Live 24! Pordenone-Padova, -5: si ritorna in campo galvanizzati dal trionfo col Pavia

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Ore 22.00 – (Il Piccolo) Da Londra a Trieste. Passato, presente e forse futuro. Mauro Milanese è nella capitale britannica ma da un mese si sta occupando della “sua” Triestina. Lo fa da consulente sportivo nominato dal curatore fallimentare Vernì che dovrà anche valutare assieme al Tribunale, qualora la sua cordata (con il cugino d’Australia) faccia un’offerta congrua ai dettami della pocedura competitiva, se sarà in grado di saldare i debiti sportivi e di portare avanti un progetto per l’Unione. Se ci saranno altri soggetti interessati, solvibili e credibili (c’è anche un ricorso di Pontrelli) la città lo scoprirà il 12 aprile. Il bando è stato reso pubblico, pronti a partecipare? L’intenzione è quella di andare avanti. Dobbiamo ancora analizzare la situazione ma il fatto più importante è che abbiamo consentito di salvare la stagione della Triestina o comunque di rendere possibile l’esercizio provvisiorio. Ho messo in gioco la mia faccia e la competenza tecnica acquisita. L’ho fatto per la mia città assieme a Vernì. E questo per me è il fatto più importante. Ma c’è da onorare “indicativamente” 246 mila euro di debiti sportivi. Ripeto, analizzeremo la situazione ma noi ci siamo. Sono ottimista. Cos’è successo alla squadra in queste ultime settimane? Abbiamo ottenuto sette punti in tre partite. Forse i ragazzi si erano illusi. Ma non bisogna dimenticare il peso dell’assenza di Bradaschia, in un match anche di quella di Giordani e l’apporto di un Cornacchia che deve prendere il ritmo partita dopo un lungo periodo di scarso impiego. E così c’è stato il divorzio da Doardo. A Montebelluna potevamo fare meglio, con l’Union Ripa abbiamo sprecato un rigore ma adesso non si può più sbagliare e serviva una scossa. Perché la scelta di Bordin? Noi ci conosciamo perché abbiamo giocato assieme a Napoli. Roberto è un tecnico di polso. Doardo è una persona eccezionale sul piano umano. Credo che Bordin possa essere il tecnico giusto per alzare il livello di intensità. Ma ora la squadra ha anche un preparatore atletico e lo staff medico. Però la rosa non può più essere ritoccata. Questa è la situazione che abbiamo ereditato ma con l’inserimento di Cornacchia e Cuppone davanti e poi di Muzzi e Monti a centrocampo incrementeremo la qualità. Quanti punti servono per salvarsi senza i play-out? Oltre ai tre punti con la Sacilese è fondamentale fare bene nei tre match con Giorgione, Dro e nel derby con l’Ufm. Ma dobbiamo essere pronti anche a giocare i play-out. A proposito di Sacilese si giocherà in contemporanea con il basket? Abbiamo chiesto alla Sacilese di posticipare alla vigilia di Pasqua, o di anticipare l’orario domenica alle 12.30. Ma loro non hanno dato l’ok.

Ore 21.30 – (Corriere delle Alpi) La ciliegina sulla torta. Dopo il rinnovo biennale di Roberto Vecchiato sulla panchina gialloblù, e quello del main sponsor Ital-Lenti, è arrivato il successo nel derby contro il Ripa Fenadora. Paolo Polzotto, amministratore delegato del Belluno e dell’occhialeria in Alpago, ha vissuto come sempre il match in panchina, al fianco dei ragazzi, e ha espresso tutta la sua felicità per i tre punti. «Abbiamo lavorato tanto a livello mentale per riuscire a portare a casa la vittoria», commenta, «i derby si vincono con il cuore e ne ho visto tanto da parte di tutta la squadra. Siamo stati davvero bravi, i tre punti sono meritati. Siamo andati in svantaggio immeritatamente e bruciava essere sotto dopo un buon avvio di partita; ci siamo rimessi poco dopo in carreggiata portandola nel finale a casa. Partite come queste sono davvero emozionanti, specie se c’è tanto pubblico. Il terzo posto? Ci crediamo, l’Este nelle prossime settimane ha un calendario delicato e io credo che possiamo ancora arrivare sul podio. Siamo un gruppo unito e una società solida. Alzare ancora l’asticella i prossimi anni? La nostra dimensione è questa, economicamente stiamo dando veramente il massimo». Primo successo in un derby per Pellicanò. Il difensore del Belluno aveva affrontato il Ripa Fenadora anche con la maglia granata della Feltrese ma non era mai riuscito a vincere. «E’ una grande soddisfazione questa vittoria», commenta, «non ero mai riuscito a battere i neroverdi. Nonostante un buon avvio siamo andati sotto con il loro gol un po’ casuale; dopo abbiamo avuto qualche minuto in apnea ma siamo stati bravi con Miniati a riprenderci e trovare il riscatto immediato. La nostra vittoria è meritata. Il loro attacco si è fatto sentire, sapevamo della fisicità di Santi e della tecnica di Madiotto ma siamo stati bravi a tenerli. Il terzo posto? Ci credo, è ancora alla portata e non vedo perché non dovremmo provarci fino alla fine».

Ore 21.00 – (La Provincia Pavese) Nelle prossime ore il Pavia dovrebbe ufficializzare l’incarico di direttore sportivo per Aldo Preite. Per l’ex capitano azzurro e poi responsabile area tecnica ai tempi della gestione Zanchi si profila un clamoroso ritorno. Clamoroso perché con l’avvento della proprietà cinese guidata dal presidente Zhu era stato sollevato dall’incarico che ricopriva con un contratto biennale. Preite, 38 anni era poi approdato al Carpi dove ha ricoperto lo stesso incarico di responsabile area tecnica. Con la rottura tra il Pavia e il consulente di mercato Antonino Imborgia, legame durato meno di 4 mesi, sarà Preite ad occuparsi della prima squadra con un contratto, a quanto pare, fino al 30 giugno 2017.

Ore 20.50 – (La Provincia Pavese) Da due stagioni nello staff del settore giovanile dell’A.C.Pavia, Stefano Rossini potrebbe essere la scelta per la panchina del Pavia per questo finale di stagione. Con grande professionalità aveva assunto l’incarico ad interim a metà dicembre dopo l’esonero di Michele Marcolini, in seguito alla sconfitta casalinga con il Lumezzane. Nella settimana in cui era stato promosso dalla Berretti alla Prima squadra Rossini era piaciuto alla società per la determinazione e la personalità con cui aveva gestito la settimana di lavoro prima dell’investitura di Brini, in cui aveva anche regalato tre punti importanti agli azzurri con il colpaccio a Pordenone. A Rossini non manca certo l’esperienza nel grande calcio professionistico. Il 45enne tecnico era arrivato lo scorso anno al Pavia come allenatore degli Allievi Regionali e quest’anno gli è stata affidata la guida della Berretti che lotta per la qualificazione alla fase finale nazionale. Di scuola Inter, Stefano Rossini è poi approdato come calciatore al Parma con cui ha debuttato in serie B. Nella sua carriera in serie A ha vestito le maglie come terzino di fascia sinistra di Inter, Fiorentina, Udinese e Piacenza. Nel campionato 2009-2010 ha giocato anche nell’Oltrepo in serie D. Nel suo palmares anche il titolo europeo 1992 con la Nazionale Under 21 con cui ha disputato nello stesso anno le Olimpiadi. Nelle sue esperienze con le giovanili ha adottato lo scorso anno il 4-3-1-2 con gli Allievi regionali, mentre in questa stagione con la Berretti ha adottato il 4-3-3. In queste ore oltre all’eventuale promozione di Rossini in Prima squadra sono circolate come soluzioni la voce pittoresca di Zhu Guang Hu, ex direttore tecnico della nazionale di calcio cinese, quella di Stefano Eranio, ex giocatore del Milan e tecnico della Pro Sesto, e di Fabio Liverani, già accostato agli azzurri nel dopo Marcolini. Ieri sera ci sarebbe stato un incontro tra il vicepresidente David Wang, il direttore generale Nicola Bignotti e Stefano Rossini per definire i dettagli dell’incarico che – si presume – potrebbe essere ufficializzato oggi al Fortunati.

Ore 20.40 – (La Provincia Pavese) Da tempo tra il vicepresidente David Wang e Antonino Imborgia – da dicembre consulente del mercato del Pavia – non correva buon sangue. Attriti legati all’impiego di alcuni giocatori e alle scelte dell’allenatore. Così è apparso subito chiaro che se saltava l’allenatore, saltava pure il consulente di mercato, che aveva portato Brini al Fortunati presentandolo come l’uomo che avrebbe potuto portare in Serie B gli azzurri. Ma non tutti avevano fatto i conti con la squadra, convinti che i giocatori non amassero l’ex procuratore di Gabriel Batistuta. Ieri mattina l’appuntamento era alle 9,30 al Fortunati. Imborgia parla alla squadra ringraziando tutti per il lavoro fatto e si dice convinto che gli obiettivi fissati restano alla portata. A sorpresa il capitano Davide Facchin chiede a Imborgia di aspettare. Il portiere dialoga con la squadra e, con una delegazione, chiede di rivedere Imborgia. «Vogliamo chiedere alla proprietà di tornare sui suoi passi, confermando Imborgia e Caligiuri», spiega Dario Biasi. Poi tutta la squadra inizia l’allenamento “di scarico” dopo la partita del giorno precedente. I senatori dello spogliatoio – in primis il capitano Facchin e Biasi – iniziano a lavorare al testo da portare al vicepresidente Wang, in mezzo alle partenze degli atleti che vogliono godersi almeno una giornata di riposo. Ma, nel primo pomeriggio, il comunicato ufficiale pubblicato sul sito dell’Ac Pavia, blocca sul nascere l’iniziativa degli atleti, che torneranno ad allenarsi soltanto nella giornata di domani. Imborgia alzava la voce, a volte è anche duro, ma conosce i problemi dei giocatori. Era diventato, di fatto, l’unico punto di riferimento», spiega un calciatore che vuole restare anonimo. Il vicepresidente ora spera di vedere in campo giocatori che si sono visti poco, come Grillo e, soprattutto, Kladrubsky, il gioiello slovacco, che ha insistito approdasse al Pavia. Wang ora sembra avere molti più poteri. E Aldo Preite rappresenterebbe il ”suo” uomo a contatto con lo spogliatoio.

