Live 24! Padova, secondo giorno di riposo: da domani si prepara la trasferta di Mantova

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Ore 23.00 – (Gazzettino) Il giocattolo non si è rotto, ma non è nemmeno più quello che ha fatto divertire fino a tre settimane fa: l’Este, che sabato non è andata oltre l’1-1 in casa dell’Union Ripa La Fenadora, continua a gettare al vento occasioni ghiotte per avvicinare le prime due della classe. «Provo un grande rammarico – ammette l’allenatore Andrea Pagan – per come è andata a finire la partita. In undici contro dieci mi aspettavo un secondo tempo completamente diverso, volevo che la squadra chiudesse partita subito e invece siamo stati inguardabili». La gara con il Belluno si può anche togliere dalle statistiche, dato che ormai per i giallorossi il doppio scontro annuale contro i gialloblù è da tripla in schedina. Ma quello che è successo nella partita di Pedavena ricalca il copione già visto in occasione dello scontro con la Triestina: i giallorossi controllano, giocano, corrono e creano occasioni a ripetizione. Ma non le concretizzano e prestano il fianco quel tanto che basta per far pareggiare gli avversari o almeno per tenerli – come si usa dire dalle parti del Nuovo Comunale atestino – in “vivarella”. «Sono successe le stesse cose nelle ultime due partite, abbiamo commesso gli stessi errori – conferma l’allenatore – e il risultato è che abbiamo buttato via due punti per la seconda partita di fila. Alla fine il pareggio è un risultato giusto, loro hanno anche giocato con un uomo in meno ma ci hanno messo l’anima». Archiviato il rammarico, resta da capire cosa intende fare l’undici di Pagan della sua stagione sportiva. «Se avessimo fatto bene nelle ultime gare avremmo potuto accorciare in avanti e trovarci vicino al Campodarsego, allungando ulteriormente sulle inseguitrici – spiega il tecnico – Ora siamo a 6 punti dalla seconda e l’obiettivo, questo non possiamo più nasconderlo, sono i play off. Certo che una cosa è farli da seconda, ben altra da terza, quarta o addirittura quinta. Ci sono 27 punti in ballo, vediamo quanti ne porteremo a casa».

Ore 22.40 – (Il Piccolo) «Mi è piaciuto l’atteggiamento generale, nei contrasti, nelle seconde palle, insomma si era sul pezzo fin dall’inizio: si è vista una mentalità come quelle squadre nelle quali di solito mi rispecchio di più». Migliori complimenti alla Triestina che sta gestendo, Mauro Milanese non poteva fare. Il direttore tecnico, dopo essere andato in panchina durante la partita, anche in sala stampa si presenta al fianco del tecnico Doardo, e ammette di aver visto una grande Triestina: «Si è vinto non perché qualcuno ha regalato qualcosa, ma perché lo si è meritato dal primo all’ultimo minuto, con tanta intensità. Già nel primo tempo abbiamo costruito tante occasioni e si poteva essere in vantaggio. In effetti siamo cresciuti di condizione, che è una cosa importante, e ora c’è anche qualche ricambio in più, perché avevamo bisogno di innesti che daranno anche una positiva competizione interna e soprattutto maggiore possibilità di scelta al mister nei cambi e nella formazione iniziale. Inoltre chi è arrivato si è già inserito bene». E a proposito di nuovi innesti, Milanese svela subito quello che ai più è apparso un mistero: Cornacchia infatti era stato presentato come centrocampista, ma ieri ha fatto l’attaccante e con grande profitto: «Cornacchia è una mezzala – rivela Milanese, che lo conosce bene – quando ce l’avevo nel Varese, nel 4-4-2 giocava a destra, ma poi nel 4-3-3 si è specializzato appunto come mezzala , ma è un ragazzo super disponibile che sa fare tante cose, quest’anno non ha avuto quanto si merita ed è venuto per dimostrare quanto vale. Inoltro ho dato al mister un classe 96 prezioso, non facile da trovare a mercato chiuso». Ma a parte i nuovi arrivi e la vittoria, Milanese può gongolare per una giornata dai mille risvolti positivi: «Abbiamo avuto dei tifosi in più e tanto calore attorno alla squadra, è arrivata la terza vittoria di fila al Rocco dopo tanti periodi bui, inoltre la classifica è decisamente più bella. Però attenzione, ora abbiamo altre due partite ravvicinate e non bisogna mollare, a partire dallo scontro diretto con il Montebelluna. E la classifica resta delicata. Reputarsi salvi solo perché si è fuori dalla zona play-out, sarebbe il più grande errore che possiamo fare. Comunque le cose stanno migliorando, ai ragazzi ho detto di recuperare bene perché altrimenti non si può giocare tre partite vicine ai ritmi che vogliamo giocare noi, e anche per questo ci sarà bisogno di tutti». E tra le cose positive della giornata, c’è sicuramente l’entrata nel finale di Christian Fantina con quella azione davvero magica: «Sulla scelta di Fantina ho un po’ insistito con il mister – ammette Milanese – perché lui giustamente mi ha detto se prendevamo davvero uno del 1978. Ma Fantina doveva fare un’altra carriera, però non è stato maturo negli anni migliori per fare il cambio di passo e giocare nei professionisti. Ora vedremo con il mister, magari nei 20 minuti finali quando gli altri sono stanchi e lui è di fronte a un under, può far davvero la differenza. Almeno finchè non prende una certa condizione, poi magari potrà giocarsela anche per un maggior impiego».

