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Ore 21.20 – (Il Piccolo) Palermo avrà i suoi bei record in fatto di cambio allenatori causa le decisioni del vulcanico Zamparini, ma anche Trieste in fatto di panchine che saltano non scherza mica. Qui a dire la verità si sono succeduti in maniera vorticosa anche i presidenti, ma restando in tema di allenatori, la Triestina può vantare (si fa per dire) numeri da primato. Questa stagione ha raggiunto i vertici che erano stati toccati da Tonellotto esattamente dieci anni fa, quando sulla panchina alabardata ci furono cinque distinte gestioni: prima Calori-Buffoni, poi Vierchowod, quindi De Falco, poi Russo e infine Agostinelli. Anche in questo campionato siamo alla quinta guida tecnica: aveva iniziato Masitto, poi era subentrato Lotti, quindi l’interregno di Roncelli, poi l’arrivo di Doardo e infine adesso Bordin. Ma il dopo Maran si è rivelato quasi una maledizione per l’Unione, che da quel momento ha vissuto un lungo elenco di cambi in corsa: i balletti sono iniziati con Gotti-Somma-Arrigoni, poi è stata la volta di Iaconi-Salvioni, Discepoli-Galderisi, Sambaldi-Costantini, Costantini-Rossitto e lo scorso anno Lotti-Ferazzoli-Gagliardi (con scoppiettanti e fulminei ritorni finali prima di Lotti e poi di Ferazzoli). In tutto, tirando le somme, il dopo Maran totalizza 19 allenatori in 7 stagioni, quasi tre a campionato. Ma per tornare al presente, è curioso notare come finora ogni allenatore di questa stagione, pur tra alti e bassi, pur tra differenti difficoltà e pur con rose molto diverse, ha avuto in pratica finora un rendimento identico a quello degli altri. Masitto ha guidato l’Unione per 3 partite, Lotti per 8, Roncelli per 7 (con qualche iniziale presenza al suo fianco di Pontrelli) e Doardo per 13: ebbene tutti hanno in pratica avuto l’esatta media di 1 punto guadagnato a partita (solo Lotti vanta 1,12). E vista la situazione e le condizioni in cui hanno lavorato, difficile dare la croce addosso a qualcuno, anche se un paio di loro si sono trovati una rosa molto più debole di quella iniziale. Fatto sta che adesso il cambio di marcia decisivo spetta a Roberto Bordin, perché 1 punto a partita non basta certo per la salvezza diretta. Bordin del resto fra quelli che si sono succeduti è il tecnico di maggior esperienza, quello che seppur da vice di Mandorlini ha fatto vari campionati di serie A e una proficua esperienza anche all’estero. Un uomo di polso, quello necessario in questi periodi in cui ogni match sarà vitale per la salvezza. E dal quale, se tutto andrà per il verso giusto, si potrà magari ricominciare il prossimo anno.
Ore 20.50 – (Corriere delle Alpi) L’importante è vincere. Capitan Simone Corbanese, autore di quattro gol al Ripa Fenadora in cinque partite di campionato, è pronto per il derby di domani, ma non guarda ai numeri (da paura) messi a segno contro i cugini. «Vi assicuro che a queste cose non ci penso, mi basta vincere, non importa come, va bene un gol di un mio compagno, o un loro autogol – commenta Corbanese con un sorriso – sono sereno, penso a dare il massimo e aiutare la squadra». Tra voi e il Ripa Fenadora ci sono 19 punti. Sono reali? «Non mi piace guardare in casa degli altri, ma noi abbiamo la classifica che meritiamo. Loro storicamente interpretano i derby? Alla fine ne abbiamo vinto uno a testa, è questo quello che conta. Se qualcuno, però, pensa che loro abbiano giocato meglio è ora di dimostrare il contrario». Un derby è sempre una partita speciale, normale sentirla di più delle altre. «Il mio pensiero è molto semplice, un derby in serie D per la provincia è un bene, vuol dire che calcisticamente si sta lavorando bene e nella giusta direzione. È normale che non è una partita come le altre, noi vogliamo vincere per continuare a inseguire i nostri obiettivi di classifica, poi ovviamente anche per dare la gioia ai nostri tifosi». La società ha offerto un biennale a Vecchiato. Simone Corbanese sarebbe pronto a firmarne uno anche lui? «I patti con la società sono chiari, fin quando mi vorranno qua non ci saranno problemi a restare. Giustamente però nessuno ti regala niente ed è giusto che mi meriti la riconferma stagione dopo stagione, lavorando duramente. Sono molto contento, invece, per il biennale del mister, la società ha fatto un’ottima scelta perchè ha confermato un grande allenatore. Oltre che per lui, sono contento per per tutto il gruppo che potrà continuare a lavorare con lui». 13 gol, ma anche un infortunio che ti ha tenuto ai box per un mese. Ti aspettavi di più? «Sono il primo a dire che qualche gol in più potevo farlo – spiega il “Cobra” – ma sono felicissimo per il quarto posto. Guardando i gol fatti, siamo andati a segno con tanti giocatori. Marco Duravia ne ha fatti sette, Marco Farinazzo e Totò Acampora sei. Va bene così». Il tuo amico Radrezza, ex gialloblù, sta segnando al Fontanafredda tenendolo in gioco per il discorso salvezza. Utopia pensare di rivedervi insieme? «Non spetta a me parlare di questo, ci sentiamo spesso e sono contento che abbia ritrovato la categoria perchè la merita. Purtroppo il calcio ti unisce, ma a volte ti divide. Mancano otto partite e entrambi dobbiamo pensare a finire al massimo questo campionato, il dopo si vedrà».
Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) Sul sintetico della Reggio Calcio, la Reggiana ha svolto nella mattinata di ieri l’allenamento in vista della sfida di domani delle 20.30 al Città del Tricolore con il Sudtirol. Nelle ultime settimane l’emergenza infortuni aveva costretto il tecnico a schierare i giocatori disponibilirimasti. Ora gli infortunati sono solo quattro, cui va aggiunto il centrale difensivo Minel Sabotic squalificato, non mancano le alternative e forse anche qualche novità destinata sicuramente a far discutere come la possibile posizione di Siega. Il punto fermo riguarda il sistema di gioco infatti il 3-5-2 sarà confermato mentre tutti i protagonisti dovranno guadagnarsi il posto nella seduta odierna in via Agosti (ore 14.30) che non sarà la classica rifinitura del pre-partita ma un allenamento normale poiché, giocando alla sera, lo staff tecnico ha deciso di sciogliere le ultime riserve durante il risveglio muscolare di domattina. Davanti al portiere Simone Perilli la linea difensiva sarà composta certamente da Spanò e Parola mentre per il centrale sinistro c’è un discorso aperto tra Rampi e Panizzi. A centrocampo l’idea è di confermare i tre centrali di Cremona – Bruccini, Pazienza e Maltese con un Dejan Danza che però scalpita per strappare una delle tre maglie – mentre sugli esterni tornerà Mignanelli a sinistra e potrebbe esserci la sorpresa di Siega sulla fascia destra dal momento che in attacco hanno recuperato tutti e ci sono quattro giocatori per due maglie: Arma, Letizia, Nolè e Silenzi. Per quanto riguarda i lungodegenti la situazione più complicata è quella di Frascatore, alle prese con una frattura al metatarso del piede sinistro. In questi giorni verranno sottoposti a risonanza magnetica De Biasi (trattato con fattore di crescita ai legamenti del ginocchio sinistro a febbraio) e Bartolomei (edema osseo causato da uno scontro di gioco a Padova), due atleti che lo staff medico spera di recuperare pienamente per Pasqua. E’ invece di ieri il responso dell’esame strumentale per Loi che ha evidenziato una lesione del legamento collaterale mediale del ginocchio sinistro e non si esclude l’intervento chirurgico.
Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana, dopo 34 anni, ritrova un volto amico. Giancarlo Corradini, da un mese, trascorre le sue giornate ai campi di allenamento di Santa Croce, trasmette fiducia e vicinanza all’ambiente, parla con tutti, studia il presente per costruire il futuro. Per capire se sarà rivoluzione oppure restaurazione occorrerà attendere ancora un po’: la squadra è alla vigilia delle prove del fuoco e può ancora scrivere la trama finale di questa stagione. Certo il tempo stringe e i salti dovranno essere doppi o tripli. «Sono un uomo di campo, mi piace pestare l’erba – dice Corradini -. Abbiamo una squadra di livello, che è competitiva, sapevo che disponeva di queste potenzialità, purtroppo tanti punti importanti sono stati gettati alle ortiche. Nel calcio i risultati danno morale e classifica, a questo punto non si può più sbagliare». Come ha trovato Alberto Colombo? «Un grandissimo lavoratore, un tecnico preparato, però sono i risultati che devono parlare». Ha già chiara la valutazione della squadra? «La rosa dei giocatori è di buona caratura, in allenamento osservo che fanno un lavoro di buon livello, sono una persona in più che dovrà esprimere un giudizio su quale sarà il futuro di questi atleti, indicare chi farà parte e chi no del progetto della nuova stagione». Se non si raggiungeranno i play off, ritiene che sarà una sconfitta per i dirigenti? «Non credo, sono subentrati da poco, con la prospettiva di un determinato quadro, oggi la situazione non è più così, sono cambiate tantissime cose. Non sarà per loro una sconfitta». Sostiene questa tesi solo per riconoscenza? «Ho preso a cuore questa vicenda della Reggiana per la stima che ho nella proprietà e per sdebitarmi verso la società che mi ha lanciato nel calcio che conta e tutti i suoi tifosi». Nella sua testa c’è un augurio? «Sì, la Reggiana in serie B». Sarebbe pronto ad allenare? «Assolutamente no, in questo momento non sto pensando di tornare in pista». A proposito di settore giovanile, si è già fatto un’idea? «Ho notato che ci sono ragazzi interessanti, occorre capire e valutare tutti quanti, è una questione da seguire con attenzione. Credo sia stato fatto un ottimo lavoro, siamo abbastanza competitivi a certi livelli con quasi tutte le squadre». L’impressione è che ci sia un gran feeling con il responsabile tecnico Vezzani. È così? «Fausto è competente, ci confrontiamo tanto, siamo due persone che parlano la stessa lingua». Reggiana 1980-81, l’anno della promozione in serie B con Romano Fogli: quali ricordi conserva? «Abitavamo tutti a Villa Granata, ad eccezione di Dariol e Catterina. La nostra più che una squadra era una grande famiglia, il valore aggiunto era quello, poi mettiamoci giocatori del calibro di Zandoli e Matteoli, vivevamo il calcio in una maniera diversa, uniti verso un unico traguardo. L’anno dopo in B arrivarono Palladino, Volpi, Trevisanello e a novembre Carnevale, ci piazzammo a metà classifica. Ho ricordi stupendi del mio periodo in maglia granata». Il più bel complimento che ha ricevuto? «Non ho mai trovato tifosi che mi hanno fischiato o rimproverato qualcosa, questo sia da giocatore sia da allenatore o da dirigente. Ritengo sia la migliore gratificazione, più dei titoli vinti e dei successi in carriera».
Ore 19.30 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova continua a giocare la sua (difficile) partita dentro e fuori dal campo. Se nel rettangolo verde servono vittorie per evitare la retrocessione in D, infatti, alla società servono nuovi partner per guardare al futuro senza patemi d’animo. Il dg Gianfranco Bernasconi inquadra in questa ottica la visita che oggi pomeriggio (15.30) farà – insieme al presidente Sandro Musso – al sindaco Mattia Palazzi in municipio. «Pochi giorni fa sono stato in Confindustria – spiega Bernasconi -, oggi andremo in municipio e probabilmente avremo un incontro anche con la Provincia. Non c’è un argomento specifico all’ordine del giorno, ma si tratta di chiacchierate che servono per capire se possono scaturire novità sul fronte di eventuali imprenditori interessati ad affiancarci nella prossima stagione. Di questo avevamo parlato con Palazzi anche a gennaio, adesso ci rivedremo per vedere se è spuntato qualcosa di nuovo. Il sindaco del resto si è interessato sin da prima del nostro ingresso in società al futuro del Mantova Calcio, per cui sappiamo di avere un interlocutore disposto a spendersi, magari anche soltanto a livello conoscitivo, per dare ulteriore solidità al progetto avviato dalla Sdl». Bernasconi questo non lo dice, ma sul tavolo potrebbero anche esserci i temi riguardanti le utenze dello stadio (da sempre un tallone d’Achille dell’Acm) e anche i lavori al Martelli eseguiti nei mesi scorsi dalla proprietà di Viale Te. Altro capitolo che riguarda la società è quello relativo a Fabrizio Lori. L’ex patron biancorosso, richiamato in Viale Te tre settimane fa da Sandro Musso con il ruolo di consigliere del presidente, da martedì non si è più visto allo stadio o agli allenamenti della squadra, fatto a dir poco insolito vista l’assiduità con cui si era speso nelle ultime settimane. Impossibile strappare dichiarazioni a Lori, mentre Bernasconi minimizza: «L’ho sentito ieri (mercoledì per chi legge, ndr), è tranquillo e vedrete che domani sarà allo stadio a Gorgonzola. Non so perché non sia venuto al Martelli, forse c’entra il fatto che il nuovo punto di riferimento per la società sono io… Ma non so darvi una risposta precisa». Da fuori l’impressione è che ci sia come minimo un momento di riflessione da parte di Lori, o addirittura una rottura non esplicitata per non turbare l’ambiente».
Ore 19.10 – (Gazzetta di Mantova) Il piccolo grande miracolo della Giana Erminio, con il suo allenatore Cesare Albè (66 anni) che dal 1994-95 guida ininterrottamente la squadra milanese avendola portata due anni fa tra i professionisti, pare stia attraversando un momento di crisi. La formazione di Gorgonzola era partita bene, restando sempre ampiamente al di fuori del rischio playout ma nel girone di ritorno le cose sono cambiate: dopo il successo di Lumezzane (1-0), la Giana in sette partite (3 punti) ha infilato 4 sconfitte, le ultime tre consecutive. È pur vero che ha affrontato, una dopo l’altra, Bassano, Cittadella e Pavia, in ogni caso i soli sei punti racimolati da gennaio in avanti hanno complicato la classifica: i milanesi ora sono a quota 27 in compagnia del Lumezzane, una sola lunghezza al di sopra del Pro Piacenza, quintultimo. Del resto la salvezza per la Giana Erminio e il suo simpaticissimo mister Albè è l’unico traguardo possibile e non è un caso che nella campagna di mercato invernale la rosa sia rimasta inalterata, con nessun nuovo arrivo e nessuna cessione. Semmai nelle gare recenti il tecnico ha provato a rimescolare le carte passando dallo storico 4-4-2 a un 3-5-2 dove il talentuoso Gasbarroni (35 anni) agisce da trequartista dietro l’unica punta. Che non è sempre la bestia nera dell’Acm Sasà Bruno (il turno scorso in panchina) ma potrebbe essere anche il 24enne Cogliati. In verità queste rivoluzioni tattiche non hanno sortito effetti positivi, per cui non è da escludere che Albè ritorni al passato. Ricordato che nella squadra di Gorgonzola (quest’anno si gioca al Comunale locale, ndr) milita anche gli ex Claudio Grauso e Alberto Paleari, la curiosità maggiore dei milanesi riguarda proprio il rendimento interno. La Giana Erminio in casa ha vinto le prime due gare della stagione, poi ha collezionato solo pareggi (4) e sconfitte (6). L’ultimo successo davanti al proprio pubblico è datato 18 settembre 2015 (1-0 al Cuneo), quasi 6 mesi fa. L’attacco (24 reti, 12esimo del girone) verte ancora soprattutto sulle doti balistiche di Bruno (7 reti), mentre la difesa sembra abbastanza compatta: 28 le reti subite, nona retroguardia meno battuta del gruppo A.
