Live 24! Bassano-Padova, -4: Pillon striglia la squadra, urla contro i giocatori

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Ore 23.10 – (Il Piccolo) «Abbiamo perso una grande occasione». Alla fine di una vittoria gettata al vento, davanti a quattromila spettatori e con la Curva Furlan in grande spolvero, Roberto Bordin ha colto il senso del derby pareggiato con l’Ufm. Il problema è che a due giornate dalla fine del campionato quella di domenica non è stata una grande chance persa ma probabilmente l’ultima chance. Almeno per quanto riguarda la salvezza senza passare per il play-out che è sempre uno spareggio ad altissimo rischio. Anche perché nessuno dimentica che solo un mese fa la Triestina ha sciupato un’altra occasione decisiva. Il pareggio contro la Sacilese fanalino di coda e retrocessa ha tolto di fatto due punti dal ruolino di marcia di una squadra che in quell’occasione aveva fallito un rigore con Giordani. Domenica gli alabardati si sono fatti rimontare a 7’ dalla fine della partita in superiorità numerica. Nonostante tutte le traversie della stagione che non dipendono nè da Milanese, nè da Bordin, i quattro punti lasciati in queste due partite sotto la loro gestione pesano come un macigno sul prossimo mese e sulla possibilità di mantenere la serie D. Le lacune tecniche specie in attacco sono palesi così come la mancanza di amalgama e di un’identità di squadra capace di gestire le situazioni difficili così come quelle di vantaggio. Questa è la logica conseguenza di un gruppo allestito a più riprese, senza investimenti e da più persone che si sono alternate al vertice decisionale (Pinzin, Pontrelli, Favarato e infine Milanese a mercato chiuso). Non resta che serrare le fila anche in vista dei mprossimi due match e di un eventuale e probabile spareggio. Il tecnico Bordin è la persona che sa meglio di tutti le condizioni dei suoi. La sensazione dagli spalti è che comunque da adesso in poi, con la necessità di affrontare le partite più con la clava che con il fioretto, gli inserimenti di Fantina devono essere centellinati. Il giocatore idolo della curva, peraltro fermato per qualche settimana da un infortunio, non ha gamba (e lo si è visto con l’Ufm) nè attitudine per aiutare il centrocampo. Le sue giocate funamboliche (l’attaccamento alla maglia e le qualità non si discutono) possono essere utili solo nei finali in cui non c’è niente da perdere. Nel caso di difesa di un risultato pieno acquisito sarebbero più opportune soluzioni alternative. Bordin è uomo d’esperienza e saprà scegliere per il meglio relativamente a una rosa tecnicamente modesta. Il pubblico ritrovato può essere decisivo in questo finale nel quale la Triestina deve aggrapparsi alla serie D. Senza il mantenimento della categoria il calvario di sei mesi sotto l’egida del Tribunale e lo sforzo fatto da Biasin-Milanese per salvare il salvabile sarebbero vanificati o comunque ridimensionati.

Ore 22.50 – (Corriere delle Alpi) Un punto nelle ultime quattro partite. Il Belluno sta vivendo un finale di stagione difficile, che ha visto i gialloblù incappare in due sconfitte ed un pareggio nelle ultime tre settimane. Proprio il punto contro la Luparense ha fatto raggiungere matematicamente i play off con quattro giornate di anticipo, ma dopo quel match i ragazzi di Vecchiato hanno perso 4-1 a Venezia (4-1) e domenica hanno incassato un 2-1 al Polisportivo, difficile da spiegare, contro l’Abano, con una prestazione ampiamente al di sotto delle proprie capacità, cercando più giocate singole invece di giocare di squadra. «Dovevamo concretizzare di più – commenta amareggiato l’attaccante del Belluno Antonio Acampora – un gol solo di vantaggio è un risultato sempre in bilico e dovevamo chiuderla prima. Quando poi subisci il pareggio è sempre difficile ribaltare il punteggio e alla fine è arrivata anche la sconfitta, nonostante il pallino del gioco lo avessimo sempre avuto noi. Questa è una categoria che non perdona, anche quando ti trovi con un uomo in più, come è successo a noi. Per il futuro, anche in chiave play off, dovremo essere più concentrati». Si va a Campodarsego. Tra cinque giorni la squadra di Piazzale della Resistenza andrà nel Padovano per sfidare la seconda della classe, allenata dall’ex mister gialloblù Andreucci. «Dobbiamo prima di tutto pensare a noi stessi e ricominciare a lavorare come sappiamo fare. Vogliamo rifarci al più presto di queste ultime due partite. Avremmo voluto rifarci subito già domenica con l’Abano, ma purtroppo non ci siamo riusciti». Quale sarà il futuro di Antonio Acampora? Il ragazzo di Monfalcone è alla sua prima stagione in gialloblù e, come ha spiegato anche il ds Fardin, ha convinto l’ambiente per il 70 per cento, per il restante avrà a disposizione due partite di campionato e i play off. «Finiamo l’anno, dopo parlerò con la dirigenza e vedremo cosa succederà per il futuro – conclude Acampora – il mio primo anno qui? Speravo di fare meglio». Marco Duravia si opera. Il trequartista di Montebelluna dovrà sottoporsi ad un intervento di artroscopia per la pulizia del ginocchio. Per lui la stagione è finita, ma il giocatore non ha avuto scelta, perché dal derby contro il Ripa Fenadora aveva accusato un problema al menisco e non era più riuscito ad allenarsi. L’intervento servirà per farlo arrivare al cento per cento alla preparazione della prossima stagione. Per quanto riguarda Stefano Mosca, il terzino agordino ha ricominciato a camminare e questo pomeriggio rientra alla Gol Arena per capire il dà farsi. Molto difficile un suo possibile recupero per i play off del 15 maggio, ma non del tutto impossibile».

Ore 22.30 – (La Provincia Pavese) Il momento decisivo per ripartire per la prossima stagione per il Pavia sarà il ritorno in Italia del presidente Zhu, del quale si annuncia la presenza il 13 maggio per l’inaugurazione in Piazza della Vittoria del Pavia Store. In quei giorni la società dovrebbe chiudere il cerchio per la scelta del prossimo allenatore degli azzurri. La sensazione è che rispetto alle due precedenti stagioni si voglia puntare su un esperto, un tecnico che conosce la categoria. E i tempi potrebbero essere maturi sol con la conclusione della Lega Pro, l’8 maggio, o dei play off nel caso di allenatori graditi i via Alzaia, impegnati negli spareggi. Come potrebbe essere Giorgio Roselli, che con il suo Cosenza è attualmente quinto a meno tre da Foggia e Casertana, nella volata per conquistare uno dei quattro posti che nel girone C garantirebbero la partecipazione ai play off. Non è un mistero che Roselli, amato dalla piazza pavese per l’impresa salvezza di qualche stagione fa, piaccia tantissimo al Pavia e al suo dirigente responsabile della Prima squadra, Aldo Preite, con cui ha già lavorato ai tempi dell’era Zanchi. Il tecnico umbro d’origine, genovese d’adozione, è legato al Cosenza da un altro anno di contratto, ma si sa che nel calcio di fronte a progetti importanti gli scenari possono cambiare da un momento all’altro. Da capire, però, anche il pensiero dei massimi dirigenti del Pavia. Il presidente Zhu segue la squadra principalmente da Shanghai e ha i suoi referenti sul territorio pavese. Non è un mistero che spesso la proprietà abbia visto interventi diretti del vicepresidente David Wang, come nel caso del post-sconfitta di Padova con il ribaltone che ha portato all’allontanamento di Fabio Brini e del consulente di mercato Antonino Imborgia. Wang nelle scorse settimane ha parlato con Benny Carbone, a cui è stato “caldeggiato” dal gruppo degli ex soci minoritari del Pavia. Buoni sono anche i rapporti tra Wang e Riccardo Maspero, nonostante la rottura del finale della scorsa stagione. Se parte della piazza pavese vedrebbe di buon grado il ritorno di Maspero, qualche freno riguarderebbe il fatto che sia stato portato dall’ex dg Massimo Londrosi e la causa in corso con il club azzurro per risarcimento danni dopo il suo esonero. Maspero tra l’altro era domenica in tribuna a Lumezzane. In tribuna al Fortunati era stato la domenica precedente Fulvio Pea, già vicino al Pavia la scorsa estate, ma che non rientrerebbe nei piani azzurri, come non veritiera l’ipotesi dell’ex Bassano Antonino Asta. Altro nome che circola è quello di Mimmo Toscano, ex Novara e Ternana. Da non trascurare sono anche le “consulenze” di cui la proprietà cinese si avvale: su tutte quella dell’ex commissario tecnico della Nazionale della Cina, Zhu Guanghu, che da ormai un anno segue partite e allenamenti degli azzurri. Ma molto vicino al vicepresidente Wang è Beppe Baresi: l’ex vice allenatore dell’Inter è assiduo frequentatore, infatti, della tribuna centrale del Fortunati.

Ore 22.10 – (Gazzetta di Reggio) «Grazie capitano». I tifosi della Reggiana hanno reso onore alla carriera di Beppe Alessi in una serata molto partecipata all’Amarcord, durante la quale l’ex giocatore è stato anche omaggiato dal Gruppo Vandelli di una targa commemorativa. La festa si è conclusa con l’immancabile taglio della torta tra i cori e gli applausi. I tifosi hanno così colmato quella che era una lacuna, dato che non era ancora stato fatto nulla per ringraziare degnamente l’ex giocatore, al quale è stata intitolata l’Accademia del calcio. La società però sta pensando a un gran finale, facendo scendere Alessi in campo nell’ultima partita al Città del Tricolore contro il Bassano, la squadra con la quale si è chiusa la carriera del capitano. Alessi è ancora tesserato e la Reggiana sta valutando la fattibilità della proposta, che è stata annunciata dal presidente Stefano Compagni nel corso della serata di domenica all’Amarcord ed ha subito suscitato il plauso dei supporter. Nonostante questi mesi d’inattività il capitano non dovrebbe sfigurare. Alessi ha giocato 199 partite in maglia granata segnando 45 reti. Il sogno è dunque quello di farlo chiudere a quota 200.

Ore 22.00 – (Gazzetta di Reggio) La trattativa con la stella del baseball Mike Piazza è molto di più di una indiscrezione. La pista è talmente concreta che a Parma si sono preoccupati al punto di mettere in atto una “manovra di disturbo” per evitare che lo sportivo statunitense possa investire nella Reggiana. Oltre Enza l’arrivo di una stella del calibro dell’italo-americano sarebbe vissuto come l’ennesimo affronto da parte dei cugini. La scorsa settimana l’ex giocatore è stato a Reggio in incognito per alcuni giorni, ha visitato il centro di via Agosti e avuto incontri con alcuni dirigenti granata. Pare che sia stato colpito favorevolmente dalla realtà granata, anche dal punto di vista umano, e si è preso alcuni giorni per pensarci. La sua risposta dovrebbe arrivare entro maggio. Ma su cosa hanno discusso le parti? Un eventuale ingresso di Piazza non snaturerebbe il progetto granata di essere una società fortemente legata al territorio. Un progetto che ha permesso di far entrare nel pool granata più di 120 sponsor locali, fatto senza precedenti in Lega Pro. La base ipotetica sulla quale si è discusso e l’acquisizione di un 60% delle quote societarie da parte dell’investitore ma il presidente resterebbe Stefano Compagni. Lo sportivo americano vive a Miami, in Florida, e non si trasferirebbe a Reggio: nella compagine societeria entrerebbe ovviamente un suo uomo di fiducia. Nei giorni in cui Piazza era a Reggio è emersa anche la voce di un possibile interessamento di Kobe Bryant per la Pallacanestro Reggiana, una prospettiva che renderebbe ancora più allettante eventuali investimenti nella nostra città. Una prospettiva che a Parma sarebbe vissuta come un vero e proprio incubo, al pari dello “scippo” della fermata dell’Alta velocità che non è ancora stato digerito. Oltre Enza il soggiorno reggiano di Piazza ha dunque subito creato forti preoccupazioni. Il campione aveva trattato la società ducale prima del fallimento, salvo poi ritirarsi quando aveva capito che si stava ficcando in un mare di debiti. Ma nei giorni scorsi i gialloblù, forti della promozione in Lega Pr, si sono rifatti avanti e hanno proposto a Piazza un ingresso in società. In tutta questa vicenda una domanda è spontanea. Ma cosa spingerebbe un milionario americano a investire in una società di Lega Pro italiana? L’unica risposta possibile è la grande passione per il calcio italiano da parte dello statunitense. Piazza è tifoso del Palermo e da tempo ha manifestato l’intenzione di diventare proprietario di una squadra di calcio italiana. Inoltre è un uomo d’affari e a Reggio le occasioni di business non mancano: tra l’altro nel suo soggiorno in Emilia gli hanno parlato anche del Tecnopolo dell’area delle ex-Reggiane. Non bisogna inoltre trascurare il fatto che la Reggiana non è gravata da debiti, può contare sul grande entusiasmo dei tifosi e in questi mesi ha iniziato a sviluppare politiche di marketing che stanno dando risultati importanti. La pista che porta all’ex ricevitore dei New York Mets è dunque caldissima ma tutte le parti sanno che gli ostacoli sono molti. Il problema principale è che sono tante le società che sono pronte ad aprire la porta a Piazza. Per questo il presidente Stefano Compagni, interpellato domenica dopo la gara casalinga con l’Albinoleffe, si è limitato a confermare le indiscrizioni sulla trattiva ma è rimasto giustamente cauto.

