Live 24! Padova-Pro Patria, il giorno dopo: a 360′ dalla fine i playoff restano a sette punti

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Ore 22.10 – (Il Piccolo) Il secondo 0-0 consecutivo casalingo della Triestina non preoccupa affatto mister Bordin. Anche perché stavolta l’avversaria era di ben altra caratura rispetto alla Sacilese di due settimane fa, pertanto il punto ottenuto contro la Virtus Vecomp Verona soddisfa in pieno il tecnico, anche se ieri al Rocco non si è certo vista un’Unione arrembante: «Io sono contento sia per il punto ottenuto che per la prestazione dei ragazzi – dice Bordin – che a mio parere è stata molto convincente. Del resto il pareggio è proprio la conseguenza della buona prova contro una squadra che ha ottimi elementi e un bel gioco. Anche loro come noi hanno cercato di far risultato e di vincere la partita, hanno tanta qualità e qualcosa abbiamo rischiato, ma anche noi abbiamo fatto qualcosa di buono. Per cui ritengo il punto molto importante». I risultati delle rivali per la salvezza hanno favorito l’Unione, che comunque è ancora in mezzo al gran calderone. Il fatto di non avere segnato nemmeno stavolta al Rocco, comunque, secondo Bordin non è un segnale allarmante in vista del rush finale: «No, questo non mi preoccupa. Magari non come contro la Sacilese quando ne abbiamo avuto parecchie di più, ma anche stavolta contro la Virtus abbiamo avuto delle occasioni, anche se in numero minore. Domenica scorsa col Giorgione forse abbiamo avuto meno occasioni ma abbiamo fatto tre gol, quindi l’importante è fare gioco e creare: ci abbiamo provato, ma oggi non era facile, è stata una battaglia ad armi pari e ogni episodio poteva decidere la partita». Bordin è moderatamente soddisfatto anche della prova dei nuovi: «Sì, c’era qualche giocatore che non giocava da tanto, come ad esempio Muzzi, e ovviamente c’è stata un po’ di difficoltà a livello di tenuta e di condizione, alla fine parecchi erano anche con i crampi. Ma sotto il profilo dell’impegno tutti si sono espressi molto bene. Ripeto, abbiamo provato a vincerla, ma siamo anche stati attenti a non scoprirci per non rischiare e non essere beffati nel finale. Ho dovuto anche rinunciare a Crosato che ha avuto un malessere nella notte, per cui abbiamo preferito non impiegarlo».

Ore 22.00 – (Il Piccolo) Nella memoria di chi ieri è stato al Rocco resterà il lutto al braccio sulle maglie della Triestina per la dipartita di un grande triestino del calcio come Cesare Maldini e per quella di Berto Schiavon autista storico dell’Unione. Perché in campo ieri si è visto poco. Anzi pochissimo e nulla di indimenticabile anche se si tratta di serie D. La Triestina ha ottenuto un punticino senza pungere contro la Virtus Vecomp Verona che ha dicassette punti in più in classifica ma che sull’erba del Rocco è apparsa quantomeno svogliata. Meglio non svegliare il cane che dorme. La squadra di Bordin si è adeguata all’andazzo, giocando in modo ordinato, ma incapace di mettere pressione vera agli avversari nè di costruire azioni in grado di impensierire gli ospiti. Risultato finale sacrosanto che consente alla Triestina di restare a un punto della zona salvezza. Ma prima o poi un saltino bisognerà anche farlo. Questa era l’occasione che i tifosi si aspettavano viste le scarse motivazioni dei veronesi. Aspettative frustrate. Ma da una squadra che entra in campo sempre con nuovi elementi non si può pretendere continuità nonostante la brillante vittoria di una settimana fa a Castelfranco Veneto. I nuovi innesti contro la Virtus sono stati Romeo a destra per un’improvvisa indisposizione di Crosato e Muzzi nel tridente offensivo a sinistra per scelta tecnica e per necessità di schieramento degli under. Fuori quindi lo sloveno Skerjanc che era stato il migliore nella partita contro il Giorgione. La Triestina comincia cercando di fare la partita come vuole il credo di Bordin. Ma di fronte c’è una Vecomp più compatta e tecniccamente più completa anche se non animata da un sacro furore. Normale che non si contino da una parte e dall’altra i passaggi imprecisi e quindi manovre poco fluide. L’unico giocatore che tenta di spezzare l’equilibrio (o la sonnolenza) e Mesbah che ha forza e velocità in attacco per mettere in ambasce la retroguardia alabardata. E proprio su iniziativa del veronese arriva un assist al bacio per Alba che scocca un buon destro ben intercettato dall’attento Vezzani. L’Unione tiene il pallino ma Spadari non è ispirato e anche Cuppone è meno dinamico del giocatore visto nelle ultime settimane. L’unico brivido per gli ospiti arriva nell’ultimo minuto della prima frazione quando proprio Cuppone fa filtrare la palla in area per Muzzi che viene anticipato in extremis. Nella ripresa la musica non cambia anche se l’atteggiamento della Triestina è leggermente più aggressivo. Al 13’ arriva la prima conclusione nello specchio della porta. Muzzi tenta di sorprendere da venti metri un Tebaldi che controlla in presa una conclusione forte ma centrale. Il tecnico Bordin mescola le carte. Uno Spadari inconsistente lascia spazio al debutto di Monti. Il centrocampista mette in mostra qualche virtusosismo di sinistro ma non incide sul match. Un colpo di testa di Giordani (17’) costringe Tebaldi alla deviazione in angolo e una capocciata debole di Andjelkovic vine erespinta sulla linea di porta. Vezzani deve fare gli straordinari su una conclusione di Alba (22’) e un diagonale di Cuppone (44’) di non molto a lato chiude un match soporifero. Bordin non ha ancora perso ma al Rocco non è riuscito a vincere. La strada per la salvezza è più che aperta. Ma a partire da domenica prossima a Dro il registro dovrà essere un altro. Aspettando quello che questa settimana deciderà il Tribunale. E soprattutto se l’asta di domani andrà a buon fine.

Ore 21.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Con la griglia dei piazzamenti che c’è oggi, la prima gara play off del Pordenone potrebbe presentare uno «spareggio» con il Bassano. Perché i neroverdi sarebbero ora la seconda miglior seconda ed il Bassano la seconda quarta classificata meglio messa. Il «cruciverba» dei play off in Lega Pro è quasi pronto. Ci sono tutte le caselle da riempire, manca ancora qualche nome da piazzare. Di sicuro si sa quando e come si giocherà. In serie B saliranno le vincitrici dei tre gironi più una quarta squadra decisa dai play off. ACCESSO – Ai play off partecipano le squadre che si sono classificate al secondo e terzo posto di ogni girone e le migliori due quarte. A parità di punti, vale la «classifica avulsa». Per le tre interessate, si tiene conto nell’ordine: dei punti conseguiti nei rispettivi gironi, della differenza tra le reti segnate e quelle subite, del maggior numero di reti segnate, del minor numero di reti subite, del maggior numero di vittorie realizzate, del minor numero di sconfitte subite, del maggior numero di vittorie esterne, del minor numero di sconfitte interne. FORMULA – La formula dei play off abbina la prima in graduatoria delle seconde classificate dei tre gironi, in gara unica, con la peggiore squadra quarta classificata ammessa ai play off. La seconda in graduatoria delle seconde classificate incontra, in gara unica, l’altra quarta classificata ammessa. La terza delle seconde classificate incontra la peggiore delle terze classificate ammesse. La prima in graduatoria delle terze classificate incontra la seconda delle terze squadre ammesse.  CALENDARIO – Il primo turno (15 maggio) è ad eliminazione diretta, seguiranno due turni con andata e ritorno (22 e 29 maggio, 5 e 12 giugno), fino a determinare la vincente e promossa.

Ore 21.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Dopo 30 giornate il Pordenone è secondo in classifica da solo. La sorprendente vittoria della Pro Piacenza in casa del Bassano (1-3) consente ai neroverdi di mantenere, almeno fino al prossimo fine settimana, la posizione conquistata sabato pomeriggio. L’anticipo vinto contro la Feralpisalò, dunque, oltre ad aver «tagliato» una concorrente per i play off, è stato il preludio ad un piazzamento pregevolissimo ed isolato. PRIMATO – Il Cittadella avanza lento, pareggiando con la Reggiana, riducendo a dieci punti il vantaggio sul Pordenone che avrà come ospite lunedì prossimo, nel posticipo serale con diretta Raisport. Il 2-2 di ieri è scaturito a seguito di un doppio vantaggio (Litteri e Cappelletti) neutralizzato (bis di Letizia, il primo su rigore). COPPIA – Insieme al Bassano, un passo dietro il Pordenone (56 – 55 i punti), si assesta l’Alessandria. I piemontesi tornano alla vittoria, in casa loro contro la Giana Erminio. Dopo il gol di Bocalon su rigore alla mezzora, Sperotto e Iocolano nel secondo tempo arrotondano. Attualmente l’Alessandria, pur a parità di punti con il Bassano, risulta la terza in graduatoria in virtù della classifica avulsa. LE ALTRE – Tre reti le realizza pure il Padova ricevendo la Pro Patria retrocessa. Spinti dai sigilli di Altinier, Neto Pereira e dell’ex neroverde Finocchio, i biancoscudati accorciano sulla FeralpiSalò, arrivando a meno uno. Il Mantova si ravviva in zona play out vincendo col Pavia e mandando a segno Marchi.

Ore 21.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Altro che ramarri, questi sono caimani, capaci di mettere in fuga anche i leoni del Garda. Splendido e importante il successo (3-2) del Pordenone sabato pomeriggio ai danni del Feralpisalò. Splendido perchè arrivato al termine probabilmente della più bella partita giocata in questa stagione al Bottecchia. Importante perché vale il secondo posto (Bassano battuto in casa dalla Pro Piacenza) e i playoff avendo lasciato i gardesani (quinti, primi esclusi) a 7 lunghezze di distanza. CRESCENDO NEROVERDE – L’avevamo presentata come la sfida fra l’imprenditore dell’acciaio (Giuseppe Pasini, presidente del Feralpi) e il re delle barbatelle. Ha vinto quest’ultimo che non nasconde la sua soddisfazione. «Abbiamo più di un piede nei playoff – re Mauro inizia amplificando l’affermazione fatta da Bruno Tedino nel post partita -. Adesso – sorride -, con 7 punti di vantaggio a 360’dalla fine della stagione regolare tutto dipende solo da noi. Anzi – aggiunge alzando ulteriormente il tiro -, adesso con la testa libera andremo al Tombolato a fare l’impresa con la capolista Cittadella». All’inizio però, sul bordo dell’ovale cittadino, come al solito insieme al vicegovernatore e amico Sergio Bolzonello, Lovisa non sembrava soddisfatto. «Vero – ammette -. Anzi mi sono preoccupato per tutto il primo tempo perchè non stavo vedendo il mio Pordenone, ma una squadra timida con poco coraggio. Dopo il riposo invece tutto è cambiato. C’è stata una grandissima reazione. Sono stati gli stessi tifosi a dirmi a fine partita: presidente, questi sono ragazzi che amano la maglia che indossano. È così. Una squadra e un pubblico uniti per l’amore verso la maglia neroverde». RESA GARDESANA – Con grande fairplay Giuseppe Pasini ha riconosciuto la sconfitta. «Abbiamo fatto un buon primo tempo – ha detto il presidente del Feralpi -. Siamo andati in vantaggio e potevamo anche fare il 2-0 prima di andare al riposo. La difesa, pur rimareggiata, aveva tenuto bene. Poi nella ripresa siamo calati noi ed è cresciuto il Pordenone. Abbiamo preso anche due gol, il secondo e il terzo, in maniera un po’ ingenua. Non posso però rimproverare nulla ai ragazzi. Hanno dato tutto, ma il Pordenone è stato più forte. Adesso le nostre speranze di arrivare ai playoff – ha concluso Pasini – sono ridottissime. Davanti dovrebbero proprio inciampare per permetterci di rientrare nel giro». SUPERGOL DI SUPERPIPPO – Il gol in spaccata acrobatica di «Filippo» su delizioso assist di Pederzoli entrerà sicuramente nella classifica dei migliori della stagione. Un gesto atletico e tecnico fantastico. «È un privilegio – ha commentato Bruno Tedino – avere giocatori come lui in organico. È il Totti della Lega Pro. Capace di arrivare dove altri non sognano nemmeno di arrivare». Per Superpippo è l’ottavo centro stagionale, il primo al Bottecchia, salutato dalla standing ovation del popolo neroverde. Stupendo e importantissimo, proprio come il successo del Pordenone sul Feralpisalò. I neroverdi riprenderanno domani la preparazione in vista del posticipo di lunedì 18 aprile al Tombolato con il Cittadella.

Ore 20.50 – (Messaggero Veneto) Andrea Ingegneri, in rete con la Feralpi, non è un marcatore qualunque per il Pordenone. Il difensore di Lugo, infatti, è il 14º giocatore a segno per i neroverdi: non aveva mai segnato prima e ora ha rafforzando il concetto della “cooperativa del gol”. In cima a questa speciale classifica ci sono Filippini e De Cenco (oggi al Trapani in B), autori di 8 centri; quindi Strizzolo, salito a 7. Giù dal podio Pederzoli (5), Cattaneo (4), Finocchio (oggi al Padova), Mandorlini, Pasa, Buratto (2) e infine De Agostini, Boniotti, Berrettoni, Ingegneri appunto e Stefani, tutti con una rete. Non ha un vero bomber, questa squadra, ma un’infinità di soluzioni, che sono la vera forza del team: il gruppo. Ha uno spogliatoio granitico, Bruno Tedino, testimoniato in campo dall’abbraccio perennemente comunitario dopo ogni gol e da un frequentarsi assiduo tra i giocatori fuori del rettangolo di gioco. Anche così, oltre a principi di gioco ben chiari, questa squadra sta per tagliare il traguardo playoff.

