Clicca qui per aggiornare la diretta
Ore 22.20 – (Il Piccolo) Per chi c’era in quel caldo giugno di tre anni or sono ritorna il ricordo del play-off di Eccellenza con la Pro Dronero. Almeno quattromila al Rocco quella volta, almeno altrettanti ieri. Il popolo alabardato è tornato. Dopo la scissione dall’Unione 2012 del maggio scorso, dopo la guerra a Pontrelli, dopo avere la certezza del transito della proprietà alla coppia Biasin-Milanese determinata nelle aule del Tribunale. Due triestini (uno d’Australia) e il marchio acquistato dai tifosi nel precedente fallimento di nuovo sulle maglie rossoalabardate. “I grandi sogni non tramontano. Come il sole al mattino un giorno tornano”. Lo striscione avvolge una curva colorata da più di duemila tifosi. Ci sono di nuovo gli Ultras con i loro cori e i loro fumogeni. Rispuntano gli striscioni sulla gradinata abbandonata da anni, da quando era stata popolata nell’era Fantinel dai tifosi virtuali per i quali Trieste aveva fatto il giro del mondo. I club hanno riaperto i magazzini e spolverato le loro insegne riposte da un anno: i ragazzi del muretto, il club bassa friulana, la Milano alabardata, tante pennellate di rosso sulla Colaussi e un augurio: “Bentornata Unione”. Ma il bentornato all’Unione che in realtà se n’era andata dai cuori ma non dal campo non l’hanno dato solo i tifosi organizzati. Sugli spalti anche famiglie con ragazzini assieme a tanti appassionati che la Triestina non l’avevano mai mollata per decenni se non negli ultimi mesi. E ci sono anche quelli che negli ultimi mesi sono venuti allo stadio nonostante tutto. I duecento seguaci monfalconesi sono una chiazza biancazzurra che comunque si fa sentire in modo più che civile. I giocatori della Triestina, che festeggerà tra due anni e mezzo (se non ci saranno altri spiacevoli intoppi) il suo centenario, entrano dieci minuti prima dell’inizio del derby. Vanno sotto la Curva a omaggiare il popolo della Furlan. Molti di loro sono gli stessi che giocavano a novembre, a dicembre e un mese fa. Alcuni di loro hanno subito anche insulti in quei mesi difficili nei quali cercavano di lavorare anche se sotto un altro padrone. Ma quel che è passato è passato. Ora sono lì con le maglie griffate con il marchio storico e con l’effige della Furlan felici di essere protagonisti e osannati dal loro pubblico. È un gruppo generoso anche se assemblato a vari step e quindi non al massimo per difendere la categoria. Lo si vede anche in campo con l’Ufm. Ora dovranno fare l’impossibile in questo rush finale. Anche se i ragazzi della Furlan cantavano fideisticamente “in Eccellenza o in serie A i triestini sono qua” è meglio che Bordin e compagni si tengano stretti la serie D. Una retrocessione significherebbe accumulare altre frustrazioni, gettare via soldi e un anno del progetto di rilancio. Intanto resterà la cartolina del Rocco. Un ricordo indelebile sul quale costruire qualcosa di più attraente per il futuro dell’Alabarda.
Ore 22.10 – (Il Piccolo) «Sì, sicuramente un’occasione persa, vista anche la loro inferiorità numerica». Mister Bordin non nasconde la delusione per il pareggio con l’Ufm e si presenta sconsolato in sala stampa. E lo si può comprendere: in pochi minuti ha visto scivolare via una vittoria e complicarsi enormemente il cammino verso la salvezza: «Abbiamo resistito quando eravamo noi con un uomo in meno – spiega il tecnico – poi eravamo in superiorità ma ho dovuto fare sempre dei cambi obbligatori causa gli infortuni, prima di Bradaschia e poi di Spadari. Peccato perché siamo arrivati alla conclusione diverse volte, ancora una volta le occasioni le abbiamo avute ma non le abbiamo concretizzate: penso al colpo di testa di Piscopo addosso al portiere che poteva chiudere la partita, ma anche all’occasione di Puka e poi a quella di Cornacchia nel finale. Spero che prima o poi queste palle che creiamo finiranno per entrare. Non abbiamo quasi mai rischiato, poi invece abbiamo sprecato il vantaggio su un calcio piazzato». Già, su quel corner fatale qualcosa non ha funzionato. Bordin ne spiega la dinamica: «Eravamo piazzati bene, tutti erano marcati, ma siamo stati anticipati fuori dall’area , il loro giocatore ha stoppato di petto e ha potuto liberamente tirare in porta. Ovvio, sono errori da correggere, ma dobbiamo anche ripartire dalle buone cose fatte. So che manca il risultato, ma siamo ancora li. Dobbiamo fare 6 punti e vedremo». Prima del pareggio, anche Bordin si era comunque accorto da qualche minuto la squadra non stava più gestendo bene la superiorità numerica: , «Ci eravamo adagiati, era giusto gestire la palla e giocare in orizzontale per addormentare la partita e sfruttare il momento giusto per avere più spazi, però lo facevamo troppo lentamente. E quando perdevamo palla abbiamo finito per dare loro campo quando non era necessario» . Il tecnico spiega anche perché quando Bradaschia è dovuto uscire, ha deciso di sostituirlo con Fantina: «Perché Christian è bravo nel gestire la palla e poteva dare una mano sia a centrocampo che in attacco, come caratteristiche assomiglia un po’ a Bradaschia, anche se logicamente non ha la stessa corsa. Però è un giocatore che sa tener palla, calcia bene punizioni e corner e infatti ha creato problemi nel finale al Monfalcone» .
Ore 22.00 – (Il Piccolo) Le gradinate del Rocco sono uno spettacolo che con la D non c’entra nulla. In campo invece ci sono dei giocatori che cercano di mantenere le loro squadre in quarta serie. L’1-1 uscito dal derby della riconciliazione con il pubblico è un numero che non scioglie l’enigma play-out. Non sarà facile per la Triestina 1918 evitarlo, un po’ meno per l’Ufm. Gli alabardati dovevano vincere, i biancocelesti potevano anche accontentarsi. Alla fine solo una parata di Vezzani su un ingenuo Battaglini nel recupero ha impedito ai monfalconesi di vincere una partita che invece l’Unione ha avuto sempre in pugno con un golletto su rigore di vantaggio. Una sola occasione da gol per gli ospiti, due-tre per i padroni di casa. Poca cosa. Ma quando una squadra come la Triestina non riesce a sfruttare quasi una mezz’ora finale in superiorità numerica per mantenere il vantaggio c’è poco da ridere. Anzi c’è da preoccuparsi Gli uomini di Bordin, imitati da quelli di Zanuttig, non hanno saputo uscire dagli schemi nonostante la platea di lusso. Gioco ordinato ma senza grandi spunti fatta eccezione per qualche piroetta del rientrante Bradaschia in casa alabardata. Godeas distratto, Zubin poco mobile. Match teso come spesso capita in un incontro da spareggio-salvezza ravvivato però da un arbitro romano sin troppo fiscale (alla fine Triestina in dieci e Ufm in nove per l’espulsione anche del portierino Cirò). Bordin, rispetto alla trasferta persa a Dro, sacrifica Monti a centrocampo e Cuppone davanti per fare spazio a Spadari e Bradaschia. Zanuttig risponde con Battaglini, Mattielig e Zetto a centrocampo con Miraglia e Fernandez a spingere sulle fasce per sfruttare gli spazi creati da Godeas e Zubin. La partita non decolla fino a quando al 15’ Ruggiero non fischia un penalty in favore dell’Unione. Muzzi crossa dalla destra e l’arbitro vede un fallo di Fernandez in area (ammonito). Dalla Riva va sul dischetto e infila sulla destra Ciroi. Il match dell’Unione sembra in discesa ma ci pensa Abrefah a commettere una sciocchezza. Il centrocampista subisce un fallo ma dopo il fischio interviene in scivolata su Battaglini. Espulsione diretta e Unione in inferiorità numerica. Il tecnico di casa corre ai ripari richiamando Muzzi e inserire Puka a centrocampo a dar manforte a Spadari e Cornacchia. Ma la disparità numerica dura soltanto per una decina di minuti. Fernandez infatti ferma con un fallo energico Giordani. Il direttore di gara estrae il secondo cartellino giallo. La Triestina manovra con più continuità mentre l’Ufm si limita a controllare in attesa di colpire con qualche ripartenza. Miraglia è il più ispirato e proprio su una sua discesa Vezzani copre bene il primo palo al 46’. Si riparte con il solito copione. Spadari ispira la manovra assieme a Bradaschia ma Giordani non punge. Non incide nemmeno Godeas che viene sostituito e si prende gli applausi di tutto il Rocco. All’11’ un colpo di tacco ancora di Miraglia esce di poco alla sinistra di Vezzani mentre sul fronte triestino è Puka a sciupare con un piatto inguardabile un corriodoio costruito con abilità da Giordani. L’Unione sembra vicina al raddoppio ma il colpo di testa di Piscopo su coner di Bradaschia è troppo centrale e consente a Ciroi di salvare la porta. Bradaschia sfinito fa spazio a Fantina. Scelta di Bordin non conservativa che alla fine non paga. Altro colpo di scena: Ciroi ferma la palla in presa a cavallo dell’area (con Giordani in fuorigioco), l’arbitra ferma il gioco e su segnalazione del suo collaboratore espelle l’estremo difensore. Ufm in nove con Contento (esce Bertoni) che si posiziona nella porta sotto la “sua” curva. E proprio il triestino respinge una forte punizione di Fantina. L’Unione spinge ma non crea apprensione e al 39’ invece su corner di Mattielig respinto dalla difesa Cornacchia ai perde Bezzo che infila Vezzani nel sette. Doccia fredda per i quattromila del Rocco e inutile assedio finale alabardato. Anzi Battaglini con pronto intervento di Vezzani spreca il contropiede finale. La sconfitta per l’Unione sarebbe stata troppo. La salvezza è a soli due punti (Montebelluna). Ma sono solo due le partite che mancano (Luparense e Venezia). Anche con due vittorie la salvezza senza play-out non sarebbe scontata. Anzi. L’Ufm invece torna a casa con un mezzo sorriso.
Ore 21.30 – (Giornale di Vicenza) Essere leggeri è essenziale. Leggeri nel senso di gioiosi, spensierati. Anche quando la classifica ti dice, senza girarci attorno, che devi stare accorto perchè dietro avanzano pericolosamente e tu non puoi permetterti di sbagliare. A cominciare da Brescia. Nello spogliatoio biancorosso è Mario Sampirisi il giocatore notoriamente più festoso. Anche in questo delicato momento, il difensore non rinuncia allo scherzo. «Credo sia importante sorridere. In un gruppo c’è bisogno di serenità, spensieratezza, anche quando le cose non vanno benissimo. E quindi cerco di portare il buon umore nello spogliatoio. Ma non sono mica l’unico».Dà sfogo alle imitazioni?No, quello era Ragusa. L’anno scorso imitava sempre Marino.Venendo al calcio, lo 0-3 del Menti contro il Brescia come lo spiega?Per me è un risultato bugiardo. Troppo severo?Sì, per quello che si è visto in campo. Ma bisogna dire che incontravamo una squadra molto forte. Si vedeva che lo Spezia voleva chiudere la gara in un tempo e così ha fatto. Noi siamo partiti un po’ con la guardia abbassata…Dopo il gol di Errasti avete avuto un buon momento, vi è mancata fortuna…Ci siamo ripresi un po’, abbiamo avuto le nostre occasioni; penso a quella capitata a Brighenti per esempio. Nel complesso non è tutto da buttare considerando che affrontavamo una formazione di alto livello sia come singoli che come organico.E però dopo 5 risultati utili di fila vi siete fermati.Vero, ma abbiamo dimostrato che c’eravamo anche noi. Lei è stato protagonista di una bella azione conclusa poi da Vita che ha colpito il palo di testa. Com’è andata?Abbiamo sviluppato bene il gioco sulla destra, ho effettuato un buon cross e Alessio si è tuffato di testa. Purtroppo non è stato fortunato, anche se l’azione era veramente bella. Quando si prendono tre gol, la difesa non può essere esente da colpe…Hanno sbloccato il risultato su palla inattiva; c’è stata una catena di errori ed Errasti è stato lesto a metterla dentro. Purtroppo non è mai solo colpa di uno solo. Che si può dire sulla terza rete? È stata una pura invenzione.Che il Vicenza vinca o perda, lei riesce sempre ad essere uno dei migliori in campo. Qual è il suo segreto?Semplicemente sapevo di volere tanto questa maglia, cerco di dare il meglio di me stesso. Qui mi sento trattato come un figlio. E comunque fisicamente sto davvero bene. E sono felice della mia stagione a livello personale. Sabato andrete a Brescia, un campo molto difficile.Ricorda come finì lo scorso anno?Impossibile dimenticarlo. Arrivammo a quella gara un po’ sulle gambe, con loro che non avevano nulla da perdere. Non fu una bella giornata di sport nè per come andò sul campo nè per quello che successe fuori, con gli incidenti che coinvolsero i nostri tifosi. Ora mi auguro che sabato fili tutto liscio. E che il Vicenza faccia punti…Questo per forza. Ne abbiamo estremo bisogno. Con Lerda siamo ripartiti ma adesso ci aspettano solo finali.
