purtroppo mi dà ancora fastidio – spiega il diretto interessato – ma molto meno rispetto a qualche settimana fa». Domenica il Mantova dovrà battere l’Albinoleffe al Martelli e sperare che il Cuneo non vinca a Cremona. L’opportunità di giocare la finale di ritorno dei playout tra le mura amiche sarebbe un gran colpo per i biancorossi: «Non tiferemo Cremonese – sorride Zammarini – ma speriamo in un regalo».

Ore 20.30 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova vince, anzi stravince sul campo di una Pro Patria che aspetta solo la fine della stagione per poi ripartire dalla serie D. Ad esultare della secondo successo di fila dei biancorossi dopo il match vinto al Martelli la scorsa settimana con il Pro Piacenza, però, non c’erano né il patron Serafino Di Loreto né il presidente Sandro Musso. Il motivo dell’assenza dei vertici societari lo svela il direttore generale Gianfranco Bernasconi: «Sono andati a vedere il Rezzato. Per loro quella squadra è di famiglia, si stanno giocando la promozione in serie D ai playoff». Per la cronaca il Rezzato ha travolto 5-0 l’Orceana nel primo turno e quindi può continuare a sognare. Allo stadio “Speroni” di Busto ieri erano presenti il direttore sportivo Alfio Pelliccioni e il direttore operativo Matteo Togni. Per motivi personali è rimasto a Mantova il consigliere del presidente, Fabrizio Lori. Nemmeno Bruno Bompieri e Giambattista Tirelli hanno preso parte alla trasferta bustocca. Tocca a Bernasconi commentare la netta vittoria ottenuta sul campo di Busto Arsizio: «La prestazione è stata molto buona – dice il dg, sorridente – È arrivata la seconda vittoria di fila e non possiamo che essere soddisfatti. La squadra non ha subito gol e questo è un aspetto molto importante. Il lavoro del mister sta dando i suoi frutti». Domenica il Mantova conoscerà il suo destino ai playout. Al Martelli arriva l’Albinoleffe mentre il Cuneo va sul campo della Cremonese. Se i biancorossi vincono e i piemontesi perdono o pareggiano, l’Acm scavalca i rivali e può giocarsi il ritorno dello spareggio al Martelli (il 28 maggio, l’andata si disputerà il 21). In quel caso, tra l’altro, basterebbero due pareggi per rimanere in Lega Pro. In definitiva domenica il Mantova si gioca un primo importante pezzo di salvezza. Bernasconi lo sa bene e spiega che «noi non tiferemo certo Cremonese, basterebbe un loro zero a zero con il Cuneo…». Il dg biancorosso continua poi l’analisi del match di Busto, vinto tre a zero , mettendo l’accento sui passi avanti della squadra che con mister Prina sembra aver trovato la quadra: «Oggi (ieri, ndr) – dice Bernasconi – sono entrati Caridi e Perpetuini, entrambi stanno ritrovando la forma giusta e ci aiuteranno in questo finale di stagione». Insomma il Mantova in questo ultime settimane, grazie ai dieci punti raccolti nelle ultime quattro gare, ha ritrovato risultati e soprattutto morale. A dimostrarlo ieri c’era il sorriso ampio di Bernasconi. «Marchi continua a segnare – conclude il direttore generale – ma anche gli altri giocatori stanno facendo molto bene, vedi Tripoli».

Ore 20.20 – (Gazzetta di Mantova) Due partite, sei punti. Ciccio Graziani è mister vittoria. La leggenda del calcio biancorosso sorride quando in sala stampa un cronista sottolinea la media punti clamorosa del Mantova nelle due gare senza Luca Prina, squalificato. Si fa per scherzare ovviamente ma una volta tanto, in una stagione da incubo, il post partita è sereno. «La squadra ha interpretato bene la partita – dice Graziani dopo il 3-0 rifilato a domicilio alla Pro Patria – Non era facile perché i nostri avversari non ci hanno regalato niente come è giusto che sia. Non abbiamo preso gol e questo è un particolare molto importante». In campo è andato in scena un monologo biancorosso con i bustocchi incapaci di mettere in difficoltà un Mantova compatto e attento in fase di non possesso e pronto a verticalizzare quando possibile. «I gol di Tripoli e Zammarini – specifica Ciccio – sono arrivati con azioni che in settimana abbiamo provato e riprovato. Tripoli ha fatto bene, oltre al gol si è sacrificato molto, così come Marchi. Sono felice anche per Zammarini che veniva da un periodo difficile a causa della pubalgia. Devo dire – spiega ancora Graziani – che anche in difesa siamo stati bravi e attenti per tutti i 90 minuti: Scalise da centrale mi è piaciuto». L’allenatore in seconda dell’Acm dopo aver analizzato il match di Busto si concentra sul futuro prossimo. «La partita di domenica al Martelli con l’Albinoleffe per noi è semplicemente vitale. Di fatto è una finale vera e propria». Ieri i bergamaschi hanno perso in casa (1-2) contro il Lumezzane dopo essere passati in vantaggio. È stata partita vera, insomma, nonostante i bergamaschi siano ormai sicuri del penultimo posto. «Noi – dice Graziani – dobbiamo pensare a vincere la nostra partita per scalvalcare il Cuneo che ora è avanti di un punto e giocare la seconda gara dei playout in casa. Spero che i giocatori della Cremonese domenica dimostrino la loro professionalità contro il Cuneo». «Oggi (ieri, ndr) – ci tiene a precisare Graziani – la Pro Patria ha onorato l’impegno e ha giocato la sua partita nonostante sia retrocessa da tempo, un vero spot per il calcio». L’ultima battuta del mister di giornata è per i tifosi: «Li ringrazio per averci seguito anche a Busto. La salvezza è un obiettivo da raggiungere tutti insieme».

Ore 20.10 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova non sciupa l’occasione che il calendario gli serviva su un piatto d’argento e passa con autorevolezza (3-0) a Busto Arsizio, conquistando un successo che gli consente di accorciare le distanze dal Cuneo (ora a +1) e di sperare di agganciare il quartultimo posto all’ultima giornata di campionato. I biancorossi non commettono l’errore di ritenere scontata la vittoria contro il fanalino di coda, già retrocesso matematicamente da alcune settimane e affrontano la Pro Patria con il giusto piglio. Il che consente loro di sfruttare gli enormi limiti degli avversari (peraltro nella circostanza imbottiti di giovani) e di mettere al sicuro il risultato con i gol di Tripoli e Zammarini già nel primo tempo, per poi arrotondare il punteggio nella ripresa grazie al solito Marchi. È la prima volta che la squadra vince due gare di seguito in questo campionato, mentre l’imbattibilità di Bonato sale a 363’. Al “Carlo Speroni” si comincia davanti a pochi intimi (a occhio molti dei 385 abbonati non ci sono), con il Mantova schierato con il 5-3-2 e la formazione annunciata, nella quale Scrosta vince il ballottaggio con Cristini. La Pro Patria, orfana della stella Santana (squalificato) risponde con un pretenzioso quanto inconsistente 3-4-3. Gli ex di turno Marchiori e Jidayi sono entrambi in tribuna. Fin dai primi minuti è il Mantova a fare la partita, pressando alti gli avversari e giocando quasi costantemente nella loro metà campo. E, dopo un paio di brividi scaturiti da corner calciati da Tripoli, è proprio l’attaccante ex Ascoli al 14’ a firmare il suo primo gol in biancorosso. Splendido nella circostanza l’uno-due con Marchi, anche se i bustocchi protestano timidamente (ma forse non senza ragione) per un presunto fallo di mani dello stesso Tripoli. Il match dice comunque che in campo c’è soltanto il Mantova e, a parte un’uscita bassa di Bonato su Ravasi, quello dell’Acm è un autentico monologo. Che, poco dopo la mezzora, porta al raddoppio di Zammarini, innescato da un assist al bacio di Raggio Garibaldi. Dopo il 2-0 la Pro Patria accenna finalmente una reazione, ma i biancorossi controllano senza affanni e non rischiano nulla fino all’intervallo. Nella ripresa il mister bustocco Mastropasqua (a figurare ufficialmente è però Alvardi, dotato di patentino) prova a scuotere i suoi, inserendo Filomeno e Bastone al posto di D’Alessandro e Taino e passando al modulo 4-3-3. Ma in campo cambia poco o nulla, anche se i padroni di casa riescono a guadagnare qualche metro e a farsi vedere dalle parti di Bonato grazie soprattutto alle incursioni a sinistra di Douglas. Il numero 1 biancorosso, comunque, deve intervenire una sola volta, per bloccare in due tempi un tiro da fuori di Marra. È invece il Mantova a mancare più volte il tris: prima evitato da Douglas che “mura” Carini, poi dall’errore nell’ultimo passaggio di Gonzi, che spreca un contropiede 3 contro 2 e infine dalla mira sbagliata di Marchi, che incorna fuori un preciso cross di Sereni. Prina al 21’ butta dentro Caridi per Tripoli ma quando, sull’ennesimo cross di Douglas, Bonato va a vuoto e Ravasi cicca a pochi metri dalla porta, il mister decide di badare ancor di più al sodo. Ecco allora Cristini per Lo Bue, con Scalise che torna nel suo ruolo naturale di esterno destro. Due minuti dopo, su rinvio di Scrosta la difesa bustocca si addormenta e Marchi fila via da metà campo, vanamente inseguito da Possenti, fino a battere in area La Gorga. Tre a zero e tutti a casa, anche se nel finale il bomber sfiora perfino il poker su assist di Caridi mentre Raggio Garibaldi lascia il posto in mediana a Perpetuini.

Ore 19.50 – (Gazzetta di Reggio) Doveva essere la partita del riscatto. E Rachid Arma non ha fallito l’obiettivo. La sua rete di testa, la prima della stagione, lo ha mandato in doppia cifra, ha fatto vincere la Reggiana e gli è valso il bonus previsto dal contratto. Il primo a parlare in sala stampa è stato dunque Arma, autore del gol che ha deciso la partita e che commenta così la buona prestazione sua e dei suoi compagni: «Credo che ci abbia aiutato moltissimo il fatto di essere finalmente scesi in campo con un po’ di serenità, senza l’assillo del risultato e così siamo riusciti ad esprimere un buon gioco e contemporaneamente anche a divertirci mentre affrontavamo l’Alessandria che sapevamo essere una squadra molto forte. E’ vero che noi non ci giochiamo più nessun obiettivo in questo campionato e quindi le ultime partite le affrontiamo a mente più sgombra, ma siamo professionisti e sappiamo che bisogna lavorare fino all’ultimo giorno ed onorare la maglia fino all’ultimo momento per cui abbiamo comunque cercato di dare il massimo». Con questo gol Arma raggiunge la doppia cifra anche in questo campionato dove ha passato momenti sicuramente non facili. Il gol è stata un po’ una liberazione? «Sicuramente questo gol per me ha significato molto, perché venivo da un periodo difficilissimo dove nelle ultime due gare avevo anche dovuto sedere in panchina e questo mi ha aiutato molto perché probabilmente mi ha fatto riemergere quella dose di cattiveria agonistica necessaria per essere un attaccante vincente. Non giriamoci intorno, un attaccante che non segna per diverse partite vive una situazione psicologicamente diversa da un difensore o da un centrocampista, e forse io avevo abituato troppo bene la gente con diversi campionati chiusi sopra i quindici gol: ora mettere a segno questa rete mi ha fatto molto bene perché ho ricevuto gli applausi del pubblico ma soprattutto perché ho ripagato l’affetto dei miei compagni che mi hanno sempre sostenuto in questi momenti difficili. Non mi sono mai sentito in discussione o con la necessità di fornire un biglietto da visita per il futuro: ho un contratto biennale con la Reggiana, parlerò con la dirigenza che sicuramente farà le sue valutazioni e le sue scelte per la prossima stagione ma da parte mia la disponibilità è e sarà sempre totale perché qui mi sono trovato benissimo. Il bomber marocchino ha una dedica particolare per il suo gol. «E’ stato un gol magari meno importante di altre reti che in quel momento sembravano decisive per il cammino della Reggiana in campionato, ma ricevere l’abbraccio di tutti i compagni dopo il gol è stata una emozione molto forte per cui li ringrazio uno ad uno e soprattutto ringrazio il massaggiatore Remigio».

Ore 19.40 – (Gazzetta di Reggio) Non nasconde la sua felicità mister Alberto Colombo di fronte ad un risultato tanto positivo quanto inaspettato. «Devo dire che più che il risultato fine a sé stesso quello che mi fa molto piacere è avere visto l’atteggiamento della squadra: positivo, quello di una squadra che fino all’ultimo secondo ha dato tutto quello che aveva ed era questo il mio obiettivo principale. Poi che la vittoria sia un risultato giusto per quello che si è visto in campo sono d’accordo: ho visto una squadra libera mentalmente che ha fatto tutto quello che poteva per portare a casa un risultato prestigioso che ovviamente vale per quello che vale perché da un mese ormai noi siamo senza obiettivi ma che lascia secondo me alcuni rimpianti ed un po’ di amaro in bocca per quello che poteva essere e che non è stato». Cosa la soddisfa? «Sono contento che si sia vista una squadra organizzata, che prova a giocare a calcio e dove il lavoro di tutti alla fine ha dimostrato di pagare anche se forse troppo tardi: con qualche punto in più avremmo potuto lottare per qualcosa di più prestigioso». La Reggiana ha rispettato avversario e campionato giocando una grande gara. «Credo che sia un problema della mentalità all’italiana per cui nel finale di stagione una squadra che non ha nulla da giocarsi ceda agli avversari senza lottare: a me fa piacere avere visto una squadra che sulla carta non avrebbe avuto nulla da dire lottare fino alla fine per arrivare all’8 maggio avendo dato tutto sia per i tifosi che fanno i chilometri e continuano a seguirci anche in queste partite che per noi come persone e come professionisti». Definiamo la prestazione più nel dettaglio. «Secondo me è una prestazione che dice molto di più del mero risultato: fotografa una squadra che forse a volte ha mancato l’occasione giusta per cambiare marcia e destino del proprio campionato per imprecisione, per una questione di centimetri. Altre volte abbiamo offerto prestazioni simili ma c’è sempre mancato qualcosa per chiudere positivamente l’incontro, stavolta siamo riusciti ad impreziosire la prestazione con un gol ed in un campionato equilibrato come quello di Lega Pro dove si tira pochissimo in porta avere la miglior difesa mostra che c’è organizzazione e qualità in difesa; dobbiamo solo imparare ad approfittare degli errori dell’avversario così come gli avversari hanno approfittato dei nostri. Ribadisco che abbiamo un ottimo collettivo dal quale poi grazie all’organizzazione emerge la qualità dei singoli: bastava segnare qualche gol in più ed avremmo potuto giocare per altri traguardi fino alla fine della stagione». Una parola su Panizzi alla seconda partita da titolare: «Quando giochi a tre in difesa la qualità dei difensori centrali nel saper impostare l’azione partendo dal basso è fondamentale, e lui ha saputo trovare molte situazioni per servire il mediano o la mezz’ala sbagliando pochissimo dopo un inizio difficile e sei mesi fuori rosa dove non ha mai mollato. Questo deve essere un insegnamento per altri che dopo una partita in panchina vengono a chiedere spiegazioni.

