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Ore 22.30 – (Il Piccolo) Quella del nuovo tecnico Bordin non è l’unica novità di questi giorni nell’organico della Triestina. È infatti diventato ufficiale (ha firmato martedì) anche l’incarico a Tony Iannotti in veste di consulente di mercato: è lui l’uomo di fiducia di Mauro Milanese, quello che ha lavorato nell’ombra in queste settimane per portare quasi tutti i rinforzi ultimamente tesserati dall’Unione a mercato chiuso, cercando di scovare qualcosa di buono nell’anemico mercato degli svincolati di fine febbraio. Da anni nel calcio come osservatore e consulente di mercato per varie società, Iannotti ha collaborato anche con Chieti (la squadra della sua città), Pescara, Lazio, Fiorentina e Varese, dove ha lavorato anche con Milanese. Poco meno di un mese fa, stava firmare per una squadra della serie A macedone, poi poco prima della partenza è arrivata la chiamata di Milanese e la possibilità di lavorare con Mauro a Trieste. A quel punto Iannotti non ci ha pensato su due volte, ha invertito la rotta e ha iniziato a lavorare per portare giocatori a Trieste.
Ore 22.10 – (Il Piccolo) «Sono fiduciosissimo di far bene e di poter raggiungere la salvezza, è una sfida che accetto con grande entusiasmo». Roberto Bordin sa bene che l’obiettivo della permanenza in serie D è quello per cui è stato chiamato alla guida della Triestina e quello su cui sarà giudicato. 51 anni, nato in Libia ma ben presto trapiantato in Italia e con un’ottima carriera da calciatore (una stagione anche in alabardato), quella sulla panchina dell’Unione sarà la sua prima esperienza da tecnico titolare dopo tanti anni da vice Mandorlini. Bordin, come è nato questo ritorno a Trieste in veste di allenatore? Milanese mi ha detto che c’era la possibilità di poter iniziare questa avventura a Trieste e io ho accettato più che volentieri. In effetti per me è un ritorno dopo tanti anni: qui feci la C2 e fu un’esperienza molto bella: giocare al Rocco, il calore dei tifosi, la città… Fu negativo solo il fatto di perdere lo spareggio. Mi ha sempre fatto piacere tornare a Trieste anche da avversario, e sono ancora più contento di farlo adesso da allenatore. Dopo 10 anni da vice Mandorlini, c’era la voglia di provarci in prima persona? Sì, a giugno sono rimasto fuori dai piani del Verona e ho cercato inizialmente qualcosa che non ho trovato. Poi si è aperta questa occasione di Trieste e non me la sono fatta scappare: ho voglia di allenare e di contribuire a raggiungere quanto prima una salvezza che sarebbe importantissima per la società. Sarà la prima volta da primo allenatore, ma è una sfida che ho accettato con grande entusiasmo. Quanto sarà preziosa l’esperienza fatta in tanti anni ad alto livello? Molto, l’esperienza serve a tutti quanti. Ogni allenatore ha fatto la gavetta ed è giusto farla, perché ti ritrovi davanti cose che non ti aspettavi quando eri giocatore, imprevedibilità che da un momento all’altro capitano durante le giornate e devi saper risolvere. Quindi penso di essere pronto per questa sfida. Come mai quest’estate si è interrotto il rapporto con il Verona? La società ha deciso di cambiare molte figure, non solo il secondo di Mandorlini. Certo, mi è dispiaciuto dopo tanti anni, ma nel calcio succede, si riparte e ora si è aperta questa altra possibilità. A Trieste l’aspetta una missione non certo facile. So che qui ci sono alcuni problemi che non scopro certo io, è un momento particolare a livello societario. Ma devo fare i complimenti ai ragazzi che nonostante le difficoltà hanno tenuto duro, e anche a chi sostiene attualmente la società, perché sta facendo un gran lavoro per rendere più facile questa salvezza. La rosa a disposizione è sufficiente per salvarsi? Nonostante i problemi, ho trovato dei ragazzi molto affiatati e uniti, davvero un bel gruppo, e questo fa ben sperare per il prosieguo. La squadra segue le direttive dello staff, insomma sono molto fiducioso di far bene, altrimenti non avrei accettato. Grazie alla sosta, avrà anche tempo per lavorare con la squadra. Sì, questa è una opportunità eccezionale: abbiamo la fortuna di poter lavorare due settimane prima della Sacilese, che non andrà assolutamente presa sottogamba, e così poterci conoscere meglio e apportare qualche accorgimento. Che Triestina sarà quella di Bordin dal punto di vista tattico? In questi anni da vice di Mandorlini il modulo base era il 4-3-3, adattato poi in base all’avversario o alle esigenze di partita. Noi abbiamo i giocatori per farlo, quindi partiremo sicuramente dal 4-3-3 come base.
Ore 21.40 – (Corriere delle Alpi) Il discorso del presidente. Gianpiero Perissinotto ieri sera ha partecipato alla pizza di squadra del Belluno e ha voluto incitare i propri ragazzi in vista del derby di sabato contro il Ripa Fenadora. «Sono già carichissimi, ma ci tenevo a vederli prima del match – spiega il numero uno di Piazzale della Resistenza Gianpiero Perissinotto – li ho anche visti dopo il match di Sacile e hanno tanta voglia di fare bene e di portare a casa i tre punti». In questi ultimi tre anni gli scontri tra le due formazioni sono in perfetta parità, il Ripa però storicamente ha interpretato sempre meglio le partite. «Questo è vero, e direi che è ora di invertire questa tendenza – commenta con un sorriso il presidente – in campionato le sfide sono pari ma se guardiamo la Coppa Italia loro sono passati ai rigori e alla fine è questo quello che conta. A parte tutto questo, mi auguro che sia una giornata di festa per questo sport, che ci siamo bel tempo e un pubblico numeroso, e ovviamente che la vittoria sia nostra». Tra il Belluno e il Ripa Fenadora ci sono diciannove punti di distacco. Il distacco rispecchia la realtà? «Sinceramente non lo so, se guardo quello che la mia squadra ha fatto fino ad ora dico che ha fatto un campionato ottimo, e spero possa continuare così. Il Ripa Fenadora non l’ho mai visto giocare quest’anno, nel derby di andata purtroppo non ero presente. Da quel che mi dicono è un’ottima squadra». Quale giocatore del Ripa vorresti con la maglia gialloblù? «Nessuno, mi tengo stretto tutti i miei che apprezzo davvero tanto. Per le questioni tecniche invece preferisco lasciare le valutazioni a mister e direttore sportivo». C’è un giocatore che ti ha stupito particolarmente della tua squadra quest’anno? «Dire Simone Quarzago sarebbe banale, lo abbiamo preso per fare gli allievi ma si è rivelato utile subito in prima squadra. Penso che la differenza quest’anno la stia facendo il gruppo, se stanno arrivando i risultati il merito è sicuramente di tutti. La rosa è davvero unita». Come vi è venuto in mente di offrire un biennale a Vecchiato? «Abbiamo la massima di stima di Roberto, sia come uomo che come allenatore, e abbiamo voluto dare continuità al progetto; credo abbia rinunciato a piazze importanti per stare con noi, si è dimostrato affezionato, e questo è un segnale importante. Avere la certezza di avere un tecnico per due anni ti permette di programmare al meglio le stagioni successive, fattore fondamentale per una società come la nostra. Un pronostico per sabato? Questa volta non lo faccio, all’andata lo avevo dato a nostro favore e più di uno mi ha rimproverato, anche alcuni giocatori. Ovviamente spero sia a nostro favore».
Ore 21.10 – (La Provincia Pavese) C’è tanto di Ferretti e Cesarini nelle quattro vittorie (sulle ultime cinque gare) che hanno riportato il Pavia a ridosso dei play off. Sei reti dei gemelli del gol (4 di Ferretti, 2 di Cesarini) – sulle sette totali messe a segno dalla squadra azzurra in queste gare – che vuole dire un bottino complessivo di 21 gol in questo campionato. Nessun’altra coppia di attaccanti nel girone A di Lega Pro ha fatto meglio, e bisogna andare nel girone C per trovare l’unico duo di punte che supera finora gli azzurri: Iemmello e Sarno del Foggia, che di gol nel complesso ne hanno segnato uno in più, 22. A pari merito con Ferretti e Cesarini c’è la coppia del Pontedera Scappini-Cesaretti (quest’ultimo passato a gennaio alla FeralpiSalò), per merito soprattutto del primo, autore di una stagione straordinaria visto che è già arrivato a 17 reti. Un gradino più sotto, a quota 20 gol, troviamo la coppia dell’Alessandria formata da Bocalon – capocannoniere del girone A con 13 reti – e Iocolano (appena arrivato dal Bassano, con il quale ha messo a segno 5 delle 7 marcature fin qui realizzate) e quella della Spal, nel girone B: le 11 reti di Cellini sommate alle 9 di Finotto fanno appunto venti. Sempre considerando i due migliori marcatori per squadra, nella classifica globale della Lega Pro un gradino più sotto troviamo con 18 reti Croce e Gambino del Monopoli (girone C). Ferretti e Cesarini con le ultime realizzazioni hanno fatto un bel passo avanti per ripetere l’eccellente stagione scorsa: 27 reti in tutto, 16 delle quali segnate da Ferretti, risultato il capocannoniere del girone A. Mancano soltanto sei reti per eguagliare lo score del 2014-2015, quando ci sono ancora tante partite, nove, da giocare fino alla fine della stagione regolare. C’è tra l’altro da ricordare che quest’anno con i gironi da 18 squadre ci sono anche quattro partite in meno e dunque i 21 gol segnati in 25 giornate dai due assumono ancora più valore. E se Ferretti e Cesarini si confermano come una delle coppie d’oro in fatto di gol, non va dimenticato che il Pavia da gennaio può contare anche su Nando Sforzini, che in poche gare ha già messo la firma a tre reti. Un apporto fondamentale, il suo, non solo in termini di realizzazioni personali, ma anche per gli spazi che può aprire proprio a Ferretti e Cesarini. Entrambi si possono giovare del lavoro che Sforzini svolge nelle difese avversarie, oltre che dei suoi assist, soprattutto di testa. Una dimostrazione la si è avuta proprio nella partita contro la Giana Erminio, dove l’ex Entella ha messo comunque lo zampino in entrambe le segnature: nel primo caso inzuccando sul corner la palla che poi sarebbe finita da Cesarini a Foglio, per l’1-0, nel secondo con un altro tocco di testa in area che si è trasformato in un pallone d’oro per il raddoppio di Cesarini. E a proposito di bomber, bisognerà fare attenzione sabato a quelli del Padova, squadra in crescita da quando sulla panchina è arrivato Bepi Pillon. Altinier, l’anno scorso capocannoniere del girone B con la maglia dell’Ascoli (17 gol) va a segno da due turni ed è arrivato a quota 8. Altinier affianca il capitano Neto Pereira, attaccante di categoria anche se finora ha spedito nel sacco solo 6 palloni ed è a digiuno da cinque turni. Oltre a loro il Padova può contare su esterni con buona confidenza con la porta: uno è Finocchio, arrivato a gennaio dal Pordenone e autore in questa stagione di quattro reti, che alla sua prima gara da titolare con la nuova squadra si è presentato con la doppietta nell’ultimo turno al Mantova; l’altro è Petrilli, anche lui arrivato a quota 6, con due doppiette contro Mantova all’andata e Albinoleffe. Insomma, un potenziale offensivo non indifferente. Ma anche il Padova dovrà temere quello azzurro.
