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Ore 22.00 – (Corriere delle Alpi) Duravia e Farinazzo recuperano per Venezia. Il centrocampista di Montebelluna, dopo un mese dall’infortunio al menisco patito contro il Ripa Fenadora, si è allenato con la squadra per tutta la settimana ed è pronto a tornare in campo. Vecchiato potrà schierarlo dall’inizio. Il fuoriquota gialloblù, classe 1996, si era procurato delle micro fratture al viso nel match casalingo contro il Giorgione tre settimane fa e contro la Luparense ha giocato solo pochi minuti. Per scendere in campo dovrà usare la maschera protettiva. «Entrambi si sono allenati tutti i giorni e sono a disposizione – commenta Roberto Vecchiato che poi parla del match – per vincere servirà fare una gran partita, segnare e anche un po’ di fortuna. Nel girone di andata ce la siamo giocata alla pari, abbiamo fatto un gran primo tempo, uno dei migliori della stagione». Mosca, stagione finita? La speranza di recuperarlo rimane. Il terzino agordino la settimana scorsa si è procurato una brutta distorsione con la rottura dei legamenti. Lo stop di un mese è certo. C’è la possibilità di forzare un suo recupero per i play off? «La questione è da valutare, in questo momento non cammina ancora quindi è presto per parlarne. Valuteremo le sue condizioni tra due settimane». Assenti di domenica. Per il big match non ci sarà appunto il difensore agordino tra le fila gialloblù, mentre per il Venezia non potrà scendere in campo per squalifica il difensore Daniel Beccaro, compagno di squadra l’anno scorso dal Real Vicenza di Nicola Calcagnotto. Quale delle due assenze pesa di più alle due formazioni? «Non saprei, sicuramente a noi Mosca mancherà tantissimo e sarà un’assenza che si farà sentire – continua Vecchiato – per Beccaro bisognerebbe chiedere al loro allenatore». Quarto nel girone. Il Belluno si trova in questo momento ai piedi del podio, a meno quattro lunghezze dall’Este. «Penso che la classifica rispecchi i valori, mancano ancora quattro partite e vedremo alla fine dove riusciremo ad arrivare». Se il Venezia dovesse vincere contro il Belluno potrebbe conquistare la promozione in Lega Pro, ma servirebbe anche la contemporanea sconfitta del Campodarsego, impegnato tra le mura amiche contro il Tamai. Domenica tutti gli under 18 entreranno gratis allo stadio.
Ore 21.40 – (La Provincia Pavese) Pavia-Reggiana in programma domenica pomeriggio alle ore 14 al Fortunati è una sfida tra due formazioni che hanno mancato l’obiettivo play off e devono guardare al futuro. Se a Pavia c’è poco da ridere, anche a Reggio questa gara è stata soprannominata il «derby delle deluse». Due squadre che condividono attualmente l’ottavo posto in classifica con 45 punti. Se gli azzurri arrivano da quattro sconfitte nelle ultime cinque partite, unico sorriso il bel successo a Bassano (4-1) prima di Pasqua, la Reggiana ha fatto decisamente meglio nelle ultime settimane: gli emiliani dopo le vittorie con Cuneo e Pro Patria hanno perso a Pordenone (0-1), ma nell’ultimo turno fermato (2-2) la capolista Cittadella. Per la sfida di domenica mister Rossini non può che sperare nell’orgoglio dei suoi giocatori, di chi deve dimostrare di meritarsi la permanenza in maglia azzurra nella prossima stagione o chi è a caccia di una riconferma in bilico. Non mancano, però, problemi per assenze al tecnico azzurro. Da un paio di giorni è out Alessandro Cesarini, non brillante nelle ultime uscite con Alessandria e Mantova, che soffre di pubalgia ed è a riposo. In forte dubbio il suo recupero per la gara con la Reggiana. E’ rientrato, invece, Andrea Ferretti che con Nando Sforzini potrebbe, quindi, formare la coppia d’attacco di domenica. Ieri a riposo per un problema muscolare anche Ghiringhelli, mentre fermato da uno stiramento nella rifinitura pre-Mantova ai box c’è anche Andrea Cristini. Rispetto alla settimana scorsa è tornato ad allenarsi con i compagni, invece, il brasiliano Azzi. Come a Pavia anche a Reggio Emilia si guarda al futuro. E la programmazione è già iniziata con l’ingaggio di un nuovo direttore sportivo, Andrea Grammatica, che lascerà l’Entella dove attualmente ricopre il ruolo di responsabile dell’area tecnica e dal 1 luglio si occuperà del mercato reggiano. Ieri pomeriggio la Reggiana ha disputato un’amichevole a Fabbrico contro la locale formazione di Promozione. Mister Colombo, però, ha schierato molti elementi della Berretti tenendo a riposo diversi acciaccati tra cui i titolari Siega, Spanò, Mignanelli. Ma in queste ultime 48 ore l’obiettivo in casa Reggiana è di recuperare tutti i giocatori a disposizione e quindi di presentare probabilmente la stessa formazione che ha pareggiato con il Cittadella con la coppia d’attacco Nolè-Arma nel 3-5-2 reggiano. All’andata finì 0-0 nella penultima partita del Pavia della gestione Marcolini.
Ore 21.20 – (Gazzetta di Reggio) Grazie all’arrivo del Sassuolo e della serie A al Mapei Stadium Città del Tricolore, Reggio Emilia si frega le mani; almeno stando ai risultati di una ricerca elaborata da GoEuro, un calcolo sotto l’aspetto del “turismo calcistico” che ha stimato le spese affrontate nel corso di una stagione dai tifosi ospiti. Venti squadre e circa 9 milioni di spettatori, dei quali 341.000 che seguono la propria squadra anche durante le partite di trasferta generando incassi multimilionari per le economie locali. In base al numero di spettatori attesi e al numero di partite da giocare, si stima che ciascuna delle quindici città ospitanti incasserà tra i 3.612.000 e i 45.190.000 euro in trasporti urbani (taxi, trasporto pubblico e Uber), alloggi, cibo e bevande. Si stima un ricavo totale per l’intero settore turistico di ben 263.065.000 euro. Le città che incasseranno di più sono Milano, Roma e Torino, rispettivamente con un ricavo pari a 45.190.000, 39.034.000 e 30.394.000 euro. In base alla ricerca di GoEuro per la città di Reggio Emilia, dove il Sassuolo gioca in casa al Mapei, è stato stimato un introito annuo pari a 6 milioni 752 mila euro suddivisi in spese per cibi e bevande, trasporti “nazionali” e trasporti urbani. I dati sono stati elaborati facendo riferimento a quanto speso dagli spettatori per pernottare presso alberghi, ostelli ed appartamenti presenti a Reggio. Ma la ricaduta economica riguarda non soltanto la città principale ma anche le realtà limitrofe.
Ore 21.00 – (Gazzetta di Reggio) Il portiere Simone Perilli, ieri fermo precauzionalmente per un problema al polso, ha incitato da bordo campo i compagni durante l’amichevole. Ora non possiamo più parlare di lei come giovane promessa… «Finora mi è andato tutto bene, adesso speriamo di riuscire a finire la stagione nel modo migliore». Non lascia nemmeno una partita al collega Rossini? «Non sarò io a decidere. Mi alleno come sempre e se sarò chiamato in causa bene, altrimenti me ne starò in panchina ad incitare i compagni». Pensando già al suo futuro a Reggio? «Il contratto c’è, non ho sentito nessuna squadra interessata a me, perciò la voglia è quella di onorarlo». Magari con un adeguamento salariale? «Questa domanda sarebbe da fare al direttore Grammaticaquando arriverà o al presidente Compagni. Se fosse per me mi firmerei l’aumento a 300 o 400mila euro», se la ride il portierone della Reggiana. Come avete vissuto in generale questo campionato? «A volte abbiamo toccato il fondo, altre volte siamo stati al top. Purtroppo non siamo riusciti a confermarci tra le prime ed ora bisogna solo lavorare per fare meglio». Delusione o rammarico? «C’è voglia di riscatto pensando già al prossimo anno perché oramai questa stagione è andata». Cosa salverebbe? «Il gruppo perché è sano». Ma ha anche deluso… «Abbiamo deluso per le aspettative che si erano create ma giocando nel girone A il livello è stato molto alto». Cosa chiedere a questo finale di stagione? «Vogliamo onorare la maglia nel modo migliore e non fare figuracce perché sappiamo che c’è gente che paga per venire a vederci allo stadio». Si aspettava i fischi dopo aver recuperato il risultato con la capolista Cittadella? «Purtroppo i tifosi si aspettano prestazioni di maggior livello ed è logico che siano delusi. Lo striscione di contestazione forse è stato un momento di esasperazione ma i fischi fanno parte del gioco».
Ore 20.40 – (Gazzetta di Reggio) Grande festa ieri al comunale di Fabbrico dove la locale squadra di Promozione ha affrontato la Reggiana in un’amichevole di lusso per brindare ai 90 anni di storia della società della Bassa Reggiana. Oltre 200 gli spettatori che hanno assistito all’incontro. Al Soprani sono stati affissi anche gli striscioni dei supporters granata, un modo per far sentire la vicinanza alla squadra anche dopo una stagione decisamente travagliata. La Reggiana s’è imposta per 4-0 al termine di una gara dai ritmi molto blandi e col pallino del gioco sempre in mano. Per Alberto Colombo è stata l’occasione di vedere all’opera alcuni interessanti prospetti della Berretti in previsione del prossimo anno. A Fabbrico hanno infatti giocato l’esterno sinistro Finato nel primo tempo e nella ripresa sono entrati il portiere Rizzo e i difensori Tondini e Zito. Ha destato buona impressione nella prima frazione la fascia sinistra in fase offensiva, orchestrata da Finato e Ceccarelli, mentre fatica ad entrare nei meccanismi il giovane Silenzi, spesso richiamato dal tecnico. Proprio da un assist del “Cecca” nasce il vantaggio granata con Nolè al 10’. Il Fabbrico prova a rispondere impegnando Rossini un paio di volte in presa alta ma non si rende mai realmente pericoloso. La Reggiana fa poco per cercare il raddoppio ma quando riesce ad entrare nei sedici metri avversari sa rendersi pericolosa: al 24’ ci prova Finato con un tiro al volo a lato di poco; al 40′ è la volta di Bartolomei a liberarsi in area ma il tiro viene parato da Rufo; all’ultimo giro di lancette è Mogos a non trovare la deviazione vincente. Nella ripresa arrivano tante sostituzioni ma il leit motiv non cambia con la Reggiana padrona del centrocampo. Al 6’ si sblocca Arma che insacca il cross di un Mignanelli parso in buona salute. A metà tempo la gara si ferma qualche istante per una pallonata che ha colpito l’arbitro e quando il gioco è ripreso Tondini è andato molto vicino al primo gol con la prima squadra granata centrando la traversa. Nel finale i locali sono calati vistosamente e Letizia ha il colpo del ko ma la sua deviazione, su una punizione battuta da Danza, impatta ancora il montante. L’attaccante napoletano si rifà al 45’ insaccando il 4-0 da fuori area, due minuti dopo che Mignanelli aveva portato a 3 lo score granata. Non hanno giocato Perilli, Frascatore, Loi, Rampi, Siega, Spanò e Maltese che hanno comunque lavorato coi rispettivi preparatori. Oggi pomeriggio i granata torneranno a lavorare in via Agosti (ore 15) nell’ultima seduta prima della rifinitura di domattina, al termine della quale la Reggiana partirà alla volta della Lombardia per affrontare, alle 14 di domenica, il Pavia.