Ore 22.30 – (Il Piccolo) Per un allenatore della Triestina, festeggiare tre vittorie consecutive al Rocco negli ultimi anni era diventata merce rarissima. Come del resto vedere il popolo del Rocco (molto più numeroso del solito, almeno 800 i presenti) tifare e spellarsi le mani per la squadra. Paolo Doardo può dire di essere riuscito a farlo, e per questo ringrazia anche le novità appena portate da Milanese: «Ora ho quello che prima non avevo – afferma il tecnico – adesso posso fare anche dei cambi validi. Cornacchia ad esempio in due partite ci ha dato molto, nonostante venisse da un periodo in cui non giocava: è un ragazzo molto duttile, sa giocare in mezzo al campo ma può fare l’esterno di difesa e anche l’attaccante, come è accaduto stavolta con il Belluno. Davvero un under prezioso che sa giocare in più ruoli». Doardo passa poi a elogiare la prova della squadra e una vittoria più che meritata: «Affrontavamo un Belluno che ha 50 punti, ma in questo tipo di partite la differenza la fanno le motivazioni e le nostre erano più forti delle loro. A parte i primi dieci minuti di studio, poi la partita l’abbiamo sempre fatta noi. Già nel primo tempo abbiamo avuto sei occasioni fra cui la traversa, poi nella ripresa siamo partiti ancora meglio e abbiamo subito trovato il gol. Insomma è stato l’atteggiamento di tutti i 95 minuti a essere positivo. Certo potevamo chiuderla prima, sarebbe stato davvero brutto pareggiarla per un episodio casuale qualsiasi. Anche se a dire il vero di occasioni o di tiri in porta del Belluno non ne ricordo proprio». Detto questo, Doardo ricorda però che la corsa alla salvezza non è certo finita qui: «Grazie alla vittoria siamo per la prima volta fuori dalla zona play-out, ma non abbiamo fatto ancora nulla. Non possiamo allentare l’attenzione e mercoledì ci sarà una fondamentale sfida con il Montebelluna. Ora comunque con gli innesti siamo più tranquilli anche sul fronte degli under, inoltre i ragazzi si stanno allenando bene . Con la nuova gestione societaria finalmente hanno potuto pensare di più al campo».