Ore 20.40 – (Gazzetta di Reggio) Ieri mattina ed oggi (10.30) la Reggiana ha fatto e farà tappa sul sintetico della Reggio Calcio per preparare la sfida di sabato al Città del Tricolore contro il Sudtirol. Una scelta dettata dalle intense piogge di questi giorni che hanno reso impraticabile il manto di allenamento di via Agosti. Alberto Colombo sta affrontando da settimane il problema dell’infermeria troppo affollata e così sarà anche per la partita contro gli altoatesini ma, è notizia di ieri, c’è il recupero dell’attaccante Antonio Letizia, fermatosi un paio di giorni per un’infezione al piede destro. Nulla da fare per Riccardo De Biasi, Paolo Frascatore e Paolo Bartolomei che sono alle prese con infortuni di lunga durata, mentre Antonio Loi attende oggi il responso dell’ecografia al ginocchio. Intanto Spanò e compagni stanno applicandosi sul consueto 3-5-2, modulo consolidato sul quale il tecnico continua a puntare. Il ritorno sulla sinistra di centrocampo di Daniele Mignanelli fa slittare Nicholas Siega nel reparto avanzato, al fianco di Rachid Arma. Ma il recupero di Raffaele Nolè e quello di Letizia offrono al trainer alternative in attacco con caratteristiche diverse. Il vero punto interrogativo riguarda la fase difensiva perché rimpiazzare lo squalificato Sabotic non sarà cosa facile per un organico dai difensori contati ed al momento, tra adattamenti ed esperimenti, per quel posto sono in lizza in tre. Il giovane Gianluca Zucchini andrebbe a ricoprire il suo ruolo naturale ma dopo un solo mese col gruppo non è ancora entrato nei meccanismi; mentre molto più probabilmente ci sarà ballottaggio tra Erik Panizzi, un terzino che però da settembre si è sempre allenato in quella posizione per esigenze di squadra ed ormai ne conosce i movimenti tanto da aver giocato quasi interamente nella trasferta col Renate, e Francesco Rampi che ha indossato quella maglia da titolare proprio a Meda, per rimpiazzare in extremis il forfait di Sabotic, ma che dopo pochi minuti fu costretto a lasciare il campo in favore del reggiano dopo la gomitata ricevuta al setto nasale che tuttora lo costringe a giocare con la maschera protettiva.
Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) La squalifica per una giornata di Minel Sabotic e l’assenza del giovane montenegrino nel match contro il SudTirol di sabato sera ai Città del Tricolore potrebbe aprire le porte della linea difensiva granata al giovane, reggiano doc, Erik Panizzi. Dopo una prima parte di stagione trascorsa, suo malgrado, fuori dalla lista che la Reggiana aveva consegnato alla Lega Pro per scendere in campo, all’esterno sinistro divensivo ventiduenne di Guastalla rimangono nove partite nella quale potersi mettere in mostra, pensando soprattutto al proprio futuro. E’ candidato a giocare dal primo minuto, sabato? «Lo saprò solo verso le 17 di quel giorno, nel frattempo mi tengo pronto e mi alleno al meglio in attesa dell’eventuale chiamata nella formazione titolare». Il posto giocoforza vacante è per un centrale di sinistra. Lei sinistro lo è ma non è un terzino? «Non avrei problemi a giocare lì perché mi sono allenato parecchio in quella posizione quest’anno e poi la cosa importante per me è scendere in campo». Perché indossa la ginocchiera sulla gamba sinistra? «Perché avevo accusato un leggero fastidio la settimana scorsa ma adesso è tutto risolto. Semplice precauzione». La Reggiana ccrede ancora ai play off? «Ci sono sei punti da recuperare e lunedì, al rientro ai campi dopo la sconfitta di Cremona, ce lo siamo detti in faccia: abbiamo tutti gli scontri diretti che ci attendono dove ce la potremo giocare con tutti, poi è logico che bisognerà vincerli e faremo del nostro meglio per riuscirci». La prima tappa è con il Sudtirol,. squadra proverbialmente tignosa… «Essendo la squadra altoatesina al nostro pari in classifica questa gara fa parte di quegli scontri diretti di cui dicevo prima. Speriamo di riuscire ad imporre il nostro gioco come sempre proviamo a fare ma poi, in questo sport, contano molto gli episodi e, magari, ti alleni tutta la settimana per preparare un tipo di partita e poi ti trovi su un campo come quello di sabato, a Cremona, dove non riesci a fare due passaggi di fila. E dove dopo pochi minuti di partita un avversario pesca il jolly e segna un gol da cineteca…» Al Città del Tricolore non sarà così. «Infatti sappiamo che quando si gioca in casa lo facciamo su uno dei terreni di gioco più belli della Lega Pro, anzi, di tutte le categorie». Che avversario vi aspettate? «Il SudTirol dispone di pedine importanti come Giacomo Tulli. E’ stato mio compagno di squadra a Vicenza, a quei tempi era fortissimo e se dovessi giocare potrei trovarmelo proprio nella mia zona. Speriamo che loro non siano in una giornata super per contenerli ma penso che, se le due squadre si affrontassero entrambe col 3-5-2 come sembra possibile e verosimile, sarà un bell’uno contro uno a tutto campo, naturalmente in attesa che gli episodi stavolta non ci girino contro come avvenuto quasi sempre negli ultimi tempi». E’ giusto chiedere ai tifosi, anche ai più amareggiati, ancora una volta il loro contributo? «L’anno scorso non ero a Reggio ma vedevo lo spettacolo che c’era sulle tribune quando la Reggiana giocava in casa, una cosa da pelle d’oca. Perciò spero che questo entusiasmo contagioso, vero valore aggiunto per la Reggiana, rimanga almeno fino alla fine di questa stagione». A livello personale come ha vissuto quei sei mesi iniziali trascorsi ai margini della squadra? «Anche se mi sentivo al di fuori di tutto ho sempre cercato di allenarmi bene per dimostrare qualcosa al mister ed allo staff in generale, altro non potevo fare. Ora sono contento di essere rientrato, di aver già fatto alcuni minuti a Meda col Renate ed ora spero di poter dare il mio contributo alla causa». Nel futuro si vede sempre in maglia granata? «Ho un altro anno di contratto e spero che il campo mi offra un po’ più di fortuna perchè vorrei continuare a fare il calciatore anche perché, al momento, di lavoro in giro se ne trova poco. Tuttavia ad ottobre mi piacerebbe iniziare a frequentare la facoltà di Economia e Finanza per guardare al futuro anche oltre il calcio».
Ore 19.50 – (Gazzetta di Mantova) Dopo avere recuperato gli acciacchi muscolari Andrea Trainotti è pronto a ritornare al suo posto in difesa fin da dopodomani sera a Gorgonzola contro la Giana Erminio: «Sto meglio – sottolinea il 22enne difensore – è chiaro che dopo una doppia sconfitta come quella di Lumezzane e contro il Padova è indispensabile riprendere a fare punti, io mi auguro di poter fare parte della formazione di sabato ma per quello dovete domandare al mister. Io cerco di fare la mia parte, ci attende una partita molto difficile. Quasi uno spareggio per assicurarsi la salvezza o perlomeno per posizionarsi al meglio in vista dei playout. Il Mantova non lo può sbagliare». Trainotti preferisce non soffermarsi sulle sei reti incassate dalla difesa nelle ultime due gare, in particolare sulle modalità con le quali sono arrivate: «Io non ero in campo – sottolinea l’ex centrale della Virtus Vecomp – e per rispetto nei confronti di chi ha giocato a Lumezzane e contro il Padova non mi pronuncio nè mi pronuncerò in circostanze simili. Voglio però dire che in tutti, in ogni allenamento, c’è la massima volontà di portare a frutto tutto quello che viene fatto. Il nostro problema è effettivamente di carattere mentale, perchè sotto l’aspetto della professionalità ciascuno lotta e dà tutto sè stesso per il bene della squadra. Da parte mia ho ritrovato la condizione e sono pronto a fare la mia parte, con un risultato positivo anche la fiducia nelle nostre capacità ritornerebbe subito. È questo che dobbiamo puntare a fare, riscattando così anche la sconfitta subìta in occasione della partita di andata».
