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Ore 22.50 – (Corriere delle Alpi) Occasione sprecata. Anzi, peggio. Il Belluno viene abbattuto dall’unico tiro in 90′ del Monfalcone e incassa la quinta sconfitta. La squadra giuliana, con un uomo in meno dal 22′, è riuscita a fare il colpaccio e portare via dal Polisportivo tre punti insperati, visto anche come si era messa. Il Belluno non è riuscito a finalizzare almeno cinque occasioni nitide che ha avuto tra il primo e il secondo tempo e al 27′ della ripresa è stato punito dalla rete di Zubin, che di destro ha incrociato sul secondo palo, senza lasciare scampo a Brino. Sarebbe da rivedere la posizione della difesa gialloblù, che si è fatta trovare impreparata su un lancio di 50 metri proveniente dalle retrovie. Come ha detto mister Vecchiato nel dopo partita, un tiro si può anche concederlo, il problema è non riuscire a segnare nemmeno una rete, vista anche la superiorità numerica. Sul piano del gioco i bellunesi hanno dominato nettamente l’avversario, ma non hanno dimostrato la brillantezza vista in altre occasioni e sotto porta non sono riusciti a buttarla dentro. Con questa sconfitta il Belluno da probabilmente l’addio alla possibilità di riprendere l’Este al terzo posto e deve concentrarsi per difendere la quarta posizione dalla Virtus Vecomp, prossima avversaria dei bellunesi tra due settimane, a Verona. Tra i pali c’è Brino, la difesa è composta da Pescosta e Mosca sugli esterni mentre la coppia centrale è formata da Calcagnotto e Pellicanò. A metà campo va in regia Bertagno, supportato da Masoch e Miniati. Davanti bomber Corbanese guida l’attacco insieme al giovane Marta Bettina. Alle loro spalle torna titolare D’Incà, che fa il trequartista. Il primo sussulto è proprio del capitano, che dopo una mancata di minuti ci prova dalla distanza con un tiro di collo pieno scavalca il portiere ma non centra la porta. Poco dopo, i padroni di casa sfiorano il vantaggio con D’Incà, ben servito in profondità da Bertagno, ma il fantasista di Longarone a tu per tu con l’estremo difensore ospite, viene anticipato da Kozmann che libera in angolo. L’assedio del Belluno continua e al 13′ D’Incà pennella dal fondo in mezzo per Miniati che prova a girare di testa senza inquadrare lo specchio. Al 22′ le cose per il Monfalcone si mettono male perchè Villanovich entra in maniera scomposta su Bertagno e rimedia il secondo cartellino, nove minuti dopo aver preso il primo. Poco dopo gli ospiti, già in dieci, perdono Fernandez per infortunio, al suo posto entra Milan. Nel finale di primo tempo, Mosca scende per l’ennesima volta sulla sinistra e crossa in mezzo rasoterra, Corbanese fa velo e la palla passa sotto Contento e colpisce il palo prima di finire sul fondo. Nel secondo tempo il copione non cambia, il Belluno fa la partita ma fatica a sfondare nonostante la superiorità numerica in campo. Al 16′ Miniati batte una punizione nei pressi della bandierina, Mosca salta più in alto di tutti e impatta di testa a botta sicura ma Contento di istinto respinge sulla linea. Il Monfalcone continua a difendersi con ordine e molta grinta e al 27′ passa inaspettatamente in vantaggio. Zubin viene lanciato sul filo del fuorigioco, la difesa del Belluno si fa trovare impreparata e concede il tiro alla punta ex Venezia che da dentro l’area spara un missile sotto l’incrocio più lontano, senza lasciare speranze a Brino. Accusato il colpo il Belluno si getta in avanti con la forza della disperazione e sfiora il pari con Farinazzo che prova la girata su cross di Acampora ma Contento gli dice di no con un altro super intervento. Nel finale i gialloblù perdono per infortunio Pellicanò, Vecchiato inserisce Salvadego davanti mentre Farinazzo è costretto ad uscire per una botta alla testa, a cambi ormai esauriti.
Ore 22.30 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana è tornata da Cuneo coi tre punti in saccoccia che tengono accesa la fiammella dei play off, una vittoria che in trasferta mancava dallo 0-1 di Bergamo contro l’Albinoleffe di metà dicembre, ma non ha potuto fermarsi per il consueto giorno di riposo post-partita perché mercoledì sera incombe l’11° turno del girone di ritorno del campionato. Al Città del Tricolore (ore 20.30) arriverà la Pro Patria degli ex Simone Vernocchi e Marcello Possenti, senza dimenticare il portiere Cosimo La Gorga che in estate aveva svolto la preparazione in altura a Castelnovo Monti con i granata. I bustocchi sono gli ultimi della classe e non potranno nemmeno contare su un altro ex di lusso come l’esterno destro Matteo D’Alessandro, fuori per infortunio, ma mister Alberto Colombo non vuole cali di tensione e preferisce rimandare qualche giorno di vacanza in più nel periodo di Pasqua perciò Parola e compagni hanno svolto una seduta anche ieri, nella mattinata della domenica delle Palme. Per quelli che hanno giocato al “F.lli Paschiero” di Cuneo si è trattato di un allenamento defaticante in palestra mentre gli altri – cioè i soli Antonio Letizia, Erik Panizzi, Riccardo Ceccarelli e Christian Silenzi- si sono divertiti sul campo di via Agosti col tecnico, poco distanti da loro “faticavano” i portieri Simone Perilli e Lorenzo Vergine. La realtà è che resta molto striminzito l’organico granata infatti oggi verranno valutate meglio le condizioni di Raffaele Nolè e Francesco Rampi, ambedue convocati per la sfida in Piemonte ma alle prese con un problema al ginocchio, anche se le possibilità di un loro recupero per il match di mercoledì non sono molte. Niente da fare per gli altri sei: Michele Pazienza, Gianluca Zucchini e Paolo Bartolomei torneranno dopo le feste di Pasqua mentre per Riccardo De Biasi, Paolo Frascatore ed Antonio Loi i tempi non sono ancora ben definiti. Attimi di gloria per il giovane talento Minel Sabotic, al momento del ritorno dalla palestra verso gli spogliatoi, che ha firmato autografi ad alcuni tifosi presenti ai campi: la prova evidente che ai tifosi granata basta vedere l’impegno per tornare ad appassionarsi della loro sdquadra. Oggi la squadra tornerà a lavorare col gruppo completo dalle ore 15, sempre in via Agosti.
Ore 22.20 – (Gazzetta di Reggio) «Torniamo da Cuneo con molte note positive. La squadra ha fatto bene, è rimasta concentrata e ha mostrato una buona organizzazione». L’ad granata Guido Tamelli, che sabato ha seguito la squadra in trasferta in Piemonte, è soddisfatto per il carattere mostrato dagli 11 di Colombo. Che impressione le hanno fatto i granata? «Questa volta meritano tutti un bel voto in pagella. La squadra non ha fatto l’errore di Media, dove con un brutto campo ha cercato di giocare come al solito. Hanno pressato alto e verticalizzato molto». Però gli attaccanti non segnano, e non è un problema secondario. «La regola è che il portiere para, la difesa difende e l’attacco segna. Però ci sta che nel calcio moderno i difensori attacchino e possano segnare loro». Danza avrà più spazio nel finale di stagione. Come lo giudica? «L’esordio dal primo minuto è andato molto bene. Mi è piaciuto molto. E’ rapido, fa al massimo un tocco, ha giocato di prima, innescato le ali, verticalizzato spesso. La squadra ne ha beneficiato. E’ un arma in più e credo che se recuperiamo qualche giocatore ce la possiamo giocare». Crede nei play off? «Diciamo che siamo più fiduciosi ma guai a parlare di obiettivi. Tutte le volte che lo abbiamo fatto è andata come sappiamo. Pensiamo a una partita alla volta. Non facciamo conti, non guardiamo alla classifica e alle altre squadre. Pensiamo solo a noi e alla fine faremo i conti». Prima di Cuneo è stata una settimana difficile… «La squadra si è allenata bene e l’ambiente è compatto. Noi dobbiamo giocare per vincere ogni partita, solo così i risultati arriveranno. Comunque sia anche i tifosi chiedono prima di tutto impegno». Quando il Cuneo ha accorciato le distanze la squadra non ha avuto contraccolpi. «E’ stato molto bravo il mister a tenere le due punte. Ha dato un segnale forte alla squadra che voleva la vittoria». Il mister ha parlato di persone che alimentano tensioni intorno alla squadra, un riferimento all’ex dg Ferrara. «Non ho sentito. Ma non mi interessano i capitoli chiusi. L’importante è lavorare bene tra di noi, con umiltà e concentrazione». Mercoledì arriva la Pro Patria. «Ricordiamo l’andata. Se pensi di aver vinto finisce che non prendi i tre punti. Giochiamocela com umiltà e poi alla ripresa del campionato andiamo a Pordenone e vediamo cosa accade».
Ore 22.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) “Notte di stelle”. Così Mauro Lovisa ha definito il successo dei suoi ramarri sul Padova (2-1) sabato sera al Bottecchia. NEL GRANDE CALCIO – «È la notte che avevo in mente – racconta re Mauro – sin dal primo giorno in cui accettai la proposta di Sergio Bolzonello di occuparmi del Pordenone. Una grande partita sotto i fari, fra due grandi squadre, davanti a un grande pubblico. Così è stato sabato. Atmosfera da grande calcio. Forse per la prima volta in duemiladuecento abbiamo vissuto dal vivo quello che spesso in passato tanti avevamo visto solo in televisione. La prima di una lunga serie, perchè siamo arrivati sin qui e non abbiamo nessuna voglia di fermarci». MATURITÀ – L’avevamo definita alla vigilia il bivio fra una stagione positiva e una stagione memorabile. Perdere sarebbe probabilmente significato rientrare fra i ranghi. Il pareggio è degli ignavi. Vincere chiede l’affiliazione in quello che lo stesso Lovisa ha definito “il club delle sette sorelle”, che si giocheranno l’accesso all’appendice nobile sino al termine della stagione regolare. Poi tutto potrà succedere. A togliere ogni dubbio sul ruolo che avrebbe potuto interpretare da qui all’8 maggio il ramarro è stato Alex Pederzoli, appena dopo 240 secondi di gara. «Ho provato – racconta il regista – e mi è uscito un tiro bello, forte e angolato. Il loro portiere (Favaro, ndr) era posizionato come se si aspettasse un passaggio ed è rimasto sorpreso». Per Alex è il primo gol su azione. Gli altri 4 erano stati realizzati su piazzati. Anche a questo è dovuta l’esultanza straripante e la corsa verso compagni e tribuna. «Sì – ammette – ma soprattutto perchè era un gol che la squadra si meritava dopo la sconfitta immeritata di Bassano». Pederzoli, ammonito, verrà squalificato e salterà la gara di giovedì ad Alessandria. SUPERSTITE – Tedino ha pescato il secondo gol in panca. Autore Matteo Buratto, unico superstite del Pordenone campione d’Italia di Carmine Parlato. Sarà lui probabilmente a sostituire Pederzoli giovedì ad Alessandria. Dentro e subito in gol. «C’è stato un lancio di Stefani – racconta il centrocampista – con palla spizzata di testa verso centro area da Strizzolo. Il difensore l’ha mancata. Ho messo il piede e sono riuscito a spedirla alle spalle di Favaro». I padovani sono ancora lì che protestano per un supposto fallo di Strizzolo e per un altrettanto supposto fuorigioco. «Non ho visto niente – si chiama fuori dai guai Matteo – Ero concentrato solo sulla palla». Giovedì altro “spareggio” ad Alessandria. «Abbiamo dimostrato – chiosa Buratto – che possiamo giocarcela con tutti. Andremo ad Alessandria senza paura. Come abbiamo fatto in tutte le altre gare di questa fantastica stagione». EROI DI COPPA – Sarà un’altra gara fantastica con i grigi che sono arrivati sino alle semifinali di coppa Italia, eliminati dal Milan. All’andata al Bottecchia finì 1-1 con rete iniziale di Mezzavilla e pareggio di De Cenco.