Ore 18.50 – (Gazzetta di Mantova) Per il Mantova non c’è davvero mai pace. Anche questa settimana è stata condizionata dagli infortuni e Ivan Javorcic, dopo Masiello (lieve stiramento), ha perso anche Gaetano Caridi che è alle prese con una forte contusione al polpaccio non ancora riassorbita. Il capitano proverà oggi (rifinitura alle 14.30) ad allenarsi e vuole a tutti i costi partire con la squadra, ma è già certo che non sarà del match dall’inizio. Anche perché lo scontro diretto con la Giana Erminio è sì importantissimo, ma rischiare un grave infortunio di Don Tano in vista del finale di campionato sarebbe delittuoso. Come se non bastasse, in giornata il mister dovrà verificare anche le condizioni di Andrea Trainotti, che è reduce da un infortunio muscolare e che ieri, pur essendosi allenato con il gruppo, pare abbia avvertito ancora qualche fastidio. Se il difensore ce la farà, tornerà titolare in coppia con Carini al centro del reparto; in caso contrario, Javorcic dovrebbe confermare Scrosta, a meno di voler inserire Cristini, anch’egli al rientro dopo un lieve stiramento. Per quanto riguarda il resto della formazione da schierare domani a Gorgonzola contro la Giana, il tecnico croato ha ancora qualche dubbio. Il primo fra i pali, dove dovrebbe essere confermato Bonato, ma non si può escludere a priori un ritorno di Pane. Quello più grosso, comunque, riguarda la maglia numero 2, che potrebbe essere indossata dal giovane Longo, con Lo Bue e Scalise però ancora in corsa fino all’ultimo minuto della rifinitura odierna. A sinistra è confermatissimo Sereni, in mediana ci saranno ancora Perpetuini e Raggio Garibaldi, a meno che Javorcic decida di rischiare dall’inizio Di Santantonio, anch’egli allenatosi a singhiozzo in settimana a causa del solito fastidio muscolare che lo perseguita ormai da mesi. Sulle fasce agiranno poi Gonzi (a destra) e Zammarini ( a sinistra), mentre la coppia d’attacco sarà formata ancora una volta da Marchi e Falou. Nella seduta svolta ieri mattina al “Dante Micheli” Javorcic ha insistito sugli schemi d’attacco, ma è chiaro che ai suoi il mister chiederà allo stesso tempo moltissima attenzione alla fase difensiva, visti i sei gol (che potevano anche essere molti di più) incassati nelle ultime due partite contro Lumezzane e Padova. La squadra, dopo l’allenamento del pomeriggio, partirà ale 16.30 in pullman per il ritiro pre-partita nel Milanese.
Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Un’operazione di facciata potrà essere il cambio del nome, per tornare all’antico. La LegaPro non si chiamerebbe più così, riacquisendo l’appellativo di serie C. Una manovra di sostanza sarebbe invece quella di riportare l’organico a 60 squadre, tornando ai tre gironi da 20 per la Terza serie nazionale. Lunedì è in programma il Consiglio di Lega e martedì quello federale: in tutte e due le riunioni saranno affrontate le questioni in ballo. INVERSIONE A U – L’ipotesi è riavere, nel campionato 2016-17 di LegaPro o serie C che si dovesse chiamare, 6 squadre in più rispetto alle attuali. Si tratterebbe di un ritorno al recente passato, dopo che la scorsa estate tali caselle rimasero vacanti, in particolare per l’esclusione di alcuni club. Seguì il riconoscimento del ripescaggio a sole tre società, tra cui il Pordenone, che si sobbarcò l’onere dei 500 mila euro a fondo perduto. Ammesso che la volontà di risalire al format a 60 squadre sia diffusa, non è chiaramente definito il meccanismo per arrivarci. I criteri che più di qualche società caldeggia potrebbero passare per un blocco delle retrocessioni, oppure per una sola “bocciata”. Un’altra idea, che intende proporre al Consiglio di Lega il presidente della Pro Patria Emiliano Nitti, è quella di riammettere in primis le squadre che perderanno i playout, ma solo se in regola con i bilanci. Martedì prossimo il Consiglio federale, che tratterà anche questi argomenti, li valuterà per come saranno proposti dalla LegaPro. Nel frattempo, proprio a Busto Arsizio ieri hanno sollevato dall’incarico il tecnico Alessio Pala. TRAME – È difficile, però, che si arrivi a una decisione con un unico incontro tra dirigenti federali. Poi, in base al meccanismo che verrà considerato, ci potranno essere riflessi sostanziali anche per la serie D. In particolare per le squadre che si piazzeranno nella griglia playoff, dispute che potrebbero servire a nulla. Fosse stabilita la regola del «tutti salvi» o quasi, per quanto riguarda direttamente il campionato di Terza serie in corso, non è certo da escludere che possano «modificarsi» gli esiti delle partite in cui sono coinvolte compagini che più nulla avrebbero da chiedere alla stagione. NOMINATIVO – Gabriele Gravina lo aveva già detto a gennaio, appena insediato, che il campionato della LegaPro da lui presieduta si sarebbe tornato a chiamare serie C. Almeno su questo aspetto, i vertici di lunedì e martedì prevedono parentesi meno gravose.
Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il Pordenone è maturo? La trasferta del Mercante di Bassano sarà il vero termometro. Non solo per i 3 punti (pesantissimi) messi in palio dalla supesfida che vale il secondo posto, ma soprattutto per il test che attenderà il gruppo di Bruno Tedino, che ha appena recuperato anche Beltrame. Il confronto non riguarda tanto gli elementi che scenderanno in campo a Bassano, che di storia neroverde ne hanno masticata pochissima, quanto il passato del club, storicamente “allergico” agli scontri diretti in trasferta. Vincere a Bassano significherebbe colmare anche l’ultima lacuna, costata cara a due versioni del Pordenone (2012-13 e 2014-15), che rischiò di compromettere anche la corsa del ramarro (poi vincente) di Carmine Parlato. La prima sfida diretta per un obiettivo importante, tornando indietro nel tempo, risale all’aprile del 2013. Il Pordenone, allenato in D da Fabio Rossitto, era atteso dal Porto Tolle, contro cui doveva solo vincere. Finì invece 3-0 per gli altri e ciao camoionato. L’anno dopo fu il turno del match a Marano Vicentino, terminato 0-0, con i veneti che rimasero a +5. Poi la grande rimonta, ma è un altro capitolo. Anche nel 2015 il ramarro non seppe mordere la sfida decisiva in trasferta. L’occasione arrivò alla quartultima di campionato, al Brianteo di Monza: 1-0 per i lombardi e corsa playout in quel momento rallentata. Ora tocca al Bassano, ma è un altro Pordenone. Quello che può colmare anche l’ultima lacuna.
Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Da una parte il portiere esperto Matteo Tomei. Dall’altra il giovane Davide Costa. Classe 1984 contro classe ’96; pordenonese il primo, arrivato in estate da Vicenza ai neroverdi; bassanese il secondo, trasferito nello stesso periodo a titolo temporaneo dall’Inter al club giallorosso. Si tratta di una «prima volta» per Tomei e di un «ritorno» per Costa, che aveva già militato 8 anni tra i vicentini, prima di andare con i nerazzurri nel 2011. GIOVANE SPERANZOSO – È proprio Davide Costa a intervenire pubblicamente nella settimana che precede Bassano – Pordenone. Prima guardando in casa propria e notando che «negli ultimi mesi mi sto impegnando molto, sono contento si sia vista una crescita. Per un portiere, giocare con maggior continuità permette più facilmente di trovare le distanze». Contro la Pro Patria, nell’ultimo turno, ha collezionato la seconda presenza stagionale: è molto probabile che sia lui a difendere la porta contro Filippini & C. Ai microfoni del sito ufficiale giallorosso il giovane numero uno dichiara: «So che devo ancora crescere, soprattutto nella mentalità e nella concentrazione durante tutti i minuti di gara». Entrando nel merito del prossimo avversario, il Pordenone, Costa afferma che «ci aspetta una gara molto difficile, contro una squadra forte, reduce da un ottimo periodo. Noi stiamo facendo bene. Veniamo da tre vittorie consecutive che ci hanno permesso di riagguantare la zona playoff e vogliamo dare continuità ai risultati». GIUSTIZIA E ARBITRO – Mentre nessuno è stato stoppato dal giudice sportivo nel Bassano, in vista della gara di domenica alle 15 al Mercante, il Pordenone ha avuto conferma che dovrà fare a meno dell’attaccante Luca Strizzolo, squalificato per una giornata. Diffidato, era stato ammonito durante la gara interna contro il Lumezzane. A dirigere sarà Marco Mainardi della sezione di Bergamo, coadiuvato dai collaboratori di linea Maurizio Loni di Cagliari e Daniele Argento di Palermo.
Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) È stato il leitmotiv della settimana. Due squadre che fanno del collettivo la loro forza e che si equivalgono. Ma sono proprio così uguali Bassano e Pordenone? Numerosi, in effetti, i punti di contatto tra le due protagoniste del big match di domenica, che al momento vale il secondo posto in classifica e la veste di prima antagonista del fuggitivo Cittadella. Ma ci sono pure alcune differenze, che rendono l’esito della supersfida un’autentica incognita. Reparto decisivo. La partita si potrebbe decidere in mezzo. In effetti si confronteranno due dei centrocampi meglio assortiti del girone. Il tecnico vicentino, Stefano Sottili, dovrebbe schierare la sua squadra con il 4-2-3-1. Davanti alla difesa una coppia affiatatissima: Cenetti e Proietti. Il primo cresciuto nel Napoli, il secondo nella Juventus. Garantiscono quantità e qualità. E proteggono il nutrito reparto avanzato. Dove sugli esterni operano il “trottolino” tutta velocità Falzerano, il cui duello con Martin già annuncia scintille, e Candido, giocatore di qualità ex Pro Patria, con un’autentica predilezione per i calci piazzati. Rebus Tedino. Proprio nel cuore della manovra mister Tedino ha più soluzioni. Potrebbe tornare a schierare il trio sulla carta titolare, quello composto da Mandorlini, Pederzoli e Pasa. Dipenderà dalla posizione di quest’ultimo, che dopo aver recuperato dall’influenza che l’aveva messo ko con il Lumezzane, potrebbe pure prendersi una delle due maglie al centro della difesa. La disponibilità di Ingegneri, al fianco di Stefani, facilita la prima ipotesi. Ma il rebus è ancora aperto. Fantasia. Gara per giocatori dai piedi buoni. Bassano-Pordenone offre parecchio. Il più dotato tra le fila giallorosse è il trequartista Gianvito Misuraca (classe ’90). Ex talento dell’under 21, la scorsa stagione si è svincolato a causa del fallimento del Parma. E il Bassano è stato lesto ad accaparrarselo. Le sue invenzioni sono una manna per la punta di turno: contro il Pordenone potrebbe essere Pietribiasi, grande protagonista (14 gol) la scorsa stagione, tanto da finire anche nel mirino neroverde. Ma è rimasto dov’era. Senza però ripetere quell’exploit. Sinora soltanto 2 reti. Alle sue spalle, così, scalpita il promettente Michael Fabbro (classe ’96), sino a un anno fa punto di forza della Primavera del Milan. In dubbio Momentè, infortunatosi con l’Alessandria. Forza d’urto. Il potenziale offensivo del Pordenone ha ben poco da invidiare a quello dei rivali. Anzi. E non soltanto per i 6 gol (39 contro 33) in più realizzati sinora. L’ex Cattaneo schierato alle spalle della coppia composta da Berrettoni, altro illustre ex, e Filippini, il goleador da trasferta: questi tre possono seriamente spaventare la difesa bassanese, che poggia sull’esperienza di Martinelli (in B con Vicenza e Trapani) e del capitano Bizzotto. Le ultime. Dopo Marchi, Beltrame: nel corso dell’allenamento di ieri l’attaccante scuola Juve (arrivato a gennaio dalla Pro Vercelli), di cui tanto si dice bene, è tornato ad allenarsi in gruppo. Difficile vederlo anche solo in panchina domenica, ma il suo debutto pare finalmente alle porte.
Ore 16.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) E’ proseguita ieri con una seduta pomeridiana la preparazione del Vicenza in vista della partita che i biancorossi di Pasquale Marino disputeranno domenica contro il Trapani (fischio d’inizio ore 17,30). In vista della gara contro i siciliani di Serse Cosmi, Marino ha lavorato al centro tecnico Morosini con un gruppo che sta recuperando alcuni acciaccati; esclusi Manfredini — il cui campionato è già finito — e Urso che sta recuperando dopo l’operazione in artroscopia al ginocchio, non hanno partecipato all’allenamento El Hasni, che (fastidio allo psoas), Pozzi (contusione al ginocchio destro), mentre D’Elia e Bianchi hanno svolto lavoro a parte correndo con il preparatore atletico. Il resto del gruppo ha lavorato con Pasquale Marino, che dopo la fase del riscaldamento, ha iniziato a svolgere una serie di esercizi tattici che sono stati improntati con il 3-4-3. Nella partitella finale Marino ha schierato Adejo, Brighenti e Ligi in difesa, con la mediana composta da Signori e Moretti con Laverone e Sampirisi sugli esterni. In attacco sembra essere Giacomelli il destinato a partire dalla panchina con la corsia di sinistra che verrà molto probabilmente occupata da Ebagua che quindi giocherà al fianco di Raicevic, che proprio ieri è stato convocato con la Nazionale del Montenegro per le gare amichevoli Grecia-Montenegro, in programma ad Atene il 24 marzo e Montenegro-Bielorussia, in programma il 29 marzo; il tridente sarà completato da Galano che agirà sulla corsia di destra con licenza di accentrarsi.