Ore 19.30 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova che sabato sera (ore 20,30 arbitro Mastrodonato di Molfetta) affronterà la Giana Erminio è ancora alle prese con almeno tre dubbi grandi come case, uno per reparto, che costringono mister Ivan Javorcic a torchiare la truppa al Centrale Te con schemi, posizionamenti e altre amenità tattiche fin quasi verso l’una, sotto lo sguardo più “incisivo” del consueto del ds Alfio Pelliccioni. Intanto l’ex presidente Fabrizio Lori si sarebbe tenuto in contatto (stando al dirigente bresciano) con il dg Gianfranco Bernasconi ma per il secondo giorno di fila, evento accaduto nemmeno nel fine stagione 2009-2010 quando piovevano incudini sul Martelli, è rimasto lontano dal campo. Altrettanto, pur se i beninformati giurano di conoscerne le ragioni, mancano notizie della possibile collaborazione fra il Mantova e l’ex capitano Mattia Notari, presumibilmente focalizzata sul lavoro per il settore giovanile che da qualche settimana si avvale della conduzione tecnica duo Filisetti-Fincatti. DIFESA. Data per scontata la conferma fra i pali di Bonato, che anche ad inizio stagione ebbe bisogno di un paio di partite prima di cominciare ad esprimersi in maniera ottimale, al posto del recuperato Pane, ieri nel corso della seduta si è nuovamente fermato Salvatore Masiello, a causa del riacutizzarsi del fastidio che lo aveva bloccato nei giorni scorsi. In questa situazione l’impiego di Sereni nel ruolo di esterno sinistro è pressochè scontato, però rimane da vedere chi sarà a giocare sull’altro versante, dove Lo Bue è stato tolto domenica da un imbufalito Javorcic, stanco di di vedere il giocatore ex Trapani far ricorso ad «atteggiamenti sbagliati». In pole position ci sarebbe Scalise, che appare in buona forma e motivato al punto giusto. Ma anche Longo pone la propria candidatura e per questa scelta occorre attendere la seduta di venerdì. Nel ruolo di centrali le probabilità maggiori sono per Trainotti, al rientro, e Carini, nonostante gli errori di domenica. Comunque non da escludere l’inserimento di Cristini, che sta riprendendo. CENTROCAMPO. Anche ieri Gaetano Caridi ha dovuto lasciare il campo ben prima della conclusione della seduta e le possibilità di vederlo in campo contro la Giana calano vistosamente; ieri, fra i vari esperimenti, Javorcic ha testato nel ruolo di trequartista Zammarini, anche perchè Di Santantonio non è ancora pienamente recuperato e non potrà essere del match («Sto lievemente meglio» spiega l’italofrancese, lasciando intendere la sua situazione). Se don Tano non dovesse farcela, e Zammarini ne prendesse il posto, gli altri tre componenti del reparto dovrebbero essere Gonzi, sulla destra, Perpetuini e Raggio Garibaldi (a meno di colpi a sorpresa dovuti alla “promozione” dal baby Boccalari proprio a scapito dell’ex Entella) nel ruolo di centrali del 4-4-2 che dovrebbe essere il modulo con il quale il Mantova scenderà in campo contro la squadra guidata da un ventennio da Cesare Albè. ATTACCO. Difficilmente l’assetto cambierà dalla soluzione formata da Marchi, giunto al terzo gol consecutivo grazie alla conclusione contro il Padova, e Falou Samb. Valutando come improbabile il ricorso a Del Bar dall’inizio va però tenuta in considerazione l’utilizzazione, a gara in corso, di Mattia Maggio che anche domenica stava per debuttare. Stamane e domani alle ore 11 le ultime due sedute.
Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Doppia seduta di allenamento ieri per i ramarri in vista della trasferta di domenica a Bassano. lavora regolarmente anche Pasa, assente nel match con il Lumezzane. Tedino potrà così decidere se schierare l’ex interista a fianco di Stefani (anche lui al rientro dopo la squalifica) in difesa o riportarlo a centrocampo, ricomponendo dietro la coppia Stefani-Ingegneri. Ha ripreso a correre in gruppo anche Marchi, che però non dovrebbe essere disponibile per la trasferta al Mercante. Ancora fuori causa invece De Agostini e Beltrame. I neroverdi si alleneranno ancora al De Marchi oggi, domani (con inizio alle 14.30) e sabato mattina (11), a porte chiuse. Intanto è già attiva la prevendita (Bar Libertà e Caffè Nogaredo) dei biglietti validi per assistere a Pordenone-Padova, in programma al Bottecchia sabato 19 marzo alle 17.30. Non si è invece ancora assopito il rammarico per l’infortunio di Alessandro Lovisa, centrocampista, classe 2001, che lo terrà lontano dal torneo Città di Arco. Avrebbe dovuto giocare, insieme agli altri convocati del ct Daniele Arrigoni, nella Rappresentativa azzurrina Under 17 di LegaPro.
Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «A Bassano non sarà decisiva, ma sai che bello rimanere davanti a loro». Emanuele Berrettoni ha la chiave per aprire lo scrigno, e sa come si giocano certe partite. A Verona le affrontava di fronte a 15mila spettatori e proprio a Bassano le ha vinte quasi tutte, per arrivare fino alla promozione in Prima divisione. Insomma, è l’uomo giusto e si candida per un’altra partenza da titolare nella gara del Mercante. «Sarà molto importante rimanere davanti al Bassano – ribadisce -. Ma attenzione: non dovremo giocare per il pareggio. Non è nelle nostre corde. Se dovessimo farlo, ne prenderemmo quattro di sicuro. Siamo una squadra votata all’attacco, come del resto i giallorossi». Quindi il pronostico non riguarda tanto il risultato, quanto lo spettacolo: «Si affronteranno le due squadre che giocano meglio, chi verrà a vedere la partita si godrà una grande cosa». Proprio quella «grande cosa» che il Pordenone attende ancora da Berrettoni, in gol contro la Pro Patria ma in debito della giocata da fuori categoria. «So che devo migliorare – ammette l’ex di giornata – e lo sanno pure i compagni. Ad Ascoli ho vissuto un periodo non facile e l’ho pagato. Ora sto molto meglio, sono in forma». Al suo fianco però scalpita di nuovo Alberto Filippini. «La concorrenza – assicura Berrettoni – fa bene a me, al tecnico e alla squadra. Non la temo». E se quella giocata dovesse arrivare, con tanto di gol, l’ex Ascoli fa una promessa: «Esulterei, non mi sembrerebbe di mancare di rispetto facendolo. Però sarà una partita diversa dalle altre. Di Bassano ho ricordi splendidi, culminati con la vittoria in Seconda divisione». Stuzzicato, parla anche della specialità della casa: quei playoff che ha giocato (due volte) con l’Hellas Verona. «Ci sono stato e li conosco molto bene – spiega l’attaccante romano -. Generalmente chi ci arriva meglio poi finisce per andare sino in fondo. Conta tantissimo lo slancio, oppure la sorpresa rappresentata dalla squadra che non ti aspetti di trovare lì». Un ruolo, quest’ultimo, che calzerebbe a pennello al Pordenone. «Ma noi non siamo lì per caso – Berrettoni si toglie un sassolino -, come molti nell’ambiente invece credono. Quello che facciamo è frutto del lavoro. Il mio futuro? Se potessi scegliere adesso, firmerei subito il contratto per restare». Un gol “pesante” al Bassano, per esempio, scriverebbe da solo quel contratto.
Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Sale la febbre per il big match di domenica alle 15 al Mercante di Bassano. Terza (giallorossi a quota 46) contro seconda (Pordenone a 47) si giocheranno il privilegio di continuare a sognare l’aggancio alla capolista Cittadella (56), ma soprattutto la soddisfazione di tenere stretto in pugno il primo biglietto per accedere ai playoff. LA LUNGA ATTESA – A Bassano se le ricordano ancora con rabbia e stizza. Sono le tre “pappe” (così la stampa veneta definì la tripletta di De Cenco) che Pederzoli e soci rifilarono nella gara d’andata al Bottecchia a Rossi (portiere) e compagni. I vicentini si erano appena installati in vetta alla classifica assieme alla Reggiana, scavalcando il Cittadella, ritenuto a ragione avversario principale nella lotta per la promozione. L’entusiasmo fu smorzato dal «primo castagnone – altra definizione del Giornale di Vicenza – sul muso» della stagione. Il Pordenone, reduce dalla sconfitta di Lumezzane (0-2), era “appena” nono, prima d’incontrare la Virtus. Lo 0-3 fu un affronto. Il colpo all’autostima giallorossa fu tale che la domenica successiva ne approfittò il Mantova (1-0 al Mercante). È da quell’ormai lontano 31 ottobre che Sottili e i suoi covano la la voglia di rivincita, “rincuorati” solo un po’ dal percorso fatto dai ramarri, cresciuti sino a scavalcarli e a portarsi al secondo posto. APPROCCIO – Il Bassano si è poi ripreso, rimettendosi alle spalle Pavia e Reggiana, ma non tanto da essere sicuro dei playoff. Come non lo è il Pordenone. Alessandria (43), Pavia e FeralpiSalò (42) non aspettano altro che i passi falsi delle due contendenti di domenica e, probabilmente, si augurano che il match finisca in parità. La Virtus non è tranquilla. La vittoria striminzita di Busto Arsizio (1-0 con la Pro Patria), frutto di una prestazione opaca, ha fatto storcere il naso alla tifoseria. ELOGIO – «Eravamo in emergenza», cerca di spiegare Daniele Martinelli, ex Toro, schierato da Sottili al centro della difesa, per sopperire all’assenza di quell’Alberto Barison che lo scorso agosto sembrava dover vestire neroverde. «Inoltre – aggiunge – il terreno era in pessime condizioni. Contava vincere e lo abbiamo fatto. Ora pensiamo al Pordenone, che sta vivendo un lungo momento di grande salute e gioca un calcio di altissima qualità. Sappiamo tutti – l’esperto stopper conferma la voglia di rivincita nello spogliatoio bassanese – che sarà uno scontro speciale». Per il risultato dell’andata, per la lotta ai playoff e per la presenza nella prima linea dei ramarri di due grandi ex beniamini del popolo del Mercante: “Veleno” Cattaneo e Lele Berrettoni, oltre ovviamente al collega di ruolo Andrea Ingegneri.
Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) Ci sono partite “qualunque” e partite speciali. Per Emanuele Berrettoni quella di domenica a Bassano rientra senza dubbio nella seconda categoria. Cinque anni e mezzo, sebbene non consecutivi, 176 presenze e 64 gol con la maglia giallorossa non si possono dimenticare. Entrare allo stadio Mercante con un’altra casacca, per quanto non sia la prima volta, non potrà che suscitargli emozioni particolari. Prima di allora, però, Berrettoni sta preparando con la massima concentrazione una partita, se non decisiva, molto delicata per le ambizioni play-off del Pordenone. Seconda casa. «Per me non sarà una gara come le altre – conferma l’attaccante neroverde – Bassano è stata una seconda casa, di cui conservo ricordi meravigliosi. Non saprei nemmeno indicare il momento più bello degli anni passati in giallorosso. Sarebbe facile dire la promozione in C1 nel 2014, ma pure nella stagione (2006) del mio arrivo, la rimonta dalle ultime posizioni alla salvezza diretta (in C2, ndr) mi ha riempito d’orgoglio». Niente sconti. Sono diverse le similitudini tra la ex e l’attuale squadra dell’attaccante romano. «Puntano entrambe sul collettivo e, pur vantando difese tra le migliori del campionato, attuano una filosofia offensiva –osserva – Non mi stupirei, pertanto, se domenica uscisse una gara con molti gol». Guai a parlargli di pareggio. Berrettoni non nutre dubbi di sorta: «Non firmerei per il pari, anche se ci consentirebbe di conservare un punto di vantaggio sul Bassano. Pur volendo penso che non riusciremmo a gestire il risultato. Non fa parte della mentalità che ci ha trasmesso mister Tedino. Andremo là per ottenere i tre punti. Ben sapendo che non sarà facile, perchè affronteremo una delle squadre più complete del girone». Basi solide. Il Bassano fa della compattezza del gruppo una caratteristica distintiva. Come il Pordenone, cui il centravanti neroverde “consiglia” di seguire l’esempio del club della famiglia Rosso: «Il loro progetto è maturato negli anni, senza mai snaturare la rosa. Sono convinto che a Pordenone ci siano le basi per realizzare qualcosa di altrettanto importante, salvaguardando l’ossatura della squadra attuale». Futuro. Ci sarà anche lui nella rosa neroverde del futuro? «Troppo presto per parlarne. Ma se dovessi scegliere oggi, firmerei subito per rimanere. Ho trovato un ambiente ideale per vivere e per giocare a calcio». E segnare: il compito cui è chiamato domenica, probabilmente assieme a Filippini e con un altro ex come Cattaneo alle loro spalle. Un gol in uno stadio che lo ha amato e acclamato avrebbe un sapore speciale. La condizione. «La condizione è in crescita – assicura Berrettoni – So di non avere ancora fatto vedere tutto il mio potenziale, ma le poche partite giocate ad Ascoli hanno influito sul mio stato di forma. Se segnassi? Penso esulterei. Non è non festeggiando che si porta rispetto nei confronti degli ex tifosi. Ma il “problema” ancora non me lo sono posto». Il popolo neroverde spera se lo ponga molto presto.
Ore 17.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Davide Costa, portiere bassanese classe ‘96, sabato scorso contro la Pro Patria è sceso in campo per la seconda volta in campionato, non facendo rimpiangere Rossi e risultando decisivo in un paio di interventi da applausi: «Sono contento si sia notata una crescita – sorride Costa – forse per un portiere giocare con maggior continuità permette più facilmente di trovare le distanze. Contro la Pro Patria forse la parata su Montini è stata più difficile rispetto a quella sul tiro di Santana, per una questione di reattività. A fine partita mi ha fatto molto piacere ricevere i complimenti dei miei compagni, del mister e del direttore. So che devo ancora crescere molto, soprattutto nella mentalità e nella concentrazione. Domenica ci aspetta il Pordenone, vogliamo vincere davanti al nostro pubblico».
Ore 17.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) È stato il libero del Real Vicenza di Fabbri, la squadra che con Paolo Rossi ha insidiato lo scudetto alla Juventus facendo affermare al giornalista Gianni Brera «non avrei mai creduto che una squadra di provincia potesse giocare al calcio così bene come ha giocato il Vicenza». Giorgio Carrera non ha mai negato il suo grande attaccamento ai colori biancorossi, ribadendo più volte che l’erba del Menti era la sua droga. Il suo rifiuto di andare a giocare al Napoli al triplo dello stipendio pur di restare a giocare a Vicenza all’epoca creò incredulità, ma fa parte di un uomo che ha scelto di vivere a Vicenza e che soffre nel vedere in che condizioni versa la sua squadra. «Preciso subito che la parte tecnica e i torti arbitrali, centrano poco o niente con quello che sta accadendo al Vicenza. La responsabilità di questo sfacelo è del dissesto societario, di oltre undici anni di mala gestione di Sergio Cassingena che ha creato una montagna di debiti, creando un clima negativo che ha inghiottito anche la squadra che adesso è abbandonata a se stessa». Carrera sottolinea come manchi una gestione societaria forte, e un uomo di personalità nella stanza dei bottoni. «In questo momento c’è bisogno di un comandante, di un uomo che abbia il potere di prendere le decisioni e visto che in questo momenti chi paga sono i soci della finanziaria vicentina Vi. Fin. siano loro a prendere in mano la situazione, purché sia ben chiaro chi comanda. Non posso accettare che un ultrà chieda spiegazioni al direttore sportivo Cristallini e lui risponda di non sapere chi comanda; questo significa essere allo sbando, in una società di calcio serve chiarezza e a Vicenza invece c’è il caos, una proprietà che non comanda ma si intromette, e i soci della Vi.Fin. che pagano tenendo in piedi la baracca ma non hanno acquistato la società». Carrera spiega anche quale potrebbe essere la soluzione. «L’esempio è il Lanciano – sottolinea il libero del Real Vicenza – sembravano spacciati sia a livello societario che sul campo. Poi la svolta: la famiglia Maio ha deciso di restare, di compattare l’ambiente. I risultati parlano da soli, la squadra gioca, lotta, vince e ha scalato la classifica. Questo può accadere anche a Vicenza, ma serve che uno dei soci forti di Vi. Fin., Pastorelli o Franchetto, prendano in mano la situazione allontanando chi ha contribuito a portare il Vicenza ad un passo dalla distruzione. Se non accadrà questo la vedo molto dura, anche se sono certo che il pubblico di Vicenza lotterà fino alla fine».
Ore 17.00 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.40 – Qui Guizza: provate soluzioni da palla inattiva.
Ore 16.20 – Qui Guizza: schemi ancora in corso.
Ore 16.00 – Qui Guizza: prove tecniche di 4-4-2, torna definitivamente in gruppo Ilari provato coi titolari. Confermato al momento l’undici che ha battuto il Mantova domenica.
Ore 15.40 – Qui Guizza: lavoro atletico, al momento in gruppo sia Baldassin che Ilari.
Ore 15.20 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento.
Ore 15.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) A tre giorni dal 2-0 al Tamai, che ha sancito l’allungo in vetta a più 5 sul Campodarsego, il Venezia si è ritrovato ieri pomeriggio al Taliercio per iniziare a preparare il derby con il Mestre di domenica 20 marzo a Mogliano (ore 15). Arancioneroverdi da subito tutti a disposizione di mister Giancarlo Favarin, con il solo Maccan a lavorare a parte per qualche acciacco muscolare e il giovane difensore Di Maio alle prese con l’influenza. La scaletta prevista dal tecnico pisano prevede due sedute di allenamento sia oggi sia domani, mentre sabato a Valdagno (ore 14.30) Soligo e compagni faranno visita per una sgambata amichevole ai pari categoria dell’Altovicentino. Un test di allenamento che tornerà certamente utile pesando al Mestre, considerato che il team berico è secondo solo al Parma nel girone D di serie D. In particolare Favarin inizierà a lavorare sul centrocampo che nel derby sarà orfano di Acquadro (in Rappresentativa alla Viareggio Cup) con Callegaro favorito per giocare titolare. Da lunedì pomeriggio il Venezia metterà in vendita in sede i 500 biglietti (12 euro) del settore ospiti dell’impianto di Mogliano.