Ore 20.30 – (La Provincia Pavese) La frase, letteralmente, non è chiaro chi l’abbia pronunciata, ma il senso dell’intervento da Shanghai del presidente Xiadong Zhu – che ha seguito il 3-0 di Padova su sportube.tv – è chiaro: «Al Pavia, chi sbaglia paga». Nuovo colpo di ramazza: via allenatore, vice, preparatore atletico, consulente del mercato e responsabile della prima squadra. Si ricomincia da capo quando mancato otto giornate alla fine della regular season. L’obiettivo restano i play off, anche perché la classifica è ancora apertissima dopo i risultati di ieri e in attesa del posticipo di stasera (ore 20) tra la capolista Cittadella e l’Alessandria. In via Alzaia da quando, nel luglio del 2014, la proprietà è passata in mani cinesi, si vive con certezze che durano pochi mesi. Lo staff, rinnovato quasi al 100% nel luglio scorso, subisce una nuova rivoluzione. Anche se al vertice della struttura operativa rimane il direttore generale Nicola Bignotti. Al suo fianco il vicepresidente David Wang avrà compiti molto più importanti. Tanto che c’è chi parla di una specie di commissariamento. Ma ruoli e deleghe saranno chiariti a metà settimana. E’ annunciato l’arrivo del presidente Zhu. Avrebbe dovuto arrivare a Pavia (e Milano) mercoledì scorso, ma un contrattempo – quanto mai propizio – ha fatto slittare la visita. E’ invece tornato dopo un mese e mezzo di assenza il vice Wang. Ieri mattina all’allenamento “punitivo” il mister non si è presentato. La società ha informato del nuovo taglio opearato dalle forbici cinesi. «Si tratta di un allenamento di scarico, è normale che il mister non ci sia», erano le notizie ufficiali. Poi, nel primo pomeriggio, è arrivata l’ufficializzazione dell’esonero di Fabio Brini e del suo staff dalla conduzione tecnica della prima squadra e anche l’interruzione del rapporto di collaborazione con il consulente di mercato Antonino Imborgia (notizia che ha scosso lo spogliatoio). Con Brini escono di scesa anche i componenti del suo staff: l’allenatore in seconda Gabriele Baldassarri, il preparatore atletico Sergio Giovani e il dirigente responsabile della prima squadra Eugenio Caligiuri. Per ora la società non ha ancora ufficializzato chi sarà a guidare il Pavia da oggi e in vista della gara con il Renate. Pare che la proprietà cinese abbia indicato come soluzione preferita quella interna, ovvero la promozione, e questa volta potrebbe essere non più ad interim, di Stefano Rossini, il tecnico della Berretti che già aveva fatto da traghettatore per una settimana tra l’esonero di Michele Marcolini e l’ufficializzazione di Fabio Brini. Rossini aveva guidato alla vittoria per 2-0 il Pavia nell’ultima gara giocata nel 2015 sul campo del Pordenone. Si chiude quindi con un bilancio fatto inizialmente di quatto pareggi consecutivi, dal debutto con il 2-2 casalingo dell’ultima d’andata al Fortunati con la Feralpisalò e a quelli successivi a Busto Arsizio con la Pro Patria (0-0), in casa con la Cremonese (0-0) e ia Bolzano con il Sud Tirol (1-1) . Poi il primo successo con il Cuneo (2-0) ma subito seguito dalla sconfitta nel finale a Cittadella (3-2). Il cammino della gestione Brini ha visto poi tre vittorie consecutive con Albinoleffe (1-0), Pro Piacenza (2-1) e Giana (2-0). L’epilogo sabato con la disastrosa sconfitta di Padova (3-0). Complessivamente in dieci gare sedici punti, un ruolino di marcia che non è da formazione che può ambire alle zone più alte della classifica. E anche sul piano del gioco, a parte i cambiamenti tattici dal 4-4-2 al 4-3-1-2, sotto la conduzione di Brini non è cambiato molto. Al suo arrivo il tecnico marchigiano era stato accolto con fiducia anche dal pubblico pavese per il suo curriculum da tecnico esperto in categoria e con promozioni alle spalle dalla Lega Pro alla serie B. Cammino che Brini non è riuscito a percorrere anche in casa azzurra tanto da portare la società alla decisione dell’esonero.

Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) Qualche commento lanciato da un tavolo all’altro e poi un confronto con alcuni tifosi che hanno espresso il loro disappunto per la prestazione molto deludente con il Sudtirol. Non c’è stata tensione, ma un vivace scambio di vedute sulla mancanza d’impegno che alcuni calciatori avrebbero esibito poco prima al Città del Tricolore, dove la squadra di Alberto Colombo è uscita tra i fischi del pubblico. Sabato notte, dopo il deludente pareggio in casa con gli altoatesini, alcuni giocatori sono andati a mangiare una pizza al Paprika di via Cugini, come accade altre volte. Mogos, Bruccini, Maltese, Rossini e l’ex Andreoni si sono intrattenuti nel noto locale, i cui titolari sono sponsor nel pool granata (con il Pizzikotto). Al tavolo, che era stato prenotato prima della partita, c’erano anche le fidanzate. Durante la cena qualche avventore ha rivolto dei commenti nei confronti dei giocatori, senza però che accadesse nulla di particolare. Quando poi i granata sono usciti uno di loro è tornato al piano superiore e ha proseguito uno scambio di battute con un avventore con il quale si era “beccato” in precedenza. La scena si è ripetuta nel parcheggio, dove sono arrivati alcuni tifosi della Reggiana, anche grazie al tam-tam su Facebook. Tutto è avvenuto senza spintoni e offese, ma come detto i tifosi hanno espresso la loro delusione e chiesto a tutti maggiore determinazione per la fine del campionato. Delusione che era stata manifestata in modo evidente allo stadio da parte della Curva Sud occupata dalle Teste Quadre. Quello che è accaduto fuori da Paprika non ha niente a che vedere con vicende come quelle di Foggia, dove giocano gli ex granata Vacca e De Giosa, dove i calciatori sono stati aggrediti sul pullman da alcuni teppisti armati di spranghe e bastoni. I tifosi della Reggiana stanno già organizzando i pullman per la trasferta di Cuneo ma è chiaro che le prestazioni delle due ultime giornate hanno lasciato il segno in tutto l’ambiente. L’impressione, confermata anche dalle parole di mister Alberto Colombo e Andrea Parola, è che qualcuno giochi con il freno a mano tirato. Sui social i tifosi sfogano la loro amarezza e indicano nell’uno o nell’altro i responsabili di questo brusco risveglio dal sogno promozione. In pochi si salvano dai giudizi negativi.

Ore 19.40 – (Gazzetta di Reggio) «La Reggiana ha giocatori di buona qualità, non credo sia così scarsa. Però gioca con il freno a mano tirato, aspetta gli eventi e poi passa la palla agli attaccanti nella speranza che facciano gol, senza però assisterli». L’ex difensore Beppe Accardi, che conquistò la serie A nella stagione 1992-1993, dice senza giri di parole il suo punto di vista sulla Reggiana che ha visto giocare sabato contro il Sudtirol. Che impressione le hanno fatto i granata? «L’ho vista in precedenza solo con il Mantova in casa (1-1, ndr) e a Meda contro il Renate (dove la squadra ha perso 1-0, ndr). Mi ha fatto l’impressione di una squadra che attende che accada qualcosa. Con il Sudtirol il pallino lo hanno preso in mano gli ospiti, che sembravano anche molto più in forma». In che senso? «Facevano cambi di passo, che invece la Reggiana non ha mai fatto. Mi sembra che ci siano evidenti lacune fisiche. Sabato solo Mogos e Mignanelli hanno fatto di più, dimostrato di avere lo scatto nei 100 metri. Gli altri no, facevano fatica ance nei 50 metri. Non ho visto cambi di ritmo». L’attacco è un problema. Arma ha sbagliato due occasioni in pochi secondi… «Guardi, gli attaccanti sbagliano, capita a tutti, ma il problema è che quelli granata non sono supportati dai centrocampisti, che non si ineriscono e non vanno al tiro». Potrebbe essere anche un problema psicologico per alcuni di loro? «Qualcuno forse manca di autostima. E poi c’è una cosa che non capisco: i fischi a Nolè, un giocatore che in questa categoria è un lusso. Invece lo fischiano come se fosse colpa sua, anche quando entra a partita in corso. Ma cosa c’entra lui se la Reggiana stava giocando in quel modo? Mi sembra che si vogliano cercare dei colpevoli, mentre invece si vince e si perde tutti insieme». Il mercato invernale non ha portato quel salto di qualità atteso. Questo è innegabile… «Anche qui devo dire che mi sembra sbagliato cercare di dare la colpa all’ex dg Raffaele Ferrara. Cosa deve fare la Reggiana in queste ultime otto gare? «Intanto non bisogna dire e pensare che la barca stia affondando, come ho letto un po’ su Facebook. C’è ancora la possibilità di raggiungere qualche risultato importante. L’importante però che l’andazzo non sia quello visto sabato, dove sembra che tutti vogliano deporre le armi». Cosa fa adesso Accardi? «Faccio il procuratore (anche di Pazienza, ndr) e sono consulente della famiglia indonesiana Bakrie, che è proprietaria di una squadra in Indonesia, dove ho finito la mia carriera, e del Brisbane, team primo nel campionato australiano». Marchioro ha compiuto 80 anni. «Un abbraccio a Pippo, un maestro nel gestire il gruppo e una grande persona. Lui è Renzo Corni sono stati la fortuna della Reggiana di quegli anni: erano in piena sintonia. Pippo è stato capace di prendere giocatori scartati da altri e farne una vera squadra».

Ore 19.10 – (Gazzetta di Mantova) «Per il bene del Mantova resterò al fianco di Sandro Musso, qui dobbiamo assolutamente salvarci». Con queste parole l’ex patron biancorosso Fabrizio Lori, tornato da meno di un mese vicino al club di Viale Te con il ruolo di consigliere esterno del presidente, chiude una settimana che aveva fatto pensare a una sua uscita di scena. Lori, infatti, non si era più visto al campo di allenamento e aveva disertato anche la trasferta di Gorgonzola. Ieri, invece, l’ex patron è stato “avvistato” con Musso prima in un ristorante di Ostiglia e poi allo stadio “Umberto Mazza” a seguire la partita Dak-Rezzato. «Sì, è vero – conferma Lori – ci siamo visti, chiarendo tutto ciò che c’era da chiarire. Musso tiene al bene del Mantova e per quanto mi riguarda sapete che legame ho con la squadra della nostra città. Sarà dura, ma vogliamo salvarci e ci proveremo fino alla fine».