Ore 19.30 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana espugna il “Moccagatta” e torna a far punti in trasferta dopo due kappaò consecutivi lontano dalle mura amiche. Arma torna titolare e segna il suo decimo gol che gli vale un bonus. La squadra di Colombo è quinta e ha messo in cassaforte la partecipazione alla Tim Cup. Apprezzabili ed encomiabili i granata ed anche quei quasi cento tifosi che si sono sobbarcati i chilometri di distanza per mostrare il loro amore alla squadra. Senza più stimoli ma con un orgoglio che viene fuori dopo una sofferenza lecita. Senza fare regali, tirando fuori gli artigli quando serve e sapendosene stare dietro a soffrire mentre l’Alessandria provava a sfogarsi e mettere al sicuro la qualificazione ai play off (comunque certa, visto il kappaò del Padova). Compatti, in quei trentacinque metri di campo che hanno sempre lasciato la Reggiana unita e solida. Tanti indisponibili (gli infortunati Parola e Nolè, lo squalificato Bartolomei) ma anche tanto coraggio: Colombo è costretto a ritornare al 3-5-2 ed a scelte forzate che pagano la sua voglia di continuare ad onorare la stagione. «Voglio che tutti continuino a dare il massimo», aveva detto il tecnico, è così è stato. Panizzi titolare nel terzetto difensivo, recupera Bruccini ed anche Arma è rispedito nell’undici iniziale. Alla fine l’ha deciso proprio l’attaccante con la complicità di un Mignanelli ch’è apparso instancabile. La corsia di sinistra l’ha bruciata, costringendo l’Alessandria a soffrire quando si andava da quelle parti. I pericoli – se così possono esser definiti – arrivano quasi tutti nella prima mezzora di partita. L’Alessandria prova a chiudere la pratica subito: servirebbe un solo punto per la matematica qualificazione ai play off e col piede sull’acceleratore prova a mettere in cassaforte il risultato. Iocolano, l’unico veramente attivo nella squadra di Gregucci, corre e inventa. Poi però, quando la difesa a tre si trasforma in cinque (con Mogos sempre vicino a Spanò) e di spazi non ce ne sono più, Gregucci lo “spedisce” alle spalle di un Bocalon comunque troppo solo che non riesce a farsi largo tra le maglie granata. E intanto, con l’Alessandria che quasi sembra non averne più dopo l’arrembaggio iniziale, la Reggiana comincia a venir fuori: Mignanelli fa l’assist-man prima per Siega (che però s’addormenta a due passi da Vannucchi, 25′) e poi per Arma, alle prove generali per il gol con un terzo tempo da perfetto cestista al quale manca però la giusta precisione. E’ un campanello d’allarme che l’Alessandria non percepisce appieno: di ritorno dagli spogliatoi sembra quasi che sia la Reggiana a dover vincere a tutti i costi. Senza cambiare uomini Colombo riesce a toccare le corde giuste. La gara continua a viver d’episodi e quello generato dalla conclusione di Panizzi evidenzia quanta voglia ci sia nella Reggiana. Che alza il suo baricentro, fa la voce grossa e trova nel solito Mignanelli l’arma micidiale sull’out sinistro. Inventa per Arma (che fa dieci in stagione) che è lasciato troppo solo nel cuore dell’area di rigore e segna la rete dello 0-1. Poi, sempre con la complicità dei “soliti due”, la Reggiana sfiora il raddoppio (Vannucchi è bravo con i piedi) mentre l’Alessandria, tra i fischi generali del “Moccagarra” s’affida ad una rovesciata di Iocolano sulla quale Perilli non deve nemmeno intervenire. Il momentaneo pari del Padova arriva anche alle orecchie dei grigi: che s’innervosiscono, perdono un po’ la testa senza però riuscire comunque a mettere sul prato la giusta dose d’energia per ribaltare un risultato che la Reggiana prova a legittimare. Con la giusta dose di sofferenza. E di orgoglio, che non manca nonostante il campionato sia finito ormai già da un pezzo.

Ore 19.10 – (La Provincia Pavese) Protagonista della scorsa stagione del Pavia, Alex Pederzoli è tra gli “epurati” della scorsa estate e con il Pordenone si è tolto tante soddisfazioni. Ieri, a fine gara, in sala stampa oltre che presentarsi da vincitore si è tolto più di un sassolino nei confronti di chi l’ha messo ai margini la scorsa estate, fino a portarlo al passaggio al Pordenone. «Mi è dispiaciuto come è finita con il Pavia – esordisce Alex Pederzoli – ma allo stesso tempo per me è un onore che questa scelta sia stata fatta dal direttore (Massimo Londrosi, ndr) che c’era prima in questa società». Il centrocampista emiliano vuole chiarire alcuni particolari del suo addio al Pavia. «Non ho avuto ancora l’opportunità per farlo e oggi lo faccio volentieri – continua Pederzoli – perché io e l’ex direttore generale siamo due persone diverse nel modo di fare e nei comportamenti. Lui adesso ha avuto quello che si merita. Non ho problemi a raccontare come sono andate le cose. Lui mi ha chiamato per annunciarmi l’arrivo di Giovanni La Camera, chiedendomi cosa avrei voluto fare. La mia risposta, e la volontà di rimanere al Pavia è stata da subito chiara – continua l’ex centrocampista azzurro – gli ho detto che sarei rimasto sia per giocare una che venti partite, ma con un solo obiettivo, quello di vincere il campionato. Ci siamo lasciati serenamente. E invece tre giorni dopo non sono stato convocato per il ritiro». Pederzoli analizza la stagione del Pordenone e risponde alle domande su quella negativa del Pavia. «Prima di tutto mi piace precisare che al Pavia ci sono giocatori forti, a partire da diversi miei ex compagni di squadra – dichiara Pederzoli – poi qui c’è una proprietà che mi auguro che per la città rimanga a lungo, perché ti mette tutto a disposizione. Non c’è secondo me una potenzialità in Lega Pro superiore a quella che ha oggi il Pavia. La squadra paga sicuramente la “pulizia etnica” di quest’estate, fatta senza motivo da chi poi è emerso essere il cancro del Pavia. La forza di un gruppo come quello dello scorso anno è stato quello di partire da zero, ma che oltre alla qualità ha lavorato con grande entusiasmo. Senza queste caratteristiche non si va da nessuna parte. Si poteva dal gruppo presente ripartire con qualche innesto e non disfare tutto. C’era solo da consolidare». Pederzoli ha nostalgia del Pavia ? «Mi è dispiaciuto essere preso a calci nel sedere, ma sono legato a Pavia, ai suoi tifosi e a molti ex compagni – ribadisce Alex Pederzoli – al Pordenone devo dire grazie perché mi hanno dato fiducia a cinque giornate dalla chiusura del mercato d’agosto e qui con grandi doti umane abbiamo fatto un campionato splendido, con un budget che è un decimo di quello del Pavia. Dimostrazione che contano i valori umani sommati alle qualità individuali. Considerato il clima che ho visto oggi a Pavia penso che qui si debba ripartire creando fiducia: dal direttore all’allenatore, confermando un gruppo base per ricreare il feeling con l’ambiente e il pubblico».

Ore 19.00 – (La Provincia Pavese) Un anno fa, più o meno, la gara contro il Pordenone (1-0 con gol di Malomo) rilanciava il Pavia in vetta alla classifica. Ieri, invece, una squadra ormai senza più mete da raggiungere ha accompagnato la splendida cavalcata di un Pordenone che dalla retrocessione della scorsa stagione, con successivo ripescaggio e rifondazione della rosa, si è trasformato nella grande sorpresa del girone A. La vittoria al Fortunati col gol di Martignago a fine primo tempo permette ai friulani di mettersi quasi in saccoccia il secondo posto, visto che nell’ultimo turno in casa giocherà contro la già salva Giana Ermimio; per il Pavia, che ha avuto anche diverse occasioni per non perdere l’ultima gara in casa (davanti a un pubblico ormai incline nel migliore dei casi allo sfottò pesante) c’è la magrissima consolazione di non poter scivolare sotto il nono posto, che garantisce di giocare la Coppa Italia. Il Pordenone ha ben altre motivazioni e lo si vede subito, con il bel rasoterra di Mandorlini, altro ex azzurro (oltre a Pederzoli, Martin, Cattaneo, De Toni) e poi con il cross di Martin svirgolato a centro area da Martignago. Ma il Pavia – con tanti assenti – pur subendo il gioco e la maggiore convinzione degli avversari qualche buona azione la costruisce: l’imbeccata di Foglio per Marchi viene sprecata con un sinistro alle stelle a porta aperta, quindi un sorprendente Kladrubsky (l’oggetto misterioso finalmente in campo) si fa notare per le doti balistiche: prima sfiora il palo con un destro potente, quindi concede il bis e stavolta con la leggera deviazione di un difensore scheggia la traversa. Ma in questa stagione disgraziata anche la fortuna ha detto ciao e così poco dopo è il Pordenone a passare: Mandorlini scodella in profondità per Martignago che al 39’ in diagonale non sbaglia davanti a Facchin. Il pari potrebbe arrivare dopo 25” della ripresa quando Anastasia riesce e infilarsi a sinistra e a calciare un tiro cross che nessun azzurro è pronto a correggere in rete. Poi Foglio vince un contrasto aereo e punta la porta, ma il sinistro è parato in due tempi da Tomei. Una palla persa a centrocampo, però, innesca sull’altro fronte un guizzante Cattaneo – subentrato a Martignago, infortunatosi dopo il gol – e solo il piede di Facchin in uscita evita lo 0-2. Che potrebbe arrivare poco dopo sul destro al volo di Cattaneo sotto misura e poi con Beltrame chiuso ancora da San Facchin. La giostra di occasioni, da una parte e dall’altra, prosegue. Per il Pavia il rasoterra di Manconi dopo scambio sullo stretto con Ferretti, il quale a sua volta prima è chiuso da Tomei, poi scarica un sinistro violentissimo che dà l’illusione del gol, quindi prova il capolavoro da centrocampo (applausi, comunque); e ancora, la bella combinazione che porta al tiro invitante Grbac e il sinistro di Foglio ribattuto davanti alla porta da Pederzoli. Proprio a quest’ultimo il solito grande Facchin toglie la gioia del gol sulla punizione pennellata, e poco dopo sfiora il palo che invece è centrato da Berrettoni con un destro a giro.

Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Tranquillo, come se vincere a Pavia fosse una cosa normale, così come essere ancora secondi a 90′ dal termine della stagione regolare. Bruno Tedino si presenta in sala stampa con l’espresione di sempre, quella del giocatore di poker senza emozioni. Almeno apparenti. «Dopo aver raggiunto matematicamente i playoff nello scorso turno – esordisce il tecnico -, dovevamo dimostrare maturità e conservare la nostra mentalità di sempre. Quella che ci ha permesso di arrivare sin qui. Credo che i ragazzi siano riusciti a farlo bene». Tedino spiega poi le sue preoccupazioni pre-gara. «Era una partita difficile da affrontare – sostiene -. Avevamo tutto da perdere. Primo clima caldo della stagione e clima invece tiepido, nei confronti dei padroni di casa, sugli spalti. Siamo entrati in campo con la giusta concentrazione, disputando un ottimo primo tempo. Nella ripresa – continua il mister neroverde – abbiamo subito il ritorno orgoglioso del Pavia, ma potevamo anche raddoppiare, sia in ripartenza che con qualche altra buona occasione costruita». Ora resta soltanto la partita interna con la Giana. Poi gli spareggi per la B. Si può ancora migliorare questa già ottima stagione? «Io credo – risponde sempre pacatamente Bruno – che tutto si possa migliorare. Sempre. La società mi ha messo a disposizione un gruppo fantastico, con tanti giocatori che sono venuti a Pordenone per prendersi una rivincita nei confronti del recente passato. Anche questo ci aiuta. I playoff? Se sapremo essere più pericolosi davanti, potremo – riesce a sbilanciarsi, pur premettendo tutte le condizioni del caso – prenderci qualche altra bella soddisfazione anche nell’overseason».

Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il Pordenone non si ferma più. Vince anche al Fortunati e vendica lo 0-2 dell’andata in maniera ben più convincente di quanto potrebbe lasciar capire l’1-0 finale, firmato da Riccardo Martignago. Un gol, due legni, almeno altre tre occasioni da rete e il largo vantaggio nel possesso di palla raccontano meglio l’andamento della sfida. Per i ramarri è il diciottesimo successo stagionale. Permette loro di conservare il secondo posto (Bassano vittorioso 2-1 sul Padova) e di mettersi al riparo da ogni tentativo di rimonta dell’Alessandria, quarta, sconfitta in casa dalla Reggiana e ora a -6 a 90′ dal termine della stagione regolare. Come aveva garantito Tedino, il Pordenone non è pago di quanto (già tanto) fatto in questa stagione. Così comincia con autorità e personalità il match. Dieci undicesimi del 4-3-3 neroverde sono gli stessi del successo di 6 giorni prima con il Cuneo. L’unica variante è Martignago subito dentro al posto dell’infortunato Filippini. Il Pavia risponde con un 3-5-2 che vede il ceco Kladrubsky in cabina di regia. Davanti, al fianco di Ferretti, c’è Anastasia che Rossini preferisce a Cesarini (problemi muscolari). Comandano i ramarri. Pederzoli dirige e detta i tempi con maestria, Berrettoni arretra moltissimo a dare man forte al trio di centrocampo, Martin e Boniotti spingono sulle fasce. I lombardi attendono davanti a Facchin. I naoniani sono quindi costretti a provare da lontano con Mandorlini (7′), che fa sibilare la palla a un palmo dal palo alla destra del portiere. Splendida poi l’azione neroverde iniziata da Berrettoni e proseguita da Martin che serve Martignago. La conclusione dell’ex pistoiese è però da dimenticare. Si svegliano i padroni di casa e Kladrubsky prima spedisce un diagonale di poco sul fondo (26′) e poi centra la traversa (37′) con una conclusione dai 20 metri. Il ramarro li tacita subito, andando a segno con Martignago, deliziosamente servito da Berrettoni. L’attaccante ha poco tempo per gioire. Si fa male e viene rilevato 1′ dopo da Cattaneo. Nella ripresa il Pavia sembra partire con più decisione. Anastasia (fuori al 46′) e Foglio (respinta di Tomei al 54′) tentano invano di incidere. Poi comincia lo show personale di Cattaneo, sfortunato al 65′ e al 67′. La gara si accende. Al 71′ Tomei para in tuffo un rasoterra del neoentrato Manconi e sul rovesciamento di fronte Facchin lo imita sulla conclusione di Beltrame, anche lui entrato da poco al posto di Strizzolo. Finalmente si fa vedere Ferretti (72′), ma Tomei è ancora bravo e salva in angolo. Ora è duello fra portieri. Al 78′ Facchin tocca quanto basta per deviare sulla traversa un piazzato di Pederzoli. All’84’ Ferretti prova un pallonetto dal cerchio del centrocampo. La palla sorvola di poco la traversa. Un minuto dopo tocca a Berrettoni mordersi le dita dopo che la sua conclusione a giro, con Facchin fermo, manda la sfera a stamparsi sul legno alla sua destra. Finisce con il solito refrain, «Anche stasera festa verdenera, cantato dai supporter pordenonesi, mentre quelli di casa urlano in coro senza metafore tutto il disappunto per la fallimentare stagione pavese. Domenica per i ramarri ultima della stagione regolare alle 15 al Bottecchia con la Giana. Poi inizierà la splendida avventura nei playoff.