Ore 16.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) La giornata si era aperta con l’annuncio choc di Alfredo Pastorelli, che aveva annunciato via Facebook di voler abbandonare il progetto di acquisire, con gli altri soci di Vi. Fin. il Vicenza. «E’ già la terza volta che mi si attacca personalmente a mezzo stampa — ha precisato Pastorelli — una volta sono stato paragonato al presidente del Borgorosso e sono stato zitto, un’altra ho fatto finta di niente ma stavolta la pazienza è finita e non ho potuto non prendere posizione. Non vorrei che ci fosse qualcuno a cui il lavoro che sta portando avanti Vi.Fin. dia fastidio e quindi se la prende con il presidente. Ma io non ci sto, perché in questi mesi Vi.Fin. ha tirato fuori un bel po’ di soldi senza i quali il Vicenza adesso avrebbe già chiuso da un pezzo. Senza contare il grande lavoro svolto, il tempo dedicato anche da mio figlio a lavorare sui numeri che fanno acqua da tutte le parti cercando di trovare una soluzione». Un Pastorelli arrabbiato e amareggiato, ha precisato ben anche un altro concetto. «Non vorrei che qui si tentasse di scaricare le colpe di quanto sta succedendo a Vi.Fin. e a Pastorelli in particolare, perché non ci sto. Vorrei ricordare a chi ha la memoria corta che la marea di debiti che ha il Vicenza non li ha fatti Pastorelli e la Vi.Fin. e che tre retrocessioni in undici anni sono figlie della gestione Cassingena. Questo concetto è bene ribadirlo perché non vorrei che qualcuno magari se ne fosse dimenticato». La presa di posizione di Pastorelli sembrava senza ritorno e il presidente de «La Colombo Finanziaria» non si era mosso dalla sua posizione iniziale. Chi è riuscito a far recedere Pastorelli dalla sua posizione è stato il sindaco Achille Variati, che ha parlato a lungo con il presidente di Vi.Fin. «Impegno e senso di responsabilità da parte di tutti per evitare di perdere il Vicenza, un patrimonio non solo sportivo della città e di tutta la provincia» è stato l’appello del sindaco, che senza voler entrare nel merito degli accordi societari ma preoccupato per il futuro della squadra, è intervenuto per far rientrare Pastorelli dai suoi propositi di ritiro. «Il colloquio è stato positivo perché al termine della telefonata Pastorelli mi ha confermato la disponibilità ad andare avanti in segno di responsabilità nei confronti del Lane — ha spiegato il sindaco — Pastorelli mi ha infatti assicurato la volontà di fare in modo che La Colombo Finanziaria mantenga il suo impegno con la società. Ha confermato invece, come già noto, la volontà di uscire nel caso il Vicenza fosse definitivamente condannato alla retrocessione». Poco dopo Pastorelli ha spiegato cause e motivi di quanto accaduto in mattinata. «Per una persona dal carattere impulsivo come il mio, non è semplice porgere sempre l’altra guancia. Anche alla luce della serietà e dell’impegno profuso da quasi un anno, per non parlare della passione e delle importanti risorse finanziarie investite. Da qui il mio post, scritto sull’onda del profondo rammarico. Ringrazio il cda di Vi.Fin. e i soci, oltre alle numerose persone che mi hanno scritto e telefonato, tutti uniti nell’esprimere il loro favore per il lavoro svolto sino ad oggi. E ringrazio il sindaco, che con le sue parole ha fatto meglio comprendere le dinamiche mediatiche. Non voglio pensare che il Vicenza finisca così la sua storia: mi scuso con la comunità e con tutti i tifosi, quelli veri, per lo sfogo di stamattina». La vicenda è quindi rientrata, anche se i problemi rimangono molto difficili in campo e fuori. Ma la retromarcia di Pastorelli lascia accesa la speranza che il Vicenza possa avere un futuro.
Ore 16.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Il Venezia ha già iniziato e continuerà, entro termini economici ragionevoli, ad investire per rendere il Penzo più accogliente per i tifosi. In questa direzione ben si inserirebbe l’eventuale «senza barriere» che certamente prenderemo in considerazione». Al dg Dante Scibilia piace la proposta, avanzata al club arancioneroverde dall’associazione VeneziaUnited, di uno stadio Penzo «all’inglese» senza le vecchie reti metalliche a separare gli spalti dal terreno di gioco. «Sicuramente è una buona idea che ci piace molto – assicura Scibilia – anche perché andrebbe nella direzione di quel «salto culturale» nel modo di tifare la squadra della propria città che già abbiamo avuto modo di auspicare affrontando il tema dell’affluenza allo stadio. Senz’altro la prenderemo in considerazione, occorrerà valutarne le effettive possibilità realizzazione con la Sovrintendenza e gli organi preposti all’ordine pubblico». In vista del ritorno del Venezia tra i professionisti della Lega Pro non sono invece ipotizzabili radicali interventi strutturali. «Impensabile che un qualsiasi imprenditore possa spendere cifre del tutto spropositate ad esempio per rifare le attuali tribune in tubi metallici. Non avrebbe senso innanzitutto perché il Penzo rappresenta ancora il presente ma non il futuro, né del Venezia Football Club né della città. Gli sforzi visibili già avviati dal presidente Tacopina sono rivolti a facilitare l’affluenza in quella che sarà la casa dei tifosi arancioneroverdi fino a che non verrà costruito un nuovo stadio». Al Taliercio la squadra prosegue la preparazione in vista dell’amichevole di allenamento di domani a Valdagno con l’Altovicentina (ore 14.30) che sarà una sorta di prova generale in vista del derby del 20 marzo a Mogliano con il Mestre (ore 15). «Siamo arrivati alla sosta meritatamente nella miglior posizione possibile, tuttavia esser primi con 5 punti in più del Campodarsego ancora non ci dà garanzie. La partita col Mestre, quella col Fontanafredda al Penzo e quella di Este saranno potenzialmente decisive per blindare il salto in Lega Pro».
Ore 15.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Squadra al lavoro, anche se l’obiettivo non è vicino, visto che il derby con il Mestre si gioca tra dieci giorni. Domani la squadra sarà in amichevole a Valdagno, allo stadio dei Fiori con l’Altovicentino (ore 14,30): appuntamento deciso dallo staff per tenere alto il livello della concentrazione in questa sosta. Ieri e oggi la squadra ha svolto doppia seduta e all’appello mancava solo Di Maio, ancora fermo per l’influenza. Assente giustificato Acquadro impegnato con la Rappresentativa di serie D, che disputerà il torneo di Viareggio. In vista del derby del 20 marzo la prevendita scatterà lunedì 14 alle ore 15: sulla base di quanto stabilito in accordo con il Mestre, saranno disponibili per i tifosi arancioneroverdi 500 biglietti, che saranno messi in vendita solo presso la sede della società, in viale Ancona 43 (orario 9,30-12; 15-18). Il prezzo è di 12 euro, per l’acquisto non è necessario esibire alcun documento d’identità, ma ciascun tifoso non potrà acquistare più di quattro biglietti. Intanto sono aperte le iscrizioni al Venezia Soccer Camp, progetto dell’Academy realizzato in collaborazione con il Venezia Fc e riservato ai ragazzi e alle ragazze nati tra il 2003 e il 2009. Sono previste due tipologie: il City Camp a Forte Cosenz dal 13 al 18 giugno e il Full Camp a Tambre, in due distinti periodi, 20-25 giugno e 27 giugno-2 luglio. Le iscrizioni vengono raccolte dal lunedì al venerdì al Centro Sportivo Taliercio di via Vendramin.
Ore 15.20 – (La Nuova Venezia) Scatterà lunedì alle 15 la prevendita dei biglietti del settore ospiti che il Mestre consegnerà al Venezia. Sono 500 i tagliandi messi a disposizione, che saranno messi in vendita per questa tipologia solo nella sede arancioneroverde di viale Ancona, il costo è di 12 euro. Da martedì 15 a giovedì 17 gli orari di vendita sono 9.30-12 e 15-18. Non sarà necessario un documento d’identità, ma una persona potrà acquistare al massimo quattro biglietti. Ieri doppio allenamento al Taliercio per gli uomini di Favarin: assenti Acquadro, impegnato a Coverciano nell’amichevole contro gli Allievi del Prato con la Rappresentativa di serie D, e Di Maio, a casa con la febbre, è rientrato in gruppo Maccan. Il Venezia chiuderà la settimana domani (ore 14.30) a Valdagno nell’amichevole contro l’Altovicentino.