Ore 20.40 – (Messaggero Veneto) Il Pordenone torna dov’era sino a poche settimane fa: al secondo posto. In seguito alla sconfitta del Bassano, caduto a sorpresa in casa con la Pro Piacenza, i “ramarri” si riappropriano della casella di vice-capolista e vanno così carichi a sfidare il Cittadella, cui lunedì 18 basterà solo un punto per la promozione in serie B. «Siamo liberi di testa, ce la andremo a giocare», annuncia il presidente Mauro Lovisa, che crede nel colpaccio anche in virtù dell’incredibile vittoria di sabato scorso con la FeralpiSalò, determinante per blindare i play-off di Lega Pro in cui – se il campionato fosse finito – affronterebbe al Bottecchia il Bassano in gara secca (il 15 maggio). Passo avanti. È il successo più prezioso in chiave post-season quello ottenuto in via Stadio col team bresciano, scivolati infatti a 7 lunghezze dai ramarri” e fuori dalla lotta. Ieri è arrivato un altro aiutino, quello della Pro Piacenza, capace di violare il Mercante e lasciare così il gruppo di Tedino al secondo posto in classifica. Non finisce qui: l’Ancona, quarta forza del girone B, pareggia col Pontedera e sale così a 50 punti. Cosa vuol dire? Che, al momento, i marchigiani sarebbero estromessi dalla post-season in quanto peggior quarta e che il Pordenone, ora, difficilmente può uscire dalle magnifiche otto che si giocheranno a maggio la serie B. I neroverdi, come detto, affronterebbero il Bassano; il Pisa ospiterebbe la Casertana (o il Cosenza, qualora stasera battesse il Benevento nel posticipo del girone C), il Foggia l’Alessandria e la Maceratese il Lecce. Calcoli, scenari che tutto il popolo neroverde comincia a fare perché sente l’odore della post-season: un sogno, a inizio stagione, quasi realtà adesso. Obiettivo. Tedino e i suoi ragazzi si godono oggi l’ultimo giorno di vacanza prima di riprendere domani: c’è la sfida col Cittadella da preparare, in programma lunedì 18 alle 20 al Tombolato (diretta tv su RaiSport). Il presidente Lovisa crede nel colpaccio, anche se i granata cercheranno quel punticino per cercare l’aritmetico salto in B. «Intanto – dice riferendosi alla gara con la FeralpiSalò – sono molto contento. Ho visto una grande squadra, soprattutto nel secondo tempo, con giocatori attaccati alla maglia: questo per me è un aspetto molto importante. L’hanno capito anche i tifosi». La rete-vittoria l’ha messa a segno con una vera prodezza in acrobazia, Filippini, che ieri ha festeggiato alla grande il suo 29º compleanno: «Bravi tutti, non solo lui – continua Lovisa –. Perché solo col gruppo, e con l’organizzazione, potevamo ribaltare e vincere il match con la Feralpi». Intanto la città sogna in grande e si attacca sempre più a questo Pordenone: 1.600 persone allo stadio sabato e un continuo parlare lungo le vie della città del gruppo neroverde. E se serie B sarà, cosa potrà succedere?

Ore 20.10 – (Giornale di Vicenza) Più che bene: Benussi. Tra i fattori che hanno innescato la serie positiva e la risalita del Vicenza c’è senz’altro il rendimento molto elevato e costante assicurato dal numero 1 biancorosso, divenuto titolare in pianta stabile in concomitanza con l’infortunio (e relativo intervento alla spalla sinistra) che ha costretto Mauro Vigorito a chiudere anzitempo il suo campionato. Il portiere veneziano ha risposto nel migliore dei modi, mettendo subito a servizio della squadra biancorossa il suo talento e la sua esperienza. Del resto, spesso in carriera Benussi è stato abituato a divenire titolare “in corsa”, dimostrandosi particolarmente reattivo, come si è confermato anche nell’ottima partita disputata sabato a Cesena: «Ma tutta la squadra mi ha aiutato, difendendo con ordine e attenzione per l’intero incontro – sottolinea lui con modestia -. Io ho fatto il mio dovere quando sono stato chiamato in causa. In un contrasto ho rimediato una botta alla mano destra, ma per fortuna non è nulla di grave: passerà senza problemi».LEGNI (S)FORTUNATI. Il Vicenza si rammarica per i due legni (il palo di Galano, la traversa di Sampirisi) che hanno impedito alla squadra biancorossa di tornare dal Manuzzi con la saccoccia colma di tre punti meritati quanto pesanti. Il portiere, però, ricorda che la settimana scorsa con il Livorno proprio i legni gli sono stati amici: «Se proprio devo scegliere, credo che sia stato meglio ricevere un piccolo aiuto dalla traversa per battere un concorrente diretto come il Livorno, piuttosto che pareggiare quella partita e poi vincere a Cesena – osserva -. Chiaro che un po’ di rammarico rimane, perché contro un avversario molto forte, che stramerita la sua posizione in zona playoff, abbiamo concesso molto poco, e anzi abbiamo pure creato le occasioni per vincere».NUOVO MINICAMPIONATO. I molti punti di differenza che attualmente separano in classifica i romagnoli e il Vicenza, in questa partita, proprio non si sono visti. Benussi, però, ritiene che l’analisi debba essere più ampia: «Noi in questa sfida abbiamo giocato alla pari, ne siamo consapevoli e giustamente soddisfatti, ma il Cesena è lì in alto perché, a differenza nostra, per l’intera stagione ha avuto un rendimento elevato, meritando di stare davanti – riconosce -. Ormai per noi è inutile recriminare su quello che poteva essere e non è stato: dobbiamo considerare questo finale di stagione come un minicampionato a sé. Adesso abbiamo trovato il passo giusto, stiamo giocando bene, con compattezza e personalità, ma guai ad abbassare la guardia perché sarà dura e i conti si faranno solo alla fine». PASSAGGIO CHIAVE. E in questo minitorneo, il Vicenza adesso è atteso da un passaggio chiave: sabato prossimo la Ternana al Menti, poi altre due partite nell’arco di una settimana contro Salernitana (martedì sera all’Arechi) e Spezia (sabato 23 in casa). «Saranno tutti incontri molto tosti e ravvicinati – avverte l’estremo difensore biancorosso -. La nostra squadra, però, è cresciuta anche dal punto dell’autostima, della fiducia e consapevolezza nei propri mezzi: dovremo dimostrare di saperla mantenere anche in questo passaggio decisivo e difficile della nostra stagione».

Ore 20.00 – (Giornale di Vicenza) Se nel centrocampo bianconero in affanno galleggia solo Kessie; se la ricerca della profondità è penalizzata da una manovra resa imprecisa dalle puntuali opposizioni biancorosse; se Garritano piazzato fra le linee nell’iniziale 4-3-1-2 disegnato da Drago risulta frizzante come un chinotto sgasato; se lo stesso tecnico dei romagnoli è costretto a… copiare il suo rivale Lerda passando dopo nemmeno mezz’ora allo speculare 4-2-3-1; se solo il tardivo (fortunatamente per il Lane) ingresso di Ciano dà la scossa al Cesena aggiustando almeno in parte la gara…Be’ insomma, se a tutto questo si volesse anche aggiungere che il Cesena ha concluso il match con una lingua fuori così lunga da pulire il campo, si può ben comprendere come la gara al “Manuzzi” del Vicenza contro una ormai ex terza forza del campionato sia di quelle da conservare nell’album dei bei ricordi del campionato sia pure con qualche nota di rammarico a bordo pagina. Federico Moretti riflette guardandosi la punta delle scarpe ma pensando oltre. «Sì, è un pari che brucia un po’, non possiamo nascondercelo. I tre punti sarebbero stati meritati, che dico: meritatissimi sia per il modo con cui abbiamo affrontato la gara, sia per come è stata interpretata nelle sue varie fasi».Detta così, sembra quasi la partita modello alla quale ispirarsi. Esatto?Sì. Dovremmo fare sempre partite di questo genere. Personalità e coraggio. Anche perchè, è vero che portiamo a casa solo un punto ma dimostriamo anche a noi stessi che siamo stra-vivi.Un punto in casa del Cesena però non è da buttare, via.Certamente. Ma non sono fra quelli che metterebbero la firma preventiva su un pareggio. Mai, contro nessuna squadra. Ce la giochiamo e poi i conti si fanno alla fine. Però è il modo con cui è maturato questo risultato che mi lascia una buona sensazione.Ma la classifica resta complicata, diciamo così.Diciamo che stiano già pensando alla Ternana…Rispetto allo scorso anno ora è lei che tiene in mano le chiavi del centrocampo. Bella responsabilità. Pesa?Giusto che sia così. Ma conosco le mie caratteristiche e se è vero che non sono un grande recuperapalloni credo che la grinta non mi faccia difetto.Il tandem con Signori pare funzioni.Ci conosciamo dai tempi di Modena e certi meccanismi, una certa intesa si stanno ritrovando anche qui. Ovvio, non è mai cosa da darsi per scontata e non è mai facile considerati anche gli avversari.L’allenatore del Cesena Drago ha detto dei suoi che li ha visti stanchi. Il contrario di quello che può dire di voi il vostro allenatore…Stiamo bene ma soprattutto sappiamo qual è il nostro obiettivo. La stanchezza non deve mai essere una scusante e tutti stiamo dando tutto, sino in fondo, a costo di finire distrutti… Io per primo (sorride).Allora è stata la stanchezza a indurla a calciare così male quella punizione negli ultimi secondi?No, ho commesso un errore di valutazione, lo ammetto. Forse ero troppo vicino… E pensare che in settimana avevo provato e riprovato ed era sempre andata bene. Poi, quando Filip si è procurato la punizione da quella posizione…La sua mattonella!Eh già, ecco in quel momento ho pensato che fosse davvero un bel segno del destino. Le premesse c’erano tutte. Ho preferito cercare la precisione anzichè la potenza e ho sbagliato. Peccato. Ma arriverà presto la possibilità di rifarmi, sicuro!

Ore 19.30 – (La Provincia Pavese) «Dopo il primo tempo mi ero illuso perché c’era stato un buon possesso di palla e si erano creato alcune occasioni importanti – spiega Stefano Rossini, visibilmente amareggiato per un Pavia ancora una volta dai due volti – Ma non siamo stati abbastanza determinati. Quando si hanno certe occasioni ci vuole cattiveria. Tecnicamente forse pur creando si è cercata poca profondità con le punta, ma la partita sembrava incanalata nella maniera giusta. E invece nel secondo tempo siamo calati vistosamente come era accaduto lunedì sera con l’Alessandria». E il tecnico, mantovano d’origine visto che è nativo di Viadana, pensa più ai demeriti degli azzurri che ai meriti del Mantova. «Siamo calati molto noi a livello sia fisico che motivazionale. Anche perché se nel primo tempo avevamo avuto buonissimo possesso, giravamo palla molto bene poi non è spiegabile cosa ci sia accaduto nella ripresa – continua l’analisi della gara mister Rossini – Si è abbassato molto il nostro baricentro si è sviluppato molto meno. Qualche sporadica occasione l’abbiamo anche avuto nella ripresa, o almeno lo si è provato a fare, ma senza lucidità nell’ultimo passaggio, nell’ultima decisione». Un’analisi quasi fotocopia della gara precedente e questo è preoccupante. «È vero sembra di essere qui a ripetere sempre le stesse cose – ammette Rossini – Prima di tutto si deve avere più cattiveria e metterla dentro quando hai le occasioni per farlo. Se il primo tempo il Pavia fosse andato in vantaggio, penso che nessuno si sarebbe scandalizzato, anzi sarebbe stato un risultato meritato. Invece dopo aver subito il gol, come contro l’Alessandria, non c’è stata la reazione che deve avere una squadra». Problema mentale che può essere l’atteggiamento, sbagliato, di chi vedendo che i play off si sono allontanati allora ha mollato? «Le motivazioni le si devono trovare sempre indipendentemente dagli obiettivi», risponde Rossini.

Ore 19.10 – (La Provincia Pavese) Il Pavia crolla a Mantova, resuscitando una squadra in coma vegetativo (non vinceva dal 21 febbraio) e dando l’addio alle residue ambizioni di play off. Cos’è mancato alla squadra azzurra? ll carattere, la voglia di vincere, la convinzione nei suoi mezzi. Poco importa se Ferretti è fuori gioco e Sforzini a mezzo servizio. Mister Rossini in settimana ci mette l’anima, in campo i risultati non si vedono. Così i tifosi abbandonano la curva un quarto d’ora prima del triplice fischio. Come anticipato alla vigilia l’allenatore azzurro prova a fare di necessità virtù. Così schiera un 3-5-2 con due esterni come Ghiringhelli e Foglio che hanno il compito di dare palloni in mezzo all’area. Al 7’ cross di Ghiringhelli che in corsa praticamente dalla bandierina serve una palla alta sul secondo palo. Testa di Grbac, Bonato sventa la minaccia. Il Pavia ripropone lo stesso schema da destra. Al 27’ nuova occasione azzurra nel nulla biancorosso, con un bello scambio in area tra Grbac e Foglio che prova (senza successo) a sorprendere Bonato sul primo palo. Altra occasione sprecata al 31’, quando Manconi esita a servire Cesarini dopo aver superato il portiere in uscita fuori area. Cesarini prova il tiro (il primo e praticamente l’unico della triste giornata mantovana) al 37’. Ma nella palla non ci sono nè potenza, né veleno. Il Mago riprova al 40’ un pallonetto in mezzo a un nugolo di avversari, ma la parabola è troppo bassa. Il rinascimento del Mantova non lo si vede solo dalla tribuna, ammirando la cupola del Sant’Andrea di Leon Battista Alberti, nella ripresa si vede anche in campo. I biancorossi inseriscono in attacco Samb Falou, al posto di un inconsistente Beretta. Sugli spalti sospendono lo sciopero del tifo i mantovani, che erano rimasti in silenzio per i primi 45’. I padroni di casa vanno vicino al gol all’8’ grazie a una respinta corta di Malomo in area, Raggio Garibaldi traccia un diagonale potente, che esce di pochissimo. Ma il perfetto gol dell’ex, anzi dei due ex, arriva per il Mantova al 17’. Cross dalla tre quarti di sinistra di Samuele Sereni (a Pavia fino al luglio scorso) che alza un campanile al limite dell’area piccola. Mattia Marchi (azzurro fino a tre mesi fa) incoccia anticipando Siniscalchi e l’uscita di Facchin. Per il Pavia è il buio assoluto. Rossini inserisce Sforzini al posto di Manconi e Muscat per Grbac, ma la musica non cambia. Al 33’, invece, ancora uno squillo del Mantova con errore difensivo del Pavia su calcio piazzato all’altezza della bandierina: Carini di testa alza troppo la palla. Poi nulla. Il Pavia ha cambiato 3 allenatori e 10 giocatori, ma non andrà neppure ai play off.