Ore 21.20 – (Giornale di Vicenza) Una Primavera per affrontare la primavera. Gioco di parole che suonerebbe bene e potrebbe anche andare benissimo, se il Vicenza fosse già tranquillo e stesse cominciando a programmare con serenità la prossima stagione, valutando i giovani che potrebbero inserirsi con successo in prima squadra nel prossimo campionato. La realtà, purtroppo, è ben diversa: ottenuta la rateizzazione del debito Iva, il Vicenza in questa primavera di passione 2016 deve ancora lottare per salvarsi sul campo e salvare così la propria storia. E allora dover giocare queste sfide decisive con sei ragazzi in panchina sotto i vent’anni (più Sbrissa titolare), come accaduto sabato contro lo Spezia, diventa un problema non di poco conto.FUORI GIOCO. L’elenco dei giocatori che nelle ultime quattro fondamentali partite del campionato non potranno dare alcun contributo alla causa è una lista di rimpianti, considerando il loro valore potenziale se fossero in buona condizione: Manfredini, Vigorito, Laverone, Bellomo, Cisotti. A questi si aggiunge Pinato, che magari potrebbe pure tecnicamente guarire da qui alla fine, ma è fermo da diverse settimane e certamente, quindi, non potrà essere subito al meglio in caso di utilizzo. Lo stesso vale per Modic, ora non più dolorante al piede sinistro e da questa settimana nuovamente in gruppo, ma da recuperare atleticamente dopo molto tempo a scartamento più che ridotto.ALLARME EBAGUA. C’è poi l’allarme rosso legato a Giulio Ebagua: il dolore al flessore di sinistra non è di poco conto. Pare fuori discussione che sabato a Brescia il centravanti nigeriano possa tornare al suo posto, ed è difficile immaginare una sua presenza anche tra due settimane al Menti con l’Entella. Se si considera che stiamo parlando dell’attaccante più in forma, decisivo con quattro pesantissimi gol nella serie positiva che tra marzo e aprile ha consentito al Vicenza di risollevarsi in classifica, ci si rende conto che in questo momento proprio la sua è l’assenza che rischia di incidere di più. Non resta che incrociare le dita e sperare in un recupero lampo, o comunque augurarsi di poter rimettere in sesto il numero 20 almeno per gli ultimi 180 minuti in cui il Vicenza lotterà per strappare i punti necessari ad ottenere la salvezza: a Latina il 14 maggio e al Menti contro il Perugia il 20 per la partita che chiuderà la stagione regolare.ATTACCO PRECARIO. Non bastasse l’infortunio ad Ebagua, purtroppo proprio in attacco il Vicenza ora come ora è appeso ad un filo per molti motivi. Pozzi e Cisotti, sulla carta numericamente (e non solo) utili a rinfoltire il reparto avanzato, di fatto sono stati solo giocatori virtuali. Anche Bellomo, che nel 4-2-3-1 avrebbe potuto interpretare il ruolo di mezzapunta sinistra, è fuori causa. Giacomelli, trascinatore nella prima parte del campionato, in questo finale è a meno di mezzo servizio per la caviglia destra dolorante, e pure Galano, per stessa conferma di Lerda giocatore determinante nel suo modulo, deve convivere con il dolore al fianco sinistro dopo la gomitata rimediata contro la Ternana. Raicevic, splendido centravanti rivelazione del girone d’andata, non è al meglio per un fastidio al ginocchio sinistro presente da diverse settimane, che si è acuito proprio negli ultimi giorni. L’unico che sta veramente bene è allora Vita, ma anche per lui c’è un rischio non di poco conto: al pari di Raicevic, Galano ed Ebagua (oltre al difensore Ligi e all’indisponibile Laverone), infatti, l’esterno romano è in diffida, e se incappasse in un’ammonizione sarebbe poi squalificato per un turno. INCOGNITA POZZI. Un nuovo attaccante in gruppo, per la verità, il Vicenza da questa settimana dovrebbe aggiungerlo, almeno in allenamento: è Nicola Pozzi, che non avverte più dolori particolari e proverà ad aumentare i carichi atletici per valutare la risposta di muscoli e tendini. In precedenza, giunto a questo punto, il numero 9 biancorosso purtroppo si è sempre dovuto fermare sul più bello. Ecco perché assistere al lieto fine di un Pozzi-gol per la salvezza sarebbe quasi da film, ma crederci diventa oggettivamente difficile. Meglio allora che Lerda cominci a motivare e ammaestrare a dovere anche i giovanissimi attaccanti della Primavera Cecconello e Dieye: data l’emergenza, non è da escludere che proprio da loro possa arrivare il guizzo decisivo per la salvezza (e il futuro) del Lane.
Ore 21.00 – (La Provincia Pavese) Soddisfazione in casa dei padroni di casa, ancora in piena corsa per evitare i playout. Nessuna dichiarazione da parte del Pavia. La parola subito al tecnico dei locali: «Buonissimo primo tempo, poi è subentrata un po’ di paura sulla rete dell’1-3 del Pavia. – dice mister Antonio Filippini – Abbiamo rischiato di compromettere i tre punti, ma alla fine abbiamo colto una vittoria fondamentale. Tre gol in 20 minuti non me li aspettavo, ma mi aspettavo al contrario una partita veemente per tenere a bada il Pavia. Sul campo dell’Albinoleffe dobbiamo portare a casa i tre punti, mentre il Pro Piacenza ospiterà il Sudtirol. Nell’ultima giornata invece ospiteremo proprio noi il Pro Piacenza. Negli spazi stretti i miei ragazzi sono riusciti a mettere in difficoltà gli avversari. Questa è la nostra arma per fare risultato. Ho inserito nella zona destra del campo Mancosu e Calamai che sfondavano meglio da quella parte piuttosto che dall’altra». «Era già da qualche partita che mi sentivo meglio – dice il giocatore del Lumezzane Simone Russini – Ho cercato di lavorare ogni giorno per tornare come prima, dopo l’infortunio. Nel finale di stagione le partite sono più importanti, ci si mette maggior determinazione. Abbiamo avuto delle occasioni per chiuderla prima. Sul 3-0 eravamo convinti fosse finita, invece il Pavia ha reagito ed è stato bravo Furlan a salvare il risultato». «E’ stata una dimostrazione di fiducia, siamo riusciti a portare a casa il risultato. – conclude Giangiacomo Magnani – Sono riuscito a dare un mano. I tre punti erano fondamentali per continuare a sperare nella permanenza in categoria. Si cerca di aiutare, di guardare sempre il pallone, di rimanere concentrati 90 minuti».
Ore 20.40 – (La Provincia Pavese) Dopo ventidue minuti del primo tempo verrebbe da chiedersi che cosa sia venuto a fare il Pavia a Lumezzane, tra l’altro ripiombata in un clima invernale. Alla fine, invece, la domanda è: perché il Pavia non ha giocato fin dall’inizio come ha fatto solo dopo quel tragico 0-3, risalendo fino al 2-3? Ma forse è inutile cercare risposte alla fine di una stagione che per il club azzurro da deludente è diventata fallimentare. Pronti via, e al ritmo di un gol ogni 7’ i rossoneri di casa trasformano una gara cruciale per loro, e insignificante per il Pavia, in una festa del gol. Gli azzurri invece mettono in scena una commedia degli orrori: due affondi e due reti, prima con Varas che infilandosi centralmente si beve prima Dermaku e poi Malomo con una facilità impressionante e quindi scarica di sinistro a porta aperta; poi con al discesa libera di Russini sulla sinistra e il passaggio filtrante per Bacio Terracino che rientra sul sinistro e non dà scampo a Facchin. In mezzo c’è l’involontario omaggio dell’esordiente Bonanni che con una scivolata su punizione (dubbia) in vece di liberare disegna una deviazione imparabile per Facchin. Il monologo del Lumezzane ne rischia di diventare umiliante per il Pavia, che a parte la palombella di Cesarini (gran colpo di reni di Furlan) non sembra avere alcuna voglia fi scuotersi. E invece dopo il 3-0 in pratica giocano solo gli azzurri, facendo vedere che le qualità, volendo, ci sono. Così alla prima buona trama d’attacco Belotti chiude rischiando di restituire l’autorete, e poi Malomo dopo un pessimo avvio trova il riscatto al 36’, spingendo in rete una palla arrivata attraverso la spizzata di Siniscalchi. La gran reazione di Facchin sulla schiacciata di testa di Nossa a fine primo tempo è solo un break del Lumezzane, che passa tutta la ripresa rintanato nella sua metà campo facendo affidamento sul vantaggio ancora consistente, ma sempre più preoccupato con il passare dei minuti. Il Pavia al 13’ Ferretti si mangia il 3-2: lancio perfetto di Cesarini, il bomber scavalca il portiere ma incredibilmente non trova la porta. Il gol però arriva al 24’ quando Carraro pennella di destro dopo uno scambio sullo stretto con Ferretti. Il Pavia è costantemente avanti, il Lumezzane costantemente a subire e al 32’ un’altra combinazione ben congegnata porta Marchi a un soffio dal 3-3: la battuta di piattone quasi da centro area è alta di qualche centimetro. Poi Ferretti esplode il suo sinistro al 37’ ma Furlan vola a togliere la palla dall’angolo. Nemmeno l’inferiorità numerica per lo sciocco calcetto di DeSilvestro a gioco fermo, che costa l’espulsione all’esterno appena entrato (punita più l’intenzione che il fallo in sè) frena la spinta del Pavia: ancora Ferretti di sinistro e ancora Furlan evita il 3-3. Ma ormai manca poco e il Lumezzane, incitato dal pubblico che ne capisce le difficoltà, fa scorrere gli ultimi istanti attorno alla bandierina del corner, dopo una prodezza di Facchin sulla conclusione al volo di Tagliavacche.
Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) Stefano Compagni accetta di commentare sia la gara che il futuro della società. Che Reggiana ha visto? «Buona, ha rischiato poco ed il modulo che ha adottato ha ottimamente funzionato. Ho notato poi alcune individualità in particolare evidenza. Alludo a Mignanelli, che ha offerto un contributo importante e ad altri giocatori che hanno dato prova di avere ancora ottimi stimoli in vista degli ultimi due impegni di campionato che ci attendono prima di chiudere una stagione un po’ travagliata nella quale forse abbiamo sbagliato un po’ tutti». E’ vero presidente che lei, viaggiando spesso dall’Iran agli Stati Uniti, ha imparato a conoscere bene la lingua inglese e quindi non ha faticato a dialogare con un manager americano che sembra intenzionato ad investire nello sport italiano? «So a chi alludete – Compagni sorride – ed ammetto di aver dialogato con lui (si tratta dell’ex campione del baseball Mike Piazza, ndc). Ma lo hanno fatto anche i rappresentanti di tanti altri club quindi è tutto un divenire. Non è un mistero che cerco sostenitori che ci affianchino nel nostro sforzo, a cominciare ovviamente da imprenditori di casa nostra, ovverosia reggiani. Quel che mi preme è allestire un programma migliore per la prossima stagione: è per questo che ci siamo mossi per tempo. Lo scorso anno abbiamo iniziato a torneo ormai in corsa e qualche stonatura può esserci stata. Questa volta vorremmo attrezzarci meglio, per tempo». Cosa pensa dei possibili derby con il Parma? «Sono sia tifoso che presidente e credo che i derby facciano parte del gioco. Fra l’altro quello con i cugini d’oltre Enza manca da quasi vent’anni e i motivi di interesse non mancano. A me preoccupano di più le variazioni che riguarderanno i play off e lo stesso torneo dei semiprofessionisti: in Lega se ne sta discutendo». Come pensa dovrebbe essere organizzato? «A mio giudizio sessanta società con i costi che fare calcio in questo momento economico comporta sono un non senso. Sono più propenso a ipotizzare due soli gironi composti da venti squadre ognuno: le eccellenze sono poche. Il presidente di Lega, con il quale mi trovo spesso concorde, sta meditando una soluzione. Ed anche l’organizzazione dei play off è destinata a cambiare. Ciò che vedrà presto la luce, ne sono convinto, avrà una nuova impronta». Una menzione merita infine il socio e collega di Compagni, Gianfranco Medici, che prima dell’inizio della partita aveva formulato un pronostico sul risultato finale: «Vinciamo noi per due reti ad una». Complimenti: azzeccato in pieno…
Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) Inevitabilmente anche mister Alberto Colombo pensa al futuro e così ieri dopo la partita non si è sottratto alle domande su cosa accadrà nella prossima stagione. «Avere il contratto non vincola la società a confermarmi ma vorrei riscattare questa stagione partendo da quanto di buono abbiamo dimostrato lo scorso anno». Che voto darebbe a queste sue due stagioni in granata? «Parlo di squadra in generale, comprendendo tutti, e dico che meritavamo un 8 l’anno scorso e 5 quest’anno perché si poteva fare meglio. Per il primo posto no perché Cittadella ed Alessandria aveva qualcosa in più delle altre, ma si doveva almeno lottare fino alla fine per la zona play off». Come giudica questa prestazione della sua squadra? «Non sono soddisfatto, soprattutto del secondo tempo, perché abbiamo peccato di personalità in mezzo al campo. Analizzando chi ha toccato più palloni in quella frazione di gioco penso più a Perilli che ai nostri centrocampisti e questo, in una situazione di vantaggio e per di più con la testa sgombra, doveva darci la possibilità di trovare maggiori spazi. Avrei gradito un altro atteggiamento ma sono consapevole che non si potevano vedere nella Reggiana i movimenti dell’anno scorso perché cambiando gioco i meccanismi sono da oliare. Però ho notato che siamo arrivati più spesso sul fondo». E sui singoli? «Sulle fasce ho visto buone intese tra Nolè e Mogos a desta e Mignanelli e Siega dall’altra, ma questo non era una novità per loro. Mi è piaciuto l’atteggiamento di Letizia nel primo tempo e di Nolè quando perdevamo palla, è un segnale incoraggiante». E’ un peccato aver trovato solo ora il vero Letizia? «A volte incastrare le qualità di un giocatore non è sempre facile: lui è una punta atipica, una prima punta a cui servono due esterni che attaccano lo spazio perciò servirebbero terzini con diverse fasi offensiva e difensiva. Ad esempio, tornando alla difesa a quattro, cambia anche il ruolo del mediano e serve un attaccante di riferimento, più fisico, oltre a qualcuno che attacca la profondità perché il rischio è di diventare piatti come in altre occasioni». Il 4-3-3 è stato in previsione futura o per testare i suoi giocatori? «Entrambe le cose ma non vorrei sbilanciarmi per il futuro perché ci vogliono giocatori adatti e questo sarà determinato anche dal mercato. Più che altro volevo vederli all’opera contro il sistema di gioco degli avversari avendo la mente libera».
Ore 19.40 – (Gazzetta di Reggio) Le cose più interessanti in questo momento stanno accadendo fuori dal campo. A partire dalla trattativa con la stella del baseball Mike Piazza, interessato a rilevare quote societarie, e dal lavoro a distanza del futuro ds Andrea Grammatica per portare in granata uomini di fiducia. La Reggiana è un cantiere e nei prossimi mesi si attendono cambiamenti importanti a tutti i livelli. Per i giocatori e il mister le prossime parte contro Alessandria e Bassano, come quella di ieri con l’Albinoleffe, hanno significato solo in chiave futura, anche se naturalmente c’è l’obbligo di non fare brutte figure. I giocatori cercano di capire se faranno parte del progetto di Grammatica e del presidente. Il mister vorrebbe restare per tornare ai fasti della passata stagione ma è consapevole che il suo destino è nelle mani della società. Tutti sanno di essere sotto esame. Al Città del Tricolore si è visto poco pubblico e del resto ormai non ci sono spunti rilevanti per il campionato, nonostante la frenata delle formazioni che sono avanti ai granata. L’atmosfera in campo e sulle gradinate è stata da amichevole. I tifosi hanno provato a scaldare un po’ l’atmosfera (la temperatura era autunnale) dedicando qualche coro in più del solito al Parma, facendo capire che l’argomento derby sta loro molto a cuore. Anche il presidente ha detto che auspica che possa esserci la sfida con i cugini, al netto di tutte le questioni di ordine pubblico che saranno prese in considerazione da chi di dovere. Nella partita di ieri si segnala un Letizia ancora una volta autore di una doppietta. L’attaccante napoletano nelle ultime due gare casalinghe ha segnato 4 reti, di cui 2 su rigore. Tony è così salito a quota 8 in stagione, considerando anche Matera, e ha dimostrato di muoversi bene nel tridente. Sempre alla voce “prossima stagione” sono da valutare i progressi di Nolè, che da quando è tornato a giocare con continuità ha fatto vedere buone cose e soprattutto ha mostrato voglia di restare in granata. Ieri dai suoi piedi sono passati molti palloni interessanti. Perilli si conferma un portiere attento e decisivo nelle poche occasioni in cui viene chiamato in causa. I suoi guantoni sono una sicurezza per la porta granata. Parola potrebbe avere chiuso la stagione: ieri è uscito dolorante e l’impressione è che il recupero possa andare per le lunghe. Il giocatore pisano non ha ancora rinnovato per la prossima stagione e nei giorni scorsi aveva chiesto lui stesso chiarezza alla società. Il suo rendimento quest’anno è stato sicuramente positivo. Nella partita di ieri si segnala anche l’infortunio capitato alla segreteria generale Monica Torreggiani, che al 2’ è stata colpita da una pallonata in viso e poi cadendo a terra ha preso una botta in testa: alla fine se l’è cavata con un livido e un po’ di spavento. Per la cronaca il match è finito 2-1 con la rete degli ospiti nel recupero. Bisognava vincere per chiudere con dignità e così è stato.