Ore 18.10 – (Messaggero Veneto) Per qualche minuto il Pordenone ha vissuto il sogno di chiudere secondo matematicamente con un turno d’anticipo, poi il Bassano ha segnato al Padova in extremis, rimandando così la pratica alla prossima settimana. Poco importa, però, perché Bruno Tedino guarda oltre ed esce comunque molto soddisfatto dalla gara col Pavia. Per la vittoria, questo è sicuro, ma soprattutto per la maturità e l’intelligenza che la sua squadra ha dimostrato. «La gara di oggi (ieri, ndr) era un test importante per noi: volevo vedere se la squadra, dopo aver raggiunto un obiettivo importante come la qualificazione agli spareggi promozione avesse la forza di rimanere sul pezzo. Direi che è successo in pieno – attacca il tecnico del Pordenone in conferenza stampa –. Non era così scontato riproporsi con una certa mentalità, e invece l’abbiamo fatto. Ci siamo, sono contento, e vogliamo continuare a recitare questo ruolo da protagonisti fino in fondo». Il trainer va poi ad analizzare la partita. «Abbiamo disputato un grande primo tempo – spiega –, soprattutto all’inizio, quando la squadra ha avuto il giusto impatto sulla gara. Poi nella ripresa abbiamo subìto il ritorno del Pavia, quindi siamo riusciti a creare molte occasioni per chiudere il match: averle sbagliate è il neo dell’incontro. Ma comunque vedo ancora dei margini di miglioramento, perché negli ultimi 25’ abbiamo fatto possesso palla guadagnando campo. Questo era un aspetto che volevo vedere». Poi Tedino chiude ricordando i suoi precedenti a Pavia, quando allenava la Pistoiese, fatti di due successi di cui, naturalmente, ricorda con precisione risultati e marcatori. Adesso, però, il suo pensiero è il Pordenone. E quei playoff che ora vedono qualificate aritmeticamente anche Foggia (girone C) e Alessandria. Restano da assegnare due posti nel gruppo del sud: in ballo Lecce, Casertana (a quota 60 punti) e Cosenza (57). Si può dire che le prime due siano nettamente favorite anche in virtù di una gara agevole all’ultima giornata. Oggi intanto gioca il penultimo turno il gruppo B, con Pisa e Maceratese in campo: dopo i loro impegni si saprà se il Pordenone continuerà a essere la seconda miglior seconda classificata, com’è attualmente. Chiusura col match-winner, Riccardo Martignago, uscito per infortunio poco dopo aver realizzato il gol, che teme di avere rimediato uno stiramento. «Ho sentito tirare il muscolo del flessore destro e sono stato costretto a fermarmi – spiega –. Martedì farò gli accertamenti e vedrò di cosa si tratta. E’ l’unico neo della giornata, coincisa con la gioia personale e di squadra. Questa è una vittoria importante e meritata, che ci permette di rimanere al secondo posto». Un guaio muscolare che capita nel momento sbagliato, perché il giocatore stava crescendo di condizione: probabile per lui uno stop di almeno due settimane. Da valutare martedì (giorno di ripresa) anche Filippini, neppure convocato per la gara di Pavia.

Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) Anche l’ultima, vera, salita è stata superata. Adesso – salvo sorprese – basta solo pedalare sino al traguardo. Perché il Pordenone è davvero a un passo da chiudere il campionato al secondo posto. Nella penultima giornata di Lega Pro, infatti, i “ramarri” battono il Pavia e, oltre ad avere la matematica certezza di un posto sul podio, tengono a un punto di distanza il Bassano, terzo, vittorioso sul Padova soltanto allo scadere: con un successo domenica prossima al Bottecchia contro la Giana Erminio, indipendentemente dal risultato dei giallorossi, si conserva la piazza d’onore, che dà il diritto di affrontare il primo turno dei play-off (in gara secca) in casa. La gara di Pavia la decide un nuovo protagonista, il 15º marcatore stagionale, Riccardo Martignago, che sigla la rete e poi deve lasciare il campo per un infortunio. Sfortunato, ma bravo: grazie alla sua prodezza la squadra torna a vincere in esterna dopo tre sconfitte – buon segnale in vista della post-season – e batte il Pavia a 32 anni dall’ultima volta. C’è poco altro da dire se non che, quello di Pavia, è uno dei tanti magici momenti che questo Pordenone regala alla città e ai suoi tifosi. I tre punti arrivano con merito ma anche con autorevolezza, perché la squadra va al Fortunati per imporre il suo gioco. E lo fa sin da subito. Berrettoni prima e Martignago poi si rendono pericolosi in avvio di gara, rispettivamente con un tiro da fuori terminato a lato e con una conclusione respinta da Facchin: sono loro le due “frecce” del 4-3-3 scelte da Tedino, armi che si riveleranno indovinate anche stavolta, come corretta è la scelta del modulo e degli uomini. Perché, dopo aver sofferto nella parte centrale, con anche un po’ di fortuna vista la traversa colpita da Kladrubsky al 37’, il Pordenone va in vantaggio: assist divino da parte di Berrettoni per Martignago, che approfitta di una dormita della difesa del Pavia: l’ex Cittadella arriva davanti a Facchin e lo fulmina con un destro preciso. E’ lo 0-1, meritato, che mette la gara in discesa per i neroverdi. Finisce invece il match per Martignago, che deve dare forfait per infortunio: al suo posto entra Cattaneo. Si va alla ripresa e l’incontro si fa vivace, emozionante. Il Pavia cerca il pari e il Pordenone il raddoppio. Ma i biancazzurri trovano Tomei attento, che devia prima una conclusione di Foglio e quindi una di Manconi e di Ferretti; i “ramarri” incontrano Facchin, che dice “no” prima a Cattaneo e poi a Beltrame, entrato al posto di uno Strizzolo come al solito generoso. Si entra nel finale di partita e il Pordenone sfiora di nuovo il raddoppio, ma la traversa nega prima la gioia all’ex Pederzoli e poi il palo a Berrettoni, autore di uno splendido tiro a giro alla Del Piero dal limite dell’area. Prodezze balistiche che avrebbero meritato altra sorte. Il Pavia prova a farsi pericoloso, ma non ci riesce: il Pordenone soffre ancora per tre minuti (quelli di recupero) e poi fa scattare la gioia. Espugnata anche Pavia, battuta la squadra che, nel girone d’andata, aveva inflitto una sconfitta significativa ai neroverdi: fu l’ultima prima della serie di otto vittorie di fila. Qualcuno, quel sabato di dicembre, fischiò Stefani e soci e suggerì a Tedino di smetterla col “tiki-taka”. A un girone di distanza, il Pordenone si trova secondo, pronto a giocarsi la serie B ai playoff. E con una città stavolta unanime nel considerare straordinaria questa squadra

Ore 17.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) C’è grande gioia in casa biancorossa nell’immediato post-partita. «Abbiamo fatto un’ottima partita sotto tutti i punti di vista — ha precisato il dg Andrea Gazzoli — la vittoria, meritatissima, ci permette di staccare il quintultimo posto e questo è l’aspetto più importante. A 45 punti non siamo ancora salvi ma già sabato al Menti abbiamo la possibilità di chiudere la pratica battendo la Virtus Entella. L’unica nota spiacevole è che non abbiamo potuto far festa insieme ai nostri tifosi, ma speriamo che possano festeggiare con noi nelle prossime partite un risultato più importante». Felice è anche Franco Lerda, soddisfatto della prestazione e della preziosissima vittoria ottenuta. «Abbiamo fatto la miglior partita nostra da quando sono a Vicenza — sottolinea l’allenatore dei biancorossi — l’unico neo è non aver fatto gol prima, perché dopo un primo tempo buono abbiamo fatto una ripresa straordinaria in cui ho contato dieci occasioni da gol e sarebbe stato un peccato non portare a casa una partita che si sarebbe potuta vincere anche 4-0 da quanto si è visto in campo. L’importante comunque sono i tre punti che però non sono sufficienti. Abbiamo bisogno ancora di 4 o 5 punti ma sono molto felice per questi ragazzi, che hanno dato dimostrazione di avere carattere e qualità e sono orgoglioso di essere il loro allenatore».

Ore 17.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Il Vicenza rialza la testa e vince a Brescia con un rigore di Galano al 91’. Ma sia chiaro: se il match fosse finito in parità, il risultato avrebbe avuto il pessimo sapore della beffa per i biancorossi. In campo infatti la squadra biancorossa ha giocato meglio degli avversari nel primo tempo, dominando per larghi tratti la ripresa in cui Galano, Vita, Giacomelli e Raicevic hanno sprecato almeno sei o sette nitide occasioni da gol. Il Vicenza ha dimostrato di avere più «fame», più condizione fisica e di saper controllare la gara in ogni zona del campo grazie ad una manovra lineare che ha spesso messo in chiara difficoltà il Brescia; l’unico neo, come ha sottolineato al termine del match Lerda, è stato quello di non essere più concreti davanti al portiere avversario e di aver fallito troppe occasioni in cui gli avanti biancorossi si sono dimostrati imprecisi al momento di trovare la rete. Soprattutto nell’ultima mezz’ora il Vicenza ha dominato il match trovando per ben tre volte con Giacomelli l’occasione per prendersi i tre punti, fermato dalla bravura del portiere Minelli e, quasi al 90’, da un palo esterno che pareva aver negato la vittoria. Ma non c’è stato però nemmeno il tempo di disperarsi perché Raicevic, su servizio di Giacomelli, è stato atterrato da Martinelli con il direttore di gara che senza esitazioni ha indicato il dischetto del rigore, penalty che Galano ha trasformato con freddezza e precisione. Un match che ha visto il Brescia giocare al di sotto del suo standard abituale, con un centrocampo in costante difficoltà rispetto alla mediana berica in cui Signori ha disputato una gara superlativa. Il match è stato in equilibrio solo nei minuti inziali, anche se la prima occasione da gol della partita è costruita e finalizzata da Sbrissa che al 12’ calcia dal limite un destro a giro che esce di poco alla destra del palo della porta di Minelli. Il Brescia si fa pericoloso al 24’, quando Kupisz crossa dal fondo per la testa di Caracciolo che supera Brighenti e schiaccia nell’angolino, dove però un superlativo Benussi riesce ad arrivare deviando in angolo con la mano sinistra. Da lì in avanti c’è solo Vicenza che sfrutta con abilità le corsie esterne, peccando solo al momento dell’ultimo passaggio e della battuta a rete. L’ultimo guizzo delle Rondinelle si registra al 46’ ancora con Caracciolo che in contropiede, dopo una palla persa da Moretti, calcia a lato da buona posizione. Nella ripresa il dominio del Vicenza è ancora più netto, le occasioni degli uomini di Lerda non si contano; prima Galano calcia sull’esterno della rete dopo un’azione personale, poi Vita, appena dentro l’area di rigore si fa parare il tiro da Minelli, e poi Raicevic si fa respingere la conclusione a botta sicura da Antonio Caracciolo. Al 62’ entra Giacomelli al posto di Sbrissa, e poco dopo (74’) l’ex pescarese fallisce tutto solo davanti a Minelli che riesce a deviare in angolo il tiro a botta sicura dell’attaccante biancorosso. Ancora Giacomelli quattro minuti dopo si libera di Venuti e trova l’angolino ma Minelli è ancora bravo a dire di no, e all’88’ è il palo a salvare la porta lombarda. Sembra una partita stregata, ma a pochi secondi dal 90’ Martinelli atterra Raicevic e il direttore di gara assegna il rigore: Galano calcia mandando il pallone da una parte e Minelli dall’altra. Pairetto fischia la fine e i giocatori del Vicenza che corrono a festeggiare sotto la curva vuota: un gesto simbolico per dedicare la vittoria a chi non ha potuto essere presente.

Ore 17.00 – (Giornale di Vicenza) Grazie alla fantasia del tifo biancorosso gli è stata anche cucita sulla maglietta l’etichetta di «Cannavaro dei Berici». E così ieri, nella pancia del Rigamonti di Brescia come se fosse in quella dell’Olympiastadion di Berlino, Nicolò Brighenti ha detto: «Avevo le lacrime agli occhi al gol di Galano, come se avessi vinto la Coppa del Mondo. Una partita così vale per dieci…». E un capitano così vale per sempre. Scherza: «’Sta vita qui non so per quanti anni la posso fare ancora… sono sincero eh!». Perché lo sa bene soprattutto lui quanto sia stata dura scrivere nero su bianco questo “più tre” in classifica. E siccome il capitano è anche il più saggio di tutti, ecco servita subito la perla di giornata: «Dobbiamo essere contenti, però non è mica finita… Perché la Serie B è strana e non dobbiamo dar niente per scontato. Sarebbe da folli adesso abbassare la guardia: bene, contenti, ci siamo tirati fuori meglio rispetto a qualche tempo fa però adesso manca…». Quanto manca, Nicolò? «Non ha ancora senso fare conti, però se vinci in casa con l’Entella le probabilità aumentano a due partite dalla fine. Altri conti, adesso, è inutile farli». PAROLA AI FATTI. Ha sempre ragione lui, e l’ha avuta pure su Andrea Caracciolo che per colpa sua, nel primo tempo, s’è preso una strillata niente male da Boscaglia. «Quando hai qualche cliente così scomodo devi giocartela in un altro modo, cercando di essergli sempre addosso e di giocare in anticipo altrimenti non la prendi mai… Al di là di questo, però, sono contento perché tutti abbiamo ripreso quello che abbiamo perso sabato scorso con lo Spezia. A parole avevamo detto di averla già superata, però l’abbiamo dimostrato in campo. Abbiamo ritrovato la cattiveria dell’ultimo mese che ci aveva portati a fare risultati positivi, e la vittoria all’ultimo momento non è stata un caso. Siamo un gruppo, vero, fatto di veri uomini». Che a fine gara hanno fatto un gesto di uomini che hanno anche un cuore grande così, andando a “tuffarsi” davanti la curva vuota dei tifosi ospiti. «Ci stava – chiude Brighenti – peccato che io non sia riuscito neanche ad arrivare fino in fondo perché davvero non avevo più le gambe». Ci tiene però a dedicare la vittoria a Maria, «la figlia della coppia di miei migliori amici che è nata proprio oggi pomeriggio alle due: ho trovato ora il messaggio sul cellulare!». Per il suo maschietto in arrivo, invece, aspetterà magari di fare le cose in grande, con un bel gol.SIGNORI, IL PROFETA. In settimana, invece, Francesco Signori aveva detto che bisognava cominciare la volata con 3 punti a Brescia. Così è stato. «E’ stata una partita difficilissima sotto tutti i punti di vista – spiega il centrocampista -, perché se non riesci a buttare dentro quelle cinque o sei palle gol che crei è dura. Ma siamo stati capaci di mettere in campo quella cattiveria che era mancata con lo Spezia». Lui, a differenza del compagno di reparto Moretti, il rigore di Galano l’ha guardato. «Mi sono messo sulla ribattuta, non si sa mai… ma Galano per fortuna è stato freddissimo».