Ore 20.20 – (Gazzetta di Mantova) «Per me quella con il Mantova è sempre una partita speciale e stavolta mi piacerebbe molto riabbracciare Fabrizio Lori. Ho saputo che è rientrato, non me l’aspettavo ma dico che può essere una risorsa importante». Le parole sono del ds Giuseppe Magalini, che da un paio d’anni lavora nell’Alessandria ma non ha mai smesso di tifare per i biancorossi: «E sono anche stufo di subire sempre degli sfottò – sorride – perché non vinciamo mai una partita. Qui il giovedì ci divertiamo a fare una sorta di schedina del campionato e chi sbaglia i risultati paga la cena: tocca sempre a me, perché do la vittoria al Mantova ogni volta e non ci prendo mai». Detto tutto ciò col sorriso, Magalini torna serio quando gli si chiede se è al corrente dei nuovi problemi societari di Viale Te: «Sì, seguo sempre tutto e dico che è una cosa poco bella. Ogni anno si ritorna alle solite, spero davvero che il Mantova riesca a invertire la rotta sul campo ma soprattutto a livello gestionale globale». Spostandosi sul campo, il ds dell’Alessandria vede così il match di domani: «Noi vogliamo vincere per inseguire il secondo posto, ma sappiamo che sarà dura perché il Mantova ora gioca con un 3-5-2 molto aggressivo e concede poco agli avversari. Non prenderemo sicuramente sottogamba l’impegno, questo è certo. Purtroppo i successi ottenuti in Coppa Italia ci hanno inevitabilmente fatto pagare un prezzo in campionato: ora però siamo in ripresa e vogliamo giocarci tutto ai playoff». Per quanto riguarda il Mantova, invece, Magalini la vede come mister Prina: «Credo che l’obiettivo reale sia quello di raggiungere il Cuneo, per avere poi un vantaggio contro gli stessi piemontesi ai playout». Per quanto riguarda il campo, l’Alessandria domani dovrà fare a meno degli infortunati Marconi, Sabato, Terigi e Fischnaller. Ieri hanno ripreso ad allenarsi col gruppo i difensori Morero e Sirri, mentre l’ex biancorosso Boniperti è disponibile ma non al top a causa di un problema alla caviglia. Oggi i grigi svolgeranno la rifinitura, al termine della quale mister Gregucci scioglierà le riserve sull’undici titolare. Probabile formazione (4-3-3): Vannucchi; Celjak, Morero (Mezavilla), Sosa, Sperotto; Vitofrancesco, Branca, Nicco; Iunco (Boniperti), Bocalon, Iocolano.
Ore 20.00 – (Gazzetta di Mantova) È ancora un punto interrogativo l’impiego di Mattia Marchi nell’undici titolare in campo domani (ore 17.30) ad Alessandria. L’autore del gol-vittoria contro il Pavia anche ieri ha lavorato soltanto in palestra, a causa della fascite plantare che lo tormenta da una decina di giorni. Il suo utilizzo verrà probabilmente deciso durante l’odierna rifinitura (ore 14), che precede la partenza della squadra per il Piemente. Come Marchi restano in dubbio anche Masiello e Ungaro: entrambi non hanno preso parte alla partitella che ha concluso la seduta di ieri. Il primo ha corricchiato a bordo campo, insieme a Caridi, che però è sicuramente out per la sfida del “Moccagatta”. Indisponibile anche il difensore centrale Cristini, bloccato da un problema all’adduttore. Preso atto degli acciacchi e della squalifica di Sereni, Luca Prina dovrà giocoforza apportare qualche modifica allo schieramento titolare. Davanti a Bonato, difesa a 5 con Trainotti, Carini (ieri a riposo precauzionale) e Scrosta centrali, Lo Bue e Scalise sulle fasce, con quest’ultimo ieri utilizzato a sinistra. A centrocampo conferma per Di Santantonio, Raggio Garibaldi e Gonzi, mentre in avanti tutto dipende dell’eventuale recupero di Marchi. Nel caso il riminese non ce la faccia ballotaggio Beretta-Tripoli (ieri in permesso a causa di un lutto familiare) a fianco di Falou, che si è guadagnato credito con il buon secondo tempo do domenica. «Credo che il peggio ce lo siamo messi alle spalle – ha commentato a fine allenamento Edoardo Scrosta -, gli errori commessi a Lumezzane e col Padova sono ormai solo un ricordo. Con il nuovo mister stiamo lavorando bene e la difesa a 5 ci dà maggiore sicurezza. Temo l’Alessandria perché gioca un ottimo calcio e ha indivudualità di spicco. Ma salvezza è nelle nostre mani, è un obiettivo ancora possibile».
Ore 19.40 – (Gazzetta di Mantova) Al di là della querelle Musso-Di Loreto, in casa biancorossa ciò che preoccupa tutti è il futuro della società, espressamente messo in bilico da quello che – seppur definito “solo sponsor” in un comunicato dell’Acm – resta a tutti gli effetti il patron bresciano. A intervenire sul tema sono i soci mantovani, che di “primavere roventi” sono ormai specialisti da anni: «Ce l’abbiamo sempre fatta – scherza Giambattista Tirelli -, ce la faremo anche quest’anno». Di Loreto non mollerà. Al di là delle battute, Tirelli mette subito alcuni puntini sulle “i”: «Il clima di allarmismo che si sta creando sul futuro del Mantova Calcio preoccupa tutti e noi soci mantovani in primis, che negli ultimi sei anni ci siamo spesi in tutti i modi, anche economicamente molto pesanti, per assicurare un domani al club di Viale Te. Capiamo i timori espressi da Serafino Di Loreto, anche se non crediamo che la Sdl e il suo socio fondatore possano veramente alzare bandiera bianca alla fine di questa stagione». Stesso concetto espresso da Carlo Giovanardi: «Di Loreto e Musso sono persone serie, la Sdl è un’azienda di livello e dunque su questo fronte non mi aspetto sorprese». Sdl proprietaria. «La società bresciana, infatti, pur figurando come semplice sponsor, è di fatto la proprietaria del Mantova – aggiunge Tirelli -. Fin dallo scorso anno noi abbiamo sempre trattato con la Sdl: il giorno della cessione del 55%, seduto davanti al notaio c’era il socio di Di Loreto Stefano Pigolotti. E lo stesso Di Loreto ha sempre parlato e agito, in tutte le occasioni, come “patron” dell’Acm. Dunque ora far finta che le cose stiano diversamente non ha senso». Basta polemiche. «Sgombrato il campo dunque da equivoci che i comunicati stampa degli ultimi giorni potrebbero generare – va avanti Tirelli -, dico che in questo momento sarebbe il caso di evitare ulteriori polemiche e di concentrarci tutti sul futuro del Mantova. Di Loreto ha lanciato l’allarme, ma allo stesso tempo sta lavorando per trovare nuovi partner e personalmente sono convinto che alla fine ce la farà». Non scapperemo. Se questo però non accadesse? «Ci vorrebbe ovviamente uno sforzo in più da parte di Sdl e magari una risposta – almeno a livello di sponsor – dal nostro territorio che finora in effetti è rimasto freddo a ogni sollecitazione. Per quanto riguarda me, Bompieri e Giovanardi, abbiamo sempre detto che avremmo valutato cosa fare e lo ribadiamo. Alla fine sicuramente una mano la daremo, non vogliamo scappare via ma non possiamo neanche continuare a sborsare cifre enormi. In questa stagione abbiamo già fatto fronte a tutti i nostri impegni – presi attraverso un contratto scritto – e siamo anche legati a livello di fideiussione, perché ci siamo impegnati nero su bianco a coprire la metà di quella da 400mila euro fatta dalla Sdl qualora venisse escussa dalla Lega». Giovanardi aggiunge: «Ci sarà da convincere Bruno (Bompieri, ndr)ma almeno un dito, se non una mano la daremo – sorride -. E comunque a oggi abbiamo già anticipato anche i soldi che dovevamo fino a giugno». Il budget. «Ovviamente, la parte di spesa che ha sforato il budget stabilito in estate, dovuta a una gestione sulla quale non abbiamo mai avuto voce in capitolo nè siamo stati interpellati – conclude Tirelli -, sarà a carico della Sdl». E Giovanardi chiosa: «In effetti a mio avviso tanti problemi derivano proprio da lì, dal fatto che sia stato sforato ampiamente il budget fatto la scorsa estate».