Ore 19.20 – (Gazzetta di Mantova) Ci sono volute 32 partite perché al Mantova venisse assegnato un calcio di rigore. Mattia Marchi ha confermato le proprie doti di bomber trasformando con freddezza e precisione e regalando tre punti insperati che riaprono una piccola speranza di agganciare il quartultimo posto. «I playout adesso sono ufficiali – dice Marchi – ma in questo rush finale abbiamo ancora la possibilità di cercare il piazzamento migliore. Dobbiamo provarci, perché è un indubbio vantaggio». L’attaccante ex Pavia non nasconde le difficoltà del match con il Pro Piacenza: «Abbiamo disputato un primo tempo pessimo, nel quale eravamo bassi, abbiamo sbagliato troppi passaggi e davanti non siamo mai stati pericolosi. Nella ripresa il nostro atteggiamento è cambiato: abbiamo provato a vincere e l’episodio del rigore ci ha premiato. Il gol annullato a me? Io di certo non avevo fatto fallo…». Tano Caridi è rientrato in campo nel finale dopo l’infortunio: «Siamo contenti quando riusciamo a vincere, a maggior ragione in un anno nel quale di soddisfazioni ne abbiamo avute poche. È stata una gara sofferta, in particolare nel primo tempo, mentre nella ripresa loro si sono un po’ allungati e noi abbiamo fatto meglio. Sono tre punti che ci danno fiducia e ci devono spronare a lavorare sempre di più. Il rigore? Marchi è in forma, li calcia anche bene, dunque è giusto che li tiri lui». Nessun commento da parte del Tano sulla società: «Sono un giocatore, non metto bocca in queste cose. E sono sempre convinto che alla fine le cose si aggiusteranno». Infine Roberto Zammarini, decisivo nell’episodio del rigore: «Era netto, su questo non ci sono dubbi. Sono contento quando posso essere utile alla causa: del resto il mio compito è quello di impegnarmi in allenamento e farmi trovare pronto quando il mister mi chiama. Una vittoria sofferta ma meritata perché ci abbiamo creduto fino alla fine».
Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) Serafino Di Loreto è reduce da una settimana in cui è stato impegnatissimo protagonista delle vicende legate al Mantova e non nasconde la volontà di mettere un freno alle questioni societarie, quantomeno quando esse vengono trattate in pubblico, o sui media. «Tutti hanno espresso in modo chiaro la loro opinione – sottolinea – si tratta di capire quale sarà il budget a disposizione. Questa è la domanda che giro ai soci mantovani, vedremo cosa ci verrà detto al riguardo». Quanto alla partita il patron e sponsor se la cava con una battuta: «Una prestazione bruttissima, resa felice grazie ad un jolly». Bruno Bompieri è giustamente un uomo doppiamente felice: «Vittoria importante – spiega l’ex presidente – voglio ringraziare pubblicamente Ivan Juric per le sue meravigliose parole al termine della partita vinta dal suo Crotone contro il Como («Se siamo sulla soglia della A lo devo anche a Bompieri, che l’anno scorso cancellò l’esonero che mi era stato dato da un presidente che non amava il Mantova», ndr). Juric si conferma un grande uomo, mi ha fatto il regalo più bello che poteva. Se penso che per dare ascolto ad Esposito avremmo dovuto cacciarlo via dopo la prima giornata di campionato; ora lui sta per arrivare in serie A, Esposito non mi sembra proprio sia sul medesimo obiettivo». Sorrisi anche per Giambattista Tirelli, che non incrocia lo sguardo dei soci bresciani. Il presidente Sandro Musso ha seguito prima la vittoriosa sfida del Rezzato poi ha visto gli ultimi 10’ al Martelli: «Magari se porta bene verrò sempre a gara quasi conclusa… – dice sorridendo – non è stato comunque un bel Mantova quel che ho visto però ora contano solo i punti e quindi non andiamo per il sottile, pensiamo solamente stare tutti uniti e portare a casa questa salvezza. Vorrei che le polemiche societarie trovassero una loro sede naturale per essere risolte, anche per rispetto verso la città e verso chi potrebbe pensare ad entrare insieme a noi. Ciò che occorre è che le cose vengano affrontate da tutti, per primo il sottoscritto, con la necessaria dose di tranquillità». Il presidente esclude contatti già avvenuti con Belfanti e si pronuncia sul futuro della società: «Mi auguro che si rimanga, puntiamo a far molto meglio nella prossima stagione. Con i soci mantovani e gli eventuali altri interessati mi auguro che si possa riuscire a sedersi ad un tavolo e discutere cosa fare. Mi rendo conto che gli errori quest’anno non sono mancati, essere tifosi porta a commettere degli errori. L’altro giorno ho parlato anche con il sindaco Palazzi e si è detto disponibile a ragionare su quali linee di intervento muoverci. Comunque il nostro obiettivo dev’essere legato a vincere i playout».
Ore 18.40 – (Gazzetta di Mantova) Gabriele Graziani non poteva scegliere miglior esordio per il suo ruolo di momentaneo allenatore in prima, vista la squalifica di mister Luca Prina. Diluvio, tensione, fatica e alla fine la gioia per un successo forse non meritato ma tanto, tanto importante. La sola amarezza viene dai timori riguardanti la condizone di Andrea Trainotti, il cui infortunio al ginocchio destro verrà valutato nei prossimi giorni: «Ho paura che non si tratti di una cosa leggera – spiega il vice allenatore biancorosso – dice che ha sentito un forte dolore al ginocchio, speriamo di non doverlo perdere a lungo. Andrea è un elemento molto importante per noi». Quanto all’andamento della partita Ciccio riconosce le difficoltà imposte dal gioco della Pro Piacenza: «Loro sono tutt’altro che una squadra di poco conto, nel primo tempo ci hanno messo in grave crisi poi per fortuna nella ripresa siamo riusciti a venire fuori e alla fine è arrivato il primo rigore a favore della stagione. Marchi ha segnato e questo ci rende felici, voglio però dire che non siamo stati favoriti dal direttore di gara. Tutt’altro, a mio parere il gol segnato da Marchi era regolare e non mi è parso ci fosse un blocco da parte di Sereni come ho sentito. Così come non accetto che qualcuno dica che il rigore su Zammarini poteva anche non essere dato». Graziani rivolge un elogio collettivo a tutti i suoi giocatori: «Siamo stati molto bravi – sottolinea – a saper soffrire ma a difenderci con ordine nonostante i problemi di Carini e di Trainotti. Tutti hanno lottato con grande spirito di sacrificio e siamo riusciti a recuperare tre punti sul Cuneo, siamo in vantaggio negli scontri diretti e possiamo tentare l’impresa di agganciarli. Per noi sarebbe importante riuscire a giocare la partita di ritorno sul nostro campo il 28 maggio. Fino a quella data chiedo a tutti di aiutarci a raggiungere l’obiettivo. Sappiamo bene che non stiamo esprimendo un gioco di altissimo livello, conosciamo i nostri limiti ma posso garantire, e la gente di Mantova sa che non parlo a vanvera, che tutti stiamo dando il massimo per salvarci. I processi li faremo dopo il 28 maggio, ora è troppo importante riuscire ad avvicinare, agganciare o magari superare il Cuneo. Società, staff tecnico e squadra hanno quest’unico obiettivo; chiedo ai tifosi di starci vicini perchè abbiamo realmente bisogno di loro».
Ore 18.20 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova acciuffa in extremis, grazie al primo rigore a favore della stagione, una vittoria tanto importante quanto generosa sul Pro Piacenza. I biancorossi, dominati dagli avversari nel primo tempo e salvati dalle parate di Bonato, nella ripresa riescono infatti a limitare gli ospiti e intascano i tre punti grazie al loro unico tiro in porta del match, appunto dal dischetto. Il successo, abbinato alla sconfitta del Cuneo a Pordenone, porta l’Acm a tre punti dai piemontesi e consente di sperare nell’aggancio, che varrebbe il quartultimo posto e il conseguente vantaggio ai playout. Al Martelli, davanti a oltre duemila infreddoliti ed “eroici” tifosi, si comincia sotto l’acqua e con un forte vento che spira alle spalle del Pro Piacenza, schierato da mister Viali con il 4-3-3. In campo ci sono gli ex biancorossi Cardin, Bini e Carrus, mentre Schiavini è in panchina. Mister Prina (anche se in panchina a urlare c’è Ciccio Graziani, perché il tecnico è squalificato) schiera il Mantova col solito 5-3-2 ma in versione offensiva. Davanti ci sono infatti due punte vere, Marchi e Falou, mentre in mediana le mezze ali “adattate” sono Gonzi e Tripoli. L’intento è quello di attaccare e di andare a caccia della vittoria, unico risultato utile per non rassegnarsi al terzultimo posto. Ma in campo le cose vanno in maniera opposta. Il Mantova soffre in maniera incredibile la disposizione tattica dei piacentini, è sempre in ritardo nelle uscite sui portatori di palla e viene schiacciato nella propria metà campo. Con i cinque difensori in linea e i tre centrocampisti (Tripoli fra l’altro è in evidente imbarazzo nel nuovo ruolo) presi in mezzo da Carrus e compagni con un “torello” infinito. A dire il vero il primo sussulto è nell’area degli ospiti (13’), quando il portiere Fumagalli perde palla dopo una presa e sembra poi spingere Marchi, ma l’arbitro lascia correre. È comunque un episodio, perché per il resto il primo tempo è un monologo piacentino, come testimonia al 45’ il conto dei corner: 9-1 (!). Il fortino biancorosso comunque regge, perché Bonato è in giornata di grazia. Il numero uno dell’Acm dice tre volte di no allo scatenato Rantier e compie un autentico miracolo su Barba. All’intervallo, complice anche il silenzio della Curva Te (in sciopero per 45’), la tristezza regna sovrana. La ripresa si apre con gli ultrà che urlano alla squadra di tirare fuori gli attributi e dal campo qualche segnale sembra arrivare. Falou prima manda in porta Tripoli (che non riesce a concludere) e poi sfiora il palo dal limite (11’). Così, quando (19’) il centravanti viene sostituito con Zammarini, il pubblico non capisce e fischia sonoramente. La mossa di Prina è volta in realtà a rinforzare il centrocampo, che nonostante la reazione d’orgoglio dell’Acm resta saldamente nelle mani avversarie. In parte la cosa funziona, perché il match almeno si fa più equilibrato. Nelle due aree succede però poco o nulla, anche se Viali inserisce i freschi Maietti e Orlando al posto di Gomis e Speziale. Al 32’ Marchi segna, ma l’arbitro annulla per un blocco di Sereni. Prina allora butta dentro Caridi per Tripoli e poi è costretto a inserire Scalise per Trainotti, vittima di un infortunio al ginocchio e portato via in barella. Viali risponde col talentuoso Alessandro per Rantier, che non gradisce. Si arriva così agli ultimi minuti, quando il Pordenone segna il 2-1 contro il Cuneo e il Mantova conquista con Zammarini (steso da Barba) il rigore che Marchi trasforma spiazando Fumagalli. Sessanta secondi dopo Lo Bue (messo in porta da Caridi) potrebbe raddoppiare, ma colpisce l’esterno della rete. Allora c’è da soffrire fino al 50’, ma la vittoria non sfugge. E la speranza resta accesa.
Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) È il giorno della liberazione, quello in cui Mauro Lovisa può esclamare «abbiamo scritto una pagina importante». Perché «mai il Pordenone è stato così in alto e sono felice, ma già concentrato sui playoff. Facessimo il salto di categoria già quest’anno – aggiunge il presidente -, sarebbe un passo importante anticipato. Comunque stiamo già lavorando per le due soluzioni: il progetto di andare in B vale per questo o per il prossimo anno. Dietro a tutto c’è un gruppo di lavoro di alto profilo e ne sono orgoglioso». Ma c’è stato un momento in cui ha pensato che, contro il Cuneo, non avrebbe vinto? «Quando abbiamo sbagliato il rigore – ammette -. Meglio averlo sbagliato e vinto come abbiamo fatto poi, perché il fallo su Filippini non c’era e magari ci sarebbero state delle polemiche». Squadra cresciuta? «I ragazzi hanno tenuto un’intensità importante. In casa si sente il Bottecchia, mostriamo più personalità, perché ci sono un’idea, un impianto di squadra, un gioco, anche se gli altri si chiudono. Emblematico è quanto ha fatto Berrettoni, che perde palla e poi la rincorre, con lo spirito giusto, dimostrando perché uno ha fatto una certa carriera, per qualità e quantità. Con queste soddisfazioni gli investimenti pesano meno». Bruno Tedino è commosso. Il commento è la messa a nudo di sentimenti profondi che lo coinvolgono. «Sono festeggiamenti che deve fare tutta la città di Pordenone – afferma l’allenatore -. O almeno quella parte che segue la squadra – aggiunge -. Siamo arrivati ad un obiettivo che, a inizio campionato, non poteva essere preso in considerazione. Ho festeggiato con la squadra – racconta Tedino – perché con loro ho un rapporto ideale». Alla piccola Mia e alla compagna Sonia dedica il gol Matteo Mandorlini. «Adesso – sorride il centrocampista – siamo abituati troppo bene, l’obiettivo raggiunto già ora ha un valore inestimabile. La B è un sogno da inseguire sicuramente. Siamo arrivati nel posto giusto al momento giusto, con la condizione di giocarli proprio bene».
Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Qui si fa la storia. Con due giornate di anticipo i neroverdi sono matematicamente ai playoff e di nuovo secondi in classifica. Mai il Pordenone ha raggiunto questi livelli di piazzamento, nella competizione nazionale massima a cui ha partecipato. Per arrivare alla B ci sono ancora 180′ e 5 gare di prolungamento, da conquistare di turno in turno. Il primo (15 maggio) ad eliminazione diretta, poi andata e ritorno. La quarta vittoria di fila in casa, dopo che nel 2016 solo il Lumezzane è riuscito a resistere nella tana del ramarro, con la combinazione di risultati delle concorrenti che segnano il passo, spalanca le porte verso la nuova avventura. Pronti via e, già al 1′, Strizzolo ruba palla sulla scivolata di Rinaldi. Dal fondo serve Berrettoni, il quale la piazza in porta ma Tunno e difesa rimediano in angolo. Fin da subito gli appunti riguardano due nomi che lasceranno le loro impronte sul match. Subito. Il Pordenone continua: al 7′ Rinaldi fa un altro buco in copertura e, stavolta dalla trequarti, Strizzolo resiste alla carica di ritorno. Arrivato a centro area, angola nella rete di Tunno. Il Pordenone nel primo tempo non offre la migliore prestazione possibile. Quando lascia troppa libertà, come a D’Iglio dall’altra parte pochi minuti dopo l’1-0, il parziale ritorna in equilibrio. Il brevilineo cunense non perde l’occasione (la prima) per pareggiare il conto. La differenza di valori in campo c’è e si vede, fra chi continua a macinare opportunità e chi arriverà nuovamente a concludere solo nella seconda parte. A cadenza ritmata, i neroverdi producono una percussione in gruppo sviluppata da sinistra. Filippini, Strizzolo, Mandorlini, Berrettoni hanno più di una possibilità ciascuno di segnare ancora, ma sembra che la palla per i neroverdi non voglia entrare. Un omaggio arbitrale apre il secondo tempo, concedendo più che generosamente il rigore per il tocco di braccio di Franchino su Filippini, sceso a sinistra. Sul dischetto va Stefani. Il calcio da fermo, basso e poco potente a sinistra di Tunno, è preda del portiere. Il pubblico in gradinata lo perdona e intona cori al capitano. L’affetto sonoro poi riguarderà Berrettoni, poiché lo zampino vincente sarà di nuovo il suo. Un Pordenone più avvolgente, riesce a portare più stabilmente il baricentro avanti. Crogiolo di occasioni che rispondono ai nomi di Pasa, Berrettoni e Mandorlini al quale viene annullata una segnatura per fuorigioco. Da rivedere. Rimasto in inferiorità numerica, il Cuneo sta ancora di più nella propria metà campo. Nello spazio ai sostituti Beltrame, di testa da ottima posizione, devia sul fondo. Botta e risposta Scapinello-Pederzoli ed è l’ora del gol-vittoria. Frutto di una manovra a infilarsi ancora nella difesa di Fraschetti, Berrettoni invita, sulla palla a tagliare il campo torna Mandorlini e stavolta la posizione è valida: 2-1. Il Pordenone resta in 11 contro 8. Giocano tutti, anche Tomei che solo al 43′ Chinellato chiama per la prima volta a parargli un tiro. Il portiere del Pordenone c’è, come il prolungamento ai playoff.
Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) «Sono orgoglioso di questa squadra. Anche perché mi diverto: così gli investimenti pesano meno». La mette sul ridere Mauro Lovisa, ma la sua battuta è l’emblema di una gioia grande: il “suo” Pordenone ha centrato i playoff, traguardo impossibile a inizio stagione, e lui si gode questo momento. Che, a ragione, definisce storico. «Nessuno è arrivato così in alto – attacca il presidente dei “ramarri” –. Noi ce l’abbiamo fatta e sono felice. E’ stata dura, a un certo punto non credevo neanche di riuscire a vincere: la palla non entrava mai. Poi è arrivato il gol di Mandorlini e in quel momento è scattata la festa. E’ stata una grande giornata e, tra le varie cose, ho capito perché Berrettoni ha giocato così in alto: strepitosa la sua gara per qualità e quantità». Lovisa loda i suoi ragazzi, ma guarda anche all’immediato futuro. «Intanto cerchiamo di mantenere il secondo posto – afferma –. Poi io credo che con questo entusiasmo possiamo arrivare lontano. Speriamo di fare il grande salto subito, altrimenti ci riproveremo l’anno prossimo: ho già in mente cosa fare sia per l’una sia per l’altra categoria». Un acquisto potrebbe essere Barreto, l’attaccante ex Torino che si sta allenando con i neroverdi? «Vedremo, ci devo pensare prima di ingaggiare un altro brasiliano», dice sorridendo il presidente. Arriva dunque il momento di Bruno Tedino, che quasi si commuove a parlare di questo Pordenone. «Abbiamo centrato un traguardo che a inizio stagione non era neanche da prendere in considerazione – afferma –, invece adesso lo stiamo festeggiando. E’ incredibile ciò che abbiamo fatto: all’andata abbiamo giocato a Cuneo per evitare i playout, abbiamo vinto e il nostro campionato è cambiato. Lì ho capito tante cose. Ora è giusto che questi ragazzi festeggino, se lo meritano anche se martedì si ricomincia a lavorare». Già, si può conquistare ancora qualcos’altro. «Mancano due giornate alla fine, poi la post-season – afferma –. Ora vogliamo andare al massimo e cerchiamo di cavalcare l’onda. Non è ancora finita, ma credo che la città debba essere orgogliosa di questo gruppo». I cori partiti a fine gara fugano ogni dubbio.
Ore 17.00 – (Messaggero Veneto) Bruno Tedino aveva promesso di scalare il Piancavallo in bicicletta qualora la sua squadra fosse stata promossa tra i cadetti. Il tecnico neroverde farebbe bene a cominciare ad allenarsi. Perché il Pordenone compie il primo passo verso la serie B. I “ramarri” superano il Cuneo (che chiude in 8), volano al secondo posto e, a due giornate dalla fine del campionato, conquistano i playoff. Ora c’è la certezza matematica: il Padova non vince con la Giana (anzi, perde) e sistema così un altro tassello nel mosaico dopo il primo messo sabato dall’Ancona, caduta con la Lupa Roma. E’ un traguardo straordinario, totalmente inaspettato a inizio anno, cioè quando il presidente Lovisa versava i 500 mila euro alla Lega per essere ripescato, ma diventato realtà grazie a una squadra forte allenata da un tecnico straordinario, che finalmente tutta Italia comincia a conoscere. Mai così in alto i neroverdi in 96 anni di storia: adesso, negli ultimi 180’, l’obiettivo è difendere il secondo posto, in virtù del quale affronterebbe nella post-season al Bottecchia la Casertana il 15 maggio. Discorso da affrontare tra due turni, quello legato alla possibile avversaria del primo turno playoff, meglio concentrarsi ora sulla gara di ieri, portata a casa a 5’ dalla fine dopo innumerevoli tentativi. Il Cuneo arriva in Friuli con un 4-1-4-1 propositivo e intelligente. Tedino sceglie di partire col 4-3-3 annunciato alla vigilia, con Filippini e Berrettoni ai fianchi di Strizzolo. E’ sull’asse di questi ultimi due che nasce l’1-0: palla divina dell’ex Bassano per il bomber, “scoccata” proprio quando il numero nove è sul filo del fuorigioco. “Striz” arriva in area, perde la sfera, la riconquista e di sinistro batte Tunno. La gara sembra in discesa. Così non è. Perché due minuti dopo il Cuneo pareggia grazie a D’Iglio. Grande tiro dalla distanza del centrocampista, che supera Tomei e rimette in equilibrio il match. Il Pordenone si butta in avanti a cercare la rete del 2-1, ma s’incarta e commette troppi errori. Si va così all’intervallo sull’1-1, dopo che il Pordenone colpisce un palo con Strizzolo. Nella ripresa neroverdi devastanti. Al 2’ Filippini si guadagna un rigore piuttosto generoso, ma che Stefani non capitalizza: la sua conclusione è respiinta da Tunno. La gara sembra stregata, ai “ramarri” viene annullato anche un gol per fuorigioco di Mandorlini. Il Cuneo rimane in 10 (espulso Franchino), i “ramarri” ci credono e trovano il 2-1: palla geniale di Pederzoli per Berrettoni che mette in mezzo per Mandorlini. Il centrocampista tocca la sfera ed è gol. Pordenone ai playoff, con gli ospiti che chiudono in 8 (“rossi” a Gorzegni a Quitadamo). Si scatena la festa sotto la tribuna del Bottecchia: ora sogna una città intera.
Ore 16.40 – (Giornale di Vicenza) Stefano Sottili mette nel mirino il direttore di gara, il signor Marinelli di Tivoli che s’ingoia il fischietto nell’azione che precede la rimessa laterale battuta da Anghileri da cui nasce il gol della vittoria del Renate. «Il fallo su Bizzotto era evidente. E il rammarico più grande è proprio quello di avere subito il gol su una situazione palesemente irregolare. Le ultime due sconfitte del Bassano nascono da altrettante decisioni arbitrali a nostro sfavore». Sottili torna poi sulla partita, per buona parte dominata dai ragazzi in maglia giallorossa, soprattutto nei primi 45 minuti. «Sono state almeno quattro le occasioni nitide nella prima metà di gara. Di Rossi ricordo una sola parata dopo che l’arbitro aveva fischiato la fine del primo tempo per poi tornare sulla sua decisione e far battere una punizione a favore del Renate. Non eravamo messi bene in campo, il Renate è stato abile e veloce a ripartire e per poco non subiamo il gol. Anche nella ripresa eravamo partiti bene, ricordo l’occasione di Misuraca che potevamo sfruttare meglio…». Sottili, e non è il primo a Meda, si lamenta anche delle condizioni del campo. «Se cerchi di fare la partita è impossibile, il pallone rimbalza irregolarmente. Chi si difende è avvantaggiato». Nonostante la sconfitta di Meda (che bissa quella del campionato scorso) il Bassano centra matematicamente i playoff grazie alla vittoria della Giana sul Padova. «E i ragazzi meritano per questo traguardo un grosso elogio – dice Sottili – Ora in queste ultime due gare che mancano proveremo a prenderci il miglior ranking possibile e prepararci al meglio. Vogliamo fare bella figura…». Sulla stessa lunghezza d’onda è Giacomo Cenetti. «Con un gol nel primo tempo sarebbe stata tutta un’altra gara. Archiviamo questa brutta sconfitta, ma godiamoci il traguardo dei playoff, raggiunto con due giornate d’anticipo». Tra i migliori in campo, specie nella prima frazione di gioco, è stato l’esterno Marcello Falzerano che con le sue sgroppate ha messo in difficoltà più volte i difensori brianzoli. Sul gol del Renate però non si pronuncia: «Non ho visto bene l’azione, la riguarderò con attenzione in televisione. Questa partita è la dimostrazione che in questo campionato è difficile vincere ovunque, anche contro chi sta nella parte bassa della graduatoria. C’è molto equilibrio. Voglio però vedere il bicchiere mezzo pieno ovvero la qualificazione ai playoff e con due giornate di anticipo. Un grande risultato».
Ore 16.20 – (Giornale di Vicenza) Un gol di Napoli ad un quarto d’ora dalla fine costa al Bassano il secondo posto nella domenica in cui, per il secondo anno consecutivo, conquista aritmeticamente i play-off (con due giornate di anticipo). La squadra di Sottili perde al “Città di Meda” contro il Renate e si fa scavalcare dal Pordenone, vittorioso contro il Cuneo. Pietribiasi e compagni non riescono a sbloccare la gara adeguandosi ai ritmi degli avversari, che li puniscono alla prima vera disattenzione difensiva. A Sottili non è servito confermare per dieci undicesimi la formazione che aveva superato il Lumezzane, con Stevanin per Semenzato unica variante tra i titolari. Per il resto nessuna novità nel 4-2-3-1 di partenza: davanti a Rossi Bizzotto e Martinelli formano la coppia centrale, Toninelli che completa la retroguardia a destra. Mediana affidata ai “soliti” Proietti e Davì, in prima linea c’è Pietribiasi unica punta sostenuto dal trio Falzerano-Misuraca-Candido. Nel primo tempo accade poco, anche se le migliori azioni sono di marca giallorossa. Al 25′ Proietti lascia partire un tiro-cross da destra sul quale si avventa Pietribiasi, il quale colpisce male il pallone che si infrange sulla traversa. Al 42′ Falzerano crossa al centro per Misuraca, anticipato in angolo da Malgrati. Rossi deve intervenire per la prima volta al 46′ per neutralizzare un tiro di Scaccabarozzi servito da Pavan, con la difesa che spazza in angolo sulla respinta del portiere. Nella ripresa il Bassano non riesce ad alzare il ritmo, né ad essere più incisivo. Al 2′ Falzerano serve Candido la cui conclusione è troppo centrale. Il Renate prova a distendersi in contropiede e al 6′ Ekuban scatta sul filo del fuorigioco crossando al centro per Graziano che non riesce a finalizzare. Dopo un tiro di Misuraca all’11’ (ancora centrale) su cross del solito Falzerano, Sottili prova ad attingere forze fresche: manda in campo prima Momentè al posto di Misuraca, quindi Cenetti per Candido. Equilibrio fino al 33′, quando il Bassano si fa sorprendere: Scaccabarozzi batte velocemente una rimessa laterale direttamente in area di rigore, il subentrato Florian non riesce ad agganciare il pallone che arriva sul secondo palo direttamente sui piedi di Napoli, per il quale è fin troppo facile calciare a rete. L’1-0 è una doccia gelata per il Bassano: Sottili getta nella mischia anche Laurenti al posto di Proietti, manda Bizzotto a fare l’attaccante aggiunto ma i suoi non riescono a costruire azioni pericolose, anzi rischiano di subire addirittura il gol del raddoppio in contropiede: al 45′ Florian scatta verso la porta e serve Curcio che calcia alto da buona posizione. Il risultato non cambia neanche nei 3′ di recupero. Il Bassano si consola con la qualificazione ai play-off grazie ai ko di Padova e Feralpi Salò.