Ore 16.40 – (Giornale di Vicenza) A luglio Cristian Galano era stato… venduto come l’acquisto che doveva fare la differenza. A fine maggio (o anche prima?) sapremo se aritmeticamente ha fatto la salvezza del Vicenza con un tiro da tre. Ma intanto, che si goda il momento senza etichette. Perché se Moretti non ce l’ha nemmeno fatta a guardarlo tirare, figurarsi quanto è stato difficile per Galano misurarsi la pressione in quella frazione di secondo.Quanto era pesante quel pallone quando l’ha posizionato sul dischetto?Sono andato sicuro di fare gol, perché i rigori li proviamo spesso anche in allenamento ed ero sicuro di me stesso, quindi non pesava tanto. È normale che alla fine hai più responsabilità ancora… però sul dischetto ci sono andato sicuro. E quanto ha stretto i denti per scendere in campo?Non stavo al cento per cento, ma al mister avevo detto che poteva contare su di me: alla fine sono riuscito a fare quello che mi ha chiesto.C’è una dedica per questo gol?Alla mia famiglia e alla mia ragazza, che sta a Bari.Tolto il rigore, avete però fatto una gran fatica a segnare…Oggi (ieri per chi legge, ndr) c’è stata un po’ di… sfiga, perché non soltanto con me ma anche con altri compagni la palla sembrava non volesse mai entrare. Ma si è visto un buon Vicenza.È stata la partita più sofferta a livello mentale?Il primo tempo è stato equilibrato, nel secondo abbiamo stra dominato creando tante occasioni con loro che sono stati salvati in molte circostanze da Minelli. Questa è la strada giusta e i tre punti sono molto, molto, molto fondamentali per la salvezza.Messa da parte l’euforia del momento, quanto manca davvero per tirare un sospiro di sollievo?Abbiamo visto che anche parecchi risultati delle squadre che stanno sotto di noi sono andati a nostro favore. Non dico che manca tanto, ma se vinciamo anche sabato con l’Entella siamo veramente a un passo dalla salvezza.Lerda ci ha tenuto a sottolineare che oltre ai tre punti la squadra ha giocato un bel calcio. È d’accordo?È vero, abbiamo espresso un buon calcio palla a terra dimostrando di avere degli ottimi mezzi che ti fanno dire che dispiace vedere questa squadra così in basso in classifica, perché con la rosa che abbiamo non c’è niente da invidiare a nessuno e potevamo essere molto più su. Quest’anno tra squalifiche e infortuni ci siamo trovati in difficoltà, ma non voglio certo trovare alibi adesso. Dobbiamo solo pensare a salvarciDopo ieri, quanto conta Galano per il Vicenza?Mi metto a disposizione della squadra, anche se so che tanti si aspettano di più. Garantisco che ci metto sempre il massimo e credo che, con i miei compagni, sto riuscendo a portare il Vicenza verso la salvezza. Sabato prossimo tocca all’Entella: ironia della sorte all’andata lei aveva segnato proprio su rigore…Non è neanche da ricordare, quello serviva solo al tabellino, invece quello di oggi pesa così tanto.

Ore 16.20 – (Giornale di Vicenza) La sciarpa biancorossa al collo è stata di ottimo auspicio. Franco Lerda a fine partita può giustamente sorridere e gonfiare il petto con orgoglio: «Questa è stata la nostra migliore prestazione – sottolinea -. Dopo un primo tempo comunque molto buono, abbiamo giocato una ripresa straordinaria». «Ho contato almeno dieci occasioni da gol importanti – aggiunge il tecnicvo – , mentre al Brescia abbiamo concesso praticamente solo quell’unico colpo di testa di Caracciolo. Questa squadra ha vinto, che era l’unica cosa importante, ma ha anche giocato veramente bene, adesso gioca meglio oltre a metterci grinta, e questo va rimarcato».La palla sembrava proprio non voler entrare…Infatti se non avessimo vinto sarebbe stato davvero brutto. A voler trovare l’unica pecca di questa partita, è che dovevamo essere più cinici, chiuderla prima, perché non si può giocare una gara così importante, a Brescia, con questa personalità, e non concretizzare una prestazione del genere. Però, d’altro canto, per certi versi è stato anche più bello così, gioire così tanto proprio all’ultimo respiro…Sono tre punti che pesano tantissimo: la salvezza, adesso, sembra davvero alla portata.Non possiamo dire di avere ancora compiuto la missione, ma di sicuro oggi abbiamo fatto qualcosa di importante. Adesso abbiamo 45 punti, io credo che ce ne vorranno altri quattro, forse cinque. Se poi ne basteranno tre, tanto meglio, ma l’importante è affrontare già la prossima partita contro l’Entella con lo stesso spirito, la stessa determinazione, la stessa personalità straordinaria che abbiamo messo in campo qui al Rigamonti. Sono orgoglioso di allenare questi ragazzi.Che valore ha avuto la corsa finale verso la curva vuota, là dove ci sarebbero dovuti essere i tifosi del Vicenza?In ogni partita, a prescindere dal risultato, i nostri giocatori hanno sempre voluto andare a ringraziare i tifosi, perché il loro sostegno non manca mai. Sarebbe stato bello averli qui con noi oggi, e i miei ragazzi giustamente hanno voluto dedicare loro questo gesto: è l’ennesima conferma dei valori umani importanti che ci sono in questo gruppo.

Ore 16.00 – (Giornale di Vicenza) Un bianco, per favore. E anche un rosso. Il Vicenza ha sbancato il Rigamonti. Al 91′. Su rigore. In uno stadio in cui il colore dominante è il blu, perchè ai tifosi del Lane è stata vietata la trasferta per motivi di sicurezza. Goduria pura.Il Vicenza ha sofferto poco o niente, e solo nel primo tempo, dove il solito Caracciolo, Andrea, si è confermato centravanti di razza sfiorando il gol in un paio di circostanze. Ha costruito, la squadra di Lerda, una decina di nitide occasioni, senza riuscire a concretizzarle; e così facendo ha rischiato grosso. Poteva finire male. Poteva essere una partita maledetta. Stradominata e persa alla fine, perchè il guizzo di un “Airone” devi sempre metterlo in preventivo. E invece per una volta è andata come doveva andare. Ha vinto chi ha giocato meglio, chi dal primo minuto all’ultimo ha cercato i tre punti con l’umiltà di chi ne ha bisogno veramente. Il Brescia parte forte e dopo appena 28 secondi semina il panico nell’area biancorossa. Al 4′, D’Elia prova dalla distanza (il Vicenza, specie nel primo tempo, si affida spesso a questi tentativi). All’8, è Brighenti a scaldare il destro; non però le mani di Minelli, poichè la sua conclusione da circa 25 metri termina alta. Al 12′, Sbrissa si sistema la palla sul destro e la spedisce di poco oltre il secondo palo. Il Vicenza trova ampi spazi e affonda soprattutto a sinistra, dove Sbrissa è pronto ad approfittare delle smagliature della retroguardia. Al 16′ è proprio lui a piazzare il destro al volo dal limite; i biancazzurri ribattono. A Brescia l’Airone-Caracciolo è una sorta di semidio e basta (18′) una mezza palla messa in mezzo da Kupisz, troppo lunga per il centravanti, per infiammare la curva bresciana. Ritocca al Lane: debole rasoterra, col destro, di Galano. E arriviamo al più grosso pericolo corso dai biancorossi. É il 24′: Kupisz guadagna il fondo e crossa; Caracciolo si avvita, Benussi è strepitoso e sulla linea di porta toglie la palla dell’1-0. Azione-fotocopia sulla fascia opposta, al 35′: Castellini effettua il traversone, Caracciolo sovrasta Brighenti ma la deviazione aerea è imprecisa. L’Airone è un giocatore rispettabilissimo, se non altro per le sue doti tecniche. Ma quando interviene fallosamente su Brighenti (40′), che resta a terra, e gli cammina sopra facendo finta di nulla, non ci fa proprio una bella figura. Siamo già oltre il 45′: Caracciolo (sempre lui!) riceve la sfera da Calabresi e a tu per tu con Benussi ha una mira assai infelice. La ripresa inizia con un destro alto di Sampirisi e l’invenzione di Galano che al 6′ si libera di Antonio Caracciolo e batte sull’esterno della rete. Il Vicenza è ancora pericoloso al 10′ (rasoterra di Vita bloccato) e al 17′, quando Galano soffia palla a Calabresi e tenta un diagonale che esce di un paio di metri. Sbrissa lascia il posto a Giacomelli (17′) e sul lato sinistro Jack, neoventiseienne (ieri il compleanno), si dà subito da fare. Tuttavia è Galano a spaventare Minelli, al 19′, con un delizioso pallonetto che il portiere alza sopra l’asta. Il vantaggio biancorosso pare destinato a non arrivare mai, perchè al 24′ è Raicevic a penetrare in area e tentare il colpo a sorpresa, ma la difesa si salva. Al 28′ l’undici di Lerda getta alle ortiche un’altra chance: Sampirisi lamenta il tocco di mano di Kupisz sul lato corto dell’area, si procede; Galano non si fida del suo destro e sugli sviluppi dell’azione Signori, dritto per dritto, calcia ma non trova lo specchio. Ma lo spazio temporale più assurdo e complesso si consuma tra il 30′ e il 46′. Giacomelli inaugura la saga degli errori, alla mezz’ora, calciando sul primo palo di sinistro, e trovando la respinta di Minelli; al 42′ è Raicevic, liberato da una spizzata di Galano in area, a farsi ipnotizzare dal portiere, quindi nella stessa azione Giacomelli conclude sul primo palo e Minelli si distende. Al 44′, Jack manca ancora l’appuntamento col gol ma stavolta ci si mette la sfortuna; servito da Galano, incrocia col mancino sul secondo palo e lo scheggia. Ma al 46′ avviene la svolta. Giacomelli lavora un ottimo pallone a sinistra e serve Raicevic che viene sgambettato da Martinelli, ammonito e pure espulso per qualche parola di troppo. Pairetto concede il rigore e Galano, l’uomo del Sud, gelido nel momento in cui occorre esserlo, piazza nell’angolino il rasoterra della vittoria. Al triplice fischio il Vicenza va a prendersi il silenzioso applauso dei suoi tifosi ed esulta. La salvezza è dietro l’angolo.

Ore 15.40 – (Gazzettino) Campeggia una grande “B” in tribuna est, con i tifosi che ancora ricordano il ritorno tra i cadetti conquistato due settimane fa. Tutto il settore è delimitato da striscioline di color granata, dalla parte opposta c’è invece un maxi striscione che riporta lo slogan cantato dai tifosi durante tutto il campionato: “Totalmente dipendente, non so stare senza te, ho il granata nelle vene”. E alla fine lo spettacolare 3-3 del Tombolato fa felici tutti, anche i padroni di casa che si sono fatti rimontare due gol ma che sono pronti a godersi i festeggiamenti. Il Cittadella comincia di gran carriera. Dopo appena 25 secondi Litteri spaventa Ravaglia con un destro a giro, poi al 7’ trova la rete dell’1-0: sull’invito di Paolucci, il bomber granata scatta sul filo del fuorigioco, salta il portiere in uscita e deposita nella porta rimasta sguarnita. L’attaccante raddoppia al 17′, mette a sedere anche Ravaglia con una finta e insacca. Tutto molto bello, tutto facile facile. La Cremonese non vuole fare la vittima sacrificale e accorcia le distanze al 20′: Alfonso ferma Maiorino, sul rimpallo la sfera arriva a Scarsella che insacca in rovesciata. Subito in avvio di ripresa Sansovini sfiora il gol con un gran sinistro che sorvola la traversa. Il bersaglio facile facile invece lo centra Schenetti, all’8′, infilando a porta vuota l’assist di Coralli. La truppa di Venturato sembra accontentarsi dei due gol di vantaggio, così Sansovini – il migliore della Cremonese – accorcia nuovamente le distanze con un sinistro angolato che sorprende Vaccarecci, subentrato ad Alfonso. Nemmeno il tempo per metabolizzare il gol subìto, che Maiorino agguanta il 3-3 con un gran tiro dal limite. Sgrigna manca il bersaglio con l’esterno destro su invito di Coralli, poi le squadre danno l’impressione di accontentarsi del pari. E le emozioni lasciano spazio alla festa.