Ore 18.50 – (Gazzetta di Mantova) Giornata tesissima in casa biancorossa dopo il pareggio senza reti ottenuto dalla squadra sabato sera a Gorgonzola nello scontro diretto con la Giana Erminio. Un pari che ha deluso le attese della dirigenza, al punto da far dichiarare al dg Bernasconi nel post partita «rifletteremo sulla posizione di Javorcic». Ieri, dopo riunioni, confronti, telefonate e faccia a faccia che sono andati avanti per tutta la giornata fino a sera, le bocche sono rimaste cucite. Ma l’impressione – netta – è che Ivan Javorcic sia in bilico e che al suo posto potrebbe arrivare l’ex allenatore dell’Entella Luca Prina. La giornata odierna dirà la verità sul futuro tecnico del Mantova, anche perché al mister croato non è stato comunicato nulla di ufficiale e non c’è soltanto il nome di Prina fra quelli presi in esame dalla società per la possibile sostituzione di Javorcic. Già sabato sera, ad esempio, era circolato con insistenza il nome di Stefano Cuoghi, ma proprio ieri pomeriggio l’ex tecnico di (fra le altre) Pisa, Grosseto e Paganese si è accasato al Como in serie B per sostituire l’esonerato Festa. Oltre a quella di Cuoghi sarebbero state prese in esame altre candidature (fra queste anche quella dell’ex Avellino e Campobasso Salvatore Vullo), ma alla fine il profilo di Luca Prina sembra quello più credibile. Fra l’altro il nome di Prina era circolato anche mesi addietro fra i candidati alla panchina biancorossa e pare che lo stesso tecnico all’epoca avesse avuto anche un incontro con il presidente Musso. Ivan Javorcic, qualora l’esonero oggi si concretizzasse, pagherebbe sicuramente anche colpe non sue. Il giovane tecnico croato, infatti, a fine ottobre prese in mano una squadra non costruita da lui e perse quasi subito per infortunio elementi fondamentali come Ruopolo e Caridi. Come se non bastasse, la società l’ha poi messo in difficoltà non seguendo le sue indicazioni sul mercato di gennaio, al punto da costringerlo a cambiare nuovamente modulo tattico. Messi in conto tutti questi alibi oggettivi, però, va aggiunto che da gennaio a oggi Javorcic non è obiettivamente riuscito a dare una fisionomia precisa alla squadra, il cui rendimento è rimasto a dir poco deficitario e molto altalenante, specie fra rendimento in trasferta e in casa. I numeri dicono che il Mantova con Javorcic ha giocato 18 gare totalizzando appena 15 punti e due sole vittorie. E di fronte a numeri del genere è evidente che qualunque proprietà proverebbe a cambiare. Per quanto riguarda il papabile più accreditato all’eventuale sostituzione di Javorcic, Luca Prina, si tratta di un allenatore che – dopo aver allenato nella categorie dilettantistiche e alla Canavese in C2 – è esploso nell’Entella, dove arrivò nel 2011 in C2 a stagione in corso e riuscì a centrare la salvezza. Da lì in avanti, una scalata esaltante: conquistò i playoff di C2 (ai quali seguì in estate il ripescaggio in C1), quindi portò la squadra di Chiavari agli spareggi promozione per la B e infine – la stagione seguente – alla storica promozione diretta in cadetteria. L’anno scorso il 50enne allenatore biellese ha guidato l’Entella in B ed è stato esonerato ad aprile con la squadra in lotta per la salvezza.

Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Non fasciamoci la testa», sostengono all’unisono Bruno Tedino e Mirko Stefani. Allenatore e capitano in sala stampa guardano oltre, senza scalfire quello che è stato fatto. «Abbiamo giocato un buon primo tempo – analizza Tedino -, vanificando con delle imperfezioni certe situazioni. Sapevamo che sarebbe stata una partita difficile e molto maschia, l’avevamo preparata bene. Con un po’ di sostanza in più negli ultimi 30 metri si poteva raccogliere qualcosa di diverso». Un pareggio, una sconfitta e ora? «È il momento di tirarsi su le maniche – prosegue il mister – e ripartire con l’entusiasmo che ha sempre contraddistinto questa squadra. Chiaro che spiace tantissimo, anche per i tanti tifosi che ci hanno seguito. Il risultato è pesante, la prestazione poteva essere migliore e non sono soddisfatto». Verdetto giusto? «Credo che il Bassano non abbia rubato niente – ammette Tedino -, però penso che il risultato più giusto sarebbe stato il pareggio. Abbiamo avuto due occasioni con Cattaneo, sullo 0-0, una per tempo. Queste partite vengono spesso decise da episodi. Poi la pressione bassanese è stata indiscutibilmente pesante». Stefani era al rientro. «Ottima prova di squadra e di reparto – commenta -, abbiamo concesso poco. Un paio di ripartenze e conclusioni, ma è stata una partita sul filo dell’equilibrio». Il rigore? «L’ha dato, per cui c’è. È stata una trattenuta, se ne vedono tante in area. Sono episodi che spiacciono, perché poi la partita si è decisa lì». Pronti a ripartire? «Sarebbe deleterio abbatterci dopo una sconfitta – dice il capitano -, soprattutto se c’è stata una prestazione buona. La nostra autostima e il nostro entusiasmo devono sempre essere alle stelle. È giusto anche voltarsi indietro e guardare dove avevamo cominciato. D’ora in avanti, se tutto quello che non è una vittoria viene preso come una sconfitta o un lato negativo, non va bene. I tifosi di oggi sono lo specchio della nostra annata, con una squadra che trascina una città intera. Non sarà la sconfitta a Bassano a scalfirla».

Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Fine della serie, non delle ambizioni. L’anno d’oro del ramarro (8 vittorie e un pareggio nel 2016) si “macchia” al Mercante di Bassano. La Virtus vince e lo scavalca in classifica, portandosi alle spalle del Cittadella. Le sconfitte di Pavia (0-3 a Padova) e FeralpiSalò (0-1 a Renate) negli anticipi consolano e rammaricano al tempo stesso. A decretare la vittoria tutto sommato meritata dei vicentini è stato un rigore assegnato al 28′ della ripresa da Mainardi di Bergamo per una plateale trattenuta di Stefani ai danni di Bizzotto: capitano contro capitano. Un neo nella prestazione del leader neroverde, altrimente ancora sopra le linee. Misuraca ha trasformato con freddezza. In realtà in precedenza ci sarebbe già stato un rigore grosso come una casa a favore della Virtus. Era il 41′ e Martin aveva steso un metro dentro l’area lo scatenato Falzerano. L’arbitro, fra gli ululati del Mercante, aveva spostato la palla una ventina di centimetri all’esterno della linea. Una sfida così importante non poteva che essere decisa da un piazzato. Si è trattato infatti di una partita a scacchi fra Sottili e Tedino, che hanno inizialmente schierato due formazioni più pronte alla neutralizzazione del gioco avversario che alla costruzione del proprio. Il Bassano, probabilmente arrabbiato per la mancata concessione del penalty, l’ha vinta quando ha deciso di dare una “manata” alla tastiera. Una volta in svantaggio il Pordenone ha fatto poco per raddrizzare la barca, o forse poco gli ha permeso di fare la Virtus. Tedino sceglie l’attacco mobile con Filippini, Cattaneo e Berrettoni. Sottili conferma il 4-2-3-1, con Cenetti e Proietti a dividersi la regia e Pietribiasi punta avanzata, a fare a sportellate con Stefani e Pasa. Il primo lampo arriva in seguito a un cross dalla fascia destra (7′), sul quale giunge con un attimo di ritardo Buratto. Il Bassano risponde al 12′ quando Pietribiasi libera di petto Candido, il cui tiro non preoccupa Tomei. Al 20′ fallo di Martinelli sull’ex Berrettoni. Pederzoli tocca per Stefani, che spara fuori bersaglio. Insiste il Pordenone. Cattaneo (21′) va in slalom fra tre avversari per poi centrare l’esterno della rete. Al 38′ Candido in area va a sbattere contro due pilastri del “muro” neroverde e cade. Ha ragione l’arbitro a far proseguire. Non è così al 41′, quando Martin stende Falzerano, come raccontato in apertura. Chiude in avanti la prima frazione il Bassano con un colpo di testa di Misuraca. Tomei vola a deviare in angolo. Dal riposo entra un Bassano più deciso. Cercano il gol senza fortuna Cenetti (48′) e Pietribiasi (53′). Rompe l’assedio Cattaneo (57′), sui cui piedi esce a valanga Rossi. Ancora Bassano al 63′ (Misuraca da fuori) e al 66′ (Tomei para su Pietribiasi). Al 71′ grande risposta di Tomei su conclusione del neoentrato Piscitella (ex Roma e Genoa). Al 73′ il rigore raccontato in apertura. Il Pordenone accusa. Le forze fresche di Tedino non incidono. Da segnalare solo una semirovesciata di Martignago (85′), con palla un metro sopra la traversa. Il finale è reso ancora più amaro dal doppio giallo a Filippini (93′), che va a fare la doccia per primo.