Ore 14.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Identità arancioneroverde, iniziative incessanti per riconquistare i tifosi e uno stadio Penzo non solo «museo» ma modernamente «senza barriere». Queste alcune delle proposte che l’associazione VeneziaUnited, nell’incontro di due giorni fa con il dg Dante Scibilia, ha presentato al presidente Joe Tacopina per arrivare ad una partecipazione sempre più ampia della città alle sorti di un Venezia lanciato verso il ritorno in Lega Pro. «Siamo nati nel giugno 2010 come supporters trust per acquisire una quota simbolica del capitale sociale del Venezia, tuttora non ci sono le condizioni per riuscirci – riconosce Franco Vianello Moro, presidente di VeneziaUnited fino al dicembre 2015 – e Tacopina con franchezza ci ha detto che il suo progetto prevede altro. Ci dispiace, ma il vero premio all’appassionato lavoro di tanti tifosi in questi anni è arrivato la scorsa estate, quando è nato il Venezia Fc e nessuno degli artefici ha mai messo in discussione l’identità arancioneroverde». VeneziaUnited propone (oltre a un confronto con la società su maglie, campagna abbonamenti e attività) l’istituzione del tavolo tematico «Lo stadio senza barriere». «Nella prospettiva dell’auspicata rapida scalata nei campionati professionistici vorremmo avviare presto un dialogo tra tutte le anime del tifo, nessuna esclusa – spiega il nuovo presidente Gianluca Maschera -. Sarebbe una svolta epocale eliminare divisioni e barriere nello stadio che per diversi anni sarà ancora la nostra casa. Un progetto di rivisitazione delle modalità di partecipazione e presenza del pubblico, che prescinde dalla Supporter Card ma che responsabilizzerebbe tutti quanti dando un grosso aiuto al rilancio dell’immagine del club». «Il Penzo sarebbe l’ideale – aggiunge Vianello Moro – per un museo del Venezia Fc che sappia rappresentare la sua storia attraverso tutte le sue radici, un Museo del Calcio veneziano per catalizzare passioni e ricordi incentrati sul senso di appartenenza ad una storia che deve unire. Non solo pallone, ma sport e cultura a braccetto per tenere in alto i simboli e la passione che con l’arrivo di Tacopina si sta risvegliando».
Ore 14.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «Da qui alla fine del campionato è come se fosse un mini-torneo composto da sette partite. E sono convinto che questo Venezia farà più punti di tutte le altre squadre, indipendentemente dal vantaggio attuale». Soddisfatto di quanto fatto vedere dalla squadra in quest’ultimo periodo, il ds Giorgio Perinetti fa il punto nella settimana di sosta del campionato. «Quando una squadra sta andando bene, una pausa è sempre un danno. Ma non ci possiamo permettere di fermarci proprio ora, anche perché alla ripresa avremo il derby con il Mestre». La squadra di mister Giancarlo Favarin è tornata ieri ad allenarsi (fermo Di Maio per l’influenza, mentre Maccan si è allenato a parte) e sabato sarà impegnata in amichevole a Valdagno contro l’Altovicentino. Ma le quattro vittorie consecutive e i 5 punti con cui il Venezia ha staccato il Campodarsego sono un’ottima base da cui ripartire. «Non si tratta solo del +5 di vantaggio che abbiamo ottenuto – sottolinea Perinetti – ma soprattutto di quel che ha fatto vedere la squadra, in termini di intensità e spirito di sacrificio. Sono sicuro che nelle prossime sette giornate, anche se ci sono alcune partite difficili, faremo più punti delle altre squadre». Il lavoro di questi mesi ha premiato. «Credo che sia stato fondamentale, per quanto abbiamo raccolto finora, il lavoro fisico sul quale si è concentrato lo staff tecnico di mister Favarin. Nel frattempo la squadra ha assimilato meglio i concetti. E comunque – aggiunge subito Perinetti – il fatto di aver avuto la pressione data da una squadra antagonista come il Campodarsego ci ha fatto stringere i tempi: la squadra è buona e, visto il testa a testa con il Campodarsego, non poteva più aspettare per emergere». Adesso si prepara il derby di domenica 20 con il Mestre. «Bisognerà essere subito pronti e non subire questa sosta. Sarà una partita speciale – chiude il direttore arancioneroverde – con tante persone sugli spalti e contro una squadra che vorrà fare bene contro di noi. Dovremo essere subito pronti».
Ore 14.00 – (La Nuova Venezia) Cinque punti di vantaggio e sette partite: la distanza che separa il Venezia dal Campodarsego, ma anche la distanza che separa il Venezia dal ritorno in Lega Pro. Marzo “dispettoso” con due soste (10 e 27 marzo), e un ritmo che va a spezzarsi. Inutile ipotizzare tabelle e quota-promozione perché tutto è legato al cammino che farà il Campodarsego con un tetto massimo di 89 punti da poter raggiungere attualmente dai padovani, quindi a oggi al Venezia ne basterebbero 17 nelle prossime 7 gare. Il calendario proporrà tre gare casalinghe e quattro trasferte a tutte e due le pretendenti alla promozione: se il Venezia ripartirà dalla “trasferta” a Mogliano per affrontare il Mestre nel derby, il Campodarsego non avrà ugualmente un pomeriggio agevole a Noale contro la Calvi. Dopo la sosta per la Pasqua, turno casalingo (3 aprile) abbordabile per entrambe: il Venezia con il Fontanafredda, il Campodarsego con il Montebelluna. Il 10 aprile è una data cardine perché a un viaggio non impossibile per i padovani a Levico, corrisponderà la trasferta degli arancioneroverdi a Este, squadra che finora ha perso una sola volta e che è imbattuta da 22 giornate. Il ritorno (17 aprile) sul campo amico presenterà uguali insidie con il Belluno al Penzo e il Tamai al Gabbiano. E siamo a meno tre. Qua la strada spiana un po’ di più per il Venezia, ma siamo solo nelle previsioni, impossibile conoscere le motivazioni delle squadre tra un mese: Union Ripa La Fenadora a Seren del Grappa, Giorgione a Sant’Elena e Triestina al Nereo Rocco per la squadra di Giancarlo Favarin, Fontanafredda in trasferta, Belluno in casa e Mestre nuovamente fuori per l’undici di Antonio Andreucci. Un anno fa, nel girone A, al Cuneo servirono 79 punti per bruciare in volata (78) il Sestri Levante, mentre nel girone D il Rimini chiuse con 86 punti, ma +12 sul Delta Rovigo. È iniziata l’avventura di Alberto Acquadro con la rappresentativa di serie D in vista della Viareggio Cup, oggi è prevista al centro tecnico di Coverciano un’amichevole contro gli allievi del Prato, mentre domani la squadra sarà presentata ufficialmente a Roma. Ieri pomeriggio i suoi compagni hanno ripreso ad allenarsi al Taliercio. Assente solo il difensore Di Maio, bloccato a casa da un attacco influenzale, mentre ha lavorato a parte Denis Maccan. Oggi e domani doppia seduta, sabato amichevole a Valdagno contro l’Altovicentino.
Ore 13.40 – (La Nuova Ferrara) C’è rammarico per non aver passato il turno nelle parole di Tommaso Silvestri, autore di una prova da vero leader: «Ci abbiamo provato fino alla fine. Dispiace perché per il secondo anno consecutivo arriviamo a un passo dalla finale e non ci qualifichiamo. Un po’ come l’anno scorso abbiamo compromesso la qualificazione all’andata. Peccato perché la doppia partita con il Foggia sarebbe stata una vetrina importante per tutti, ma anche arrivando fino a qui abbiamo dimostrato di avere una rosa ampia e valida che ha onorato al meglio la competizione. Ora pensiamo a questo finale di campionato per raggiungere il nostro obiettivo. La Maceratese? Abbiamo il dente avvelenato dopo la gara d’andata e non vediamo l’ora arrivi domenica». Dello stesso avviso anche Federico Gentile, che definisce il match con la Maceratese «la partita più importante della stagione, da vincere a tutti i costi per la classifica e per dare soddisfazione a tutti i tifosi».
Ore 13.20 – (La Nuova Ferrara) Deluso per il risultato, ma non dalla prestazione della Spal, il presidente Walter Mattioli commenta con amarezza l’eliminazione dalla Coppa: «Usciamo con un po’ di amarezza perché a mio avviso potevamo anche vincere questa partita. Abbiamo affrontato un’ottima squadra, sfiorando il 2-2 in più di un’occasione. Usciamo comunque a testa alta, ma sono dispiaciuto per i ragazzi». Il presidente non avrebbe disdegnato un’eventuale trasferta a Foggia per la finale: «Io vorrei sempre vincere, è il mio carattere. Quest’anno abbiamo a disposizione una squadra in grado di lottare su tutti i fronti, però non è successo niente, perché i ragazzi hanno disputato un’altra ottima gara, pur avendo incassato una sconfitta. Credo che la qualificazione sia stata in parte compromessa nella partita d’andata, perché non siamo riusciti a chiuderla, subendo poi il gol negli ultimi minuti». Mattioli entra nei dettagli della gara con un’analisi a livello tattico: «Il mister ha impostato bene la partita, ma avrei iniziato un po’ prima a fare i cambi. Il primo gol è stata una mezza disgrazia perché il nostro portiere ha sbagliato il tempo dell’uscita, pur avendo disputato una grandissima gara. In occasione del 2-0 forse eravamo un po’ rilassati dopo aver subìto il primo gol, ma poi mi è piaciuta molto la reazione della squadra». Ora la Spal dovrà pensare solamente al campionato, partendo dalla sfida di domenica pomeriggio contro la Maceratese: «Sarà una partita da vincere a tutti i costi – conclude il presidente – perché fa parte di un ciclo di impegni determinanti».