Ore 15.20 – (Gazzettino) Roberto Venturato si sente due volte in casa nell’ultima partita di campionato al Tombolato con la Cremonese, squadra della città dove lui risiede. Forse per questo il tecnico granata entrando in sala stampa ha offerto un brindisi a tutti. «Una partita – commenta – che per occasioni create avremmo meritato di vincere, ma due nostre disattenzioni hanno determinato il risultato sul 3-3. Vorrei sempre la vittoria, ma plaudo comunque ai miei giocatori per quello che hanno dimostrato nel corso della stagione proponendo un calcio bello e aggressivo, per buoni tratti espresso anche in questa occasione. Adesso cerchiamo di fare bene con il Sudtirol e poi ci teniamo alla Supercoppa con le altre due vincitrici di girone Lega Pro». Sui singoli, precisa: «Alfonso ha lamentato un problema al polpaccio che si è indurito. Non abbiamo voluto rischiarlo». Su Litteri conclude: «Una stagione alla grande, ma a Cittadella altri attaccanti hanno fatto bene sia per la squadra che per se stessi». Dal Tombolato c’è fretta per andare in piazza Pierobon, dove è organizzata la festa della città, che inizia con il saluto da parte dei rappresentanti delle istituzioni. «Il Cittadella – dichiara il sindaco reggente Luca Pierobon – ha creduto nel ritorno immediato in serie B e ha raggiunto l’obiettivo con grande merito offrendoci partite fantastiche. Abbiamo uno stadio magnifico, dobbiamo riempirlo. Vi invito tutti a sostenere la squadra perchè se lo merita. Grande Citta». L’assessore allo sport Francesco Pozzato sottolinea: «Un anno fa non è stato difficile trovare l’accordo con la società per la copertura delle tribune est. Quando c’è collaborazione si ottengono grandi risultati e la realizzazione di questa copertura qualifica l’intero impianto sportivo. Il Cittadella è stato il grande protagonista di questo campionato con risultati che danno merito alla società, alla squadra, ai tifosi». L’assessore regionale Giuseppe Pan, già sindaco di Cittadella, aggiunge: «Porto il saluto del governatore Luca Zaia e mi congratulo per questo grande traguardo raggiunto. Il merito va a tutti coloro che sono stati artefici di un successo che promuove la nostra città in ambito nazionale e internazionale. Il Cittadella tornerà a confrontarsi con realtà di prestigio tenendo alto il nome e l’onore del nostro territorio. La serie B significa essere noi tutti nell’elite nazionale».

Ore 15.00 – (Gazzettino) Cittadella per un giorno si tinge di granata, negozi compresi: è il giorno della squadra di Venturato, fresca di promozione in serie B. E la partita con la Cremonese è servita “solo” per scaldare gli animi della tifoseria e di tutti i curiosi che riempiono la piazza Pierobon, in attesa dell’arrivo dei giocatori. L’amministrazione comunale ha allestito un palco per l’occasione, e annunciato l’evento su tutti i display luminosi del territorio. E in effetti la gente ha accolto l’invito con grande entusiasmo. Quasi tutti i presenti, grandi e piccini, indossano la maglia celebrativa della promozione, ne sono state stampate ben 3.500. Con un quarto d’ora di ritardo rispetto all’orario previsto, inizia lo show: si accendono i fumogeni granata sopra Porta Treviso, da dove fanno il loro ingresso le majorettes del gruppo “Ciro Bianchi”, quindi il complesso bandistico. Poi la sorpresa, che strappa il sorriso e accende l’ironia dei presenti. I giocatori arrivano in piazza su un rimorchio trainato da un trattore, tutti indossando il cappello di paglia. La parodia perfetta dei “cugini di campagna”, come sono stati scherzosamente definiti dalla tifoseria del Padova, con il portiere Alfonso mattatore del gruppo, e Vaccarecci al suo fianco a suonare il tamburo. Ci sono poi Lora e Paolucci con il sigaro in bocca, Schenetti invece preferisce il bottiglione di prosecco. E via ai cori. Ce ne sono per tutti, dall’allenatore al diggì Marchetti che si accomoda sul rimorchio a farsi fotografare e firmare autografi. C’è un cappello di paglia da indossare anche per lui e per il Venturato, che salgono sul palco preceduti dal sindaco Luca Pierobon, dall’assessore allo sport Francesco Pozzato e da quello regionale Giuseppe Pan. Il presidente Andrea Gabrielli ricorda l’annata, anche nelle difficoltà incontrate sul cammino della squadra di Venturato: «Abbiamo vissuto un campionato ricco di soddisfazioni, vanno riconosciuti i meriti di un gruppo fantastico, del nostro allenatore e del direttore generale». Un pensiero il numero uno del Cittadella lo riserva a Lino Pierobon, storico team manager granata, scomparso a inizio stagione: «Rinnovo l’invito a tutti i presenti per il prossimo anno, in serie B. C’è bisogno del sostegno di tutti per affrontare al meglio la stagione». Anche il vice presidente Giancarlo Pavin rivive i momenti salienti della stagione, prima di ringraziare la famiglia Gabrielli per il sostegno pluriennale a questi colori. Un’autentica ovazione accompagna l’intervento di Stefano Marchetti, che scandisce una semplice quanto significativa frase: «Ho due sole parole da dire: serie B!». Un grido che sa di liberazione per il dirigente, dopo l’amarezza patita un anno fa con la retrocessione in Lega Pro. E in piazza sono cominciati lo sventolio delle bandiere e i cori: «E io già lo so, che l’anno prossimo giocherò di sabato…». È la volta di Piergiorgio Gabrielli, anch’egli invita i tifosi allo stadio: «La serie B è difficile, l’abbiamo visto negli anni scorsi, per raggiungere grandi risultati serve l’aiuto dei tifosi, assieme possiamo disputare un buon campionato». Ecco sul palco l’allenatore Roberto Venturato, solitamente molto composto, come l’ha descritto anche il suo predecessore Claudio Foscarini nei giorni scorsi. In questa occasione, però, fa uno strappo alla regola, e davanti al microfono grida da vero ultrà: «Iori, Pascali e tutti i giocatori là in fondo alla piazza, la promozione è tutta vostra!». I giocatori rispondono a tono con il coro: «Venturato superdotato…», tra i sorrisi dei presenti. Infine sul palco sono chiamati loro, i protagonisti della stagione, come giustamente li hanno definiti Stefano Albertin e Pierluigi Basso, i conduttori della festa. Dal portiere Alfonso fino a Zaccagni, i nomi sono scanditi e ripetuti dai tifosi. Perché come ha detto Manuel Iori a fine pomeriggio, «a Cittadella saremo anche pochi, ma siamo genuini, una grande famiglia».

Ore 14.40 – (Mattino di Padova) La festa continua, ed è inevitabile che sia così per la squadra che ha dominato il suo girone di Lega Pro. Nonostante l’inaspettata rimonta che ha portato la Cremonese ad impattare sul 3-3, al fischio finale del Tombolato hanno risuonato le note di “We are the champions”. Il Cittadella si è congedato dal proprio pubblico in campionato con un classico pareggio da fine stagione, tra due squadre che non hanno più nulla da chiedere alla classifica. Alla fine sono usciti sei gol, in una gara pirotecnica che ha consacrato la stagione di grazia di bomber Litteri, autore di una doppietta e giunto a quota 14 reti in campionato. SUPER LITTERI. Per un attimo il centravanti catanese ha anche strizzato l’occhio allo scettro di capocannoniere, che resta in mano al cremonese Brighenti, autore di 16 gol, ma ieri a secco. Venturato si concede un ritocco per reparto: Cappeletti sostituisce Pascali al centro della difesa, Paolucci prende il posto di Lora a centrocampo e Coralli va ad affiancare Litteri in avanti. Il clima è festoso in campo e sugli spalti, c’è il sole, nessuna delle due squadre ha bisogno di far punti per sistemare la classifica. Insomma, gli ingredienti per una sfida spettacolare ci sono tutti, e infatti l’avvio è a spron battuto. Il Citta non pare sazio e con due azioni in fotocopia si porta sul 2-0 dopo 17 minuti. Brava la squadra di Venturato a trovare le verticalizzazioni veloci, molto meno brava quella di Rossitto a tenere compatta la difesa. Al 7′ Iori lancia di prima intenzione per Litteri, che si invola verso la porta e scarica un destro imparabile. Dieci minuti dopo ancora Iori è libero di impostare nella propria metà campo e a sessanta metri dalla porta avversaria lancia ancora in verticale. La retroguardia ospite sbaglia il fuorigioco e Litteri trova ancora lo spazio per involarsi. Briganti prova il recupero in extremis ma l’attaccante lo mette a sedere con una finta, prima di eludere anche il portiere e segnare il raddoppio. Seconda doppietta in campionato per Litteri, la cui permanenza a Cittadella rischia di essere il prossimo tormentone dell’estate. CITTA RILASSATO. La Cremonese parte malissimo proprio come un mese e mezzo fa contro il Padova, ma come all’Euganeo ha il merito di rientrare in partita. Al 20′ i granata si fanno infilare sulla destra, Alfonso è bravo a salvare su Maiorino ma non può nulla sul tap-in in rovesciata di Scarsella. Una gara allegra, gli attaccanti hanno spazio per far male e sul finire del primo tempo ci prova due volte Chiaretti, ma Ravaglia gli nega la gioia del gol. Mentre si fa festa anche all’intervallo (la società che premia con una targa il tifoso storico Marcello Miotto), nella ripresa sale in cattedra Polucci. Prima ci prova due volte ma non trova il gol, quindi serve un gran pallone in profondità a Coralli, che a tu per tu con il portiere appoggia a Schenetti che a porta vuota infila il 3-1. Siamo all’11’ e il Citta sembra pronto ad archiviare la 23esima vittoria stagionale. E invece si rilassa troppo, Venturato sostituisce anche il portiere Alfonso con il vice Vaccarecci, il quale non si dimostra particolarmente reattivo sul destro da fuori area di Sansovini che al 20′ trova il 3-2. Il numero 12, invece, non può nulla sul gol più bello di giornata. È il 23′ quando Maiorino, servito dall’ottimo Scarsella, calcia al volo dal vertice destro dell’area di rigore, insaccando il pallone sotto l’incrocio dei pali più lontano. E nel finale la Cremonese va vicina al colpaccio con la traversa colpita da Pacilli. Ma a quel punto il Citta stava già pensando alla festa in piazza.

Ore 14.20 – (Mattino di Padova) Arrivano in trattore, con il cappello di paglia in testa. Come a dire: ricordate il derby con il Padova e quando ci prendevano in giro chiamandoci “cugini di campagna? Eccoci qui, adesso a gioire siamo noi. È iniziata così la festa promozione del Cittadella, con Iori e compagni sulla scalinata del duomo a cantare i cori dei tifosi, dal lato opposto al palco montato in piazza Pierobon. Il centro, animato da oltre duemila persone, ha iniziato a popolarsi dalle cinque e mezza, ma i protagonisti si sono fatti attendere, mentre un fumogeno granata sulla torre di Porta Treviso annunciava alla città che la festa stava per iniziare. In sottofondo, a riempire l’attesa, le note della banda “Ciro Bianchi” con le majorettes che sfilano. Appesa al municipio, la gigantografia di Angelo Gabrielli, più che il fondatore, un padre per molti dei presenti. Prende la parola suo figlio Andrea: «È stato un anno difficile, ma ripagato da questa enorme soddisfazione. Un pensiero particolare, in questo momento va a Lino Pierobon, il nostro team manager, mancato a inizio anno. E ringrazio soprattutto Stefano Marchetti, il vero artefice di questo risultato, e questo gruppo meraviglioso, come non si vedeva da anni. E ora ci aspetta una Serie B da protagonisti!». Tocca poi al vicepresidente Giancarlo Pavin impugnare il microfono e ricordare i 50 anni trascorsi nella società: «43 al fianco di Angelo e Piergiorgio, e 7 con al vertice Andrea: questa promozione è loro». E poi ecco Marchetti: «Ma io ho solo due parole da dire: Serie B!», urla come un vero ultrà. E Bobo Venturato non è da meno, per entusiasmo: «Iori, Pascali, mi sentite?», grida richiamando l’attenzione dei suoi, dall’altra parte della piazza, «Oggi la cosa più importante è ringraziare voi». È, in fondo, quello che aveva dichiarato subito dopo il match vinto sulla Cremonese: «Avrei voluto vincere, devo però riconoscere ai ragazzi di avere carattere e non aver mai mollato, dobbiamo essere contenti di ciò che abbiamo fatto in questi nove mesi nonostante questo pari». Quindi tocca ai giocatori godersi il loro momento di gloria. Il primo a essere chiamato sul palco è Enrico Alfonso, il “capopolo”, lo acclamano i due speaker Stefano Albertin e Pierluigi Basso, ricordando come arringava i tifosi appollaiato sulla traversa della porta del Tombolato dopo il successo sul Pordenone. E via via gli altri, in rigoroso ordine alfabetico, Amato, Benedetti, Bizzotto…, con i vari soprannomi, da “Terminator” Litteri a “tarantola” Minesso, mentre il popolo granata scandisce i cognomi. E si va avanti, con i cori, intonati a squarciagola dal palco e dai tifosi, con il vero inno della promozione: “Totalmente dipendente / non so stare senza te / ho il granata nelle vene / tifo il Citta olé”.

Ore 14.00 – (Corriere del Veneto) In duemila in piazza Pierobon, ad acclamare un gruppo che ha regalato una stagione straordinaria. Ritorno in serie B al primo tentativo, legame sempre più stretto con la città e bagno di folla per festeggiare la promozione come meritava. Il Cittadella si gode la passerella finale di un campionato da incorniciare e per farlo si getta fra le braccia dei propri tifosi in pieno centro all’interno delle storiche mura. «Spero di vedervi tutti allo stadio sempre più numerosi — esulta il presidente Andrea Gabrielli — torniamo in B dopo un anno difficile e per me è una ripartenza, un modo per ripartire con entusiasmo. Devo ringraziare il dg Marchetti, l’artefice dietro la scrivania di questa cavalcata, un protagonista in campo come Venturato e dei ragazzi fantastici, un grande grazie alla città che è vicino alla squadra ed un grazie a Lino Pierobon, in ricordo di una persona che ci ha lasciato ad inizio campionato ma che ci è sempre stato vicino». Si vedono tutti, a raccogliere il meritato applauso di Cittadella, dal vicepresidente Giancarlo Pavin, figura storica di questa società, al dg Stefano Marchetti, artefice ancora una volta della gestione praticamente perfetta di un gruppo capace di dominare il girone A dalla prima all’ultima giornata, rimanendo, di fatto, sempre in testa al campionato. E così i giocatori che sfilano col cappello da contadino sono uno sfottò nemmeno così implicito al Padova, che a pochi chilometri di distanza dice addio ai playoff perdendo a Bassano nonostante il ko dell’Alessandria. «Contadini» contro «cittadini», la rivalità che cresce dietro le quinte si consuma anche così, a partire dal capopopolo Enrico Alfonso, divenuto celebre per un coro che ha fatto il giro del web. Proprio il portiere granata è fra i più acclamati, ma ci sono tanti applausi anche per Litteri, 14 gol e tanta sostanza, Coralli, Pascali, Iori e via via tutti gli altri. Nel pomeriggio, poco prima della festa, i granata avevano pareggiato 3-3 con la Cremonese una partita buona solo per gli archivi: doppietta per Litteri e rete di Schenetti per il Cittadella, mentre per la Cremonese a segno Scarsella, Sansovini e Maiorino. Da segnalare il cambio obbligato Alfonso-Vaccarecci e la papera di quest’ultimo sulla rete di Sansovini. Superba la prestazione di Litteri, molto bene anche Iori e Coralli in versione assist-man.