Ore 19.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Tutti insieme al lavoro, mentre per l’ultima volta le partite saranno sfalsate in termini di tempo. Dopo il prossimo fine settimana, le gare di LegaPro saranno associate girone per girone, a blocchi. I tre gruppi non saranno contemporanei. Togliendo in questo modo alibi e spunti di critica per «pressioni» o «favoreggiamenti», che più di qualche volta sono stati tirati in ballo. COINCIDENZE – Cittadella – Pordenone e Albinoleffe – Padova saranno le sfide di chiusura della 31. di campionato, lunedì alle 20. Da un paio di giorni, in quanto disputate già sabato (17.30), si sapranno gli esiti di Alessandria – Mantova e Bassano – Lumezzane, la coppia di concorrenti in corsa nella griglia playoff. C’è stata polemica sui vantaggi (o svantaggi) del giocare dopo, conoscendo i risultati delle rivali. Una situazione che il Cittadella ha affrontato una decina di volte. Dopo l’impegno con la battistrada padovana, domenica 24 al Bottecchia arriverà il Cuneo, con fischio d’inizio alle 18 come tutto il girone A. Sabato 30, alle 14.30, i neroverdi saranno ospiti del Pavia. Finale di stagione domenica 8 maggio alle 15 con Pordenone – Giana. AVVICINAMENTO – Seguendo le tappe di avvicinamento al confronto in casa della capolista, dopo la vittoria a Casarsa sono ripresi gli allenamenti al De Marchi a ranghi compatti. Differenziato solo per Stefano Beltrame, attaccante, classe ’93 non ancora al top della forma, dato comunque per prossimo al rientro. Tutti gli altri hanno lavorato agli ordini di mister Tedino e del suo staff. L’amichevole ha concesso la «passerella» a chi ha giocato meno e sta rincorrendo un posto da titolare, mentre l’allenamento ha riunificato le forze. L’infrasettimanale è stata disputata in casa della società calcistica che vide i lontani trascorsi in gialloverde di Mauro Lovisa, allora allenato da Ezio Vendrame, prima di passare alla Sacilese.
Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Stefano Marchetti e Giogrio Zamuner, “fratelli contro” in Cittadella-Pordenone. Perché la supersfida di lunedì sera al Tombolato non sarà solo il confronto tra le due migliori squadre (dati alla mano) del girone A di LegaPro, ma anche un faccia a faccia tra due modelli simili, guidati a livello sportivo da una coppia che si conosce bene. Il direttore generale del Cittadella, Stefano Marchetti, e il consulente di mercato del Pordenone, Stefano Zamuner, sono legati da un rapporto d’amicizia e di stima professionale reciproca. Ma in campo non ci saranno sconti, come testimoniano le parole pronunciate negli scorsi giorni da Marchetti. Già tempo fa, parlando a Il Gazzettino, il dg dei granata aveva affermato di temere i ramarri «più di ogni altra squadra». E oggi, con i padovani a un passo dal titolo, la sua idea non è cambiata. «I calcoli non li sappiamo fare e non li faremo – promette Marchetti -. Sarà importante mantenere la testa più sgombra possibile, tenendo conto che dopo la gara con i friulani ne avremo altre tre. Quella dell’andata (3-1 per il Cittadella al Bottecchia – forse è stata la nostra miglior partita. Ne abbiamo giocate anche altre di belle, ma non con la continuità nei 90’ mostrata allora. Il Pordenone lunedì sera non avrà nulla da perdere, e non si farà bloccare dalla pressione. Non contiamo su questo fattore, perché sarebbe un errore. Domenica (Cittadella fermato a Reggio Emilia, ndr) si è capito ancora una volta quanto questo campionato sia difficile».
Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Pochi ci credono. Io sono fra quei pochi. Arriveremo alla finale playoff e, magari, la vinceremo pure». Re Mauro ha il morale alle stelle. La serie B è sempre stata il suo obiettivo. Ora vuole bruciare le tappe. ALLA PARI – Lovisa motiva il suo ottimismo. «Adesso – spiega – le ho viste tutte nel nostro raggruppamento e so che possiamo giocare alla pari con chiunque. Non credo che il girone A sia inferiore agli altri due. Pe questo dico che arriveremo sino in fondo». Prima però c’è il Cittadella, lunedì alle 20 al Tombolato. «I granata – prevede il presidente – ci aspetteranno con la voglia di festeggiare il ritorno in B davanti alle telecamere di RaiSport e daranno il massimo. Noi però – confida – stiamo bene di testa. Avremo la serenità di chi non ha nulla da perdere. Sarà una gara combattuta, come deve essere – gli si allarga il sorriso sul volto – fra prima e seconda. Io sento che faremo il colpaccio». ALTRA STORIA – Vincere i playoff significherebbe B subito. «Certo – non ha dubbi re Mauro -. Stiamo adeguando (Lovisa fa parte del direttivo, ndr) anche la LegaPro, che si chiamerà di nuovo serie C e verrà strutturata su criteri econonomici, con fidejussioni proporzionali ai fatturati. Ma credetemi: la B è tutto un altro mondo, con introiti, incassi e contributi molto superiori, dovuti anche ai diritti televisivi. Noi vogliamo arrivare lì e, magari – altro sorriso – anche più in alto». Il problema stadio? «Dovremo risolverlo presto e bene – risponde -. Non chiederemo soldi alle istituzioni. Ce lo faremo da soli, con finanziamenti privati e credito sportivo. Le istituzioni devono garantirci “location” e viabilità. Lo stadio nuovo non è uno spreco, ma un investimento per tutti». SOCIETÀ DI RIFERIMENTO – Tedino ha «giurato» fedeltà al progetto neroverde, ma il canto delle sirene è dolcissimo. Pronte corde e tappi di cera? «Bruno ha altri due anni di contratto – dice Lovisa -. Se lo vorrà resterà. Davanti a proposte allettanti, però, nessuno potrebbe fermarlo. Non lo farei io per primo. Se fosse arrivata a me, quando giocavo, una chiamata da una piazza importante non ci avrei pensato un solo istante. E poi – allarga la visione – Bruno è bravo: logico che lo cerchino. Il punto di riferimento però non è il tecnico. È la società. Il mio modello resta il Bayern di Monaco, dove gli allenatori vanno e vengono, ma il club resta forte, indipendemente da chi siede in panca e da chi gioca. Così – sentenzia – deve essere il Pordenone».
Ore 18.20 – (Messaggero Veneto) La speranza dei tifosi neroverdi è che, l’anno prossimo, si giochi in B. E che quindi tutto ciò che concerne la Lega Pro rimanga un ricordo. Tuttavia non bisogna scordare la serie C, in particolare quella della prossima stagione che dovrebbe prevedere una grossa novità. Circola la voce che, per l’annata sportiva 2016-2017, i gironi vengano suddivisi in maniera verticale, e non più orizzontale come accaduto negli ultimi campionati. Non più, dunque, i gruppi del Nord (l’A, quello dei neroverdi), del Centro (il B) o del Sud (il C): Il Pordenone, qualora rimanesse in Lega Pro, potrebbe così andare a giocare al cospetto del Lecce o di un’altra squadra che venga compresa nella parte d’Italia tagliata da nord a sud. L’ultimo campionato di serie C disputato secondo questa suddivisione risale alla stagione 2011-2012, con nel girone A team quali Sorrento, Avellino, Foggia. Perché si sarebbe arrivati a questo? Secondo indiscrezioni, si vorrebbe dare più equilibrio al valore dei gruppi: per molti i gironi A e C sono molto più competitivi del B, in cui il livello sarebbe più basso. Col taglio dei raggruppamenti in verticale si avrebbe così una qualità media più equa, diversa da quella attuale. A rimetterci, per certi versi, oltre alle società – che comunque dovrebbero sostenere spese maggiori per le trasferte –, sono i tifosi, che dovranno fare i salti mortali per seguire la squadra al Sud Italia. A ogni modo, non è stato ancora deciso nulla, anzi, e dell’argomento se ne riparlerà nell’immediato futuro. C’è anche da stabilire, tra i vari aspetti, se riallargare l’organico della Lega Pro a 60 club, inserendo dunque sei società e tornando così al formato della scorsa stagione, con conseguenti turni infrasettimanali.
Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) Manca ormai poco. Poi Stefano Beltrame tornerà in gruppo. E’ ormai sulla via del recupero il talento della Juventus, arrivato a Pordenone a gennaio in prestito dai bianconeri. L’attaccante, anche ieri, si è allenato a parte, ma il peggio è passato e già nel fine settimana riprenderà a lavorare con De Agostini e compagni. Prima del match con la FeralpiSalò, la punta classe ’93 aveva accusato un dolore muscolare che gli ha consigliato di rimanere fermo. Tutto il popolo neroverde, soprattutto lo staff, lo sta attendendo: è chiaro il marchio che può dare a questa squadra qualora prenda condizione. Può garantire imprevedibilità e molte soluzioni in attacco, reparto in cui comunque gli altri componenti stanno bene: dopo quasi due mesi sono tornati al gol sia Filippini sia Strizzolo. Intanto ieri sono rientrati nel gruppo Talin e Berardi, a parte nei giorni scorsi per alcune noie muscolari. Tedino sta preparando al meglio la gara col Cittadella, in programma lunedì alle 20 al Tombolato (diretta su RaiSport). E’ probabile che il tecnico neroverde confermi la squadra vista con la FeralpiSalò, con probabile partenza dal 1’ in attacco di Filippini. La punta, capace di segnare il primo gol al Bottecchia sabato scorso, sta bene e ha voglia di continuare a incidere, dopo un periodo difficile a causa di un piccolo infortunio. Intanto oggi la squadra si ritroverà alle 15 al De Marchi per la seduta pomeridiana.