Ore 21.40 – (Gazzetta di Mantova) Oggi, dopo il Consiglio federale, potrebbe essere più chiaro il destino della Lega Pro per la prossima stagione. Il neopresidente Gravina, infatti, nei giorni scorsi ha presentato alla Figc un piano per inserire in Lega Pro le squadre B dei club di serie A, che potrebbe essere discusso oggi ma anche slittare al Consiglio federale di maggio. L’iniziativa dovrebbe andare in porto dal campionato 2017-2018, ma c’è anche l’ipotesi che la “rivoluzione” possa partire subito, da settembre. Lo stesso Gravina ha infatti dichiarato ai media nazionali : «Se si riesce a modificare l’articolo 50 si può partire già dalla prossima stagione, altrimenti la mia proposta è a partire dal 2017-2018. Noi saremmo pronti, non so se lo sono i club di A. Al momento hanno manifestato interesse tre o quattro società della massima serie». Se la riforma partisse subito, però, potrebbe esserci una brutta sorpresa per le squadre (Mantova compreso) che dovessero sperare nel ripescaggio in caso di eventuale retrocessione. Lo stesso Gravina, infatti, ha specificato che la Lega Pro tornerà al format a 60 squadre : «Ma se si partirà subito con la riforma, una parte dei posti mancanti andrà alle squadre B di serie A».

Ore 21.30 – (Gazzetta di Mantova) Mentre la squadra di mister Prina continua a lottare per ottenere la salvezza sul campo, a tenere banco è sempre il futuro del Mantova, tornato in bilico come ogni primavera da quattro anni a questa parte. Le opzioni sul tavolo per garantire un domani al club di Viale Te sono diverse, ma al momento di certezze non ve ne sono. A giorni spera di averne il direttore generale Gianfranco Bernasconi, che da tempo sta dialogando «con 2-3 cordate» potenzialmente interessate all’ingresso nell’Acm: «Una di queste – dice il dg – deve darci una risposta entro la settimana. Abbiamo discusso tre opzioni, con vari livelli di quote a secondo della loro disponibilità. Se c’è l’ipotesi di una cessione totale? Quella è la più remota, perché il presidente Musso è intenzionato ad andare avanti». E lo vorrebbe fare anche se nuovi soci non arrivassero in Viale Te: «Andare avanti insieme ai soci mantovani è una delle idee in campo, ovviamente con un budget non faraonico e da rispettare alla lettera puntando su una squadra giovane, “guidata” da 4-5 elementi esperti. Stiamo lavorando anche su questo fronte, per esempio con colloqui con vari candidati ds che potrebbero fare al caso nostro». Il che implica che l’attuale ds Alfio Pelliccioni (che ha altri 2 anni di contratto con l’Acm) è già in procinto di fare le valigie. In parallelo, il patron del Mantova Serafino Di Loreto immagina invece un allargamento della base societaria per poter avere un budget più cospicuo: «La mia idea, fin dall’inizio – spiega – è che una società di Lega Pro deve puntare alla B perché quello è un campionato economicamente sostenibile. In caso contrario, dopo 2-3 di spese a vuoto si rischia di saltare in aria. Tutto qui». Su questo tema si inserisce, come accade ogni anno dal 2010, il “re dei ristoranti” Piervittorio Belfanti: «Di Loreto, quando parla della necessità di una pluralità di soggetti che contribuiscano a sostenere la società, ripete un concetto che sostengo da anni. L’ideale sarebbe mettere insieme 20 soggetti che si impegnano a sborsare 100-150mila euro all’anno per tre stagioni. In questo modo nessuno si dissangua e tutti si divertono. Bene, la mia proposta è questa: se Sdl e i soci mantovani garantiscono 8 di queste quote, le altre 12 le trovo io in una settimana. E personalmente ne metto per un anno 5. Il problema non è trovare queste persone (ad esempio l’ex presidente Di Matteo ci starebbe subito) ma stabilire chi gestisce la società. E secondo me, visti i risultati delle ultime gestioni, sarebbe il caso di cambiare».

Ore 21.20 – (Gazzetta di Mantova) Non incanterà dal punto di vista del gioco, ma il Mantova targato Luca Prina continua a incamerare punti preziosi (7 nelle ultime tre gare) e a dimostrare grande solidità difensiva, testimoniata dai 273’ di imbattibilità del portiere Bonato. Numeri, questi, che hanno riportato i biancorossi a soli tre punti dal quartultimo posto e che consentono di sperare (vedi tabella sopra) nell’aggancio al Cuneo, che darebbe un grosso vantaggio ai playout. Finire il campionato davanti (o a pari punti, visto il vantaggio dell’Acm negli scontri diretti) ai piemontesi permetterebbe infatti al Mantova di giocare in casa la gara di ritorno dei playout (21 e 28 maggio) e di salvarsi con due pareggi oppure con una vittoria a testa a parità di reti segnate. Per centrare l’obiettivo, i biancorossi dovranno però vincere le ultime due partite del torneo, a partire da quella in programma sabato (ore 14.30) sul campo del fanalino di coda Pro Patria, già matematicamente retrocesso in serie D. Un’impresa non impossibile, visto che gli avversari arrivano da 6 ko consecutivi e non fanno punti in casa dal 6 febbraio, ma neppure scontata, vista la cronica difficoltà del Mantova nello sviluppare il gioco offensivo. In ogni caso, da oggi la squadra ricomincerà ad allenarsi proprio per preparare al meglio la sfida di Busto. Prina ha messo in programma due sedute di lavoro (ore 11 e 15), alle quali seguiranno domani e giovedì allenamenti pomeridiani, prima della rifinitura di venerdì mattina. I fari sono puntati sull’infermeria: da valutare è soprattutto la distorsione al ginocchio con sospetto interessamento dei legamenti subita da Trainotti domenica. Il difensore rischia di aver già concluso la sua stagione. A preoccupare è anche Di Santantonio, che ha saltato l’ultimo match per squalifica ma venerdì ha subìto una distorsione alla caviglia e sabato era allo stadio a seguire i compagni con le stampelle. Prina spera poi di recuperare Cristini, vista la carenza di difensori centrali in organico e attende di verificare anche le condizioni di Masiello e Ungaro, che stanno recuperando dai rispettivi infortuni.

Ore 21.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il Cittadella ha vinto il girone A di LegaPro lunedì scorso, superando il Pordenone. La Spal Ferrara è torna in B sabato, oltrepassando gli ostacoli del secondo gruppo. Curiosità: l’1-1 con l’Arezzo lo firma Gianmarco Zigoni, figlio di Gianfranco. Il quale, quando giocava nella Juventus, realizzò invece la segnatura che condannò i ferraresi alla retrocessione dalla A. Una serie che non videro più da quel campionato di 48 anni fa. In B la Spal torna dopo 23 stagioni. Il nucleo C, intanto, vede ancora il Benevento in vantaggio su tutti, ma non matematicamente sicuro. Ciò che interessa i neroverdi, ormai, sono le combinazioni playoff. Pordenone – Casertana diventerebbe ora l’abbinamento del primo turno. Quello dei ramarri sarebbe l’unico club del girone A a disputare la partita d’esordio in casa. I neroverdi, secondi (con 48 gol realizzati e 29 presi), si ritroverebbero ad affrontare la peggior quarta classificata. I campani nel C hanno 59 punti come il Foggia, ma sono in svantaggio nel piazzamento per gli scontri diretti, anche dopo aver segnato 47 reti e subite 32. Il tabellone playoff di LegaPro accosterebbe in questo momento Lecce – Alessandria, Pisa – Bassano e Foggia – Maceratese. Il meccanismo prevede che successivamente la vincente di Pordenone – Casertana si confronti con chi avrà la meglio fra Pisa e Bassano, in un doppio match d’andata e ritorno. Analogo incrocio per le altre quattro, cominciando in casa della peggior classificata.

Ore 20.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il profeta dei playoff è lui: Emanuele Berrettoni. Qualificato per titoli ed esami. I titoli gli derivano dalla lunga esperienza nelle categorie più alte, in cui ha partecipato al prolungamento nobile delle stagioni. Gli esami li ha superati dopo essere arrivato sul Noncello, dimostrando che non era un vecchio che svernava, calandosi sempre più nella realtà e mostrando sempre meglio quel che sapeva fare. Con il Cuneo l’ultimo test superato. Oltre a titoli ed esami, il certificato lo firma pure Mauro Lovisa. «Il nostro buon Emanuele – lo appella il presidente – ha fatto un gran bel movimento. Mi spiego perché abbia fatto quella carriera, per qualità e quantità. L’emblema è stato quando ha perso palla e poi l’ha subito rincorsa: è lo spirito giusto». Timbro e firma. «I playoff sono un campionato a parte – adesso è il 34enne Berrettoni a parlare -. Li ho affrontati diverse volte: bisogna arrivarci con la testa giusta. Chi ne ha più degli altri fa bene». Dunque, il Pordenone soddisfa questi requisiti? «Lo scorso anno li vinse il Como, perché di testa stava meglio. Anche noi stiamo bene e andremo a divertirci». La prova con il Cuneo, in cui tra l’altro ha confezionato due assist per i gol, è stata una conferma generale? «Nel secondo tempo siamo cresciuti – segnala il veterano -. Abbiamo alzato i ritmi e creato tanto, perché volevamo fortemente i playoff rincorsi da tempo». Il presidente la porta a esempio, la tribuna le dedica cori. Sente di essere diventato un pupillo? «Avevo bisogno di un po’ di tempo per stare bene – risponde l’ex ascolano -, adesso si vede che sono utile alla squadra. Venivo da un periodo in cui giocavo poco. Quando sono arrivato ho detto che ero ambizioso e sposavo il progetto della società. Ho lavorato, rispettando ruoli e scelte, mandando giù i bocconi amari quando non scendevo in campo e ne avevo voglia. Anche questo, però, serve a crescere. Far parte di un gruppo significa che devi essere d’esempio anche nei momenti meno felici».