Ore 13.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Rincorre i 90 punti un Venezia che ospita il Giorgione al Penzo (ore 15) per brindare tra le mura amiche alla Lega Pro ritrovata. A una settimana dalla matematica promozione gli arancioneroverdi tornano a Sant’Elena, davanti al presidente Joe Tacopina e ai tifosi riammessi venerdì dopo la cancellazione del «porte chiuse» inizialmente inflitto dal Giudice Sportivo dopo il 3-3 di Rasai. «Sarebbe stato un peccato dover giocare una partita di questo tipo davanti a spalti desolatamente vuoti – il sollievo dell’attaccante Riccardo Lattanzio -. Sta a noi dedicare ai tifosi un’altra vittoria. Siamo a quota 86 punti, ci restano Giorgione e Triestina per raggiungere quota 90, simbolica ma ancor più dimostrativa della nostra grande annata». Lo scorso anno Lattanzio aveva contribuito alla promozione in Lega Pro della Fidelis Andria allenata da Giancarlo Favarin. «Quella appena ottenuta con il Venezia è una vittoria diversa, perché al sud la «cattiveria» risulta più decisiva delle qualità tecniche – il parallelo del 27enne pugliese -. Qui le doti dei singoli sono emerse al meglio da un gruppo coeso, nel quale tutti si sono messi a disposizione del mister che ha gestito al meglio le rotazioni». Oggi contro un Giorgione bisognoso di punti-salvezza Lattanzio pare in ballottaggio come prima punta con un Paolo Carbonaro ristabilito. «Da un pò convivo con i postumi di una botta alla caviglia ma ci sono – assicura l’attaccante palermitano, 11 reti all’attivo finora, record carriera – anche perché dopo la promozione in Lega Pro ci aspetta un finale di stagione a dir poco stimolante. Basta pensare alla poule scudetto con Piacenza, Parma e altre squadre blasonate». Anche Carbonaro, autore di una doppietta nel 6-0 dell’andata a Castelfranco, sorride per il mancato stop imposto ai tifosi.
«Ogni altra decisione sarebbe stata tristissima, ora vogliamo dimostrare che non siamo certo appagati. Lo dico in primis per me stesso, dopo aver giocato soprattutto per la salvezza finalmente ho contribuito alle sorti di una squadra che ha vinto il campionato. Un risultato meritato che vogliamo onorare fino in fondo».

Ore 13.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Turn over in campo e festa per tutti. E’ una giornata particolare per il Venezia, che oggi affronta il Giorgione da neopromosso in Lega Pro. Riaperte le porte del Penzo, dopo l’accoglimento del ricorso, squadra, società e staff faranno festa con i tifosi prima del fischio d’inizio. In testa il presidente Joe Tacopina, che atterrerà dagli Usa stamattina e da Tessera andrà direttamente allo stadio. Il programma, pur preparato in gran fretta solo dopo l’accoglimento del ricorso, prevede la presentazione uno per uno dei protagonisti della stagione, con un momento particolare sotto la curva dei tifosi. «Ci aspettiamo una grande risposta di tutti coloro che tengono a questa squadra: che lo dimostrino venendo allo stadio», è l’appello del direttore generale Dante Scibilia, reduce dalla vittoria in Corte sportiva d’appello del ricorso contro il provvedimento di chiusura del Penzo. Dopo la promozione conquistata a Seren del Grappa, in settimana era infatti arrivata la sanzione del giudice sportivo a causa dello scoppio di alcuni petardi. Venerdì a Roma la società ha fortunatamente ottenuto lo «sconto di pena», commutando la chiusura dello stadio in una multa. «Sarebbe stato un peccato rovinare una festa che meritiamo di vivere tutti assieme — è il commento di mister Giancarlo Favarin — a Rasai si respirava soltanto euforia, niente di più, solo un clima di grande festa per il traguardo appena raggiunto». E proprio in forza della promozione ottenuta, oggi in campo scenderà una formazione ampiamente rimaneggiata, in modo da dare spazio anche a chi nel corso della stagione ha giocato di meno. In porta ci sarà Andreatta, mentre in difesa si vedranno Ferrante, Beccaro e Taddia, con Calzi e Marcolini in mediana. Spazio anche per Chicchiarelli e Lattanzio. Tutti i giocatori sono stati convocati e parteciperanno alla passerella iniziale, compresi i giovani della Juniores Roberto Strechie, Filippo Serena (figlio dell’ex mister Michele) e Michael Fiore. La partita ha però un significato importante per l’avversaria: il Giorgione è infatti a caccia di punti, solo due punti sopra la zona retrocessione e a -3 dalla salvezza diretta. Ingresso gratuito per gli under 18 e corse bis da piazzale Roma. La penultima giornata del campionato mette in programma anche il derby tra Calvi Noale e Mestre (ore 15), tutte e due senza più obiettivi da cogliere, se non quello di salutare nel migliore dei modi i tifosi. Ha invece nel mirino i play out la Clodiense, oggi impegnata allo stadio Ballarin (ore 15) nello scontro diretto con il Villafranca.

Ore 13.00 – (La Nuova Venezia) Destinazione Sant’Elena. Per far festa, e stringersi attorno a Giancarlo Favarin e ai giocatori. Dopo il trionfo a Rasai, il timore di giocare a porte chiuse dopo la sentenza del giudice sportivo, il sospiro di sollievo con l’accoglimento del ricorso, arriva finalmente il giorno del tripudio. Seicento tifosi hanno festeggiato ai piedi delle Prealpi Feltrine, oggi Sant’Elena deve riempirsi come nei giorni speciali, anche per gratificare lo sforzo della società per azzerare il nuovo verdetto dello stadio a porte chiuse. Ultima partita casalinga della stagione regolare, penultima in assoluto in attesa di ospitare Piacenza o la vincente del duello tra Bellinzago e Caronnese nella poule scudetto. Il Penzo si veste di arancioneroverde come nei giorni migliori, pronto ad accogliere i propri eroi, come era accaduto nel 2001 con il Venezia di Prandelli contro l’Empoli (finì 2-2 con un rigore trasformato da Gigi Brivio), promosso a Ravenna, come capitò nel 2006 con il Venezia di Nello Di Costanzo contro la Pro Vercelli (1-1), promosso al Lido di Jesolo. Destino “strano” per il Venezia, otto promozioni dopo la fusione nel 1987 e solo due festeggiate in diretta al Penzo (nel 1998 in serie A contro la Fidelis Andria, nel 2012 in Seconda Divisione contro l’Itala Gradisca). In casa poteva arrivare anche la promozione del 2013 in Lega Pro, ma l’inagibilità del Penzo (con le torri-faro traballanti) obbligò i tifosi a tingere di arancioneroverde il Mecchia di Portogruaro contro il Monza. Stamattina arriva anche il presidente Joe Tacopina da New York, sarà grande festa in tribuna per l’avvocato americano che poi scenderà in campo per festeggiare con i giocatori e i tifosi: il Venezia Football Club ha preparato le t-shirt celebrative da distribuire all’ingresso dello stadio, diverse da quelle indossate da dirigenti, staff tecnico, collaboratori e giocatori a Rasai di Seren del Grappa con la scritta “VFC is baCk” con la C maiuscola a evidenziare il ritorno in Lega Pro. Prima della partita è prevista la presentazione all’americana di tutti i giocatori della rosa, tanto è vero che ieri Favarin li ha convocati tutti, con l’aggiunta dei giovani Michael Fiore, Filippo Serena e Roberto Strechie. Come in passato, i giocatori potrebbero decidere di portare in campo i figli. A uno a uno, da Vicario e Chicchiarelli, saranno chiamati in campo gli artefici della promozione per ricevere il plauso personale da parte di tutto lo stadio. Dovrà essere la festa dei bambini, ecco il motivo dell’iniziativa di far entrare gratis tutti i ragazzi al di sotto dei 18 anni. Ci saranno poi le coreografie dei tifosi, in particolare della Curva Sud VeneziaMestre, sempre vicina in casa e in trasferta alla squadra e con numeri sempre più alti partita dopo partita.

Ore 12.40 – (Gazzettino) Mancano due punti al Campodarsego per blindare il secondo posto, obiettivo che la truppa biancarossa punta a centrare oggi alle 15 al Gabbiano nella sfida con il Belluno, quarta forza del campionato che deve guardarsi alle spalle dalla Virtus Vecomp. «Cercheremo di raccogliere il massimo – esordisce Antonio Andreucci – anche se nell’ultimo periodo abbiamo avuto più difficoltà. Ma ho grande fiducia nei miei giocatori che finora sono stati sempre responsabili. Affrontiamo un avversario tosto che per il terzo anno di fila ha centrato i play off, ha un allenatore tra i migliori della categoria che tra l’altro è anche un amico, e giocatori del calibro di Corbanese, Bertagno e Calcagnotto. Questo per dire che sappiamo di avere davanti una bella sfida». In settimana c’è stata la sfuriata del diggì Gementi che ha puntato l’indice contro la squadra, rea ultimamente di scarso impegno. «I ragazzi hanno accettato la critica, che ritengo valida solo per il secondo tempo di domenica scorsa. Credo che siano state parole volte a fare avere loro l’atteggiamento giusto fino alla fine. Ripeto, ho grande fiducia nei miei giocatori». Sono squalificati Bedin, Aliù e Buson. ESTE. Il terzo posto è in cassaforte, resta un barlume di speranza di soffiare la seconda piazza al Campodarsego e ci proverà nella trasferta con la Liventina che è a caccia di punti salvezza. Così Andrea Pagan: «Al di là di quello che sarà il risultato del Campodarsego, siamo molto orgogliosi del piazzamento conquistato, che a inizio stagione era inimmaginabile e che è stato frutto del lavoro svolto dai ragazzi gara dopo gara. Andiamo a Motta di Livenza per vincere, anche perché abbiamo la possibilità di migliorare il punteggio ottenuto nel girone d’andata (36 punti, ndr) e sarebbe un altro obiettivo raggiunto. Non sarà facile con un avversario che giocherà alla morte perché ha bisogno di punti, ma andremo per raccogliere il massimo». Tra i giallorossi non ci sarà lo squalificato Busetto. LUPARENSE SAN PAOLO. Vuole congedarsi al meglio davanti al proprio pubblico nella sfida con la Triestina. Sono ko Faggin, Sanavia, Abubakar, in dubbio Pregnolato; convocati gli juniores Scandilori, Parpajola e Segalina. «La fortuna non ci ha sorriso più di tanto con gli infortuni nell’ultimo periodo – afferma Enrico Cunico – La squadra ha comunque lavorato bene e dovremo trovare le motivazioni perchè la Triestina ne avrà molte più di noi per giocarsi la salvezza. Dobbiamo finire bene il campionato dopo una seconda parte di stagione alla grande». ABANO. Ultimo appuntamento allo stadio delle Terme con l’Union Ripa Fenadora, alla quale basta un punto per festeggiare la salvezza, traguardo già raggiunto dagli aponensi. Ecco Karel Zeman: «Sapendo che il risultato non conta, possiamo giocare liberi mentalmente. Mi interessa soprattutto la prestazione, e speriamo che ci sia modo di vedere all’opera alcuni ragazzi che possono essere utili per il futuro». Assente per squalifica Bortolotto, acciaccati Zattarin, Maistrello e Caridi.

Ore 12.20 – (Mattino di Padova) Centottanta minuti per chiudere al meglio. Oggi le quattro squadre padovane di Serie D affronteranno la penultima fatica (ore 15): per Campodarsego ed Este le sfide con Belluno (in casa) e Liventina (in trasferta) saranno ottimi test in vista dei playoff di metà maggio, mentre Abano e Luparense se la vedranno con Union Ripa e Triestina (entrambe fra le mura amiche) con la serenità di chi sta per riporre gli scarpini nell’armadietto. CAMPODARSEGO. Per il “Campo” i risultati parlano chiaro: dopo il decollo del Venezia (che domenica scorsa ha festeggiato la promozione in Lega Pro) non sono mancate le prestazioni deludenti e gli annessi pareggi con Levico, Tamai e Fontanafredda. In settimana il diesse Attilio Gementi ha chiesto a capitan Bedin e colleghi un cambio di rotta per onorare una stagione – almeno fino allo scontro diretto col Venezia – semplicemente fantastica. Allo stadio “Gabbiano” arriverà il Belluno (arbitro Valentina Finzi di Foligno), che deve difendere il quarto posto dall’attacco della Virtus Vecomp. Formazione (4-3-3): Vanzato; Arthur, Gal, Poletti, Buson; Bedin, Piaggio, Pelizzer; Cacurio, Radrezza, Aliù. All. Andreucci. ESTE. La terza piazza messa in banca grazie al 2-0 con la Luparense ha riportato tranquillità. Mister Andrea Pagan, però, vuole vincere ancora per sistemare record e statistiche. In casa della Liventina (arbitro Alessio D’Amato di Siena) i giallorossi potrebbero migliorare i 36 punti della prima metà di campionato senza aspettare il derby finale con l’Abano dell’8 maggio. Sfizi e dettagli ai quali non potrà badare la formazione trevigiana, in piena lotta per evitare i playout. Formazione (4-3-3): Lorello; Tiozzo, Montin, Guagnetti, Colombara; Caporali, Arvia, Maldonado; Ferrara, Marcandella, Mastroianni. All. Pagan. LUPARENSE. I Lupi giocheranno l’ultima al “Gianni Casée” contro una Triestina (arbitro Ignazio Pennino di Palermo) che vuole salvarsi anche per regalare una gioia ai tifosi, riavvicinatisi all’Alabarda grazie alla nuova proprietà rappresentata dall’ex calciatore Mauro Milanese. Il tecnico Enrico Cunico vuole dare spazio a chi ha giocato meno. Formazione (3-4-3): Murano; Pregnolato, Baggio, Severgnini; Perosin, Cavallini, Pignat, Roveretto; Giglio, Pittarello, Beccaro. All. Cunico. ABANO. Il match casalingo con l’Union Ripa (arbitro Alex Feraudo di Chiavari) sarà poco più di una sgambata per l’Abano di mister Karel Zeman, già salvo, contro una squadra che cerca un punto per mettersi al sicuro. Il Boemo junior potrebbe puntare sui giovani del vivaio, come i 17enni Ceccarello e Rubiano, già “testati” nelle scorse partite. Formazione (4-3-3): Rossi Chauvenet; Tescaro, Ceccarello, Thomassen, Zattarin; Creati, Rubiano, De Cesare; Gnago, Bortolotto, Rampin. All. Zeman.