Ore 13.00 – (La Nuova Ferrara) Non fa drammi mister Leonardo Semplici dopo la sconfitta con conseguente eliminazione della sua squadra dalla Coppa Italia di Lega Pro: «I ragazzi hanno fatto una bella partita, ce l’hanno messa davvero tutta anche considerato che di fronte c’era un ottimo avversario, non a caso primo in classifica nel suo girone. Usciamo a testa alta, con grande orgoglio e con uno spirito positivo: devo proprio dire che grazie a questa competizione, ben interpretata dalla Spal, ho visto la crescita del gruppo e di alcuni singoli in particolare». Semplici ha continuato ad analizzare il match di ieri e ha poi aggiunto un concetto molto importate, improntato sul proseguo di questo importantissimo campionato: «Mi fa enormemente piacere che i giocatori oggi abbiano dato tutto: ci tenevamo a far bene con in campo la maggior parte dei ragazzi che finora si erano conquistati la semifinale e credo che l’abbiamo dimostrato fino alla fine giocando sempre con grande determinazione e con il giusto spirito. Allo stesso tempo, credo però che per l’economia di questo finale di stagione che ci aspetta, forse non dico che sia stato meglio uscire, però sicuramente sarebbe stato un bel pensiero andare a giocare una partita, magari a Foggia, pochi giorni prima della sfida in campionato contro il Pisa». Testa al campionato, dunque, per la Spal che è attesa da una serie di gare decisive: «Ci aspettano nove partite, nove finalissime da giocare al meglio, a partire da domenica quando ci attende una sfida importantissima contro la Maceratese che è una squadra forte, solida, che concede poco grazie a una fase difensiva ottima. Ricordiamo anche che già all’andata ci aveva battuto. Penso che occorrerà avere tanta calma per cercare di trovare quelle giocate utili per sbloccare e decidere la partita». Semplici, dunque, si aspetta una grande prova da parte dei suoi, nella prima delle tre partite che precederanno lo scontro diretto in quel di Pisa. Intanto, domenica al “Mazza” è atteso il pubblico delle grandi occasioni: «Me lo auguro. Sono convinto che i nostri tifosi verranno in tantissimi allo stadio e ci daranno una grande mano».
Ore 12.40 – (Gazzettino) Largamente primo in campionato il Cittadella ha conquistato anche la finale di Coppa Italia, dando ancora più lustro alla sua già esaltante stagione. Per alzare il trofeo – e sarebbe la prima volta nella storia del club – la truppa di Venturato dovrà ora sbarazzarsi del Foggia, che nell’altra semifinale ha eliminato il Siena. Sfida d’andata il 30 marzo, due settimane dopo il match di ritorno. A spianare la strada del successo ai granata (che in terra ferrarese avevano pareggiato 1-1) è stato il solito intramontabile Coralli, sempre più bomber di Coppa. Applauditissimo il suo cinquantaduesimo gol con la maglia del Cittadella – nessuno come lui – quando la partita si stava avviando alla conclusione. A stretto giro di posta è arrivato il raddoppio di Minesso. Forte del doppio vantaggio la squadra di casa ha però commesso l’errore di sentirsi già in finale. La concentrazione è andata a farsi benedire e al novantesimo la Spal ha riaperto i giochi. L’ultimo brivido nel recupero quando la formazione ospite ha costruito l’occasione del possibile 2-2, risultato che di fatto avrebbe eliminato il Cittadella. Per fortuna l’opportunità è sfumata e i granata hanno potuto festeggiare. Poche le emozioni offerte dalla gara prima del pirotecnico finale. Decisamente meglio in avvio il Cittadella grazie soprattutto al giovane Maniero che al 7’ ha colpito il palo da distanza ravvicinata dopo che il portiere ospite aveva sventato in tuffo una rasoiata dal limite di Sgrigna. Lo stesso numero sette del Cittadella (costretto poi a chiedere il cambio alla mezz’ora per un problema muscolare) ci ha riprovato qualche istante più tardi con un velenoso diagonale: attento anche in questa circostanza l’estremo difensore spallino Contini. Da qui in avanti la partita è scesa di tono. Abbastanza timida la Spal, che solo in un paio di occasioni è riuscita a minacciare l’area avversaria. Poco incisivo anche il tridente granata (Sgrigna alle spalle di Coralli e Bonazzoli), peraltro a corto di rifornimenti. Qualche capovolgimento in più nella prima mezz’ora della ripresa. Il Cittadella si è affidato soprattutto alle giocate di Sgrigna, reclamando anche un rigore per una dubbia trattenuta in area ai danni di Bonazzoli (19’). La reazione della Spal ha prodotto un destro di Gentile da posizione favorevole che però non ha inquadrato la porta e una girata sotto porta di Zigoni che ha lambito il palo. Il match si è acceso quasi all’improvviso con il gol di Coralli (37’), bravo sull’assist di Sgrigna ad aggirare il portiere, uscito avventatamente sulla trequarti, e a spedire la sfera nella rete sguarnita. Micidiale al 43’ il sinistro a incrociare di Minesso, su cross di Nava, che non ha dato scampo a Contini. Il Tombolato ha iniziato a festeggiare, ma un guizzo d’orgoglio del nuovo entrato Grassi ha rimesso in corsa la Spal. Le speranze di rimonta (e di qualificazione) degli ospiti sono però svanite sul pallone gettato alle ortiche da Finotto. E i tifosi di casa hanno potuto tirare un sospiro di sollievo.
Ore 12.20 – (Gazzettino) La vittoria sulla Spal non è stata facile, come sottolinea a fine gara il tecnico granata Roberto Venturato: «Era una partita da dentro o fuori e abbiamo fatto fatica, ma nel calcio ogni cosa bisogna sapersela conquistare con impegno e sacrificio. La Spal non a caso è prima nel girone B». Poi continua: «Oltre a cercare di mantenere sempre la nostra identità di gioco, queste partite si vivono sugli episodi che decidono la gara. Noi siamo partiti bene colpendo un palo all’inizio e costruendo alcune buone occasioni. È seguita una fase di equilibrio con le due squadre che avevano il cinquanta per cento ciascuna di possibilità di fare proprio il risultato. Nella ripresa qualche occasione in più l’abbiamo creata, per cui la nostra vittoria è meritata. Abbiamo dimostrato di saper vivere bene il confronto, ottenendo il risultato a cui tenevamo». I preparativi per fare festa in sala stampa erano stati predisposti, Venturato però guarda avanti: «Giusto gioire, ma da domani (oggi ndr) bisogna essere concentrati sui prossimi impegni. Finora non abbiamo vinto niente, il campionato è ancora lungo e ci attende una trasferta importante lunedì ad Alessandria. Ci saranno inoltre le finali di Coppa con il Foggia, una squadra che ha dimostrato di saper ribaltare sul proprio terreno il 5-2 a favore del Siena, riconquistando così la piazza e la città dopo i recenti fatti spiacevoli. Noi dobbiamo continuare tutti compatti e determinati». La formazione scesa in campo in Coppa Italia con la Spal è stata ancora una volta completamente diversa da quella che abitualmente gioca in campionato. Il tecnico granata però non vuole sentire parlare di squadra A e squadra B. «È importante avere 24 giocatori tutti capaci di lavorare con grande attenzione e determinazione. È un gruppo di qualità che ha ancora margini di crescita. Guardiamo a questo finale di campionato come un punto di partenza e non di arrivo». Sul non utilizzo di Giulio Bizzotto, conclude: «Avrebbe dovuto giocare, ma ha avuto un leggero fastidio al flessore e ho preferito non rischiarlo». Soddisfatto anche il presidente Andrea Gabrielli: «La Coppa Italia si sta rivelando una bella vetrina per i nostri giovani, ma anche per quei giocatori che trovano meno spazio in campionato. Siamo in finale per la prima volta fra i professionisti e ci teniamo a questo trofeo che in bacheca ci manca». Le date per la finale sono state già indicate: il 30 marzo la gara d’andata, il 13 aprile la partita di ritorno. Riprende il presidente: «Prenderemo contatti con il Foggia, credo comunque che le sedi per l’andata e il ritorno siano da decidere con il sorteggio». L’occhio però è puntato sul match di lunedì con l’Alessandria. «Il campionato – conclude Gabrielli – ha la priorità assoluta».