Ore 17.40 – (Messaggero Veneto) Le caratteristiche sono diverse: lui è più bravo nella fase difensiva, il suo predecessore in quella offensiva. Ci sono però analogie. Perché entrambi sono esplosi a Pordenone, sotto la cura di Bruno Tedino, e tutti e due l’hanno fatto in gioventù. «Io come Manuel Pasqual? Sarebbe fantastico». Alberto Boniotti, terzino destro classe ’95 dei neroverdi, il più giovane dei titolari, sogna di ripetere il percorso dell’esterno veneto, partito dai “ramarri” (allora in D) e arrivato a essere capitano della Fiorentina. In molti vedono nel ragazzo bresciano l’erede dell’esterno viola: lui è lusingato dal paragone, anche se per ora vola basso. «Ora guardo ai “ramarri” e dico che, prima di pensare in grande, vorrei restare un altro anno anche in Lega Pro». Boniotti, lei è di proprietà del Brescia, club di serie B: non le piacerebbe tornare alla base? «Nel calcio può succedere di tutto. Però qui sto bene e penso sia il posto ideale per crescere ancora. Io devo migliorare tanto. Poi la società è seria, la città tranquilla: lo trovo un ambiente ideale per un ragazzo come me». Torniamo alla scorsa estate, dunque: giusta la scelta di scendere di categoria e puntare su Pordenone? «Sì, decisamente. Avevo sostenuto il ritiro col Brescia, ma avevo capito di non rientrare in quel momento nei piani tecnici. Volevo giocare e si è presentata quest’opportunità: ho preso la decisione migliore. Sono stato bene da subito. Poi i risultati hanno dato una mano». Qual è il segreto di questo Pordenone? «La società, naturalmente, e il gruppo. E’ molto unito, ma non soltanto. Noi giovani siamo ben voluti dai più anziani, formiamo un gruppo unico. Non è un tipico spogliatoio di una squadra di calcio: c’è amicizia, oltre a un ottimo rapporto di lavoro». Un gruppo plasmato da Tedino: quanto è stato importante, per lei, il mister? «Con noi ragazzi è bravo. Ci ha dato responsabilità e ci ha migliorato. Ho imparato molto in questa stagione, ma sento che ho ancora tanto da apprendere. Per questo mi piacerebbe rimanere». Tedino ha svezzato anche Pasqual: ci pensa, ogni tanto, che lei potrebbe essere l’erede del giocatore della Fiorentina? «Magari. Sarebbe un sogno eguagliare il suo percorso. E’ un grande giocatore, anche se abbiamo caratteristiche diverse. Certo è che, pur a piccoli passi, punto in alto: mi piacerebbe arrivare in serie A». Ecco, del grande calcio, quali sono i suoi modelli? «Zambelli, l’ex capitano del Brescia, ora a Empoli (pure lui terzino destro, ndr). Ho avuto modo di giocare con lui e l’ho sempre stimato, sia come persona sia come calciatore. Ancora più in alto mi piace Dani Alves, l’esterno del Barcellona». In campo lei è un guerriero, serio e determinato: ma com’è Boniotti fuori del campo? «Un ragazzo tranquillo, cui piace guardare il calcio in tv e stare con gli amici. Qui ho legato tanto con Berardi, con cui vivo, e con gli altri giovani del gruppo». In chiusura: se il Pordenone salirà in B, a maggior ragione vorrà rimanere? «Sarebbe bello. E’ un sogno, ora. Restiamo coi piedi per terra. Intanto pensiamo al Cittadella e a blindare la posizione playoff. Poi, se entreremo nella post-season, ce la giocheremo perché può succedere di tutto».
Ore 17.20 – (Giornale di Vicenza) Dario di bordo. È risalito nell’abitacolo virtussino Toninelli, dopo essere stato scalzato nelle gerarchie dall’altro Dario, D’Ambrosio, in un curioso derby tra omonimi con in palio la fascia destra di retroguardia. E c’è riuscito collezionando prestazioni convincenti (anche se nell’ultima è stato beneficiato da un accidentale errore di stampa che ha trasformato il 6 del voto in un più rotondo 7). Questo non significa che il terzino svezzato da Devis Mangia a Varese ora abbia prenotato la maglia numero due, è un concetto inammissibile per Sottili, un manicheo della fatica quotidiana, uno che giudica esclusivamente in base ai risultati degli allenamenti giornalieri. Tuttavia è innegabile come Darietto non abbia mai sollevato le mani dal manubrio, quando sarebbe stato molto più semplice farsi scendere le catena e mollare un po’ la presa.«E invece no – osserva Toninelli – ho continuato a darci dentro e a lavorare sempre per farmi trovare pronto in caso di eventuale chiamata. Tirare dritto sempre per la propria strada – ribatte il diretto interessato – anche perchè cosa altro potevo fare? Se volevo provare a riprendermi i miei spazi altre ricette al di là del sudore non ne conosco…».E allora rieccolo in pista a Busto Arsizio nella palude con la Pro Patria (benone), nel derby col Cittadella (benissimo) e pure nella gara stregata con la Pro Piacenza (benino). A proposito del Piacenza, vien da chiedersi perchè non abbia calciato in porta nel secondo tempo dopo quella scorribanda con irruzione dentro l’area…«Perchè istintivamente pensavo di essere più lontano dai pali – confessa – e perchè qualcuno me l’ha chiamata all’altezza del dischetto». Erroraccio dettato da eccesso di generosità: Toninelli possiede una discreta castagna, il piede non è mai stato foderato di velluto ma una formazione che non segna dalla distanza più o meno dal Medioevo («Credo che l’ultimo gol dalla lunga l’abbia imbucato Berrettoni contro il Rimini al Mercante nella prima giornata con Petrone in C2 ad agosto 2013…» ricorda) non può permettersi di rinunciare al tiro di un difensore lanciato in the box. Anche se si tratta di Toninelli, zero reti in carriera. «Ora non dobbiamo guardare più un faccia nessuno se puntiamo al miglior piazzamento playoff – taglia corto il marcatore virtussino – lo so anch’io che il Lumezzane sta marciando a un ritmo pazzesco da quando c’è Antonio Filippini in panchina, ma non dobbiamo badarci. Ora contano solamente i punti e vanno raccolti a qualunque costo. Certo, non sarà semplice, tantopiù che al centro dell’attacco c’è quel Serao che trova sempre il modo di rendersi pericoloso, ma non vedo alternative». Lui come l’amicone Proietti, giovani veterani del Soccer Team portano sulla pelle i segni e le ferite della delusione di dodici mesi fa, un’amarezza senza confini e un dolore che non ha mai smesso di sanguinare. «Credo che più che il piazzamento nel tabellone degli spareggi, sia più importante approdare alla postseason in salute di condizione fisica ed emotiva – riconosce il ventiquattrenne milanese – noi lo scorso anno c’eravamo arrivati un po’ con la lingua di fuori, stavolta non è detto che non ci si possa arrivare con ben altro smalto».Toninelli applaude il calore degli Ultras Bassano tornati a farsi sentire a gran voce («Mi fa piacere, in una fase così cruciale c’è tanto bisogno anche di loro») e per il momento non perde il sonno per il contratto in scadenza a giugno, nonostante quasi 5 anni di appartenenza giallorossa e oltre 120 caps complessivi nel ruolino. «Adesso mi preme fare bene, anzi molto bene per inseguire una riconferma qui o altrove – ammette – certo, sono a Bassano da un pezzo e se fosse qua sarebbe molto meglio…». È uno della vecchia guardia, opportuno riflettere prima di liquidarlo alla vai che vai bene.
Ore 16.50 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.30 – Qui Guizza: ultime battute della partitella.
Ore 16.10 – Qui Guizza: partitella in famiglia a tutto campo, carte mischiate.
Ore 15.50 – Qui Guizza: consuete prove tecniche di 4-4-2.
Ore 15.30 – Qui Guizza: rientra in gruppo Mazzocco, lavoro a parte per Favalli e Dionisi, assenti Petkovic e De Risio.
Ore 15.10 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento.
Ore 15.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Una vittoria potrebbe non bastare subito per la promozione, ma solo battendo il Belluno la nostra strada sarà per davvero tutta in discesa». La Lega Pro è lì a portata di mano e il capitano Evans Soligo esorta il Venezia ad uno degli ultimi sforzi, dopodomani al Penzo (ore 15) contro la quarta forza del campionato. «Manca poco al grande traguardo, a Este abbiamo sentito sulla nostra pelle l’adrenalina che sale anche nei tifosi numerosissimi al nostro fianco – sottolinea il 37enne centrocampista di Marghera -. Questo risveglio era uno degli obiettivi stagionali e avvertire un’attesa crescente da un lato ci fa tenere alto il livello di attenzione, dall’altro ci trasmette stimoli enormi». Per festeggiare già al Penzo con tre giornate di anticipo oltre ai tre punti servirà un successo del Tamai a Campodarsego. «Abbiamo battuto i padovani e vinto ad Este contro seconda e terza in classifica, ora ospitiamo il Belluno che e non vogliamo fermarci. Anche quando si è vicini al salto in Lega Pro si può sempre migliorare, noi sappiamo che contro l’Este avremmo potuto chiuderla prima. Di sicuro il Venezia ha confermato di essere forte e solido, il vantaggio di 7 punti è «tanta roba» però dobbiamo continuare a correre». Al Taliercio i lagunari proseguono la preparazione, per mister Favarin resta in dubbio Maccan per i problemi al ginocchio che l’hanno costretto al forfait ad Este. AL PENZO – Il Venezia ha reso noto che domenica non ci saranno vaporetti-bis da Piazzale Roma. La società ha previsto due navette Punta San Giuliano-Sant’Elena all’andata alle ore 13.30-13.45 e al ritorno alle 17.05 (costo tre euro). Curva Sud organizza un mezzo per i tifosi dal Tronchetto allo stadio con partenza alle 13 dall’imbarcadero linea 2 (costo 2.50 euro). RIPA FENADORA – Ieri dopo un sopralluogo la Questura di Belluno ha dato il via libera all’Union Ripa La Fenadora per ospitare il Venezia – domenica 24 aprile ore 15 -a Rasai di Seren del Grappa, omologato per 1050 spettatori. I tifosi di casa occuperanno la tribunetta laterale da 300 posti solitamente riservata agli ospiti, mentre ai tifosi arancioneroverdi verrà riservata la tribuna centrale coperta da 500 posti (200 invece i posti in piedi).
