Adesso è al Grosseto e sta lottando per conquistare la terza promozione di fila in Lega Pro. Le ultime due, Matteo Nichele, le ha ottenute prima a Pordenone, poi a Padova: la gara di domani del Bottecchia, dunque, tra tutti i doppi ex, non può che essere del centrocampista classe ’81, allenato a San Donà da Tedino e che ha lasciato un ricordo indelebile nella città del Santo e, soprattutto, in riva al Noncello. «E Pordenone l’ha lasciato a me – attacca dalla Maremma –. Quella 2013-2014 è stata la mia stagione più bella. Per questo tiferò per i neroverdi: è una gara cruciale per i play-off, la più difficile sinora. Non devono sbagliarla». Nichele, andiamo dritti al dunque: perché ritiene sia il match più tosto per i “ramarri”? «Per il valore del Padova, in primis. Squadra molto forte e che sta bene. Poi perché vivono un momento delicato: è facile giocare quando si arriva da tante vittorie di fila, difficile adesso, quando lo score parla di 1 punto negli ultimi due match. I 90’ del Bottecchia diranno tanto su questo Pordenone, se è un gruppo vero e che sa reagire». Ecco: per lei lo è? «A mio parere sì. Tedino, che mi ha allenato, è un maestro a costruire spogliatoi e squadre da zero. Com’è capitato quest’anno al De Marchi. E’ bravo, preparato, conosce i giocatori, ha idee. La serie D gli stava stretta: adesso raccoglie i frutti di quanto ha seminato. Se lo merita». Quindi “ramarri” favoriti domani? «No: per me, adesso, il Padova ha qualcosa in più. Perché sta bene e per l’entusiasmo della piazza. Io l’ho toccato con mano la scorsa stagione: il pubblico ti trascina alla vittoria. Sarà dura per i neroverdi». Ma lei da che parte starà? «Non c’è dubbio: tiferò per il Pordenone. E’ una società, una maglia che ho sentito mia più di tante altre. Quando sono arrivato, nel 2012, la squadra aveva un seguito relativo. In due anni io e gli altri compagni abbiamo costruito tanto. Cercavamo, facendoci vedere in città, di creare attaccamento ai colori. I risultati poi ci hanno dato una mano». E’ infatti diventato un idolo: è stato ed è tuttora uno dei giocatori più amati. «L’annata in cui abbiamo vinto campionato e scudetto non la dimenticherò mai. Il nostro era uno spogliatoio di amici. Anche a Padova sono stato bene, ma a Pordenone è stato favoloso, anche perché siamo saliti in Lega Pro all’ultima giornata. La pressione era forte, ogni gara dovevamo vincerla, visto che il Marano non sbagliava un colpo: soltanto un gruppo vero, come lo era il nostro, poteva centrare quella promozione». Quanto darebbe per essere del match, lei che avrebbe potuto far parte di questi gruppi? «Tanto. Purtroppo i dirigenti, nella costruzione delle squadre, valutano di più i giocatori retrocessi dalla Lega Pro rispetto a quelli che salgono dalla D. Ormai sono cose che accetto. Sarei rimasto più volentieri a Pordenone che a Padova. E’ andata così. Ora tifo per i “ramarri”: spero che vadano ai play-off».
(Fonte: Messaggero Veneto, Alberto Bortolotto)