Ore 12.00 – (Mattino di Padova) Campionato o Coppa Italia, differenza non fa. Il Cittadella vince comunque, quale che sia l’avversario e la competizione. Vittima di turno la Spal, superata per 2-1 al “Tombolato” nella semifinale di ritorno della Coppa tricolore di Lega Pro. Dopo l’1-1 colto all’andata allo stadio “Mazza” di Ferrara, gli uomini di Roberto Venturato si qualificano così per l’ultimo atto del torneo, dove affronteranno il Foggia, il 30 marzo e il 13 aprile (sarà, però, da sorteggiare chi giocherà in casa per primo). Come ha ricordato il presidente Andrea Gabrielli al termine del match: «Questo trofeo non l’abbiamo mai vinto, ci teniamo molto a conquistarlo. La Coppa si è rivelata una bella vetrina per i nostri giovani, ma anche per chi ha qualche anno in più e l’ha interpretata al meglio, come Sgrigna e Coralli». CORALLI FA 52. Parole che interpretano bene lo spirito con cui il Citta si è presentato all’incontro di ieri. Una gara in cui i “ragazzini” Varnier (cresciuto molto rispetto alle prime uscite con i “grandi”), Xamin e Maniero si sono inseriti al meglio e in cui a scrivere il proprio nome a referto hanno provveduto gli uomini più esperti, decidendo l’esito della sfida nei minuti conclusivi. La gara si è accesa proprio in chiusura, quando gli spazi si sono allungati, con la Spal alla ricerca del gol che potesse qualificarla. All’83’, dopo un pallone perso da Bellemo, Sgrigna ha lanciato Coralli che, in contropiede, ha beffato Contini, uscito sin quasi a metà campo, dribblandolo e depositando la sfera nella porta sguarnita: per “Ciccio”, miglior bomber granata di sempre, è il 52° centro con il Cittadella. MINESSO BIS. Sei minuti più tardi, con la Spal ancora frastornata, Minesso ha trovato il raddoppio pescando dal suo repertorio un pregevole sinistro al volo, su cross di Nava: per l’esterno, riadattatosi a mezzala nel 4-3-1-2 di Venturato, è il secondo centro stagionale dopo il gol all’Alessandria dello scorso 31 ottobre e vale come un premio dedicato a… se stesso, per un giocatore che in qualsiasi altra squadra della categoria, e forse in diverse della serie cadetta, sarebbe titolare, mentre qui sta in panca ma senza mai alzare la voce. A nulla è servito, a quel punto, il 2-1 siglato dall’appena entrato Grassi, su assist filtrante di Zigoni, con la Spal in forcing per inseguire la rimonta. INIZIO DI STUDIO. Le emozioni si sono dunque concentrate alla fine. Nella prima frazione, invece, le squadre hanno badato perlopiù a studiare l’avversario e… loro stesse, anche perché in campo, rispetto alle gare di campionato dell’ultimo turno, c’erano solo due elementi per gli ospiti (Silvestri e Ceccaroni) e nessuno nelle file granata. Cittadella e Spal, che stanno dominando i rispettivi gironi di Lega Pro, si sono preoccupati soprattutto di rimanere corti, senza scoprirsi troppo. Logico che di tiri in porta se ne siano visti di più nella ripresa, con Sgrigna, riportato nel ruolo che ama di più, quello del trequartista, e deciso a mettersi in mostra alla ricerca del gol. DUE FIAMMATE. Nel primo tempo il Citta si è espresso al meglio soltanto a fiammate, andando due volte vicino al bersaglio tra il 7′ e l’8′, in entrambi i casi col giovane e sfortunato Maniero. Nella prima occasione il giocatore della Berretti granata ha ribattuto la conclusione respinta a Sgrigna, colpendo il palo. Nella seconda ha costretto all’intervento Contini scoccando un diagonale insidioso, Coralli non è arrivato puntuale per il tap-in. Di fatto sono state le uniche due azioni degne di nota dei granata nella frazione. Non è però che dall’altra parte si sia visto molto di più, tolti un paio di ripiegamenti di Cappelletti in chiusura. Ed è un peccato che proprio Maniero, positivo anche all’andata, sia stato costretto ad abbandonare il campo alla mezzora per un guaio muscolare.
Ore 11.40 – (Mattino di Padova) «Ora siamo felici, ma già da domani (oggi, ndr) torneremo a proiettarci sul campionato, visto che lunedì sera ci aspetta l’importante partita in casa dell’Alessandria. Tengo a dire questo: a me non piace parlare di titolari e riserve, squadre A e squadre B, e lo vedete voi stessi quanto conti avere 24 giocatori che sanno lavorare assieme. In questa partita si è vista una grande prova del collettivo, da parte di un gruppo che ha dimostrato di saper stare in campo contro un avversario del livello di questa Spal, non a caso in vetta al suo girone». È il commento di Roberto Venturato al termine della gara vinta a spese degli uomini di Semplici. Il tecnico granata rivela poi: «Bizzotto doveva giocare, ma ha accusato un leggero fastidio a un flessore e abbiamo preferito non rischiarlo». Mentre, riguardo alla finale col Foggia, dice: «Visto il risultato dell’andata pensavo passasse il Siena. Ma la squadra pugliese è stata costruita per vincere il campionato e oltretutto si è presentata alla partita con motivazioni forti. Ci piacerebbe giocare la gara di ritorno in casa, ma ovviamente non possiamo decidere noi…».
Ore 11.20 – (Corriere del Veneto) Sarà pure una competizione che, nei fatti e non certo nelle dichiarazioni interessa gran poco, ma il Cittadella è in finale di Coppa Italia di Lega Pro ed è un traguardo da sottolineare. Perché una Coppa in bacheca, qualsiasi essa sia e soprattutto per un club relativamente giovane (fu fondato 43 anni fa nel 1973), è sempre un bel vedere. Se poi può essere conquistata al cospetto di una nobile decaduta come il Foggia ancora meglio. La sentenza che arriva dal Tombolato premia ancora una volta i granata, già primi in classifica in campionato a +9 sul Pordenone e capaci di battere pure la Spal per 2-1, staccando così il pass per l’ultimo atto della competizione contro il Foggia. Sarà di andata e di ritorno (vedi scheda, ndr ), come ogni finale che si rispetti e ci sarà da divertirsi, perché magari i due allenatori, quantomeno per l’ultimo atto, decideranno di far giocare qualche titolare. Succede tutto nei sette minuti finali, dopo ottantatré trascorsi senza reti e con poche emozioni. Decisive le reti nel finale di Coralli e di Minesso, che lanciano la squadra verso una stagione quasi irripetibile. Nel primo tempo al 7’ la prima chance per il Cittadella firmata Maniero, che colpisce in pieno il palo a Contini battuto. Pochi istanti dopo è ancora Maniero in diagonale su sponda di Bonazzoli a obbligare il portiere della Spal a un difficile intervento in tuffo a evitare lo svantaggio. Nella ripresa al 13’ Beghetto segna, ma il gioco era stato fermato per un precedente fallo dello stesso centrocampista ferrarese. Al 18’ Bonazzoli, per il resto poco incisivo, reclama un rigore, ma l’arbitro lascia proseguire. E poi ecco il finale da fuochi d’artificio: al 37’ Sgrigna recupera un pallone davanti alla propria area, alza la testa e lancia Coralli in profondità. Tardiva l’uscita di Contini, saltato dal centravanti toscano che non sbaglia. Al 43’ arriva il raddoppio di Minesso, bravo a farsi trovare pronto sul cross perfetto dalla destra di Nava. Sembra finita, ma la Spal si lancia rabbiosamente in attacco, segna subito il gol del 2-1 con Grassi su assist di Zigoni e per poco non trova pure il 2-2, sfruttando un momento di grave disattenzione della difesa del Cittadella. Cittadella che, però, resiste, blinda il 2-1 e vola in finale, dopo l’1-1 dell’andata fra gli applausi degli spettatori presenti allo stadio. Ora col Foggia 180 minuti di passione con un trofeo da conquistare e da mettere in bacheca, anche se già essere arrivati sin qui è un gran bel vedere. Il Cittadella non vuole ancora fermarsi.
Ore 10.50 – (Gazzettino) Ormai fuori portata il Cittadella, restano infatti in corsa per i play off (due o tre posti) le sei formazioni raccolte in nove punti tra i 47 del Pordenone e i 38 dei biancoscudati. Proprio i friulani, per fare un esempio, sono ora attesi da un ciclo terribile che li vedrà impegnati contro Bassano, Padova, Alessandria, Reggiana, Feralpi e Cittadella, oltre al Pavia alla penultima giornata. A sua volta il Bassano, già detto della sfida con il Pordenone, deve ancora affrontare Pavia, Cittadella, Padova e Reggiana. E la stessa Alessandria non dorme sonni tranquilli (tra le altre avversarie, Cittadella, Pordenone, Pavia, Sudtirol, Reggiana e Padova). Sulla carta più agevole il finale di torneo del Feralpi che per sei volte si misurerà con le ultime della classe, ma i bresciani non sempre hanno dato il loro meglio negli impegni sulla carta più agevoli. In poche parole, il meglio deve ancora arrivare.
Ore 10.40 – (Gazzettino) In particolare Neto e colleghi sono il quinto attacco in formato trasferta con nove marcature alle spalle di Alessandria, Pordenone, Cittadella e Bassano. Fuori casa sono arrivati nel complesso due soli ko (a Cittadella e un girone fa a Pavia), con i rimpianti, estendendo il discorso alla gestione Parlato, per le vittorie non ottenute a Renate (rigore sbgliato a tempo scaduto) e Cremona (due legni colpiti) con le quali la squadra sarebbe a un punto dal quarto posto. Proiettando simili dati in chiave futura e analizzando il borsino e il calendario del girone A, appare subito chiara l’importanza del prossimo trittico di incontri che attendono di qui a Pasqua l’undici di Pillon che dovrà affrontare gli scontri diretti con Pavia e Pordenone, per poi ospitare la temibile Cremonese. Restando in corsa per i play off dopo questi impegni, ci sono buone possibilità che la fiammella possa restare accesa fino al termine della stagione regolare, visto che il Padova si dovrà poi misurare con le quattro formazioni che occupano gli ultimi posti della classifica parziale di questo periodo – in sequenza Cuneo, Pro Patria, Albinoleffe e Giana Erminio (la prima e la terza fuori casa) – per poi decidere il proprio destino negli incontri da “dentro o fuori” a Bassano e all’Euganeo con l’Alessandria.