Ore 14.50 – (Gazzettino) Claudio Coralli si conferma il capitano e trascinatore del Cittadella in Coppa Italia. Il suo nono centro in questa competizione ha rotto all’83’ minuto l’equilibrio in campo nel match di ritorno con la Spal, spalancando la strada per il 2-1 finale. Adesso resta da incontrare il Foggia mercoledì 30 marzo e 13 aprile per poter mettere in bacheca un trofeo che alla società del presidente Andrea Gabrielli manca fra i professionisti. «Volevamo passare il turno -spiega il bomber di Borgo San Lorenzo- e ci siamo riusciti nel finale di partita. Sono contento soprattutto per i giovani (Amato, Varnier, Xamin, Maniero, Fasolo ndr) che avranno la possibilità di giocarsi il trofeo con il Foggia, sarà per loro una grande soddisfazione». Contenti tutti, presidente in testa, che ci tiene a far spazio in bacheca. E’ però un motivo di prestigio anche per Coralli, che ha due opportunità in più per allungare il record di 52 gol fra i bomber granata di tutti i tempi. «Mi piacerebbe fare gol anche in campionato – confessa -, ma va bene anche così. Siamo in tanti e tutti utili alla causa. L’importante è farsi trovare pronti al momento giusto». Sul suo gol dell’altra sera, dice: «Ci ho messo un po’ di astuzia e di prontezza: ho visto tardi che il portiere della Spal era uscito dall’area, con un tocco laterale l’ho evitato e ho messo dentro il pallone a porta vuota. Bello. ed ho potuto dedicarlo alla mia bimba Gioia e a mia moglie Debora che mi sta sempre molto vicino e infatti era alla partita». Sulla quale Coralli aggiunge: «Spal e Cittadella sono due squadre che sanno giocare a calcio, non sono prime per caso nei rispettivi gironi. Nel primo quarto d’ora abbiamo colpito il palo con Maniero e sfiorato ancora la marcatura. Mi spiace per l’infortunio a Maniero, che stava facendo molto bene». L’euforia per la vittoria in Coppa non può avere molto spazio, l’attenzione è al posticipo di campionato lunedì, fuori casa. «Sarà durissima -dice Coralli- l’Alessandria ha un organico con tanta qualità e adesso gioca solo per fare bene in campionato. Noi dobbiamo trovare sempre le motivazioni giuste, per sommare più punti possibili. Non dobbiamo fare calcoli, li abbiamo fatti lo scorso campionato ed è andata male. Il vantaggio in classifica non bisogna guardarlo perchè come si fa presto a guadagnare punti, così è per perderne».
Ore 14.30 – (Gazzettino) Ben riuscita l’iniziativa del Terzo Tempo fra i Centri di Coordinamento del Cittadella e della Spal con riscontri lusinghieri sia nei siti delle due società che in Lega Pro. Un esempio che rafforza i valori dello sport, nei quali la società fondata da Angelo Gabrielli si è distinta in passato anche a livello nazionale. La delegazione ferrarese guidata da Valentina Ferozzi è stata ricevuta al bar Stadio, quindi il pranzo “Da Godi” a Fontaniva con cordialissimo scambio di gadget all’insegna del fair play con l’auspicio di ripetere l’evento i prossimi anni in serie B. Le tifoserie hanno in Andrea Pierobon un comune beniamino avendo difeso per otto anni la porta della Spal e per dieci quella granata.
Ore 14.10 – (Mattino di Padova) Gli unici calcoli li fa quando snocciola i gol realizzati, «che adesso, con quello alla Spal, sono saliti a 52», puntualizza Claudio Coralli, da mercoledì ancora più saldamente al comando della classifica dei bomber maggiormente prolifici in maglia granata. Ma la precisazione serve anche a chiarire che quest’anno in casa Cittadella è assolutamente vietato stilare tabelle di marcia. Guai a chiedere, ad esempio, se nel posticipo di lunedì sera in casa dell’Alessandria ci si potrà accontentare di un pareggio. «I conti sui punti da prendere in questa o quella partita li abbiamo già fatti l’anno scorso e sappiamo tutti com’è andata a finire. Quest’anno non vogliamo farne, sono le altre che devono guardare il Cittadella. Noi non facciamo calcoli, pensiamo solo che abbiamo davanti 9 finali e quello che faranno le avversarie non importa. Se poi succederà che alla quart’ultima giornata saremo già in Serie B, beh… meglio. Ma non fatemi dire altro». E mai come stavolta le sue parole riassumono lo spirito del gruppo di Venturato, che, tra parentesi, mercoledì sera si è ritrovato a cenare al completo al Tombolato: un incontro programmato prima della semifinale, e quindi indipendente dal risultato e senza una ragione specifica, voluto solo «per stare assieme». La dedica per la rete che ha permesso, assieme a quella di Minesso, di raggiungere il Foggia nella finale di Coppa Italia Lega Pro (si giocherà l’andata il 30 marzo, senza gli squalificati Donazzan e Xamin, e il ritorno il 13 aprile, lunedì a Firenze il sorteggio dei campi) è però tutta familiare. «È per la mia bimba Gioia e per mia moglie Debora, perché mi stanno vicino in un momento non facile per me. Sapete com’è, non gioco tanto e devono sopportarmi…». Lo spiega con serenità, “Ciccio”. Pronto a ridere quando gli si ricorda che il suo gol alla Spal, con la palla calciata da una trentina di metri, è un’anomalia per questo Citta abituato ad arrivare in porta con il pallone. «In realtà ne avevo realizzato uno molto simile contro il Sudtirol, sempre in Coppa. Confesso che non mi ero accorto che il portiere fosse sulla trequarti. Quando me lo sono visto arrivare incontro ho cercato di superarlo con un po’ di astuzia e mi si è spalancata davanti la porta». L’ultima nota è per i giovani in campo, sempre più convincenti. «Mi spiace per l’infortunio di Maniero, vittima di un leggero stiramento alla coscia, perché è un ottimo giocatore e si stava comportando bene. Però Xamin e Varnier hanno fatto capire che possiamo contare su di loro. Uno come Varnier il d.g. Marchetti se lo deve tenere stretto, perché ne ho visti pochi così arcigni alla sua età». Intanto, ieri pomeriggio, Venturato ha diviso i suoi uomini in due gruppi, con un lavoro più blando per chi è sceso in campo mercoledì e più intenso per gli altri. Si alleneranno al pomeriggio anche oggi e domani, mentre domenica la rifinitura si svolgerà alle 11, prima della partenza per Alessandria. Arbitro marchigiano. La gara allo stadio Moccagatta (diretta v su Rai Sport 1, ore 20) sarà diretta da Paolini di Ascoli Piceno (Rossi-Imperiale gli assistenti).
Ore 13.50 – (Corriere del Veneto) Il Cittadella si prepara al posticipo di lunedì sera ad Alessandria. Anche in Coppa Italia sono arrivate conferme per l’ennesima volta sulla forza della panchina granata, con Mattia Minesso protagonista assoluto con un gol decisivo che, di fatto, ha regalato ai granata la finale con il Foggia (30 marzo e 13 aprile, lunedì il sorteggio dei campi). «Sono felicissimo per questo traguardo — spiega il centrocampista granata — quando un giocatore segna e il suo gol è decisivo per conquistare il traguardo è il massimo. Teniamo molto a questa finale, è un obiettivo importante che stiamo inseguendo e siamo davvero vicini. Ora manca l’ultimo sforzo, non dobbiamo accontentarci ma arrivare fino in fondo». E Minesso torna sulla partita del Tombolato. «La Spal è stata degnissimo avversario, ci ha tenuto testa fino all’ultimo e abbiamo rischiato di subire in extremis anche il 2-2. Sarebbe stato un vero peccato, per fortuna siamo riusciti a mantenere il risultato. Per me non è facile incidere giocando così poco ma ogni volta che serve cerco di farmi trovare pronto».