Ore 16.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Fiumi di birra per festeggiare la promozione, con nessun componente dello staff che si salva dalla “doccia”. A di la verità due sì: il ds Giorgio Perinetti, sempre concentrato e con il pensiero già rivolto al futuro, e il presidente Joe Tacopina, assente a Rasai, che ha fatto conoscere la sua gioia con una nota. «È un giorno importante, abbiamo raggiunto il primo obiettivo di un percorso che ci riporterà presto in Serie A – le affermazioni del presidente – Ho gesteggiato in famiglia negli States e come non mai sono orgoglioso di questo club, squadra, staff tecnico, dirigenti e collaboratori: se abbiamo centrato la promozione è merito del lavoro di tutti. Voglio spendere però qualche parola per i miei giocatori, non è mai facile giocare in piazze importanti e a Venezia lo è stato ancora di più. Dovevano vincere, non hanno mai avuto un’alternativa, in alcuni momenti forse la pressione è stata alta ma come una famiglia si sono stretti l’uno all’altro e hanno trovato la forza per superare gli ostacoli scrivendo una pagina importante del calcio italiano. Ci vediamo al Penzo il 1. maggio dove inizieremo a festeggiare il primo giorno di un futuro che ci riserverà solo altri successi, ne sono sicuro. Forsa Venexia!» Sulla stessa linea il ds Perinetti. «Era una stagione difficile, obbligati a vincere come eravamo – ha detto – Abbiamo scalato la nostra montagna e salito così il primo scalino, il più difficile. Abbiamo gettato le basi per una grande crescita». Al secondo centro in laguna, l’ottavo in carriera, il tecnico Giancarlo Favarin. «Due promozioni a Venezia sono un traguardo eccezionale – le sue parole – come esaltante è stato vedere la crescita dei ragazzi come Acquadro, Galli, Luciani che hanno avuto in un Serafini generosissimo la loro guida. Dopo il contraccolpo del cambio di guida tecnica abbiamo sofferto un po’ al momento del ko con la Vecomp, ma il successo nello scontro diretto ci ha definitivamente spianato la strada verso il successo». Altre due gare di campionato, poi la poule scudetto. «Ci prepariamo ad affrontarla per ben figurare anche perchè sono tante le piazze importanti che hanno vinto i rispettivi gironi di serie D: da Parma a Piacenza, da San Benedetto a Viterbo e altre ancora… Sarà una bella battaglia: noi ci proviamo». Parlando sempre di promozioni, in bacheca arriva la terza per Dante Scibilia: le prime due conquistate da commercialista del team, questa da direttore generale. «E logicamente è la più bella. Anche perchè è stata davvero sudatissima. Quest’estate c’è stato un momento in cui tutto pareva finito, ma la grande disponibilità del sindaco Brugnaro e l’arrivo di un entusiasta come il presidente Tacopina ci hanno permesso di ripartire alla grande. Domenica festeggeremo a Sant’Elena con la presentazione di tutta la squadra in mezzo al campo e l’8 maggio di ritorno da Trieste faremo festa in piazza a Marghera». Bocca cucita sino all’ultimo per l’avvocato Alessandro Vasta. «Sono scaramantico e ho voluto aspettare il fischio finale per festeggiare – afferma – Quante soddisfazioni in questa stagione e quanti ringraziamenti dobbiamo a chi ci ha aiutato a rinascere. Ho sentito poco fa il presidente: è felicissimo come noi».
Ore 15.40 – (La Nuova Venezia) Missione compiuta. Conquistato l’ultimo punto utile, i giocatori del Venezia possono lasciarsi ai festeggiamenti, e in testa al gruppo c’è Marco Modolo, ieri anche a segno contro i bellunesi. «Una emozione bellissima, quella che sto e che stiamo vivendo. Una gioia immensa al termine di un percorso ricco di insidie, in cui siamo stati bravi a non disunirci mai nelle difficoltà, e alla fine tutto è andato bene e adesso possiamo festeggiare finalmente. Siamo partiti da favoriti, consapevoli di avere uno squadrone, ma come si è visto in altre occasioni, gli squadroni non sempre riescono a imporsi. Noi ci siamo riusciti mostrando grande carattere. Il gol? Bello, ma oggettivamente conta di più il risultato in classifica». Chi è rimasto nonostante la discesa in serie D è Francesco Cernuto, che racconta le sue sensazioni così: «Una annata fantastica anche dopo la ripartenza dalla serie D, e il merito va condiviso tra squadra, allenatore e dirigenza. Come dissi a inizio stagione, rifiutare l’offerta di un direttore sportivo come Perinetti era impossibile. Ho detto di sì in cinque minuti. Il risultato lo stiamo vedendo ora, godendoci questa promozione splendida in Lega Pro». Emilio Volpicelli in maglia arancioneroverde è arrivato a campionato in corso, ma non è mancato anche il suo contributo. «Mi sono unito al gruppo in dicembre quando è arrivato il nuovo allenatore, e spero di essere riuscito a ripagare la sua fiducia. Venezia è una piazza incredibile in cui vincere, è importante, anche se comunque vincere è sempre bello. Ma evidentemente era destino così per me, dopo aver vinto lo scorso anno anche ad Andria». A chiudere è Guglielmo Vicario, ieri autore di numerosi interventi di rilievo contro la Ripa. «Abbiamo vissuto una stagione fantastica ma ricca di incognite all’inizio. Le risorse che ha messo a disposizione la società e questo ha permesso di imporsi in questo modo. Posso solo dire che è stata una promozione meritata, e alla fine abbiamo dominato. Però onore al Campodarsego che ha dato tanto filo da torcere, ci ha tenuti sulla corda fin quasi alla fine, e ha disputato un bellissimo torneo. Va dato merito a chi ha saputo essere un grande avversario, e rendere ancora più bella questa nostra vittoria. Ora abbiamo altre partite da onorare per puntare al titolo di categoria». Tutti sulla stessa linea, comunque, tutti a manifestare la stessa gioia. La festa negli spogliatoi è già esplosa, si brinda a birra e c’è anche il rischio di prendersi una lavata. Cori, poi di nuovo in campo per le foto, si balla in cerchio con i tifosi. Un giorno da ricordare.
Ore 15.30 – (La Nuova Venezia) Seconda promozione per Giancarlo Favarin con il Venezia, sempre dalla serie D alla C, ora Lega Pro. Ieri come oggi, il tecnico pisano è subentrato a campionato in corso. «Due stagioni diverse ma fantastiche» commenta «perché vincere qui dà senza sensazioni particolari». Il Venezia era il favorito d’obbligo e il pronostico è stato rispettato. «Nello scontro diretto con il Campodarsego (fine febbraio, ndr)» continua Favarin «ci siamo presentati nelle migliori condizioni. Quella vittoria ci ha dato la forza e la consapevolezza di vincere il torneo. Il momento più difficile? La sconfitta 1-0 in casa della Virtus Vecomp». Adesso due partite e poi le finali nazionali. «Cercheremo di restare concentrati vogliamo prepararci bene per arrivare pronti alle finali. Ci saranno società importanti come la Viterbese, Piacenza e Parma: vogliamo fare bene». Voltandosi indietro, Favarin fa l’elogio ai più giovani ma anche al veterano Matteo Serafini. «In questi mesi» dice l’allenatore «sono molto cresciuti Acquadro, Luciani e Galli. Mi sono piaciuti la grande disponibilità ed entusiasmo di Serafini, che è stato la nostra guida. Ma tutto il gruppo è stato molto forte». Gioisce il diesse Giorgio Perinetti, che ricorda gli inizi dell’avventura. «Non è stato facile» commenta «anche perché la scorsa estate siamo partiti in ritardo rispetto agli altri e avevamo gli occhi di tutti puntati addosso. Torniamo in tornei che più ci competono. Ora festeggiamo, poi penseremo alla pool scudetto e far crescere ancora questa società». Intanto arriva il messaggio di Tacopina. «Sto festeggiando la promozione con la mia famiglia» fa sapere il presidente da New York «è un giorno importante, abbiamo raggiunto il primo obiettivo di un percorso che ci riporterà presto in Serie A, là dove meritiamo davvero di stare. Sono orgoglioso di questo club, squadra, staff tecnico, dirigenti e collaboratori se abbiamo centrato la promozione è merito del lavoro di tutti. Hanno scritto una pagina di storia. Ci vediamo al Penzo il 1° maggio dove inizieremo a festeggiare il primo giorno di un futuro che ci riserverà solo altri successi, ne sono sicuro».
Ore 15.20 – (La Nuova Venezia) Ti ricordi quel giorno a Seren del Grappa? Che festa, che abbraccio tra squadra e tifosi, quanta passione. E anche quanto freddo. Le promozioni passano tutte alla storia e trovano spazio sulla memoria, anche questa pur dalla serie D alla Lega Pro lascia il ricordo di questa giornata indimenticabile, dell’orgoglio di dire “io c’ero”. La partita? Più festa che partita, da una parte la gagliada Union Ripa La Fenadora, dall’altra il super Venezia padrone del campionato in cerca del punto per il trionfo matematico. Punteggio finale 3-3, sempre meglio di un brutto zero a zero, ma in realtà la partita dura poco, il resto è attesa del fischio finale, con un Venezia che dà qualche colpo di acceleratore, una difesa molle che prende tre gol, e la gente a battere le mani per l’entusiasmo e i piedi per il freddo. Questo il riassunto. La cornice invece è quella di un cielo cupo inadatto alla festa, il vento che scende dal monte Grappa non è roba da 24 aprile. La Curva sud è trasferita in blocco sulla tribunetta del piccolo stadio della frazione di Rasai, per la squadra è come giocare in casa. Canti incessanti, ci sono anche i ragazzi vestiti da gondolieri, lo spettacolo è di qua della rete, più che in mezzo al campo. Per la squadra di casa il probabile record di incasso, i chioschetti sfornano di tutto, birra da piccolo oktoberfest e voi volete sapere come è andata la partita? Bastano i sei gol: piatto destro di Modolo al 17’, quasi un rigore in movimento su prolungata azione di Serafini, bis di Acquadro al 25’, splendido lancio di Galli, il mediano supera il portiere e deposita in gol a porta vuota, quindi prima dell’intervallo segna Santi in diagonale e si capisce che la difesa del Venezia non creerà pericoli alle gambe proprie e altrui. Dopo l’intervallo si riparte al piccolo trotto, fiammata al 18’ sulla linea Volpicelli-Luciani, cross in mezzo e testa-gol di Lattanzio. C’è chi ormai ha fatto l’abitudine e chiede cosa fa il Campodarsego, 0-0 ma non importa. Quanto manca alla fine? Tra freddo (girotondo di nuvole là davanti, nelle valli feltrine) e voglia di far festa si comincia con gli olè, la sciarpata del pope e si divertono anche i tifosi locali, ironici o autoironici con lo striscione “la campagna dà il benvenuto ai cittadini”. In festa i difensori del Venezia, Madiotto indisturbato fa il 2-3 e all’88’ Peotta firma il 3-3 in un’area senza traffico. Giusto così, felice anche la Ripa Fenadora. Resta il count down, quel fischio che l’arbitro ritarda di qualche minuto per recuperare il tempo perso di una partita in cui nessuno ha avuto fretta. Si chiude con quello che gli esperti chiamano possesso di palla e che una volta era la “melina”, non si attacca, non si pressa e alla fine un boato esplode nella conca. Cancelli aperti, si va in campo, invasione pacifica, giocatori e tifosi sono un tutt’uno. Tornare in Lega Pro è una liberazione, in tribuna gente commossa ricorda lo spareggio di Cesena, la promozione con Novellino, o, per stare in tema di maltempo, quella di Ravenna, con Cesare Prandelli. In mezzo al campo Favarin è portato in trionfo.
Ore 14.50 – (Corriere delle Alpi) Roberto Vecchiato al termine del match è visibilmente scocciato per la prestazione della sua squadra. Non giocare bene può capitare a tutti, non è questo il punto, il problema di ieri è stato che i gialloblù non hanno giocato da squadra, concentrandosi troppo sugli spunti personali, come ha spiegato il tecnico nel post gara: «Non siamo stati concentrati e non abbiamo corso in funzione della squadra», commenta l’allenatore dopo la sconfitta casalinga, «tutti sono capaci di correre, l’importante è farlo bene, e non è successo con l’Abano. Per la verità, non era capitato nemmeno a Venezia. C’era più voglia di mettersi in mostra rispetto a giocare per la squadra». Prestazione da dimenticare. Durante il match, si sono viste molte occasioni da una parte e dall’altra, alla fine però il Belluno ha pagato i tanti, troppi errori commessi non solo sotto porta ma anche in mezzo al campo e in difesa: «Quella che si è vista è una partita di fine stagione», commenta amareggiato Vecchiato, «in campo si sono viste due squadre poco ordinate e poco concentrate e per questo nell’arco dei 90′ ci sono state una quindicina di occasioni. Il Belluno ha creato tanto, ma allo stesso tempo ha sbagliato tanto e, di conseguenza, è stato punito dall’avversaria. È stata una partita molto confusa ma non credo però che alla fine di tutto però meritassimo di perdere. Il loro gol del pareggio in fuorigioco? Dicono in tanti che sia così, io in questo momento devo pensare ad altre cose e non alla posizione del loro giocatore». Addio al terzo posto. Con questa sconfitta il Belluno dice addio matematicamente al terzo gradino del podio, adesso dovrà difendere il quarto dall’offensiva della Virtus Vecomp, certo sarebbe un peccato se sprecasse tutto quello che di buono ha fatto finora: «Arriveremo quarti o magari quinti, non sarà un problema. Nelle prossime partite, però, dovremo fare meglio di così. Le assenze? E’ ovvio che avere tutti i quanti i giocatori disponibili sarebbe meglio, ma se non può essere così, chi entra deve fare bene. Per quanto riguarda Marco Duravia e Stefano Mosca penso che per entrambi la stagione sia finita. Marco Duravia farà un intervento in artroscopia, mentre Stefano Mosca martedì ricomincia a camminare, staremo a vedere. Io pessimista per il terzino agordino? No sono realista, aspettiamo il 15 maggio e verifichiamo come andrà a finire».
Ore 14.40 – (Corriere delle Alpi) Un brutto Belluno cade al Polisportivo contro l’Abano, dice addio al terzo posto e deve guardarsi le spalle dalla Virtus, ora a meno tre. I gialloblù hanno subito la settima sconfitta stagionale, mettendo in campo una prestazione sotto tono, che ha permesso all’Abano di vincere. Il gol del vantaggio per i padroni di casa è nato da uno sfortunato gol di Thomassen ma il portiere Solagna si è dimostrato decisivo nella prima frazione in almeno due occasioni. Nel secondo tempo gli ospiti hanno trovato il pareggio con Gnago, la rete però sembra essere arrivata in netta posizione di fuorigioco, e nel finale, il vantaggio è arrivato con il colpo di testa di Rampin. Oltre alla prova negativa, il Belluno ha subito il gol del pareggio, nel momento in cui si trovava con un uomo in più per l’espulsione di Bortolotto, colevole di aver tirato una gomitata a Pellicanò. Proprio il difensore gialloblù nel finale ha subito la stessa sorte, anche se l’intervento è sembrato meno ruvido e il gomito non aperto. Adesso ai gialloblù non rimane che difendere il quarto posto, che è comunque tanta roba, ma bisognerà farlo iniziando da Campodarsego. Il 15 maggio cominceranno i playoff e la speranza è che la squadra di piazzale della Resistenza ritrovi lo smalto perso oltre che qualche giocatore che nelle ultime uscite sono risultati sotto tono. Mister Vecchiato deve rinunciare allo squalificato Pescosta oltre che agli infortunati Mosca e Duravia. Tra i pali c’è Solagna mentre la difesa è formata da Sommacal, Pellicanò, Calcagnotto e Franchetto. A metà campo Bertagno è in regia supportato da Masoch e Miniati. In attacco il tecnico gialloblù schiera il tridente comandato da capitan Corbanese, insieme ad Acampora e Farinazzo. L’avvio è degli ospiti che però al 10′ vanno inaspettatamente in svantaggio. Acampora riceve palla sul vertice alto dell’area, finta di andare sul fondo e con il destro pennella in mezzo, la sfera viene intercettata da Thomassen che la colpisce male e tradisce il proprio portiere. Una manciata di minuti dopo, il Belluno sfiora il raddoppio prima con Farinazzo che da buona posizione prova la conclusione a giro, poi con Corbanese che a tu per tu con Bettin si fa ipnotizzare. Al 24′ gli ospiti hanno una grossa occasione grazie al disimpegnato sbagliato di Sommacal; ne approfitta Gnago che entra in area e a tu per tu con Solagna calcia a botta sicura ma il portiere con il piede salva in angolo. Solagna si ripeterà alla mezz’ora su Bortolotto che cercherà la conclusione a giro dopo aver vinto due rimpalli. Si va a riposo sull’1-0. Il secondo tempo inizia con l’occasione di Creati che impegna Solagna sul primo palo. Al 13′ Farinazzo semina il panico in area e mette in mezzo per Corbanese che prende l’ascensore, ma di testa non inquadra la porta. Al 19′ l’Abano si getta in avanti; la difesa gialloblù respinge corto e Thomassen tenta una conclusione che viene deviata in rete da Gnago che però sembra in posizione irregolare. Al 26′ l’Abano resta in dieci per il rosso diretto sventolato a Bortolotto. Al 34′ il neo entrato Marta Bettina stoppa la palla e spalle alla porta si gira di prima intenzione, ma Bettin in tuffo gli dice di no. Sul capovolgimento di fronte l’Abano passa in vantaggio: da un piazzato sbuca nel mucchio il neo entrato Rampin che di testa infila il gol vittoria. In pieno recupero Pellicanò in un contrasto aereo frana sopra l’avversario, per l’arbitro è gomito aperto e scatta il rosso anche per lui.