Ore 20.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Anche per re Mauro il XXV Aprile è stato il giorno della liberazione. Una liberazione tutta sua, da ogni minimo, residuo timore di non arrivare all’appendice nobile. Se l’è preso tutto, in forma privata, lontano dalla sua corte e dalla sua clientela. Negli occhi aveva ancora la festa al Bottecchia, dopo il 2-1 al Cuneo. Nel cuore la felicità per aver già raggiunto un traguardo storico, il più alto nella storia del ramarro. In testa già l’organizzazione dei prossimi eventi e (perché no?) la programmazione in vista di quella che potrebbe diventare una realtà che per gli altri, tutti gli altri, era soltanto un sogno. Per lui l’ennesimo obiettivo. IN ITINERE – «Felice sì, come – fa capire subito il suo pensiero Mauro Lovisa -, chi si è aggiudicato un importante traguardo volante. Ma il gran premio – sorride – non è ancora finito». In 1100 hanno festeggiato domenica insieme ai ramarri. Un numero che stride al confronto dei 9 mila (con 1800 abbonati) che sono accorsi al Paolo Mazza di Ferrara per celebrare il ritorno in serie B dopo 23 anni dei biancazzurri della Spal. Altra tradizione, altra piazza. PUBBLICO – «Onestamente – quello espresso dal presidente dei ramarri del Noncello è quasi un rimprovero per gli assenti -, allo stadio mi aspettavo più gente». Il clima non proprio ideale e la classifica del Cuneo avranno fatto da deterrente per i meno “caldi”. Se la prima dei playoff dovesse essere davvero in casa, e magari con un’avversaria di alto rango, il Bottecchia auspicabilmente non basterebbe a contenere tutti coloro che vorranno un giorno dire: c’ero anch’io. «Me lo auguro – risponde ancora Mauro Lovisa -. E se non basterà, chiedero di sistemare un maxischermo davanti alla Loggia del municipio cittadino». Come ai tempi di Mondiali ed Europei, con gli azzurri in lizza. SUPERPREMIO – Premio già guadagnato dalla squadra per l’accesso ai playoff. Ma c’è un bonus aggiuntivo per il traguardo più ambito? «Ovvio che ci sarà, ma la ricompensa più grande per Stefani e compagni – ecco che torna re Mauro – sarebbe la conferma per un altro anno a Pordenone. Dove potrebbero stare meglio? In realtà – gli piace ricordare -, la scorsa estate quando discutemmo gli ingaggi nessuno voleva sentir parlare di premio-salvezza. Tutti puntavano alto. Quindi per tanti i premi sono già stabiliti. Certo, se dovesse arrivare la B, sarebbero di sicuro ritoccati. Non credo però che questo aggiunga ulteriori stimoli per Tedino, il suo staff e tutti questi ragazzi. Hanno formato un gruppo fantastico e lottano non per l’ingaggio individuale, ma tutti uniti per la soddisfazione comune di arrivare dove nessuno in estate, a parte me – strizza l’occhio Lovisa -, pensava potessero mai giungere». RIPRESA – Gli spareggi sono una certezza. Ora sarebbe bene conservare anche il secondo posto, che vale il primo turno con gara secca in casa. Nessun calo di tensione, quindi. I ramarri riprenderanno ad allenarsi questo pomeriggio alle 15, al Centro De Marchi. C’è da preparare la trasferta di sabato a Pavia, con inizio alle 14.30. Poi Tedino e i suoi ragazzi giocheranno l’ultima della stagione regolare ancora al Bottecchia, in questo caso domenica 8 maggio (inizio alle 15), contro i lombardi della Giana Erminio.

Ore 20.00 – (Messaggero Veneto) Domenica scorsa, dopo la gara col Cuneo, la società discuteva del prossimo traguardo da raggiungere: conservare il secondo posto o, almeno, entrare nella famiglia delle prime quattro squadre delle otto che si qualificano ai play-off. Il perché è semplice: si affronterebbe la gara inaugurale dei play-off in casa, il primo turno in programma il 15 maggio da disputarsi in gara unica. É un aspetto molto importante, sia per gli incassi derivati da questa gara – facile pronosticare un tutto esaurito – sia per il fattore campo. Il Pordenone, in via Stadio, è devastante nel 2016. IL ruolino di marcia dice sei vittorie e un pareggio in 7 gare, 19 punti totalizzati su 21 e una proiezione di 22 su 24, visto che all’ultimo turno di regular season arriva una Giana Erminio ormai salva e senza motivazioni. A ogni modo, il primo turno si disputa in gara unica: in caso di parità al 90’, supplementari più rigori. Non conta nulla la posizione ottenuta durante il campionato. Semifinali e finali si giocano su andata e ritorno (22 e 29 maggio, 5 e 12 giugno): gara 2 in casa della miglior classificata. Anche in questo caso, supplementari e rigori in caso di parità. I gol in trasferta, dunque, non valgono doppio in nessuna fase dei play-off.

Ore 19.40 – (Messaggero Veneto) E i giocatori? Cosa ne pensano? Credono eccome nella promozione tra i cadetti. Basta sentire Matteo Mandorlini, l’autore del gol-vittoria col Cuneo: «Siamo nel posto giusto, al momento giusto e con gli uomini giusti». Il Pordenone ha un solo pensiero, ora, dopo essersi qualificato matematicamente ai play-off: andare più avanti possibile e cercare di cavalcare l’entusiasmo e l’onda lunga di ciò che è stato ottenuto. «Adesso abbiamo due gare per cercare di chiudere nel migliore dei modi possibile: il che vuol dire conservare la seconda piazza – afferma sempre Mandorlini –. Dopo può succedere di tutto e noi non vogliamo certo fermarci, anzi». «Il bello arriva adesso» chiude il centrocampista, che dedica il gol alla figlia Mia e alla sua compagna Sonia. Pure l’altro grande protagonista del match col Cuneo non ha alcuna intenzione di fermarsi: Emanuele Berrettoni è arrivato a gennaio a Pordenone dall’Ascoli in serie B proprio per cercare di arrivare più in alto possibile. «Altrimenti sarei rimasto dov’ero – afferma l’attaccante –. Sono un calciatore ambizioso ed ero convinto che questa squadra fosse stata in grado di centrare un traguardo del genere. Ora abbiamo solo un pensiero: conservare il secondo posto. Poi, una volta iniziati i play-off, può succedere di tutto». Berrettoni ne ha disputate di post-season, in particolare con la maglia del Bassano. Il Pordenone non partirà sfavorita, anzi: «Ciò che conta – spiega la punta – è arrivare carichi mentalmente e fisicamente. Noi stiamo bene». E lui è proprio l’emblema di questa salute: due gare di fila da titolare e altrettante prestazioni sopraffine. Aveva solo bisogno di crescere di condizione. «Arrivavo da un periodo in cui non giocavo e mi allenavo praticamente a parte – afferma –. Ho dovuto aspettare prima di entrare a regime. Ora ci sono». Berrettoni è l’emblema della professionalità e, in particolare, dell’anteporre il pensiero collettivo alla squadra: ha rosicato a stare in panchina, dall’alto della sua classe ed esperienza. Ma ha taciuto per il bene del gruppo. «In quei momenti so stare al mio posto» dice. Un vero campione si vede anche da questo: nel mettere prima il noi all’io. Con uomini così il Pordenone può trovarsi al piano di sopra.

Ore 19.20 – (Messaggero Veneto) Il Pisa di Gattuso, la Maceratese degli ex Fissore e Potenza, il Bassano. Molto probabilmente il Lecce. Il Pordenone che ha centrato i play-off di Lega Pro – mai così in alto in 96 anni di storia – ha festeggiato ma ha già cominciato a guardare cosa potrebbe aspettargli dal 15 maggio, giorno della prima gara del supplemento di campionato. Per ora sono quattro le squadre certe di giocarsi la serie B, neroverdi, i toscani dell’ex Milan, i marchigiani e i vicentini. Il resto sarà individuato nei prossimi 180’ ma una cosa è certa: ci saranno grandi piazze e realtà emergenti. Il quadro. Sono otto i posti da assegnare. Due, nel girone A, sono già “occupati”, visto che Pordenone e Bassano hanno centrato la qualificazione domenica scorsa. L’altro lo prenderà l’Alessandria, alla quale manca solo un punto per festeggiare: questione di tempo. Saranno poi da determinare le posizioni d’ingresso alla post-season. Stesso discorso nel gruppo B, con Pisa (secondo con 59 punti) e Maceratese (terza con 58) a giocarsi la miglior piazza. Fuori dai giochi matematicamente la quarta in classifica, l’Ancona. Nel girone C invece c’è bagarre. Al Benevento manca un punticino per festeggiare la promozione diretta e aggiungersi a Cittadella e Spal alla famiglia delle nuove partecipanti della serie cadetta. Per la post-season lottano in quattro per tre posti: Lecce (a 60), quindi Foggia e Casertana (59) e Cosenza (56). I salentini sono ormai dentro, lottano le altre tre fra cui quella Casertana che, al momento, sarebbe la rivale play-off assegnata ai neroverdi, attualmente seconda miglior seconda e quindi con la miglior quarta di fronte. Le rivali. Sfida di livello qualunque sia la rivale. Il Pisa vanta un organico di alto profilo: l’ex capitano del Novara Lisuzzo (435 gettoni tra i “pro”) in difesa, l’ex Sampdoria e Napoli Mannini, quindi l’astro nascente Varela (7 gol, classe ’91), un bomber come Eusepi, autore di 31 reti nelle ultime due in C. Quindi la Maceratese dell’ex centravanti del Napoli Bucchi, che vanta in regia un giocatore di classe come l’ex Pescara Togni. Il Lecce ha un organico stellare: Benassi, Camisa, Abruzzese, De Feudis, Moscardelli (125 gol tra i “pro”), un tecnico super per la Lega Pro come Braglia. Se si qualifica – manca pochissimo – sarà la favorita. Occhio al Foggia, vincitrice della coppa Italia di categoria (e ai 36 gol per Iemmello nelle ultime 2 stagioni) e alla Casertana, che ha in Alfageme una punta esterna di qualità (ex B con Ternana e Grosseto). Il Cosenza, ora fuori, dove gioca il pordenonese Criaco, è pur sempre la squadra vincitrice della coppa Italia della passata stagione. Quando si dice un parterre de roi.

Ore 19.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) L’allarme si è acceso, le lamentele contro gli arbitri aumentano, il Bassano non riesce a trovar pace. Brutto segnale, quando le recriminazioni contro i direttori di gara soverchiano altre componenti. Nelle ultime cinque partite il Bassano è andato ko tre volte e non può essere un caso, né si possono ascrivere le ragioni degli scivoloni esclusivamente agli errori dell’arbitro di turno, che pure ci sono stati. Le lamentele di Stefano Sottili fanno pensare: «Il fallo su Bizzotto in occasione del gol di Napoli era evidente – tuona l’allenatore – e il rammarico più grande è proprio quello di avere subito il gol su una situazione palesemente irregolare. Le ultime due sconfitte del Bassano nascono da altrettante decisioni arbitrali a nostro sfavore». Sottili si lamenta pure del campo di Meda, come già altri colleghi: «Le condizioni del campo ci hanno danneggiato. Se cerchi di imporre il gioco e fare la partita è impossibile, il pallone rimbalza irregolarmente ed è difficilissimo non farsi condizionare». I playoff sono matematici: «Abbiamo il derby con il Padova e cercheremo di fare più punti possibile nelle ultime due giornate. Poi vedremo come finirà».

Ore 18.40 – (Giornale di Vicenza) In teoria il Padova può ancora acchiappare i playoff facendo la corsa sull’Alessandria che ospiterà all’Euganeo all’ultima giornata: con i grigi a 6 punti di distanza, i biancoscudati rincorrono il pieno col Bassano e i piemontesi confidando che gli uomini di Gregucci però non vadano a punti in casa con la Reggiana. Obiettivamente ipotesi più matematiche che reali. Ma di sicuro sabato al velodromo, finchè l’Alessandria non segnerà con gli emiliani, senz’altro il Padova pesterà duro. A volte le formazioni di qualità, se giocano senza pensieri di classifica, diventano più pericolose. Anche se la mazzata dell’altroieri con la Giana venuta a banchettare 0-2 a Padova ha azzerato gli umori patavini. Almeno a sentire Bepi Pillon che ai microfoni di PadovaGoal era un’anima in pena. «Abbiamo toppato tutti, io per primo che dovevo dare qualcosa in più nel preparare mentalmente la partita – il concetto – forse si è pagata emotivamente la lunga rincorsa: ho preso la squadra che era quintultima, ai margini della zona playout e l’ho portata a giocarsi i playoff praticamente sino a due giornate dalla fine. Qualcosa è venuto meno, siamo un po’ tirati e con l’acqua alla gola. Il mio futuro? Non ho voglia di parlarne, sono troppo deluso, ci sarà modo e tempo per farlo con la società. Ora mi interessa solo finire bene queste ultime due partite – chiosa il capoallenatore trevigiano – pure se è innegabile che siamo arrivati stanchi fisicamente e psicologicamente a questo punto del torneo. Eppoi dovremmo imparare ad avere più cattiveria agonistica e personalità». Una sintesi che trova nelle ultime righe diverse analogie col Bassano attuale.