Ore 13.20 – (La Provincia Pavese) Le tre promozioni consecutive ottenute con il Treviso, dalla D alla B tra il ’95 e il ’97, sono roba da record. «Mi diedero la possibilità di salire in B e poi in A, che magari avrei visto solo col binocolo», ride Bepi Pillon, che poi nel 2005 portò ancora il Treviso alla storica promozione in A, e l’anno successivo col Chievo raggiunse il miglior piazzamento di sempre, un quarto posto (dopo le sentenze su Calciopoli) con tanto di preliminari di Champions. La lunga carriera del tecnico trevigiano ha conosciuto alti e bassi, tra cui l’esonero a Padova nel ’98. A dicembre Pillon proprio dal Padova, prossimo avversario del Pavia, è ripartito. Ha accettato senza remore di tornare a Padova? «Sì, per me è una società particolare, ci ero stato pure quattro anni da giocatore: una piazza importante, la squadra è seguita da 5-6 mila persone. Quando sono arrivato la squadra era quintultima e la società mi ha chiesto di portarla alla salvezza al più presto. Ora siamo in una situazione intermedia, a due punti dalla salvezza e a -5 dalla zona play off. Non è facile recuperare lo svantaggio, ale prime vanno forte. Però vediamo cosa succede». E’ esagerato dire che quest’anno il girone A di Lega Pro è quasi una B2? «No, sono d’accordo, è il girone più difficile e ci sono tante squadre molto attrezzate, che giocano bene, organizzate, con giocatori di qualità: Cittadella, Pavia, Alessandria, Bassano, Feralpi e poi il Pordenone, che sta facendo un campionato strabiliante. Sono squadre già pronte per la B». Ha detto che i giovani talenti devono giocare, ne ha visti in Lega Pro? «Molti. Quando un allenatore si accorge di avere un giovane interessante deve farlo giocare. Al Treviso Reginaldo e Barreto erano nella Primavera e nelle partitelle mettevano in difficoltà elementi della prima squadra, della quale poi sono subito diventati titolari». Da allenatore dell’Ascoli, nel 2009, ordinò ai suoi giocatori di regalare il pareggio alla Reggina dopo che la sua squadra aveva segnato approfittando dell’infortunio di un avversario. Conta il fair play? «Alcuni dei miei non erano d’accordo, ma decisi così. Fu una cosa istintiva, quando c’è qualcosa di eclatante è giusto intervenire. Ma non è semplice, perché nel calcio ci sono tanti interessi e noi allenatori veniamo giudicati per i risultati, non per il lavoro i (l’Ascoli perse quella partita, ndr)». Gli scontri con i calciatori sono fisiologici, o comunque l’allenatore va rispettato? «Credo che le regole vadano rispettate da tutti, altrimenti si genera anarchia ed è difficile gestire il gruppo». Che pensa dell’ipotesi di moviola in campo? «Non sono contrario, a patto che la comunicazione sia immediata. A me piace il calcio inglese perché ci sono poche interruzioni, magari sorvolando su qualche fallo. Ne guadagna in bellezza la partita». Ha allenato tante squadre, da nord a sud. E’ importante ambientarsi a livello di città? «Non mi piace andare in giro, apparire. Non è mancanza di rispetto: voglio essere il meno possibile condizionato». Dei giocatori che avuto qualcuno l’ha sorpresa in positivo o in negativo? «Ne ho avuti tanti. Barzagli, per esempio, a Pistoia e Ascoli. Era molto giovane e da centrocampista non mi piaceva: lo trasformai in difensore centrale. Ho avuto anche Bonucci, Amauri. Barreto invece avrebbe potuto fare di più». Bisogna puntare ancora sul calcio all’italiana o assencondare tecnici come Sarri, Sousa o Di Francesco? «In Italia abbiamo i migliori allenatori, siamo all’avanguardia tatticamente, magari non ci sono tanti grandi giocatori. Abbiamo il nostro modo di stare in campo, non basato sul possesso palla, tendiamo più alla verticalizzazione e a giocare là dove si può mettere l’avversario in difficoltà». Del Chievo le resta la straordinaria esperienza in A e Champions o il rimpianto di non aver potuto proseguirla? «E’ stato fantastico, raggiungemmo il miglior piazzamento di sempre del Chievo. Poi la Champions, dove uscimmo subito con il Levski Sofia, ci tolse qualcosa perché a inizio stagione non era previsto che la facessimo. La squadra poi si indebolì, Amauri fu ceduto e la Coppa Uefa ci costrinse a giocare ogni tre giorni». Se non avesse allenato? «All’inizio ho lavorato 4 anni in banca. Poi mi chiamò il Treviso e feci una scelta, d’accordo con la famiglia». Il Padova è in ascesa, ma anche il Pavia. Che gara sarà? «Tosta: incontriamo una squadra costruita per andare almeno ai play off, con elementi di qualità come Sforzini, Ferretti, oltre a Cesarini che è squalificato. Brini è molto bravo e conosce perfettamente la categoria. Però noi la affrontiamo come le altre».
Ore 13.00 – (Gazzettino) «Domani abbiamo questa grande possibilità con una concorrente diretta e vogliamo provarci, tanto più che giochiamo davanti ai nostri tifosi. Sarà senz’altro una bella partita, speriamo di riuscire a batterli e di disputare un finale di stagione esaltante». Lo spogliatoio è bello carico in vista dell’appuntamento. «C’è serenità, allegria e voglia di fare bene. Che Padova si vedrà? Spero come con il Mantova, siamo andati a prenderli subito alti e abbiamo imposto il nostro gioco». Di sicuro la squadra ha acquisito una mentalità vincente. «Lo dicono i risultati del girone di ritorno, ci auguriamo di portarla avanti. Abbiamo il dovere di provarci fino alla fine». Il suo compito principale è naturalmente difendere, ma al termine dell’allenamento si è intrattenuto a lungo per una serie di tiri in porta. «Quest’anno con la Carrarese ho segnato con il Pisa in campionato, e un gol l’ho fatto su punizione con la Pistoiese in Coppa Italia. A quando il mio primo sigillo biancoscudato? Mi auguro che arrivi presto, e l’importante è che sia decisivo. Alla fine comunque non importa chi segna, basta vincere».
Ore 12.50 – (Gazzettino) Domani nella partita con il Pavia per Sbraga e colleghi di reparto ci sarà da fare i conti con clienti scomodi come Ferretti (11 gol) e Sforzini (3). «Conosciamo le loro caratteristiche, sono attaccanti con grandi qualità e forza fisica. Sono i loro punti di riferimento in attacco e giocheranno molto sulla prestanza fisica, sulla loro capacità di proteggere palla e sulle loro spizzate. Ma tutto il Pavia è una squadra costruita per vincere direttamente il campionato con giocatori che possono risolvere la partita, quindi ci vuole un occhio di riguardo per tutti». Tanto più che la sfida con i lombardi va letta anche come vero e proprio scontro diretto in chiave play off, con i biancoscudati che vogliono buttarsi a capofitto all’inseguimento degli spareggi promozione dopo avere praticamente archiviato la pratica salvezza con il Mantova. «Vero, la salvezza è in tasca al 99,9 per cento e quindi abbiamo dalla nostra parte una certa tranquillità».
Ore 12.40 – (Gazzettino) Se la difesa si sta rivelando più solida che mai (appena tre sigilli presi nel girone di ritorno), il merito è anche di Andrea Sbraga. Arrivato dalla Carrarese nel mercato di gennaio, si è subito ritagliato un ruolo da protagonista nel pacchetto arretrato diventando un inamovibile. In coppia con Diniz o Fabiano al centro del reparto, lui c’è sempre. Il tutto all’insegna di un feeling nei meccanismi con i colleghi che fanno del Padova una sorta di fortino. «Il segreto? Lavoriamo molto sulla fase di non possesso, sull’organizzazione e sulla compattezza di squadra – spiega Sbraga – Appena perdiamo palla siamo bravi ad andare a pressare e a compattarci, grazie anche agli attaccanti che sono i primi a difendere e a dare una mano al centrocampo, di conseguenza anche noi dietro ci troviamo meglio. Con i compagni mi trovo molto bene: a Mantova c’è stata anche la novità di Diniz come terzino destro e tutto ha funzionato subito al meglio. Siamo contenti e speriamo di continuare su questa strada».
Ore 12.30 – (Gazzettino) Sembra essere rientrato l’allarme per Ilari, che ieri è tornato ad allenarsi regolarmente con i compagni effettuando l’intera seduta. L’esterno romano è stato inserito nell’undici titolare, lasciando di tanto in tanto il posto a Petrilli. Quanto alla formazione che Pillon ha in mente per la sfida con il Pavia, non sono previste variazioni rispetto alla squadra schierata con il Mantova. Il che significa che Diniz è stato utilizzato ancora come terzino destro con coppia al centro formata da Sbraga e Fabiano, a centrocampo Mazzocco è stato affiancato a De Risio, e come esterno mancino è stato riproposto Finocchio autore di una doppietta nel successo con i virgiliani. Questa mattina alla Guizza è in programma la rifinitura.