Ore 22.20 – (Il Piccolo) Christian Fantina si aggrappa alla rete della Furlan. Il centinaio di tifosi sui gradoni della curva lo abbracciano. Lo stesso fanno i compagni. Il trentasettenne funambolo dei rettangoli dei dilettantti ha appena propiziato la seconda rete nel recupero. Il 2-0 è stato appena messo nel sacco da Skerjanc dopo che la palla beffarda di Fantina si è piantata sul palo. Ma l’applauso è tutto per Christian. L’Unione trova con il Belluno la terza vittoria consecutiva al Rocco e la zona salvezza. La Triestina trova anche di nuovo i cori dei suoi tifosi pur orfani degli ultras e trova soprattutto un gioco vivace e trame che a Valmaura non si vedevano da anni. Questo è l’aspetto più rilevante per il prosieguo di questa disgraziata stagione. Gli alabardati, a parte qualche indugio iniziale in difesa, sono stati sempre nella partita con ordine, con il pressing, con movimento senza palla e con delle ottime sortite offensive. Almeno sei-sette palle-gol costruite che hanno trasformato il quotato Belluno (ieri un po’ distratto) in una formazione ben più brutta di quella alabardata. La tranquillità e il lavoro fatto assieme ha fatto crescere la squadra. Ma nessuno si aspettava sinceramente un’evoluzione così convincente con una squadra capace di tener botta per 90’. Certo, serve la continuità, ma intanto la fiducia c’è. E non è poco. Il tecnico Doardo propone uno schieramento equilibrato soprattutto tra centrocampo e attacco con Bradaschia a fare da anello di congiunzione con le due punte (entrambe di peso) Giordani e la novità Cornacchia. Così dopo l’iniziale fuoco di paglia bellunese con l’ex Ufm Acampora a sciupare da buona posizione su dormita collettiva, l’Unione comincia a prendere quota. Spadari prende in mano la bacchetta: Cornacchia fa partire una bordata sull’esterno della rete e al 10’ Giordani ben lanciato appunto da Spadari è anticipato di testa dal portiere Sologna. Il forcing della Triestina è efficace: Bradaschia innesca a sinistra Abfrefah la cui conclusione si stampa sulla traversa e ancora, prima Giordani e poi Cornacchia, in area sono imprecisi di testa. Ma l’azione che scatena il pubblico arriva al 40’. Rapido capovolgimento di fronte con palla veloce di Abrefah per Giordani e infine diagonale di Della Riva fuori di pochissimo. Primo tempo nel quale i locali avrebbero meritato molto di più. Tutti si aspettano la reazione del Belluno e invece in avvio di ripresa arriva il gol. Giordani è caparbio al limite dell’area bellunese, il pallone filtra per Cornacchia che la mette dentro superando Solagna da due passi. La partita un po’ si spegne ma gli alabardati arrivano quasi sempre sul pallone prima degli avversari. Insomma di birra ne hanno ancora. Puka e Spadari comunque gettano al vento altre occasioni mentre il Belluno non va oltre ad alcuni traversoni davanti all’attento Vezzani. Nel finale gli alabardati tirano un po’ il fiato ma il pubblico si fa sentire con l’incitamento. A 5’ dalla fine Doardo (in panchina c’è anche Milanese) concede la chance a Fantina che subentra allo stanco Giordani. Praticamente alla prima palla toccata il fantasista fugge sulla sinistra e supera il portiere con un tocco morbido sul secondo palo. La palla si ferma sul legno, Skerjanc è pronto a metterla nel sacco per il suggello alla vittoria. Fantina non dimenticherà mai questa partita attesa per lui da una vita. E non la dimenticheranno nemmeno i triestini. Anzi, è meglio dimenticarla in fretta perché c’è ancora molta strada da fare. A cominciare dalla trasferta di mercoledì a Montebelluna.

Ore 22.10 – (Gazzettino, edizione di Belluno) È toccato a Ivan Da Riz, tecnico in seconda, condurre (con molto trasporto) il Belluno dalla panchina vista la prima delle due giornate di squalifica da scontare per il capo-allenatore Roberto Vecchiato. E probabilmente avrebbe fatto volentieri a meno dell’incombenza delle interviste al triplice fischio finale, per quanto affrontate con molta disponibilità e tranquillità (a differenza di molti colleghi del circuito calcistico in caso di sconfitta e prova incolore). «È difficile commentare una partita quando si gioca così male e spero proprio che non sia dipeso dal mio esordio da primo mister – è il suo esordio con molta modestia -. Ed è anche difficile salvare qualcuno dopo una prestazione del genere. Sapevamo che questo era il momento peggiore per affrontare la Triestina, abbiamo comunque provato un paio di sortite, ma non era giornata. La Triestina è stata brava e ha dominato la partita. Ha mostrato più voglia e determinazione e ha meritato di vincere, avendo dimostrato di essere superiore per tutti i 90’». Un bene il turno infrasettimanale? «Meglio scendere in campo subito per gettarci alle spalle questa giornataccia – è il pensiero sia di Da Riz sia dei giocatori prestatisi ai taccuini in zona garage visto il nuovo e stretto corso imposto dal nuovo gestore tecnico triestino Mauro Milanese -. Mi aspettavo un esordio diverso in panchina e mi dispiace anche quanto detto da alcuni tifosi quando siamo andati a salutarli. Dopo quanto fatto negli ultimi tre anni, non pensavo di sentir dire che si vergognano di noi alla prima gara steccata. Si è imitato malamente il calcio dei grandi, mentre il tifo dei triestini si è sentito dall’inizio alla fine ed è servito ai nostri avversari per dare ancora di più».