Ore 10.30 – (Gazzettino) Con Pillon in panchina un Padova da play off e un sogno che potrebbe essere accarezzato fino al termine del campionato. I numeri parlano chiaro: la classifica delle ultime dodici giornate, quelle sotto la gestione del tecnico di Mogliano, vede i biancoscudati al quarto posto (sei vittorie, cinque pareggi e un ko), davanti a formazioni come Alessandria e Pavia che hanno investito cifre importanti anche a gennaio per puntare alla promozione. Come si può vedere nella tabella, meglio di Diniz e colleghi hanno fatto solo la capolista Cittadella (dieci vittorie e due sconfitte), il Pordenone, che ha appena interrotto una serie di otto successi, e il Bassano che vanta una vittoria in più a fronte di un pareggio in meno. In questo lasso di tempo, proprio insieme ai vicentini, il Padova è la squadra che ha perso di meno (solo il derby all’Euganeo) e che ha subìto meno reti, a livello complessivo (sei, contro le sette di Reggiana e le otto del Pordenone) e in casa (due come Reggiana e Bassano), ma anche sul fronte dei gol realizzati (sesto posto a quota 16) le cose non vanno poi tanto male.
Ore 10.20 – (Gazzettino) Dei due giocatori rimasti fermi martedì si è riaggregato al gruppo solo Baldassin che, dopo avere svolto per conto proprio la parte atletica della seduta, ha raggiunto i compagni per le esercitazioni tattiche e la partitella disputata sul sintetico sotto gli occhi del presidente Bergamin. Ancora indisponibile, invece, Ilari. Per lui solo un po’ di corsa, prima di rientrare negli spogliatoi. Il giocatore, infatti, sente ancora fastidio alla caviglia. In caso di forfait sono in ballo per la sua sostituzione Petrilli e Bearzotti, con eventuale spostamento a destra di Finocchio, autore di una doppietta a Mantova. Per la partita di sabato contro il Pavia (calcio d’inizio alle 14) torna inoltre a disposizione Cunico, reduce dall’intervento al menisco, mentre saranno ancora assenti Pertkovic e Corti. Quanto alla sfida all’Euganeo con la Cremonese di mercoledì 23 marzo, il Padova sta inviando in Lega la documentazione relativa all’impianto d’illuminazione, formalità che permetterà di accogliere la richiesta delle due squadre di giocare di sera.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) La partita in questione è un Padova-Juventus del 4 gennaio 1925, vinta dai biancoscudati per 2-1. La Serie A sarebbe nata soltanto 4 anni più tardi, le due squadre erano inserite nel girone B della Lega Nord di Prima divisione, lo stesso girone vinto dal Bologna che poi si laureò campione d’Italia. Il Padova arrivò quarto, la Juve (che all’epoca aveva vinto un solo scudetto) terza, ma all’Appiani dovette soccombere sotto i gol di Fagiuoli e Vecchina, quest’ultimo ancora oggi capocannoniere ogni epoca (85 gol) dei biancoscudati in campionato. Il tabellino dell’epoca parla anche di un Padova in grado di mantenere il vantaggio per tutto il secondo tempo in inferiorità numerica, visto l’infortunio a Monti che per le regole dell’epoca non poteva essere sostituito, e di una gara interrotta per 10 minuti per far rigonfiare il pallone. Le riprese erano in programma per sabato prossimo, ma sono state rinviate a data da destinarsi e dovrebbero comunque essere effettuate entro questo mese. La produzione sta ricercando comparse e figuranti che facciano anche da pubblico. Per questo motivo verrà ripresa la parte sud della tribuna centrale dello stadio Appiani, l’unica che non è ancora stata restaurata.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Una partita del Padova sarà rappresentata sul grande schermo e, a ricordo anche delle memorie storiche biancoscudate, è la prima volta che accade. Ma non è tutto. Le scene in questione saranno girate proprio dove si disputò la partita, ovvero allo stadio Appiani, che dopo essere stato il soggetto principale di un film documentario, sbarca al cinema. La pellicola in questione è l’ultima fatica del regista padovano Antonello Belluco, “Ramissor, come un’ombra sulla terra”, dedicato alla vita di San Leopoldo Mandic, le cui riprese si stanno svolgendo in questi giorni in città e in provincia. L’accostamento tra santi e pallone può sembrare un po’ azzardato e invece si sposa bene con il contesto sociale in cui ha vissuto Padre Leopoldo, molto venerato in tutto il Veneto e proclamato Santo da Papa Giovanni Paolo II nel 1983. Leopoldo da Castelnuovo, di origine croata, si stabilì a Padova a 43 anni nel 1909 e vi rimase, nel convento dei cappuccini di Santa Croce, fino alla morte avvenuta nel 1942. Il convento di Santa Croce è proprio a due passi dall’Appiani. L’impianto è raffigurato nel film nel suo primo anno di vita, in un periodo in cui la passione per la squadra biancoscudata stava coinvolgendo sempre più l’intera città, il football si stava affermando, al punto che si era sentita proprio l’esigenza di dotare la città di un nuovo stadio.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Francesco Finocchio, dopo un debutto da sogno, quasi sicuramente sarà confermato anche contro la formazione pavese, e lo sarebbe stato probabilmente anche se Ilari fosse stato arruolabile. Senza la garanzia di avere l’esterno romano, Finocchio potrebbe invece finire sul versante di destra. E a sinistra, a quel punto, si aprirebbe il ballottaggio: dopo la panchina di Mantova, Nicola Petrilli scalpita per ritrovare la sua maglia da titolare, e negli ultimi allenamenti ha fatto di tutto per riconquistare la fiducia di Pillon. Ma l’outsider è Enrico Bearzotti, uno che non vede una chance dal primo minuto in campionato ormai dalla sfida di Busto Arsizio, ma nell’allenamento di ieri è stato provato sulla corsia di sinistra insieme ai “papabili” di una maglia dal primo minuto. Potrebbe essere lui la vera sorpresa di Padova-Pavia. Le conferme. Ciò che invece ha convinto in pieno l’allenatore trevigiano è la difesa “pesante” schierata a Mantova: Diniz, dirottato sulla destra al posto di Dionisi, ha convinto sia dal punto di vista offensivo che in fase di copertura. E visto che senza la squalificato Cesarini il Pavia perde l’unico elemento rapido in un attacco di “tanko” Sforzini-Ferretti, la velocità del brasiliano potrebbe essere riproposta.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) La gara che può dare un senso nuovo al finale di stagione non dovrebbe essere la più adatta per gli esperimenti. Eppure pare proprio che Bepi Pillon, a causa di un paio di acciacchi di troppo, e soprattutto dopo aver vinto tutte le scommesse giocatosi a Mantova (su tutti, la scelta di Finocchio dal primo minuto, rivelatasi decisiva), anche contro il Pavia, sabato alle 14, potrebbe tirare fuori dalla manica qualche asso inaspettato. Le noti dolenti. Marco Ilari potrebbe non essere tra i titolari che sabato all’Euganeo proveranno a battere il Pavia. Ma questa, se verrà confermata dall’allenamento di questo pomeriggio alla Guizza e soprattutto dalla rifinitura fissata per domani mattina, non sarà una scelta deliberata del tecnico: l’esterno romano già da due giorni corre da solo, al piccolo trotto, insieme al centrocampista Baldassin. Colpa di un affaticamento muscolare che tra martedì e mercoledì l’ha costretto ad abbandonare gli allenamenti con la squadra. Se Ilari non dovesse farcela, Pillon virerebbe sulla corsia di destra proprio il mattatore del match del “Martelli” di domenica scorsa.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Nel complesso un talento «grezzo», ma un giocatore che avrebbe potuto fare al caso del Padova. Certo, ama giocare da esterno ed è penalizzato se il neo allenatore Brini decide di giocare con il trequartista. Chissà cosa accadrà sabato, quando di fronte avrà quella che per ben due volte (anche l’anno scorso ci fu un abboccamento quando il Padova ripartì dalla Serie D) sarebbe potuta diventare la sua squadra. Ora è in prestito a Pavia dalla Tombense e dovrà dimostrare in questo finale di stagione di meritare la conferma. Altrimenti rimarrà soltanto un talento incompiuto. Nel frattempo un esterno coi fiocchi (Francesco Finocchio) il Padova lo ha trovato: sarà titolare anche sabato, dopo la doppietta al Mantova, ma potrebbe rientrare pure Petrilli, visto che Ilari anche ieri ha lavorato a parte. Ci sono buone notizie, invece, su Baldassin, che ieri ha svolto l’intera seduta con il gruppo e che sarà regolarmente a disposizione di Pillon.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Vita da ex. Anzi, per meglio dire, da «quasi» ex. Perché Paulo Dentello Azzi sabato all’Euganeo tornerà da avversario ad affrontare il Padova senza aver mai vestito, di fatto, la maglia biancoscudata: «Ho fatto tutto il ritiro estivo a Pieve di Cadore con il Padova – racconta l’attaccante del Pavia – ma alla fine hanno deciso di non tesserarmi. Ci speravo, ovviamente, ma non sono uno che se la prende. Rispetto ogni scelta, se hanno deciso così si vede che avranno avuto le loro buone ragioni. Mi concentro sul presente». Da ex Azzi affrontò il Cittadella qualche settimana fa, in una partita rocambolesca terminata 3-2 al 92’ con un gol (regolare) contestato di Iori. Non fece una grande impressione l’attaccante brasiliano, schierato da Brini da trequartista nel 4-3-1-2. Da quella sera, anche per il ritorno in grande stile di Cesarini, Azzi è finito ai margini, ma non si è arreso e nella penultima giornata disputata a Piacenza, da subentrante, cambiò la partita.
E’ successo, 9 marzo: allenamento pomeridiano, in gruppo Baldassin mentre Ilari si è allenato a parte.