Ore 14.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «Stiamo per raggiungere l’obiettivo e vogliamo festeggiare la promozione quanto prima». Il Venezia vede il traguardo ad un passo: «Ci siamo quasi. Ma dobbiamo chiudere la pratica — avverte il capitano Evans Soligo — il clima è buono, siamo concentrati. Speravamo di arrivare a quattro giornate dalla fine con 7 punti di vantaggio, ora si tratta di affrontare le prossime quattro partite nel migliore dei modi». La prima della serie si gioca domenica al Penzo contro il Belluno e sulla carta offrirebbe già una chance promozione. «Stiamo preparando la partita molto bene, sappiamo che affrontiamo una delle migliori realtà di questo campionato. All’andata il Belluno ci ha saputo mettere in difficoltà», ricorda Soligo ripensando a quello 0-0 strappato sul campo ghiacciato dell’Ital-Lenti, nella partita d’esordio di mister Favarin in panchina. Da quel 29 novembre sembra passata una vita, ora il Venezia cerca il match point per festeggiare la promozione mentre il Belluno sorride alla conquista matematica dei playoff. Per gli arancioneroverdi la chance promozione passa esclusivamente per due risultati: vittoria al Penzo e contemporanea sconfitta del Campodarsego in casa con il Tamai. Una combinazione non semplice. «Ma non pensiamo agli altri. Dobbiamo solo pensare alla nostra partita e a vincerla. Solo alla fine guarderemo agli altri risultati, come del resto abbiamo fatto fino ad ora». Così è stato nell’inseguimento al Campodarsego, quando era il Venezia a stare dietro. «Abbiamo avuto i nostri momenti di difficoltà — ricorda Soligo — molti giocatori hanno dovuto calarsi in una categoria che non conoscevano. Ma alla lunga è venuta fuori la forza mentale di questa squadra. Sulla qualità non si discute, ma nei momenti di difficoltà serve anche il carattere. E questo gruppo ha dimostrato di averne, di saper fare quadrato. L’obiettivo era chiaro fin dall’inizio e si sapeva che sarebbe stata dura. Ma questa squadra ha dimostrato di avere grande forza mentale, riuscendo a limitare i danni quando non tutto girava per il meglio e trovando anche risultati importanti». Domenica, davanti ai propri tifosi, il centrocampista di Marghera cercherà di guidare la squadra verso un altro di questi risultati pregiati. Ma se non dovesse arrivare la promozione, si punterà sull’appuntamento successivo, cioè la trasferta di Seren del Grappa contro l’Union Ripa. Altrimenti c’è di nuovo il Penzo, dove arriverà il Giorgione. «Sarebbe bello festeggiare davanti ai nostri tifosi, ma è meglio non metterci a fare calcoli… Quel che conta è chiudere al più presto la pratica, anche per evitare di arrivare all’ultima trasferta con la Triestina». Guardando al futuro, si potrebbe già gettare uno sguardo sulla stagione prossima. «Un po’ ci penso e un po’ no — dice il capitano, che ha disputato una brillante annata in maglia arancioneroverde — la stagione è ancora in corso, in carriera ne ho viste troppe e preferisco non fare piani. Ci ragioneremo a bocce ferme. Intanto pensiamo a vincere questo campionato». Ieri il capitano, insieme alla squadra, ha postato un video-messaggio di auguri al presidente Joe Tacopina che ha compiuto 50 anni. Domenica il presidente sarà al Penzo.
Ore 14.20 – (La Nuova Venezia) Obiettivo puntato sul Belluno, squadra contro la quale iniziò l’avventura-bis di Giancarlo Favarin sulla panchina del Venezia e il passaggio dal 4-3-2-1 al più offensivo 4-2-3-1. Quel giorno Evans Soligo partì in panchina per entrare all’inizio della ripresa al posto di Victor Barreto, scelta obbligata in conseguenza dell’espulsione di Beccaro prima della fine del primo tempo. Domenica il centrocampista ritrova il Belluno, sembrano passati anni luce, invece sono soltanto 5 mesi con il Venezia passato da -3 a +7 nei confronti del Campodarsego. «Sarà un’altra partita difficile», ha esordito Evans Soligo, «il Belluno è un’ottima squadra, ha già centrato l’obiettivo di disputare i playoff in largo anticipo e quindi verrà al Penzo tranquillo. La situazione migliore per giocare una partita. Noi siamo là, a un passo dal nostro obiettivo, però non abbiamo ancora fatto nulla, prima arriviamo alla promozione matematica e meglio è. Lo vogliamo noi, lo vogliamo regalare ai nostri tifosi. Noi dobbiamo vincere, senza pensare a quello che starà combinando il Campodarsego». La combinazione di due risultati, vittoria del Venezia con il Belluno e sconfitta casalinga del Campodarsego con il Tamai, regalerebbe il salto in Lega Pro agli arancioneroverdi con tre turni d’anticipo, anche se la soluzione più plausibile è festeggiare la promozione una settimana dopo contro l’Union Ripa La Fenadora in trasferta. «Con l’Este abbiamo dimostrato di voler arrivare in anticipo all’appuntamento con la promozione, sappiamo anche che il Belluno è una squadra solida, che all’andata ci ha messo in difficoltà, dovremo giocare una partita da Venezia». Rasai. Se non ci saranno controindicazioni nei prossimi giorni, Union Ripa La Fenadora-Venezia si giocherà a Seren del Grappa: ieri mattina sopralluogo alla struttura del questore di Belluno con funzionari della questura e dirigenti dell’Union Ripa, durante il quale è stata constatata la possibilità di dividere vie d’accesso (con cartelli indicatori lungo la strada), ingressi e settori delle due tifoserie, a quella arancioneroverde sarebbe destinata la tribuna più capiente (circa 500 posti), l’Union Ripa metterà in sicurezza alcuni punti sensibili della struttura e saranno garantiti a entrambe le tifoserie i servizi igienici e il bar. Tacopina. Compleanno “arabo” per il presidente Joe Tacopina che ieri ha compiuto 50 anni, festeggiati nel corso del suo viaggio asiatico negli Emirati Arabi. Il numero uno arancioneroverde rientrerà in Italia domani mattina e sarà presente al Penzo per la partita con il Belluno. Ieri i giocatori del Venezia, guidati da capitan Evans Soligo, hanno realizzato un breve video all’interno dello spogliatoio del Taliercio. «Tanti auguri, “pres”, l’aspettiamo domenica». E poi è partito l’Happy Birthday di tutta la squadra. E sul sito del Venezia Fc è comparsa la grande foto di Tacopina, rivolto verso la curva sud, con la scritta “Happy Birthday, Joe”. Continua a lavorare a parte Denis Maccan, assente a Este, probabile a questo punto la riconferma di Paolo Carbonaro.
Ore 14.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) E’ una vigilia calda quella che sta vivendo il Vicenza nel weekend che vedrà i biancorossi di Franco Lerda affrontare domani al Menti la Ternana. Entro lunedì la wsocietà dovrà sborsare circa 1,9 milioni per saldare stipendi, contributi e premi a tesserati e collaboratori. Una somma importante che, a fronte del mancato introito che sarebbe dovuto arrivare dalla Fondazione per la mutualità, che i soci di Vi.Fin. stanno lavorando per coprire entro la scadenza fissata. «Conto di avere l’importo totale in conto per domani (oggi per chi legge, ndr ) alle ore 12 — spiega l’ad della finanziaria vicentina, Marco Franchetto — per poi procedere al bonifico alla società che, a sua volta, provvederà ad ottemperare quanto dovuto entro lunedì prossimo. Non dovrebbero esserci problemi ma al momento non sono nelle condizioni di affermare che è tutto a posto». In attesa che la questione stipendi sia risolta entro i termini, il Vicenza lavora alla sfida con la Ternana con la solita lista di infortunati che comprende Manfredini, Bellomo, Vogorito, Cisotti, Pozzi, Laverone e Pinato, con Giacomelli e Modic che dovrebbero essere a disposizione ma non certo al meglio. Sulla squadra biancorossa incombe anche il pericolo squalifiche: sono ben sette (Ligi, Ebagua, Laverone, Vita, Raicevic, Signori e Galano) i giocatori che al prossimo cartellino giallo saranno squalificati. «Giocare in diffida non ci deve pesare — sottolinea Giulio Ebagua — fa parte del gioco e capita spesso in una stagione. Per cui è giusto giocare senza pensare alla possibilità di essere ammoniti: ci limiterebbe in campo. Il calcio è uno sport di contatto, personalmente preferisco dare il massimo e prendere un contrasto che lasciare andare l’avversario; il mister ci ha chiesto di non prendere ammonizioni stupide, ci sta, per il resto giocheremo e se arriverà l’ammonizione giocherà un altro e visto il valore complessivo del gruppo, non farà rimpiangere chi eventualmente non ci sarà». Contro la Ternana l’imperativo sarà quello di vincere perchè al Menti, adesso non bisogna più lasciare punti. «Davanti ai nostri tifosi abbiamo l’obbligo di giocare una grande partita e di continuare nella striscia positiva. Siamo pronti, la squadra è in salute e in vista delle tre partite in programma la settimana prossima iniziare vincendo sarebbe il massimo». Magari con un altro gol di Ebagua… «Di sicuro ci proverò — precisa il centravanti nigeriano — ma l’importante è che vinca il Vicenza, non chi segnerà».
Ore 13.40 – (Giornale di Vicenza) D’Elia sì, Giacomelli…nì. Sono queste le principali indicazioni giunte dall’allenamento di ieri mattina, condotto regolarmente al Morosini da Franco Lerda: il tecnico biancorosso, pur debilitato dalla febbre, si è ben imbacuccato per non mancare, considerando l’importanza dell’incontro con la Ternana.Durante l’ormai consueto torello iniziale e i giochi atletici si è subito rivisto in gruppo Salvatore D’Elia; anche Stefano Giacomelli, nonostante i problemi alla caviglia destra, si è aggregato ai compagni. Tuttavia, dopo un’ora, il fantasista umbro si è avvicinato a Lerda, indicandogli il piede che evidentemente gli faceva male, e poi sconsolato si è diretto a bordo campo. Non sono molte, a questo punto, le possibilità di vederlo giocare dall’inizio domani contro la Ternana, anche se l’allenatore biancorosso in conferenza stampa ha sottolineato di puntare molto sul numero 10, nonostante i problemi fisici gli impediscano di rendere al meglio delle potenzialità.Se alla fine Lerda decidesse di non schierare Giacomelli titolare, l’impressione è che il maggiore indiziato a sostituirlo sia Sbrissa; meno plausibile l’ipotesi dell’ingresso dal primo minuto di Raicevic, che comporterebbe lo spostamento di tre pedine sullo scacchiere come Ebagua, Vita e Galano.