Ore 14.20 – (Mattino di Padova) Un brutto Belluno cade al Polisportivo contro l’Abano e dice addio al terzo posto. I gialloblù hanno subito la settima sconfitta stagionale, mettendo in campo una prestazione sotto tono, che ha permesso all’Abano di vincere. Il gol del vantaggio per i padroni di casa è nato da uno sfortunato gol di Thomassen ma il portiere Solagna si è dimostrato decisivo nella prima frazione in almeno due occasioni. Nel secondo tempo gli ospiti hanno trovato il pareggio con Gnago, la rete però sembra essere arrivata in netta posizione di fuorigioco, e nel finale, il vantaggio è arrivato con il colpo di testa di Rampin. Oltre alla prova negativa, il Belluno ha subito il gol del pareggio, nel momento in cui si trovava con un uomo in più per l’espulsione di Bortolotto, colevole di aver tirato una gomitata a Pellicanò. Proprio il difensore gialloblù nel finale ha subito la stessa sorte, anche se l’intervento è sembrato meno ruvido e il gomito non aperto. Adesso ai gialloblù non rimane che difendere il quarto posto, ma bisognerà farlo iniziando da Campodarsego. Il 15 maggio cominceranno i playoff e la speranza è che la squadra di piazzale della Resistenza ritrovi lo smalto perso oltre che qualche giocatore che nelle ultime uscite sono risultati sotto tono. L’avvio è degli ospiti che però al 10′ vanno inaspettatamente in svantaggio. Acampora riceve palla sul vertice alto dell’area, finta di andare sul fondo e con il destro pennella in mezzo, la sfera viene intercettata da Thomassen che la colpisce male e tradisce il proprio portiere. Una manciata di minuti dopo, il Belluno sfiora il raddoppio prima con Farinazzo che da buona posizione prova la conclusione a giro, poi con Corbanese che a tu per tu con Bettin si fa ipnotizzare. Al 24′ gli ospiti hanno una grossa occasione grazie al disimpegnato sbagliato di Sommacal; ne approfitta Gnago che entra in area e a tu per tu con Solagna calcia a botta sicura ma il portiere con il piede salva in angolo. Solagna si ripeterà alla mezz’ora su Bortolotto che cercherà la conclusione a giro dopo aver vinto due rimpalli. Si va a riposo sull’1-0. Il secondo tempo inizia con l’occasione di Creati che impegna Solagna sul primo palo. Al 13′ Farinazzo semina il panico in area e mette in mezzo per Corbanese che prende l’ascensore, ma di testa non inquadra la porta. Al 19′ l’Abano si getta in avanti; la difesa gialloblù respinge corto e Thomassen tenta una conclusione che viene deviata in rete da Gnago che però sembra in posizione irregolare. Al 26′ l’Abano resta in dieci per il rosso diretto sventolato a Bortolotto. Al 34′ su un capovolgimento di fronte l’Abano passa in vantaggio: da un piazzato sbuca nel mucchio il neo entrato Rampin che di testa infila il gol vittoria. In pieno recupero Pellicanò in un contrasto aereo frana sopra l’avversario, per l’arbitro è gomito aperto e scatta il rosso anche per lui.
Ore 14.00 – (Gazzettino) Festa grande in casa giallorossa: il terzo posto in classifica è matematico e l’accesso ai play off è garantito. Il più contento di tutti è l’allenatore Andrea Pagan. «Siamo sul podio, ufficialmente – se la ride il tecnico dell’Este – e credo proprio che questo risultato sia meritato. Avevamo una gran voglia di rivincita dopo le tre sconfitte di fila, anche per far tacere chi ci dava per cotti». «Con la Luparense era importante assicurarci in modo definitivo questo terzo posto, anche perché il Belluno aveva, ma solo sulla carta, una partita che sembrava più facile – prosegue Pagan – ho rivisto l’Este che volevo e che conoscevo, e per questo devo fare i complimenti alla squadra. Sono loro i veri artefici di questa impresa e hanno battuto una delle formazioni più in forma del momento». E ora? «Dobbiamo affrontare queste due partite per eguagliare o superare il bottino di punti del girone d’andata – annuncia l’allenatore – vogliamo anche difendere il record della difesa, che è la meno battuta del girone, e non regaleremo niente a nessuno». C’è invece grande rammarico nello spogliatoio della Luparense, dove l’obiettivo stagionale dei play off era ancora ben fissato nel mirino. «È un peccato perché è sfumato il sogno di accedere ai play off – ammette il tecnico, Enrico Cunico – abbiamo fatto una rincorsa fantastica, ma non ci siamo riusciti. Peccato, anche perché la partita è stata molto condizionata dal vento, che non ha permesso ad entrambe le squadre di rendere come potevano». «Il pareggio sarebbe stato un risultato più giusto, questa sconfitta è immeritata – continua l’allenatore – avevamo creato parecchie situazioni per pareggiare, poi nel secondo tempo ho inserito altri attaccanti per dare peso in attacco e tentare di fare gol. Non siamo però riusciti a capitalizzare tutto ciò». «I ragazzi hanno dato il massimo e meritano un grande applauso, nelle due partite che restano farò giocare chi ha avuto meno spazio fin qui – conclude Cunico – ma onoreremo in ogni caso questa stagione nel migliore dei modi».
Ore 13.50 – (Mattino di Padova) Altri due verdetti. Terzo posto assicurato per l’Este e playoff ormai andati per la Luparense: i gol di Mastroianni e Maldonado regalano una certezza ai giallorossi e un dispiacere alla compagine rossoblù, ingolosita dai playoff ma stroncata proprio dai cugini della Bassa padovana. I Lupi, tra l’altro, non vengono nemmeno aiutati dal risultato di Giorgione-Virtus Vecomp, match vinto per 3-1 dai veronesi, diretti concorrenti per un posto nella top five. Niente da fare, insomma, per i ragazzi di Enrico Cunico. Al Nuovo Stadio, infatti, l’Este (già certo dei playoff) non stende tappeti rossi e gioca la sua partita, sfiorando la rete al 9′ con un cross di Maldonado sul quale Guagnetti deve fare i conti con una mira sbilenca e un vento piuttosto fastidioso. Le folate non aiutano nemmeno i cross di Roveretto e Di Fusco, di lettura complicata per Sottovia e Beccaro. Come al 36′, quando Aboubakar apre per Roveretto, pronto al traversone per Beccaro, in leggero ritardo sull’invito del compagno. L’Este trova il gol del vantaggio un minuto più tardi: e lo fa col solito Mastroianni, cercato (e trovato) da Marcandella prima del tocco decisivo, sul quale Antonello prova un intervento disperato sulla linea di porta. L’occasione migliore per Beccaro & co. arriva al 42′, grazie a un errore in disimpegno di Lorello che si fa soffiare il pallone da Sottovia prima di salvarsi in qualche modo sul tentativo dalla distanza del bomber. I Lupi devono così attendere la ripresa per riprovare l’assalto. Prima della punizione di Beccaro (51′), deviata senza troppi merletti da Lorello e ribattuta da Aboubakar (alta), c’è il break dell’Este: al 48′ Mastroianni s’improvvisa uomo-assist e pesca Ferrara in mezzo all’area. L’esterno d’attacco campano arriva in leggero ritardo, come Sottovia sul lancio di Perosin (61′), dopo un tentativo di rovesciata tanto bello quanto impreciso. L’Este soffre le iniziative degli ospiti ma, quando può, fa vedere ottime trame offensive. Tra il 65′ e il 69′ gli uomini di Andrea Pagan hanno pure un lampo di ritrovato orgoglio: Caporali indovina lo scambio con Mastroianni, ma strozza il rasoterra mentre lo stesso Mastroianni colpisce il palo sul cross dalla destra del compagno. Sempre dalla fascia arriva l’ultima palla gol della Luparense, che non riesce a capitalizzare con Beccaro, fermato da Lorello. Il 2-0 dell’Este arriva a ridosso del 90′: fallo di Antonello su Ferrara all’altezza dell’area piccola, rigore concesso dall’arbitro e trasformazione perfetta di Maldonado. Non succede altro fino al triplice fischio che, classifica alla mano, fa calare il sipario sui campionati delle due padovane.
Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Un punto rosicchiato al Giorgione terzultimo, adesso a sole due lunghezze di distanza, la fiammella della speranza ancora accesa. Il Fontanafredda, a 180’ dal termine, è ancora vivo e contro il Campodarsego, seconda forza del campionato, avrebbe meritato il bottino pieno. Merlano in giornata di grazia, e l’imprecisione offensiva dei rossoneri nella ripresa, hanno impedito l’aggancio all’ultimo posto disponibile per i playout. I ragazzi di Sonego, al terzo risultato utile consecutivo, hanno il diritto di continuare a sperare. Poche le emozioni nel primo round: Zecchin direttamente da calcio d’angolo mette i brividi a Buiatti, Alcantara ci prova da fuori al 19′, poi Zorzetto sventa una percussione di Aliù deviando in calcio d’angolo alla mezz’ora. Spettacolare, invece, la ripresa del “Fontana”. Sugli scudi Samba e Alcantara: dopo 8′, Arthur è provvidenziale a salvare su Samba a botta sicura. Al 10′, Stiso arma ancora il mancino del numero 9 che calcia a lato di nulla. L’unica sortita ospite è una punizione velenosa di Zecchin al quarto d’ora. I padroni di casa all’assalto sfiorano il vantaggio al 22′: lancio di Zorzetto dalle retrovie, Ruopolo sporca la traiettoria consentendo a Samba di presentarsi davanti al portiere. Primo tiro respinto da Merlano, sulla ribattuta Gal allontana a pochi centimetri dalla rete. La pressione non si placa, Merlano è ancora protagonista sul piazzato di Tonizzo al 24’. Stessi protagonisti dieci minuti più tardi: botta da limite del capitano rossonero, respinta sicura dell’estremo ospite. Il risultato non si sblocca, nemmeno al 36′, quando Stiso, da ottima posizione in area, manda alle stelle il traversone di Radrezza. Il Fontanafredda non trova la via del gol e viene quasi beffato al 90′. Diagonale di Aliù, il riflesso di Buiatti è super per conservare un pareggio prezioso.
Ore 13.10 – (Gazzettino) Il Cittadella sfonda quota 70 (ora sono 72 i punti in classifica) e vincendo a Salò mette a segno il ventiduesimo successo del suo campionato stradominato. Fa tutto Filippo Lora, nel bene e nel male, due gol nella porta giusta, uno sfortunato in quella del proprio portiere Alfonso. Venturato conferma le intenzioni della vigilia: il tecnico aveva detto che a Salò si sarebbe vista in campo la migliore formazione possibile e così è, con Cappelletti in difesa al posto di Scaglia e Paolucci in mediana preferito a Schenetti e Zaccagni. Il Cittadella, che ha vinto il campionato con tre giornate di anticipo, ha poco da chiedere nelle ultime partite, se non trovare la migliore condizione possibile in vista della Supercoppa. Il Feralpi Salò invece deve vincere per alimentare le sue ultime flebili speranze di agganciare la zona play off. La squadra di casa comincia con maggiore convinzione rispetto all’undici di Venturato. Passano sette minuti e Guerra colpisce l’esterno della rete, poi Tantardini pesca Cesaretti tutto solo in sospetta posizione di fuorigioco: è bravo Alfonso a sbarrare la strada all’attaccante. Il doppio pericolo dà la sveglia al Cittadella, con Caglioni che toglie dall’incrocio la punizione di Chiaretti, poco dopo lo stesso brasiliano conclude centralmente. La partita è piacevole, ci sono pochi tatticismi e tanti veloci capovolgimenti di fronte. Il terreno bagnato però complica le giocate dei ventidue in campo, e si registrano così diversi errori di misura. Alla mezz’ora il Cittadella passa con Litteri, ma il gol è annullato per fuorigioco del centravanti. I granata concludono in attacco la prima frazione, ci prova anche Benedetti con un sinistro forte ma centrale, respinge l’attento portiere Caglioni. La ripresa si gioca sotto i riflettori e una continua pioggerellina. Il Cittadella sblocca il risultato al 10′ con il tocco sottomisura di Lora che raccoglie la respinta di Caglioni sulla girata di Litteri. Chiaretti impegna ancora l’estremo difensore locale con un gran sinistro prima di lasciare il posto a Sgrigna (36 anni ieri per il fantasista romano, auguri). Il Feralpi Salò prova a scuotersi, ma Cesaretti spreca un favorevole contropiede facendosi chiudere la strada da Alfonso invece di servire in mezzo all’area Guerra tutto solo. I granata ringraziano e piazzano il raddoppio (23′): scambio Lora-Jallow-Lora e piatto destro vincente del centrocampista, al sesto centro stagionale. Alfonso vuole mettere il proprio sigillo sulla partita, e al 27′ si distende a terra a respingere il diagonale di Romero, ma non può fare niente sulla sfortunata deviazione di Lora al 36′. Salvi respinge il pallone radente di Romero proprio sul giocatore ex Milan che involontariamente infila il proprio portiere. Sabato con la Cremonese il Cittadella saluterà i propri tifosi, poi la festa promozione in piazza.