Ore 18.50 – (Gazzetta di Mantova) Giornata speciale per Mattia Marchi, che ha rotto il lungo digiuno di gol del Mantova (6 marzo 2016, 1-3 con il Padova, ndr), realizzato il gol vincente dell’ex, quarto con la maglia biancorossa, prendendosi pure gli applausi del suo vecchio pubblico. «Fa sempre piacere essere salutato dai tifosi di una squadra in cui hai giocato – dice l’attaccante in sala stampa – perché significa che hai lasciato un buon ricordo. Quella di Pavia per me però è una pagina chiusa, ora penso solo al Mantova: e sono felice per questo successo importantissimo soprattutto a livello morale. È una bella boccata di ossigeno che ci fa credere sempre di più nel lavoro che svolgiamo durante la settimana». Marchi rivive la trasformazione tra il primo ed il secondo tempo: «Negli spogliatoi non c’era nulla da commentare, tanto la nostra prestazione era stata negativa soprattutto come approccio alla partita. Nella ripresa invece siamo andati a prenderli molto più alti: siamo cresciuti, abbiamo sfiorato il gol almeno un paio di volte prima che il mio colpo di testa ci portasse in vantaggio. Credo l’abbia toccata anche il loro portiere però faccio i complimenti a Sereni per avermi messo un pallone davvero preciso». I numeri dicono che nel girone di ritorno il Mantova ha realizzato sette gol (più l’autorete di Melgrati del Renate, ndr) sempre e solo con la coppia Falou-Marchi in campo: «Non so se sia una coincidenza, credo sia soprattutto una questione di caratteristiche. Io e Falou siamo abbastanza simili, ma mi trovo bene anche con i movimenti di Caridi e Beretta e Tripoli. Sono tutte armi che verranno buone nel finale di campionato: e questi tre punti ci danno autostima e fiducia per affrontare le gare decisive con la grinta giusta».

Ore 18.30 – (Gazzetta di Mantova) Sandro Musso crede nella serie D. No, il presidente del Mantova non ha istinti masochistici, anzi, tutto il contrario. Spera nella promozione del Rezzato che dopo la vittoria di ieri nel campionato di Eccellenza (2-1 con il Rigamonti Castegnato) continua la caccia alla promozione. «Sì – racconta al telefono in serata – ero a vedere il Rezzato. Mi hanno raccontato per telefono della vittoria del Mantova. È un successo che fa bene al morale». Ma al di là dei tre punti con il Pavia, che poco spostano in una stagione che comunque finirà con i playout, Musso si concentra su un altro aspetto fondamentale per le sorti del calcio biancorosso. «Oggi (ieri, ndr) – dice il presidente – ho parlato al telefono con il sindaco Mattia Palazzi». Rispetto allo sfogo del patron Serafino Di Loreto (vedi articolo in pagina), Musso usa toni decisamente più bassi: «A Palazzi ho chiesto scusa perché nei giorni scorsi ho usato dei termini esagerati per dire che il Comune deve darci una mano. Ho sempre detto – prosegue Musso – che noi come Sdl facciamo e faremo la nostra parte, ma anche la tifoseria esige che ci sia una vicinanza da parte dell’imprenditoria locale e del Comune. Il Mantova non è della Sdl, è una realtà locale. Secondo me il Comune dovrebbe radunare attorno ad un tavolo una serie di persone che possano dare una mano affiché il Mantova diventi la squadra che merita: la città deve avere una società che sia in grado di programmare e regalare qualcosa di meglio ai tifosi. Palazzi ci ha assicurato che il Comune starà vicino alla società anche se ci sono delle difficoltà affinché questo avvenga nel migliore dei modi. Ma la domanda è: se la squadra è così importante per la città, perché non si innescano dei meccanismi per migliorare la situzione attuale e assicurare un futuro più tranquillo?».

Ore 18.10 – (Gazzetta di Mantova) Serafino Di Loreto contro tutti. Il patron del Mantova ha vissuto un post partita ad alta tensione nonostante la vittoria interna per 1-0 sul Pavia. Nel mirino diversi obiettivi: il Comune («Palazzi è chiacchiere e distintivo»), gli imprenditori, i tifosi e i loro petardi, alcuni giocatori. Ma andiamo con ordine. Subito dopo il triplice fischio che sancisce il ritorno alla vittoria dopo oltre un mese e mezzo dell’Acm, Di Loreto sembra sereno e scherza con i cronisti: «È una vittoria per la salvezza! Non vincevamo dal 21 febbraio? Meglio tardi che mai». Poi il patron si fa serio: «Il lavoro di Prina si vede – dice – Oggi (ieri, ndr) abbiamo raccolto punti ma già nelle partite precedenti avremmo meritato di più». La furia di Di Loreto emerge in seguito, dopo che allenatori e giocatori hanno terminato la conferenza stampa post partita. «Mi sono stancato di prendere multe per i petardi – è lo sfogo con i responsabili della sicurezza della società, le urla invadono i corridoni dello stadio – Com’ è possibile che entrino con i petardi? E la sicurezza dov’è? E i controlli?! Questa situazione non è più accettabile». In effetti durante il match di ieri, dopo un primo tempo di sciopero, gli ultras si sono scatenati con quattro botti assordanti che si tramuteranno nell’ennesima sanzione pecuniaria della stagione. Passano pochi minuti e il patron cambia obiettivo. «Il Mantova non sono solo c… nostri – ora sta parlando ai cronisti – Dove sono il Comune e gli imprenditori? Palazzi è chiacchiere e distintivo». Suona strano che nel giorno in cui il presidente biancorosso telefona a Palazzi per chiedergli scusa (vedi articolo in pagina), il patron spari a zero sul primo cittadino. Il Serafino furioso ne ha anche per alcuni calciatori: «Mi sembra – spiega – che qualcuno non abbia ancora capito cosa ci stiamo giocando». Insomma, critiche e rabbia per tutti o quasi. L’ultima battuta è sul futuro tecnico della squadra: «Se giochiamo come oggi (ieri, ndr) – dice ancora prima di lasciare il Martelli – ai playout ci salviamo. Questi tre punti fanno bene al morale». «Al termine della partita – ha dichiarato in serata Di Loreto – ho incontrato i soci mantovani. È stato un incontro proficuo: da parte loro è emersa la volontà di continuare nell’impegno che già stanno onorando . Tra domani e dopodomani (oggi e domani per chi legge, ndr) entreremo nei dettagli».

Ore 17.50 – (Gazzetta di Mantova) «Abbiamo fatto un secondo tempo eccellente». Al termine del match vinto con il Pavia, Luca Prina si gode i primi punti da allenatore del Mantova ma – e sarebbe assurdo il contrario – non si illude. Il mirino del clan Acm resta puntato sui playout. «È una vittoria importante per il morale – dice il mister biancorosso – Non aver subito gol può darci fiducia. Detto questo, i tre punti non cambiano la nostra realtà: siamo terzultimi e dobbiamo migliorare giorno dopo giorno in allenamento». Secondo Prina «la squadra è convinta di essere sulla strada giusta e lo era anche nelle scorse settimane quando non arrivavano i risultati». Il Mantova ha giocato bene nella ripresa dopo una prima frazione di gioco a dir poco brutta: merito anche della strigliata del mister negli spogliatoi? «Il primo istinto era quello di entrare e ribaltare tutto – ammette l’allenatore del Mantova – ma ho preferito riordinare le idee. Ho fatto questa scelta anche perché sapevo che non avendo subito gol la squadra avrebbe potuto prendere coraggio per la ripresa». E in effetti così è stato. La reazione è arrivata, anche senza ramanzina tra i due tempi. «Al rientro in campo siamo migliorati anche tatticamente – analizza il mister biancorosso – perché i lori centrali di difesa non potevano più giocare la palla facilmente». Prina risponde anche alle domande sui singoli. «Beretta non ha fatto bene? Non è facile incidere per un giocatore che ha avuto un’annata sfortunata, ma l’atteggiamento è stato quello giusto». Una battuta anche sul recupero di Masiello, ieri entrato nella ripresa: «È un giocatore diverso dagli altri, al di là dell’aspetto tecnico è un ragazzo di carattere. Ha qualità per giocare a metà campo ma non sull’esterno perché fatica fisicamente. Speriamo stia bene, non gioca da molto tempo, è come tirare fuori una macchina dal garage dopo un anno e mezzo…». I fuochi d’artificio in sala stampa arrivano nel finale quando l’allenatore parla di Falou, entrato ad inizio ripresa al posto di Beretta: «Mi ha stupito. In allenamento è un giocatore da disciplinare e non ha ancora capito cosa ci giocheremo da qui alla fine dell’anno. Lo faccio venire allo stadio alle 8 del mattino anche quando non c’è allenamento perché va “bastonato”. Oggi (ieri, ndr) ha fatto una buona partita ma la cosa peggiore è dirgli bravo. Comunque mi è piaciuto molto».

Ore 17.30 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova ritrova la vittoria oltre un mese e mezzo dopo l’ultimo acuto (2-0 al Cuneo il 21 febbraio) e riaccende quantomeno la speranza di lottare fino alla fine per il quartultimo posto, che darebbe un vantaggio negli spareggi salvezza. Il paradosso è che i biancorossi intascano i tre punti contro il Pavia (palesemente demotivato), regalando la prima gioia a Luca Prima, giocando forse la peggior partita del nuovo corso. Ma il calcio è così: in altre circostanze l’Acm avrebbe meritato di più, stavolta l’ha buttata dentro e chi segna ha sempre ragione. A tal proposito, va detto che la squadra ritrova la rete dopo ben 458’ di astinenza e lo fa – guarda caso – proprio quando (dopo l’intervallo) ritrova la coppia d’attacco Marchi-Falou. La stessa schierata nei quattro match in cui il Mantova ha segnato gli unici altri 6 gol del girone di ritorno. Chi di dovere ci faccia su un pensierino. Entrando nel dettaglio del match, c’è da dire che le due squadre si schierano a specchio, con il modulo 5-3-2 (o 3-5-2 in fase offensiva). Nel Mantova rispetto all’ultima esibizione i volti nuovi sono Cristini, Lo Bue, Di Santantonio e Beretta. Fin dai primi minuti, con la curva Te in silenzio per protesta nei confronti della squadra e i 22 in campo che giocano sottoritmo, si capisce che l’Acm non c’è. Raggio Garibaldi (mancando Caridi indossa lui la fascia) e compagni sbagliano l’impatto con il match. Giocano senza grinta, vanno in difficoltà e fuori tempo nelle uscite sui portatori di palla avversari, lasciano giocare il Pavia come se si trattasse di un allenamento. Gli ospiti, così, pur andando a due all’ora, dominano il match in lungo e in largo; costruiscono un paio di nitide palle gol con Grbac e Foglio, ma Bonato si salva con ottimi interventi. In qualche altra occasione, invece, il Mantova è salvato dall’imprecisione delle punte avversarie. Si va dunque al riposo fra i fischi degli oltre duemila spettatori del Martelli, dopo forse il peggior primo tempo biancorosso della stagione. Ma il risultato è comunque inchiodato sullo 0-0. Nell’intervallo Prina sostituisce lo spaesato Beretta con Falou e i biancorossi tornano in campo con ben altro piglio. La musica cambia subito, tant’è che nei primi otto minuti l’Acm va più volte alla conclusione con Lo Bue, Di Santantonio e Gonzi, che manca il gol da ottima posizione. Al 18’, infine, arriva il vantaggio firmato dall’ex di turno Marchi, applaudito anche dai tifosi ospiti. A quel punto il tecnico (mantovano) del Pavia, Rossini, prova a cambiare qualcosa, inserendo prima Sforzini per Manconi e poi Muscat per Grbac. Sull’altro fronte, nel frattempo, Prina aveva sostituito Di Santantonio con Masiello. Il Pavia prova a scuotersi e a tornare all’attacco, ma lo fa con scarsa convinzione e soprattutto senza dare ritmo alla sua manovra. Il Mantova può dunque difendersi senza affanni, anche se qualche mischia in area crea apprensione a Bonato. Al 32’ è già chiaro che – a meno di colpi di scena – la gara si chiuderà così. Lo è al punto che i tifosi del Pavia, dopo aver insultato i giocatori in tutti i modi, lasciano lo stadio. Rossini prova a buttar dentro anche De Silvestro per Ghiringhelli, ma l’unico sussulto arriva su una conclusione da fuori di Carraro, che si spegne a lato di poco. Il Mantova torna dunque a gioire, anche se la curva Te non fa sconti e invita a gran voce anche a fine match i giocatori a «tirare fuori gli attributi». Ce ne vorranno senz’altro per vincere i playout.

Ore 17.10 – (Giornale di Vicenza) La giacca mollata dopo mezz’ora di gara per restare in jeans e t-shirt. Stefano Sottili ha il fuoco dentro il petto. La sua disanima è foderata di eleganza, non alza i toni ma i suoi sono messaggi precisi. Prima punta il dito sugli errori dei suoi, poi non può proprio esimersi dal chiamare in causa Mastrodonato di Molfetta.Mister, però la partenza è stata un po’ soft…Avete ragione voi, il primo quarto d’ora dei ragazzi non mi è piaciuto per niente, siamo stati poco aggressivi e anche sul primo gol voglio rivedermi bene la dinamica perchè credo si potesse fare di più. Poi però ci siamo raddrizzati nel resto del primo tempo, mentre il secondo è stato a senso unico.Certe decisioni del direttore di gara hanno finito con l’indirizzare la partita, è apparso evidente…Allora, io dico che c’è un regolamento apposta che deve essere applicato alla lettera e non interpretato. Mi riferisco a tanti episodi: in primis il fallo di Calandra su Falzerano che ha determinato il rigore. Il terzino era già stato ammonito e ci stava il secondo giallo, come anche a Gomis è stato risparmiata l’espulsione per un fallo di mano che sarebbe valso il secondo cartellino. Il 2-0 di Speziale mi era parso in chiaro offside mentre in precedenza c’era un gol buono non convalidato a Pietribiasi. Senza contare che altri falli palesi in area non sono stati puniti. Per carità, uno sbaglio può anche starci, sbagliamo tutti, allenatori e giocatori. Ma una sequenza così netta e tutta a sfavore di azioni, beh, direi che disturba e infastidisce. Dopodichè sono il primo a riconoscere che sarebbe stato meglio segnare dal dischetto e magari finalizzare meglio il tanto costruito.Ora è fondamentale voltare pagina…Sono d’accordo. Ripartiamo dal tanto di buono che si è combinato stavolta per raccogliere più punti possibili. È ancora tutto aperto, sia i playoff che il miglior piazzamento da provare a ottenere. Dite quello che volete, ma io proprio in questa occasione sono sempre più convinto del valore dei miei ragazzi. Stiamo bene e in salute, perciò rimettiamoci in moto. Giuro, mi avrebbe seccato un pareggio per quanto prodotto durante il match, figurarsi accettare l’1-3. Il terzo gol manco lo conto. È arrivato sugli sviluppi di un calcio d’angolo in cui eravamo andati tutti a saltare meno Rossi. Io avrei voluto anche lui nel mucchio, fate un po’ voi. Ma ora le parole non servono. Rimbocchiamoci le maniche e al lavoro.