Ore 21.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Un coro di millequattrocento voci pordenonesi ha salutato sabato sera l’inverno mentre in campo danzavano festanti i ramarri sotto gli occhi di 800 sportivissimi padovani che applaudivano insieme i loro beniamini sconfitti con onore e gli avversari vincenti con merito. GRAZIE RAMARRI – «L’inverno invita a divertirsi e allontana gli affanni» cantava Virgilio nelle sue Georgiche. Ebbene bisogna dar atto a Tedino e ai suoi ragazzi di aver regalato ai loro supporter momenti di serena felicità in questi ultimi tre mesi freddi durante i quali il solo accendere la tv diventava causa di preoccupazioni e angoscia. È stato senza ombra di dubbio il più bello fra gli inverni della storia neroverde. Una stagione iniziata il 9 gennaio, dopo la pausa per le festività di Natale, a Gorgonzola con la vittoria per 2-1 sul Giana Erminio. Sono seguiti poi i successi con Pro Piacenza (1-0), Albinoleffe 3-0, Mantova (1-0), Renate (2-0), Pro Patria (3-0). «Ma tutte – si disse allora – vittorie con squadre facili. Il bello arriva adesso». Infatti arrivò la vittoria di Cremona (2-0) e quella a Bolzano con il Sudtirol (3-1) che portarono a 8 la striscia vincente di un ramarro che rivaleggiava sul piano della statistica con la Juventus in serie A. Il mezzo passo falso al Bottecchia con il Lumezzane (1-1) interruppe il filotto e la successiva sconfitta a Bassano (0-1) portarono a credere che la favola fosse finita. Invece nell’ultimo sabato di questo fantastico inverno il ramarro ha rialzato la cresta e tirato il collo alla gallina padovana. COMINCIA PRIMAVERA – «Già al principio della primavera – ammoniva sempre Virgilio – cominci il toro a gemere sull’aratro affondato e il vomere a rilucere per lo strofinio nel solco». Per raccogliere alla fine il frutto del lavoro non bisogna staccare. Altre prove impegnative attendono i ramarri: giovedì ad Alessandria, poi (dopo la pausa pasquale) due volte di fila al Bottecchia con Reggiana e Feralpisalò, quindi in casa della capolista Cittadella e di nuovo al Bottecchia col Pavia.ATTENTI ALLE GRU – Solo dopo aver passato indenni questi cinque severi impegni i neroverdi potrebbero tirare un po’ il fiato ospitando il Cuneo, andando a far visita a un Pavia disastrato e turbolento e chiudendo la stagione regolare al Bottecchia con il Giana Erminio. Attenzione però perchè – ammonisce sempre Virgilio – «l’anatra testarda, le gru dello Strimone, la cicoria dai filamenti amari e la stessa ombra» possono nuocere e rovinare le fatiche di uomini e buoi. Sta a Tedino tenere a distanza anatre e gru ed evitare che crescano al De Marchi erbe cattive. Solo così alla fine potrà raccogliere quanto tanto faticosamente seminato.
Ore 21.40 – (Messaggero Veneto) Alex Pederzoli, con la rete segnata alla sua ex squadra, il Padova, è salito a quota 5 centri in questa stagione: mai così prolifico in carriera. Ma il regista del Pordenone, sempre più uomo-squadra, guarda al gruppo, soffermandosi sul successo e dando uno sguardo al futuro. «Questi tre punti – spiega – sono importanti, contano perché ottenuti contro un avversario blasonato. Ma saranno pesanti soltanto se riusciremo a tagliare un traguardo importante come i play-off. La squadra lo meriterebbe». La “mente” dei neroverdi rivela: «È uno dei campionati di serie C più tosti che abbia mai affrontato, è bello e giusto stare quassù. Ora dobbiamo continuare, perché questa stagione deve sfociare in qualcosa di storico». Pederzoli però sarà squalificato e salterà Alessandria. Era diffidato e si è fatto ammonire sapendo che non avrebbe recuperato in tempo per giovedì. «Ho rimediato una piccola contrattura – spiega il centrocampista – in uno scontro con Altinier».
Ore 21.30 – (Messaggero Veneto) Il Padova rappresentava la vera prova di maturità per il Pordenone: perché era reduce da tre vittorie di fila e perché i neroverdi erano in leggero declino, visto l’unico punto raccolto nelle ultime 2 gare. I “ramarri” l’hanno superata alla grande: battendo i veneti hanno rafforzato nettamente la propria candidatura ai play-off. Adesso mancano 7 turni alla fine, ma sono le prossime tre gare che verosimilmente decideranno il futuro: Alessandria (quarta in classifica) fuori casa, fra tre giorni; quindi Reggiana (settima) e FeralpiSalò (quinta) dopo la sosta. Totalizzando almeno 6 punti in questo trittico, la squadra di Tedino sarebbe quasi certa della post-season. Tosta. I neroverdi sono così. Il Padova era il peggior cliente da incontrare, al momento. Per i punti incamerati nell’ultimo mese e per l’onda emotiva che l’accompagnava, quegli 800 tifosi giunti al Bottecchia per sostenere Altinier e soci. Il Pordenone ha superato l’esame a pieni voti. L’ha fatto grazie a una partenza super in cui, andando ad aggredire alto l’avversario – che non si aspettava tale intensità allo start – ha trovato subito il gol dell’1-0, mandando in cortocircuito i meccanismi dei boys di Pillon. È lì che i ramarri hanno scavato il solco, legittimando poi il vantaggio con tre chiare occasioni da rete. Nella ripresa, nell’unica fase di stanca del match, hanno poi trovato il bis – forse viziato da irregolarità – per far così calare il sipario sul match. Nel finale la sofferenza, con la rete del Padova del 2-1 e il Pordenone a gestire. Ostacolo però superato e terzo posto consolidato. Futuro. Un risultato di ieri ha dato una mano. Si tratta del ko del Pavia (col Renate), che è sceso a 4 punti dai play-off. I lombardi saranno l’avversario della penultima, è un bene che ora siano lontani dalla post-season. L’Alessandria, invece, ha vinto con la Pro Patria a fatica: attenzione, però, perché giovedì ci vorrà di nuovo un grande Pordenone, visto che i grigi devono per forzare arrivare al supplemento di stagione per non buttare via un altro anno (e investimenti milionari). Sarà terza contro quarta, e ai neroverdi può bastare anche un pari. Quindi le sfide al Bottecchia con Reggiana (sabato 2 alle 20.30) e FeralpiSalò. Si è nel cuore della lotta della post-season: Tedino dice che ci vogliono 60 punti per arrivare ai play-off, a questa squadra ne mancano ancora 8 (sulla carta). Ottenerne più della metà nei prossimi scontri diretti equivarrebbe a conquistare l’accesso al “sogno” – come lo definisce il presidente Lovisa. Il finale. Eventualmente rimangono 4 partite: Cittadella, Cuneo, Pavia e Giana Erminio. Ma è nel prossimo trittico che si deciderà tanto, tantissimo, di questa stagione. Il Pordenone è pronto a giocarsela: sabato, battendo il Padova meritatamente, l’ha dimostrato.
Ore 21.10 – (La Provincia Pavese) Il silenzio della curva non è passato inosservato. E a fine gara i giocatori azzurri hanno provato a ricucire lo strappo con i tifosi, entrati sugli spalti solo alla fine del primo tempo. Si sono avvicinati alla curva sud, insieme ad alcuni membri dello staff, ma sono stati respinti dai fischi della tifoseria. Che ancora prima della prestazione («Una sconfitta ci potrebbe stare, anche giocare male ci può stare», spiegano i tifosi) non riescono a perdonare alla squadra l’atteggiamento in campo e verso «chi segue la squadra da anni». «Non hanno rispetto nemmeno per la maglia che indossano», aggiunge un ragazzo con la sciarpa biancoazzurra al collo. I cori a fine gara, mentre i giocatori si avvicinano a capo chino, sono feroci. «Vergognatevi», e ancora «Solo stipendio e soldi», più altri che riprendono l’epiteto utilizzato pochi giorni fa da Bignotti. Un giocatore prova ad alzare le mani, in segno di saluto e di pace, ma viene investito dai fischi e dalle urla. Niente da fare. Il gruppo azzurro si arrende e ripiega verso gli spogliatoi. A fine gara deve perfino intervenire la polizia, perché un gruppetto di tifosi fuori dallo stadio vuole aspettare i giocatori per contestarli. Per tutta la partita, d’altra parte, in curva non è mai stata aria. La squadra, tra striscioni appesi al contrario e slogan al vetriolo, quasi tutti a richiamare gli alti stipendi e «la voglia di fare poco», non è stata quasi mai sostenuta dalla curva. Nemmeno quando il Pavia ha accorciato con Cesarini, nel secondo tempo, e ha riacceso le speranze. A dire il vero qualcuno tra gli ultrà, in quell’occasione, non è riuscito a trattenere la gioia, ma è stato subito redarguito dal ragazzo-regista del tifo che, seduto sulla ringhiera, ha invitato a zittire l’esultanza e a trasformare gli applausi in fischi. Il gruppo degli “irriducibili”, di chi si è impegnato a portare la protesta fino in fondo, prima con il volantinaggio fuori dallo stadio e poi sulle gradinate, non è riuscito però a convincere tutti. Una parte della curva è entrata regolarmente a inizio partita e al gol del Pavia ha festeggiato per la squadra, seppure senza bandiere e striscioni. Tra questi, seduto a destra delle gradinate, anche il sindaco di Pavia, Massimo De Paoli, che da anni segue la squadra in curva. «Non credo che le proteste del tifo servano a molto – spiega –. La prestazione lascia a desiderare ma il sostegno alla squadra si dà sempre». E a chi lo ha visto entrare, trafelato, a partita ormai avviata, spiega: «Non ho aderito alla protesta, sono entrato a metà del primo tempo perché ero in ritardo».
Ore 20.50 – (La Provincia Pavese) «Mi assumo tutta responsabilità perché come allenatore è giusto così. Quello che non è piaciuto l’atteggiamento del primo tempo, non solo dei primi 15’, dove abbiamo preso i due gol. Lasciando perdere alibi come la sfortuna o che la seconda rete del Renate è un eurogol». Stefano Rossini fa da parafulmine alla sua squadra, anche se già a caldo nel dopopartita fa delle considerazioni su quello che non è andato soprattutto nei primi 45’ con il Renate. «Avevo detto che avevo visto un crescendo in allenamento della squadra, ma quest’atteggiamento va trasportato nella partita e purtroppo non sono stato abbastanza coinvolgente visto come sono andate le cose – analizza l’ex tecnico della Berretti azzurri – nel secondo tempo siamo rientrati con nulla da perdere ed è andata meglio. Cosa ho detto? Sicuramente ho fatto capire ai giocatori che c’era da ritrovare un po’ di amor proprio, di autostima. E dalla prestazione del secondo tempo dobbiamo partire. Perché prima, invece, sono state tantissime le cose che non sono andate: dopo lo 0-2 non riuscivamo ad avere in fase di possesso ampiezza, tenere palla, le giuste linee di passaggio – spiega mister Rossini – in fase di non possesso eravamo lunghissimi e larghissimi. Quindi non era questione di modulo o meno, ma solo di atteggiamento. Lo dimostra il fatto che quando abbiamo fatto il 4-4-2, mai provato in settimana, è andata meglio. Conta l’atteggiamento e senza quello nel calcio, ma anche nella vita, non si va da nessuna parte». La ricetta è chiara. «Dobbiamo rimboccarci le maniche. Non c’è più niente da perdere – continua il tecnico del Pavia – buttar giù il testone e lavorare. Anche perché se parti regalando un tempo, contro chiunque giochi, diventa dura. Nel secondo tempo ho visto la prestazione, una squadra con orgoglio, cattiveria. Nel primo a parte il tiro sul palo di Ferretti non abbiamo fatto niente». Rossini non nasconde come ci sia da fare tanto. «Non guardo in faccia a nessuno. Avanti con le mie idee – ribadisce l’allenatore azzurro – devo pensare prima di tutto a capire perché siamo riusciti a reagire nel secondo tempo dopo un primo da dimenticare. Che cosa non sono riuscito a trasmettere prima ai giocatori. Su cosa ci sia da lavorare penso molto sul possesso di palla, sui movimenti. Correre tanto porta anche a una stanchezza mentale. Vanno affrontati tutti gli aspetti: psicologico, tattico e tecnico. Io sono qua per fare questo».