Ore 12.50 – (Gazzettino) Roberto Venturato non si accontenta mai: «C’è da gioire per aver centrato la promozione con tre turni di anticipo, ma alla domenica si deve andare in campo con la grinta giusta». Il tecnico granata dedica il successo di Salò e soprattutto la vittoria in campionato a una persona in particolare: «L’ho detto in più occasioni e lo ripeto volentieri anche adesso. A Stefano Marchetti, che è un dirigente davvero speciale, che a questa società ha dato molto e tanto continua a dare. Tiene davvero tanto ai colori granata, lavora sodo, con grande impegno e risultati da molti anni. Il direttore ha fatto tanto per me e per questa squadra. Impossibile poi non citare la famiglia Gabrielli, che ha reso grande il Cittadella».
Ore 12.30 – (Mattino di Padova) È proprio l’ora di Lora. Nel bene (tanto) e nel male (giusto un po’). C’è ancora una volta il segno dell’ex capitano della Primavera del Milan (a bersaglio tre volte, due nella porta giusta e una in quella sbagliata) nell’ennesima affermazione di questo Cittadella che non sembra conoscere il significato della parola “appagamento”. Allo Stadio Turina di Salò, tana della Feralpi, gli uomini di Venturato vengono a capo di una giornata fredda e piovosa, inanellando la vittoria numero 22 della stagione, l’undicesima ottenuta in trasferta. Ed è sin troppo scontato precisare che nessuno ha fatto meglio in questo campionato, che, a due sole giornate dal termine, vede la truppa granata mantenere 13 lunghezze di margine sul Pordenone. Chi temeva che la promozione, appena raggiunta, potesse distrarre capitan Iori e compagni, deve così ricredersi. Persino in una gara che valeva poco come quella di ieri si è visto un Citta all’altezza, magari appena appena meno attento del solito in fase difensiva ma sempre pronto a rilanciare il gioco e ad aggredire l’avversario. Alcune novità. Venturato opera qualche cambiamento, ma non certo una rivoluzione, rispetto alla sfida di lunedì scorso con il Pordenone, con Cappelletti che prende il posto di Scaglia in difesa, Lora, premiato dopo il gol promozione, lì dove c’era Schenetti, e Paolucci sull’altro lato della mediana, a rilevare Zaccagni. Come previsto, poi, Jallow si riappropria del ruolo di seconda punta dopo aver scontato un turno di squalifica. Nelle file dei padroni di casa, senza Diana in panchina, fermato dal Giudice sportivo e sostituito dal suo secondo Esposito, Tortori vince il ballottaggio con Romero in attacco. Partono meglio i “leoni del Garda”, desiderosi di riscattare un mese di aprile che li ha visti dire addio alle residue speranze di qualificazione ai playoff. La Feralpi non è sempre precisa in fase d’impostazione, ma il Citta qualche spazio lo concede, tant’è che le prime occasioni sono tutte dei padroni di casa, pericolosi con Quadri (punizione dal limite appena sopra la traversa), Guerra, che ben imbeccato da Cesaretti conclude a lato, lo stesso Cesaretti, che si trova sui piedi un ghiottissimo pallone sporco a mezzo metro da Alfonso e si vede respingere il tiro, e Maracchi, che sparacchia alto da posizione ravvicinata. Passato il torpore iniziale, in cui era forse ancora distratto dai festeggiamenti della settimana, il Citta replica come sa fare. Chiaretti costringe Caglioni a volare all’incrocio su punizione, ancora il fantasista brasiliano s’inserisce centralmente ma conclude debole sull’assist di Jallow, Litteri si vede annullare un gol per fuorigioco (e i replay danno ragione all’arbitro) poco dopo la mezz’ora, e Benedetti calcia sul portiere, dopo un’ottima imbeccata di Paolucci. Ripresa vivace. Ci vuole il gol di Lora per animare sul serio la serata. Al 10′, il numero 7 del Citta è il più lesto di tutti nel ribadire in rete il pallone respinto da Caglioni, dopo la deviazione di Litteri. Da lì in poi le opportunità fioccano, anche perché le squadre si allungano quel tanto che basta per rendere più accesa la partita. Chiaretti s’inventa una sassata da fuori e, sul successivo contropiede, Cesaretti è poco lucido nella gestione della sfera facendosela soffiare da Alfonso. Guerra manda alto di poco un colpo di testa, poi è ancora Alfonso a superarsi distendendosi sul diagonale di Romero. L’azione del raddoppio granata è da spellarsi le mani: Sgrigna, appena entrato, dà il “la”, aprendo il gioco per Jallow, dal canto suo abile a servire ancora Lora, puntuale nell’inserimento dalla retrovie: “Pippo” si ripete, trovando il 2-0. Tocca poi a Litteri mettersi in mostra, rubando di forza il pallone a Leonarduzzi, mentre Romero e il neoentrato Tortori s’ingegnano sull’altro fronte. Sul 2-0, ecco la fortunosa carambola che porta Salvi a respingere sul corpo di Lora il pallone messo in mezzo da Romero, per l’1-2. Ma il risultato non cambia più e, anzi, è Coralli, di testa, a sfiorare il tris. E chi lo ferma più questo Citta?
Ore 12.10 – (Mattino di Padova) In sala stampa è quasi più naturale parlare di dediche («a Marchetti») e feste fatte e da fare, che non della partita appena lasciata alle spalle, anche se il Cittadella ha mostrato di non essersi piazzato in cima alla classifica per caso. «Tenevamo molto a continuare a vincere, perché è vero che abbiamo già conquistato il campionato, ma vogliamo comunque terminare bene questa stagione», le parole di Roberto Venturato. «Sono contento per la prestazione e il risultato, anche se in alcuni momenti, non lo nascondo, ci ha aiutato la fortuna. Nel complesso però abbiamo creato molte occasioni, e credo che la vittoria ci possa stare». Se gli si chiede della prossima stagione, il tecnico del Cittadella evita di sbilanciarsi troppo. «Dobbiamo goderci questa promozione in Serie B come una festa. Sino alla fine dobbiamo gioire, ma allo stesso tempo scendere in campo con la serenità e la capacità di chi, comunque, vuole giocarsi ogni partita. Dopodiché avremo tempo e modo per valutare ogni situazione e costruire una squadra capace di dire la sua anche nella categoria superiore». La risposta è più diretta se gli si chiede a chi dedica la vittoria numero 22 del campionato. «A Stefano Marchetti, il direttore generale, una persona animata da valori molto importanti e capace di trasferirli al nostro ambiente» la risposta del tecnico granata, che oggi concederà un giorno di riposo ai suoi uomini, per ritrovarli martedì al Tombolato. «Stefano ha dato molto a me e alla società: per il lavoro che svolge ogni giorno e per quello che fa per tutti noi la dedica non può che andare a lui, fondamentale assieme alla famiglia Gabrielli nel tenere il Cittadella – l’espressione di una realtà molto piccola – ad alti livelli nel mondo del calcio».
Ore 11.50 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Favaro 5; Diniz 6, Sbraga 5.5, Fabiano 6, Favalli 6; Ilari 5.5 (Cunico sv), Baldassin 6, Bucolo 5.5, Finocchio 5.5 (Petrilli sv); Altinier 6 (Sparacello sv), Neto Pereira 5.5.
Ore 11.40 – (Gazzettino) Nella ripresa Pillon è passato al rombo di centrocampo, con Bucolo vertice basso e Finocchio alle spalle delle due punte, ma la mossa non ha prodotto gli effetti sperati sul piano del gioco. Poco redditizio anche il successivo ingresso in campo di Cunico. Il Padova ha perso ancora di più le misure e per due volte in rapida successione ha rischiato di finire sotto per 2-0, spazzato via dalle accelerazioni di Gasbarroni. Nella prima circostanza è stata provvidenziale la parata di Favaro sul destro in corsa di Marotta, poi è stato Bruno a non approfittare dell’assist al bacio del compagno. A quel punto Gasbarroni ha deciso di fare da solo e poco dopo la mezz’ora la sua velenosa parabola di sinistro ha tradito il portiere biancoscudato. Sotto di due gol il Padova non si è arreso del tutto, ma i suoi tentativi di riaprire la partita si sono puntualmente infranti sul muro difensivo della Giana Erminio. E sulla stagione dei biancoscudati sono scesi i titoli di coda.
Ore 11.30 – (Gazzettino) E dire che la squadra di casa aveva dato buoni segnali in partenza. Prima ci ha provato Ilari, poi un destro radente di Baldassin (dopo una combinazione da applausi) ha messo i brividi a Paleari. Ma è stato soltanto un fuoco di paglia. Un po’ alla volta gli ospiti hanno alzato il baricentro e si sono insediati nella metacampo dei biancoscudati: apprezzabili soprattutto il movimento tra le linee di Gasbarroni, gli inserimenti di Marotta e la fisicità di Biraghi nei duelli aerei. Il Padova è riuscito a sfuggire alla morsa degli avversari solo con i cambi di gioco e grazie a un paio di accelerazioni sulla corsia mancina di Favalli. Troppo poco per liberare al tiro Neto e Altinier. A mandare definitivamente all’aria i piani della truppa di Pillon è arrivato al 32’ il vantaggio degli ospiti. La conclusione dal limite di Marotta non è apparsa irresistibile, ma la traiettoria del tiro ha decisamente sorpreso Favaro. La reazione nervosa dei biancoscudati ha creato un po’ di panico nell’area avversaria. La Giana Erminio ha però avuto anche il pallone del raddoppio, sprecato da Bruno che non ha inquadrato la porta da posizione favorevole.
Ore 11.20 – (Gazzettino) Da mangiarsi le mani. Anzichè approfittare del pareggio dell’Alessandria, il Padova si è fatto battere in casa dalla Giana Erminio e di fatto ha compromesso la sua rincorsa al quarto posto. La matematica non condanna ancora del tutto i biancoscudati, ma recuperare sei punti in due partite alla squadra piemontese sembra un’impresa dai contorni impossibili. Tante le cose che non hanno funzionato nel Padova. A cominciare dal portiere, poco reattivo in entrambi i gol. Alle corde la difesa, presa spesso d’infilata dalle ripartenze avversarie. A corto di idee i centrocampisti, il più delle volte in inferiorità numerica e incapaci di dare continuità all’azione. Poco pungente la manovra offensiva, anche per la giornata di scarsa vena del brasiliano Neto Pereira. Se a ciò aggiungiamo la brillantezza della Giana Erminio, trascinata da un Gasbarroni che ha potuto fare il bello e il cattivo tempo trovando sempre scarsa opposizione, il ko è stato inevitabile
Ore 11.10 – (Gazzettino) Sereno e posato come sempre il presidente Giuseppe Bergamin. «Segnando nei primi dieci minuti – esordisce – poteva essere una partita diversa, il calcio è questo e bisogna accettare il risultato del campo. È chiaro che ci sia delusione perché tutti ci aspettavamo che succedesse qualcosa di diverso, ma guardiamo pure nell’insieme a quanto si è fatto in questo campionato ed è positivo, anche perché si sono creati i presupposti per fare bene pure la prossima stagione». Poi aggiunge: «Quando abbiamo cambiato registro a fine anno abbiamo cominciato a credere in grande perché ce n’erano i presupposti, ma resto soddisfatto. Adesso prendiamo un po’ di fiato e faremo le cose con calma e buon senso, costruendo il futuro su basi solide».
Sulla stessa lunghezza d’onda il vice presidente Edoardo Bonetto: «Per me dobbiamo essere contenti; è stato un ottimo campionato e la gara con la Giana lo riassume al meglio nel senso che ci è mancato sempre quel qualcosa in più per essere attaccati al treno play off. Anche questa volta si sono viste grande intensità e voglia, ma pure sfortuna con due gol forse non voluti». Il portiere Alessandro Favaro fatica ad accettare i due gol subiti. «Sul primo – racconta – il tiro ha avuto una traiettoria non regolare, andando prima a destra e poi cambiando direzione, spiazzandomi. Nel secondo il giocatore voleva metterla in mezzo e invece ne è nato un pallonetto sul secondo palo. Spiace, c’è da ripartire e fare meglio. Io sono molto autocritico con me stesso e mi arrabbio molto pure quando prendo reti impossibili. Questi sono due gol strani».
Ore 11.00 – (Gazzettino) «Abbiamo buttato via questa partita che in caso di vittoria ci avrebbe tenuto in corsa e sono veramente molto dispiaciuto. È una mazzata, ma nei momenti topici, come con Cittadella e Pordenone, abbiamo sempre fatto fatica e questo vuol dire che dobbiamo ancora crescere in personalità e cattiveria agonistica». È l’emblema della delusione Beppe Pillon, che ancora credeva nella possibilità di agganciare i play off, ma che al tempo stesso era consapevole di una squadra che non stava vivendo il suo momento migliore. «Abbiamo giocato male e perso – riprende l’allenatore – e, senza tante mezze parole, abbiamo toppato, io per primo. I ragazzi hanno dato tanto in campo, ma non hanno fatto quella prestazione che serviva sul fronte agonistico, facendo fatica a chiudere le azioni, ma in generale non giocando bene». In più gli episodi non hanno girato dalla parte giusta: «Abbiamo preso un gol balordo e magari, andando all’intervallo in parità, la gara poteva essere diversa e invece ci siamo dovuti sbilanciare». E Gasbarroni ha fatto il bis. Poteva essere sottoposto a una marcatura più rigida? «Nella ripresa avevo spostato Bucolo davanti alla difesa per questo, ma lui è un giocatore che non dà riferimenti». L’amarezza cresce sapendo del pareggio dell’Alessandria. «Resta grande rammarico. Abbiamo lavorato per quattro o cinque mesi per l’obiettivo e in un attimo è sfumato tutto». Pillon non vuole ancora parlare di futuro: «A livello mentale e fisico si è dato tanto e al momento giusto è mancato quel passo in più. Non siamo stati cattivi e tosti come in altre occasioni, non per una questione di cattiva volontà, ma di stanchezza che ci ha portato ad avere il braccino un po’ corto».
Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Piani rispettati al primo anno tra i pro, ma la vera sfida adesso è in società”) Obiettivamente, però, quello sarebbe stato un di più rispetto ai piani elaborati al momento di costituire la nuova società, laddove per “piani” s’intenda l’ormai gettonatissimo slogan “tre anni per puntare alla B”. Siamo in perfetta linea con tali indicazioni, ma adesso – va detto senza girarci troppo intorno – l’avventura affrontata insieme da Bepi Bergamin e Roberto Bonetto, ai quali si sono aggiunti, cammin facendo, i Beccaro, i Poliero, i Tosetto e i Salot, è giunta al passaggio cruciale. Se, come i due ebbero modo di annunciare davanti al sindaco Bitonci quando gli esposero la loro proposta di rilancio del calcio biancoscudato, affondato da “lanzichenecchi” senza scrupoli, il Padova vuole puntare al salto di categoria nel 2017 – con una concorrenza oltretutto ancora più forte – la strategia e le scelte conseguenti dovranno avere un connotato comune: la condivisione d’intenti. Perché diciamo questo? Perchè, purtroppo, “dentro” alla società di viale Rocco la situazione è molto tesa fra i due soci storici. Negli incontri avuti in queste settimane – e ce ne sono stati diversi, di ufficiali e non – più che ad un dialogo si è assistito ad un “muro contro muro”. Su tutto: investimenti, ricerca di forze economiche fresche per definire il budget per la prossima stagione, contatti con finanziatori per il futuro Euganeo, ma anche componente tecnica, soprattutto discussioni a non finire sul direttore sportivo e sui suoi collaboratori. Tutto è fermo, riferito soprattutto ai giocatori a cui rinnovare il contratto o da ingaggiare. A questo punto serve chiarezza: la stessa invocata da tutte le componenti quando si costituì la società. La B si conquista se si marcia compatti in un’unica direzione, con le divisioni – il passato insegna – non si va da nessuna parte.