Ore 16.50 – (Giornale di Vicenza) Il problema è raccontarla una gara simile. Speziale è spaziale per come spreme una tripletta da tre tiri (uno in netto fuorigioco), l’arbitro Mastrodonato è speciale assieme ai suoi assistenti per combinarne più di Bertoldo e Bassano ci mette del proprio spedendo a ramengo un rigore con Misuraca e fallendo il comodo 2-2 con Fabbro. Più un palo assassino di Davì.Bassano comincia in ciabatte e olio solare e difatti al 12′ la Pro passa: su un pallone scodellato in area, Speziale si coordina, contrastato da Martinelli che magari lo affronta con eccesivo riguardo. Sta di fatto che finiscono entrambi per terra e il centravanti direttamente dal prato e spalle alla porta cava fuori una semirovesciata sull’angolo opposto che inchioda lo 0-1 ed emana odori sinistri di pomeriggio dispari e gramo. Infatti al 26′ Bini salva sulla linea su Momentè stornado il pari, mentre Semenzato sorvola l’asta al volo e Falzerano sul più bello dopo aver dribblato anche i raccattapalle (44′) decide di non tirare . Si ricomincia con Pietribiasi in pista. Dopo 5′ Falzerano viene steso in area da Calandra, rigore ma niente sacrosanta espulsione per il terzino già ammonito. Dal dischetto l’esecuzione di Misuraca è a mezza altezza e nemmeno tanto forte. Fumagalli ci arriva, a rimbalzo si fionda Semenzato e d’istinto, senza nemmeno vedere partire il tiro il portiere storna da drago. Poi Pietribiasi scatta un metro indietro al difensore, segna e l’ineffabile assistente dice che non va bene (6′), ancora Fumagalli indossa il mantello del supereroe per volare plastico a sventare su Semenzato sotto l’incrocio (12′), quindi Davì va di capoccia e il palo interno gli strozza l’urlo del gol (14′). Sulla ripartenza Speziale schizza abbondantemente al di là di tutti, il secondo guardalinee dorme i sonni del giusto e il cannoniere insacca tra le vibranti proteste dell’intera ciurma giallorossa. Sul notes ci finiscono un altro paio di interventi da brivido di Fumagalli che stoppa pure il fuoco amico, il secondo cartellino e l’espulsione non comminata a Gomis (secondo giallo), un penalty evidente non fischiato su Pietribiasi, (poi ce ne sarà un terzo per mano palese su Bizzotto al tramonto dei 90′) il gol di giustezza sotto la traversa di Davì (30′), l’erroraccio riprovevole da un passo di Fabbro (32′) e, più o meno all’ultimo istante, con tutto il Bassano proteso alla ricerca del pari (15 corner contro 2 e ci siamo già capiti) ancora l’inafferrabile e implacabile Speziale schizza per praterie stampando l’1-3 più bugiardo del campionato. I sottiliani sacramentano anche in aramaico, l’Alessandria in serata vince e aggancia la Virtus (che resta terza per la classifica avulsa). Gli spareggi paiono sigillati, ma il piazzamento no. E quello non è un dettaglio da poco, come del resto l’arbitraggio di Mastrodonato.

Ore 16.30 – (Mattino di Padova) Un pari alla fine giusto, ma Abano torna dalla trasferta di Mestre con l’amaro in bocca. Squadre molto rimaneggiate e Abano con molti giovanissimi in campo. È il Mestre ad aprire la partita andando vicino alla segnatura prima con Santoni su punizione fuori e poi con Ferrari alto di testa. L’occasione migliore è per i padroni di casa al 13’ con Santoni ben imbeccato da Capogrosso che, appoggia morbido sul secondo palo a tu per tu con Rossi, ma la palla esce di un soffio. Altra buona occasione alla mezzora con Serena anticipato al momento del tiro da Zattarin. Sul ribaltamento di fronte è Gnago a rendersi pericoloso con un diagonale che esce di poco a Cont immobile. Al 42’ Rossi sugli scudi quando respinge di pugno un gran tiro Santoni al termine di una bella combinazione Serena – Magrassi con quest’ultimo che aveva ben liberato al tiro il compagno. Nonostante il Mestre avesse mostrato una leggera superiorità, alla scadere subisce per la solita distrazione difensiva la rete dello svantaggio ad opera dell’ex Gnago che si trova da solo davanti a Cont e piazza bene il pallone. La ripresa comincia ancora una volta con il Mestre che prova a farsi sotto. Il Mestre colleziona angoli ma l’Abano è ordinato e ben messo in campo e punisce nelle ripartenze, tanto che Zanette deve immolarsi su un tiro di Gnago quasi a porta vuota. Ma è ancora Mestre che insiste: Ferrare si trova davanti solo Rossi; stop e tiro ma il portiere padovano si fa trovare a terra bloccando con il corpo il pallone. Con l’entrata di Nobile il Mestre guadagna in velocità. Feltrin prova poi il tutto per tutto inserendo anche Villanova. Passando alla difesa a 3 gli arancioneri scoprono il fianco eppure Ferrari si divora l’occasione del pari. Il colpo giusto arriva al 42’ con Nobile che riesce a inserirsi nelle maglie difensive dell’Abano e fa partire un preciso rasoterra. Al 49’ Magrassi fallisce il match point sparando addosso a Rossi. È l’ultimo brivido della partita.

Ore 16.10 – (Corriere delle Alpi) E così il capitano regala i play off ai gialloblù. Davvero contento Simone Corbanese, al quindicesimo centro stagionale, che però preferisce dividere il merito con Yari Masoch, autore dell’assist a coronamento di un’azione che da sola ha fatto innalzare l’applausometro: «E stato bravissimo, anche perché la manovra di inserimento della mezz’ala l’avevamo provata parecchio. Mi fa piacere aver messo questo timbro che vale gli spareggi». Una partita magari non bellissima da vedere, anche per la posta in gioco, visto che la Luparense si sta giocando la quinta posizione: «A mio avviso i primi venticinque minuti sono stati fatti così così. Poi nel finale di primo tempo abbiamo accelerato e, oltre a pareggiare, abbiamo messo in mostra delle buone cose. Nel secondo tempo c’è stato il tentativo di sfruttare qualche palla inattiva, ma è giusto celebrare il risultato ottenuto». Non che il Belluno non avesse voglia di allungare ancor di più in classifica, anzi, ma a volta va bene anche accontentarsi: «Di certo si è visto che non siamo scesi in campo solo per prenderci il punticino, anzi. Purtroppo siamo andati sotto, ma la bravura è stata quella di riuscire a recuperarla, tenendo poi conto che giocavamo contro una squadra davvero importante. È giusto sottolineare il fatto di aver centrato i play-off con quattro giornate d’anticipo, perché per riuscirci c’è stato da pedalare e faticare molto». E adesso si va a Venezia, contro una squadra ormai lanciatissima in Lega Pro: «Di sicuro andiamo lì per vincere la partita, non vedo perché non provarci. All’andata ce la siamo giocata alla grande per cui se riusciamo ad affrontarli con la testa giusta credo ci sia la possibilità di toglierci delle soddisfazioni».

Ore 16.00 – (Corriere delle Alpi) Saranno playoff. L’1-1 con la Luparense permette a Roberto Vecchiato e a tutto il Belluno di conquistare un posto tra le prime cinque per il terzo anno consecutivo: «È un traguardo importante», commenta l’allenatore gialloblù, «questo ennesimo risultato positivo sottolinea ancora una volta come tutto l’ambiente abbia lavorato bene, dalla dirigenza, ai giocatori e allo staff. Anche quest’anno abbiamo fatto tanti punti e ne siamo orgogliosi». Sul gol subito ad inizio primo tempo, il tecnico gialloblù fa i complimenti agli avversari. «Sono stati molto bravi», continua Vecchiato, «bisogna riconoscere che hanno fatto il loro schema molto bene. Il risultato finale? È giusto, nel secondo tempo potevamo sfruttare meglio un paio di occasioni ma va bene così». Mosca, il campionato probabilmente è finito. Il terzino agordino in settimana si è infortunato alla caviglia destra: «La distorsione è brutta e ho paura che la stagione sia finita. Duravia ha ricominciato ad allenarsi e spero di averlo per la sfida contro il Venezia, ma bisognerà vedere come andranno i prossimi giorni. In questo finale di stagione stiamo un po’ resistendo agli infortuni, periodi del genere ci possono stare nell’arco di un anno. La nostra pretattica? Non sappiamo dire le bugie», conclude sorridendo Vecchiato che risponde indirettamente al tecnico della Luparense Cunico che aveva parlato di pretattica dei gialloblù che avevano annunciato i due giocatori in dubbio per la sfida – Duravia e Mosca – come spiegato, non potevano giocare. Qui Cunico. «Avevo visto che Duravia non aveva giocato la settimana scors, ma pensavo però che recuperasse. Credevo fosse pretattica, come si fa di solito, e come facciamo a volte anche noi. Io al Ripa Fenadora? Per ora non ho parlato con nessuno, il ds Bizzotto è un amico, anche la scorsa estate ero stato accostato ai neroverdi. Prima di tutto parlerò con la Luparense, poi vedremo. Adesso sono concentrato sui playoff, un mese e mezzo fa sembravano impossibili, adesso siamo in corsa».

Ore 15.40 – (Mattino di Padova) Bastava un punto al Belluno per raggiungere per il terzo anno consecutivo i playoff e il pareggio casalingo contro la Luparense ha regalato questo traguardo ai gialloblù con quattro partite di anticipo. San Martino avanti dopo sei minuti con il gran gol di Sottovia, liberato al limite dell’area da uno schema perfetto partito da calcio d’angolo. Il Belluno però non demorde e trova il pareggio nel finale di primo tempo. Se nella prima frazione Beccaro e compagni hanno mostrato forse qualcosa in più dei gialloblù, la ripresa è stata giocata meglio dai padroni di casa che hanno dominato i primi trenta minuti non trovando però la rete del vantaggio. La partita, come detto, si apre nel migliore dei modi per i Lupi: dopo soli sei minuti, da calcio d’angolo la Luparense gioca corto e con uno schema ben orchestrato serve al limite dell’area Sottovia che, totalmente indisturbato, calcia di potenza sotto il sette lasciando impietrito Solagna e tutta la formazione bellunese. Una manciata di minuti dopo gli ospiti si portano ancora in attacco con Beccaro che in area prova il sinistro, ben controllato dal numero uno gialloblù. Dopo un inizio difficile, i gialloblù si rimettono in carreggiata e si rendono pericolosi in due occasioni con Acampora. L’attaccante ex Monfalcone prima raccoglie una punizione deviata, senza riuscire a girare però la sfera in porta, e poco dopo riceve palla al limite e spara senza inquadrare lo specchio. Alla mezzora i padroni di casa spingono ancora sull’asse Miniati- Acampora con il centrocampista feltrino che serve in profondità Totò ma la conclusione del numero undici del Belluno finisce alta sopra la traversa. San Martino di Lupari si fa vedere con la punizione di Beccaro che scavalca la barriera e sfiora il palo alla destra di Solagna. Nel momento di maggior equilibrio del match il Belluno però è bravo a trovare il gol del pareggio. Pescosta serve in profondità Masoch che entra in area di gran carriera e, superato un avversario, serve un pallone che canta a Corbanese che non deve far altro che spingerlo in rete di piatto destro. Si va a riposo sull’1-1. Nel secondo tempo il Belluno rientra con maggiore grinta degli avversari e prende in mano la partita anche se non riesce a sfondare. Al 20’ st i padroni di casa perdono Pescosta che si arrende ai crampi, al suo posto entra Marta Bettina. Poco dopo proprio il neo entrato si libera dal limite dell’area e ci prova di destro senza spaventare però Rossetto. Al 33’ st la Luparense risponde con il tiro insidioso di Sottovia che chiama Solagna ad una parata in tuffo che poco dopo si ripete sulla punizione ancora del numero nove rossoblù.

Ore 15.20 – (Mattino di Padova) Bye bye Venezia. Il Campodarsego abbandona ogni residua speranza di agguantare la capolista al “Comunale” di Levico Terme, dove la squadra di Andreucci impatta 1 a 1 contro la compagine trentina e vede scappare la prima della classe. Il risultato finale non fa una grinza: i patavini sbloccano quasi subito il risultato ma poi subiscono il ritorno della squadra di casa che trova il pari a inizio ripresa grazie al rigore procurato e trasformato da Baido. Il Levico è intraprendente sin dalle prime battute: al 3’ traversone dalla destra di Musso per Calì che lavora il pallone a centro-area e poi appoggia all’indietro per Baido, il cui destro si perde però altissimo. Passano due minuti e ancora Musso centra dalla corsia di competenza: Baido stoppa a in mezzo e insacca sotto la traversa quando però il gioco era già stato stoppato per la posizione di offside del numero undici di casa. Al 13’ i patavini mettono fuori il naso e passano: Kabine centra rasoterra dalla destra per Aliù che, dimenticato dalla difesa termale, gira in rete indisturbato da pochi passi. I trentini riordinano subito le idee: al minuto 27 corner dalla sinistra di Baido e colpo di testa di Calì che si stampa sull’esterno del palo. La formazione ospite cerca di abbassare i ritmi: alla mezz’ora lancio per Kabine, anticipato in presa alta da un attento Nervo. Sul ribaltamento di fronte il Levico ha l’occasione per pareggiare: traversone di Andreatta, scontro aereo tra Poletti e Calì e il pallone arriva a Musso che, tutto solo, spedisce malamente sul fondo. Calì aggancia il pallone al 34’ e cerca la girata senza trovare la porta, mentre l’ultimo sussulto della prima frazione giunge al 37’: piazzato insidioso dalla sinistra di Kabine che cerca l’incrocio dei pali con la sfera che scheggia la traversa. Nella ripresa la squadra di Melone continua a spingere, anche se la prima occasione degna di nota è di marca Campodarsego con la punizione di Kabine che viene disinnescata ottimamente da Nervo. Al 53’, però, ecco il pareggio: traversone dalla sinistra di Musso e conclusione al volo di Baido che viene intercettata con il braccio largo da Buson. L’arbitro non ha dubbi e indica il dischetto: dagli undici metri Baido incrocia il rasoterra, Merlano tocca ma la sfera s’insacca. Poi botta e risposta nel giro di due minuti: al 59’ Calì lavora la sfera ma il suo tiro a pelo d’erba viene deviato in corner da un difensore e, subito dopo il quarto d’ora, Bedin pesca Kabine, che si rende protagonista di un gran controllo a seguire, arriva a tu per tu con Nervo, che in uscita gli sbarra la strada alla grande. Il match, di fatto, termina qui, perché nell’ultima mezz’ora non accade più nulla di rilevante con Levico che mantiene il pallino del gioco e il Campodarsego che si affida alle giocate dei singoli.

