Il gioco del “dagli all’arbitro!” non fa per lui. Stefano Marchetti si smarca dalle critiche rivolte al signor Boggi di Salerno dopo la sfida di Reggio Emilia, e invita a guardare avanti, anche perché i prossimi sei giorni saranno a dir poco cruciali per il Cittadella. «Sul 2-0 a nostro favore eravamo dentro ad un sogno, ma ci siamo svegliati di colpo», osserva il direttore generale granata. «Sull’episodio del rigore l’arbitro ha sbagliato, regalando entusiasmo alla formazione emiliana e riaprendo così una gara chiusa. Tuttavia non lo colpevolizzo, perché, se non abbiamo chiuso il discorso promozione già al “Mapei Stadium”, è stata anche colpa nostra». A quali errori si riferisce? «Agli episodi, che fanno la differenza. A qualche fallo evitabile, a qualche pallone gestito male. Dopodiché è vero che, se non fosse stato concesso quel rigore che non c’era, la partita sarebbe terminata lì. Io, però, invito a non concentrarsi su quel torto, ma sull’insegnamento che una gara del genere ci lascia: non bisogna rilassarsi nemmeno un secondo. Mai! Domenica si è capito ancora una volta quanto questo campionato sia difficile, partite come quella di Reggio Emilia danno ancora più valore al nostro primo posto, perché testimoniano che abbiamo compiuto un percorso straordinario». Voltare pagina significa concentrarsi sulla finale di ritorno della Coppa Italia di Lega Pro di domani sera. Con che spirito ci arrivate? «Non nascondo che, se avessimo vinto domenica, l’avremmo affrontata con la testa più libera. Teniamo al trofeo, anche se non possiamo cancellare l’impegno ancora più importante di lunedì sera. In campo andremo comunque per cercare l’impresa, questo dev’essere chiaro». Rivedremo il massiccio turnover del match d’andata o una sua versione più “ragionata”? «Secondo me c’è un concetto di fondo sbagliato dietro a tutte le critiche piovute dopo la partita dello “Zaccheria”. In campo è andata una squadra competitiva, che ha sbagliato completamente i primi 20 minuti e si è scontrata con un Foggia cinico e bravo, ma questo non vuol dire che le scelte fatte non fossero quelle giuste. Se siamo in testa al campionato con 10 punti di vantaggio sulla seconda e allo stesso tempo siamo in finale di Coppa è proprio perché abbiamo gestito la stagione in questo modo. E poi volete sul serio dirmi che giocatori come Sgrigna, Coralli, Minesso, Paolucci o Cappelletti, solo per citarne alcuni, sono da considerare riserve? Non scherziamo…». Di fatto il Cittadella è entrato nella settimana più importante della sua storia recente. Nel giro di pochi giorni si trova a disputare due finali, la seconda delle quali, quella di lunedì sera con il Pordenone, conoscendo già i risultati di Bassano e Alessandria, che saranno in campo sabato rispettivamente contro Lumezzane e Mantova. «I calcoli non li sappiamo fare e non li faremo. Torno su un concetto: sarà importante mantenere la testa più sgombra possibile, tenendo conto che dopo la gara con i friulani ne avremo altre tre davanti». All’andata gli uomini di Tedino si presero una bella “mazzata”: crede che vi affronteranno con qualche remora, ricordando il 3-1 del “Bottecchia”? «Forse è stata la nostra miglior partita. Ne abbiamo giocate anche altre di belle, ma non con la continuità nei 90′ mostrata allora. E comunque no, il Pordenone non ha nulla da perdere, e non si farà bloccare dalla pressione. Non contiamoci».
(Fonte: Mattino di Padova)