Ore 18.20 – (Giornale di Vicenza) Col sacco mancato di Meda, il derby col Padova di sabato pomeriggio al Mercante diventa il bivio della stagione. E così se la tifoseria più vintage ha stemperato nel lunedì festivo le amarezze montanti del ruzzolone in Lombardia, gli Ultras Bassano, la frangia più calda del tifo, rinata sulle ceneri dei vecchi Boys 2005 e ricompattatasi di nuovo a fianco della squadra chiama a raccolta la gente ed è già carica a molla in vista del duello con i biancoscudati. «È il momento di stringersi attorno ai ragazzi, è un match fondamentale – spiegano i responsabili del gruppo che occupa stabilmente lo spicchio laterale della gradinata – serve un gran sostegno in vista del miglior piazzamento playoff e anche dopo per gli spareggi. Noi come sempre ci saremo e ci faremo sentire. Vorremmo che anche gli altri tifosi spingessero la squadra. Ora lasciamo stare il Renate e pensiamo al Padova». Tra l’altro proprio gli Ultras Bassano stanno preparando una coreografia particolare in vista del derby per accendere il Mercante sabato e trainare i giallorossi al bottino.

Ore 18.00 – (Giornale di Vicenza) Finisse così oggi sarebbe Pisa-Bassano, turno secco dei quarti di finale playoff nella bolgia dell’Arena Garibaldi. C’è sicuramente di meglio, fermo restando che una partita unica sfugge comunque a qualunque pronostico. Bassano contro Gattuso nel covo di Ringhio, però. Al di là delle suggestioni, meglio starci alla larga. Poi, per carità, gli accoppiamenti cambiano di settimana in settimana a seconda delle posizioni in classifica e fanno tempo a mutare da qui al 15 maggio, giorno d’esordio degli spareggi con altri due turni di campionato in scaletta e distanze ravvicinatissime tra i contendenti. Al momento gli abbinamenti nel tabellone promozione sarebbero: Lecce-Alessandria; Pordenone-Casertana; Pisa-Bassano e Foggia-Maceratese. Sì poichè i 58 punti giallorossi qualificherebbero ora il Soccer Team come peggior terza del mazzo (anche la Maceratese nel girone B ha 58 punti ma vanta una migliore differenza reti, +19, rispetto al +13 dei virtussini). Ed ecco perchè i fanti Diesel tirano la volata al Pordenone che gli ha appena sottratto il secondo posto in solitaria in questo gioco di sorpassi e controsorpassi: con la seconda piazza la Virtus conquisterebbe il beneficio del debutto playoff su sfida unica al Mercante con la Casertana, rivale solidissimo, che si porterebbe dietro una carovana di tifosi al seguito ma che apparentemente appare più accessibile di un Pisa da affrontare nel suo bunker. Forse l’unico ad essere felice di questo braccio di ferro sarebbe capitan Bizzotto che sotto la torre pendente ha trascorso un triennio di soddisfazioni totali, è tornato che sfoggiava quasi le proverbiali aspirate del toscano, poi un paio di mesi nuovamente a Rosà e dintorni l’hanno riportato alle buone abitudini di casa. Ecco, sacrifichiamo volentieri l’eventuale gioia di Bizzotto per riagguantare la seconda posizione e pescare il turno d’esordio nello stadio amico. In quest’ottica non c’è nulla di scontato: Bassano ora attende il Padova che insegue gli ultimissimi spiccioli di speranza e Pordenone va a Pavia che davanti alla sua curva (che l’ha già contestato pesantemente) non può più esporsi a brutte figure e nemmeno srotolare tappeti rossi ai ramarri. Non solo: Pavia e Reggiana appaiate in graduatoria mettono in palio l’ultimo posto utile per entrare nella Tim Cup. Tra l’altro gli emiliani saranno ad Alessandria sabato prima di chiudere con i virtussini al Mapei Stadium e di fatto saranno loro gli arbitri della volatona playoff. Quanto al Pordenone, all’ultima riceve la Giana salvissima e quindi l’occasione per mettere la freccia i sottiliani ce l’hanno solamente nel derby imminente col Padova. Tutto in un pomeriggio.

Ore 17.40 – Giudice Sportivo: stop per un turno a Fabiano e Favalli (Padova) e a Bizzotto (Bassano).

Ore 17.20 – Qui Guizza: termina solo ora l’allenamento.

Ore 17.10 – Qui Guizza: partitella finale.

Ore 16.50 – Qui Guizza: prosegue l’allenamento, si va per le lunghe.

Ore 16.30 – Qui Guizza: si torna sul campo in erba per lavorare col pallone. Assenti Petkovic, Corti, Baldassin (leggera infiammazione al ginocchio) e Neto Pereira. Fermi anche Fabiano e Diniz, mentre rientra in gruppo De Risio.

Ore 16.10 – Qui Guizza: ritorno sul sintetico, corsa per i Biancoscudati.

Ore 15.50 – Qui Guizza: spostamento in palestra.

Ore 15.30 – Qui Guizza: lavoro atletico sul sintetico.

Ore 15.10 – Qui Guizza: Biancoscudati sul sintetico per l’inizio dell’allenamento, sfogo di mister Pillon nei confronti della squadra.

Ore 14.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il 18 luglio aveva affidato a Joe Tacopina l’onere, più che l’onore, di far ripartire il pallone arancioneroverde dopo le macerie lasciate dal russo Yury Korablin. Nove mesi dopo il sindaco Luigi Brugnaro, che domenica pomeriggio mentre raggiungeva la sua Reyer a Trento aveva subito twittato il suo grazie all’avvocato newyorkese complimentandosi con squadra e tifosi, esulta per la promozione in Lega Pro conquistata al primo colpo dal Venezia «a stelle e strisce». «Questa prima vittoria dimostra che le scelte ragionate e meditate con attenzione, ma soprattutto la serietà delle persone, portano non a caso grandi risultati – le parole di Brugnaro -. Va da sè che il plauso va a Tacopina, anima e motore di un progetto metropolitano di ampio respiro». L’ennesima crisi del calcio veneziano è stata una delle prime «patate bollenti» per Brugnaro (già tra i finanziatori nell’estate 2005 della rinascita con i Marinese-Poletti) subito dopo l’elezione a primo cittadino. «Veramente ero più preoccupato per i 32 milioni di buco del Comune – ricorda sorridendo – ma, ripeto, il rilancio del Venezia è stato possibile grazie alla bontà degli interlocutori che mi hanno presentato un progetto meritevole di un supporto totale». Il Venezia in Lega Pro vuole essere solo una meteora puntando a salire da subito in serie B. Alla luce delle ambizioni il tema del nuovo stadio è a dir poco d’attualità, non a caso Tacopina è a caccia d’investitori a tutte le latitudini. «L’obiettivo è la serie A in tempi rapidi, quindi io e Tacopina stiamo lavorando assieme ed è mia intenzione dargli il massimo appoggio. Il tempo dei proclami però è finito, in passato sullo stadio ne abbiamo sentite di tutti i colori e noi invece vogliamo dimostrare e portare i fatti». Peraltro il patron arancioneroverde alla parola stadio affianca ormai «arena» facendo intendere la costruzione anche di un nuovo palasport per il basket targato Reyer. «Quando dico che lavoriamo a braccetto voglio dire esattamente questo – ribadisce Brugnaro -. Intanto godiamoci le vittorie, del Venezia e della Reyer, approdata ai playoff con la maschile, in semifinale scudetto con la femminile e in finale nazionale con gli Under 20 e 18».

Ore 14.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Una foto postata su Facebook dalla sua casa di New York, con i figli che indossano la maglietta creata ad hoc per l’occasione, con la scritta «Vfc is back»: «Sto festeggiando la promozione assieme alla mia famiglia negli Stati Uniti», ha scritto Joe Tacopina nel messaggio inviato per il ritorno del Venezia in Lega Pro. Il presidente ha assistito alla partita contro l’Union Ripa in diretta streaming da casa. E ha festeggiato a distanza: «E’ un giorno importante, abbiamo raggiunto il primo obiettivo di un percorso che ci riporterà presto in serie A, là dove meritiamo davvero di stare», ha scritto nel messaggio, non mancando di sottolineare come la promozione sia solo il primo «step» di una scalata verso il calcio che conta. «Oggi come non mai sono orgoglioso di questo club, squadra, staff tecnico, dirigenti e collaboratori: se abbiamo centrato la promozione è merito di tutti. Voglio spendere qualche parola per i miei giocatori, non è mai facile giocare in piazze importanti e quest’anno a Venezia lo è stato ancora di più. Dovevano vincere, non hanno mai avuto un’alternativa, in alcuni momenti forse la pressione è stata alta, ma come una famiglia si sono stretti l’uno all’altro e hanno trovato la forza per superare gli ostacoli scrivendo una pagina importante del calcio italiano». In questi mesi il presidente ha seguito da vicino la squadra, pur lasciando piena autonomia al ds Giorgio Perinetti e solo in un’occasione è intervenuto per «riprendere» i giocatori: dopo il pari con la Luparense, a febbraio, aveva chiesto una reazione d’orgoglio. Parole che hanno colpito nel segno, tanto che da allora il Venezia non si è più fermato. Tacopina tornerà in città sabato 30 aprile, per festeggiare la promozione domenica 1 maggio al Penzo, contro il Giorgione. Ma rimarrà prenderà parte anche alla festa con i tifosi che si sta allestendo per domenica 8 maggio, di ritorno dalla partita a Trieste, in programma a Marghera.

Ore 14.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «E’ stata una cavalcata entusiasmante». mister Giancarlo Favarin riavvolge il nastro all’indietro. Arrivato a novembre, dopo l’esonero di Paolo Favaretto, il tecnico pisano festeggia la seconda promozione in Lega Pro sulla panchina del Venezia, l’ottava della sua carriera. La prima volta quattro anni fa, sotto la gestione del russo Yuri Korablin, conclusa con la conquista dello scudetto dilettanti. «Due promozioni straordinarie entrambe – dice – perché a Venezia è tutto più bello». E anche stavolta proverà a rincorrere il tricolore: «Il Venezia non partecipa tanto per partecipare. Daremo tutto quel che possiamo per arrivare in fondo». Ma la cavalcata degli arancioneroverdi ha incontrato i suoi ostacoli. «La partenza in ritardo, per prima cosa», ricorda Favarin che ha ben presente come a fine luglio, con la società a stelle e strisce nata da poco, la squadra era stata allestita da zero in velocità. E poi a novembre la crisi più grave, con l’avvicendamento in panchina: «Quando si cambia allenatore vuol dire che c’è qualcosa che non funziona. Qualche giocatore è stato sacrificato, ha giocato meno, ma tutti si sono messi a disposizione pensando all’obiettivo finale». La rincorsa serrata con il Campodarsego è durata fino allo scontro diretto al Penzo, ma da marzo in poi è stato tutto in discesa. «Quando si raggiunge un traguardo importante – chiude Favarin – si deve tenere conto del merito di tutti, dei giocatori, dei dirigenti, di Perinetti che ha costruito una squadra di grande livello». E adesso i due lavoreranno per allestire una squadra altrettanto importante per la stagione futura: perché il prossimo obiettivo è la serie B. L’accordo di massima con Favarin c’è già, visto che con il suo arrivo a novembre era previsto il rinnovo in caso di promozione. «Ci sarà l’ufficializzazione con il ritorno del presidente, con il quale inizieremo a gettare le basi per la prossima stagione», conferma il direttore sportivo Giorgio Perinetti. Calatosi nella categoria dilettanti, dopo mille successi nelle serie superiori, il ds a luglio scorso aveva dovuto creare da zero la squadra in tempi ridottissimi. «Abbiamo vissuto molte tribolazioni iniziali, ma siamo riusciti ad allestire un organico abbastanza buono, poi corretto in corsa. Abbiamo fatto i conti anche con arbitraggi discutibili — ricorda il ds — ma quando siamo tornati al vertice sono arrivati arbitri migliori. Ora pensiamo allo scudetto dei dilettanti, vogliamo giocare fino alla fine. E intanto pensiamo a gettare le basi per l’anno prossimo: il presidente definirà il budget e penso proprio che alcuni giocatori saranno confermati». Il più «longevo» al Venezia è Francesco Cernuto, alla terza stagione in arancioneroverde. «Non abbiamo smesso per un secondo di crederci. Siamo partiti come favoriti – osserva il difensore – alla lunga è venuto fuori il valore di questa squadra». E nella giornata di ieri sono arrivati i complimenti anche da alcuni protagonisti del passato. «Sono contento per la città e per il ds Perinetti. E’ stato un successo meritato, auguro al Venezia le migliori fortune», sono le parole di Beppe Iachini che in laguna da giocatore ha vissuto la promozione in serie A: «Da calciatore è stata una bellissima esperienza, una pagina di calcio che non dimentico. Venezia è una piazza che merita grandi palcoscenici». E il venezianissimo Paolo Poggi, indimenticato bomber sempre legato alla squadra, guarda al futuro: «Il ritorno del Venezia tra i professionisti è una cosa normale, perché questo è il suo posto. Adesso viene il bello. Lo starordinario inizierà dalla prossima stagione, con una proprietà finalmente solida. La piazza ha ambizioni molto alte, anche per una Lega Pro competitiva».