Ore 15.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Un gol che vale – fatti i debiti scongiuri scaramantici – la promozione e il ritorno del Venezia fra i professionisti. Gianni Fabiano non può che sorridere, tanto per la prestazione della squadra quanto per aver deciso, con un gran tiro dal limite, l’esito della gara: «Ho fatto proprio una bella rete – ammette l’attaccante – grazie anche al suggerimento di Carbonaro, che ha soffiato la sfera al loro difensore centrale e mi ha permesso di tirare da smarcato. La dedico a mia moglie, che mi aveva augurato di centrare il bersaglio. Sapevamo che l’Este era una bella squadra, imbattuta in casa e che ancora conserva la miglior difesa del girone. Ci aspettavamo un clima caldo. La classifica adesso è ottima e anche dal punto di vista del morale stiamo meglio del Campodarsego, comunque ci impegneremo fino alla fine, sperando che il successo decisivo arrivi anche prima dell’ultima giornata». Nell’arco di questa stagione, è riuscito a vestire le maglie di entrambe le formazioni che si scontravano: un segno particolare che Matteo Marcolini tiene a sottolineare. «La classifica dell’Este parla chiaro e ci sta che nella prima mezz’ora abbiamo incontrato qualche difficoltà, poi abbiamo preso le misure e credo che alla fine il successo sia meritato. Abbiamo gestito al meglio il vantaggio, senza rischiare nulla contro una squadra che a me piace molto, perché esprime gioco ed idee, senza chiudersi, e che credo sia sicuramente la migliore tra tutte le avversarie del girone, quella che ci ha messo maggiormente in difficoltà». Il valore dell’Este viene sottolineato anche da Daniel Beccaro, che in particolare ha dovuto fronteggiare gli attaccanti avversari Mastroianni e Marcandella, due “clienti” non facili: «Vincere queste partite sofferte è sempre bello, oggi ancora di più, visti i risultati maturati sugli altri campi – sorride – Sono felice perché personalmente ho compiuto due interventi importanti, su Ferrara e Mastroianni, due delle poche occasioni che abbiamo concesso ai padovani, nonostante loro si rendessero pericolosi coi cross laterali, favoriti dalla superiorità numerica sugli esterni che avevano».

Ore 14.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Con Giancarlo Favarin ancora squalificato, tocca ad un Giovanni Langella chiaramente provato dalla tensione la disamina del match che, con tutta probabilità, ha di fatto consegnato al Venezia la promozione. «Nel primo tempo non eravamo sicuramente la squadra che siamo abituati a vedere – ammette l’ex giocatore del Cagliari – forse abbiamo subito il primo caldo di stagione e quindi non siamo riusciti ad uscire come siamo soliti fare. Nel secondo tempo, invece, l’unica squadra in campo eravamo noi, sia a livello tattico che di occasioni. Infatti, non abbiamo concesso nulla agli avversari e questo ritengo sia un merito che va riconosciuto ai ragazzi, autori di una prestazione da incorniciare». Ha impressionato, in particolare, la solidità difensiva: «Questi campionati si vincono prendendo pochi gol, poi se davanti puoi contare su elementi del calibro di Serafini, Fabiano e Lattanzio, ovvio che per noi diventa anche più facile vincere le partite. Oggi i ragazzi hanno fatto l’ultimo sforzo, perché sapevamo che vincendo a Este potevamo chiudere i conti per quanto riguarda la vittoria del campionato. Con due partite ancora da giocare in casa, penso manchi solo la certezza matematica per festeggiare, però fine alla fine dovremo dare il massimo, in quanto siamo partiti tra mille difficoltà, soli contro tutti, anche perché giocare contro il Venezia è un grande stimolo e molte squadre ci hanno messo in difficoltà ma anche in queste ultime quattro gare dovremo dimostrare di essere i più forti». Un giudizio, infine, sulle inseguitrici che solo in queste ultime settimane hanno mollato un po’ la presa: «Campodarsego ed Este secondo me sono le migliori del lotto playoff, anche come organico ed organizzazione. Al Campodarsego va dato merito di averci impegnati fino a un mese dalla fine del campionato», conclude Langella, prima di ricevere l’abbraccio di Joe Tacopina. Il patron lagunare viene accolto festosamente in spogliatoio, ma all’uscita preferisce non lasciarsi andare a festeggiamenti esagerati: «Quelli conquistati oggi sono tre punti pesanti – avverte – ma restano comunque tre punti. Siamo vicini al traguardo, ma mancando ancora quattro partite è come se non avessimo fatto nulla».

Ore 14.40 – (La Nuova Venezia) Okay: la scaramanzia, quattro partite ancora da giocare, la mano in tasca, non si sa mai, la matematica eccetera. Non ce n’è uno, tra staff, dirigenti e giocatori del Venezia che voglia dire questa frase diventata improvvisamente proibita: «Vincendo qui a Este il Venezia si è messo in tasca il campionato». E allora la scrive il vostro giornale. Con quattro partite da giocare e sette punti di vantaggio sulla seconda il classifica, questo Venezia non lo prende più nessuno. Soprattutto “questo” Venezia, squadra di qualità superiore a qualsiasi rivale del girone. Se poi qualcuno vuol tirar fuori le storie delle grandi rimonte, faccia pure. L’1-0 di Este sancisce il salto dell’ultimo ostacolo sul percorso. Difficoltà. Se però qualcuno pensa ad una gita, la rocca, i colli, il castello, sbaglia di grosso. Perchè un ottimo Este ha fatto soffrire il Venezia e raccogliendo la magari magra consolazione di essere stata la squadra che più di tutte, nell’arco delle due partite, ha messo alle corde la corazzata. Anzi, a dirla tutta, nel primo tempo l’Este ha comandato la partita, mostrando organizzazione e idee, anche se con poche unghie per graffiare. Le scelte. Prima domenica di vero caldo, Venezia con il sostegno di una tifoseria che permette il record d’incasso al club giallorosso, rispunta Beccaro al posto di Modolo e c’è Carbonaro quale vice-Maccan. Tatticamente nulla di nuovo, e Favarin si affida alla coppia di mediani usato sicuro, Soligo-Acquadro. L’Este risponde con un iniziale 4-1-4-1, che dimostra una attenta preparazione della partita e il rispetto per l’avversario. Pagan, ottimo lavoro il suo quest’anno a Este, gioca le sue carte sul lato destro dove l’ottimo Marcandella (classe 97, ma che personalità) mette in difficoltà Galli, poco aiutato dai centrocampisti. Poche palle gol, ma all’intervallo, come si dice a bordo ring, Este avanti ai punti. Altra musica. Il Venezia non ci sta e il secondo tempo è tutt’altra cosa. L’Este paga la spesa del pressing, qualcosa si inceppa in mezzo al campo e intanto il Venezia ha già trovato gol e rimedio. Il rimedio con l’ingresso di Marcolini, il gol con Fabiano, al 6’, gran sinistro dal limite dopo un rimpallo buono. Ma già due minuti prima, con un contropiede dettato da Serafini e pasticciato da Innocenti era scattato l’allarme per la difesa – beccata scoperta- dell’Este. Gestione. Venezia in vantaggio, l’Este non si arrende ma è meno lucido, Marcandella si spegne, Ferrara ha bel piede ma poca velocità, il bomber Mastroianni è stretto nella morsa Cernuto-Beccaro e vede pochi palloni. Con la stessa sincerità usata per glorificare il primo tempo dell’Este, va detto che nella ripresa il Venezia legittima in tutto e per tutto il suo colpo da tre punti. Episodi e tentativi. Si corre verso il 90’ con una sfida meno tattica ma più ricca di emozioni. Carbonaro si mangia un gol al 16’ su assist-delizia di Serafini, lo stesso Serafini – quando tutti si aspettano il calcio di punizione di Fabiano – inventa un disco volante che aggira la barriera e centra l’incrocio dei pali, anche Vicario è chiamato ad un paio di interventi, e su una punizione di Maldonado stronca in gola l’urlo dei giallorossi. Acquadro prima e Cernuto poi si producono in recuperi preziosi, quelli che magari non restano in mente come i gol ma pesano molto sul risultato. L’Este capisce che contro il Venezia si può anche perdere, ma continua a lottare senza disunirsi. E nel pomeriggio di calcio gradevole vissuto al Nuovo Stadio di Este bisogna dire bene anche del pubblico, passionale, numeroso, corretto. In maggioranza arancioneroverde, pronti al grande abbraccio finale alla squadra, ma anche quelli di fede estense pronti ad applaudire i vincitori e, un po’ per campanilismo e un po’ per la classifica, contenti del mezzo passo falso del Campodarsego.

Ore 14.20 – (Mattino di Padova) Dopo la gara, il coro “la capolista se ne va” rimbomba negli spogliatoi. I giocatori del Venezia cantano e urlano rigorosamente in mutande, anche perché c’è ormai la consapevolezza di essere a un passo dalla Lega Pro. Vale molto infatti, la vittoria contro un Este che si è comunque battuto alla grande. Il tecnico dei giallorossi Andrea Pagan, infatti, sembra più orgoglioso della prestazione dei suoi ragazzi che abbacchiato per il secondo k.o. consecutivo: «Abbiamo disputato un’ottima partita e nel primo tempo siamo stati addirittura superiori al Venezia» commenta. «Mi aspettavo una squadra votata all’attacco e mi sbagliavo. I nostri avversari ci hanno aspettati e, soprattutto nella ripresa, ci hanno fatto male in contropiede». «Forse il gol si poteva evitare» aggiunge Pagan. «Non si può sempre uscire dall’area palla al piede. In A calciatori come Bonucci e Barzagli non si fanno problemi a sparare in avanti, figuriamoci se non possono farlo i difensori dell’Este. È un peccato, ma una sconfitta con la prima della classe ci può stare». Tra i protagonisti mancati del match c’è pure Ferdinando Mastroianni, osservato speciale della retroguardia del Venezia: «Abbiamo fatto fatica a trovare spazio, la difesa del Venezia è stata quasi perfetta» afferma il capocannoniere del girone. «A noi, però, è mancata un po’ di concretezza, possiamo fare meglio di così. Devo ammettere, però, che rispetto all’andata il Venezia è migliorato, ora è molto più solido e convinto. Insomma, merita la Lega Pro e penso proprio che, in questo senso, i giochi siano chiusi». In casa arancioneroverde, un po’ per scaramanzia, non si parla apertamente di Lega Pro nonostante i 7 punti di vantaggio sul Campodarsego. Il presidente americano Joe Tacopina, sceso negli spogliatoi per salutare la squadra, parla (in lingua “originale”) di «heavy points», punti pesanti, mentre l’allenatore in pectore Giovanni Langella, in panchina al posto dello squalificato Giancarlo Favarin, lascia intendere che, da qui alla fine, in vetta «non ci dovrebbero essere sorprese». «I campionati si vincono con le migliori difese» spiega l’ex difensore di Ancona e Andria. «Oggi (ieri) non siamo riusciti a disputare un buon primo tempo anche a causa del primo caldo stagionale, poi ci siamo ripresi alla grande, dimostrando grande compattezza e cinismo. Questa vittoria è una tappa decisiva». Si gode i tre punti pure lo stopper Daniel Beccaro, provvidenziale in più occasioni sull’attaccante di casa Mastroianni: «Non siamo partiti con l’atteggiamento giusto e l’Este ci ha fatto dannare con tutti quei cross» rileva. «Nella ripresa abbiamo reagito, vittoria sofferta ma importantissima».

Ore 14.10 – (Mattino di Padova) Non ce la fa nemmeno l’Este. Al Nuovo Stadio, il Venezia infrange l’imbattibilità casalinga dei giallorossi e chiude, aspettando i comodi della matematica, ogni discorso in chiave Lega Pro. Risulta difficile pensare, infatti, che una squadra sugli scudi da 11 partite possa ora divorarsi un distacco di sette punti nei confronti del Campodarsego che, da un mese a questa parte, non brilla più. Alla capolista basta un gol di Fabiano nella ripresa per espugnare le lande padovane e per ristabilire definitivamente le gerarchie del girone C secondo i pronostici di inizio stagione. Una prestazione non entusiasmante, quella dei lagunari, ma lineare e degna di una “big” grazie a una difesa tirata a lucido, a un centrocampo compatto e a un attacco sempre sul pezzo. Eppure l’Este, davanti a un migliaio di spettatori, fa un figurone: dopo tre minuti il cross di Arvia è un invito a nozze per Mastroianni, che non riesce a frustare per bene il pallone. Non sono da meno gli inserimenti di Marcandella che sulla fascia destra si dà un gran daffare. Il Venezia, però, piazza due “linee” difensive da paura, con un 4-4-2 che pare disegnato con la stecca. Il primo tiro dei Leoni Alati arriva al 28’, quando Fabiano imbastisce un’incursione solitaria e prova il tiro da fuori, facile per Lorello. Alla mezzora l’Este fa il diavolo a quattro in area avversaria con una serie di cross e contro-cross di Marcandella e Caporali per Ferrara: alla fine Beccaro libera l’area e striglia i colleghi. L’ultimo brivido del primo tempo porta la firma di Fabiano, anche se il tentativo dell’esterno sorvola di poco la traversa, con Lorello sulla traiettoria. Il Venezia dà tutt’altra impressione nella ripresa: al 48’ il contropiede di Innocenti, lanciato da Acquadro, obbliga Lorello all’uscita disperata sull’attaccante. L’estremo di casa riesce a respingere, ma sul ritorno di Innocenti, bravo a restituire il favore ad Acquadro, il mediano fallisce il bersaglio. Poco male, perché al 51’ l’Este si complica la vita propiziando l’assist di Carbonaro per Fabiano. Il tiro dai 25 metri del numero 10 del Venezia è semplicemente perfetto e vale l’1-0. A dirla tutta, al quarto d’ora i lagunari sbagliano pure il raddoppio. L’Este accusa il colpo ma ha un’ottima occasione con il neo entrato Coraini, che serve a centro area Mastroianni, fermato da Beccaro sul tocco finale. Il Venezia colpisce pure una traversa al 75’ con Serafini, mentre gli atestini impegnano Vicario su punizione con Maldonado. Succede poco altro fino al triplice fischio, che consegna al Venezia tre punti e la consapevolezza che l’obbiettivo stagionale è ormai ad un passo. Per l’Este, già qualificato ai playoff, è invece la seconda sconfitta consecutiva.