Ore 20.30 – (La Provincia Pavese) «Oratoriooo!». «Correre, non fare i lampioni!». «Bidoneee!» «Play off?!». «Guadagni più tu di tutti quelli del Renate messi insieme!». Undici minuti sono passati e il Pavia è già sprofondato 0-2 con il Renate. Un avvio traumatico che sugli spalti dà la stura a quella rabbia distruttiva che già covava. Il finale, con gli azzurri che dopo l’1-2 di Cesarini vanno vicini, più con la foga che con la testa, al 2-2, non serve a salvarli da un’altra ricca porzione di insulti. Culmina nel peggiore dei modi la settimana folle del Pavia, cominciata dopo il 3-0 di Padova con la cacciata di mister Brini (staff compreso), e proseguita con le frasi del dg Bignotti su «calciatori-merde» da «sciogliere nell’acido». E al di là delle responsabilità della squadra, non è difficile capire come ci sia un nesso con quello che si è visto ieri al Fortunati, nella prima di Stefano Rossini da allenatore titolare della prima squadra. L’avvio da incubo, dopo un’incornata da due passi di Marchi su rovesciata di Ferretti che aveva fatto pensare a un pomeriggio gioioso, è stampato in due fotogrammi. Al 6’ l’ex Pavan penetra indisturbato al centro finché in area non trova l’opposizione fallosa di Marino. E’ rigore, che Napoli trasforma mandando Facchin dall’altra parte. All’11’ Scaccabarozzi, non pressato, ha tutto il tempo di prendere la mira e pilotare un gran destro nel sette. Col Pavia imbambolato e sconfortato dai due cazzotti a freddo e con la frenesia di reagire sbaglia cose semplici, il Renate fa un figurone. Su una palla in uscita Ferretti potrebbe fare l’1-2, ma capita sul destro e la mira è altissima. Soprattutto al 26’ il fuoriclasse azzurro si gira su se stesso e scaglia uno dei suoi bolidi di sinistro a sbattere contro la parte interna del palo, scatenando il primo e unico applauso del pubblico. L’1-2 avrebbe messo la gara su un altro piano, e invece è il Renate che rischia di fare tris prima su errore di Muscat che perde palla a centrocampo, ma Malomo rimedia su Florian, infortunandosi (sarà costretto a uscire), e poi al 42’ con Scaccabarozzi scivolando sfiora la doppietta. Rossini dopo l’intervallo passa al 4-4-2 mettendo fuori Sforzini per Manconi, va un po’ meglio ma la manovra del Pavia continua a essere stentata, imprecisa, di scarsa qualità. Marino si fa scippare la palla e Facchin mette una pezza su Napoli. Ma al 12’ su un angolo spunta la testa di Cesarini che riapre la gara. Ferretti su una buona combinazione (finalmente) svirgola una conclusione non facile e Carraro sfiora su punizione l’angolino. Il Pavia continua a rischiare su Curcio (Facchin in due tempi) e sugli slalom di Iovine (botta larga, ma che brividi) però nel finale potrebbe arrivare almeno il pari su un paio di palle che danzano davanti alla porta: la prima scacciata dai piedi di Cesarini, la seconda su punizione liberata a fatica con Marino che in scivolata manca il tap in. Gli azzurri protestano per una contatto sospetto su Marchi, volato a impattare un cross da destra. Non c’è niente per l’arbitro, che invece poco dopo sventola il rosso diretto a Carraro. E i play off ora sono lontani quattro punti.
Ore 20.10 – (Gazzetta di Mantova) Se in casa biancorossa si sottolinea il giusto approccio alla gara col Bassano eppure ci si leccano le ferite per il ko e nel clan veneto si elogia l’atteggiamento di concretezza della formazione giallorossa, è evidente che sia la differente qualità del due collettivi a scavare il solco sintetizzato dal risultato finale. La pensa così il tecnico ospite Stefano Sottili che dipinge il Mantova come «una squadra che deve togliersi di dosso quella fragilità tipica di chi fatica a ottenere risultati e deve convivere con una classifica precaria». E mentre in casa Acm non si vede via d’uscita alla persistente crisi di risultati, Sottili aggiunge: «Non è semplice risolvere subito tutti i problemi, solo le vittorie possono restituire serenità a uno spogliatoio. Abbiamo affrontato bene l’impegno, mantenendo le giuste distanze tra i reparti e soffrendo poco in retroguardia, eppure i ragazzi hanno commesso troppi errori in uscita con la palla al piede, regalando troppi palloni. Mi sta bene se troviamo avversari così bravi da metterci in difficoltà, ma non posso accettare che ci facciamo del male da soli. E in qualche occasione i miei non sono stati del tutto irreprensibili». Il gol di D’Ambrosio in apertura ha indubbiamente agevolato il compito del Bassano e l’allenatore giallorosso lo sa: «Il nostro vantaggio ha tolto vigore al Mantova, che aveva grandi motivazioni e ipotizzavamo che ci avrebbe aggredito sin dai minuti iniziali. Trovato il gol su palla inattiva, la partita si è incanalata dalla nostra parte e nella ripresa, dopo il 2-0, i biancorossi hanno accusato il colpo senza riuscire a reagire. Momentè? Ha giocato con due denti rotti, risultato di uno scontro avuto in avvio con un avversario. È stato bravo a rimanere in campo sino quasi al fischio finale».
Ore 19.50 – (Gazzetta di Mantova) Con Mattia Marchi occorre necessariamente partire dal suo gol annullato nel primo tempo che avrebbe dato il pareggio al Mantova: «Dal campo l’impressione che ho avuto – dice l’attaccante – è che la mia posizione fosse regolare. A maggior ragione dopo che in precedenza aveva concesso al Bassano quel gol contestato, ero convinto che la terna lo avesse dato buono: di solito ragionano così… Poi se le immagini dovessero dimostrare che ero in fuorigioco, inutile recriminare. Di sicuro quel pareggio lo avremmo meritato per come ci eravamo espressi fino ad allora, forse anche meglio di loro. Purtroppo poi nella ripresa la rete del 2-0 ci ha tagliato le gambe e siamo gradatamente calati». Anche Marchi tuttavia non vuole mollare la presa: «Abbiamo solo pochi giorni per preparare al meglio una sfida altrettanto difficile contro la capolista Cittadella – conclude – e dobbiamo ripartire dall’atteggiamento del primo tempo. Curando a fondo i dettagli e consapevoli che le partite durano 90 minuti». Viceversa con Filippo Carini si va ad indagare l’azione del discusso vantaggio ospite: «L’assistente dopo il colpo di testa su azione da calcio d’angolo – spiega il difensore – ha alzato subito la bandierina segnalando un fuorigioco, poi si è ravveduto dicendo che non aveva visto che dietro il palo c’era un biancorosso, credo Lo Bue. Al di là del fatto che avesse ragione o meno, e soltanto le immagini potranno chiarirlo, credo che episodi del genere capitino soltanto una volta in una carriera. Ma si sa che quest’anno nel complesso ci gira sempre un po’ male». Secondo Carini il 2-0 è troppo: «Siamo scesi in campo con lo spirito giusto – prosegue – , come avevamo preparato la gara. Certo, di fronte ad una sconfitta con due gol di scarto diventa difficile farlo capire, ma nel primo tempo le occasioni migliori sono state le nostre. Dobbiamo subito guardare avanti».
Ore 19.30 – (Gazzetta di Mantova) Colpi bassi e colpi proibiti. I primi sferzano un morale che in casa mantovana era già ai minimi storici, gli ultimi accompagnano sul campo ruggini e ripicche di presente e passato, per legami tra uomini mai realmente entrati in sintonia. Delle speranze disattese dice tutto o quasi Gaetano Caridi, che all’indomani dell’arrivo del tecnico Prina aveva indicato nella maggiore grinta e concentrazione le armi necessarie per continuare a inseguire la salvezza. «Abbiamo tenuto testa alla seconda della classifica e giocato una buona gara, ma soltanto per un’ora – riflette il capitano dell’Acm -, quando invece occorre essere competitivi per tutti i 90 minuti e oltre. È troppo poco e ne siamo consapevoli, purtroppo ancora una volta ci è girato tutto storto. Il gol iniziale è viziato dal cambio di decisione del guardalinee sotto la tribuna: diceva a noi giocatori e al direttore di gara di essersi sbagliato nel segnalare il fuorigioco ma io nella terna arbitrale ho visto solo tanta confusione. Il raddoppio del Bassano è stato un duro colpo al morale e dopo questo episodio ci siamo seduti, non riuscendo più ad essere brillanti come nel primo tempo. Nonostante lo svantaggio maturato dopo una decina di minuti, la squadra ha risposto bene e creato alcune opportunità per il pari, rischiando il minimo in retroguardia. Ma una volta sotto di due reti, la partita in pratica è finita lì». Andrea Trainotti racconta il duello con l’ex Momentè: «La scorsa stagione, qui al Martelli, mi aveva rotto il naso durante la partita con l’AlbinoLeffe. Oggi (ieri, ndr) mi ha sferrato una violenta gomitata ed è stato protagonista del taglio che Perpetuini si ritrova sul naso. Per quanto mi riguarda gli ho teso la mano per dimenticare lo scontro ma lui l’ha rifiutata. Pazienza…». Sulla sconfitta: «L’atteggiamento è stato propositivo, il secondo gol del Bassano è venuto nel nostro miglior momento e ci ha tagliato le gambe».
Ore 19.10 – (Gazzetta di Mantova) Mastica amaro Gianbattista Tirelli. Il Mantova cade anche con il Bassano e prosegue nella sua agonia verso un finale di stagione che si preannuncia ricco di insidie: «La scossa auspicata non c’è stata – sottolinea il socio dell’Acm – però la squadra non ha fatto male, anzi. Nel primo tempo i ragazzi non mi sono dispiaciuti, hanno dimostrato volontà e grande determinazione. Andare sotto dopo pochi minuti in quel modo non ha sicuramente aiutato il gruppo in questo momento così complicato sotto il profilo dei risultati». Dopo il vantaggio del Bassano tante buone occasioni, poi il raddoppio che ha messo la parola fine sulla pratica: «Dopo il gol del 2-0 – commenta Tirelli – la squadra ha perso la convinzione ma credo sia normale. Di fronte c’era una squadra competitiva, non era di certo un compito semplice. Ho visto un Mantova migliore rispetto ad altre occasioni, speriamo sia di buon auspicio per il finale di stagione». Un finale di stagione che sembra segnato verso gli spareggi salvezza. Un po’ quello che successe nella stagione 2011/2012, la prima del Mantova di nuovo tra i professionisti dopo il fallimento e la vittoria della serie D nell’anno del centenario: «Dobbiamo preparaci ai playout, non possiamo fare altro – sentenzia Tirelli – anche perché adesso di fronte abbiamo un altro scoglio non indifferente visto che giovedì arriverà la capolista Cittadella. Andremo agli spareggi, questa è un’amara realtà: io sono un ottimista di natura, ho sempre la massima fiducia, però al momento mi sembra quasi impossibile riuscire a centrare la salvezza diretta. Vorrà dire che il Mantova si salverà ai playout». Una certezza a sentire Tirelli, una speranza per tutto il popolo biancorosso.