Ore 14.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Dove eravamo rimasti? A un mese di luglio afoso, a un caldo lattiginoso, all’afa che ti si appiccica addosso e non ti molla. Ai pensieri per una società evaporata dopo la fine, traumatica, dell’era russa di Yuri Korablin. Poteva essere una storia triste, di un calcio che langue e non ritorna. E invece no. Questa è una storia a lieto fine, eccome. Perché il Venezia Fc è rinato proprio alla fine di quel mese di luglio 2015, dopo settimane intense di attesa, di stallo, di cordate vere o presunte tali, di voci, sussurri e rumors. Il Venezia, con il suo pallone che si calcia sull’acqua, è rinato con l’arrivo degli americani. Destino vuole che capiti proprio in questi giorni, quando ricorre un altro arrivo «degli americani», nel 1945. Liberatori allora, investitori oggi. Il Venezia è tornato in Lega Pro, nel calcio «che conta», tra i professionisti della pedata. Ci è tornato dopo una cavalcata vincente, con due giornate di anticipo, pareggiando sul campetto di Rasai di Seren del Grappa contro l’Union Ripa. Un 3-3 dalle tante emozioni, davanti ai tifosi arancioneroverdi saliti in più di seicento alle pendici dei monti della bassa Bellunese. E ci è tornato dopo una sola stagione in serie D. A luglio dello scorso anno lo stop secco, la fine della società presieduta dal magnate russo Korablin: niente fidejussione, niente iscrizione della squadra al campionato. Tutto finito, game over. Voci, sussurri, si diceva. Attesa spasmodica tra tifosi e addetti ai lavori, fino all’annuncio ufficiale del sindaco Luigi Brugnaro, che certificava il «mandato» dell’iscrizione alla serie D alla cordata Usa presieduta dall’imprenditore James Daniels. Insomma, da un fronte all’altro, dalla Russia agli Stati Uniti in un giro solo. Cordata americana, che dietro le quinte celava l’asso da calare a tempo debito. Un asso autentico come Joe Tacopina, l’avvocato newyorchese con la passione del calcio e autore di operazioni brillantissime di management sportivo prima a Roma e poi a Bologna, con i felsinei «pescati» in serie B e riportati subito nella massima serie. E l’arrivo di «Taco» a Venezia è stato un ciclone. Ma un ciclone positivo, pieno di energia vitale, che ha spazzato come un soffio di aria fresca tutto l’ambiente. Con lui un pool di investitori statunitensi e uno staff «locale» collaudatissimo: il dg Dante Scibilia, gli avvocati Alessandro Vasta e Gianmaria Daminato. E a capo dell’area tecnica il ds Giorgio Perinetti, uno che nel curriculum porta scritto i nomi di Roma, Juventus, Siena e Bari, tanto per citare solo alcune delle tappe. Un ciclone positivo, Taco: un nuovo logo con il leone alato che mostra gli artigli. Una presentazione ufficiale sul Canal Grande a Ca’ Sagredo. Idee chiare e progetti definiti: il Venezia in serie A nel giro di pochi anni, il consolidarsi di un «nuovo» modo di fare calcio e, last but not least, il nuovo stadio nel quadrante di Tessera. Un’idea da riprendere e da concretizzare, inseguita inutilmente anche da altri (non ultimo proprio Korablin) ma che Tacopina sta seguendo con grandissima convinzione. E proprio il sindaco Brugnaro ieri mattina, ha confermato come i contatti siano in corso: «La cosa più importante ora è darsi da fare — ha detto — dobbiamo lavorare; io e Tacopina ci parliamo e mi sto muovendo a tutto campo». E ieri il primo cittadino era sul palco del LiveMusicMestre, con alcuni giocatori e il dg Scibilia, rpima «passerella» in città. «Bisogna fare i complimenti a Tacopina — ha detto Brugnaro — è una persona seria che senza tanti proclami sta facendo le cose». In attesa del nuovo stadio (che nei progetti ospiterà anche un’arena per il basket), Tacopina si gode la promozione in Lega Pro, il «primo passo». A New York per impegni familiari rientrerà a Venezia per la partita al Penzo di domenica, ma non ha mancato di far sentire il suo affetto alla squadra dagli States: «Un giorno importante — ha detto — abbiamo raggiunto il primo obiettivo di un percorso che ci riporterà presto in serie A, là dove meritiamo di stare. Sono orgoglioso di questo club e voglio spendere una parola in più per i giocatori, non è mai facile giocare in piazze importanti». Aspettando la serie A, Venezia continua a calciare il suo pallone sull’acqua e sogna.

Ore 14.10 – (La Nuova Venezia) Il Venezia ritorna in Lega Pro dopo un solo anno di purgatorio e ritroverà anche il derby con il Padova. Sono finora cinque le squadre promosse in anticipo: Piacenza (girone B), Sambenedettese (F), Parma (D), Venezia (C) e Gubbio (E). In pole position Bellinzago (A, +2 sulla Caronnese), Viterbese (G, +5 sul Grosseto), Virtus Francavilla (H, +4 sul Francavilla) e Siracusa (I, + 3 sulla Frattese). Le nove vincenti si affronteranno nella poule scudetto, il Venezia sarà nel girone con il Piacenza e una tra Bellinzago e Caronnese, i triangolari si svolgeranno il 15-22-29 maggio (il 15 eventualmente anche gli spareggi), la final four è programmata venerdì 3 e domenica 5 giugno. Quattro anni fa il Venezia eliminò Valle d’Aosta (3-0) e Castaglione (4-0) nel triangolare, il Martina Franca (1-1, 5-2 ai calci di rigore) in semifªinale e il Teramo (3-2) in finale aggiudicandosi anche il titolo italiano dilettanti. Essendo in programma al “Penzo” giovedì 2 giugno l’incontro amichevole tra Italia e Francia Under 21 è probabile che il Venezia chieda che il calendario non preveda la gara casalinga del triangolare il 29 maggio. Si qualificano alla final four le vincenti dei tre gironi e la miglior seconda. La prossima Lega Pro vedrà il ritorno alle 60 squadre (attualmente sono 54) con tre gironi da 20, e il nuovo presidente Gravina ha già annunciato l’allargamento dei playoff: le vincenti di tre gironi saliranno direttamente in serie B, le tre seconde e la vincente della Coppa Italia accederanno al secondo turno dei playoff, le squadre dal terzo al decimo posto, all’interno dei rispettivi gironi, si sfideranno in gara unica sul campo della miglior classificata (3ª-10ª, 4ª-9ª, 5ª-8ª e 6ª-7ª), che ottiene in pass in caso di parità al 90′, con sedici formazioni qualificate al secondo turno, le otto superstiti degli ottavi di finale si giocheranno l’unica e ultima promozione in ballo in una Final Eight in sede unica. Mancano ancora alcune giornate in serie B (4) e in Lega Pro (2), oltre ai playoff e playout: il Venezia ritroverà il derby con Padova, ma non quello con il Cittadella, salito in B, quasi sicuramente il Como, che scenderà dalla cadetteria. Sfide classiche con Cremonese, Pavia, Alto Adige e Reggiana, poi Feralpi Salò e Giana Erminio, infine Renate e Lumezzane se non andranno ai playout, mentre la Pro Patria è già retrocessa in serie D. Poi bisognerà attendere rinunce, esclusioni e ripescaggi, ogni anno d’estate infatti ci sono i club che “saltano” o falliscono. Ma stavolta il Venezia non c’entra.

Ore 14.00 – (La Nuova Venezia) Un sergente di ferro, condottiero di fiducia e per grinta secondo a nessuno. Giancarlo Favarin, finita la partita contro l’Union Ripa, stava già elaborando le prossime mosse a promozione già in tasca. Uno che di salti di categoria ne sa qualcosa, anche se un boccone amaro gli è rimasto lì, in gola, e stavolta si augura che le cose vadano ben diversamente. «Ci siamo tolti un peso con la promozione» osserva il tecnico del Venezia «in queste piazze si ha l’obbligo di vincere e la pressione è tanta. Chiuso meritatamente in anticipo il campionato, ora ci sarà tutto il tempo per programmare le prossime due domeniche, la poule scudetto e il futuro. Futuro che, per quanto mi riguarda, è qui. Dopo essere rimasto con il cerino in mano alla prima promozione con il Venezia, stavolta vorrei proprio potermi misurare con la Lega Pro in questo club. Così, giusto per vedere se sarò capace di vincere anche in questa categoria». Un Favarin pronto che è già pronto per nuove battaglie: quelle con Giorgione e Triestina in campionato, e quelle che attenderanno il suo Venezia nella poule scudetto. Ma il tecnico pisano torna anche sulla corsa alla promozione. «Il campionato stupendo del Campodarsego ha allungato i tempi, e il nostro colpo del ko va diviso in due momenti: il primo al livello psicologico nello scontro diretto, poi i successi con Este e Belluno, partite nelle quali forse il Campodarsego sperava che perdessimo qualche punto. Guardando alle prossime due partite, invece, di sicuro farò riposare i titolari con un ampio turnover, in modo da arrivare nelle migliori condizioni alla poule scudetto e dando spazio anche a chi ha giocato magari un po’ meno negli ultimi tempi. La poule scudetto andrà però disputata e onorata nel modo migliore, perché ci saranno grandi avversarie da affrontare, e qui nessuno ha voglia di fare brutta figura».

Ore 13.50 – (La Nuova Venezia) Cosa avrà in mente Joe Tacopina per i festeggiamenti della promozione? Il presidente arriverà nei prossimi giorni di nuovo in laguna, mentre in sede si sta allestendo anche una scaletta dei suoi prossimi appuntamenti. Qualcosa è previsto domenica prossima, ma il resto verrà a campionato concluso. «Ci vediamo tutti al Penzo l’1° maggio» ha sottolineato il presidente nel messaggio arrivato via telefono pochi minuti dopo la fine della partita a Seren del Grappa «e sarà l’inizio dei festeggiamenti. Sono certo che anche il futuro ci riserverà molte soddisfazioni». Tacopina ha seguito la partita della promozione via streaming ed è stato tenuto aggiornato in tempo reale dai suoi collaboratori. Anche in serata Tacopina ha ribadito i complimenti alla squadra. «Voglio spendere qualche parola per i miei giocatori, non è mai facile giocare in piazze importanti e quest’anno a Venezia lo è stato ancora di più. Dovevano vincere, non hanno mai avuto un’alternativa, in alcuni momenti forse la pressione è stata alta ma come una famiglia si sono stretti l’uno all’altro e hanno trovato la forza per superare gli ostacoli». Ad infiammare poi l’entusiasmo quel «Torneremo alla svelta in Serie A».