Ore 13.50 – (Gazzetta di Reggio) E’ un Antonio Letizia soddisfatto per la doppietta ma anche molto polemico quello che è venuto a commentare a caldo il 2-2 tra la Reggiana e la capolista Cittadella. Il fantasista, nel giorno nel quale si è tolto due belle soddisfazioni, ha pronunciato frasi sibilline, che lasciano intendere una sua possibile partenza da Reggio Emilia. Dopo le quattro reti segnate a Matera e la buona impressione nelle prime gare disputate in maglia granata il piccolo attaccante napoletano si era sempre più defilato dagli schemi tanto da essere finito in panchina nelle ultime uscite. Ieri il suo ingresso ha portato fortuna e due gol alla Reggiana. Dica la verità, quando è stato chiamato dal riscaldamento non vedeva l’ora di scender in campo. «Certo che sì». Riesce a trovare ancora stimoli in una stagione ormai senza obiettivi? «Per forza, devo dimostrare alla Reggiana ed ai suoi tifosi che tipo di giocatore sono perché non è possibile che uno disimpari a giocare a calcio nel tragitto fra Matera a Reggio». Una volta entrato in campo, appena l’arbitro ha indicato il dischetto si è impadronito del pallone. Voleva tirare a tutti i costi? «Anche quando partivo titolare il primo della lista per calciare i rigori è Arma poi tocca a me. Oltre a questo mi mancava ancora il gol infatti ringrazio tutti ragazzi, Bruccini, Mogos e soprattutto Nolè, perché mi hanno lasciato questa possibilità per sbloccarmi». Chi indicava in tribuna mentre festeggiava il gol? «La mia fidanzata perché questo gol lo aspettava da tempo». Il secondo gol invece, molto bello, se lo ricorda bene». «C’è stato il tiro su punizione di Bruccini che è stato deviato sul palo e la respinta ha mandato la palla verso di me, ho anticipato il difensore col petto e quando ho visto quello spiraglio di porta ci ho provato». Ha pensato che da quella posizione se sbagliava era una pioggia di fischi? «Se non ci provi non farai mai gol». Entrare in campo a partita in corso come è stato? «Quando si entra sul 2-0 non è mai facile. Si deve pensare prima per la squadra e poi per se stessi ma la fortuna stavolta è stata che tutto è andato per il meglio». Tutti si aspettavano un attaccante con un altro profilo ma all’inizio è stato comunque accolto bene mentre ultimamente le sono arrivate tante critiche. E’ contento di essere arrivato a Reggio? «Dove ero prima ero un giocatore acclamato per aver fatto sempre del mio meglio. Qua ho trovato alcune difficoltà iniziali ma non so come spiegarle comunque già era successo al mio amico Vacca e poi sappiamo tutti cosa è successo…». In realtà non lo sappiamo, ce lo dica lei. «Vabbè, Giannone va via da qua e fa bene, Petkovic va via da qua e fa bene… a buon intenditore poche parole». Quindi andrebbe via anche lei? «Se dovessi far bene come loro sì». E se le chiedessero di rimanere? «Intanto ho altri tre anni di contratto con la Reggiana ma il rimanere qua dipenderà da certe condizioni». In che senso, garanzie di giocare? «Non parlo mai di maglia da titolare piuttosto di condizioni generali». Desidera una squadra più competitiva o c’è dell’altro? «Sono pensieri miei che voglio chiarire col presidente».

Ore 13.30 – (Gazzetta di Reggio) Da una sconfitta quasi certa a una vittoria sfumata. Lo specchio di una stagione fatta di alti e bassi. «Diventa difficile commentarla – ha detto mister Alberto Colombo – perché siamo stati brutti per buona parte della partita, e poi perché ci sono stati episodi che ci hanno fatto capire, ancora una volta che questa è una stagione che gira storta. Noi ci mettiamo tanto del nostro per farla andare male ma gli episodi di sicuro non ci aiutano, vedi il gol non concesso che mi dicono fosse regolare e il legno colpito alla fine». Il giudizio sulla partita è condizionato da questi episodi? «Nel primo quarto d’ora la squadra mi è piaciuta poi si è spenta la luce e il pallino è passato nelle mani dei nostri avversari». Ed è arrivato il gol del Cittadella… «Forse eravamo un po’ troppo bassi e forse siamo partiti con un attimo d’anticipo con linea». E il secondo tempo? «Siamo partiti peggio di come avevamo finito il primo. Dovendo rimontare ho provato alcune soluzioni alternative ma il rischio, quando si cambia, è quello di perdere le distanze». Sul 2-0 per il Cittadella quali pensieri le sono passati per la testa? «C’erano due scelte su come finire questa stagione. Dando tutto pur con i nostri limiti e avere la coscenza a posto oppure con la remora di non aver dato tutto quello che si poteva dare. L’impressione nel primo tempo è stata quella di una squadra che in alcuni frangenti giocasse sotto ritmo». Quindi non ha pensato a se stesso? «Siamo tutti in difficoltà: il sottoscritto, i giocatori e la società. Nessuno credo si possa sottrarre alla critica dei tifosi: siamo tutti colpevoli. In primis l’allenatore e a ruota tutti gli altri». Ha inserito Silenzi ancora prima di Letizia: perché questa scelta? «Perché volevo dare più peso al reparto offensivo, e volevo vederlo all’opera contro giocatori di un certo livello. Poi perché i giocatori si devono meritare e guadagnare i minuti in campo. Alla domenica si viene giudicati per quello che si fa, io per scegliere chi va in campo giudico quello che vedo in settimana. Chi si impegna avrà delle possibilità, chi si impegna meno avrà meno spazio». Come era l’umore di giocatori a fine gara? «Un mix di sentimenti. Quando una partita la metti per persa e riesci a rimetterla in piedi c’è comunque un pizzico di soddisfazione. Dall’altra parte c’è comunque la consapevolezza di non aver fatto una buona partita». Nolè era uno dei giocatori sotto osservazione: come giudica la sua prova? «Per l’impegno va certamente lodato, e nel secondo tempo ha avuto anche degli ottimi spunti. Da lui ci si aspetta che accenda la luce con più frequenza. Credo comunque che da questa gara sia arrivato un segnale positivo». Siega a centrocampo era una scelta inevitabile? «Assolutamente sì. Mi sento di ringraziare Siega per essersi messo a disposizione in un ruolo che certamente non gli calza. Se tutti avessero la sua abnegazione saremmo già un passo avanti».

Ore 13.10 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana si conferma una squadra capace di giocarsela con tutte le grandi del girone e questo non può che aumentare i rimpianti per come è andata la stagione. Con la capolista Cittadella, a un passo dalla promozione in serie B, la squadra di Colombo è protagonista di una bella rimonta, con i primi gol di Letizia, che poteva concludersi persino con una vittoria se al 93’ la traversa non avesse negato a Siega la gioia del gol. Quando nella ripresa gli ospiti sono andati sul 2-0 in pochi avrebbero scommesso in una reazione della Reggiana, tanto meno in una doppietta del fantasista napoletano. Il pubblico, che già aveva fischiato al termine del primo tempo, ha iniziato a rumoreggiare dopo il raddoppio e probabilmente solo il pareggio nel finale ha evitato un’aperta contestazione. La squadra alla fine è uscita tra i fischi della curva e gli applausi dei restanti settori. La Reggiana recrimina per un gol “fantasma” non visto dalla terna arbitrale, al 16’ sul risultato fermo sullo 0-0, con un bel tiro di Mignanelli deviato dalla difesa e salvato forse oltre la linea dal difensore Scaglia in rovesciata. Proteste anche da parte degli ospiti, che ritengono generoso il rigore concesso per fallo su Nolè, poi realizzato da Letizia per il momentaneo 2-1. La partita di ieri ha dimostrato che i granata intendono onorare il campionato anche se ormai i play off distano quasi quanto i play out. L’allenatore e la società cercano risposte dai giocatori e in parte ieri le hanno avute da alcuni. Sicuramente Nolè, che quest’anno si è visto poco, ha dimostrato di avere voglia di indossare la maglia della Reggiana. Le ultime partite saranno un test anche per i giovani. Ieri Danza ha fatto un passo dietro rispetto alle gare precedenti mentre Silenzi ha fatto vedere un buono spunto ma davanti al portiere ha poi mancato la rete. Prima della partita Alberto Colombo aveva invitato i giocatori a non gettare benzina sul fuoco. Il mister si riferiva agli spifferi usciti dallo spogliatoio in queste settimane. Forse non si aspettava che Letizia, nel giorno in cui si è sbloccato, segnando la prima rete e la prima doppietta con la Reggiana, rilasciasse dichiarazioni dove mette in dubbio la sua permanenza nella nostra città. L’attaccante ha fatto allusioni a problemi di spogliatoio e ha detto che resterà in maglia granata a patto che vengano rispettate «condizioni generali» di cui parlerà con il presidente Stefano Compagni. La Reggiana vista ieri al Città del Tricolore, dove c’erano quasi 4mila spettatori, ha offerto una sintesi di questa stagione. Si è vista prima di tutto la discontinuità che ha caratterizzato tante partite dell’andata e del ritorno. Si è visto un ottimo Perilli, sicuro e capace di metterci una pezza in più di un’occasione, un Parola affidabile in mezzo alla difesa e un Siega sempre pronto a sacrificarsi, al punto che il mister a fine gara lo ha indicato come esempio per gli altri. Mignanelli ha ribadito di avere una marcia in più in fatto di corsa e capacità balistiche. La partita di ieri ha fornito anche un’altra conferma. In campo si è vista una prima punta molto efficace, ma purtroppo giocava con gli altri. Il bomber del Cittadella Litteri non ha solo segnato “spizzandola” di testa, ma ha anche fatto vedere qualche bel movimento in mezzo all’area. Lo avevano detto tutti alla chiusura del mercato di gennaio: la Reggiana aveva bisogno di una prima punta. E ora chi lavora alla prossima stagione dovrà affrontare questo nodo. Mancano quattro giornate al termine del campionato, dove i granata andranno a Pavia e Alessandria e giocheranno in casa con Albinoleffe e Bassano. La classifica ormai conta poco. Quello che conta è finire come meglio si può e individuare, strada facendo, i tasselli su cui ricostruire.

Ore 12.50 – (Gazzettino) Due punti lasciati a Reggio Emilia che potevano (quasi) mettere la parola fine al campionato, invece il 2-2 con la Reggiana costringe il Cittadella a vincere il posticipo di lunedì prossimo con il Pordenone per avere il conforto della matematica sul titolo. I granata devono rifarsi della sconfitta interna con il Bassano e cominciano bene. Passa una manciata di minuti e Iori ha sul sinistro il pallone del possibile vantaggio, il diagonale non inquadra lo specchio della porta. Il Cittadella è insidioso al 12′ (testa di Litteri, debole) e al 16′ ancora con Iori che non arriva sulla sponda aerea di Pascali, sul capovolgimento di fronte prova il sinistro al volo Mignanelli, il pallone deviato da Salvi è indirizzato in rete, quasi sulla linea di porta in acrobazia Scaglia riesce ad evitare il gol. I ragazzi di Venturato adesso soffrono le avanzate degli emiliani, pericolosi sulle corsie esterne con Mogos da una parte e Mignanelli dall’altra che spingono con una certa insistenza. Il Cittadella protesta per il tocco di mano di Sabotic in area sulla conclusione di Schenetti, ma il pallone gli sbatte prima sul piede. I granata (in divisa giallo) sbloccano il risultato al 32′: punizione di Zaccagni e girata vincente di testa di Litteri. Dodicesimo centro per l’attaccante che torna al gol dopo quasi due mesi di astinenza. Iori e compagni cominciano la ripresa con il chiaro intento di chiudere quanto prima i conti. Passano 48 secondi e Schenetti non arriva per un soffio sul pallone di Chiaretti, il brasiliano al 5′ scheggia la traversa su punizione. La truppa granata sembra avere in mano il controllo dell’incontro, salvo complicarsi la vita da sola al 18′ quando un errato disimpegno difensivo libera Nolè al tiro, para in due tempi Alfonso. Altra traversa scheggiata al 21′, questa volta da Jallow che conclude d’esterno destro. Il raddoppio al 24′ con il neo entrato Cappelletti, che gira al volo il pallone rimpallato da un difensore sulla punizione di Schenetti. Gran gol per il difensore, il secondo in campionato dopo quello di Piacenza. La Reggiana, pungolata e fischiata dai propri sostenitori che applaudono il gol di Cappelletti, accorcia le distanze alla mezz’ora: Alfonso compie un grande intervento su Silenzi, poi entra in scivolata su Nolè, toccando nettamente il pallone prima di impattare l’attaccante. Per il mediocre arbitro Boggi invece è rigore, trasforma Letizia. Approfittando di un’altra leggerezza in fase difensiva, la Reggiana arriva al pareggio allo scadere, sugli sviluppi di un’evitabilissima punizione procurata da Schenetti. Il gran destro di Bruccini è deviato sul palo da Alfonso, sul pallone arriva Letizia che insacca. I giocatori di Venturato reagiscono immediatamente, il tiro di Minesso è rimpallato da un difensore, la sfera arriva a Litteri che va in rovesciata, Perilli riesce a respingere in angolo. Il Cittadella, rimontato di due gol, rischia addirittura la beffa in pieno recupero, con Siega che colpisce l’incrocio dei pali. Di buono c’è la sconfitta interna del Bassano, che lascia immutato il vantaggio in classifica (10 punti), ma adesso le partite che mancano alla fine del campionato sono quattro. E giovedì c’è anche la finale di Coppa.