Ore 18.50 – (Gazzetta di Mantova) Il presidente Sandro Musso lascia la tribuna del Martelli per scendere negli spogliatoi senza rilasciare dichiarazioni. Si ripete un copione già visto: il Mantova che prova a lottare, viene sostenuto dalla gente e poi crolla sotto i colpi dell’avversario di turno. Davvero pesante da digerire per il massimo dirigente di Viale Te. Parla invece il patron di Sdl Serafino Di Loreto. Gli episodi dubbi del primo tempo continuano a girargli nella testa come una cantilena: «La partita l’avete vista tutti – commenta – e quindi mi sembra chiaro che in avvio qualcosa non ha funzionato sotto il profilo della direzione di gara. C’era una rigore per noi, il loro gol era irregolare e ho pure dei dubbi sulla rete annullata a Marchi. Credo che nel contesto di tutto il match la gara sia stata falsata da questi episodi». Il Mantova si farà sentire nelle sedi opportune? «Certe cose – taglia corto Di Loreto – si fanno e non si dicono». Nel complesso però l’analisi sulla prestazione dei biancorossi è positiva, almeno sentendo le dichiarazioni di Di Loreto: «Io ho visto una squadra che ci ha messo la volontà – sottolinea – e questo mi lascia ben sperare per il futuro. In questo momento la cosa fondamentale è non vedere una formazione che “sbraga”, che perde ogni tipo di riferimento. Dobbiamo pensare in ottica playout visto che andiamo incontro a questa eventualità proseguendo così. Agli spareggi su 4 squadre se ne salvano 2, direi che possiamo farcela con questo spirito. La motivazione, la voglia di non mollare e di superare ogni ostacolo sarà determinante». Il Bassano ha fatto bottino pieno al Martelli con una rete per tempo. Massimo risultato con il minimo sforzo: «Sinceramente in campo non si è vista la differenza di classifica tra la seconda e la terz’ultima della classe. In alcuni frangenti siamo addirittura stati meglio noi del Bassano. Il problema è che commettiamo ancora parecchi errori, in modo particolare Perpetuini. Lui è in cabina di regia, lui deve essere il perno di questa squadra. Per il resto ce la siamo giocata alla pari, con questo allenatore in panchina i ragazzi non hanno mostrato alcun tipo di timore reverenziale al cospetto di una delle big del girone».
Ore 18.30 – (Gazzetta di Mantova) Anche l’effetto nuovo allenatore non ha lasciato il segno. Ancora una sconfitta casalinga, con una partita in meno da giocare ed alle porte la gara di giovedì 24 (ore 18), sempre al Martelli, contro la capolista Cittadella. Lo spettro dei playout sembra sempre più concreto anche se mister Luca Prina non ha nessuna intenzione di alzare bandiera bianca malgrado l’esordio negativo: «Io credo che dobbiamo ripartire dalla prima ora di gara – dichiara il tecnico –, nella quale ci siamo espressi con ferocia agonistica e con un carattere diverso, per quel che avevo visto, rispetto alle ultime esibizioni. Nonostante fossimo andati presto in svantaggio in quel modo un po’ rocambolesco, abbiamo reagito bene, collezionato parecchie conclusioni verso la porta avversaria, una delle quali finalizzata ma annullata per un fuorigioco millimetrico. Poi nella ripresa, dopo la rete del 2-0 al solo secondo tiro del Bassano, la squadra è vistosamente calata e sono usciti di nuovo i problemi noti a tutti. Io so che devo lavorare sulla testa dei ragazzi, non posso guardare la tecnica a sole sette gare dalla fine del campionato: i valori della classifica sono già ben delineati, noi dobbiamo appellarci soprattutto agli aspetti della determinazione per cercare di centrare il nostro obiettivo. E ripeto, per un’ora sotto questo profilo siamo stati all’altezza degli ospiti». Prina si rende conto che il suo compito non è facile ma vuole subito guardare avanti: «Sappiamo qual è la situazione – prosegue – ed io devo cercare di risvegliare quel poco o tanto che ogni giocatore ha sotto il profilo caratteriale. Attenzione, non parlo di personalità, perché quella non si può trasmettere, né comprare. Abbiamo dato il massimo: se uno ha a disposizione una Punto e deve competere con una Ferrari cerca di tirarla il più possibile. La prima ora mi è piaciuta per l’intensità, la foga e la voglia di crederci, poi se si subiscono reti anche giocando discretamente il problema si complica. Senza fare processi, oltretutto gli episodi non ci hanno detto bene: il gol del loro vantaggio con l’assistente che prima alza la bandierina e poi si ravvede… mi ha chiesto scusa ma francamente non so che farmene. Oppure potremmo parlare anche delle gomitate di Momentè. Ma si sa che per una legge non scritta quasi sempre le decisioni dubbie favoriscono le squadre più forti. Ora basta perché non voglio creare alibi: abbiamo due strade per la salvezza, quella diretta o attraverso i playout e soltanto il carattere può tirarci fuori».
Ore 18.10 – (Gazzetta di Mantova) Una pena. Il Mantova, nonostante il cambio in panchina con l’avvento di Prina al posto di Javorcic, subisce l’ennesima sconfitta del campionato, frutto del solito copione. Avversari (in questo caso il Bassano) in rete al primo affondo, sterile reazione biancorossa e quindi colpo di grazia a inizio ripresa che rende inutile l’ultima mezz’ora di gara. Nel mezzo, un mare di recriminazioni contro l’arbitro Pagliardini di Arezzo e la sua terna, che però le immagini televisive rivelano quasi del tutto infondate. Il gol prima annullato e poi concesso al Bassano è infatti regolare; il rigore reclamato per presunto fallo di mani di Martinelli non c’è (forse non è neppure mani e in ogni caso sarebbe involontario) e il gol annullato a Marchi è in effetti viziato da fuorigioco dello stesso centravanti. Unica, vera svista del fischietto toscano è la mancata espulsione di Momentè (solo ammonito) al 39’ del primo tempo per una gomitata volontaria a Trainotti. Non una cosa da poco, certo, ma neppure un episodio attorno al quale creare alibi che in questo momento proprio non ci stanno. Entrando nei dettagli del match, si parte con il Mantova del debuttante Prina che cambia modulo (4-3-3 al posto del consueto 4-4-2) e quattro titolari rispetto all’ultima gara con Javorcic in panchina. Il Bassano non recupera gli acciaccati Candido e Pietribiasi e dunque schiera, nel solito 4-2-3-1, Piscitella sul fronte sinistro dell’attacco e l’altro ex Momentè centravanti. I biancorossi partono bene, corti, compatti e aggressivi su ogni palla. Ma al primo corner (11’) il Bassano trova il gol di testa con D’Ambrosio dopo un’uscita a vuoto di Bonato. L’arbitro prima annulla su segnalazione del guardalinee per un inesistente fuorigioco; poi Pagliardini si avvicina al suo assistente (Berti di Prato) e convalida il gol fra le proteste furibonde del Mantova. I biancorossi accusano il colpo e, nel provare a reagire con foga, spesso si disuniscono. Il Bassano, che non appare in gran giornata, però non ne approfitta e manca il raddoppio con Momentè. Così il Mantova si riassesta e nell’ultimo quarto d’ora costringe gli avversari a difendersi a denti stretti. Vista la cronica mancanza di qualità a metà campo e la solitudine al centro dell’attacco di Marchi, è soltanto Caridi con le sue giocate a creare scompiglio. Due conclusioni del capitano e una di Gonzi impegnano il portiere Rossi, mentre Carini reclama invano un rigore (che non c’è) e Marchi si vede annullare un gol per fuorigioco (solare nelle immagini tv, meno dal vivo). La tensione sale alle stelle, le proteste biancorosse accendono gli animi e in campo vola qualche colpo proibito. Momentè (feritosi contro Di Santantonio in precedenza perché spinto da Trainotti) prova a farsi giustizia da solo e rifila a Trainotti una gomitata volontaria in uno stacco aereo. L’arbitro estrae il cartellino giallo, ma il fallo era da rosso. Nella ripresa il Mantova prova subito a spingere, ma l’unico pericolo lo crea come al solito Caridi con una giocata da fantascienza. Per il resto di gioco non ce n’è proprio. Così, al primo contropiede, il Bassano trova il raddoppio (13’) con Falzerano, che salta tre biancorossi e spara un sinistro dal limite nell’angolo lontano, dove Bonato non può arrivare. La gara in pratica finisce qui. Inifluenti risultano anche le sostituzioni di Prina, che butta dentro Zammarini, Falou e Tripoli passando al 4-4-2. Il Bassano si limita ad amministrare e ad abbassare i ritmi, il Mantova si spegne e alza bandiera bianca. Che tristezza.
Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Prima del fischio d’inizio il dirigente Pippo Groppi ha passato le consegne al presidente Stefano Serena regalandogli una maglia-cimelio del Mestre anni ’80. Poi però in una tribuna gremitissima l’amarcord è stato sorpassato dal piacere di un derby inedito (il secondo tra arancioneroverdi e arancioneri dopo quello dell’andata al Penzo) eppur capace di scaldare i cuori. Numerosi gli addetti ai lavori, ex giocatori e dirigenti di entrambe le sponde ma anche “papabili” per il futuro, come Andrea Seno che si vocifera candidato numero uno (davanti a Gementi del Campodarsego) come nuovo ds di un Mestre più ambizioso senza il Venezia. «Un derby divertente – il commento di Seno – nel quale la differenza di 28 punti è stata compensata dalle motivazioni di un Mestre che, soprattutto nel primo tempo, ha pressato tanto e bene. Il Venezia è superiore data l’enorme qualità del suo organico, Fabiano e Soligo su tutti, come si è visto nel corso di tutto il campionato». «A nessuno è sembrato di essere in serie D – aggiunge mister Michele Serena, presente nonostante l’assenza nel Mestre di suo figlio Riccardo – Il pubblico è stato fantastico, un ambiente emozionante che speriamo sia di buon auspicio per la nostra città. Le due squadre non hanno deluso, il Mestre ha tenuto bene testa alla corazzata che, pur rischiando, ha fatto un altro passo verso la Lega Pro». Sorridente al 90′ il doppio ex Gianfranco Trevisanello: «Un 2-2 giusto, l’unico che non mi è piaciuto è stato l’arbitro». L’ex mediano del Venezia Marcelo Mateos, attuale direttore operativo del Pordenone grande sorpresa della Lega Pro, si rammarica per il campo «che ha complicato il gioco di due team con le qualità per difendersi bene e ripartire meglio. Il Mestre ha sprecato un po’, nel Venezia mi è piaciuto il terzino Galli». Sciarpa al collo e tifo nella curva mestrina per l’ex candidato sindaco Davide Scano: «Ho visto più Mestre che Venezia in una grande giornata di sport, un segnale di crescita che fa bene a tutto l’ambiente. Unico neo aver giocato a Mogliano, col Baracca però qualcosa si muove e spero venga rivista quanto prima la concessione»
Ore 17.30 – (La Nuova Venezia) Luigi Luciani non si ferma più, il suo rapporto con il gol sta diventando decisamente speciale in questa stagione. «Fa piacere, soprattutto in una partita sentita come questa» osserva a fine gara il terzino destro del Venezia, «logico che vincerla sarebbe stato ancora meglio, ma almeno ho potuto dare un contributo in più con la mia rete. Il Mestre è una buona squadra, ha lottato e alla fine credo che il pareggio sia il risultato giusto. Dispiace solo non aver potuto approfittare del passo falso del Campodarsego, così il vantaggio sarebbe aumentato». Luciani decisivo anche nel primo tempo con un salvataggio in extremis su Ferrari. «Ho fatto il mio dovere ed è andata bene anche in quel caso, però posso garantire che questa è stata per noi una delle partite più dure dell’intero campionato». Matteo Serafini entra nel dettaglio. «Si è fatto un passo avanti verso la nostra meta. La partita è stata ostica, maschia e difficile. Il campo ci ha creato qualche problema, anche se poi è una situazione che ha penalizzato entrambe le squadre, ma la porzione di prato vicina alla tribuna era imbarazzante. Il rammarico è invece legato all’essersi trovati due volte in vantaggio e al non essere riusciti a contenere gli avversari. Subire due reti su palle inattive non è da noi. Il resto è stata una partita viva, quanto è giusto che si veda in un derby come questo». Anche Gianni Fabiano si sofferma sulle condizioni del campo di Mogliano. «Meno male che non aveva piovuto nei giorni scorsi, altrimenti non cosa avremmo potuto trovare. Ad ogni modo ci siamo adattati, abbiamo fatto il possibile, ma è logico che le nostre migliori qualità emergono nel fraseggio, nel giocare palla a terra e velocemente. Oggi è stata dura per non dire impossibile, con il pallone che rimbalzava in maniera strana ad ogni tocco. Bellissima invece la cornice di pubblico, degna di un derby come quello tra Venezia e Mestre. Di tribune così se ne vedono raramente in Serie D, e comunque anche in Lega Pro. La partita invece è stata tesa, combattuta da entrambe le squadre. Una volta in vantaggio ci è venuta l’acquolina in bocca, ma i tre punti ci sono sfuggiti». Per capitan Evans Soligo un derby da ricordare. «Per me, che sono di Marghera, volete mettere che roba? Una partita così la vuoi giocare, ti crea tensione, ed è prestigiosa, sempre. Bello il pubblico, belle le tribune piene di bandiere e colori, indimenticabile. È finita in pareggio, ma è stata una gran sfida, peccato solo non averla vinta per allungare in classifica». Infine Guglielmo Vicario, battuto due volte nella stessa partita come raramente è accaduto in questa stagione. «Forse non è stata una delle migliori partite che abbiamo giocato, ma non abbiamo fatto male nel complesso. La squadra è in salute, subiamo pochissimo, e anche se sono arrivati questi due gol andiamo avanti e pensiamo alla prossima. Il palo di Reggio? Ero sulla traiettoria, il pallone non sarebbe entrato comunque».