Ore 13.20 – (Giornale di Vicenza) Ora bisogna solo sperare che le notizie che giungono dal campo continuino ad essere buone. E che l’Agenzia delle entrate, come si ritiene probabile, conceda al Vicenza la rateizzazione in 15 anni dei debiti tributari relativi a Iva, Irpef e Irap. Dopodichè si potrà veramente dire che il progetto di acquisizione del Vicenza da parte di Vi.Fin. è realtà. Ovviamente a patto che la squadra resti in B. RATEIZZAZIONE. Il debito verso lo Stato ormai ammonta a circa 7 milioni di euro. E qualora la possibilità di differire il pagamento non venisse concessa, la società biancorossa dovrebbe pagare l’intera somma entro il 20 di giugno per potersi iscrivere al prossimo campionato. Appare chiaro che un impegno economico di queste dimensioni potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza del club. Per ottenere la rateizzazione il Vicenza, tramite lo studio legale Casa e Sebastiano, il 30 dicembre dell’anno scorso ha presentato all’Agenzia delle entrate un piano di ristrutturazione dei debiti. É un piano che in pratica deve dimostrare che sono stati raggiunti accordi con i vari creditori. Dopo la presentazione, l’Agenzia delle entrate ha chiesto ulteriori delucidazioni, che sono state date a metà febbraio. La risposta dovrebbe arrivare a giorni, se non a ore. E se fosse affermativa, come ormai si spera dovrebbe essere, si tratterebbe di una grande boccata d’ossigeno per il Vicenza. La società biancorossa, infatti, anzichè versare in un colpo solo circa 7 milioni, si troverebbe a dover pagare una rata di circa 480mila euro all’anno.STIPENDI & CONTRIBUTI. Buone notizie su questo versante. Anche stavolta Vi.Fin. dovrebbe riuscire a far fronte all’impegno di circa un milione e 900 mila euro da pagare entro le 24 di lunedì. La somma in questione riguarda gli stipendi dei tesserati, dei dipendenti e dei collaboratori sportivi, i relativi contributi e i premi pattuiti per il girone d’andata. Tutto questo eviterà al Vicenza di incorrere in penalizzazioni nel prossimo campionato. Vi.Fin. potrà contare sui soldi relativi alla prima rata del contributo erogato dalla Fondazione per la mutualità generale negli sport professionistici a squadre. Si tratta di una somma di circa 500mila euro.IL CAMPO. Ottenuta la rateizzazione, l’ultimo ostacolo per l’uscita definitiva di Finalfa (la finanziaria che controlla il 92 per cento delle azioni del Vicenza) è la permanenza della squadra in serie B. Su questo punto l’amministratore delegato di Vi. Fin., Marco Franchetto, in un’intervista rilasciata al nostro Giornale ancora il 5 marzo, era stato estremamente chiaro. Perchè Vi. Fin. eserciti il diritto di opzione per l’acquisto del club di via Schio è imprescindibile il mantenimento della categoria. Sulla questione Franchetto era stato assai esplicito, definendo un’eventuale retrocessione come «un bagno di sangue non sostenibile». E a questo punto è quantomai importante che la squadra prolunghi la serie positiva di queste ultime giornate, caratterizzata dalle vittorie negli scontri diretti con Livorno e Ascoli e dal pareggio conquistato a Cesena. Non bisognerà quindi fallire i due appuntamenti chiave che vedranno il Vicenza opposto in pochi giorni alla Ternana (al Menti) e alla Salernitana (all’Arechi).CESSIONE. L’ultimo atto per arrivare all’acquisizione della società da parte di Vi. Fin. non richiede nè ulteriori trattative nè la presentazione di altri documenti. Tutto è già deciso da mesi e le carte che servono sono già state depositate da un notaio. Dunque, quando Vi. Fin. deciderà di esercitare il diritto di opzione (che scadrà nel dicembre di quest’anno) Sergio Cassingena, presidente di Finalfa, dovrà semplicemente firmare il documento del passaggio delle azioni alla finanziaria.
Ore 13.00 – (Giornale di Vicenza) Tre partite in una settimana. Ma non chiedetegli di stilare tabelle o pensare ad un eventuale turnover, considerando la rosa ristretta, gli acciacchi e le diffide. L’attenzione di Franco Lerda è rivolta solo al prossimo incontro, quello che domani alle 15 vedrà il Vicenza ospitare al Menti la Ternana: «Non siamo nelle condizioni di programmare nulla oltre a questo – osserva il tecnico biancorosso -. Siamo nel calderone, nel periodo che emette i verdetti decisivi, ogni partita è un esame: noi dobbiamo affrontarne uno alla volta, dando tutto e provando a raccogliere il massimo. Il resto è filosofia».Non solo i giocatori infortunati: anche lei è alle prese con l’influenza… come va?Non sono ancora in formissima, ma va meglio, grazie. Mi è dispiaciuto moltissimo non poter partecipare all’incontro in ricordo di Morosini, ma avevo la febbre a 39. Anche oggi (ieri per chi legge) sono debilitato, ma non potevo mancare a questo allenamento, perché ci attende una partita troppo importante.La squadra, intanto, anche a Cesena ha confermato che la sua cura sta funzionando.Sì, abbiamo avuto un’importante conferma dei progressi in corso, consolidando ulteriormente autostima e fiducia. Da qui in avanti dovrà sempre essere così: prestazioni e risultati devono essere nuove conferme che ci aiutano a proseguire nel nostro percorso, finalizzato a raggiungere la salvezza, se possibile a maggio, altrimenti a giugno con gli spareggi.Questa settimana, con tre partite molto impegnative, sarà particolarmente dura, anche considerando la rosa ristretta a disposizione.Noi non possiamo pensare a nessun turnover, la partita da affrontare per noi adesso è solo quella di sabato con la Ternana: non contano diffidati, non diffidati, calcoli, ipotesi in prospettiva. Scenderanno in campo i giocatori che reputerò migliori per affrontare questa partita, a prescindere da tutto il resto; solo dopo il fischio finale faremo i conti e altre considerazioni in vista dell’incontro successivo.Come vede, allora, la sua squadra che si prepara ad affrontare la Ternana?Io oggi mi sento non forte, fortissimo: sono convinto di avere a disposizione i giocatori giusti per fare un’ottima prestazione, perché si stanno dimostrando uomini veri e professionisti seri, e anche in questa settimana si sono allenati con grande applicazione.Purtroppo c’è anche chi è acciaccato, come Giacomelli, alle prese con un dolore significativo alla caviglia destra.Giacomelli, da quando sono arrivato io, deve convivere con una caviglia che è un po’ in disordine. Sta stringendo i denti, peraltro lo sta facendo molto bene, e per me va bene così: dà il massimo di quello che può dare, e io mi tengo stretto l’uomo e il giocatore, anche in queste condizioni.Guardando la classifica, non si può evitare di fare una riflessione sulla nuova penalizzazione del Lanciano.Anche questo può essere oggettivamente un piccolo aiuto, ma non dipende noi, non possiamo fare nulla la riguardo, quindi non ci deve interessare. Magari adesso ci ritroveremo fuori dalla zona playout, ma il campionato non finisce oggi, ci sono ancora sette partite, è un’eternità. Io sono molto pragmatico, quindi penso solo a continuare a vincere, a conquistare punti sempre, anche le briciole, per assicurare al Vicenza la permanenza in serie B l’anno prossimo.Un giudizio sulla Ternana?È una squadra che ha attraversato cicli positivi e altri di calo, ma ha un organico ottimo, con individualità di spicco davanti come Falletti e Ceravolo. All’andata hanno segnato entrambi contro il Vicenza? Allora sono a posto: hanno già dato…
Ore 12.30 – (Gazzettino) La rimonta è rimasta soltanto un sogno. E per com’è andata nelle due finali, c’è rammarico per aver perso malamente un trofeo che sarebbe stato senz’altro alla portata del Cittadella visto al Tombolato. Roberto Venturato a fine gara ha detto che la sua squadra nella finale di ritorno avrebbe meritato di vincere, il 4-4 finale non accontenta i colori granata. Anche perché il Foggia, pur in formazione «di campionato», non è apparso assolutamente irresistibile nella doppia finale disputata. Venturato non cambia strategia nemmeno al Tombolato, per rimontare il 4-1 a sfavore di Foggia si affida al gruppo che ha portato i colori granata a giocarsi la finale, De Zerbi lascia inizialmente Sarno (doppietta all’andata) in panchina. Il Cittadella non perde tempo in tatticismi e attacca a testa bassa, al 5′ Lora si presenta a tu per tu con Micale, bravo a respingere la conclusione in angolo, dalla bandiera stacco di testa di Cappelletti e traversa piena. Jallow impegna nuovamente il portiere che respinge in angolo con la punta delle dita, e al 18′ l’arbitro fischia il rigore per l’entrata di Donazzan su Gerbo, dal dischetto Iemmello trasforma. Pareggia il Cittadella tre minuti dopo, Jallow pesca Coralli davanti al portiere, facile il tocco in rete. Minesso non inquadra la porta – era come un rigore in movimento – al 25′, un minuto dopo discesa sulla fascia di Iemmello e pallone in mezzo per il tocco facile facile di Floriano. Partita senza un attimo di tregua, emozioni a ripetizione, e 3-1 del Foggia alla mezz’ora: mani di Minesso in area e rigore di Iemmello. Stessa sorte per il mani di Chiricò nei propri 16 metri, altro rigore, Coralli trasforma. Per il centravanti di casa 10 gol in 7 partite di Coppa, niente male. Il 3-3 arriva al 41′, punizione di Sgrigna e testa di Cappelletti. Ci vorrebbero altri quattro gol del Cittadella nella ripresa per ribaltare il risultato, l’impresa è al limite dell’impossibile, ma la prima rete arriva al 10′ con Minesso, al volo su assist di Jallow, nemmeno il tempo di sperare che il Foggia rimette il risultato subito in parità un minuto dopo, con Chiricò che indovina l’angolino. Iemmello in contropiede conclude centrale, le due squadre si «accontentano» dello spettacolare 4-4, anche perché le energie nelle gambe dopo novanta minuti tiratissimi, sono ormai esaurite. Il pubblico di entrambe le parti alla fine applaude i propri giocatori, il Foggia vince la Coppa Italia festeggiando sotto la curva con i 700 sostenitori arrivati dalla Puglia, il Cittadella adesso si concentrerà sul posticipo di lunedì sera con il Pordenone. Lì ci sarà in palio qualcosa di veramente importante, la promozione in serie B. Questo sì è un obiettivo da non fallire.