Ore 13.40 – (La Nuova Venezia) Conquistata matematicamente la Lega Pro, in casa arancioneroverde si prende fiato dopo i primi festeggiamenti, e si prosegue con il lavoro di pianificazione della prossima stagione. Una conferma che arriva dal direttore sportivo Giorgio Perinetti, che traccia un bilancio e mette i primi paletti sul futuro. «Mi guardo alle spalle e penso che la maggior parte delle difficoltà di questo girone le abbiamo vissute prima ancora di iniziare a giocare» commenta il diesse «oggi lo dimentichiamo, ma siamo partiti senza neppure poter presentare la proprietà. Tutto è stato fatto sulla fiducia e il 21 luglio non avevamo neanche un giocatore della rosa, solo qualche ragazzo della Berretti. In pochi giorni si è fatto tutto, compreso il far capire al gruppo che si doveva vincere cambiando mentalità per la categoria minore che si doveva affrontare. Poi, superati questi problemi, abbiamo vissuto un momento fatto di alcuni atteggiamenti arbitrali singolari, specie a Sant’Elena. Per quello mi sono un po’ riscaldato nei mesi scorsi: sembrava inverosimile il trattamento riservato al Venezia. Comunque si è sistemato pure questo e sono arrivati i migliori fischietti ad arbitrare al Penzo». Perinetti parla poi del cambio di guida tecnica. «È stato importante. Con Favaretto siamo partiti anche bene, ma poi sono cambiate le scelte, ed è anche vero che Favarin è riuscito a tirare fuori tanto dai giocatori, senza più timori. Complimenti però al Campodarsego che, con il loro ottimo campionato, ci ha permesso di rendere migliore il nostro, dandogli maggiore risalto». E sulla pianificazione, in vista del prossimo impegno nel campionato di Lega Pro, aggiunge: «Abbiamo definito già in parte la preparazione estiva. Saremo a Piancavallo per sette-otto giorni per il lavoro in altura, ma subito dopo scenderemo in un’altra località per poter affrontare senza patemi logistici le amichevoli precampionato. Un aspetto non di poco conto il prossimo anno. La posizione di Favarin? Credo che meriti la conferma, e l’impegno c’è, visto che ha vinto il campionato e gli accordi che erano stati presi al momento del suo arrivo a Venezia. Ma tutte le decisioni in termini di ufficialità verranno definite solo la prossima settimana al ritorno del presidente Tacopina. Budget, mercato, conferme e via così. Lui vuole puntare al vertice per cercare la serie B, e tutto andrà verificato a tavolino e approvato, senza tralasciare nulla. Di giocatori che hanno fatto bene quest’anno ce ne sono, sia under che più esperti, e possono formare lo zoccolo duro della squadra nella prossima stagione. Dalla Lega Pro dobbiamo invece ancora ricevere indicazioni. Il “Penzo” sarà sicuramente agibile per la nuova categoria, ma vanno capiti meglio i discorsi su tetto salariale, under o non under, e via dicendo. Per l’inizio dei playoff avremo di sicuro le cose molto più chiare. Poi dovrebbe partire il progetto di ammodernamento del centro sportivo Taliercio».

Ore 13.30 – (La Nuova Venezia) «Non faccio proclami o dichiarazioni roboanti post vittoria, come quelle di altri in passato. Posso solo solo dire che sul fronte del nuovo stadio noi siamo impegnati a fare». Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, è soddisfatto dai risultati dello sport cittadino: il Venezia promosso in Lega Pro; la Reyer maschile che approda ai play off (non senza patimenti). E poi le ragazze dell’Umana basket che vanno in semifinale e sono la gioia del sindaco che al basket pensa sempre quando deve descrivere la sua squadra di lavoro perfetta. «Bravi tutti, sono davvero contento. Vorrei le copertine dei giornali dedicati anche alle ragazze del basket, la meritano», si lascia andare Brugnaro, commentando i risultati delle squadre veneziane. Ma quando gli si chiede dello stadio, atteso da vent’anni in città come alternativa alle partite al Penzo di Sant’Elena, magari abbinato ad un nuovo palazzetto dello sport al posto del Taliercio, Brugnaro si fa concreto. «Dopo che si ha vinto, è facile fare grandi promesse e invece io no. Io mi limito a dire che stiamo lavorando perché dopo vent’anni di dichiarazioni senza seguito, è il momento di stare zitti e fare», spiega. Ma lo stadio è un suo obiettivo, chiediamo. «Ma certo che lo è un obiettivo di questa amministrazione!», ribatte il primo cittadino da Mestre, «ma bisogna lavorare: io mi sto confrontando con Joe Tacopina, ci parliamo spesso. E parlo pure con Marchi (il presidente della Save, la società di gestione dell’aeroporto, interessata alle aree del quadrante di Tessera, ndr). Il Venezia è una bella società, seria. Parliamo molto. Noi siamo impegnati a cercare investitori per la città. E c’è la situazione del nostro bilancio comunale che, come noto, è difficile e non consente investimenti. Lasciateci lavorare. Al momento debito potrò dire, ora mi concentro sul fare». Nessuna promessa ad uso e consumo dei tifosi, che dai tempi di Zamparini aspettano e sperano. Dal sindaco di Venezia arriva semmai la conferma di volere trovare investitori e spazi certi per il nuovo stadio. Sullo stadio i progetti negli anni si sono moltiplicati, senza mai tradursi in realtà e tutti gli occhi si sono puntati sui terreni “d’oro” del Quadrante di Tessera, che sono diventati oggetto di lavoro della nuova Agenzia dello sviluppo comunale. Oggi le bocce sembrano ferme ma non è così: la Cmv Spa (la società del Casinò) è proprietaria del terreni al Quadrante che saranno venduti nel giro di due anni per abbattere i debiti accumulati dalla società, che verrà poi messa in liquidazione. Vendendo le aree del Quadrante -trasformate da agricole in edificabili e con la Save di Marchi in pole-position come possibile acquirente – il Comune conta di rientrare anche dei 36 milioni di euro di debiti che ancora vanta nei confronti della casa da gioco. Operazione che potrebbe portarsi dietro la realizzazione del nuovo stadio? Si vedrà.

Ore 13.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Quattro turni al termine del campionato e un Vicenza che, nonostante lo stop in casa contro lo Spezia, ha due punti di vantaggio sulla quint’ultima posizione che porta allo spareggio playout. La sconfitta casalinga del Latina contro la Virtus Entella ha regalato mezzo sorriso ai biancorossi, che sabato saranno di scena a Brescia contro i lombardi che si giocheranno probabilmente l’ultima chance di agganciare i playoff. «Per noi sarà un match molto delicato – spiega Mario Sampirisi – dopo la sconfitta contro lo Spezia abbiamo l’obbligo di ripartire, di ottenere subito un risultato positivo che possa avvicinarci alla salvezza. Abbiamo un piccolo vantaggio, ma non dobbiamo perdere tempo in calcoli e prepararci al meglio per far più punti possibili da qui al 20 maggio». Contro lo Spezia dell’ex Mimmo Di Carlo, il Vicenza ha perso nettamente nel punteggio, ma a guardare i dati del match e le occasioni create il divario non è certo stato così largo. «Si è trattato senza dubbio di un risultato bugiardo – precisa Sampirisi – lo Spezia ha giocato una buona partita e non ha certo rubato niente, ma il divario di tre gol proprio non c’è stato. Loro hanno sbloccato la partita su un calcio d’angolo grazie a qualche nostro errore che sulle palle ferme era da un po’ di tempo che non commettevamo. Però abbiamo subito reagito bene con le occasioni di Brighenti e Raicevic che non hanno trovato il gol del pareggio veramente per poco. La mia idea è che non è stata una partita in cui è tutto da buttare, anche se forse abbiamo risentito delle fatiche avendo giocato tutti tre match in una settimana». Purtroppo la situazione infortuni è preoccupante, visto che contro lo Spezia erano ben nove i giocatori indisponibili. «Purtroppo è stata una stagione molto sfortunata da quel punto di vista – sottolinea Sampirisi – abbiamo perso fino alla fine del campionato giocatori importanti come Manfredini, Bellomo, Cisotti, Vigorito e Lavoerone, e adesso abbiamo qualche acciacco in altre pedine che hanno contribuito in maniera importante a centrare i cinque risultati positivi di fila che ci hanno permesso di respirare un po’». In vista di Brescia mancherà sicuramente Ebagua, fermato da una lesione all’adduttore, e sono in forte dubbio Giacomelli, Galano e Raicevic. «Sono giocatori per noi importanti che però hanno già dimostrato di saper stringere i denti e di sapersi mettere a disposizione se il mister li chiama in causa – sottolinea l’intervistato– sabato sono certo che chi scenderà in campo darà il massimo per tornare da Brescia con un risultato positivo. Quella è l’unica cosa che conta; adesso non serve star qui a parlare, a fare calcoli e tabelle. Dobbiamo pensare e preparare una partita alla volta, ben consci che le quattro gare andranno interpretate come fossero tutte finali».

Ore 12.40 – (Giornale di Vicenza) Brescia vietata ai tifosi vicentini. La prefettura della città lombarda, sentita la locale questura, ha deciso di sospendere la vendita dei biglietti a tutti i residenti in Veneto (anche se in possesso della tessera del tifoso), come suggerito dall’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive del ministero.La decisione ricalca quella presa all’andata dalle autorità vicentine, che avevano chiuso il Menti ai sostenitori residenti in Lombardia in seguito ai fatti dello scorso aprile. Al termine di Brescia – Vicenza del campionato passato, i pullman dei tifosi biancorossi erano stati assaliti a sassate da una quarantina di ultras delle Rondinelle. Un ragazzino era rimasto ferito. Per questo l’Osservatorio considera la partita «ad elevato profilo di rischio». La decisione penalizza però i tifosi berici, che nell’occasione era stati solo vittime dell’assalto avvenuto in tangenziale. Sabato scorso, invece, in occasione di Vicenza – Spezia, un autobus di Aim che trasportava gli ospiti al Menti ha rimediato un finestrino rotto a causa di una bottiglia lanciata contro il mezzo nella zona del tribunale nuovo, dove alcuni vicentini avevano cercato un agguato. Nessuno degli occupanti del bus è rimasto ferito.