Ore 12.30 – (Gazzettino) Anche Roberto Venturato, sempre diplomatico e pacato nelle interviste a fine partita, questa volta sottolinea il (grave) torto arbitrale subito durante Reggiana-Cittadella. E fa i conti, sommando quello di ieri con quello del posticipo con il Bassano (rigore non concesso per evidente fallo subìto da Litteri). Due errori che magari avrebbero indirizzato diversamente le ultime due partite, con il Cittadella che potrebbe essere già in festa per la matematica promozione acquisita. Non è andata così, il tecnico granata si ritrova a commentare un pareggio che ha il sapore della beffa: «Nel primo tempo, all’inizio, non siamo stati impeccabili, abbiamo sofferto. Scaglia ha salvato un gol sulla linea di porta, poi siamo riusciti a prendere il controllo della gara e l’abbiamo fatto anche bene, cominciando la ripresa con il piglio giusto, dove abbiamo sprecato buone opportunità prima di arrivare al raddoppio. E anche dopo il gol di Cappelletti c’è stata la possibilità di farne un terzo». Venturato sottolinea le responsabilità dei suoi: «Abbiamo sbagliato in occasione del rigore fischiato contro Alfonso, facendoci infilare centralmente, ma non c’era il fallo. Non sono uno che parla degli arbitri, ma in una settimana siamo stati danneggiati due volte. La partita di Reggio era bella che finita, l’ha riaperta il direttore di gara, bisogna dirlo. Loro hanno trovato coraggio, noi siamo andati invece un po’ in tilt. Ancora una volta abbiamo regalato troppo agli avversari, un difetto che ci portiamo dietro da tempo». Il 2-2 serve comunque: restano dieci i punti di margine in classifica, però c’è una partita in meno. «Sicuramente ci aiuta a mantenere un certo equilibrio in classifica, adesso dobbiamo prestare le dovute attenzioni alla gara di Coppa di giovedì e soprattutto a quella di lunedì prossimo con il Pordenone». Daniel Cappelletti ha realizzato un gol pregevolissimo, una perla di rara bellezza che avrebbe meritato maggiore fortuna. «Si vede che non sono uno da meritarsi i titoloni», commenta con un filo di amarezza il difensore del Cittadella. «Potevamo e dovevamo chiuderla prima, invece vuoi il caldo e un po’ di calo fisico, ci siamo complicati le cose, mettendoci del nostro. Guardiamo avanti fiduciosi, in fondo ci basta una vittoria, le prepariamo tutte per i tre punti, per noi non cambia niente». Comincia la settimana più importante della stagione, con i ritorno di coppa e il match-point con il Pordenone. Come si preparano questi due appuntamenti? «Come abbiamo sempre fatto, serenamente, e con la consapevolezza che sono questi i momenti che aspetti nel nostro lavoro di calciatore. Li vorresti vivere ogni settimana, li sogni sempre. Si gioca per vincere, per toglierci soddisfazioni personali e regalarne ai tifosi». Un gol da attaccante puro. «Mi piace provare anche in allenamento queste giocate, e i miei compagni mi prendono pure in giro. Se paga come a Reggio Emilia, dovrò continuare a provarci».

Ore 12.10 – (Mattino di Padova) Incredibile Cittadella: a metà ripresa è avanti di due gol, inquadra nel mirino la Serie B e alla fine si ritrova in mano un pareggio che suona beffardo o quasi. E meno male che l’incrocio dei pali, in pieno recupero, lo salva da una sconfitta che sarebbe stata incredibile. Eppure – guardate com’è strano, e alle volte apparentemente illogico, il calcio – i granata vantano ancora un vantaggio di 10 punti sull’immediata inseguitrice, che è cambiata: non più il Bassano, battuto clamorosamente in casa dalla Pro Piacenza, bensì il Pordenone, contro il quale lunedì 18 si giocheranno la Serie B. Vincendo la sfida diretta con i neroverdi di Bruno Tedino andrebbero a + 13, e a tre giornate dalla fine non potrebbero essere più raggiunti. Nè dai friulani, nè tantomeno dai giallorossi vicentini, nei cui confronti, dando per scontato il loro successo sul Lumezzane sabato 16, avrebbero un margine di 11 lunghezze. Ma quei 3 punti bisogna farli, per sancire una promozione che mai come adesso è così a portata di mano. Litteri, sempre lui. Non è facile fare gol alla Reggiana, che ha la difesa meno battuta del campionato, ma il Citta, memore anche della lezione subìta dal Bassano, parte bene, con Iori che ha la palla buona per sbloccare il risultato dopo 4’: solo che sulla sponda aerea di Pascali in area il capitano incrocia di sinistro alzando troppo la mira. La replica degli emiliani è affidata a Mogos (colpo di testa in tuffo, su cross di Mignanelli, che supera di poco la traversa, 7’), e poi si grida al gol quando Nolè da destra calibra un perfetto cross per Mignanelli, sempre insidioso a sinistra, che al volo scarica in porta: palla deviata da Salvi, Alfonso è superato, ma Scaglia in semirovesciata evita la beffa, rinviando sulla linea. La Reggiana chiede il gol, che obiettivamente non c’è (16’). I primi della classe vanno in difficoltà per una dozzina di minuti, perdendo il controllo del centrocampo. Reclama il rigore il Citta quando Schenetti, in contropiede, va via sulla destra e crossa al centro, Sabotic intercetta con la mano, ma il fallo è involontario (27’). Il gol dei padovani è nell’aria e giunge da palla inattiva: perfetta punizione di Zaccagni da sinistra e Litteri di testa corregge la traettoria quel tanto da mettere fuori causa Perilli. Dodicesimo sigillo per il bomber. La squadra di casa accusa il colpo e non crea più pericoli. Anzi, rischia di incassare il raddoppio su un altro piazzato, stavolta dal limite, di Zaccagni, con la sfera alta di poco (46’). Ripresa incredibile: 2-0 e 2-2. La partenza dei granata, dopo l’intervallo, sembra mettere le ali a Iori & C., subito vicini al raddoppio con Chiaretti, il cui cross non viene sfruttato da Schenetti, anticipato di testa da Mignanelli (48”), e con una punizione a giro del trequartista carioca (fallo di Parola su Litteri più dentro che fuori l’area) che colpisce la parte superiore della traversa (4’). Jallow scheggia poi di sinistro la stessa traversa (21’), prima che Cappelletti, con un colpo da attaccante puro, raddoppi: punizione di Schenetti deviata e il difensore, entrato da appena 5’, gira al volo, di destro, imparabilmente alle spalle dell’estremo difensore (24’). Tutto chiuso? No, perché la Reggiana ha un sussulto d’orgoglio e approfitta di alcune sbavature della retroguardia ospite per accorciare le distanze. Alfonso è bravissimo a chiudere lo specchio della porta a Silenzi, sfuggito al distratto Scaglia, e poi si lancia su Nolè pronto a rimettere al centro: il n.10 emiliano cade, l’arbitro Boggi indica il dischetto ma il portiere non ha neppure toccato l’avversario, bensì il pallone. Penalty inesistente, le immagini tv lo testimoniano. Letizia comunque trasforma (28’). A quel punto la gara cambia volto: il Citta si disunisce, complice anche un calo fisico, e gli emiliani prima centrano il palo esterno con un gran tiro di Mignanelli (36’), poi agguantano il pari al 44’: punizione-bomba di Bruccini, Alfonso vola e devia sul palo, Letizia è in agguato e di destro, in diagonale, indovina l’angolo. In pieno recupero prima Minesso, poi Litteri, in rovesciata, e infine Jallow falliscono il 3-2, e al 48’ Siega centra in pieno l’incrocio. Emozioni incredibili e un lungo brivido di paura. Adesso comincia la settimana della vita: giovedì sera finale di ritorno di Coppa Italia, al Tombolato, contro il Foggia (vincitore 4-1 all’andata) e lunedì 18 il Pordenone, sempre in casa. Il Citta deve vincere, fortissimamente vincere. E se festeggiasse due volte, sarebbe il degno epilogo di una stagione da consegnare ai posteri.

Ore 11.50 – (Mattino di Padova) «Nel primo tempo non siamo partiti bene, abbiamo rischiato di prendere gol e c’è stato un salvataggio sulla linea di Scaglia. Passato quel momento, abbiamo ripreso in mano la partita, l’abbiamo gestita bene e siamo andati in vantaggio. Abbiamo interpretato molto bene il secondo tempo, dove ci sono state diverse occasioni da rete. Siamo andati sul 2 a 0, avremmo potuto anche incrementare il risultato portandoci sul 3 a 0. Purtroppo un errore dietro ha concesso questo uno contro uno con il portiere, da cui è scaturito un rigore letteralmente inventato». La sintesi è di Roberto Venturato, che arriva dai giornalisti molto scuro in volto. L’allenatore del Cittadella è irritato per il penalty concesso dal figlio d’arte Pasquale Boggi (il padre arbitrava in Serie A), che ha riportato in partita la Reggiana. «Lunedì scorso non ce ne hanno concesso uno a nostro favore netto (fallo di Bizzotto, del Bassano, su Litteri in area, ndr), qui ce n’è stato fischiato uno contro inesistente. Cerco di avere grande rispetto per gli arbitri», prosegue il tecnico granata, «però in una partita così importante regalare un’opportunità del genere a gara praticamente finita credo non sia assolutamente corretto, e bisogna dirlo e farlo assolutamente presente, perché così non va bene». È anche vero, però, che nel finale il Cittadella ha ballato, rischiando addirittura di prendere il terzo gol… «La Reggiana ha cercato di recuperare, ovviamente, noi siamo andati un po’ in tilt e abbiamo corso più di qualche pericolo. Ma portiamo a casa un punto che ci consente in questo momento di avere un certo tipo di equilibrio e di mantenere la massima attenzione sia alla partita di giovedì di Coppa che soprattutto a quella di lunedì prossimo con il Pordenone». I cambi erano orientati proprio in funzione degli impegni che vi attendono? «Pascali aveva rimediato il taglio sulla fronte lunedì scorso e, in più, aveva accusato un piccolo problema al ginocchio: l’avevo visto leggermente in difficoltà. Ho fatto una sostituzione mirata, sapendo che Cappelletti è un giocatore molto attento, e difatti è entrato bene in partita. Zaccagni era calato un po’ dal punto di vista fisico, e mi sembrava che Minesso potesse dare un po’ più di gamba, nel momento in cui eravamo sul 2 a 0. Poi Sgrigna è uno che può gestire bene gli ultimi 10’, cercando di mettere la palla in avanti. Non ci siamo riusciti, abbiamo subìto il pari in modo banale, ancora una volta abbiamo regalato gol che non sono stati costruiti dai nostri avversari. Un difetto che ci portiamo dietro da un po’ di tempo». Nessun peccato di presunzione, dunque? «No, questo gruppo non è presuntuoso. C’è stato un errore a metà campo fra Scaglia e Cappelletti, poi è venuto il rigore che, ripeto, non c’era proprio. Così come si è sbagliato lì, si è mancata qualche occasione di troppo pure in attacco». Si apre la settimana più importante della stagione. Come gestirla? «Pensiamo solo a lavorare. Ci giochiamo qualcosa di straordinario, il coraggio bisogna averlo, ma servono anche equilibrio e serenità. E noi ce li abbiamo».

Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Daniel Cappelletti è l’unico giocatore granata a presentarsi nel dopo-partita. Il suo secondo gol stagionale (in precedenza aveva segnato a Piacenza) aveva illuso tutti sulla conquista dei tre punti, con il ritorno alla vittoria della capolista dopo il k.o. subìto dal Bassano dopo 11 successi di fila, record assoluto per la Lega Pro. La sua analisi, sull’incredibile pareggio maturato al “Mapei Stadium-Città del Tricolore”, è molto lucida. «Già prima del mio gol si era visto che non eravamo solidi dietro come in altre occasioni. Sul 2-0, poi, abbiamo avuto le occasioni per chiuderla definitivamente, perchè davanti ci concedevano gli spazi ideali per affondare, e invece un po’ il caldo, un po’ di difficoltà fisica e in più la loro determinazione nell’andare su ogni pallone ci hanno portato a commettere qualche fallo di troppo in zone pericolose. Da lì abbiamo rischiato in qualche situazione e purtroppo è arrivato il pareggio. Però…». Però? «Guardiamo il bicchiere mezzo pieno, anzi pieno sin quasi all’orlo. Ci basta una vittoria, e vorrà dire che festeggeremo con un successo l’ambito traguardo». Come preparare la settimana-clou di un anno di lavoro? «Nella condizione in cui siamo con assoluta serenità, e con la consapevolezza che sono i momenti che aspetti quando sogni di giocare a calcio da bambino. C’è poco da fare, queste partite si giocano per vincere e noi vogliamo vincerle. Tutt’e due, sia con il Foggia in Coppa Italia che con il Pordenone in campionato».

Ore 11.10 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Favaro 6; Diniz 6, Sbraga 5.5, Fabiano 5.5, Favalli 6 (Anastasio sv); Finocchio 6.5, Mazzocco 5.5, De Risio 6 (Bucolo 6), Petrilli 5.5 (Ilari 6); Altinier 6.5, Neto Pereira 7.

Ore 11.00 – (Gazzettino) Nell’intervallo Pillon ha provato a scuotere i suoi giocatori. Ma il copione è rimasto pressochè identico. Sempre svagati e abulici i biancoscudati, decisamente più propositivi gli ospiti che al 10’ hanno acciuffato il pareggio sugli sviluppi di un’azione d’angolo: la torsione aerea di Santana si è stampata sulla traversa e tocco vincente sottomisura di Montini. L’Euganeo ha cominciato a spazientirsi e a fischiare. Ma non gli ultras che, visto il momento di difficoltà della squadra, hanno invece aumentato i decibel dei loro cori. Il Padova ne ha subito tratto beneficio. Altinier e Finocchio hanno esaltato i riflessi di La Gorga, che però nulla ha potuto sul diabolico pallonetto di Neto Pereira, scattato sul filo del fuorigioco a raccogliere un passaggio illuminante di Bucolo. La Pro Patria ha avuto ancora l’orgoglio di riproporsi in avanti. Provvidenziale una chiusura in diagonale di Diniz sul nuovo entrato Filomeno. I biancoscudati hanno rischiato anche per un tocco di braccio in area dopo un batti e ribatti ravvicinato: in un primo momento l’arbitro ha dato l’impressione di voler assegnare il rigore, poi in maniera repentina ha cambiato idea. A evitare ulteriori affanni è arrivata per fortuna al 44’ la rete del 3-1 firmata da Finocchio, liberato davanti alla porta da una bella giocata di Neto (nonostante i crampi). E sulla partita è calato il sipario.