Ore 12.10 – (Gazzettino) Il tecnico granata Roberto Venturato così commenta il risultato di Coppa Italia: «Un bel Cittadella che ha creato molto e ha avuto fin dall’inizio buone occasioni da gol, ben quattro, e avrebbe meritato di vincere la partita, pur riconoscendo la forza del Foggia. Abbiamo preso i due rigori nel momento più delicato della partita, due rigori molto generosi, e ultimamente abbiamo avuto degli arbitraggi poco favorevoli, ma dobbiamo essere più bravi rispetto a queste situazioni». Amaro il riferimento alla partita di andata in Puglia: «Sicuramente i primi 30 minuti nella finale di andata hanno compromesso il ritorno, ma anche a Foggia nella ripresa il Cittadella poteva mettere a segno qualche gol in più, ed è stato il nostro limite non esservi riusciti. Adesso concentriamoci sul campionato, cercando di mantenere l’atteggiamento giusto che sino a qui abbiamo avuto». Il tecnico conclude elogiando i giovani: «Varnier ha dimostrato di avere qualità importanti, deve fare il suo percorso di maturazione e si allena con la prima squadra. Può avere opportunità importanti nel prossimo campionato così come altri giocatori. Siamo arrivati in finale valorizzando i nostri giovani e questo deve essere una grandissima soddisfazione. Merita un plauso il lavoro di chi opera nel settore giovanile». La conclusione all’assessore allo sport Francesco Pozzato: «E’ stata una bella avventura arrivare in finale e giocarcela con il Foggia. Peccato per il risultato di andata. Abbiamo adesso la possibilità di rifarci in campionato».
Ore 11.50 – (Mattino di Padova) Il Citta non è il Real, e, fatte le debite proporzioni, “Ciccio” Coralli (sia detto senza offesa) vale forse un’unghia di Cristiano Ronaldo. La remuntada resta a livello di pura intenzione, confinata nel libro dei sogni granata: fa festa il Foggia, alzando la Coppa Italia di Lega Pro davanti a più di 700 tifosi entusiasti, arrivati dalla Puglia e da gran parte del Nord Italia. Giusto così, perché la squadra di De Zerbi ci ha creduto di più, schierando due formazioni di titolari, tra andata e ritorno, che hanno fatto la differenza. E che differenza! Per la capolista del girone A si può parlare di occasione mancata: a parità di titolari, vale a dire se Venturato avesse rischiato di più nelle scelte, fra lo Zaccheria e ieri sera, il trofeo avrebbe forse potuto prendere ben altra strada. I rimpianti sono più che giustificati, soprattutto per quanto (non) fatto all’andata, dove quattro gol sul groppone hanno inciso in modo determinante, nell’economia delle due sfide, e perché sotto porta si sono commessi errori pagati a caro prezzo. Si fosse partiti, al ritorno, da un 3-2 o anche da un 4-2, il recupero sarebbe stato possibile. Così no, non puoi chiedere il… miracolo ad un gruppo che è ad un passo dalla vittoria in campionato e che inevitabilmente la testa ce l’ha anche sul match di lunedì prossimo con il Pordenone. Ciononostante, la fragilità difensiva dei rossoneri (ieri sera in maglia giallo fluo) giustifica il rammarico di molti tifosi granata, che cioè il Citta avesse la chance concreta di mettere le mani sulla Coppa. Arbitro protagonista e 6 gol. Partita divertente e vibrante, carica di emozioni, ma anche impregnata di errori da principianti delle due difese, che portano a sei gol nel primo tempo, di cui cinque in poco più di mezz’ora. E con il signor Prontera che lascia il segno, concedendo tre rigori e cacciando Alfonso (il portiere in panchina) nel tunnel che conduce agli spogliatoi coinvolto in un principio di rissa suo malgrado, oltre al vice-allenatore granata Gorini. Il Citta sbaglia troppo in avvio (Lora, solo soletto, si fa deviare in angolo la conclusione da ottima posizione, e sul corner di Sgrigna Cappelletti di testa colpisce la traversa, il tutto al 5’), poi inizia lo show del fischietto bolognese: primo penalty concesso per un atterramento di Donazzan ai danni di Gerbo, imbeccato benissimo da Chiricò (vera spina nel fianco della difesa padovana) e trasformato da Iemmello (18’). Il pareggio del Citta arriva da un perfetto cross sotto porta di Jallow per Coralli, che in scivolata infila (21’). Raddoppio del Foggia con una progressione di Iemmello, che serve un assist d’oro a Floriano, il quale deve solo appoggiare nella porta sguarnita (27’). Tris pugliese con un nuovo rigore, concesso per un “mani” di Minesso su cross di Chiricò, anche se il braccio è attaccato al corpo: Iemmello concede il bis (29’). C’è anche la massima punizione per il Citta, non sia mai che si debba parlare di due pesi e due misure: il fallo di mano di Chiricò su cross di Jallow lo vede, però, solo l’assistente Ceravolo, che opera sotto la tribuna e lo indica al fischietto emiliano. Coralli non sbaglia e sale a 10 reti nella classifica dei marcatori di Coppa, irraggiungibile anche dallo stesso Iemmello (32’). Il nuovo pareggio granata porta la firma di Cappelletti, che di testa supera Micale sfruttando una punizione di Sgrigna (41’). Botta e risposta nella ripresa. Il divertimento è assicurato pure dopo l’intervallo, si gioca a viso aperto, ma con le squadre spesso allungate. Per il Citta il discorso è chiuso, dovrebbe segnare altre 4 reti per mettere le mani sul trofeo. Impossibile. Eppure Minesso s’inventa un grande giocata (sinistro al volo su appoggio di Jallow, 10’), a cui ribatte subito uno strepitoso assolo di Chiricò (migliore in campo), che da 20 metri di sinistro infila l’angolo alla destra di Vaccarecci (11’). Il resto è solo accademia, con accenni di nervosismo subito sedati. Vietato sbagliare. Adesso c’è da pensare unicamente al Pordenone: lunedì il Citta si gioca la Serie B, i suoi tifosi sono tutti convinti che la squadra non fallirà l’appuntamento. In effetti, ha le carte in regola per fare bingo. Ma deve tornare a vincere: tre punti che le mancano dal 24 marzo, quando passò a Mantova.
Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Non è stato esattamente il regalo che si aspettava. Roberto Venturato non ha festeggiato il suo 53º compleanno come avrebbe voluto. Sognava la “remuntada”, ma questo 14 aprile gli regala solo un 4-4 per certi versi beffardo e carico di rimpianti, specie considerando la fragilità mostrata dalla retroguardia rossonera. «Il più grosso motivo di rammarico è dato dalle diverse occasioni che non abbiamo saputo sfruttare nel primo quarto d’ora della gara e per quei due rigori molto generosi concessi al Foggia. Spiace, perché abbiamo dovuto parlare spesso di arbitraggi nelle ultime tre settimane. Detto questo, onore alla formazione pugliese, che ha dimostrato ancora una volta di essere una grande squadra, ma credo che il Cittadella avrebbe meritato di vincere questa finale di ritorno». Qualche rimpianto allora per la gara d’andata? «Sicuramente. Anche in quel caso per il quarto d’ora iniziale in cui abbiamo compromesso il risultato. Pure allo “Zaccheria” nella seconda parte del match avremmo meritato di segnare qualche altro gol. Averne realizzato soltanto uno in più ci avrebbe fatto vivere in modo diverso questa partita. Ma oggi è importante mantenere la positività che ha caratterizzato il nostro cammino. Ora serve ritrovare lo spirito e la voglia che servono per la partita col Pordenone». Scusi se insistiamo, ma resta l’impressione che il Citta avrebbe potuto giocarsi le sue opportunità in modo diverso, anche se davanti si è trovato un bel Foggia. «Più che un bel Foggia ho visto un bel Cittadella: questa squadra ancora una volta ha dimostrato di essere animata da valori importanti. Ha saputo mantenere spesso il possesso della partita, creando molto. I due rigori sono arrivati in un momento delicato, ma il carattere e la voglia non sono mai mancati anche quando le cose si sono messe male. Questa gara ci dà comunque consapevolezza della nostra forza». Ha dato ancora fiducia a Varnier in difesa. «Varnier deve compiere il suo percorso di maturazione. Il fatto che abbia giocato diverse partite e sia venuto più volte in prima squadra dimostra che ha qualità e spessore per stare qui. Non è il solo. Va dato merito al lavoro del nostro settore giovanile, oscuro ma prezioso». Non avete alzato la coppa, ma Coralli sì… Ed è bello rimarcare che in vetta alla classifica dei marcatori della Coppa Italia dei big c’è Bizzotto. «Sono riconoscimenti che mi fa piacere sottolineare. In questa competizione abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutti, e anche se non abbiamo infilato in bacheca il trofeo, voglio comunque fare i complimenti al mio gruppo, che ha saputo arrivare sin qui e che avrebbe meritato anche qualcosa di più». Cos’è successo fra il primo e il secondo tempo, con il doppio cartellino rosso ad Alfonso e Gorini? «Francamente non lo so. Io stavo parlando ai miei giocatori, ho visto solo che erano stati espulsi».
Ore 11.10 – (Mattino di Padova) Sono le 22.40 quando il presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina, consegna la Coppa Italia nelle mani del capitano del Foggia, Cristian Antonio Agnelli, circondato da tutti i compagni, dall’allenatore Roberto De Zerbi e dai dirigenti. Ogni giocatore indossa una maglietta bianca celebrativa, con la scritta “Vittoria rossonera”, sormontata dai due diavoletti che campeggiano anche nel logo della società pugliese e dalla riproduzione in scala ridotta del trofeo tricolore. È festa grande tra i sostenitori dei satanelli, ma anche il Cittadella, a suo modo, festeggia: coppa per i secondi classificati data a “Ciccio” Coralli, il capitano che si è meritato, con la doppietta di ieri, anche lo scettro di “bomber” del torneo, grazie alle 10 reti messe a segno. Il pubblico del Tombolato applaude convinto la squadra di Venturato, ringraziandola comunque per essere arrivata sino all’atto conclusivo. I tifosi si aspettano adesso il regalo più bello: la promozione matematica in Serie B. E con il Pordenone, lunedì sera (ore 20), lo stadio dovrebbe mostrare il colpo d’occhio delle grandi occasioni.