Ore 17.10 – (La Nuova Venezia) Dopo l’espulsione al termine del primo tempo, Giancarlo Favarin non si presenta alle interviste. Un dopo partita piuttosto movimentato, visto che per 5’ buoni dal corridoio degli spogliatoi si sono udite urla, insulti e quanto basta a capire che il livello di tensione è stato piuttosto alto tra le parti. Tocca così a Giovanni Langella, allenatore in seconda, commentare la partita del Venezia. «Non so se il bicchiere vada visto mezzo pieno o mezzo vuoto. Di sicuro abbiamo fatto fatica a esprimere il nostro gioco su questo campo, in pessime condizioni, dove siamo stati costretti a cambiare sistema di gioco non riuscendo a costruire azioni palla a terra. Specie nel primo tempo abbiamo scavalcato il centrocampo con lanci lunghi verso gli attaccanti». Sul Mestre dice: «Sapevamo che sarebbe partito a tutta velocità, e del resto per loro questa partita valeva come un campionato intero. Sull’episodio dell’espulsione di Favarin non ci ho capito nulla. Stavo andando verso gli spogliatoi e non so cosa sia successo o cosa abbia scatenato lo scontro». Quindi Langella aggiunge: «I due gol subiti? Ci sta per la determinazione che hanno messo in campo gli avversari, però non ci sta che si prendano entrambi su azione da fermo, un aspetto sul quale lavoriamo tanto. Forse è mancato qualche cartellino giallo in questo derby, e sono troppi quelli verso i nostri giocatori. Peccato anche per quelli a Luciani e Pettarin, alla fine volevano solo festeggiare i gol con i loro tifosi. Ma è il regolamento…».
Ore 16.50 – (La Nuova Venezia) Quattro gol, una partita gradevole, tanto impegno in campo, due tifoserie da applauso, due buone squadre, sole che splende, colore, qualche spruzzata di polemica che è come l’aglio, serve a dare gusto, purchè non sia troppo. C’è tutto. Onore al Mestre e al Venezia, che offrono uno spot per la serie D, un promo genuino nel quale non servono effetti speciali. Siamo in serie D, cari incontentabili, cosa volete? Mestre e Venezia danno vita a questa sfida di qualità largamente superiore alla media del campionato e si portano a casa un punto che sembra non accontentare nessuno, ma che invece è un buon risultato, ottimo, considerati anche i risultati degli altri campi. Vogliamo trovare una pecca? Okay, quella scena alla fine del primo tempo, Favarin da una parte, poi espulso, l’allenatore in seconda del Mestre dall’altra. Provocazione, risposta, insulti, mani addosso, qui non siamo giudici e non ci interessa chi ha ragione e chi ha torto. Diciamo che di quella scena se ne sarebbe fatto volentieri a meno. Chiuso. Quanto al pubblico, roba da categoria superiore. Normali sfottò – ci mancherebbe, non siamo mica al catechismo – e stop ognuno per la sua squadra. Come deve essere. Ma restiamo al campo: tutt’altro che un biliardo, a dircela tutta, bravi i giocatori a controllare il pallone e a non piantare i piedi, ma soprattutto sulla zona trequarti terra da ciclocross e chissà, qualche tana di talpa. E allora non se la prenda quel signore arrabbiato per due cross sbagliati da Santoni. Si gioca, dunque, ed è cornice di lusso. Lo spirito è quello giusto, anche se poi, col passare dei minuti, è logico che nervosismo e stanchezza sono cattivi consiglieri. Lo spirito giusto è quello di Giacomo Pettarin, che al 22’, quando l’arbitro perde il cartellino rosso, lo raccoglie, va a consegnarglielo e mima il gesto dell’espulsione. Giusto sorridere allo stadio, mica si deve sempre essere incazzati. Partiamo dal Mestre. Ben messo, ottimo lavoro di Luca Tiozzo. Squadra che sa cambiare modulo in corsa e lo fa spesso, sale bene con gli esterni ma soprattutto sa far pressione quando la palla è degli avversari. Becca il gol di Fabiano nel momento migliore ma non si disunisce, resta squadra lucida in grado di ragionare, ed è questa la chiave per arrivare al risultato. Il Venezia ha maggior qualità tecnica, non è una novità, ma soprattutto all’inizio subisce lo slancio arancionero. Poi, poco alla volta, viene fuori, va due volte in vantaggio e per quanto venga ripresa non vive fasi di sofferenza estrema. Marcolini regge il ruolo di Acquadro, ha un calo finale ma non demerita, c’è il solito gran lavoro di Serafini, Chicchiarelli è la novità a sinistra e seppur a corrente alternata fa la sua parte. Se bisogna fare un nome, Luciani, sicurezza crescente ogni domenica. Rivediamo i gol: 26’ , Ferrari ha appena mancato la palla buona, il Venezia rilancia, sul cross di Galli sbuca Fabiano ed è gol facile. Risposta arancionera al 39’ stavolta il cross è di Nobile, Pettarin svetta e incorna, 1-1. Gli altri due nella ripresa: c’è sempre chi dispensa palloni giusti dalle fasce, cross di Soligo, in due mancano la sfera, Luciani è là, ha il tempo per lo stop e l’appoggio in porta. Altro pareggio, firmato Capogrosso, il gol dell’ex, siamo al 23’, e buona parte del merito è di Magrassi, che spalle alla porta serve nel modo giusto il centrale del Mestre, botta secca e niente da fare per Vicario. Il 2-2 è qui, bello e confezionato. Ma per una cronaca completa mettiamoci anche una rasoiata di Fabiano che l’attento Cont Zanotti para sul primo palo, e poi la legnata di Filippo Reggio appena entrato, che va a mettere il bollo sul palo alla sinistra di Vicario. Cala il sipario, qualche fallo tipico da ultimi minuti, l’idea sarebbe di cercare il 3-2 ma prevale quella di tenersi stretto il pari. E così sia. In processione sul Terraglio per tornare alla base. Ricordando che sarebbe ora di stadi nuovi.
Ore 16.30 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.20 – Qui Guizza: partitella finale, non vi partecipa Diniz.
Ore 16.00 – Qui Guizza: si vede anche Corti, che corre a parte.
Ore 15.40 – Qui Guizza: provato il consueto 4-4-2, ballottaggio Baldassin-Mazzocco a centrocampo.
Ore 15.20 – Qui Guizza: assenti Dionisi e Corti, mentre torna in gruppo Petkovic.
Ore 15.00 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento dopo una lunga seduta video.
Ore 14.30 – (Mattino di Padova) Dopo la gara, il tecnico dell’Abano Karel Zeman è visibilmente amareggiato: «Nel primo tempo la squadra non è semplicemente scesa in campo» afferma il Boemo jr. «Abbiamo compiuto errori tecnici molto gravi che hanno permesso al Levico di segnare ad ogni occasione utile». Qualche miglioramento si è visto nel secondo tempo: «Abbiamo giocato nella metà campo del Levico ma, invece di segnare, siamo riusciti a prendere il quarto gol» sbotta Zeman. «Se manca il mordente le partite non si vincono e oggi (ieri, ndr) la squadra non è scesa in campo con l’atteggiamento giusto».
Ore 14.10 – (Mattino di Padova) Una débacle in piena regola. L’Abano ne piglia quattro nel derby delle terme: il Levico, tra le mura amiche, sbatacchia i neroverdi e si avvicina a grandi passi alla salvezza, sfruttando, per così dire, l’appagamento degli avversari, quasi salvi e con poche altre ambizioni di classifica. Insomma, un passo indietro per la compagine padovana, che a volte sembra piacersi un po’ troppo, soprattutto in fase offensiva, lasciando sguarnita la difesa. Più intraprendente, invece, il Levico, che al 5’ sfiora subito il vantaggio con Dimas, che riesce a mettere in area una punizione pericolosa che Bettin respinge buttandosi senza paura nel mucchio. Passano quattro minuti e i padroni di casa firmano il vantaggio: sugli sviluppi di un corner, Tessaro raccoglie un pallone vagante al limite dell’area e fa partire un destro a giro che manda in visibilio il pubblico trentino. L’Abano invece non riesce a combinare nulla di interessante. Anzi, da una punizione in favore degli uomini di Karel Zeman scaturisce una ripartenza del Levico con Micheli che imbecca Baido, pronto al rasoterra, bloccato nell’occasione da Bettin (15’). Il Levico continua il forcing e: alla mezz’ora raddoppia grazie al corner di Dimas che, complice un pasticcio tra portiere e difensore all’altezza del primo palo, entra direttamente in porta con l’ausilio della schiena di Tobanelli. E con l’ennesimo contropiede, concluso alla grande da Andreatta, il Levico fa il tris al 35’. La squadra di Melone cala leggermente nella ripresa, lasciando l’iniziativa (a risultato ormai acquisito) agli ospiti, che mettono qualche brivido a Nervo con la botta di Fusciello. Eppure il 4-0 arriva proprio al 55’ con un affondo sulla destra di Bazzanella che serve a rimorchio Pancheri, pronto all’infilata decisiva. Il Levico, da qui in avanti, imposta la modalità-relax e lascia fare gli aponensi, che colpiscono una traversa con Zattarin (tiro dal limite al 70’) e sfiorano il gol della bandiera con Bortolotto e Creati, bloccato in uscita da Nervo. Nulla da fare, però, per gli ospiti, che incassano così la seconda sconfitta consecutiva, dopo l’1-0 di Verona con la Virtus Vecomp.
Ore 13.50 – (Mattino di Padova) Il momento d’oro della Luparense non si ferma nemmeno a Fontanafredda, anzi: i Lupi ormai sono un rullo compressore che nessuno – o quasi – pare in grado di fermare. In Friuli la formazione di San Martino ottiene la quinta vittoria consecutiva e lo fa con un’altra prova convincente e ineccepibile: il Fontanafredda cade, travolto dai quattro gol di un undici che nelle ultime settimane sta finalmente dimostrando che, senza qualche scivolone di troppo, avrebbe potuto essere in zone decisamente più nobili della classifica. Beccaro e compagni, ora sesti da soli in classifica, “vedono” a distanza di sei lunghezze i playoff (sconfitta, infatti, la Vecomp ad Este) e possono ancora sperare nell’impresa impossibile. LA GARA. Partita mai in discussione, al “Tognon”. Dopo aver sfiorato il vantaggio già al 2′ con Beccaro, i Lupi passano al quarto d’ora grazie alla sesta rete stagionale di Roveretto: sul corner battuto da Beccaro la sfera attraversa tutta l’area, Sanavia la rimette al centro e l’ex Arzignano devia in rete. La partita si mette ancor più in discesa alla mezz’ora, quando Tacoli, in seguito ad un fallo su Pignat, rivolge qualche parola di troppo al direttore di gara e si fa cacciare in anticipo negli spogliatoi. Da questo momento in poi, per i Lupi sarà quasi accademia: la ripresa, non a caso, si apre con il bis rossoblù. È il 7′ quando Pittarello si incunea in area saltando un avversario e calciando di potenza in porta: Onnivello è battuto e la strada ormai spianata. L’unica occasione del Fontanafreda arriva al 13′, e a causarla è uno svarione difensivo della Luparense: Radrezza calcia di destro a colpo sicuro, ma indirizza la sfera proprio tra le braccia di Rossetto. Scampato il pericolo, i Lupi chiudono definitivamente la gara: al 18′ Beccaro si mette in proprio e, dopo aver saltato in accelerazione il suo marcatore, batte Onnivello dopo essersi presentato da solo in area: sedicesimo sigillo stagionale per il bomber di Campodarsego. Al 25′, infine, serrande abbassate e applausi ancora per Pittarello: c’è ancora un’invenzione di Beccaro sulla sinistra ad aprire la via della rete all’ex Montebelluna, che colpisce la sfera a mezz’altezza e cala il definitivo poker. Nel finale, infatti, c’è tempo solo per l’espulsione dei due allenatori, che se le dicono reciprocamente, e per un paio di interventi di Onnivello su Severgnini e Sanavia che evitano un passivo ancor più pesante. L’ALLENATORE. «Abbiamo fatto la partita perfetta», esulta il tecnico dei Lupi, Enrico Cunico. «Siamo partiti forti e abbiamo messo il Fontanafredda subito alle corde. Il vantaggio e l’espulsione di Tacoli hanno messo la strada in discesa, quindi nel secondo tempo abbiamo potuto amministrare».
Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Tutto in un colpo solo. L’Este fa il botto nel turno pre-pasquale: rimonta la Virtus Vecomp, accorcia in classifica sul Campodarsego (ora a +2 punti) e allunga sul Belluno (a -8). Una domenica semplicemente perfetta per i giallorossi, che riescono a rimettere in piedi una partita controversa, dominata in lungo in largo ma ben giocata, a livello tattico s’intende, pure dai veronesi, tutt’altro che sprovveduti. Nel 3-2 finale c’è pure lo zampino della cabala, che fa scivolare al portiere ospite Guagnetti un pallone piuttosto facile, propiziando così il pareggio atestino. Il 2-2 dell’Este, però, arriva dopo un’ora abbondante di strizza: gli uomini di Gigi Fresco, giunti in terra padovana con le idee chiare e il baricentro piuttosto basso, seguono le manovre avversarie e poi colpiscono al 15’ con Cernigoi su rigore, deciso dall’arbitro per un fallo di Rosina sul bomber rossoblù. Il vantaggio della Virtus non scompone l’Este che continua a tenere il possesso di palla. Parate importanti di Guagnetti non se ne vedono, ma i ragazzi di mister Andrea Pagan riescono a creare problemi quando vanno alla conclusione Ferrara (19’), Maldonado (39’) e Caporali (44’) oppure quando Mastroianni svetta in area (39’). Nella ripresa al tiro ci va ancora Maldonado (centrale, para sicuro Guagnetti) mentre la Virtus, su calcio piazzato, trova pure un raddoppio che sa di beffa: punizione dalla tre quarti di Burato, all’altezza del secondo palo sbuca dalla mischia Maccarone che insacca (52’). La riscossa dell’Este inizia proprio dal doppio svantaggio. Dopo un affondo di Cernigoi, fermato in angolo da Lorello (63’), l’Este accorcia le distanze con Ferrara, imbeccato dall’ottimo traversone di Caporali. La volée dell’attaccante campano manda in confusione i veronesi, che completano il pasticcio al 68’, quando Guagnetti sbaglia la presa su un lancio innocuo e si fa rubare tempo e pallone da Caporali. Il 2-2 segna la fine del match per la Vecomp: l’Este, invece, all’85’ chiude il cerchio: fallo in area di Peroni sullo scatenato Caporali, penalty sacrosanto, tiro preciso dal dischetto di Mastroianni e il 3-2 è servito. «Questa vittoria è dedicata ai miei ragazzi» commenta nel post gara l’allenatore dell’Este Andrea Pagan. «Sapevamo che la partita sarebbe stata molto difficile ma in settimana l’avevamo preparata molto bene». «Abbiamo fatto tutto noi» aggiunge Pagan. «La Virtus Vecomp non ha mai fatto gioco e ha sfruttato la nostra mancanza di cattiveria sotto porta. Poi siamo stati bravi, e anche un po’ fortunati, a rimettere le cose a posto». Ora la classifica sorride ai giallorossi: «È andata benissimo perché, oltre ad avere ottenuto la certezza matematica di disputare i playoff, ci siamo avvicinati al Campodarsego. Il rush finale sarà molto appassionante».
Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Saltano i nervi allo staff e ai giocatori della squadra del Campodarsego dopo il triplice fischio finale e quando rientrano negli spogliatoi. Vittima delle critiche il direttore di gara, che viene accusato di aver fischiato un rigore inesistente. Il più sereno appare essere mister Antonio Andreucci, il quale però ammette «che quello che è stato concesso appare un rigore sconcertante e che è davvero deprimente non raccogliere tre punti dopo aver condotto una partita di coraggio e tecnica. I 69 punti rimangono un grande traguardo anche perché il nostro obiettivo non era quello di vincere il campionato, ma, dopo aver messo così in difficoltà il Noale, è incredibile non trovare la vittoria». Si dichiara soddisfatto invece il mister della Calvi Giovanni Soncin perché «abbiamo ottenuto un pareggio sofferto ma meritato. Noi abbiamo avuto almeno un paio di grosse occasioni, loro sono andati in rete la prima e unica volta che si sono affacciati in avanti. Se fossimo stati bravi a sfruttare le nostre migliori opportunità adesso non staremmo discutendo delle circostanze del pareggio. Siamo stati particolarmente bravi a togliere i rifornimenti alle loro punte Kabine e Radrezza che, gol a parte, non sono mai state pericolose, soprattutto nel secondo tempo».
Ore 12.50 – (Mattino di Padova) I due numeri dieci, Radrezza e Baggio, aprono e chiudono un giusto pari tra Noale e Campodarsego. Tredicesima di ritorno e le due matricole vincitrici dei gironi di Eccellenza la scorsa stagione, Calvi Noale e Campodarsego, sono ancora di fronte per la terza volta, considerando l’appuntamento della finale per il titolo regionale dello scorso anno. Per ora una vittoria a testa, ma la più recente in ordine temporale è la sfida d’andata con il successo degli uomini di Andreucci per 1-0. Campodarsego che poi è stato ed è tutt’ora protagonista di un campionato di vertice e ora prova a mettere ancora pressione alla capolista Venezia impegnata nel derby di Mestre. Atteggiamento come sempre aggressivo per gli ospiti, che recuperano Zecchin ma sono privi di Bortot squalificato e Tanasa e Piaggio infortunati, con il collaudato tridente d’attacco Aliù, Radrezza e Kabine. Padroni di casa, in cerca dei tre punti che vorrebbero dire matematica salvezza. Dopo un primo quarto d’ora di studio, con il Campodarsego che sembra essere più intraprendente, la prima vera occasione al 16’ è sui piedi dei locali, con un’azione che si sviluppa sulla sinistra, parte da Meite che allarga su Baggio, cross al centro e Marton da ottima posizione calcia alto. Al 33’, però, dopo una spettacolare uscita fuori della propria area di Fortin che innesca il contropiede di Baggio, senza esito, al 35’ il Campodarsego al primo vero affondo va in vantaggio. Kabine sulla sinistra va in dribbling e arriva sul fondo, palla al centro dove Radrezza di tacco beffa Fortin. La risposta dei bianco celesti noalesi parte dai piedi di Meite che al 39’ impegna Merlano in corner. Un minuto dopo, ancora Kabine sulla sinistra mette al centro per la testa di Aliù, centrale per Fortin. Nel secondo tempo parte forte la Calvi che, per buoni dieci minuti, tiene sotto pressione la difesa ospite, anche se la conclusione più pericolosa arriva su punizione al 4’ con Baggio che sfiora l’incrocio dei pali. Il copione della partita è presto scritto. Sono i padroni di casa a condurre le danze perché gli uomini di Andreucci hanno arretrato il loro baricentro a difesa del vantaggio. Nonostante la generosità la Calvi fatica a rendersi pericolosa come al 27’ con il neo entrato Dell’Andrea che ci prova sulla sinistra, Merlano smanaccia il traversone. Poi al secondo dei tre minuti di recupero la svolta che scatena la rabbia degli ospiti. Lancio lungo in area con Gal e Baggio che saltano sul pallone. La punta noalese cade e, con l’ausilio dell’assistente, l’arbitro concede il rigore che lo stesso Baggio realizza con freddezza per un pari che sembrava ormai un miraggio.
Ore 12.30 – (Gazzettino) Ora non ci sono più dubbi: è proprio l’anno del Cittadella. A certificarlo il calcio di rigore fallito dal Lumezzane all’ultimo minuto di una partita che poteva privare la truppa di Venturato della decima vittoria di fila nel girone di ritorno. Forte ma impreciso il sinistro dagli undici metri di Sarao. E il Tombolato ha potuto tirare un sospiro di sollievo. Va detto però che se gli ospiti fossero riusciti ad acciuffare il pareggio sarebbe stata davvero una beffa per il Cittadella, che dopo avere sbloccato la partita in avvio di ripresa ha avuto numerose occasioni per mettere al sicuro il risultato, colpendo anche due pali. Ciò che conta comunque è il lieto fine. Iori e compagni si sono riportati a +10 rispetto al Bassano quando mancano sette giornate dal termine della regular season: non tagliare felicemente il traguardo della serie B sarebbe un suicidio, anche se è fondamentale non mollare la presa. Da dimenticare la prima mezz’ora dei granata, troppo lenti nella circolazione della palla per impensierire la retroguardia ospite. Bravo anche il Lumezzane, rivitalizzato dalla cura Filippini, a tagliare tutti i rifornimenti agli avversari e a mantenere sempre le linee strette e compatte. L’unico squillo per la squadra di casa al 24’: una giocata aerea di Bizzotto ha liberato Litteri al tiro, attento il portiere Furlan a sventare la minaccia. L’intensità del Cittadella è un po’ lievitata nell’ultimo quarto d’ora, producendo il palo colpito da Iori su azione d’angolo. La musica è completamente cambiata nella ripresa. E dopo appena venti secondi l’ex milanista Lora (a segno anche lunedì sera con l’Alessandria) ha freddato il Lumezzane su assist al bacio dalla destra di Bizzotto. I granata hanno continuato ad attaccare a testa bassa in cerca del raddoppio, andando a un passo dal 2-0 prima con Chiaretti (girata a colpo sicuro respinta fortuitamente con il corpo da un difensore) e poi con lo stesso Bizzotto, che non ha inquadrato la porta da posizione favorevolissima. Pericoloso in più circostanze il vivacissimo Zaccagni, dai cui piedi è partito anche il calcio d’angolo stampato sul palo da Pascali con un’incornata quasi a pelo d’erba. Il giovane centrocampista di scuola Verona si è visto anche annullare un gol nel finale dal modesto arbitro D’Apice per un presunto tocco di braccio. L’1-0 ha tenuto in bilico la partita e così negli ultimi minuti il Lumezzane ha tentato il tutto per tutto. Ingenuo quanto inutile, all’ultimo giro d’orologio del recupero, il fallo in area di Nava su Sarao. Rigore sacrosanto. Di colpo il Tombolato si è ammutolito. Per poi esplodere di gioia quando il poderoso attaccante ospite ha calciato alle stelle il tiro dagli undici metri. E la serata è finita in gloria per i colori granata.