Ore 10.30 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Piani rispettati al primo anno tra i pro, ma la vera sfida adesso è in società”) Nel momento in cui il sogno s’infrange contro la dura realtà dei risultati non favorevoli delle concorrenti dirette, il Padova merita comunque un grosso applauso e un ideale abbraccio da parte del suo popolo: al primo anno tra i professionisti, dopo essere rinato nel luglio 2014 sulle macerie della sciagurata gestione Penocchio-Cestaro, è andato oltre le più rosee aspettative, attestandosi nei quartieri alti della classifica dopo aver rischiato di sprofondare nelle sabbie mobili della zona retrocessione. In due stagioni è risalito dall’inferno dei dilettanti in Lega Pro e qui, in un girone, checché ne dica qualcuno, molto duro proprio per le chance alla pari di cui godevano almeno 5-6 formazioni, ha vissuto le tipiche fasi alterne di una “matricola” che deve farsi le ossa (leggasi esperienza), andando su e giù dall’altalena, ma dimostrando, alla fine, di poterci stare, su quel palcoscenico, con legittime credenziali. Il quinto posto attuale, sebbene lasci i biancoscudati giù dal virtuale podio che vale gli spareggi-promozione, non inficia il gran lavoro fatto da Bepi Pillon e dal suo staff in meno di 5 mesi: infondere sicurezza, fiducia e tranquillità ad un gruppo di giocatori che, con Parlato, per varie ragioni si era smarrito dopo il primo, positivo mese di risultati. L’allenatore trevigiano ha assolto in modo egregio la mission che gli era stata affidata dalla proprietà, ovvero togliere in fretta la squadra dalla posizione in cui si trovava, una lunghezza appena sopra i playout, e spingerlo verso acque meno agitate, magari anche azzardando l’ipotesi di un aggancio ai playoff.
Ore 10.20 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia): Favaro 4.5; Diniz 5.5, Sbraga 5, Fabiano 5, Favalli 6; Ilari 5.5 (Cunico 6), Baldassin 6, Bucolo 6, Finocchio 5 (Petrilli sv); Neto Pereira 6, Altinier 5.5 (Sparacello sv).
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) E pensare che la Giana poco dopo ha avuto pure l’opportunità per raddoppiare con Bruno, su assist perfetto dalla sinistra del solito Augello, ma il tiro al volo del centravanti, all’altezza del dischetto del rigore, è finito incredibilmente alto (43’). Rischi eccessivi. La ripresa ha seguito il copione più prevedibile: Padova all’attacco e Giana Erminio pronta a scattare via in contropiede. E che contropiede, se è vero che, nel giro di due minuti, prima Marotta (servizio di Gasbarroni e porta spalancata davanti, ma Favaro è stato pronto ad alzare la “botta” sulla traversa, 8’) e poi Bruno (dopo la scorribanda dello scatenato Gasbarroni, con passaggio millimetrico, ha sballato completamente il tiro, 10’) hanno fallito il 2 a 0. Neanche la mossa di Cunico, inserito al posto di un modesto Ilari, ha cambiato le carte di un match segnato. Gasbarroni, palombella fatale. Come se non bastasse, il secondo gol ospite è arrivato su una splendida iniziativa di Gasbarroni, involatosi sulla sinistra e capace di estrarre dal suo bagaglio tecnico un pallonetto beffardo che ha concluso la sua corsa nel “sette” alla sinistra di Favaro, apparso un’altra volta non immune da pecche nella valutazione della traiettoria (31’). Un pomeriggio da dimenticare, dunque, in tutti i sensi. Per il clima autunnale, per il gioco e, ovviamente, per il risultato che manda tutto all’aria. Al Padova non resta che chiudere almeno degnamente una stagione che rimane comunque positiva.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Il fatto è che, dopo un buon avvio, l’undici di Pillon ha subìto alcune ripartenze della Giana in grado di far male, specialmente sul fronte sinistro dell’attacco, dove nè Ilari nè Diniz sono stati in grado di fronteggiare efficacemente le discese di Augello, una spina nel fianco, e di Gasbarroni, bravo a svariare sull’intero fronte d’attacco. In 47’ il Padova si è reso pericoloso appena un paio di volte, con Baldassin, il cui destro, a conclusione di una bella azione Neto-Ilari, ha sfiorato il palo (3’), e con un colpo di testa di Fabiano, su corner di Ilari, che ha mancato di poco il bersaglio (23’). La squadra di Albè, invece, ordinata e attenta in difesa, è uscita piano piano dal suo guscio e, dopo aver sfiorato il montante con una conclusione insidiosa di Pinto (20’), è andata inaspettatamente in vantaggio grazie ad una “papera” del portiere di casa. Da una rimessa laterale invertita – altro arbitraggio su cui è meglio stendere un velo pietoso, ma va avanti così ormai da mesi… – la palla è pervenuta a Marotta, il quale, senza che nessuno gli andasse incontro (dov’era Bucolo?), ha preso tranquillamente la mira e calciato a rete da fuori area: Favaro, sorpreso dalla velocità dell’azione, ci ha messo le mani aperte per respingere, con il risultato di farsi autogol da solo, perché la sfera è finita nell’angolo opposto, deviata dallo stesso portiere (32’).
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) È plumbeo il cielo sopra l’Euganeo, in perfetta sintonia con il risultato, che affonda la speranza del Padova di agguantare l’ultimo posto utile per i playoff. Festeggiano i giocatori della Giana Erminio l’ormai certa salvezza (per la matematica basta un solo punto), e hanno ragione perché la loro è stata una vera e propria impresa, realizzata con il cuore, la determinazione e la voglia di arrivare sul pallone prima dell’avversario. La settima sconfitta (su 32 partite) della stagione, la terza dell’era Pillon (le altre due con Cittadella e Pordenone), chiude lo spiraglio che si era aperto dopo i successi su Pro Patria e Albinoleffe e che, forti del quinto posto strappato alla FeralpiSalò, metteva Neto Pereira & C. nella condizione di poterci provare, vale a dire recuperare il divario di 5 lunghezze che li separava dai grigi piemontesi. Tale divario è salito a 6 punti e con due partite davanti (l’ultima delle quali proprio contro gli uomini di Gregucci) le chance si sono di fatto ridotte a zero. Ma ieri pomeriggio il Padova ha avvalorato l’impressione che non ne avesse proprio più, al contrario dei lombardi, che nel (loro) traguardo ci credevano per davvero. La beffa dell’autorete. Alla fine del primo tempo la delusione ha preso un po’ tutti, con i biancoscudati sotto di un gol, mentre l’Alessandria, subìta la rete del Sudtirol a Bolzano, era stata brava a rimettere immediatamente sui binari della parità la propria gara.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Quant’è l’amarezza, visto il pareggio dell’Alessandria? «La delusione è grande: abbiamo lavorato 5 mesi per giungere sin qui, e abbiamo visto sfumare tutto in una giornata non positiva. Però bisogna ammettere, ragionando con il senno di poi, che nei momenti topici di questo campionato, prima con il Cittadella, poi a Pordenone, quindi con la Giana, abbiamo sempre fatto fatica: significa che dobbiamo ancora crescere, che oltre alle qualità tecniche ci vuole una personalità diversa. Ripeto, abbiamo toppato, io per primo». La tifoseria comunque vi ha ringraziato, segno che la vostra rimonta del girone di ritorno è stata positiva. «Qualcosa di positivo c’è stato: quando sono arrivato qui la squadra era ad un punto dai playout, e siamo arrivati a tre giornate dalla fine ancora in corsa per i playoff. Ci siamo riusciti con grande qualità e con buoni risultati, ma adesso siamo tutti molto delusi». Proverà a rifarsi, magari nella prossima stagione? «Valuteremo insieme alla società e al presidente cosa fare, adesso sono troppo deluso per pensarci. Lasciatemi prima smaltire la sconfitta».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Cosa rimprovera ai suoi? «C’è poco da dire: abbiamo giocato male, e giustamente abbiamo perso. Agonisticamente parlando, siamo mancati in determinazione e cattiveria: i ragazzi hanno dato tutto, ci hanno provato, ma si sono presentati alla partita con il fiato un po’ corto. Contro la Giana abbiamo fatto tanta fatica, era evidente sin dai primi minuti: ho provato anche a cambiare qualcosa nella ripresa, mettendo Bucolo davanti alla difesa, ma non è bastato». Già a Bergamo non era andato tutto per il verso giusto: possibile che qualcuno avesse mollato? «Non credo, penso che semplicemente la squadra sia arrivata un po’ scarica. Sapevo che sarebbe stata una gara molto difficile, me l’aspettavo, visto che la Giana fuori casa ha vinto ben sette partite. D’altro canto, siamo andati sotto per colpa di un gol balordo, se fossimo andati all’intervallo sullo 0-0, magari nella ripresa avremmo visto un’altra gara».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) A fine partita i tifosi chiamano la squadra sotto la Tribuna Fattori: “Grazie ragazzi” è il coro degli ultras rivolto ai giocatori. Ed è forse questa l’immagine più significativa della serata: il sogno playoff è definitivamente sfumato, ma arrivare alla terz’ultima giornata con ancora un simile obiettivo da giocarsi significa probabilmente essere andati oltre le aspettative. E lo sa anche Bepi Pillon, sebbene per rendersene conto dovrà prima sbollire la grossa delusione di una sconfitta brutta e inaspettata. «Non siamo stati cattivi, non siamo scesi in campo tosti come eravamo stati in tante altre circostanze», le prime parole del tecnico in sala-stampa. «Sul campo oggi (ieri, ndr) non avevamo fame. Ormai è andata, e non c’è più nulla da fare. Non dico che sia mancata la voglia di vincere, la volontà di provarci, ma non c’eravamo». Quale spiegazione si dà, allora, della sconfitta? «Probabilmente negli ultimi mesi abbiamo speso tante energie: dopo la lunga ricorsa siamo arrivati al momento di compiere quel passo decisivo in più stanchi fisicamente e mentalmente. C’è grande delusione, siamo stati ad un passo dall’obiettivo e abbiamo toppato».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Deluso anche il difensore Andrea Sbraga: «Quello che è successo è che in questa occasione gli episodi ci hanno girato male: nei primi 10 minuti ci sono state due conclusioni pericolose, uscite di poco, e non abbiamo ottenuto niente. Poi siamo stati puniti da due tiri un po’ strani: un cross, quello di Gasbarroni, e un destro con uno stranissimo effetto. Alla fine, nel conto totale, sia gli uni che gli altri hanno inciso sul risultato». Delle ultime tre gare da vincere a tutti i costi, il Padova è caduto in quella che sembrava la più agevole. «Le partite non sono mai facili, la Giana aveva bisogno di punti per salvarsi e non ci ha regalato niente. E ancora di più dispiace sapere che l’Alessandria ha pareggiato: quella è stata la “mazzata” finale della giornata. Però negli ultimi tre mesi abbiamo recuperato tanto terreno, abbiamo fatto una grande rimonta, e io sono orgoglioso di questa squadra che a tre gare dalla fine era ancora lì, per giocarsi i playoff, dopo essere stata a dicembre vicina ai playout. Oggi la piccola speranza che ancora avevamo si è spenta, ma ci rimangono due belle partite da giocare. E da vincere, soprattutto per noi».
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Forse era destino che per quest’anno il Padova dovessi dimenticarsi i playoff. Quando la sorte ti volta le spalle, c’è poco da fare: a contrassegnare in negativo il pomeriggio dell’Euganeo è stato suo malgrado uno dei giovani più positivi della stagione, uno dei migliori acquisti di quest’anno, un giocatore su cui il Padova può fare affidamento per il futuro ad occhi chiusi. «Mi dispiace, nel calcio ogni tanto succede anche questo», allarga le braccia Alessandro Favaro, involontario protagonista della sconfitta con la Giana. «Sul primo gol la traiettoria ha cambiato direzione all’ultimo momento: non c’è stata deviazione, io ho provato a respingerla con le mani, ma l’ho solo toccata facendola finire in rete. Il gol di Gasbarroni, invece, è stato un cross sbagliato che è diventato un pallonetto sul secondo palo. Di solito sono autocritico anche quando subisco una rete imparabile, stavolta sono ancora più arrabbiato». Il Padova, con una vittoria, avrebbe potuto sognare ancora più concretamente l’aggancio all’Alessandria sul rettilineo finale. E invece rimangono solo i rimpianti: «Abbiamo dato tutto», prosegue Favaro. «E siamo comunque orgogliosi di quello che siamo riusciti a fare. Ora cercheremo il massimo in queste ultime due gare, per chiudere bene la stagione».
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 72, Pordenone 59, Bassano 58, Alessandria 57, Padova 51, Cremonese e FeralpiSalò 49, Pavia e Reggiana 48, SudTirol 44, Giana Erminio 41, Renate 39, Lumezzane 38, Pro Piacenza 35, Cuneo 33, Mantova 30, AlbinoLeffe 19, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della trentaduesima giornata: Cremonese-Pro Patria 2-0 (Brighenti (Cr) al 33′ pt, Scarsella (Cr) al 27′ st), FeralpiSalò-Cittadella 1-2 (Lora (Ci) al 11′ st e al 24′ st, aut. Lora (Fs) al 37′ st),Lumezzane-Pavia 3-2 (Varas (Lu) al 7′ pt, aut. Marchi (Lu) al 16′ pt, Bacio Terracino (Lu) al 21′ pt, Malomo (Pv) al 36′ pt, Carraro (Pv) al 25′ st), Mantova-Pro Piacenza 1-0 (Marchi (Mn) su rigore al 44′ st), Pordenone-Cuneo 2-1 (Strizzolo (Pn) al 8′ pt, D’Iglio (Cn) al 10′ pt, Mandorlini (Pn) al 39′ st), Reggiana-AlbinoLeffe 2-1 (Letizia (Re) su rigore al 22′ pt e al 26′ st, Checcucci (Al) al 46′ st), Renate-Bassano 1-0 (Napoli (Re) al 33′ st), SudTirol-Alessandria 1-1 (Fink (St) al 39′ pt, Vitofrancesco (Al) al 43′ pt).
Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 24 aprile: i Biancoscudati perdono in casa 0-2 con la Giana Erminio, solo la matematica tiene ancora in corsa il Padova in ottica playoff