Ore 17.40 – (Messaggero Veneto) Le truppe neroverdi invadono Bassano. Non è la cronaca di una battaglia della Grande guerra sul monte Grappa, bensì quella di un pomeriggio da ricordare per la società del presidente Mauro Lovisa. Raramente si era visto un tale seguito di tifosi pordenonesi per una partita “normale”, che non fosse cioè una finale, uno spareggio o comunque una gara decisiva per qualche ragione. Erano quasi 200, infatti, i cuori neroverdi ieri al Mercante, e dal settore ospiti si sono fatti sentire per tutta la partita. Sembrava di stare al Bottecchia, e non soltanto per la somiglianza tra lo stadio naoniano e quello del club giallorosso, anch’esso dotato di velodromo. Passione. Il grande campionato sin qui disputato dalla squadra di Tedino sta richiamando un sempre maggior numero di appassionati. Sta attecchendo, insomma, la fede per i colori neroverdi. Peccato che ieri non sia arrivato un risultato positivo, ma nessuno è ripartito da Bassano con minori speranze, rispetto a prima, di coronare il sogno play-off: pur perdendo, i ramarri hanno ancora una volta dimostrato la loro forza, un bello spirito di gruppo, qualità per restare in alto in classifica. Delusione mitigata. Comprensibile, dunque, la serenità del tecnico pordenonese, deluso dal risultato ma non dalla prestazione: «Abbiamo disputato – attacca il trainer in sala stampa – un buonissimo primo tempo, nel quale forse saremmo potuti essere un po’ più ficcanti nelle nostre azioni offensive, negli ultimi trenta metri. Però sapevamo che sarebbe stata una partita molto maschia e difficile e infatti l’avevamo preparata bene. Chiaro, non sono soddisfatto del risultato e dico pure che il Bassano non ha rubato nulla, anche se a mio avviso il risultato più giusto sarebbe stato un pareggio. Ormai pensavo sarebbe finita zero a zero, poi c’è stato l’episodio del rigore». Ripartenza. Insomma, una sconfitta che non compromette nulla. «Assolutamente – afferma Tedino –. Adesso dobbiamo soltanto rimboccarci le maniche e riprendere a lavorare come abbiamo sempre fatto, con lo stesso entusiasmo. Dipiace più che altro per i tifosi, tantissimi, che sono arrivati fin qui. Spero abbiano apprezzato il fatto che abbiamo lottato, in modo maschio, gagliardo. Abbiamo avuto un’occasione per tempo con Cattaneo, abbiamo subìto la loro notevole pressione, ma siamo sempre rimasti in partita. Perché ho sostituito Cattaneo? Ho provato a inserire un giocatore (Martignago, ndr) che ritenevo potesse avere più gamba per le ripartenze, in effetti speravo riuscisse a dare di più. Purtroppo abbiamo pagato l’assenza di Strizzolo, sapevamo che sarebbe successo. È il nostro unico centravanti di ruolo e se non c’è viene a mancare la profondità che solo lui sa dare. Ma questa non dev’essere una giustificazione, in questi mesi abbiamo sempre saputo sopperire alle assenze. Dobbiamo solo andare avanti con la nostra consueta cattiveria agonistica». Sorrisi. Non ha perso il sorriso neppure capitan Stefani: «Buona gara e buona prova di squadra – rimarca il difensore –, peccato solo per il risultato, ma la partita è stata equilibrata sino in fondo. Il rigore? L’arbitro l’ha fischiato, era proprio lì, ma la trattenuta è stata davvero poca cosa. Sarebbe deleterio abbatterci per questa sconfitta, la nostra autostima rimane altissima, guai a pensare in negativo dopo ogni match che non vinciamo. Noi continuiamo a puntare in alto e so che anche i tifosi ci credono. Il loro numero sempre crescente è lo specchio della nostra stagione».

Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) Sul ponte di Bassano l’arbitro Mainardi di Bergamo non dà certo una mano al Pordenone.Gli alieni neroverdi tornano sulla terra al Mercante: dopo 9 risultati utili consecutivi e uno score pazzesco di otto vittorie e un pareggio, i ramarri cedono alla forza dei giallorossi, subendone il sorpasso al secondo posto in classifica. Nulla di compromesso, ovvio, in chiave play-off. Certo è che sabato prossimo al Bottecchia contro il lanciatissimo Padova sarà necessario fare risultato per non essere risucchiati nel gruppone che comprende l’Alessandria, stasera attesa dal big match con la capolista Cittadella, Pavia e Feralpi Salò. Una sconfitta che brucia, ma al di là del risultato una prestazione ancora convincente da parte del Pordenone, dimostratosi superiore agli avversari per tutta la prima parte di gara e punito da un episodio nella seconda. Un rigore un po’ generoso, concesso forse per compensarne uno più netto non fischiato nel finale del primo tempo. Per il resto, una partita giocata sul filo dell’equilibrio, in cui i neroverdi pagano l’assenza dello squalificato Strizzolo e la scarsa vena dei propri attaccanti. Tedino torna al 4-3-3, riportando Cattaneo sull’ala destra, con Berrettoni a sinistra e Filippin “falso nueve”. Invariato il centrocampo, mentre in diversa rientrano al centro Stefani dalla squalifica e Pasa, guarito dal morbo influenzale. Pordenone subito in avanti col giusto piglio, quasi sfrontato al cospetto di una vera corazzata. Al 7’ Cattaneo si libera sulla destra e crossa in area, dove Berrettoni arriva in ritardo di un soffio; Buratto, appostato sul secondo palo, tocca ma non inquadra il bersaglio. Al12’ la timida risposta del Bassano con una conclusione dal limite di Candido che non impensierisce Tomei. Non si esaurisce la spinta degli ospiti, che si rivedono al 19’ con una punizione di Stefani dai 30 metri, botta fuori di poco. Un minuto dopo l’occasione più ghiotta per i ramarri: Cattaneo riceve palla sulla destra, si accentra bevendosi mezza difesa e conclude di sinistro palla fuori a fil di palo. I padroni di casa tentano di rendersi pericolosi ancora al 27’ con una conclusione a giro dalla distanza di Falzerano, abbondantemente fuori misura. Il Bassano gioca, prova sortite in velocità sulle fasce, trova spazi, ma il filtro a centrocampo dei neroverdi regge e la difesa se la cava bene. Il Pordenone non si sente affatto inferiore e prende coraggio. Al 32’ si destreggia Buratto sulla fascia mancina e crossa per Mandorlini, ben appostato, che viene anticipato di un soffio dall’uscita del portiere, su cui commette anche fallo. La possibile svolta al 41’, con Martin che tentenna in chiusura sul rapido Falzerano, che lo supera e punta l’area sul lato corto di destra. L’esterno sinistro pordenonese lo tocca proprio sulla linea e lui va giù, facendo esplodere lo stadio, che chiede a gran voce il rigore. Per il direttore di gara, però, il fallo è al limite: semplice punizione che non porta a nulla. Nella ripresa i giallorossi capiscono di dover spingere di più e ci provano subito, già al 3’ con una conclusione dai 20 metri di Cenetti, Tomei para sicuro. Al 9’ bel dialogo al limite dell’area tra Misuraca e Pietribiasi, con tiro di quest’ultimo che sorvola di poco la traversa. La replica del Pordenone è affidata a un bel lancio dalla trequarti di Berrettoni, che al 12’ “pesca” dalla parte opposta Cattaneo. Buono il controllo sotto porta, ma è ancora più bravo il portiere Rossi a scegliere il tempo dell’uscita e a chiudergli lo specchio. È una ghiotta occasione, che viene pareggiata al 21’ ancora da Pietribiasi, che al 21’ impegna Tomei. Poco dopo Tedino toglie Cattaneo puntando sulla rapidità di Martignago. Ma qualche minuto più tardi è il Bassano a trovare il vantaggio: al 26’ Piscitella, subentrato a Candido, salta Boniotti sulla destra, si accentra e da posizione defilata costringe Tomei al miracolo per deviare oltre la traversa. Sul corner susseguente si accende una mischia in area neroverde e capitan Stefani trattiene Bizzotto, tutt’altro che vistosamente ma a due passi dall’arbitro. L’arbitro stavolta indica il dischetto, e Misuraca non lascia scampo a Tomei, con una botta imprendibile all’incrocio sulla sua sinistra. Alla mezz’ora esce Buratto per Valente, che fatica a entrare in partita. Al 40’ termina alta una girata di Martignago su angolo di Pederzoli. È l’ultima fiammata degli stremati ramarri, che alla fine rimangono pure in dieci per l’espulsione di Filippini, che rimedia il secondo giallo dopo un fallo a metà campo. Finisce così, con i 200 tifosi neroverdi delusi, ma pronti ad applaudire i loro beniamini. Che di certo non hanno sfigurato.

Ore 16.50 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 16.40 – Qui Guizza: ultimi minuti di lavoro per le riserve.

Ore 16.20 – Qui Guizza: da oggi e per i prossimi quattro giorni mancheranno Fabrizio De Poli, Rino Lavezzini e Giancarlo Pontin, recatisi al Torneo di Viareggio a caccia di nuovi talenti.

Ore 16.00 – Qui Guizza: corsa per i titolari di sabato, lavoro col pallone per le riserve. A parte Corti ed Ilari, in palestra Petkovic, assente Bucolo causa influenza.

Ore 15.40 – Qui Guizza: lavoro sui “gradoni”.

Ore 15.20 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per la prima seduta settimanale.

Ore 15.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Da gregario a leader. Il cambio di prospettiva carica e non spaventa di certo il centrocampista arancioneroverde Alberto Acquadro, chiamato a prendere per mano la Rappresentativa di serie D nella 68. Viareggio Cup ormai ai nastri di partenza. «Il Viareggio è un torneo stupendo, si respira un’atmosfera elettrizzante perché tutti sappiamo dell’attenzione degli addetti ai lavori verso questa kermesse giovanile internazionale – le parole del 19enne piemontese alla vigilia della partenza per la Toscana -. Mi spiace perdere il derby con il Mestre, avrei voluto giocarlo, però il Venezia è a dir poco in ottime mani». Per il centrocampista lagunare non si tratta del debutto nella storica Coppa Carnevale. «Sarà la mia terza partecipazione, senza dubbio la più importante perché pur essendo giovane dovrò cercare di essere un riferimento in campo e fuori per i miei compagni. La fascia di capitano in questo senso è una bellissima responsabilità. Con il Palermo nel 2014 abbiamo perso in semifinale solo ai rigori contro i belgi dell’Anderlecht, lo scorso anno invece agli ottavi contro la Roma. Stavolta voglio vincerlo, la Rappresentativa di serie D non è mai arrivata in finale e questo è un motivo in più per provare a stupire e cercare un grandissimo risultato». Il Venezia ha già dichiarato di voler puntare anche in Lega Pro su un Acquadro che nel 2016 è cresciuto in personalità e intensità, segnando anche tre gol pesanti, il primo nel 2-0 al Dro e quelli della vittoria nei 2-1 su Monfalcone e Calvi Noale. Merito forse anche dell’aumento della concorrenza, visto che con l’arrivo del ’97 Chicchiarelli in attacco mister Favarin avrebbe anche potuto varare una coppia tutta senior di mediani. «In effetti prima ero in competizione con gli altri giovani, come Callegaro e Cangemi, poi invece con i «vecchi» Soligo, Calzi e Marcolini. Sono soddisfatto di quanto sto facendo, credo che il nuovo modulo 4-2-3-1 mi abbia favorito rispetto al 4-3-1-2, perché il ruolo di mezzala interna posso farlo ma regista a due è onestamente un’altra cosa per me». Intanto il Venezia sembra aver piazzato il potenziale allungo decisivo. «Bene, sette partite e 21 punti però sono ancora tanti. Ce la faremo, adesso mi godo il Viareggio sperando di fare meglio del mio ex Palermo».