Ore 12.10 – (Gazzettino) Il tecnico granata Roberto Venturato commenta così il decimo successo consecutivo del Cittadella: «Sarebbe stato un vero peccato non portare a casa una vittoria così meritata. Dobbiamo però renderci conto che un episodio può costare la partita». La squadra bresciana non ha centrato la porta granata una sola volta durante la partita, rigore compreso. Riprende l’allenatore: «Nel primo tempo non siamo stati brillanti. Non era facile trovare spazi fra le linee come ci eravamo proposti di fare, anche perchè il Lumezzane si è dimostrato squadra ben organizzata che ha gamba e corsa. Nella ripresa siamo usciti noi, anche perchè l’avversario aveva speso molto, sbloccando subito il risultato e tenendo bene il possesso palla con la squadra che ha giocato alta. Sapevamo che il Lumezzane ci poteva mettere in difficoltà nella zona centrale, in certe situazioni siamo riusciti a fare bene, ma dobbiamo fare meglio. Comunque non abbiamo concesso un tiro in porta, mentre noi potevamo e dovevamo chiudere il risultato sul 2-0. Non ci siamo riusciti, per cui dobbiamo porci l’obiettivo di crescita finalizzando meglio le occasioni da rete che costruiamo». Sul rigore causato da Nava nei minuti di recupero, precisa: «Il giocatore mi ha detto che è scivolato e non è riuscito ad evitare il contatto con l’avversario. L’episodio può succedere, noi però dovevamo prima mettere al sicuro il risultato. Queste sono partite che contano doppio sia per noi che per loro, che vogliono evitare i play out». Sulle prossime sfide, Venturato conclude: «Fanno piacere le dieci vittorie consecutive, ma noi dobbiamo essere bravi a tenere i piedi per terra. Adesso pensiamo alla trasferta di giovedì a Mantova». Filippo Lora, match-winner al suo quarto centro personale dopo Renate, Pro Patria e Alessandria, non può che essere felice: «Abbiamo faticato nel primo tempo perche il Lumezzane si chiudeva molto bene, noi comunque siamo stati bravi a impedire le loro ripartenze. Il mio gol a inizio ripresa ha sbloccato la partita. Riuscire a segnare in modo decisivo è il massimo delle soddisfazioni. La dedica è per i miei compagni perchè il gol è frutto del lavoro di tutti». Sul rigore sbagliato dal Lumezzane, conclude: «Siamo stati fortunati, mai come in questo caso però la dea bendata ha aiutato chi aveva meritato in campo, soprattutto nel secondo tempo». «Abbiamo affrontato la squadra più in forma del momento – sostiene Stefano Marchetti – vincendo con merito. Faccio un elogio ai giocatori per questo record di dieci vittorie consecutive, ma l’obiettivo non è stato ancora raggiunto, anche se ora è più vicino». Poi il diggì si sofferma sui tifosi: «Ringrazio quelli che cantano e ci sostengono per tutta la partita, ma non mi sono piaciuti coloro che hanno fischiato a fine primo tempo. Visto quello che sta dando questa squadra, non si merita di essere fischiata». Conclude il presidente Andrea Gabrielli: «Nel secondo tempo è uscito il vero Cittadella, creando parecchie occasioni. Peccato non essere riusciti a chiudere il risultato. Dieci vittorie consecutive rappresentano sicuramente una bella cavalcata, ma l’obiettivo non è stato ancora raggiunto, perciò dobbiamo restare sul pezzo che ci impone massima attenzione e concentrazione. Ogni partita può riservare sorprese, vedi il calcio di rigore del Lumezzane nei minuti di recupero».
Ore 11.50 – (Mattino di Padova) Il Citta non concede più nulla a nessuno. Brava e nell’occasione baciata pure dalla dea bendata, la squadra di Venturato centra la decima vittoria su dieci partite nel girone di ritorno, la diciannovesima complessiva, allungando la sua serie-record e lasciando inalterato (+ 10) il margine di vantaggio sul Bassano secondo. Numeri che parlano chiaro, per l’ennesima volta, a ribadire una supremazia schiacciante sulle avversarie dirette, testimoniata eloquentemente dal passo intrapreso una volta virata la boa di metà campionato: 30 punti su 30, roba da annali del calcio. Al Tombolato cade il Lumezzane, che con il terzo allenatore stagionale in panchina (dopo D’Astoli e Nicolato, ecco Antonio Filippini) è riuscito a dare una svolta al proprio, tormentato torneo, incamerando 10 punti in 5 partite (compresa quella con la capolista). Sconfitta che ci sta tutta, anche se i bresciani hanno avuto la grossa opportunità di pareggiare con un rigore in pieno recupero, fallito clamorosamente da Sarao. Primo tempo bloccato. Le novità rispetto ad Alessandria sono tre: Nava per Salvi in difesa, Zaccagni per Schenetti a centrocampo e Bizzotto per Jallow in attacco. Il Lumezzane si presenta, invece, con un 4-3-3 che in realtà, in fase di contenimento, diventa un 4-5-1, il che riduce gli spazi a disposizione del Citta. E difatti la partita non decolla nella prima frazione, vuoi perché la prima della classe appare un po’ stanca, vuoi perché l’undici di Filippini si chiude a riccio nella propria metà campo, con nove uomini (più il portiere) dietro la linea della palla. Risultato: per quasi 20 minuti non si assiste neppure ad un tiro a rete, ed è Russu a spezzare il singolare… digiuno, con una conclusione che si perde alcuni metri a lato del palo di destra di Alfonso (18’). Quando il Citta riesce a buccare la difesa bresciana, però, i pericoli per Furlan fioccano: come al 24’, allorché Bizzotto di testa allunga per Litteri, il quale si accentra e calcia di destro verso l’angolo, l’estremo difensore ospite devia bravamente in angolo. È difficile per i granata far scorrere il gioco, l’avversario presidia bene ogni zona del campo. E allora i pericoli per Furlan possono arrivare solo da palla inattiva: come quando al 38’, su angolo di Zaccagni, Iori di testa colpisce il palo alla destra di Furlan; o due minuti dopo, sempre su piazzato dell’ex Venezia, quando Pascali di testa ruba il tempo a Litteri e mette sul fondo. La stilettata di Lora. Dopo l’intervallo il Citta suona un altro spartito, sorprendendo alla prima azione il Lumezzane e facendo pendere la bilancia dalla sua parte. In 20 secondi la partita si decide come nessuno se lo sarebbe immaginato: Scaglia avvia l’azione poco oltre la metà campo, sulla destra, e appoggia a Nava, che verticalizza per Bizzotto, scattato benissimo in profondità; il cross sotto porta è splendido e Lora, che giunge di gran carriera, deve solo appoggiare al volo nella porta sguarnita. L’essenza del calcio elevata al massimo livello. Il 2 a 0 mancato. È una ripresa che parla solo granata, comunque, a ribadire il grande carattere di questo gruppo, che non molla di un centimetro. Bizzotto si divora la palla del raddoppio quando stoppa benissimo la sfera, indirizzatagli da Benedetti, appena fuori l’area piccola, ma il tiro di destro esce di un niente (8’). Ancora il baby manda in affanno, d’intesa con Chiaretti, la retroguardia bresciana (11’) e, su angolo di Benedetti, un gran tiro al volo di Zaccagni costringe Furlan all’ennesimo volo d’angelo (13’). Il monologo del Citta prosegue con Chiaretti (conclusione da fuori alta di poco, 16’), un’altra staffilata di Zaccagni sul fondo (30’) e un colpo di testa di Pascali, sempre sugli sviluppi di un corner, che Furlan, di piede, ribatte all’altezza del primo palo (36’). Dal gol annullato al rigore. Come in un finale thrilling succede di tutto nel recupero: rete annullata a Zaccagni, per un fallo di mano che c’è (46’), e rigore concesso al “Lume” per un atterramento di Sarao da parte di Nava. Lo stesso centravanti calcia alle stelle dal dischetto, facendo esplodere di gioia il Tombolato (48’). La morale è semplice da trarre: il Citta è forte di suo e merita la Serie B. Se poi ci si mette pure la fortuna a dargli una mano, significa proprio che è il suo anno.
Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Alla fine, quella palla sparata da Sarao nella curva ospiti (deserta) ha reso giustizia ad una partita dominata nella ripresa dal Cittadella. Questo, in estrema sintesi, il commento che emerge dalla sala-stampa subito dopo il fischio finale. La paura è scampata ed è giusto così per quanto fatto vedere sul campo, con il tecnico Roberto Venturato che può alzare le braccia al cielo e fare i complimenti ai suoi, nonostante il rischio corso nel finale. «Credo che sarebbe stato un gran peccato non portare a casa questa decima vittoria, a cui tutti tenevamo e che abbiamo assolutamente meritato», sottolinea subito l’allenatore. «La vittoria è meritata per quanto abbiamo fatto vedere nell’arco di quasi tutti i 90 minuti, anche se dobbiamo renderci conto che un episodio può costare l’intera partita. Dobbiamo essere più bravi a concretizzare le occasioni create. Potevamo andare ripetutamente sul 2 a 0 e chiudere la partita con tranquillità. Se c’è un aspetto in cui dobbiamo crescere, è proprio questo». Paura a parte, il Cittadella anche contro un Lumezzane in forma ha dimostrato di meritare ampiamente il primato, dominando la partita soprattutto nella ripresa. Cosa le è piaciuto di più? «Nel primo tempo il Lumezzane ha speso molto per coprire il campo e sono stati bravi nel non concederci spazio, nell’aggredirci e nel ripartire. Noi, però, abbiamo sempre mantenuto il possesso della partita, abbiamo avuto pazienza e tenuto il ritmo del gioco alto. Il vantaggio è maturato un po’ alla volta e l’aspetto che mi dà più soddisfazione è stato quello di non aver concesso nemmeno un tiro in porta al Lumezzane». Nemmeno un tiro fino al calcio di rigore. Poteva essere gestita meglio quella palla nel finale di gara? «Nava mi ha detto che è scivolato e non è riuscito ad evitare il contatto con l’avversario. È stata una situazione legata ad un episodio, ma gli episodi nel calcio fanno la differenza ed è per questo che, ripeto, dobbiamo essere più bravi a trovare il raddoppio quando ne abbiamo la possibilità. Sarebbe stato molto duro da digerire, dopo una partita del genere, un pareggio all’ultimo secondo». Dieci vittorie consecutive e un record che cresce di settimana in settimana. Raggiunta la doppia cifra di successi, che limiti vi ponete? «È innegabile che questo primato faccia molto piacere, perché frutto di un lavoro portato avanti con grande attenzione. Adesso l’importante è tenere i piedi per terra, archiviare questo successo e pensare già a recuperare le energie per la partita di giovedì (a Mantova, ndr). Non abbiamo ancora fatto nulla, adesso i risultati contano il doppio e dietro non molla nessuno». La preoccupa il calendario che vi mette davanti a un tour de force il prossimo mese, con le due finali di Coppa Italia proprio nel momento decisivo del campionato? «Penso che ci fosse tempo e modo per gestire il calendario in maniera diversa. Però è così e il nostro compito è quello di mettere tutta la rosa nelle condizioni migliori, fisicamente e mentalmente, per affrontare i vari impegni».
Ore 11.10 – (Mattino di Padova) È uno Stefano Marchetti agrodolce quello che si presenta ai giornalisti dopo la partita. Le sue parole sono di plauso alla squadra per l’ennesima vittoria, ma anche di dura reprimenda nei confronti di una parte del pubblico della Gradinata Est. «Faccio i complimenti ai ragazzi per un successo che ci dà ancora più motivo di orgoglio in questa stagione», rileva il d.g. granata. «Dieci successi in dieci giornate del girone di ritorno si commentano da soli. Ma ciò che, invece, non mi è piaciuto, e che mi lascia assai perplesso, è l’aver sentito fischiare il Citta alla fine del primo tempo perché eravamo ancora sullo 0 a 0. Fischi, tengo a precisarlo dato che sono in panchina e ascolto e vedo ciò che succede dall’altra parte, provenienti da una parte del pubblico che si trovava in Gradinata Est. Ebbene, che si vuole di più? Questa squadra è in testa, ha 10 punti di vantaggio sulla seconda, e invece di aiutarla la si critica? Nossignori, così non va. A differenza di chi, invece, come i ragazzi del tifo granata, hanno cantato e incitato i giocatori dall’inizio alla fine». Per la cronaca, Iori & C. al termine dell’incontro, tenendosi tutti per mano, sono andati a ringraziare gli ultras, che avevano steso uno striscione eloquente: «Noi vogliamo la “fuga” a volontà».