Ore 12.00 – Sui playoff: “Io ci credo, sempre. Se abbiamo anche solo il 20/30% giochiamocela comunque, dipende anche e soprattutto da noi! Il Pavia è rientrato ai playoff grazie a quattro vittorie nelle ultime cinque partite…”. Termina la conferenza stampa.
Ore 11.57 – Sulla difesa: “Il Pavia ha due attaccanti forti fisicamente, e dunque Fabiano e Sbraga ci daranno una grossa mano anche sulle palle alte”.
Ore 11.53 – Sulle scelte: “Ilari? È pienamente a disposizione. Confermo l’undici di Mantova? L’idea è quella, avevo un dubbio sulle condizioni di Ilari ma sta bene. I convocati? Non c’è Bottalico e rientra Cunico”.
Ore 11.50 – Arriva Pillon. Sul Pavia: “Guardando le nove partite che mancano alla fine dobbiamo vincerne il più possibile. Finora ne abbiamo vinte al massimo due di fila, ora dobbiamo scalare marcia a partire da domani. La loro è una squadra costruita come minimo per i playoff, e può contare su elementi d’esperienza come Sforzini quindi cercheranno di vincere anche loro. Sappiamo cosa dobbiamo fare, speriamo di entrare in campo col medesimo atteggiamento di Mantova. Mi piacerebbe giocare come domenica! La strada è quella giusta, e mi piacerebbe continuare a percorrerla…”.
Ore 11.40 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 11.20 – Qui Guizza: partitella finale.
Ore 11.00 – Qui Guizza: ultime prove tecniche di 4-4-2, confermato al momento l’undici di Mantova.
Ore 10.40 – Qui Guizza: regolarmente in gruppo Ilari e Baldassin.
Ore 10.20 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per la rifinitura dopo una breve seduta video.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) In casa Pavia, invece, vigilia di dubbi per il tecnico Brini, alle prese con le difficili sostituzioni dei due squalificati, il difensore Malomo e soprattutto l’attaccante Cesarini, autore del gol che all’andata, dopo 6 minuti, spianò la strada alla squadra allora allenata da Michele Marcolini. L’arbitro. Sarà il palermitano Andrea Capone a dirigere Padova-Pavia, domani pomeriggio. Il fischietto della sezione di Palermo, al suo secondo anno in Lega Pro, sarà coadiuvato dagli assistenti di linea Roberto Pepe, della sezione di Ariano Irpino, e Veronica Vettorel, di Latina. Riconoscimento. Il Calcio Padova sarà premiato oggi allo Smau, la vetrina dell’innovazione aperta alla Fiera di Padova, per l’applicazione per smartphone, creata in collaborazione con Az Comunication e Over Reality: a ricevere il riconoscimento sarà il vicepresidente Edoardo Bonetto, che ritirerà il “Premio Innovazione Smau” per i numeri dell’App biancoscudata, che ad oggi vanta oltre 6000 download.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Squadra che vince non si cambia: ieri, nel primo giorno di prove generali, Pillon ha fatto capire con le sue esercitazioni sul campo che, al 90%, quella che scenderà in campo sarà la stessa formazione che domenica scorsa si è imposta per 3-1 al “Martelli”. Con la conferma, quindi, di Francesco Finocchio come esterno di sinistra: la personalità con la quale l’attaccante arrivato dal Pordenone ha stupito tutti alla sua prima da titolare ha impressionato il mister trevigiano, che potrebbe riaffidargli l’out di sinistra. Si profila, quindi, la seconda panchina consecutiva per Nicola Petrilli, il quale potrebbe partire titolare solo nel caso in cui Ilari non dovesse farcela, ma in questo caso agendo sul versante di destra. Ed Enrico Bearzotti, che due giorni fa era stato provato nel medesimo ruolo, potrebbe trovare spazio a gara in corso. Il 4-4-2 del Padova, quindi, poggerà sulla difesa composta da Fabiano e Sbraga, con Favalli e Diniz sulle fasce, al centro del campo spazio ancora a Mazzocco e De Risio (Baldassin ha recuperato, ma andrà solo in panchina) e in avanti coppia formata da Neto Pereira e Altinier, quasi intoccabile.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) È la vigilia di Padova-Pavia, la gara che può decidere, o perlomeno dargli una vigorosa svolta, il finale di stagione biancoscudato. Per continuare a sognare i playoff la squadra di Pillon deve restituire ai lombardi la sconfitta patita all’andata. E il tecnico trevigiano, a 24 ore dal match, può sperare nel recupero di Marco Ilari. Buone notizie. Le probabilità di vedere in campo l’esterno romano ieri si sono sensibilmente alzate. Dopo due giorni di allenamenti a parte, effettuati in solitudine per colpa di una botta dolorosa alla caviglia destra, Ilari ieri pomeriggio si è allenato regolarmente con i compagni. E se questa mattina la rifinitura prima della partita (fissata per le ore 10 alla Guizza) confermerà le buone impressioni, domani sarà regolarmente a disposizione del tecnico nella sfida delle 14 all’Euganeo. Una buona notizia che non fa che accrescere la fiducia dell’allenatore, il quale potrebbe confermare in blocco l’undici che domenica scorsa ha vinto d’autorità a Mantova.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Il giovedì, solitamente, è il giorno giusto per decriptare i segnali. Il primo indizio disseminato da Giuseppe Pillon riguarda la corsia destra: Finocchio sarà confermato dopo la sontuosa doppietta a Mantova, il Padova anti-Pavia potrebbe ritrovare Ilari, tornato in gruppo e provato ripetutamente nella formazione titolare alternato a Petrilli. Il ballottaggio vero è, dunque, sulla fascia destra a centrocampo, considerato che in difesa Fabiano ha convinto tutti con due grandi prestazioni contro Renate e Mantova e lo spostamento di Diniz a destra ha portato in dote solo benefici. A disposizione tornerà anche Cunico, un’arma preziosa a partita in corso per aprire spazi e servire al meglio le punte. Pillon è intenzionato a confermare in blocco l’undici che ha espugnato il Martelli, con Ilari favorito su Petrilli.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 56, Pordenone 47, Bassano 46, Alessandria 43, FeralpiSalò e Pavia 42, Padova 38, Cremonese, Reggiana e SudTirol 37, Cuneo 28, Giana Erminio e Lumezzane 27, Pro Piacenza 26, Renate 25, Mantova 22, AlbinoLeffe 15, Pro Patria 6 (-3 punti di penalizzazione).
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della la venticinquesima giornata: SudTirol-Cuneo 1-0 (Tulli (St) al 45′ st), Cremonese-Reggiana 2-1 (Maiorino (Cr) al 3′ pt, Pacilli (Cr) al 34′ st, Arma (Re) al 39′ st), Cittadella-AlbinoLeffe 1-0 (Jallow (Ci) al 22′ pt), FeralpiSalò-Pro Piacenza 1-1 (Tortori (Fs) al 22′ st, Alessandro (Pp) al 46′ st), Pro Patria-Bassano 0-1 (Bizzotto (Ba) al 12′ st), Mantova-Padova 1-3 (Finocchio (Pd) al 18′ pt e al 38′ pt, Marchi (Mn) al 10′ st, Altinier (Pd) al 12′ st), Renate-Alessandria 0-4 (Branca (Al) al 16′ pt, Bocalon (Al) al 13′ st, Branca (Al) al 26′ st, Marconi (Al) al 47′ st), Pavia-Giana Erminio 2-0 (Foglio (Pv) al 37′ pt, Cesarini (Pv) al 39′ pt), Pordenone-Lumezzane 1-1 (Sarao (Lu) al 7′ pt, Pederzoli (Pn) al 25′ st).
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E’ successo, 10 marzo: allenamento pomeridiano, rientra in gruppo anche Ilari.