Ore 14.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Gli ultimi residui di prudenza sembrano legati solo alla comprensibile scaramanzia. Tuttavia i primi a non abbassare la guardia sono proprio i supporter arancioneroverdi, figurarsi nella settimana del «nuovo derby». «All’andata il Mestre perse 1-0 facendo però un’ottima figura, giocando a viso aperto con coraggio come nessun’altra squadra passata dal Penzo – ricorda Andrea Vianello (Curva Sud) -. Superare indenni la sfida di domenica sarà fondamentale, la superiorità c’è tutta, speriamo che la squadra la faccia vedere sul campo, mentre sugli spalti noi faremo di tutto per dare l’ennesima dimostrazione di tifo». «Cinque punti in più del Campodarsego non sono poi tanti – mette in guardia Luciano Romor – e piccoli errori possono costare caro. Il Venezia dell’ultimo periodo può benissimo evitarli, Favarin ha grossi meriti nell’equilibrio trovato da giocatori che non concedono più nulla, come al Campodarsego che contro di noi ha fatto mezzo tiro in porta. Poi la presidenza Tacopina sembra aver costruito una società finalmente solida». L’amichevole persa col quotato Altovicentino non ha scalfito il morale. «Se tutte le altre squadre, Mestre compreso, hanno molti punti in meno qualcosa vorrà pur dire – sottolinea Severino Silvestrin (Ultrasessantenni) -. Sono sicuro che il Venezia non mollerà e ce la faremo a salire in Lega Pro. Il derby però sarà duro, non perché il Mestre sia più forte, ma a contare in queste sfide sono in primis le motivazioni». «Bisognerà fare di tutto per non permettere al Mestre di vincere domenica – gli fa eco Angelo Nichetto -. L’ultimo Venezia fa dormire sonni tranquilli, anche se l’assenza di Acquadro a centrocampo preoccupa un pò. I valori del campionato ad ogni modo sono ormai chiari». In sintonia Ettore Perocco (Altamarea): «Per la Lega Pro ormai penso sia fatta per un Venezia ora più maturo e consapevole. Bravo Favarin a scegliere gli uomini giusti, come Maccan di recente, le altre cominciano a cedere e non vedo grossi problemi nemmeno a Mogliano». «Da anni non si vedeva un Venezia così – conclude Luciano Bignone (Venezia Club Campalto) – il derby come le restanti gare saranno ostiche per noi ma altrettanto per Mestre, Campodarsego e compagnia. Forse a volte manca un pizzico di umiltà, ma tutto è in mano nostra e potenzialmente non ce n’è per nessuno».

Ore 14.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Domenica si presenterà al derby di Mogliano nella tana del Mestre (ore 15) da un lato con la sicurezza di chi in un mese ha rimesso a posto la classifica, dall’altro con la cautela per le restanti sette giornate ma spinto dalla voglia di chiudere la pratica promozione al più presto. Gli esami non sono finiti per un Venezia che ha dimostrato tutta la sua fame di Lega Pro, risalendo rapidamente da -3 a +5 sul Campodarsego grazie ai 19 punti conquistati sui 21 in palio dopo la «crisetta» di fine gennaio. Gli arancioneroverdi hanno cancellato come meglio non avrebbero potuto la sconfitta al 91’di Verona con la Virtus Vecomp e il successivo pareggio esterno con la Luparense. Due battute a vuoto dimenticate battendo Montebelluna e Liventina, rallentando solo con l’Abano (1-1) al Penzo prima di stendere, al ritmo di due gol a partita e pochi rischi, Calvi Noale, Campodarsego, Levico e Tamai. «Finalmente sono spariti i fronzoli a favore della concretezza che sapevamo essere nelle nostre corde – la sottolineatura del ds Giorgio Perinetti dopo la quarta vittoria consecutiva -. Più dei 5 punti sul Campodarsego confortano le ottime prestazioni, giocando così abbiamo tutto per conquistare i restanti 21 punti». Per Soligo e compagni la prima tappa si chiama Mestre, compagine in spolvero (14 punti nelle ultime sei uscite) e determinata a vendicare l’onorevole 0-1 – gol partita di Carbonaro – davanti ai 3.800 del Penzo in un nebbioso mercoledì novembrino, in quello che è stato il primo inedito derby tra arancioneroverdi e arancioneri. Una stracittadina slegata dai ricordi del passato e alla quale il Venezia (domenica non ci sarà il presidente Joe Tacopina) si accosterà con il «fastidio» del brutto 4-2 incassato sabato nell’amichevole con l’Altovicentino. «Se sbagliamo l’approccio possiamo perdere contro chiunque» ha tuonato il tecnico Giancarlo Favarin che domani alla ripresa non mancherà di scuotere i suoi per raffreddare sul nascere il rischio di pensare che la Lega Pro possa arrivare senza sudare. Il Venezia ha accettato di giocare regolarmente il derby domenica 20 marzo nonostante l’assenza del giovane Acquadro, vale a dire del giocatore più in forma del momento. Un’assenza pesante, cui Favarin sembra poter sopperire solo rispolverando Callegaro accanto a Soligo in regia, a meno di non voler «azzardare» il baby Chicchiarelli in attacco per avere più grinta in mediana con Marcolini come secondo senior.

Ore 14.00 – (La Nuova Venezia) Prima sosta di marzo alle spalle, la seconda sarà in coincidenza di Pasqua. In mezzo, il derby contro il Mestre, mentre il Campodarsego non sarà molto lontano, dovendo far visita alla Calvi Noale. Si riparte con il Venezia avanti di cinque lunghezze e con sette partite da disputare. «Un buon vantaggio, ma sul quale non ci dobbiamo cullare» avverte Matteo Serafini, «abbiamo già sperimentato sulla nostra pelle come si fa presto a stare davanti e a ritrovarti a inseguire nell’arco di una sola settimana. Adesso siamo riusciti a risorpassare il Campodarsego, ma a questo punto della stagione, non possiamo permetterci passi falsi o cali di tensione. Stiamo per arrivare alla resa dei conti ed è meglio fare la lepre che indossare i panni degli inseguitori». Venezia che dovrà soprattutto passare indenne le prossime settimane visto che dovrà affrontare Mestre ed Este con l’intermezzo casalingo contro il Fontanafredda. «Non dobbiamo commettere l’errore di fare delle graduatorie sulle avversarie perché tutte hanno un obiettivo da inseguire, ogni partita nasconde insidie. Nessuno ci regalerà niente. Non dobbiamo pensare a difendere il vantaggio maturato nelle ultime settimane, ma bisogna avere l’obiettivo di incrementarlo. Il nostro cammino è stato buono, abbiamo rispettato il nostro ruolo, più o meno il Parma nell’altro girone ha tenuto i nostri ritmi, le due sconfitte rimediate sono arrivati in contesti particolari: con l’Este eravamo in vantaggio al 90′, a Verona abbiamo perso in pieno recupero un match dove anche il pareggio ci stava stretto. Bisogna però continuare a vincere, smorzare ancora di più le aspettative di chi ci insegue, far capire siamo davanti e che abbiamo intenzione di rimanerci fino al termine della stagione». E domenica ci sarà la sfida con il Mestre. «Una bella partita, contro una squadra che sta attraversando un ottimo periodo, che proverà a batterci, ma è normale e lo sappiamo. Sarà una giornata importante, dovessimo conservare quanto meno il vantaggio di cinque punti, avremmo compiuto un passo avanti notevole. Noi abbiamo il Mestre, ma sono convinto che anche la Calvi Noale darà filo da torcere al Campodarsego». Settimana di ricordi per Matteo Serafini, che il 10 marzo 2007 rifilò tre reti a Buffon quando giocava a Brescia. «Sì, ho visto tanti filmati, ma è normale in questo periodo dell’anno. Sono bei ricordi, non so in quanti abbiano segnato tre reti a Buffon in una sola gara. Ma quelli più importanti devo realizzarli con il Venezia».

Ore 13.30 – (Gazzettino) Il terzo posto è consolidato, ma l’appetito vien mangiando. Parola di Andrea Pagan, che non nasconde le mire della sua squadra dopo la diciassettesima vittoria della stagione: sabato, nel recupero della ventinovesima giornata, i gol di Marcandella e Caporali hanno portato i giallorossi a quattro punti dal Campodarsego. «Noi dobbiamo pedalare e pensare alla giornata – ammette l’allenatore – ma se il Belluno, che è a cinque punti da noi, continua a tallonarci e a credere nel terzo posto, perché noi, che siamo a quattro lunghezze dalla seconda, non dovremmo credere nell’aggancio al Campodarsego?». Pagan predica comunque il “safety first” e ribadisce che il terzo posto va difeso con le unghie e con i denti, perché il Belluno è una squadra che vince e continua a vincere. «Abbiamo accorciato in avanti – spiega il tecnico – anche se non siamo riusciti ad allungare in ottica playoff, dato che dietro continuano a fare bene. Per quanto ci riguarda dobbiamo pensare solamente a pedalare, ma credo che l’obiettivo dei playoff sia ormai raggiunto, anche se ci manca la matematica certezza». L’allenatore non è entusiasta della gara dell’altro ieri. «Era importante fare i tre punti nel recupero di campionato, che sulla carta sembrava semplice e invece semplice non era affatto – sottolinea – noi ci abbiamo messo del nostro con un primo tempo sottotono, il vento ci ha messo del suo, rendendoci le cose difficili, ma alla fine è andata bene».