Ore 12.00 – (Giornale di Vicenza) Il primo pensiero di Stefano Sottili è per il tifoso colto da malore prima della gara e ricoverato in gravissime condizioni. «So che è un nostro appassionato, siamo vicini alla famiglia sperando che possa tutto andare per il meglio – dice – è un episodio che ci ha scosso». Poi è il momento di analizzare il derby.«Come al solito abbiamo costruito tantissimo nel primo tempo senza concretizzare, ormai è una consuetudine che si ripete e che mi infastidisce. Dovevamo essere davanti all’intervallo minimo di uno o due gol».Dopo l’1-0 e nonostante la superiorità numerica nel finale la squadra è apparsa un po’ in difficoltà. Per due motivi: il primo è che di fronte avevamo un avversario di valore che si giocava anche lui un obiettivo decisivo. Il secondo è che avremmo dovuto chiudere anzitempo la partita e invece l’abbiamo tenuta colpevolmente aperta. Questo è un problema in ottica playoff, su questo aspetto c’è da crescere ancora un po’. Forse nello spezzone in 11 contro 10 serviva una gestione differente…Il gol lo si è beccato in quel momento lì poiché D’Ambrosio ha scelto di andare in anticipo su Neto Pereira invece che temporeggiare ed accompagnarlo. Con un avversario del calibro del brasiliano è un rischio che si corre e infatti lui ha scaricato per Sparacello che ci ha punito. Anche queste sono disattenzioni possibilmente da evitare.La rete di Piscitella era fondamentale anche per lui…Tantissimo. Giammario ha vissuto un mare di peripezie fisiche in questi mesi in giallorosso e se la meritava più di tutti questa gioia. È un ragazzo che quando sta bene come stavolta poi ai playoff può essere risolutivo. E io lo conosco bene.Adesso anche il terzo posto playoff è matematico…Procediamo per step, un passo alla volta. Prima la salvezza, poi la certezza dei playoff, quindi il podio assicurato. Sul secondo posto non è detta l’ultima parola. Chi lo dice che il Pordenone batta per forza la Giana?

Ore 11.50 – (Giornale di Vicenza) La tensione corre sul filo (virtuale) degli smartphone. Giunge notizia che la Reggiana sta clamorosamente vincendo ad Alessandria (alla fine la sbancherà) e il Padova in dieci uomini e sotto di un gol vagheggia un’impensabile ribaltone che lo rilancerebbe contro ogni pronostico nella corsa playoff. Bassano avanti di una rete e di un uomo appare un po’ frusto e imbolsito, si illude di gestire dando appena un filo di gas. Del resto ha premuto il piede sul pedale a tavoletta per un’ora filata e si convince che sia meglio amministrare. E invece al 37′, D’Ambrosio, sin lì impeccabile, decide di andare in anticipo su quel diavolo di Neto Pereira che scarica per l’accorrente Sparacello (neoentrato) e l’accorrente stende Rossi sul palo lontano. Figurarsi Pillon: è tarantolato in panca, non lo si tiene più, annusa l’impresa mentre il Soccer Team sulle prime non se la prende nemmeno troppo calda. Col pari è terzo comunque e il Pordenone che vince a Pavia non lo si riacchiappa più lo stesso. Sulle seconde, però, Sottili suona la carica, ora tutti vogliono vincere, il Padova si catapulta nell’area virtussina e invece i boys Diesel scavano la trincea salvo poi ripartire voluttuosamente negli spazi. E infatti, dentro anche Fabbro per correre in campo aperto. Ma la palla buona per riscrivere la storia dell’annata perviene però a Petrilli al 91′, una specie di rigore in movimento che lui calcia angolando il giusto e imprimendo forza alla sfera. Morale: Rossi abbranca, Petrilli si porta le mani nei capelli e Pillon quasi piange. Sull’attacco seguente, Piscitella scodella in mezzo un pallone tagliatissimo su cui Fabbro perde la coincidenza giusta. Lo stadio sacramenta ma irrompe Misuraca che va a recuperare la palla dalla spazzatura, la rimette in area, il portiere smanaccia come può e sullo spiovente che scende il piattone di giustezza è ancora di Piscitella che gonfia il sacco per il tripudio collettivo.Derby nel caveau, Padova fuori dai playoff e terzo posto per gli spareggi in attesa di domenica. Ma bisognerebbe saccheggiare Reggio Emilia confidando che il Pordenone non vada oltre il pari con la Giana. Complicato. «Ma i risultati ci sono – l’avvertimento di Sottili – è ancora tutto aperto. State calmi». A dire il vero sino all’intervallo l’unico a stare calmo è il Padova che fino alla pausa profitta di un sole da prima spiaggia per farsi un pisolino sul prato. Gioca solo il Bassano: Falzerano va in percussione e conclude fuori (26′), Falzerano, Candido e Misuraca portano minacce variegate di ogni tipo, Pietribiasi viene anticipato a un soffio dal vantaggio e a Sbraga è risparmiato il rosso per fallo da ultimo uomo sul Condor. La polpa è sul lato B: Candido che inchioda in diagonale l’1-0 e il resto l’avete già letto. Aspettando il Pisa, oggi Bassano sarebbe la migliore terza. Alleluja.

Ore 11.30 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Pierpaolo Spettoli): Favaro 6.5; Dionisi 5, Sbraga 5.5, Diniz 6.5, Anastasio 5.5; Ilari 5.5 (Bearzotti sv), Mazzocco 5.5, De Risio 6, Finocchio 5.5 (Petrilli 5.5); Neto Pereira 6.5, Altinier 6 (Sparacello 6.5).

Ore 11.20 – (Gazzettino) È una fase nella quale il Padova appare un po’ alle corde, senza riuscire a ripartire con efficacia, mentre prima dell’intervallo si registra un altro spunto locale con Misuraca, il cui mancino termina sul fondo. Sembra promettere bene l’avvio di ripresa, tanto che dopo appena venti secondi Mazzocco impegna Rossi nella deviazione in angolo. Il Padova staziona in pianta stabile nella metacampo di casa e sfiora il vantaggio con Altinier che alza la mira di prima intenzione (assist di Neto Pereira). Nel momento migliore, ecco invece la doccia fredda. Diniz contrasta la conclusione di Misuraca, sfera che arriva sul mancino di Candido (Dionisi è in leggero ritardo) che non perdona in diagonale. Lo svantaggio potrebbe tagliare le gambe alla squadra, che invece resta in partita con il cuore. Entrano Petrilli (fuori Finocchio) e Sparacello (Altinier), con quest’ultimo che a pochi istanti dal suo ingresso costringe Rossi ad alzare sopra la traversa. Sugli sviluppi del tiro della bandierina il pareggio sembra fatto. Diniz mette dentro per Neto Pereira, la sua girata è destinata a entrare in rete ma sulla linea di porta in fuorigioco Sbraga colpisce di tacco mandando la sfera sopra la traversa. Come se non bastasse i biancoscudati rimangono in dieci, con Dionisi che rimedia due cartellini gialli in pochi minuti. Ma il Padova non si arrende e riaccende le speranze con Sparacello che, imbeccato da Neto, firma l’1-1 con un diagonale. Il finale è incandescente, con la squadra che gioca il tutto per tutto. In pieno recupero Petrilli si vede neutralizzare dal portiere Rossi il tiro del possibile 2-1, sul capovolgimento di fronte è Piscitella a fare scorrere i titoli di coda.

Ore 11.10 – (Gazzettino) Svanisce a Bassano l’ultima flebile speranza in chiave play off. Ma il Padova capitola solo nel recupero, pochi istanti dopo l’occasionissima di Petrilli che poteva valere il successo e un’altra settimana di passione in vista del possibile scontro diretto con l’Alessandria, che ha perso inaspettatamente in casa con la Reggiana. Un epilogo che lascia amaro in bocca, con la squadra in dieci (espulso Dionisi) capace di agguantare il pareggio con Sparacello e di giocarsi appunto il tutto per tutto fino alla fine. Davvero un peccato, anche se c’è da recriminare soprattutto per la sconfitta precedente con la Giana Erminio. Niente azzardi tattici in avvio, con Pillon che va sul sicuro proponendo il consueto 4-4-2. Carica subito a testa bassa il Bassano e i biancoscudati corrono due brividi: prima sul cross rasoterra di Falzerano con sfera che attraversa tutta l’area piccola, poi con Pietribiasi e nell’occasione Sbraga è abile in scivolata a disinnescare la minaccia. Con i minuti però la squadra inizia a trovare ritmo e metri in campo, cominciando a pressare alto come piace al tecnico. E crea anche i presupposti per il possibile vantaggio. Neto Pereira mette al centro un pallone al bacio che viene addomesticato di petto da Finocchio per Altinier, anticipato d’un soffio al momento della stoccata da D’Ambrosio. È comunque una fiammata, perché da metà frazione in poi sono i giallorossi che tornano a fare la voce grossa. De Risio ci mette una pezza con la schiena per rimpallare il destro di Misuraca. Passa un minuto e Diniz non rinvia al meglio di testa favorendo lo spunto di Falzerano che brucia nella corsa Anastasio, il suo destro non trova la porta. Pochi istanti e Misuraca salta Sbraga in piena area, tempestiva la chiusura nell’area piccola di Diniz. Poi è Dionisi a non contenere Candido, il tiro cross è sballato.

Ore 11.00 – (Gazzettino) A pochi metri c’è il presidente Giuseppe Bergamin. «Mi brucia più di Pillon perché abbiamo avuto due occasioni importanti con un risultato incredibile da Alessandria. Evidentemente non siamo ancora maturi per ottenere questi risultati. Con la Giana ci aspettavamo la vittoria, con il Bassano c’era la speranza, ma era più lontana. Poi è arrivato il risultato che non ti aspetti (Alessandria, ndr) e non siamo stati capaci di sfruttare la fortuna che ci è capitata. La stagione è comunque positiva, dobbiamo correggere le cose che non ci hanno permesso di arrivare fino alla fine». Sulle questioni societarie aggiunge: «Dovremo fare un’analisi generale per prendere le decisioni opportune». È il turno di Diniz: «È stata una delle nostre migliori partite, potevamo vincere e giocare un’altra sfida importante con l’Alessandria, ma è andata così. Faccio complimenti ai compagni. L’occasione è stata persa con la Giana, non in questa partita. Il futuro? Bisogna ripartire da uno zoccolo duro di sette-otto giocatori per vincere il campionato l’anno prossimo. Io resto qui». Quinto tocca a Sparacello: «Il rammarico è doppio alla luce della sconfitta dell’Alessandria, ma abbiamo dato il massimo. Ora pensiamo a chiudere al meglio la stagione». Un flash di De Risio. «Siamo molto amareggiati, ma il calcio è anche questo. Se siamo quinti in classifica vuole dire che è quello che ci meritiamo».

Ore 10.50 – (Gazzettino) «Abbiamo avuto la palla che poteva valere la svolta, purtroppo non l’abbiamo sfruttata. È un vero peccato». Mastica amaro Bepi Pillon nel ripensare all’occasionissima avuta in pieno recupero da Petrilli, anche se il tecnico promuove la prestazione della squadra. «L’atteggiamento è stato giusto. Nel nostro momento migliore abbiamo preso l’1-0 su un rimpallo e con Candido che ha indovinato il tiro, poi nonostante fossimo in dieci abbiamo recuperato e solo allo scadere è arrivato il 2-1 del Bassano, dopo la nostra palla gol. Non abbiamo mollato di un centimetro sul piano fisico e dell’aggressività, non posso rimproverare nulla alla squadra». Forse nel primo tempo si poteva fare qualcosa in più. «Ci sono anche gli avversari in campo. Abbiamo interpretato in modo corretto la gara perché volevamo arrivare al riposo con quel risultato, per giocarci tutto nel secondo tempo. Abbiamo creato subito due opportunità, invece è arrivato il loro vantaggio. L’abbiamo ripresa e nel finale ci siamo giocati tutto perché il pareggio non serviva a niente, e sapevo che lasciando spazi al Bassano si poteva rischiare». Quando avete saputo che l’Alessandria stava perdendo? «Ce l’hanno detto in panchina, e io l’ho comunicato a tutti in ragazzi in campo. Anch’io ci credevo, la squadra era tonica. Purtroppo non ce l’abbiamo fatta e c’è rammarico, anche se è minore rispetto a quello di domenica scorsa». Quando il Padova ha avuto l’opportunità di fare il salto di qualità, ha fallito l’appuntamento. «Vuole dire che non siamo riusciti a dare la svolta, anche se abbiamo fatto una grande rincorsa nella quale abbiamo pagato alcuni infortuni, come quello di De Risio: è rientrato in questa occasione, e in campo si è visto. È un giocatore molto importante». L’ultima gara con l’Alessandria? «Vogliamo chiudere bene davanti ai nostri tifosi e per noi stessi».

Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “L’area tecnica nodo cruciale in società”) Dice il presidente Bepi Bergamin, celando a fatica rabbia e sconforto: «Se proprio volete saperlo, mi brucia più ancora di Pillon. Abbiamo avuto due opportunità in sette giorni, con risultati incredibili che arrivavano dagli altri campi. Evidentemente non siamo ancora maturi per ottenere ciò che conta. Siamo mancati nei momenti in cui avrebbe dovuto esserci la forza per arrivare a determinati obiettivi. Con la Giana ci si aspettava la vittoria, oggi (ieri, ndr) la speranza era più lontana, eppure non siamo stati capaci neanche di sfruttare la fortuna (allusione alla sconfitta dell’Alessandria, ndr)». E aggiunge: «Complessivamente questa è una stagione da considerare come positiva. Però dobbiamo guardare indietro per capire dove si è sbagliato, e correggere gli errori commessi. L’obiettivo raggiunto è importante, ma la conclusione poteva essere diversa. Con l’Alessandria dobbiamo chiudere bene, e riprenderci il nostro orgoglio». Infine: «Le questioni societarie? Non ho niente da dire, serve un’analisi retrospettiva, coinvolgendo tutti coloro che ruotano in ambito societario, sia dal punto di vista generale che tecnico. Nuovi soci? Non lo so ancora, siamo aperti a tutto, vedremo». E allora, proviamo noi a capirci qualcosa in più. Nonostante il fitto riserbo di cui si sono circondati, i soci storici biancoscudati, Bergamin appunto e la famiglia Bonetto (Roberto ed Edoardo), stanno confrontandosi in modo serrato per arrivare a definire strategie e, soprattutto, uomini in grado di completare con successo il progetto “rinascita del Padova”, articolato, com’è noto, su tre anni, e di cui i primi due sono stati consegnati agli archivi con la promozione dalla Serie D alla Lega Pro e con una stagione di relativa tranquillità una volta ritornati tra i professionisti. Il terzo anno dovrebbe – condizionale voluto – tradursi nell’atteso, e da tutti invocato, ritorno in Serie B. Ma la concorrenza rischia di essere ancora più forte, sul piano qualitativo, rispetto a quella contro cui ci si è misurati da settembre ad oggi e allora bisogna ponderare bene le cose. Riassumendo, la situazione ad oggi può essere inquadrata come segue: 1) Bergamin e Bonetto, anche per il patto sancito davanti al sindaco Bitonci nel luglio 2014, dovrebbero continuare insieme la loro avventura, ma l’impegno economico è pesante per entrambi, e sugli investimenti in ballo la discussione va avanti da tempo; 2) il budget per la stagione 2016/17 dev’essere un budget significativo, proprio in riferimento al numero e alla forza finanziaria delle avversarie più titolate. Anche in questo caso la discussione è molto serrata e durerà, temiamo, a lungo; 3) il nodo cruciale, insieme alla quantità di denaro da dirottare nelle casse di viale Rocco, rimane l’area tecnica: vale a dire direttore sportivo, collaboratori e allenatore. Ci risulta che Bonetto abbia ribadito chiaro e tondo al patron che De Poli non gode più della sua fiducia e che, dunque, nonostante un altro anno di contratto, bisogna puntare su un altro nome. La possibilità di una convivenza prolungata fra i due imprenditori è legata anche a questa scelta. Ma se il ds dovesse essere “sacrificato”, anche Pillon se ne andrebbe. Insomma, la partita è delicata. Ciò che noi chiediamo è che non si vada per le lunghe, ma che si decida in fretta. Per il bene dei diretti interessati, ma soprattutto del Padova e dei suoi tifosi.