Ore 12.20 – (Giornale di Vicenza) Nella strada verso la salvezza il Vicenza dovrà stare attento ai semafori. Perché se è vero come è vero che i biancorossi oggi potrebbero partire direttamente per il mare senza nemmeno il controllo passaporti dei playout… E’ altrettanto vero che manca ancora un mese (quattro giornate) e che la classifica è corta come i pantaloncini delle pallavoliste. Questo per dire che il rischio di arrivo a pari punti nelle zone calde è fatto assai probabile: bisogna quindi prepararsi all’esodo salvezza stando ben attenti al traffico avversario.BAGARRE. Per dirla in termini motociclistici, nel fianco destro della classifica è in atto una bagarre pazzesca. Dall’Avellino in giù, infatti, sembra di stare nella spiaggia più “in” di Milano Marittima a Ferragosto: 10 squadre in 9 punti. Uno sopra l’altro. Non ce ne voglia il Como, a cui solo l’aritmetica dà ancora una “speranziella”. E allora, il Vicenza a che punto è? In questo momento, esattamente a metà strada. Nel senso che, in materia di scontri diretti con le altre 9 che sono ancora in ballo, il Vicenza oggi avrebbe il semaforo verde con quattro squadre (Avellino, Ascoli, Livorno e Modena) e rosso con altre quattro (Ternana, Lanciano, Pro Vercelli e Salernitana). Rimane lampeggiante quello con il Latina, che i biancorossi affronteranno in trasferta solo alla penultima giornata. Vanno però fatte alcune precisazioni, soprattutto nella «situazione Salernitana».SEMAFORO VERDE. I biancorossi hanno avuto pienamente ragione (sia nella gara d’andata che in quella di ritorno) solo del Modena e dell’Ascoli. Nella prima partita della stagione è bastato un rigore di Giacomelli, mentre al ritorno un doppio Raicevic (subentrato dalla panchina) ha raddrizzato una gara fino ad allora al passivo. Con la squadra dell’ex Petagna, al Menti è stato tutto fin troppo facile: 3-0 grazie all’allora capitano Cinelli, Raicevic e Vita. Un girone dopo, è stata la gara di Giulio Ebagua: in 26′ l’attaccante nigeriano ha fatto tutto da sé, doppietta ed espulsione. Con Avellino e Livorno, invece, i biancorossi sono stati salvati da una vittoria e un pareggio. Per questo, in caso di arrivo a pari punti con una (o più) di queste quattro squadre il Vicenza si troverebbe ad avere sempre il semaforo verde. SEMAFORO ROSSO. Situazione opposta con Ternana, Lanciano e Pro Vercelli. Perché se è vero che al Liberati i biancorossi hanno lasciato giù un 2-0 che non lasciava scampo, la vittoria per 2-1 al Menti ha dato via libera all’ex Breda. Motivo? Il golletto di Avenatti al minuto 90 – che lì per lì hai pensato: ma sì, che ci importa, basta averla vinta – pesa tantissimo in fatto di scontro diretto. Così tanto che – per la regola della differenza reti a parità di punti – la Ternana mette la freccia e passa avanti ai biancorossi. Con Lanciano e Pro Vercelli, invece, un pareggio e una sconfitta hanno fatto scendere le quotazioni in negativo senza “se” e senza “ma”. Il curioso caso della Salernitana rientra oggi – e almeno fino al prossimo turno – nella condizione “semaforo rosso”. Spieghiamo: dopo gli emozionantissimi pareggi a forma di 0-0, e non essendoci quindi alcuna differenza reti da calcolare nelle due gare, si va quindi a prendere quella complessiva a fine stagione. E qui arriviamo al punto: se il campionato fosse finito oggi, la Salernitana sarebbe davanti (-12) al Vicenza (-13). SEMAFORO LAMPEGGIANTE. Lavori in corso per quanto riguarda il Latina. Il cantiere rimarrà infatti aperto fino a sabato 14 maggio, ore 15. Sarà allora, allo stadio Francioni, che il semaforo da lampeggiante deciderà che colore assumere. Ma, anche qui, la situazione di partenza non è delle migliori: con l’1-1 dell’andata, in caso di (qualsiasi) pareggio si riproporrebbe la «situazione Salernitana». Per conoscenza: a oggi la differenza reti complessiva del Latina è -8 e, quindi, peggio per i biancorossi. Conclusione? Se perdere 3-0 contro Mimmo ha fatto meno male al cuore, tantissimo lo ha fatto alla differenza reti biancorossa. Il dott. Salvezza consiglia vivamente di non prendere più altre imbarcate.

Ore 11.50 – (Gazzettino) È la sua migliore stagione in maglia granata: «Ci vuole poco per fare meglio delle precedenti…», quasi si schernisce da solo Filippo Lora, al terzo anno a Cittadella. Finalmente un campionato senza gli infortuni che hanno contraddistinto e segnato la sua esperienza granata, una stagione che l’annovera tra i protagonisti della favolosa cavalcata del Cittadella che l’anno prossimo tornerà a giocare in serie B. «Ma non pensiamo ancora al futuro, guardiamo al presente e godiamoci il momento di euforia», è l’invito di Lora, che vuole assaporare fino in fondo la gioia per la vittoria del campionato. E fa bene: dopo averne passate tante nella sua pur giovane carriera – è un classe 1993 – è giusto festeggiare finché si può. «Speriamo di farlo nel migliore dei modi sabato prossimo, nell’ultima gara in casa, davanti ai nostri tifosi, e poi in piazza a Cittadella. Vorrei vedere tanta gente alla festa, lo meritiamo tutti, anche i nostri sostenitori che ci sono sempre stati vicini. Speriamo poi che il tempo ci dia una mano, sarebbe un peccato trovare un pomeriggio piovoso». Com’era quello di Salò, dove il Cittadella ha comunque vinto la sua ventiduesima partita. E c’è riuscito proprio grazie ai due gol di Filippo Lora: «In verità ne ho fatti tre, uno anche nella mia porta. Ho fatto la tripletta, mi sono portato a casa il pallone», tiene a precisare con tanta ironia il giocatore, protagonista della sfortunata deviazione sul rinvio di Salvi che ha sorpreso il portiere Alfonso. Quella di Salò è la prima doppietta da professionista di Lora, sei gol in campionato. O sette, perché il tiro-cross con la Pro Patria deviato in rete da un giocatore avversario se lo sente suo fino in fondo, e in tanti gliel’hanno attribuito. Uno score davvero niente male per un centrocampista, anche se dinamico e naturalmente votato agli inserimenti come l’ex Primavera del Milan. Il 4-4-2 a rombo di Venturato poi esalta le sue caratteristiche. «Nelle giovanili rossonere ho sempre giocato in quella posizione, da mezzala. Mi ci trovo proprio bene». E bene ha fatto il Cittadella domenica a Salò. Pur senza niente più da chiedere al campionato, il Cittadella continua ad essere un martello inesorabile. Ma come si fa a tenere alta la concentrazione in questi frangenti? «Abbiamo festeggiato la promozione, ci siamo divertiti dopo il posticipo di lunedì, ma da giovedì siamo tornati ad allenarci come niente fosse. La partita è una cosa seria, ed è doveroso scendere in campo con la testa giusta, per onorare sino alla fine la stagione». Venturato ha detto che l’euforia per il successo in campionato deve accompagnare il Cittadella sino in fondo, dove si ci saranno le partite della Supercoppa. «E vogliamo vincerla. Abbiamo lasciato ad altri la Coppa Italia, lavoreremo per farci trovare pronti». Sarebbe il coronamento ideale della stagione, che premierebbe un gruppo straordinario. «Che fossimo forti lo sapevamo, la differenza l’ha fatta uno spogliatoio straordinario. Ci vogliamo bene, dentro e fuori dal campo. Ci sono giocatori di grande carisma, di esempio per tutti, e i giovani hanno un anno in più di esperienza. Il mix vincente». Chi l’ha impressionato di più nella rosa? «Non conoscevo Chiaretti, è stata una grossa sorpresa».

Ore 11.30 – (Mattino di Padova) «Alla fine mi sono portato a casa il pallone, come si fa sempre dopo una tripletta». Scherza Filippo Lora, ma sino ad un certo punto. Perché “Superpippo” tre gol li ha comunque infilati in saccoccia, a Salò, anche se due nella porta giusta e uno in quella sbagliata, la sua. Pochi dubbi sul fatto che sia stato l’uomo del match, nel giorno in cui il Cittadella ha sfondato il tetto dei 70 punti, cogliendo la vittoria numero 22 del suo strepitoso campionato. «Adesso balzano agli occhi le mie reti, ma in realtà tutta la squadra ha offerto una buona prestazione», sottolinea l’ex capitano della Primavera del Milan. «Direi che abbiamo offerto la risposta migliore a chi temeva che potessimo sentirci appagati dopo i festeggiamenti per la promozione. Magari non è stato un Citta perfetto, quello visto in casa della Feralpi, ma ha saputo tenere bene il campo». Scusi se torniamo sul personale, ma dopo due anni costellati da brutti infortuni e una prima parte di stagione in cui non aveva giocato tantissimo, forse nemmeno lei s’immaginava un epilogo del genere: 6 gol, e sempre pesanti. E qualcuno ne conta addirittura 7. «Sì, perché “balla” quello contro la Pro Patria: non si è chiarito del tutto se Bizzotto abbia toccato il pallone quando era già entrato o se è stato un autogol. A me piace considerarne 7, anche perché, ad inizio stagione, mi ero posto proprio quell’obiettivo». Realizzare 7 gol? «Sì, senza una ragione specifica, ma mi sembrava un buon numero per un centrocampista. E ho ancora qualche partita per aumentare il bottino». Ad impressionare è soprattutto il rapporto fra le reti e il tempo trascorso in campo: anche a contarne 6, spartite fra i 1.150 minuti da lei giocati, fanno una ogni 191’. Chiaretti, che si posiziona qualche metro più avanti, ne ha firmate altrettante, ma in 2.341 minuti, e bomber Litteri 12, ma in 2.667, una ogni 222’. «Abbiamo lavorato molto sugli inserimenti dalle retrovie dei centrocampisti, e questi sono i frutti. In realtà è un aspetto su cui insistevamo già nelle scorse stagioni, soprattutto con Gorini a seguirci». Il gol più bello e importante l’ha messo a segno, però, contro il Pordenone. A più di qualcuno ha ricordato quello di un certo Van Basten nella finale degli Europei dell’88. «Per carità, è stato un gesto tecnico simile, ma facciamo le dovute proporzioni: il gol del centravanti olandese è entrato nella storia del calcio e aveva un coefficiente di difficoltà ancora maggiore, perché la posizione era più defilata. Ringrazio per l’accostamento, ma non sono paragonabili». A colpire, dopo il suo sigillo decisivo, è stata la dedica: «Al Signore, che ha permesso tutto questo». Qual è il suo rapporto con la fede? «Sono credente, ecco tutto. Anche se giochiamo e siamo in ritiro ogni fine settimana, se uno vuole ha la possibilità di ritagliarsi il tempo per andare a messa. Poi ognuno vive il rapporto con Dio a suo modo: alcuni, come Lucas (Chiaretti, ndr) in maniera più esplicita, io magari in forma più intima». Prevendita. Oggi pomeriggio ripresa degli allenamenti per gli uomini di Venturato. Sempre da oggi sono in vendita i biglietti per la gara con la Cremonese di sabato (ore 14.30 al Tombolato, poi ci si sposterà in piazza Pierobon per la festa-promozione). Per tutti gli abbonati e per chi acquisterà il tagliando (al costo di 10 euro in Gradinata Est, 1 euro per gli under 14) in regalo la maglietta celebrativa granata, da ritirare al momento dell’ingresso ai tornelli dello stadio.

Ore 11.00 – (Gazzettino) Sui gol, quindi, non attribuisce responsabilità a Favaro. «Il primo mi sembra che sia stato deviato, il secondo è stato un cross sbagliato». Cunico in campo dopo un quarto d’ora nella ripresa, Petrilli e Sparacello gettati nella mischia solo sul 2-0: poteva gestire diversamente le sostituzioni? «Cambiare prima o dopo, non è quello il discorso. Ho visto che anche cambiando le cose non sono andate bene. Ho provato la mossa della disperazione, però non ha dato frutti». La matematica vi tiene ancora in gioco (sei punti dall’Alessandria), ma obiettivamente è durissima. «Dobbiamo cercare di finire bene questo campionato, e andare a Bassano a fare una bella prestazione per non buttare tutto all’aria. Mi piacerebbe vedere la squadra che gioca un bel calcio, anche se non avremo Fabiano e Favalli per squalifica. Dionisi è comunque pronto, e speriamo di recuperare Anastasio. Poi ci tengo a chiudere al meglio anche con l’Alessandria». Per fare il salto di qualità, quali innesti servono alla squadra in vista dell’anno prossimo? «Non ci ho proprio pensato, ero troppo concentrato sull’obiettivo play off». Pillon resta al Padova? «Ci troveremo con la società e parleremo. Dipende anche dalle prospettive che ci sono».