Ore 13.10 – (Gazzettino) Due gol con i pari categoria del Legnago, e Tanasa e Zecchin in campo per tutto l’incontro a fare rodaggio in vista della trasferta con il Calvi Noale che segna la ripresa del campionato. È un bilancio positivo quello del Campodarsego nel test in trasferta vinto 2-1 sabato. Dopo il momentaneo vantaggio dei padroni di casa, Kabine ha realizzato il pareggio con un calcio di punizione nel finale di primo tempo e nella ripresa il sigillo vincente è stato firmato proprio da Zecchin. A seguire la squadra anche il direttore generale Attilio Gementi, appena rientrato dalla trasferta in Brasile: «Ci prepariamo al meglio per questo rush finale di stagione e il recupero di Tanasa e di Zecchin può essere molto importante, siamo convinti che ci daranno una grande mano. Siamo a cinque lunghezze di distacco dal Venezia, ma dobbiamo guardarci anche alle spalle dato che l’Este è a quattro punti. A prescindere da quello che sarà il risultato finale, il nostro campionato è straordinario. Il primo posto? Dobbiamo andare in campo per cercare di vincerle tutte, non bisogna mollare niente fino alla fine». Gementi tira le orecchie invece a qualche tifoso della squadra e non solo. «Dispiace avere sentito in tribuna qualche commento fuori luogo. Forse qualcuno si era esaltato un po’ troppo e pensava che il “dream team” fosse il Campodarsego e non il Venezia: sono liberi di dire quello che vogliono, ma dimostrano di capire poco di calcio e non comprendono ciò che stiamo facendo. Ci sono anche allenatori di squadre che hanno 15-20 punti in meno di noi e si stupiscono della nostra posizione in classifica, ma se si reputano più forti di noi devono invece stupirsi di esserci dietro». Un flash sul viaggio di lavoro in Brasile: «È un calcio diverso da quello italiano. È stata un’esperienza utile per seguire qualche giocatore che potrebbe fare al caso nostro in ottica futura e soprattutto per capire come è strutturato il settore giovanile».

Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Vuole tornare in campo per le ultime quattro partite. Tommaso Piaggio, dopo la frattura multipla allo zigomo rimediata nel match col Venezia de 28 febbraio, sta contando i giorni sul calendario. Il mediano del Campodarsego, però, si vede già con la classica mascherina protettiva e la maglia biancorossa a smistare palloni per i compagni. Con un unico pensiero: la promozione in Lega Pro. Il mediano 21enne dovrà restare a riposo altre due settimane anche perché le quattro placche in titanio inserite poco sotto all’occhio dal team di chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale di Padova vanno “gestite” con parsimonia. I medici gli hanno dato più di qualche speranza per un recupero-record: «Le cose stanno andando per il verso giusto e ho tanta fiducia. Poco dopo l’infortunio, però, ero veramente demoralizzato perché non sapevo se e quando sarei riuscito a tornare». Piaggio, protagonista del Campodarsego dei miracoli con le sue 26 presenze, ha saltato le ultime due partite e dovrà seguirne dagli spalti altre tre. Troppe, forse, per un perno del centrocampo, amatissimo dai compagni, che gli hanno dedicato la vittoria con la Liventina dello scorso 2 marzo: «In questo gruppo ci vogliamo tutti bene. In più abbiamo un capitano, Maurizio Bedin, con un enorme carisma, un portiere fortissimo come Giorgio Merlano che ha fatto panchina senza mai perdere il sorriso e Gianpietro Zecchin che fino a pochi mesi fa giocava in serie B e ora sembra sia a Campodarsego da una vita per umiltà e carica agonistica. Con questi ragazzi possiamo e dobbiamo crederci fino alla fine». Là davanti, a +5 punti, c’è il Venezia, società che non ha preso di certo in simpatia il Campodarsego, inaspettato concorrente per la vittoria del girone: «Dopo il mio infortunio ho ricevuto una telefonata dal team manager del Venezia e ho avuto modo di parlare con Alberto Acquadro, giocatore avversario col quale è avvenuto lo scontro» racconta Piaggio. «Sono stati molto gentili e hanno dimostrato che il Venezia è una società seria, nonostante qualche dichiarazione eccessiva. Io posso solo ringraziare il loro medico che mi ha soccorso, oltre ai dirigenti e giocatori che mi hanno fatto gli auguri di pronta guarigione. Sono gesti che fanno piacere». Oggi il Campodarsego, reduce dalla vittoria in amichevole di sabato con il Legnago (2-1 il risultato finale, reti di Kabine e Zecchin) tornerà al lavoro per preparare il match di domenica prossima con la Calvi Noale.

Ore 12.40 – (Gazzettino) Quarta vittoria di fila per la Luparense San Paolo ed il tecnico Enrico Cunico non può che essere felice: «Abbiamo vinto meritatamente, considerando poi che in occasione del rigore concesso al Tamai il fallo, dubbio, era fuori area. Non abbiamo mai veramente rischiato, siamo stati bravi a contenere i loro forti attaccanti e approfittato delle occasioni avute». Un girone di ritorno da incorniciare: «C’è rammarico per l’andata, ma il gruppo è stato pesantemente rivisto a dicembre, ci voleva un po’ di tempo per amalgamare per bene i giocatori. Adesso ci stiamo togliendo belle soddisfazioni, quelle non avute nella prima parte di stagione anche a causa di qualche episodio sfavorevole». Ormai non si può più parlare di salvezza da raggiungere: «Direi di no, la classifica è buona. Non ha senso però tirare in ballo obiettivi da raggiungere, possiamo puntare le squadre più vicine a noi in classifica, cercando di scavalcarle».

Ore 12.30 – (Gazzettino) La Luparense San Paolo si conferma squadra più in forma del momento e approfittando di tre “regali” degli avversari vince sul campo del Tamai e centra il suo quarto successo consecutivo. La squadra di Cunico ha confermato anche di sapersi esprimere meglio in trasferta, visto che ha ottenuto i maggiori consensi fuori casa (26 punti su 44). Due gli ex di turno Giglio e Roveretto, ma nella rosa patavina ha impressionato soprattutto l’ex sacilese Beccaro, autore di quindici centri, l’ultimo dei quali ottenuto proprio ieri a Tamai. Tre omaggi, dicevamo, in quanto i due gol ospiti sono stati frutto di altrettanti errori difensivi. A completare il “cadeau” un calcio di rigore fallito da Diaw all’inizio del secondo tempo. La cronaca. Al quarto d’ora si è fatta vedere la Luparense con una traversa di Pignat, dopo un calcio d’angolo. La risposta del Tamai è arrivata tre minuti dopo con Giacomini, ma la sua conclusione si è rivelata poco precisa. Al 22′ Diaw ha cercato il gol con un guizzo tra portiere e un difensore ma la traiettoria della sfera è terminata sopra la traversa. Il numero 11 locale si è reso ancora pericoloso alla mezz’ora, ma sul capovolgimento di fronte è arrivato il gol per i Lupi grazie a Beccaro che con intuito ha approfittato di un’incomprensione tra il portiere Peresson e Faloppa, per mettere la sfera in rete da pochi passi. Come se non bastasse, due minuti dopo il Tamai ha dovuto registrare anche l’infortunio di Ursella (sostituito da Furlan), dopo un contrasto con un avversario. In avvio di ripresa il Tamai ha avuto la possibilità di pareggiare i conti grazie a un rigore concesso per un fallo di Pignat su Diaw, ma lo stesso giocatore, poco convinto, si è fatto parare il penalty da Rossetto. Il raddoppio è arrivato ancora una volta per un’indecisione della retroguardia di casa (Peresson-Giacomini) che ha permesso a Pittarello di andare indisturbato a rete. Il Tamai ha cercato di riaprire la partita con De Poli il cui colpo di testa è terminato fuori di poco. Al 38′ Diaw ha mancato il gol d’un soffio direttamente su calcio di punizione: la sfera è stata deviata in angolo dall’estremo Rossetto con le punta delle dita. Inutile l’assedio finale.

Ore 12.10 – (Mattino di Padova) Tre punti per blindare i playoff. La Virtusvecomp doma di misura l’Abano e porta a otto le lunghezze di vantaggio sulla coppia Tamai e Mestre, le dirette inseguitrici per il quinto posto finale valido per accedere alla fase di post campionato e provare a cullare qualche remoto sogno di ripescaggio in Lega Pro. Un successo che non fa una grinza in virtù di un atteggiamento dai due volti. Un primo tempo spumeggiante, sbarazzino con più di una opportunità da rete, oltre al sigillo di Cernigoi, e una ripresa contratta a difesa del vantaggio. Senza però mai realmente soffrire il ritorno dei nero verdi allenati da Karel Zeman, il figlio dell’ex allenatore della Roma e tante altre squadre di serie A. Come il papà anche Karel ama il gioco arioso, intenso e ficcante ma sulla sua strada trova una Virtusvecomp quadrata, blindata in ogni settore del campo e sempre capace di far male in fase d’attacco. L’avvio è tutto di marca locale con Santuari che decide d’innestare il turbo, saltare sulla fascia due avversari per pennellare la sfera al centro dell’area dove sia Mensah che bomber Cernigoi arrivano con un attimo di ritardo. La gara è una sola direzione con Cernigoi che s’avventa su di un pallone vagante e tira di prima intenzione chiamando Bettin alla parata. La pressione degli scaligeri non s’arresta e al 25’ arriva il meritato vantaggio. Fa tutto da solo Mensah che salta il velocità Zattarin fugge lungo l’aut di destra e mette al centro per l’accorrente Cernigoi che in scivolata devia in fondo al sacco. L’Abano prova a riordinare le idee ma non va, dall’ennesimo angolo, oltre ad un colpo di testa di Bortolotto che sorvola oltre la traversa. Alla mezz’ora la Virtus potrebbe chiudere la sfida al termine di una straordinaria azione personale di Mensah che lascia sul posto due avversari ma una volta in area calcia alto. Prima del riposo il cross di Peroni è telecomandato per la testa di Cernigoi: nella circostanza è decisivo l’anticipo di Creati che mette in angolo rischiando l’autogol. Nella ripresa Marangi prende il posto di Alba con l’Abano che inizia a prendere in mano il pallino del gioco. Fresco decide di coprirsi e inserisce un difensore fluidificante come Boateng con il compito di chiudere i varchi agli ospiti che a conti fatti non tirano mai in porta.

