È il Cittadella più vincente di sempre, almeno nei campionati professionistici. Nove vittorie una in fila all’altra la squadra granata non le aveva mai ottenute. Di cavalcate esaltanti ce ne sono state altre, come ad esempio quella che chiuse la stagione 1999/2000, premiata dalla promozione nei cadetti attraverso i playoff, con sette successi e un pareggio fra la 10ª e la 17ª giornata di ritorno. Ma a nove no, non si arriva mica. «Non ho controllato le statistiche, ma a memoria credo sia proprio così», commenta il dato il d.g. Stefano Marchetti, nel giorno della ripresa degli allenamenti dopo la scorribanda di Alessandria. «È un numero che ci riempie d’orgoglio, tuttavia non bisogna togliersi dalla testa che non abbiamo ancora conquistato nulla». Continua a predicare prudenza, nonostante le 10 lunghezze di margine sul Bassano, secondo in classifica? «Eh, lo so che divento ripetitivo, ma Trapattoni aveva ragione quando sosteneva che non bisogna dire gatto se non ce l’hai nel sacco… È quello che ho ribadito anche ai ragazzi in spogliatoio nel dopo-partita: in questo momento è naturale che ci sia entusiasmo e tutti meritano ogni complimento, ma abbiamo solo gettato le basi. E poi l’avete guardato il calendario?». Domenica c’è il Lumezzane al Tombolato, poi avrete il turno pre-pasquale a Mantova, la finale d’andata di Coppa Italia a Foggia, il derby con il Bassano, la trasferta a Reggio, la finale di ritorno e il Pordenone. «Non è per niente agevole, a partire proprio dall’impegno insidioso con il Lumezzane, che è lanciatissimo e ha raccolto tre vittorie e un pareggio nelle ultime quattro gare. Si spenderanno molte energie, nervose prima ancora che fisiche, e ci saranno meno giorni a disposizione per allenarsi tutti al completo». Però questo non sembra certo un gruppo sul punto di mollare. Viene da pensare che, se l’anno scorso ci fosse stata un po’ della personalità che hanno iniettato a questa rosa elementi come Iori e Pascali, forse sarebbe andata a finire in modo diverso… «Sono confronti che non ha senso fare, tra squadre e categorie differenti. Questo è sicuramente un gruppo molto affiatato, in cui i più giovani seguono chi ha più esperienza e in cui il lavoro è sempre stato messo al centro, già dal ritiro estivo Lavarone. E i complimenti più sinceri sono da rivolgere a chi ha giocato meno, ma ha capito con quale spirito affrontare la stagione, dando sempre il massimo». Uno spirito che si è visto, in particolare, proprio in Coppa Italia. Contenti di giocare in casa la finale di ritorno? «Indubbiamente fa piacere, non solo perché è bello poter vivere al Tombolato, davanti ai nostri tifosi, l’ultimo atto di un trofeo a cui teniamo molto, ma anche per le ragioni a cui accennavo prima: una trasferta come quella di Foggia comporta un dispendio di energie notevole».
(Fonte: Mattino di Padova, Diego Zilio)