Ore 10.30 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia): Favaro 6.5; Dionisi 5, Sbraga 5.5, Diniz 6.5, Anastasio 6; Ilari 5.5 (Bearzotti sv), Mazzocco 6, De Risio 6, Finocchio 5.5 (Petrilli 5); Neto Pereira 6.5, Altinier 5.5 (Sparacello 6.5).

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Il cuore del Padova ha pulsato forte da lì in avanti: l’1-1 di Neto Pereira, con una bella girata sotto rete, è stato vanificato da Sbraga, che a due passi dalla linea bianca (e in fuorigioco) ha toccato il pallone deviandolo oltre la traversa quando sarebbe bastato che lo lasciasse entrare in porta (33’), ma poi, pur in dieci per l’espulsione (sacrosanta) di Dionisi (nei primi 45’ Sbraga era stato graziato dall’arbitro per aver fermato, da ultimo uomo, Pietribiasi lanciato a rete), è giunto il gol buono, con un diagonale preciso di Sparacello imbeccato dal solito Neto (38’). Petrilli sbaglia, Piscitella no. Con Pillon e tutta la panchina a sbracciarsi per spingere la squadra all’offensiva, e rimanendo l’Alessandria sempre sotto contro la Reggiana, il Padova ci ha provato sino all’ultimo, ma al 47’ Petrilli ha calciato un rigore in movimento proprio là dove Rossi era ben piazzato. E sul rovesciamento di fronte, nonostante i balzi di Favaro, Piscitella ha scaraventato sotto la traversa la palla del successo. Inutile guardare la classifica, fa solo rabbia: avesse vinto, il Padova sarebbe salito a 54 punti, staccato di 3 dai piemontesi. E con lo “spareggio” di domenica prossima, proprio contro i grigi, da disputare nel suo stadio. Un’occasione unica, e immaginiamo cosa sarebbe stato l’Euganeo. Così è tutto sfumato: ai playoff va l’Alessandria e ora c’è da difendere il quinto posto, dove si è co-insediata la Reggiana.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Un pomeriggio da forti brividi, quello del “Mercante”, dove verso le 14.15 si è sfiorata la tragedia in tribuna centrale. G.R., 77 anni, bassanese, abbonato, è stato colpito da infarto, rimanendo immobile sul suo seggiolino. L’uomo è stato subito soccorso, gli è stato praticato il massaggio cardiaco, poi si è ricorsi al defibrillatore. Portato via in barella, con una delle due ambulanze di servizio allo stadio ha raggiunto l’ospedale San Bassiano, dove è stato accolto in codice rosso: le sue condizioni sono molto gravi e ora è ricoverato in rianimazione. Passando al campo, Bassano e Padova si sono subito dati battaglia e ne è venuto fuori un primo tempo discreto, con gli uomini di Sottili a spingere di più, soprattutto sulla sinistra, e a creare pericoli con un paio di giocate di Falzerano e di Candido, e i biancoscudati, schierati con il classico 4-4-2 (dunque, nessuna rivoluzione di modulo), più propensi a ribattere con una manovra articolata, ma mai pericolosi davanti alla porta di Rossi. Sotto nel momento migliore. Dopo l’intervallo, i biancoscudati hanno cambiato marcia, sfiorando il bersaglio con Mazzocco (tiro deviato sul fondo in tuffo dal portiere, ed erano passati soli 22 secondi) e con Altinier (girata alta di poco, 3’), ma venendo infilati dal Bassano in modo un po’ casuale: conclusione di Misuraca da fuori ribattuta da Diniz, palla che è finita dalle parti di Candido a sinistra, il quale ha incrociato sul palo opposto a quello di tiro (8’).

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Prima delle 14.30 di ieri la speranza, obiettivamente, era ridotta a zero, eppure il Padova ha gettato alle ortiche l’ultima, concreta chance per agguantare (in extremis) i playoff che gli avrebbero consentito di giocarsi, insieme ad altre sette squadre, il pass a disposizione per il salto in Serie B. La sconfitta di Bassano, l’ottava in 33 partite, la seconda di fila dopo quella subìta una settimana fa in casa dalla Giana Erminio, cancella tutto e fa morire al 93’ l’illusione di un aggancio clamoroso al quarto posto, diventato possibile nel corso di una ripresa ricca di emozioni e pathos per quanto stava succedendo in campo e, soprattutto, per le notizie che giungevano da Alessandria, dove i grigi di Gregucci stavano perdendo contro la Reggiana. Da un sogno spezzatosi sette giorni prima, con l’inatteso ko con i lombardi, all’opportunità di riaprire il discorso qualificazione (agli spareggi-promozione) grazie all’1-1 raggiunto ad 8’ dalla fine, Bepi Pillon e la sua squadra hanno vissuto momenti di grande tensione e di commovente coraggio, senza approdare purtroppo al risultato che avrebbe fatto gridare al… miracolo. Tantopiù che hanno avuto la palla-gol per andare in vantaggio e vincere proprio agli sgoccioli del match, ma l’hanno clamorosamente fallita, venendo trafitti sulla ripartenza successiva dei giallorossi.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) La delusione dei biancoscudati è tutta nell’espressione del viso di Marcus Diniz: «Siamo tutti molto tristi, ma abbiamo giocato bene e la partita è stata vera», le parole del difensore brasiliano. «La vera occasione persa è stata quella della settimana scorsa con la Giana: qui avremmo potuto perdere, non sarebbe stato uno scandalo, tanto più nel finale, quando eravamo proiettati in avanti alla ricerca del vantaggio. Sarebbe bastato davvero poco in più per raggiungere i playoff, ma sono contento della squadra e della stagione che abbiamo fatto: ora onoreremo l’ultimo impegno in casa, davanti al nostro pubblico». Sconsolato anche Claudio Sparacello, il cui gol aveva rimesso tutto in piedi, prima del rimpianto finale: «Il rammarico è doppio», confessa l’attaccante siciliano, «ma la squadra ha messo tutto quello che aveva. Mi spiace, perché il mio gol aveva dato la scossa, avremmo potuto farcela proprio nel finale, ma non è servito. Adesso possiamo solo rimboccarci le maniche e finire bene la stagione davanti al nostro pubblico».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Ma poi, nel miglior momento del Padova, è arrivato il gol di Candido. «E, nonostante questo, in svantaggio di una rete e poi anche di un uomo per l’espulsione di Dionisi, abbiamo avuto la forza di recuperare, e la palla per realizzare il gol che ci avrebbe regalato la partita e avrebbe riaperto ogni discorso in chiave playoff. Peccato che non sia finita così, ma sotto l’aspetto dell’aggressività, della determinazione e della volontà non ho nulla da rimproverare ai ragazzi, e credo che anche i tifosi l’abbiano visto». Rimane l’amaro in bocca per quello che poteva essere, per i regali dell’Alessandria che il Padova non è riuscito a scartare, e per quei playoff ai quali, eventualmente, si penserà l’anno prossimo… «Quando è arrivata in panchina la notizia del gol della Reggiana, l’ho urlato subito a tutta la squadra: anche se in dieci eravamo tonici, ho sperato fino all’ultimo che ce l’avremmo fatta. Mi dispiace veramente tanto, ma il nostro unico rammarico è l’incontro con la Giana, non di certo questo. Qui abbiamo fatto il massimo di quello che potevamo».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) A questo punto, meglio convincersi che sarebbe davvero dovuta finire così. Bepi Pillon si mangia le mani, e ne ha tutte le ragioni: se quel destro di Petrilli fosse finito in rete, il Padova avrebbe vinto, si sarebbe riportato a tre punti dall’Alessandria e lo scontro diretto di domenica prossima sarebbe diventato uno spettacolo. Invece niente, un pugno di mosche in mano: campionato finito, playoff definitivamente sfumati, e gentili omaggi dell’Alessandria lasciati lì, davanti al portone di casa. «È successo di tutto e di più», allarga le braccia il tecnico biancoscudato, sconsolato, a fine gara. «Il gol di Neto deviato sulla linea da Sbraga, il rigore in movimento di Petrilli fallito prima del loro 2-1: evidentemente il destino ha voluto che andasse così. Oggi (ieri, ndr) non posso dire nulla alla squadra, l’atteggiamento è stato giusto, e anche se nel primo tempo ci siamo allungati un po’ troppo, lasciando loro la possibilità di metterci in difficoltà, nella ripresa abbiamo dato il tutto per tutto: siamo tornati in campo decisi, abbiamo avuto due buone palle-gol, ma poi…».

Ore 09.10 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Andrea Pistore): Favaro 6; Dionisi 5, Sbraga 6, Diniz 6, Anastasio 6.5; Ilari 6 (Bearzotti sv), Mazzocco 6, De Risio 6, Finocchio 6.5 (Petrilli 6); Neto Pereira 6.5, Altinier 6 (Sparacello 6.5).

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Succede tutto nella ripresa: dopo venti secondi una sassata di Mazzocco da fuori area obbliga Rossi alla parata e una girata di Altinier termina di poco alta. Nel momento migliore del Padova, il Bassano passa. Contropiede finalizzato da Misuraca, Sbraga respinge su Candido che inserendosi sulla sinistra fredda Favaro con un diagonale rasoterra. Dopo la rete subita le notizie più clamorose giungono da Alessandria dove la Reggiana sta vincendo. Pillon getta nella mischia Sparacello e proprio dalla giovane punta nasce un tiro deviato sopra la traversa. Dall’angolo poi succede il patatrac. Neto Pereiera gira a botta sicura, sulla sua traiettoria si mette il compagno di squadra Sbraga, che salva la porta degli avversari terminando anche in fuorigioco. Sull’azione seguente Dionisi si becca il secondo giallo, viene espulso e lascia il Padova in dieci. Sotto di un uomo i biancoscudati gettano il cuore oltre l’ostacolo e trovano il pari. Azione personale di Neto Pereira che libera Sparacello, diagonale dal limite del neo entrato e gara sull’1-1. Gli ultimi dieci minuti sono infuocati. Oltre il recupero Petrilli sfiora il gol che avrebbe tenuto a galla il Padova e a un minuto dal termine Piscitella chiude i conti trafiggendo Favaro con un tiro sotto l’incrocio su suggerimento di Misuraca. Termina con i giocatori affranti per aver gettato al vento un’altra occasione e la squadra che sotto la curva si prende il «grazie lo stesso» dei cinquecento giunti dalla città del Santo.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Mancava solo la matematica a escludere il Padova dalla corsa ai playoff. Ieri, dopo il derby perso 2-1 a Bassano, i biancoscudati sono ufficialmente estromessi dalla lotta per gli spareggi promozione. Il rimpianto è ancora più acuto dopo la sconfitta del Mercante, perché in contemporanea al Mocagatta l’Alessandria si è fatta superare dalla Reggiana. Bastava vincere in terra vicentina, per rendere decisiva l’ultima di domenica all’Euganeo coi grigi. Non è successo e la squadra del presidente Bergamin si leccherà a lungo le ferite per questo rocambolesco finale di stagione. Pillon non cambia le carte e a inizio partita schiera il suo consueto 4-4-2, con la novità sulle fasce dell’impiego di Anastasio e Dionisi. In mezzo al campo il poco collaudato tandem Mazzocco- De Risio, viene supportato sugli esterni da Ilari e Finocchio, davanti Altinier e Neto Pereira a invertirsi per non dare punti di riferimento. A pochi istanti dal fischio d’inizio grande apprensione in tribuna quando un anziano si sente male con lo stadio in apnea, prima che l’uomo venga trasportato in ospedale. Passato lo spavento si può giocare. L’inizio di gara è un continuo rovesciamento di fronte con le fasce arate da entrambe le squadre. Per i primi venticinque minuti non succede molto, poi la gara si infiamma col Bassano che sfiora il vantaggio. In sessanta secondi Falzerano si mangia la rete con un diagonale troppo angolato, imitato subito dopo da Misuraca che si fa anticipare in angolo. Prima dell’intervallo tegola sui padroni di casa: si fa male Martinelli e la squadra giallorossa resta col solo esordiente Soprano come centrale di ruolo. La prima frazione si conclude senza tiri nello specchio della porta.

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Un unico stato d’animo per mister Pillon nel post partita di Bassano: rammarico. La delusione di aver lasciato lungo la strada i punti per centrare quello che sarebbe stato davvero un miracolo sportivo. Oggi non devo dire niente alla squadra — spiega il Baffo — abbiamo fatto una buona partita. Il dispiacere è per quanto successo con la Giana una settimana fa. Nel nostro miglior momento abbiamo preso gol, recuperando la partita e avendo una grande palla allo scadere. La squadra non ha mollato. Siamo riusciti a giocarci tutto nel secondo tempo e sul finale a momenti sfioriamo l’impresa. Dalla panchina si sapeva che l’Alessandria stava perdendo, l’ho detto in tutti i modi ai miei ragazzi. L’ultima all’Euganeo coi grigi? Proveremo a vincere, conta anche la classifica per la Coppa Italia. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente Bergamin: «Brucia più a me che al mister — spiega — evidentemente non siamo ancora maturi per certi risultati. Il futuro societario? Va fatta un’analisi generale. Nuovi soci? Non so ancora niente, le porte restano aperte.

E’ successo, 30 aprile: nuova sconfitta per i Biancoscudat, che perdono 2-1 a Bassano e non sfruttano così il clamoroso capitombolo interno della Reggiana.




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