Ore 11.40 – (Gazzettino) Cambia l’immediata inseguitrice (il Bassano) e si riduce il margine di vantaggio in classifica (sette lunghezze) sulla seconda. Il tutto in attesa del posticipo serale di Alessandria. Ecco un’altra palla-break a disposizione del Cittadella nella corsa verso la vittoria finale. Mancano nove gare al termine e un risultato positivo al “Moccagatta” avvicinerebbe ancora di più la truppa granata all’obiettivo. Il tecnico Roberto Venturato è però consapevole che quello in terra piemontese è un impegno gravoso. E il suo paragone con l’alpinismo calza a pennello: «La partita di Alessandria ha un coefficiente di difficoltà di sesto grado». E non potrebbe essere altrimenti, perché la formazione di Gregucci ai nastri di partenza era indicata come una delle sicure candidate alla promozione diretta in virtù di una rosa di giocatori di primissimo livello. «È una squadra molto forte, l’ha dimostrato in Coppa Italia contro avversarie di serie A. Sarà una sfida importante tra le nove finali che ci mancano». Tredici punti separano Cittadella e Alessandria: i padroni di casa stasera faranno di tutto per dimostrare che la classifica non rispecchia le reali differenza tra le due contendenti. «L’Alessandria non ha mai nascosto le proprie ambizioni. Ha sempre cercato di giocare per vincere, dappertutto. È stata costruita per fare il salto di categoria, lo sappiamo. Il Cittadella proverà a fare la propria partita come sempre, cercando di portare a casa il massimo risultato». Un simile distacco può essere giustificato soltanto dal lungo cammino in Tim Cup dell’Alessandria? «Non conosco la loro realtà, so che hanno incontrato difficoltà in alcune sfide di campionato. La realtà dei fatti dice che il Cittadella ha tredici punti di vantaggio, e vogliamo mantenere immutate le distanze, anche se non sarà affatto semplice. Siamo però preparati, sappiamo come interpretare la partita». Potrebbe andare bene anche il pareggio? «Credo non sia corretto fare certi discorsi a priori. Il Cittadella scenderà in campo per giocare la propria gara, cercando di vincerla. L’Alessandria avrà le nostre stesse motivazioni». A fare la differenza saranno la tattica, il collettivo o la qualità dei singoli calciatori? «Si affronteranno due squadre con una precisa identità, che sanno bene come stare in campo. In questi casi la differenza la faranno i giocatori, come sapranno interpretare il momento. E le individualità di spicco ci sono da una parte e dall’altra». Tra questi, due attaccanti di grande caratura: Bocalon da una parte e Litteri dall’altra. «Sono diversi tra loro perchè il primo è più finalizzatore mentre Litteri sa mettersi a disposizione della squadra». Il Cittadella ha giocato mercoledì in Coppa: si faranno sentire le fatiche? «Le vittorie portano entusiasmo, raggiungere la finale di Coppa Italia è appagante, dobbiamo canalizzare questa energia positiva in campionato. Il tempo per recuperare c’è stato, siamo pronti per Alessandria». Pochi i dubbi di formazione: Salvi e Benedetti in difesa, Zaccagni in vantaggio su Lora a centrocampo, Litteri-Jallow coppia d’attacco inamovibile.

Ore 11.20 – (Gazzettino) Quanto potrà migliorare il rendimento dell’Alessandria dopo l’uscita di scena dalla Coppa Italia? Sembrerebbe molto, a giudicare dal successo di domenica scorsa per 4-0 in casa del Renate. Terminata la storica esperienza che li ha visti superare anche formazioni di serie A e arrendersi solo al Milan in semifinale, i piemontesi possono infatti concentrarsi sul campionato, puntando alla serie B attraverso la via dei play off, ma dovranno comunque migliorare l’attuale marcia nel girone di ritorno che li ha visti conquistare solo undici punti in otto gare, frutto di tre vittorie, altrettante sconfitte e due pareggi. Gregucci punterà sul consueto 4-3-3. Occhio in particolare al tridente offensivo formato da Marras a destra, Iocolano, già a segno due volte con l’Alessandria, a sinistra e con al centro Bocalon, capocannoniere del girone con tredici reti. Allo stadio Moccagatta è prevista una cornice di pubblico adeguata all’importanza dell’appuntamento. Tra prevendite e abbonati, si è già attorno a quota quattromila spettatori.

Ore 11.00 – (Mattino di Padova) Dal Nanga Parbat allo stadio Moccagatta il passo è più breve di quanto sembri. Almeno stando alle parole di Roberto Venturato, il quale, forse stimolato dalla recente impresa di Simone Moro, salito oltre gli ottomila metri in Pakistan, alla vigilia della trasferta di Alessandria sfodera la metafora alpinistica che non ti aspetti: «Proveremo ad imporre il nostro gioco, come sempre, sapendo che sarà più complicato del solito, perché troveremo un quoziente di difficoltà di sesto grado». Un coefficiente che, nella prima classificazione legata alle scalate, indicava le “arrampicate estremamente difficili”. Come a dire che questo Cittadella, già in vetta, vuole approfittare del posticipo di lusso della 9ª giornata di ritorno, trasmesso in diretta tv su Rai Sport 1, per provare a spingersi ancora più su. «Un pareggio? No, grazie». Tra i convocati non figura ancora Paolucci, che pure ha ripreso ad allenarsi in gruppo, ma c’è regolarmente Bizzotto, il quale, tenuto a riposo mercoledì contro la Spal per un lieve affaticamento muscolare, ha poi sempre lavorato regolarmente. Pochi i dubbi sull’undici titolare, probabilmente lo stesso schierato contro l’Albinoleffe nel precedente turno. Né ce ne sono sull’atteggiamento tattico delle due squadre. «Non guardo in casa degli altri e non so se le 13 lunghezze di distacco accumulate nel corso del girone di ritorno siano dipese dalle energie spese dagli uomini di Gregucci in Coppa Italia. Quello che so è che l’Alessandria non ha mai nascosto le sue ambizioni, è attrezzata in tutti i ruoli e in tutti i reparti. Ha bisogno di punti e sa stare in campo, ma anche noi lo sappiamo fare e manterremo la nostra identità di gioco» afferma il tecnico granata, partito assieme ai suoi uomini ieri pomeriggio dopo la seduta di rifinitura svolta in mattinata. «Un pareggio potrebbe andarci bene? Tutti i calcoli da fare a gara in corso sono difficili da immaginare, ma la nostra voglia di vincere non è inferiore alla loro». Litteri-Bocalon, i bomber. Tre gli “ex” granata ora nelle file piemontesi: Iunco (infortunato), Vitofrancesco (in panchina) e Sosa (titolare in difesa), uno in quelle del Citta, Pascali (29 presenze e 5 gol con i grigi nel 2002/03). Nel corso della settimana Gregucci ha provato in più occasioni il 4-4-2 con Marconi accanto a Bocalon in attacco, ma è probabile che contro il Citta si affidi al consueto 4-3-3. Proprio sulla sfida nella sfida tra il capocannoniere del girone A Bocalon (13 reti) e Litteri (11) si è soffermato Venturato: «Sono simili nella “fisicità” e nella capacità di tenere alta la squadra, ma Bocalon è più finalizzatore rispetto a Litteri, che si sa mettere maggiormente a disposizione dei compagni». Non sapeva ancora, il tecnico, dei problemi muscolari accusati nella rifinitura di ieri dall’attaccante piemontese (ma di natali veneziani), che ne mettono in dubbio la presenza in campo. 40 contro 4.500… Al Moccagatta il Citta sarà accolto da una sorta di bolgia. Solo poche centinaia di biglietti sono ancora a disposizione e, se non si registrerà il tutto esaurito, è soltanto perché ai tifosi ospiti, in curva Sud, sono riservati 780 posti, che andranno occupati in minima parte. In particolare sta riscuotendo un grande successo l’iniziativa che permette ai tifosi che hanno assistito a Milan-Alessandria, semifinale di Coppa Italia, di entrare allo stadio ad una tariffa speciale. L’impianto piemontese è omologato per 5.827 spettatori e di sicuro saranno almeno 4.500 quelli presenti. Una quarantina, invece, gli aficionados granata: per Alessandria partiranno due pullmini da nove posti e alcune auto. A loro il compito di far sentire meno soli Iori e compagni.

Ore 10.30 – (Gazzettino) Novità sul progetto del nuovo Euganeo? «Attendo qualche risposta entro Pasqua dagli investitori che stanno facendo valutazioni sulla viabilità e altro». Dalla società al campo, per esaltare l’ottimo momento di Marco Ilari, sempre più determinante nella manovra offensiva biancoscudata. «A livello personale – esordisce l’esterno romano – penso sia stata la migliore prova della stagione, ma tengo a rimarcare il discorso di squadra perché abbiamo fatto veramente una grande partita contro un avversario che veniva da un filotto di vittorie ed è stato costruito per stare in alto. Siamo stati bravi a impostare la gara nel modo giusto e a metterla sui binari che ci competevano». Con Pillon non ha perso un minuto di gara. «Per un giocatore la fiducia è importante ed è mio dovere cercare di ripagarla al meglio, anche con l’aiuto dei compagni. Tutti quanti siamo cresciuti. Mi manca solo il gol, ma ben vengano anche gli assist e prestazioni complessive come questa». E ora si sognano i play off, se l’aspettava? «Sapevo che la squadra è forte e che abbiamo buonissimi elementi. Dovevamo solo cercare qualcosa dentro di noi, abbiamo trovato le distanze giuste, alzato un po’ il ritmo e il resto viene di conseguenza, con vantaggi per tutti i settori. Abbiamo il dovere di provarci, giocheremo più a cuor leggero, ma l’impegno – conclude Ilari – sarà massimo per cercare di arrivare fino in fondo».

Ore 10.20 – (Gazzettino) Poi però l’ad del Padova richiama tutti all’ordine: «Non dovevamo demoralizzarci prima e non dobbiamo esaltarci adesso. Questa squadra non è stata costruita per la salvezza e dunque non ha raggiunto alcun obiettivo. Siamo sulla strada giusta, è bello parlare di vittorie, ma poi basta un attimo per uscire e dunque occorre restare sul pezzo, testa bassa e pedalare». Quindi aggiunge: «Non bisogna perdere la concentrazione, anche nel lavoro basta una piccola distrazione per fare venire meno quello che sembra già acquisito. Cittadella a parte, in campionato tutto si deve decidere per cui servono solo dedizione e lavoro. Teniamo i piedi per terra». Male che vada, c’è comunque una base già pronta per gli anni a venire. «Anche in questa stagione, prima tra i professionisti, siamo ripartiti da zero. Adesso c’è una buona ossatura di giovani per il futuro». E il futuro sarà ancora targato Pillon? «In questo momento siamo concentrati su ogni singola gara e quella a Pordenone e la successiva con la Cremonese ci diranno se possiamo restare agganciati al treno play off. Poi cominceremo a parlare e il diesse De Poli farà quanto dovuto, fermo restando che dell’allenatore si può solo parlare bene». Solo 4.151 persone hanno assistito sabato alla spettacolare prova dei biancoscudati. «C’è da fare i conti con un campionato spezzatino e il sabato la gente può avere impegni. Noi facciamo il nostro, ringrazio chi è sempre venuto e spero che ci seguano anche i tifosi più occasionali».