Ore 10.50 – (Corriere del Veneto) Sarà pure una competizione poco stimolante, ma quando c’è un trofeo in campo a nessuno piace perdere. E al Tombolato succede di tutto, perché in un tempo si vedono addirittura sei gol, quattro ammoniti, tre rigori e almeno altre quattro palle gol nitide, un paio per parte che, se sfruttate adeguatamente, avrebbero potuto rendere il punteggio a dir poco incredibile. Alla fine di gol se ne conteranno otto, in un 4-4 di zemaniana memoria, con Roberto De Zerbi candidato più autorevole a raccoglierne una difficile eredità. La Coppa è del Foggia, il Cittadella insiste fino alla fine con la linea di premiare le cosiddette «riserve» che tanto bene hanno fatto sino alla finale. Ma contro una big del girone C, la strategia non paga e le speranze di rimonta sono praticamente nulle sin dall’inizio. Difficile riassumere quanto visto in 90 minuti da fuochi d’artificio, perché il Foggia di De Zerbi si presenta in campo con l’aria di chi non ha alcuna voglia di scherzare. Beneficia di due rigori (fallo di mano di Minesso e intervento scomposto di Donazzan su Gerbo), entrambi trasformati con calma olimpica da Iemmello. Sugli spalti c’è il direttore sportivo del Padova Fabrizio De Poli ad osservarlo, ma l’impressione è che continuando di questo passo il prossimo anno per il centravanti del Foggia si spalancheranno a prescindere le porte della B. In ogni caso la prima volta la piazza, la seconda volta va di potenza. In entrambi Vaccarecci s’inchina e Iemmello ci mette pure un assist per il 2-1 di Floriano a condire la sua serata da mattatore. E il Cittadella? Replica subito con Coralli, che si fionda sull’assist di Jallow da pochi passi, si trova sull’1-3 ma reagisce ancora: altro rigore (il terzo della serata per un fallo di mano di Chiricò su tiro di Jallow) trasformato da Coralli e zuccata di Cappelletti nel finale di tempo per il 3-3 con cui si va al riposo. Il punteggio dell’andata (4-1 per il Foggia), di fatto, azzera le chance granata di rimonta, ma a inizio ripresa segna pure Minesso. Nemmeno il tempo di portare la palla a centrocampo che Chiricò inventa un tiro a giro eccezionale che fulmina Vaccarecci e ristabilisce subito l’equilibrio. Non c’è Zeman in panchina, ma con De Zerbi lo spettacolo è assicurato e il Cittadella si adegua. La girandola di emozioni continua, Iemmello ha pure la palla del 5-4, ma stavolta Vaccarecci ci mette una pezza. Il finale è accademia pura, le due squadre duellano ma tutto sommato non affondano più come potrebbero, perché le possibilità di un rovesciamento del risultato sono davvero ai limiti dell’impossibile. E il Cittadella adesso pensa solo a lunedì sera, quando al Tombolato arriverà il Pordenone. Nell’aria c’è un forte profumo di serie B.
Ore 10.20 – (Gazzettino) Gli ottimi rapporti tra De Poli e Palomba, agente del centrocampista, dovrebbero facilitare l’operazione.Palomba cura gli interessi anche di Fabiano (34). Se i biancoscudati sono la seconda migliore difesa del campionato, il merito è anche suo. Considerato che hanno già il contratto in tasca Diniz, Dionisi, Favalli (un anno) e Sbraga (due), è da vedere se la società intende o meno confermare in blocco il pacchetto arretrato. C’è poi Bucolo (27). L’impegno sul campo del centrocampista siciliano è stato sempre lodevole, non si può però non dimenticare la pesante rottura (poi ricomposta) con Pillon. In cerca di conferma Corti (35) e Cunico (38). In questi ultimi quattro casi, però, un’altra variabile per l’eventuale riconferma arriva dalla Lega Pro: non è escluso che l’anno prossimo si torni alla formula dei contributi alle società legati al minutaggio in campo degli under 21, il che impegnerebbe a puntare su giovani di maggiore affidamento.
Ore 10.10 – (Gazzettino) La stagione non è ancora terminata ma ci sono già temi su cui ragionare in vista dell’anno prossimo, con sei big della rosa biancoscudata che hanno il contratto in scadenza a fine giugno. Nel contratto di Neto Pereira è prevista un’opzione per il campionato 2016-2017 e tutto lascia pensare che sarà esercitata perché questa è la volontà delle parti. L’attaccante brasiliano (37 anni) ha confermato di essere un giocatore di categoria superiore per le sue qualità tecniche (nove sigilli), e anche per il suo carisma tanto da essere diventato il capitano della squadra. Fabrizio De Poli ha già avuto contatti nelle ultime settimane con Andrea Modora, direttore commerciale di Studio Assist & Partners che cura gli interessi del brasiliano, ma si attende che prima venga chiarita la situazione in seno al club, dato che tra i soci c’è da ritrovare compattezza. Opzione anche nel contratto di Carlo De Risio (25 anni), con elevate probabilità di una permanenza. Il diesse De Poli stravede per il centrocampista abruzzese: l’aveva praticamente già preso in estate (il giocatore preferì però seguire il suo ex allenatore Ciullo alla Juve Stabia), riuscendo poi a portarlo a Padova a gennaio.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Cinque infortuni in 8 settimane, che vanno ad aggiungersi a quelli che già avevano falcidiato il Padova a più riprese da agosto in poi: Ilari saltò le prime 4 gare di campionato, Favalli rimase ai box contro Feralpi e Cittadella all’andata per una contusione alla coscia, Neto Pereira si fermò prima ad ottobre, saltando 4 gare, e poi a dicembre contro il Bassano, riuscendo fortunatamente a recuperare per Alessandria grazie alla sosta natalizia. Ma non bisogna dimenticare Niccolini, che suo malgrado ha finito la stagione proprio prima di Natale, e capitan Cunico, costretto a febbraio ad operarsi al menisco. La situazione. Altinier ieri si è allenato, e lunedì a Bergamo ci sarà, ma sono rimasti ancora ai box Favalli, che soffre di una piccola contrattura, Petkovic, la cui lesione muscolare non guarisce, Mazzocco, che oggi dovrebbe riprendere ad allenarsi, e pure Diniz, uno dei più presenti della rosa nonostante soffra continuamente di un problema alla cartilagine del ginocchio che tiene in costante allerta lo staff medico. Il Padova, insomma, non ha avuto la dea bendata dalla sua.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Carlo De Risio è solo l’ultimo della lista: la lesione all’adduttore procuratosi contro la Pro Patria lo terrà lontano dai campi almeno tre settimane, il che significa che, a 4 giornate dal termine, la sua stagione potrebbe essere già finita. Ma negli ultimi due mesi si sono fermati altri quattro suoi compagni: prima Petkovic, che dopo aver saltato 4 gare già lo scorso ottobre per un guaio al retto femorale si è fermato a fine febbraio ed è tuttora ai box; quindi Corti, colpito duro in gara e vittima di una lesione al legamento collaterale mediale del ginocchio che pare finalmente superata; poi Dionisi, che si è procurato una lesione di secondo grado al polpaccio che lo tormenta da un mese, e infine Anastasio, che ha appena superato una fastidiosa distorsione alla caviglia.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Il Padova ha fatto 13, ma da festeggiare c’è ben poco: tanti, infatti, sono gli infortuni, di entità più o meno seria, che dall’inizio dell’anno hanno colpito la prima squadra. E stiamo parlando solo degli infortuni veri e propri, muscolari o traumatici che siano, che hanno riguardato i giocatori: a questi andrebbero sommati tutti i piccoli acciacchi, di varia natura, che ogni settimana tormentano prima l’uno e poi l’altro, addirittura 5 solo in questi giorni. Una statistica che ha subìto un’impennata negli ultimi due mesi, con ben 5 elementi fuori uso: in questo finale di stagione, se Bepi Pillon non è riuscito a concretizzare la rincorsa ai playoff, probabilmente una piccola parte di causa ce l’ha anche l’infermeria, costantemente affollata.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Non traccia anora un bilancio della stagione, perché «aspetto la fine del campionato, o quantomeno la nostra posizione finale di classifica», ma parla del presente. «Come direttore sportivo ho il dovere di documentarmi, di lavorare per la mia società in prospettiva, ho ancora un anno di contratto. Per quanto riguarda la prossima stagione, però, ci sono decisioni che dovrà prendere la proprietà e in cui io non posso entrare». Parola di Fabrizio De Poli, che «ufficializza» lo stop di Carlo De Risio: «Ha una lesione all’adduttore e dovrà fermarsi almeno tre settimane – sospira – forse potrebbe tornare per le ultime due partite o per l’ultima… Petkovic? Non può considerarsi recuperato del tutto. Per Dionisi ci vorrà una settimana, Favalli ha una contrattura».
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 66, Pordenone 56, Alessandria e Bassano 55, FeralpiSalò 49, Padova 48, Cremonese 46, Pavia e Reggiana 45, SudTirol 40, Giana Erminio, Lumezzane e Renate 35, Pro Piacenza 34, Cuneo 30, Mantova 26, AlbinoLeffe 19, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la trentesima giornata: Lumezzane-Cuneo 1-0 (Sarao (Lu) al 34′ pt), Renate-AlbinoLeffe 2-0 (Scaccabarozzi (Re) al 33′ pt, Ekuban (Re) al 47′ pt), Cremonese-SudTirol 2-1 (Maiorino (Cr) al 7′ pt, Sansovini (Cr) al 22′ st, Fink (St) al 24′ st), Pordenone-FeralpiSalò 3-2 (Guerra (Fs) al 44′ pt, Strizzolo (Pn) al 21′ st, Ingegneri (Pn) al 28′ st, Guerra (Fs) al 33′ st, Filippini (Pn) al 40′ st), Bassano-Pro Piacenza 1-3 (Speziale (Pp) al 13′ pt, al 16′ st e al 47′ st, Davì (Ba) al 28′ st) Mantova-Pavia 1-0 (Marchi (Mn) al 18′ st) Reggiana-Cittadella 2-2 (Litteri (Ci) al 32′ pt, Cappelletti (Ci) al 24′ st, Letizia (Re) al 30′ st e al 44′ st), Giana Erminio-Alessandria 0-3 (Bocalon (Al) su rigore al 32′ pt, Sperotto (Al) al 18′ st, Iocolano (Al) al 32′ st).
Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 14 aprile: doppia seduta per i Biancoscuati, assenti Petkovic, Diniz, Mazzocco, Favalli e De Risio mentre Dionisi si allena a parte.