Ore 10.50 – (Mattino di Padova) «Seneca diceva che la fortuna non è nient’altro che la preparazione che incontra l’opportunità». No, non è un filosofo capitato per caso dalle parti del Tombolato e non è nemmeno un tifoso granata amante delle citazioni dotte a parlare, ma il match winner della sfida con il Lumezzane. Il protagonista ha la faccia pulita e la mente vivace di Filippo Lora, che cita Seneca con la stessa naturalezza con cui scorrazza per il campo e, di recente, la butta anche dentro. «Ed il gol è l’aspetto che mi era mancato di più a livello emotivo nell’ultimo periodo», sorride il centrocampista cresciuto nel Milan e arrivato all’ombra delle Mura tre stagioni fa. «Segnare un gol decisivo è il massimo della soddisfazione e la dedica va ai compagni, perché le vittorie sono frutto del lavoro di tutti». Si parlava, tuttavia, anche della fortuna che ha aiutato il Cittadella all’ultimo minuto, con il rigore fallito dalla squadra ospite, rigore peraltro ineccepibile. «Una fortuna che ci siamo meritati per quanto abbiamo fatto. Con i bresciani che si chiudevano bene e ripartivano, abbiamo avuto la bravura di costruire le nostre trame con pazienza, sino a trovare il gol, in un concetto di gioco che proviamo spesso. È ovvio che nell’azione che ha portato alla concessione del penalty sia stata commessa qualche sbavatura, ma ci può stare. Il nostro successo non si discute».
Ore 10.30 – (Gazzettino) Nonostante la sconfitta, a fine gara il popolo biancoscudato vi ha applaudito riconoscendo che in campo avete dato tutto. «È stata un’altra grande dimostrazione dei nostri tifosi, sono stati straordinari. Vogliamo che continuino così perché sono fondamentali per noi e solo insieme possiamo raggiungere i nostri obiettivi». Da un capitano all’altro, vale a dire Cunico che sabato è tornato per la prima volta in campo dopo l’operazione al menisco. «La sconfitta con il Pordenone lascia del rammarico dato che non meritavamo di perdere. Per fortuna giochiamo subito, vogliamo riscattarci e rimanere in scia per poter sperare fino in fondo nei play off. Non è un compito facile, ci vorranno tante vittorie, però ci crediamo e dobbiamo provarci. Molto dipende dalla partita con la Cremonese. È uno scontro diretto con una squadra forte del nostro stesso livello». All’andata proprio lei aveva confezionato l’assist per il pareggio di Altinier, mercoledì magari si ripete. «Mi farebbe piacere. Sabato ho rotto il ghiaccio entrando nel finale, adesso mi auguro di incrementare il minutaggio un po’ alla volta. Sto sempre meglio e spero di dare una mano importante per questo rush finale».
Ore 10.20 – (Gazzettino) Prima dell’allenamento Pillon ha tenuto a rapporto la squadra per qualche minuto. «Ci ha caricati in vista della sfida con la Cremonese che è fondamentale, oltre a spiegarci alcuni errori che abbiamo commesso sabato». Nel dopo-gara il tecnico aveva sottolineato che la squadra non gli era piaciuta nei primi venticinque minuti, salvo poi riprendersi e confezionare diverse opportunità sotto porta. «Ci ha parlato proprio di questo, nella prima parte di gara siamo stati un po’ lunghi e anche in occasione del gol potevamo fare qualcosa di più. In questi due giorni ci lavoreremo sopra per non commettere mercoledì gli stessi errori». Passando a lei, è stato tra i più positivi. Oltre all’assist per il sigillo di Altinier, si è tanto discusso anche per un penalty non concesso ai suoi danni. «L’intesa con Cristian cresce sempre di più, è un grande attaccante d’area e bisogna metterlo nelle condizioni di poter dare il meglio. Quanto al rigore, ci stava senz’altro». Forti sono state le proteste anche in occasione del raddoppio friulano per un fallo su Fabiano e almeno un fuorigioco. «Gli episodi sono stati sfavorevoli, però non dobbiamo crearci alibi. Pensiamo a lavorare, solo così arrivano i risultati».
Ore 10.10 – (Gazzettino) La ferita è ancora un po’ aperta, ma è la voglia di un immediato riscatto a farla da padrone all’indomani dello stop con il Pordenone. Un sentimento prevalente che aleggiava ieri mattina alla Guizza nell’ambiente biancoscudato, esternato a chiare lettere da due leader dello spogliatoio come Neto Pereira e Marco Cunico, che hanno suonato la carica in vista dell’appuntamento con la Cremonese tra due giorni. «Brucia sempre perdere – sottolinea Neto Pereira – ancora di più in una partita importante come quella di sabato. Purtroppo è andata così e l’abbiamo archiviata, meno male che già mercoledì ne abbiamo un’altra altrettanto importante. Tutte le nostre energie vanno ora su questa sfida, siamo consapevoli della posta in palio». La strada per un piazzamento nei play off si è fatta più in salita, anche se nulla è perduto con sette gare da giocare. «Se ragionassimo diversamente saremmo dei perdenti. Abbiamo ancora le nostre possibilità e ci proveremo fino all’ultimo. A Pordenone abbiamo disputato comunque una buona prestazione, ci sono state cose positive e altre meno, e se miglioriamo quest’ultime mercoledì riusciamo a vincere».
Ore 10.00 – (Gazzettino) Biancoscudati subito in campo ieri mattina visto che c’è poco tempo per preparare lo scontro diretto in chiave play off con la Cremonese in programma mercoledì alle 20.30 all’Euganeo. Prima di iniziare il lavoro sul campo, Pillon ha tenuto a rapporto per una decina di minuti la squadra. Quanto agli ingredienti della seduta, sgambata defaticante per i giocatori impiegati con il Pordenone, eccezione fatta per Diniz (rimasto in borghese) e per Sbraga che sono stati tenuti precauzionalmente ai box. Terminata la seduta leggera, Altinier e compagni si sono intrattenuti a bordo campo per seguire alcune fasi della partita tra squadre giovanissimi del Padova e del Vicenza. Allenamento vero e proprio tra esercizi atletici e con il pallone invece per i biancoscudati non impiegati sabato, inclusi quelli subentrati nella ripresa. Con i compagni si è allenato regolarmente Petkovic che sembra ormai prossimo al rientro, mentre per Corti bisogna pazientare ancora qualche giorno. Oggi alle 15 appuntamento alla Guizza, domani vigilia di campionato insolita con doppia sessione per mettere a fuoco le strategie.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Cosa è successo, invece, quando siete arrivati al contatto in area che ha portato al giallo per simulazione a Strizzolo? «Io sono uscito e ho cercato di deviare il pallone con il piede, ma appena ho visto che l’avversario mi aveva anticipato ho tirato immediatamente indietro la gamba: lui si è buttato, ci ha provato, e per fortuna l’arbitro ha visto bene». Com’è stato il risveglio del giorno dopo? «Molto amaro, perché sto ripensando ad una partita che ci è sfuggita davvero per poco, dal momento che non c’è stata una grande differenza tra le due squadre. Ma già da ora ci rimbocchiamo le maniche e pensiamo alla prossima». L’occasione arriva molto presto: avete pochi giorni e poi si torna in campo. «Mercoledì contro la Cremonese abbiamo una bella occasione per rifarci e riprenderci ciò che sabato ci ha girato contro. Abbiamo un altro scontro diretto, e un risultato positivo potrebbe cambiare ancora le cose. Speriamo che vada bene, l’importante è capire che adesso è il momento in cui dobbiamo dare tutto, ancor più di prima, perché arriviamo nella fase decisiva del campionato». La vittoria dell’Alessandria ha riportato il quarto posto a 5 punti: la corsa playoff è finita? «Noi pensiamo solo a fare più punti possibili, e la classifica la guarderemo alla fine. Io sono convinto che non ci sia ancora nulla di deciso: bastano due vittorie per stravolgere la graduatoria, quindi crediamoci ancora».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Cos’è accaduto nell’approccio alla gara? «Gli avversari si sono imposti nei primi dieci minuti, e il gol ha messo loro la strada in discesa. Abbiamo faticato un po’ proprio in quell’avvio, ma poi ci siamo ripresi e abbiamo fatto una buona prestazione: peccato che non sia servita per portare a casa punti, ma nel secondo tempo abbiamo dimostrato di essere capaci di giocarcela alla pari contro un’ottima squadra». Non ha avuto, però, l’impressione che non foste brillanti come nelle ultime uscite? «All’inizio sì, è innegabile: abbiamo fatto fatica perché il Pordenone ha messo molta più intensità dei precedenti avversari che avevamo incontrato, e la loro forza fisica, unita al gol preso, ci ha messo in difficoltà. Ma poi abbiamo avuto una bella reazione, e alcuni episodi non sono girati per il verso giusto quando invece avrebbero potuto cambiare la faccia della partita». E meno male che lei ci ha messo il guantone sul destro di Strizzolo, poco più tardi… «Era importante tener viva la partita, sono riuscito a deviare il suo destro a botta sicura: se avessero segnato il raddoppio già nel primo tempo, forse la gara si sarebbe chiusa anche prima».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Il giorno dopo, la sconfitta di Pordenone brucia ancora. C’era una grandissima attesa, c’era la possibilità di agganciare il quarto posto, c’era il calore di ottocento tifosi giunti in Friuli sognando l’impresa, ma non è bastato. La vittoria di ieri dell’Alessandria, che ha prevalso di misura sul campo della Pro Patria, ha riportato il quarto posto a cinque punti di distanza, quando tutti, nell’ambiente biancoscudato, si aspettavano un weekend ben diverso. A maggior ragione Alessandro Favaro, costretto sabato a recuperare in fondo alla sua porta quel pallone di Pederzoli che, dopo soli 4’, ha complicato tutti i piani. Il destro dell’ex biancoscudato è passato prima tra le gambe di Mazzocco, in ritardo nella chiusura, e poi tra Sbraga e Strizzolo, prima che il giovane portiere biancoscudato potesse vederlo: «Non l’ho proprio visto partire», racconta Favaro, «ho visto la palla solo quando era già in arrivo, e non sarei mai riuscito a prenderla, per quello non ho nemmeno tentato l’intervento. Pederzoli ha fatto un bel tiro, la palla era anche angolata, ma se l’avessi vista calciare forse sarebbe finita diversamente».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) LA SQUADRA. Ieri mattina Marcus Diniz e Andrea Sbraga sono stati lasciati a riposo: i due difensori biancoscudati riprenderanno ad allenarsi oggi, e se per il brasiliano si è trattato di una semplice decisione dello staff medico, per il centrale hanno pesato ancora i postumi dell’attacco virale di venerdì, che non gli ha permesso di essere al cento per cento contro il Pordenone. Mercoledì sera, in ogni caso, mancherà ancora Daniele Corti, che ha già ripreso a correre da alcuni giorni ma che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe tornare ad allenarsi con il gruppo da giovedì. Dopo la partita con la Cremonese, infatti, i biancoscudati si alleneranno alla Guizza, quindi nel giorno di venerdì santo svolgeranno un’amichevole alle 15 al “Vallini” contro la Piovese, per poi godere di tre giorni di riposo per le festività pasquali.
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Non c’è nemmeno il tempo di recriminare e ripensare a quello che sarebbe potuto essere: a poche ore dalla sconfitta di Pordenone, ieri mattina per il Padova è cominciata la breve marcia di avvicinamento al match contro la Cremonese. Mercoledì sera, alle 20.30, i biancoscudati attendono allo stadio Euganeo la squadra di Rossitto per il match prepasquale: sarà la prima sfida in notturna dell’intera stagione per Neto Pereira e compagni. Questo pomeriggio la squadra sosterrà l’allenamento alla Guizza alle 15, mentre domani, inusuale giorno di vigilia, si allenerà alle 10 del mattino ed effettuerà la rifinitura alle 15. Per chi ha giocato a Pordenone, la seduta di ieri mattina è stata molto leggera e dedicata al lavoro di scarico muscolare, mentre per tutti gli altri l’allenamento è stato completo. Oggi, o al massimo domani, sono attese le decisioni del giudice sportivo, che ratificherà l’entrata in diffida di Fabiano, a rischio squalifica dopo il giallo rimediato al “Bottecchia”.
E’ successo, 20 marzo: domenica di metabolizzazione della sconfitta di Pordenone.