Ore 10.10 – (Gazzettino) Anche in casa biancoscudata il tre è il numero perfetto. Tre come i punti pesantissimi (per classifica e morale) ottenuti sabato a spese del Pavia. Tre come le vittorie di fila, mai successo in precedenza. Tre come i gol realizzati ai lombardi, esattamente come la domenica precedente a Mantova. E tre come gli incontri nei quali il portiere Favaro esce imbattuto. «Quella di sabato – dichiara l’amministratore delegato Roberto Bonetto – è la più bella partita del Padova, contro una grande squadra che abbiamo fatto diventare piccola. Bravo l’allenatore Pillon e bravi i ragazzi che hanno interpretato la gara in modo perfetto. Mi fa anche piacere che siano arrivati gol su schemi provati in allenamento perché significa che viene premiato il lavoro settimanale». Parlando di un Pavia che quest’anno ha investito molto per la promozione, Bonetto così replica, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa: «Di soldi ne abbiamo spesi pure noi, qualcuno diceva che volevamo fare le nozze con i fichi secchi, ma a me questi fichi sembrano freschissimi. A inizio stagione, poi, ero stato deriso quando parlavo di play off. Ora incrociamo le dita e sognare non costa nulla».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) C’è un concetto molto interessante che Ilari esprime più volte: la preparazione della partita. «Perché in questo momento siamo molto bravi ad applicare sul campo quello che prepariamo in settimana. E per questo sono assai fiducioso per le prossima gara, sono sicuro che prepareremo al meglio anche la sfida di Pordenone». Come ci si approccia, adesso, ad una rincorsa playoff che soltanto fino al mese scorso sembrava impossibile? «A questo punto abbiamo il dovere di provarci. Affronteremo queste partite con l’animo molto sereno per l’obiettivo della salvezza raggiunto, e continueremo a ragionare match dopo match. Avremo degli scontri diretti che saranno bellissimi da vivere e giocare e ci diranno dove potremo arrivare». Che il Padova sia migliorato un po’ alla volta lo testimoniano anche gli ultimi due incontri, in cui la squadra, dopo aver fatto molta fatica in fase conclusiva per quasi tutto il torneo, ha segnato 6 gol. Cos’è cambiato davanti? «Parte tutto da dietro. Riuscendo a fare benissimo la fase difensiva abbiamo aumentato la consapevolezza della nostra forza. Con un pressing più alto e un maggior sacrificio riusciamo a coprire meglio il campo e ad essere più lucidi davanti. Una questione di atteggiamento complessivo». Lei sta giocando sempre meglio, ma deve ancora sbloccarsi in stagione. A quando il primo gol? «Spero presto, anche se mi accontento degli assist, a patto che si continui con queste prestazioni».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Uno scontro diretto che vale doppio e sembra destinato ad incidere notevolmente sul proseguo del campionato. Il Padova ci arriverà con la testa sgombra, la voglia di stupire e una forma smagliante. Tra i giocatori più in crescita, e diventato ormai perno insostituibile, c’è Marco Ilari, che nei minuti di recupero contro il Pavia ha timbrato il quinto assist stagionale, mandando in rete Altinier. È un periodo sicuramente felice per il 26enne esterno, legatosi in maniera viscerale a Padova dopo la trionfale stagione vissuta l’anno scorso, senza dimenticare le proprie origini e passioni. Giallorosso di fede e anche di crescita calcistica, ieri Ilari era al “Friuli” di Udine, dove ha festeggiato dalla tribuna la vittoria della sua Roma contro l’Udinese. Celebrando nel migliore dei modi un week end trionfale. «Sono contento per il mio momento, ma soprattutto per le prestazioni del Padova», ha sorriso. «La prova di sabato è stata ottima, perché ottenuta contro un avversario che arrivava da un filotto molto positivo ed è stato costruito per stare in alto. L’abbiamo impostata subito nel modo giusto e nel primo tempo percepivamo che stavamo giocando bene. Gli applausi dei tifosi l’hanno testimoniato».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Quello che sino ad un paio di settimane fa sembrava soltanto un miraggio adesso è molto più che un sogno. Il Padova è in piena corsa per i playoff e i motivi per crederci sono molteplici. Le prestazioni della squadra sono in continua crescita, la forma appare eccellente, il ruolino di Pillon è da promozione e la corsa è lanciata da tre vittorie consecutive, che in campionato finora non erano mai state ottenute. Il Padova, tuttavia, è ancora dietro, ma a far sperare i biancoscudati sono anche i risultati delle altre squadre. Il trend, come da inizio stagione, vede le formazioni in lotta per la zona spareggi continuare a rubarsi punti a vicenda, senza accelerare troppo. E così, dopo il k.o. di sabato della FeralpiSalò e il tifo per il Cittadella che stasera affronterà l’Alessandria attualmente quarta in classifica, i biancoscudati possono approfittare anche della sconfitta di ieri del Pordenone, superato sia sul campo che in classifica dal Bassano. Proprio il Pordenone, attualmente terzo a + 6 su Neto e compagni, sarà il prossimo avversario, sabato 19 al “Bottecchia”.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) A vedere quelle maglie correre sul campo e quella tifoseria esultare gli sarà venuto il groppo in gola. «L’Euganeo e questa gente mi mancano, non lo nego, si fa fatica a lasciare da parte certi ricordi. C’è stato un momento della partita in cui mi sono detto: “Che bello sarebbe scendere in campo adesso”. E mi è sembrato di rivedere il Padova dello scorso anno: una grandissima squadra, una partita dominata e un gran divertimento per tutti». Ha visto il match fianco a fianco con Pittarello, Niccolini e Sentinelli: quest’ultimo, domenica prossima, con un pareggio può festeggiare con il Piacenza la sua nona promozione in carriera. E tutti, insieme anche ai giocatori che sono rimasti in biancoscudato, sabato sera hanno cenato insieme a Villa Italia, nella più classica ed emozionante delle rimpatriate. Mancava solo una persona: Nicola Petrilli. Forse a lui, visto il momento non proprio felice, sarà passata la voglia di festeggiare…

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Gli eroi non passano mai di moda. Tantomeno a Padova, dove chi sa farsi amare, statene certi, non viene dimenticato. Padova-Pavia è stata l’occasione per rivedere sugli spalti dell’Euganeo due ospiti d’onore: Gustavo Ferretti e Davide Sentinelli erano lì, a seguire dal vivo per la prima volta i biancoscudati, approfittando della sosta della Serie D. Ed immancabilmente entrambi sono stati sommersi dall’affetto di chi ha avuto la fortuna di incrociarli. «Lo ammetto, un po’ Padova mi manca», ci ha confessato il “Rulo”, che oggi veste la maglia dell’Imolese e quest’anno è già arrivato a quota 20 gol. «È stato bellissimo tornare in questo stadio, ritrovare i compagni dello scorso anno, ma soprattutto vedere quanto la gente ancora mi vuole bene. Sono venuti in tantissimi a salutarmi, e la cosa che mi ha sorpreso è che molti erano informati sulla mia stagione, sapevano quante presenze e quante reti ho collezionato con l’Imolese, e questo non me l’aspettavo. Tantissimi mi hanno detto che avrebbero voluto rivedermi in biancoscudato pure quest’anno, e ciò per me significa molto: sono state prese altre strade, io mi sto godendo la mia stagione e la mia squadra, dove sto bene e lotto per i playoff, ma l’affetto di Padova rimane inimitabile».

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) E adesso provate voi a fermare l’euforia! Per la squadra, un dovere: oggi alle 15, dopo il giorno di riposo, il Padova torna ad allenarsi ai campi della Guizza, per cominciare a preparare la sfida di sabato prossimo (ore 17.30) al “Bottecchia” di Pordenone. Il gruppo di Pillon ha l’obbligo di mettere da parte gli entusiasmi e concentrarsi su una sfida, quella con i neroverdi, battuti ieri dal Bassano, che si preannuncia difficile e spettacolare, ma che in caso di risultato positivo potrebbe far schizzare l’euforia generale ancora più in alto. Ben altra musica al di fuori del campo, dove l’entusiasmo dei tifosi biancoscudati sta già raggiungendo il livello di guardia: in Friuli saranno diverse centinaia a seguire i biancoscudati alla ricerca dell’ennesima impresa. L’Aicb ha già aperto le iscrizioni per la trasferta in pullman: partenza alle ore 14.45 dal capolinea del tram alla Guizza, quota di partecipazione (comprensiva di viaggio e cena al sacco) di 10 euro per i possessori di tessera Aicb, 20 per i non tesserati (info 338.4578666). La “Tribuna Fattori”, invece, si muoverà con auto private e pullmini: la partenza è fissata alle 13.30 dal parcheggio Sud dello stadio Euganeo.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 56, Bassano 49, Pordenone 47, Alessandria 43, FeralpiSalò e Pavia 42, Padova 41, Reggiana e SudTirol 38, Cremonese 37, Lumezzane 30, Cuneo, Giana Erminio e Renate 28, Pro Piacenza 27, Mantova 23, AlbinoLeffe 18, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la ventiseiesima giornata: Padova-Pavia 3-0 (Altinier (Pd) al 26′ pt, Neto Pereira (Pd) al 41′ pt, Altinier (Pd) al 47′ st), AlbinoLeffe-Cuneo 2-0 (Girardi (Al) al 5′ st e al 45′ st), Renate-FeralpiSalò 1-0 (Pavan (Re) al 34′ st), Pro Piacenza-Pro Patria 1-1 (Alessandro (Ppi) al 29′ pt, Montini (Ppa) al 41′ pt), Giana Erminio-Mantova 0-0, Reggiana-SudTirol 0-0, Lumezzane-Cremonese 2-1 (Sansovini (Cr) al 11′ pt, autogol di Zullo (Cr) al 24′ st, Bacio Terraciano (Lu) al 49′ st) Bassano Virtus-Pordenone 1-0 (Misuraca (Ba) su rigore al 28′ st). Stasera, ore 20.00 Alessandria-Cittadella.

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 13 marzo: giorno di riposo per i Biancoscudati dopo la splendida vittoria di sabato.




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