Ore 10.50 – (Gazzettino) Un qualche campanello d’allarme lo si era già avuto con Pro Patria e Albinoleffe, gare vinte dal Padova palesando però qualche amnesia associata a una flessione nella prestazione. «Sono d’accordo, c’era stata qualche avvisaglia. Ripeto, siamo arrivati mentalmente un po’ scarichi e fisicamente abbiamo dato tanto. Poi quando perdi lucidità, perdi anche giocatori. Non voglio cercare alibi, ma sono venuti a mancare elementi importanti come Corti e De Risio nel momento topico del campionato». Assenze che hanno pesato troppo? «Senza togliere nulla a Mazzocco, Baldassin e Bucolo, che hanno fatto il loro, De Risio è un giocatore che abbiamo preso a gennaio proprio per le sue caratteristiche essendo un centrocampista che ha forza fisica e ti consente di verticalizzare maggiormente il gioco, mentre Corti ti dà tanto sul piano dell’esperienza». A proposito della linea mediana, nell’immediato dopo gara ha dichiarato di avere messo nella ripresa Bucolo sulle tracce di Gasbarroni per limitarlo, ma quest’ultimo si allargava sempre e Bucolo non lo prendeva mai. «Vero, ma eravamo sbilanciatissimi e ci stavamo giocando il tutto per tutto. Ho messo Bucolo lì per dare più sostanza al centrocampo e perché Gasbarroni viaggiava sempre tra le linee, ma è stato intelligente il giocatore della Giana nell’allargarsi sulle corsie esterne per cercare altre soluzioni. Purtroppo è andata così, ma anche se stavamo lì tutta la giornata non avremmo segnato. È andato tutto storto, basta vedere anche i loro gol. Se va dentro il tiro di Baldassin dopo cinque minuti, magari è un’altra partita. Anche se resta il fatto di non avere giocato bene e che loro sono stati più cattivi e reattivi di noi».

Ore 10.40 – (Gazzettino) «Dentro di me provo un grandissimo rammarico perché ho creduto tanto ai play off. Ho lavorato cinque mesi per questo obiettivo, e poi vedi svanire tutto. È come andare a Roma e non vedere il Papa». È un boccone ancora troppo amaro per essere stato già digerito il ko con la Giana Erminio, che ha praticamente tagliato fuori il Padova dalla rincorsa al quarto posto. E le parole di Bepi Pillon rendono ben chiaro il sentimento di delusione che si respira anche all’indomani nell’ambiente biancoscudato. Andando a scavare tra i motivi di un passo falso inatteso, il tecnico ha la sua linea: «Siamo arrivati a fine stagione un po’ scarichi mentalmente dopo la grande rincorsa che abbiamo fatto. Dovendo rincorrere partita dopo partita un po’ di pressione finisci per risentirla, e abbiamo toppato nelle partite che contano. Sto rosicando tanto, e sono molto incazzato. Dovevamo essere pronti per cercare di entrare nei play off perché ne avevamo le possibilità, purtroppo invece le cose non sono andate così. Ciò non toglie però tutto quello che abbiamo fatto finora, anche se chiaramente la delusione è grande».

Ore 10.30 – (Gazzettino) Ecco allora che non è da escludere qualche sorpresa, ossia l’ingresso di forze economiche fresche all’interno del club, fermo restando che i “padri fondatori”, Bergamin e Bonetto, continueranno a essere la parte trainante del gruppo. Parallelamente al filone societario-amministrativo, c’è anche quello prettamente tecnico. E anche su questo aspetto naturalmente saranno effettuate le dovute considerazioni a stretto giro di posta, dato che ormai l’obiettivo play off è quasi del tutto sfumato ed è importante cominciare con anticipo a pianificare il campionato che verrà. In questo momento le figure sotto la lente d’ingrandimento sono due, vale a dire direttore sportivo e allenatore. Sarà analizzato l’operato di entrambi, e naturalmente ci sarà un confronto tra la proprietà e i diretti interessati. Fermo restando che De Poli ha comunque in essere un contratto anche per l’anno prossimo avendo firmato un biennale l’estate scorsa, mentre Pillon va a scadenza a fine giugno. Il tutto senza dimenticare che a libro paga del club nella prossima stagione c’è anche Parlato, che come il diesse l’estate scorsa aveva firmato un biennale.

Ore 10.20 – (Gazzettino) Si sono riavvicinati e andranno avanti ancora insieme per il bene del Padova. Stiamo parlando della coppia formata dal presidente Giuseppe Bergamin e dall’amministratore delegato Roberto Bonetto che, a dispetto dei rumors circolati con insistenza nelle ultime settimane circa qualche frizione nell’intendere il futuro biancoscudato, sarebbero pronti a gettare le basi in vista della prossima stagione, ovviamente insieme agli altri soci. Questa si preannuncia come una settimana calda per quanto riguarda il filone societario, con gli azionisti che già ieri pomeriggio hanno avuto modo di trovarsi. E un’altra riunione andrà in scena nei prossimi giorni, tanto che presumibilmente tra giovedì e venerdì sarà stilato il bilancio previsionale per la stagione 2016-2017 che la settimana prossima dovrà essere sottoposto all’approvazione dell’assemblea dei soci e del consiglio d’amministrazione. Naturalmente top secret le cifre, ma è evidente che garantire a certi livelli una stagione di Lega Pro è molto dispendioso per le tasche degli azionisti.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) I tifosi hanno comunque applaudito la squadra per il grande recupero della seconda metà di stagione. Una rincorsa che ha dato ragione anche alle scelte di De Poli… «Ed è un peccato, perché, se avessimo vinto con la Giana, avremmo agganciato le prime posizioni. Alla fine i numeri sono quelli che sono, ma abbiamo sbagliato determinati appuntamenti importanti: questo può voler dire solo che la squadra era attrezzata per le prime posizioni, ma che forse le mancava qualcosa in rapporto alle prime quattro». La stagione, quindi, è chiusa. Si può cominciare a parlare di futuro? «Aspettiamo prima di tutto le decisioni, gli obiettivi e le strategie della proprietà. Per quanto riguarda le prossime due gare, invece, ritengo che non serviranno a nulla dal punto di vista del punteggio e della classifica, ma spero che siano buone per vedere all’opera qualche giovane». Se glielo chiedono, De Poli rimane l’anno prossimo? «Ho un contratto con il Padova. E per questo la mia testa è orientata ai biancoscudati».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Pillon ha detto: «Nei momenti topici abbiamo sempre fatto fatica». È d’accordo? «A parte la maturità, ciò che ha fatto difetto a questa squadra è una maggiore personalità. Una componente importante del gioco, che deve sempre essere accompagnata dalla capacità di voler raggiungere gli obiettivi. Ciò significa che siamo mancati nell’approccio mentale alla gara, che abbiamo fatto una partita che effettivamente di personalità e applicazione non aveva nulla». E come se lo spiega, visto che di elementi di esperienza in rosa ce ne sono tanti? «Forse, con il senno di poi, tanti hanno tirato per troppo tempo la carretta: ci sono stati pochi giocatori che hanno avuto la possibilità di avere ricambi e rifiatare. Però questo può aver inciso solo in parte con la Giana: era già successo, in altre due o tre gare, che non fossimo stati in grado di tenere alti i picchi di applicazione».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) «La gara di domenica è stata la prosecuzione delle due precedenti», commenta il direttore sportivo biancoscudato, presente ieri (con la moglie) alla finale del Torneo giovanile di Abano. «Tutti ci eravamo resi conto che forse qualcuno, all’interno della squadra, a livello mentale aveva già mollato, sia contro la Pro Patria che contro l’Albinoleffe. Non è possibile che certi giocatori commettano ingenuità simili, o che se ne stiano in campo con sufficienza. Questo nel calcio non deve mai succedere». Lei non fa nomi, ma determinati atteggiamenti potrebbero incidere sulle valutazioni che farete quest’estate? «Certo, perché noi sino alla fine della stagione siamo qui, a valutare ogni situazione. Con 6 punti da recuperare e due gare ancora da disputare, solo la matematica ci tiene ancora in corsa: la realtà, invece, ci dice che domenica abbiamo mancato l’appuntamento importante».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) La delusione lascia spazio alla rabbia. Perché quel pareggio dell’Alessandria a Bolzano, tanto sperato e invocato per giorni, è stato reso inutile dalla vittoria della Giana all’Euganeo. Ancor prima di fantasticare, di pensare a come battere il Bassano al “Mercante” (sabato 30, ore 14.30), per poi presentarsi l’8 maggio allo scontro diretto con il vento in poppa, tutto era già sfumato. E, andando indietro con la mente, il lunedì dopo la sconfitta che ha chiuso definitivamente il campionato del Padova, la delusione passa. Rimane solo la rabbia. Fabrizio De Poli ha visto un Padova spento, proprio quando avrebbe voluto veder concretizzata la lunga marcia del girone di ritorno. Ma non solo contro la Giana: anche con Pro Patria e Albinoleffe erano emersi i primi accenni di debolezza.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Opposta, al contrario, la visione di Giuseppe Bergamin, che pare non essere il solo in società ad avere al contrario fiducia nel diesse. I nodi del contendere: la scarsa attenzione ai dettagli su diverse vicende contrattuali che ha portato a errori da evitare in futuro; la mancanza di un regolamento interno chiaro circa le abitudini della squadra durante la settimana; il continuo e massiccio ricorso ai provini di giocatori sconosciuti provenienti dai campionati esteri che non ha portato risultati tangibili. E tanti piccoli, ma significativi episodi che si sono sommati l’uno all’altro e che hanno allontanato progressivamente De Poli dalla famiglia Bonetto. L’imminente resa dei conti si avrà probabilmente già da settimana e non è da escludere che alla fine possa essere trovato un compromesso, imponendo a De Poli un cambio radicale sugli argomenti portati all’esame del cda. A Bonetto piace da sempre Werner Seeber, con il quale i rapporti e la stima sono di lunga data e che potrebbe anche non rimanere a Bassano. Pare da escludere l’eventuale richiesta di promozione del responsabile scouting Simone Tognon. Nonostante questa divergenza di vedute, un punto d’incontro è ancora possibile.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Addio playoff (resta solo la matematica a tenere in vita la speranza) nel modo peggiore. Perché, come ripete ossessivamente nel tour delle televisioni Giuseppe Pillon con aria sconsolata dopo il ko con la Giana Erminio, «questa sconfitta e queste prestazioni gettano al vento cinque mesi di lavoro». E il suo futuro a Padova rimane sempre incerto: «Non ho deciso nulla, sono troppo amareggiato per mettermi a pensare al prossimo anno, anche perché il campionato non è ancora finito». La conferma di Pillon, nonostante un ruolino di marcia che rimane largamente positivo con 36 punti conquistati in 19 partite, non è scontata. Perché prima di tutto bisognerà sciogliere le riserve su Fabrizio De Poli. Non è un mistero che la frattura che si era creata dopo il pasticcio Amirante a Pavia con Roberto ed Edoardo Bonetto sia stata ricomposta solo in apparenza. E che l’ad e il vicepresidente siano rimasti fermi in merito alla volontà di non confermarlo nel prossimo campionato nonostante De Poli abbia ancora un anno di contratto.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 72, Pordenone 59, Bassano 58, Alessandria 57, Padova 51, Cremonese e FeralpiSalò 49, Pavia e Reggiana 48, SudTirol 44, Giana Erminio 41, Renate 39, Lumezzane 38, Pro Piacenza 35, Cuneo 33, Mantova 30, AlbinoLeffe 19, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della trentaduesima giornata: Cremonese-Pro Patria 2-0 (Brighenti (Cr) al 33′ pt, Scarsella (Cr) al 27′ st), FeralpiSalò-Cittadella 1-2 (Lora (Ci) al 11′ st e al 24′ st, aut. Lora (Fs) al 37′ st),Lumezzane-Pavia 3-2 (Varas (Lu) al 7′ pt, aut. Marchi (Lu) al 16′ pt, Bacio Terracino (Lu) al 21′ pt, Malomo (Pv) al 36′ pt, Carraro (Pv) al 25′ st), Mantova-Pro Piacenza 1-0 (Marchi (Mn) su rigore al 44′ st), Pordenone-Cuneo 2-1 (Strizzolo (Pn) al 8′ pt, D’Iglio (Cn) al 10′ pt, Mandorlini (Pn) al 39′ st), Reggiana-AlbinoLeffe 2-1 (Letizia (Re) su rigore al 22′ pt e al 26′ st, Checcucci (Al) al 46′ st), Renate-Bassano 1-0 (Napoli (Re) al 33′ st), SudTirol-Alessandria 1-1 (Fink (St) al 39′ pt, Vitofrancesco (Al) al 43′ pt).

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Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 25 aprile: giorno di riposo per i Biancoscudati dopo la sconfitta interna con la Giana Erminio.




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