Ore 10.50 – (Gazzettino) Un Padova da minimo sindacale fatica più del previsto per battere la Pro Patria, ora matematicamente retrocessa, e tiene vive le sue speranze per il quarto posto. I punti di distanza dall’Alessandria (vittoriosa in casa della Giana Erminio) sono sempre sette, ma ora i biancoscudati possono anche fare la corsa sul Bassano che dopo il ko con la Pro Piacenza è stato raggiunto in classifica proprio dalla squadra piemontese. A quattro giornate dal termine l’impresa sembra titanica, però non va sottovalutato il fatto che la truppa di Pillon deve ancora affrontare entrambe le rivali.
Davvero modesto lo spettacolo offerto dai biancoscudati anche se l’inizio era stato promettente. Dopo appena cinque minuti infatti è arrivato lo squillo di Altinier su assist di Neto Pereira: l’attaccante, al dodicesimo centro stagionale, si è visto respingere il primo tiro da La Gorga, quasi un gioco da ragazzi la sua ribattuta a un passo dalla porta sguarnita. Lo stesso Altinier, qualche istante più tardi, ha sprecato il pallone del raddoppio. Questo dominio iniziale ha probabilmente illuso il Padova che poteva essere una passeggiata di salute. E così ritmo e intensità sono scemati in un attimo, gli errori nei passaggi sono cresciuti a dismisura e l’azione è diventata lenta e prevedibile. La Pro Patria ne ha subito approfittato per alzare il proprio baricentro e cominciare a minacciare la porta di Favaro. Ghiottissima l’occasione capitata a Coppola (26’) che quasi dal dischetto del rigore ha alzato la mira. L’uscita di De Risio per un problema muscolare (dentro Bucolo) ha messo ancora più a disagio il centrocampo di casa. Il nuovo entrato ha sbagliato subito un retropassaggio, pronto Santana a involarsi verso l’area del Padova: dribbling su Fabiano e conclusione in corsa che è finita sull’esterno della rete. A interrompere la superiorità degli ospiti soltanto una punizione di Petrilli deviata in tuffo dal portiere.

Ore 10.40 – (Gazzettino) Per niente tenero il presidente Bergamin: «Se giochiamo così vedo difficile la possibilità di agganciare i play off. Si è fatto il risultato ma non la prestazione. Ci sarà qualche motivo, ma ho visto in campo una bella squadra, la Pro Patria, e se noi avessimo ripetuto le prove delle domeniche precedenti penso che la partita sarebbe stata diversa. Una squadra che vuole assolutamente il risultato deve avere un impatto diverso e la vittoria è arrivata su episodi». Guardando al futuro, in settimana ci sarà un incontro tra i soci. «La cosa importante è capire che obiettivo vogliamo porci come società e poi tutte le altre scelte vengono di conseguenza». E procede pure il discorso legato al nuovo Euganeo. «C’è stato un incontro con i possibili investitori – spiega l’ad Roberto Bonetto – e in settimana ce ne sarà un altro per vedere se i numeri stanno in piedi. Quanto alla squadra, rispetto all’avvio di quest’anno, ci sono basi più solide e non partiamo da zero, ma intanto c’è da provare ad arrivare più in alto possibile». «Dobbiamo credere ai play – commenta Neto Pereira – e lotteremo fino alla fine. Non abbiamo fatto la nostra migliore prestazione ma in questa fase contano i punti». Un flash di Finocchio: «Una volta in vantaggio, pensavamo avere chiuso la gara e invece basta un episodio per riaprirla. Dopo il loro pari, però, abbiamo reagito bene».

Ore 10.30 – (Gazzettino) Dalla tribuna sono arrivati anche i fischi: «Dispiace, soprattutto per i giocatori, ma può capitare e bisogna accettarli, a maggiore motivo in una piazza come così importante. Proprio oggi voglio invece ringraziare i ragazzi della Fattori perché giocavamo male e loro mai hanno mollato nel sostenerci». Le parole più belle sono invece per Neto Pereira: «Un esempio per i più giovani per atteggiamento, umiltà, corsa e pressione che mette. Ha 37 anni e questa settimana, con i problemi che aveva al ginocchio, ha fatto di tutto per giocare. Chi fa così con me troverà sempre spazio, mentre invece ci sono giovani che si sentono tutto dovuto. Se tutti avessero la sua mentalità, chissà quanto avremmo ottenuto in più». Hanno perso Feralpi e Bassano e vinto l’Alessandria. Paradossalmente il Padova avvicina il quinto posto (a un punto) e il terzo (a sette lunghezze), ma non accorcia sul quarto, a sua volta a sette. «Dobbiamo solo continuare a giocare per vincere, anche se c’è solo una fiammella».

Ore 10.20 – (Gazzettino) «Forse questa è stata la peggiore partita da quando sono a Padova, ma abbiamo vinto 3-1, mentre in altre occasioni dopo avere disputato una bella gara, come a Pordenone, abbiamo perso. Il calcio è strano». Lucida e spietata l’analisi di Beppe Pillon che accetta di buon grado la vittoria, ma non manca di tirare le orecchie ai suoi. «Per la prima volta – riprende il tecnico – abbiamo giocato con sufficienza e all’inizio ci siamo illusi con il vantaggio e l’occasione del 2-0; poi si è cominciato a fare il tocco in più, la corsa e il contrasto in meno e in simili situazioni ci s’innervosisce, si becca il gol e si va in difficoltà. Se non siamo sul pezzo, facciamo fatica e abbiamo problemi, inutile negarlo». Poi aggiunge: «Quando non sei in condizione, devi avere la testa giusta e in questo momento forse paghiamo qualche infortunio di troppo e la lunga rincorsa perché è anche giusto ricordare da dove siamo partiti e vedere il bicchiere mezzo pieno».

Ore 10.00 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Volpe): Favaro 6; Diniz 6.5, Sbraga 6, Fabiano 6, Favalli 6.5 (Anastasio sv); Finocchio 6.5, Mazzocco 6, De Risio 6 (Bucolo 6), Petrilli 6 (Ilari 6); Altinier 6.5, Neto Pereira 7.5.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Il clima all’Euganeo non è certo dei più infuocati, c’è poco pubblico e la prestazione della squadra non aiuta a trascinare gli spettatori. E così ne approfitta la Pro Patria che entra in campo più decisa nella ripresa e dopo 9’ trova il pareggio. Sul calcio d’angolo di Santana, Capua anticipa Bucolo di testa e colpisce l’incrocio dei pali. Il più lesto di tutti sulla ribattuta è Montini che timbra il pareggio. Giusto così, per l’orgoglio dimostrato dai lombardi e il poco mordente messo in campo dal Padova. Ma i biancoscudati, giocoforza, sono costretti a reagire e lo fanno immediatamente, più con i singoli che con un gioco convincente. Altinier e Finocchio si liberano due volte al tiro nel giro di pochi minuti e in entrambe le occasioni è molto bravo La Gorga a respingere. Ma anche l’ottimo portiere bustocco deve arrendersi al gioiello di Neto Pereira. Al 21’ Bucolo trova un illuminante lancio in profondità che pesca il brasiliano in posizione regolare alle spalle dei difensori. Neto, braccato da Ferri, una volta entrato in area non ci pensa due volte e calcia al volo, calibrando un pallonetto perfetto che si infila sotto la traversa. Un gol da applausi, che scaccia la paura di un pareggio indigesto. La Pro Patria cala vistosamente e così è il Padova a calare il tris in contropiede al 44’: Neto si invola sulla destra e serve Finocchio che da centro area scarica in rete il suo primo gol all’Euganeo.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Dopo cinque minuti Finocchio lavora un pallone sulla destra e sfrutta la sovrapposizione di Diniz per andare al cross. Il traversone trova la deviazione di Neto Pereira che spiazza la difesa e smarca Altinier davanti al portiere. Il centravanti è fortunato e caparbio a ribadire in rete da due passi il suo primo colpo di testa deviato da La Gorga, insaccando il dodicesimo gol in campionato. Sembra essere il preludio a una passeggiata di salute e invece il Padova non si mostra affatto nella sua miglior versione. Dopo una doppia occasione fallita da Neto (tiro ribattuto da Pisani) e Petrilli (conclusione al volo fuori di poco) all’11’, la Pro Patria pian pian prende la gestione della gara. Un predominio non scintillante, condito da una manovra pulita ma abbastanza lenta, che produce il primo tiro verso la porta al 26’, con Coppola che spara alto su traversone di Possenti. Due minuti più tardi Pillon è costretto anche a rinunciare a De Risio, che si arrende a un problema muscolare e lascia il posto a Bucolo. Il mediano siciliano, entrato a freddo, rischia di combinare la frittata al 31’, quando sbaglia un cambio di gioco nella propria trequarti campo, lanciando verso la porta Santana, che salta Fabiano ma conclude sull’esterno della rete. Le emozioni scarseggiano e la prima frazione si chiude con una punizione di Petrilli che La Gorga toglie dall’incrocio.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Il Padova fa il suo, non si concede distrazioni e batte 3-1 la Pro Patria, pur senza offrire una prestazione memorabile. La dodicesima vittoria in campionato, tuttavia, non restituisce concrete chances di playoff, vista la netta vittoria dell’Alessandria a Gorgonzola. I biancoscudati, trascinati ieri da uno smagliante Neto Pereira, sono adesso sesti a sette punti di distanza sia dal terzo che dal quarto posto, visto che il Bassano ha sorprendentemente perso in casa contro la Pro Piacenza. E la rincorsa appare sempre più dura. Il verdetto definitivo arriva invece per la Pro Patria, che conferma di avere nel Padova la sua bestia nera. Dopo aver negato la serie B ai bustocchi nella finale playoff del 2009, con la vittoria di ieri i biancoscudati hanno condannato la formazione di Alvardi alla matematica retrocessione in serie D. Inizio sprint. La grande novità di formazione è il ritorno in campo dal primo minuto di Nicola Petrilli, a un mese e mezzo dall’ultima apparizione nell’undici titolare contro il Renate. A farne le spese è Ilari, uno dei fedelissimi del tecnico trevigiano, che si accomoda in panchina, con Finocchio che si sposta a destra. Una mossa offensiva che paga immediatamente, visto che i biancoscudati passano al primo affondo.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) «Il brasiliano è un esempio per i più giovani dal punto di vista del comportamento e dell’umiltà. Non solo per i gol ma per la corsa e la pressione che mette agli avversari. A 37 anni potrebbe gestirsi, invece anche in questa settimana in cui non è stato bene ha fatto di tutto per recuperare e giocare. I giovani, dall’altro lato, mi fanno arrabbiare perché invece di sputare sempre sangue si adagiano sugli allori. Io voglio sempre il massimo, anche se giochiamo contro il Conselve. Questa deve essere la mentalità, perché a me, da allenatore e giocatore, non ha mai regalato niente nessuno». Si è sentito anche qualche fischio. «Dispiace ma ci può stare in una piazza esigente come Padova. Dobbiamo accettarlo ma ringrazio la tribuna Fattori che anche in una giornata poco brillante ci ha sempre sostenuto». Crede ancora ai playoff? «La speranza è molto flebile ma continuiamo a vincere per tenerla accesa».

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) È arrabbiato Bepi Pillon. E non certo perché la vittoria dell’Alessandria abbia vanificato il successo del Padova in chiave playoff. Al tecnico trevigiano non è piaciuta la prestazione dei suoi, tanto che non esita a definirla: «La peggior partita da quando sono arrivato», attacca Pillon. «Il calcio è veramente strano, a volte giochi bene ma perdi come a Pordenone, altre fai male ma vinci 3-1. Con la Pro Patria abbiamo giocato con sufficienza e questo non mi è piaciuto. Probabilmente ci siamo un po’ illusi dopo un quarto d’ora, quando eravamo già in vantaggio e avevamo sfiorato il raddoppio. Ma noi siamo una squadra che se non sta sempre sul pezzo fa molta fatica, ci siamo allungati e innervositi fino a prendere gol. Avevo detto ai ragazzi che se non avessimo fatto tutto per bene saremmo andati in difficoltà e così è stato». Al tecnico, però, non è piaciuto l’atteggiamento e per tirare qualche frecciata elogia Neto Pereria.

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) L’imperativo è crederci fino alla fine. Anche se, per dirla con il presidente Bergamin: «Se giochiamo come contro la Pro Patria non potremo fare molta strada. Prendiamo di buono il risultato, che è quello che conta, ma mi aspetto di più». Un concetto ribadito anche dall’amministratore delegato Roberto Bonetto, che tuttavia non perde le speranze: «Ci sono ancora gli scontri diretti e finché la matematica ci dà speranza proviamo a cullare il sogno di una rincorsa ai playoff. Lo dobbiamo non solo a noi ma anche ai nostri tifosi. Proviamo, in ogni caso, ad arrivare più in alto possibile per poter disputare la Coppa Italia il prossimo anno. Il futuro? Ci troveremo in settimana con i soci per iniziare a parlarne». Il presente, invece, si chiama Neto Pereira, ancora una volta decisivo con un gol, un assist e una dedica speciale: «Dopo la rete sono corso ad abbracciare il nostro magazziniere Oriano», ha spiegato il brasiliano. «Mi ripete spesso che lui è sempre dietro quella porta e mi aspetta per esultare, così mi ha fatto piacere corrergli incontro dopo aver segnato». Un gol, tra l’altro, spettacolare. «Bucolo mi ha lanciato alla grande, quando mi sono involato ho capito che il pallonetto poteva essere la soluzione più efficace. Sono contento della vittoria anche se non abbiamo giocato bene e in settimana dovremo capire il perché. Teniamo vive le speranze playoff e proveremo a vincerle tutte».

E’ successo, 10 aprile: i Biancoscudati battono 3-1 la Pro Patria grazie alle reti di Altinier, Neto Pereira e Finocchio.




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