Ore 22.00 – (Corriere delle Alpi) Un momento duro può capitare. Figurarsi se non si può accettare una sola sconfitta in tutto il girone di ritorno. Certo, sarà arrivata giocando nel modo peggiore, ma ci si può rialzare. Magari già da mercoledì. Parola di capitan Simone Corbanese: «Niente da dire. Hanno meritato di vincere anche perché ci hanno concesso poco o nulla. Per fortuna, tra un paio di giorni torniamo in campo. C’è questa occasione per riscattarci e dobbiamo farlo assolutamente, ancora di più dopo una prova come questa». Può essere che a fare la differenza siano anche le motivazioni. Il Belluno ha sì l’obiettivo ambizioso dei play off e magari del terzo posto, però la Triestina è una squadra che si deve salvare. Come succedeva anche quando i gialloblù lottavano per la permanenza in categoria, con il girone di ritorno escono fuori energie, che ti permettono di fare vittorie anche dove non ci si sarebbe mai immaginato: «In genere preferisco guardare a quello che fa la mia squadra. So che qui abbiamo perso in maniera brutta e senza appelli. Non credo servano tante parole, tanti scossoni. L’unica cosa è che va abbassata la testa e, già dal primo allenamento di questo pomeriggio, la concentrazione deve andare solo al Dro». E’ la quarta sconfitta di tutto il campionato e dispiace perché un solo ko a volte rischia di far dimenticare il buono che si è visto fino a quel momento: «Più che altro, sono almeno tre anni che stiamo facendo molto bene. Comunque non mi va di dire più di tanto. La cosa importante è che dentro di noi cresca la consapevolezza che già le prossime due sfide possono essere l’occasione buona per il riscatto. Basta chiacchere, pensiamo solo a vincere le partite». Al capitano bisogna per forza chiedere un commento sull’episodio che ha visto qualche tifoso non regalare di certo applausi alla squadra: «Non commento questa cosa. Faccio però i complimenti al bel numero di spettatori che sono venuti fino a Trieste a sostenere la squadra. Noi dobbiamo pensare soltanto al campo, certe cose le lasciamo all’esterno».

Ore 21.50 – (Corriere delle Alpi) Nello stadio più bello la prestazione più brutta. Davvero irriconoscibile il Belluno che cade al Rocco. Una partita in cui le occasioni si contano sulle dita di una mano, un solo tiro in porta a tempo scaduto e pochissimo mordente. Un po’ il pallone l’ha fatto girare nel primo tempo la squadra di Vecchiato, ma a ritmi troppo bassi per poter rendere il tutto redditizio. Al contrario, l’Unione Triestina ha creato almeno tre palle gol nei primi 45 minuti e, in avvio e chiusura di ripresa, ha concretizzato la superiorità con le due reti. Encomiabili gli alabardati. Senza il supporto del tifo caldo e soprattutto senza stipendio da mesi, i giocatori hanno messo in campo tutta la possibile cattiveria agonistica. Contentissimo Mauro Milanese, che dopo essere stato dg del Varese ora vuole prendersi la squadra all’asta fallimentare tra un mesetto. Molto meno contenti i tifosi gialloblù, scesi in buon numero a Trieste. L’entusiasmo è subito scemato e alla fine c’è stata qualche parola isolata non bellissima, nei confronti di una squadra che è pur sempre quarta. Unica soddisfazione la caduta della Vecomp, che tiene i veronesi a due lunghezze. Ci sono tre partite da affrontare in una settimana e inevitabilmente si pensa anche a questo discorso, nelle scelte iniziali. Lo squalificato Vecchiato manda Solagna tra i pali, anche perché Brino ha un problema al gomito, mentre a sorpresa è Franchetto a fare coppia con Calcagnotto. Il tridente classico vede Acampora assieme a Corbanese e Duravia. La prima e quasi unica situazione interessante per il Belluno è in avvio. Proprio l’ex Montebelluna mette in mezzo un pallone d’oro, ma Acampora sciupa malamente da dentro l’area piccola. Intanto, l’Unione prende coraggio e inizia a giocare, molto più della squadra ospite. Cornacchia manda sull’esterno della rete, ma è ancora più clamorosa la traversa dell’immarcabile Abrefah. Al 13’ il numero 5 sfrutta un errore di Pescosta e calcia a botta sicura, cogliendo in pieno la traversa. Pellicanò con un tiro strozzato prova ad allentare la tensione ma da lì in poi il taccuino parlerà solo triestino. Ancora Abrefah manda sull’esterno dopo una bella azione, mentre va fuori di non troppo la zuccata di Giordani su angolo di Spadari. Riparte poco il Belluno e quando lo fa i ritmi sono blandi per pensare che la Triestina possa tremare. Bertagno e Corbanese toccano davvero pochi palloni e a quel punto la dorsale della squadra casca. Buon per tutti che Bradaschia non trovi un gol da applausi, con un esterno che non prende l’effetto desiderato. Pericolo scampato? Sì, ma giusto il tempo dell’intervallo. Corre il 3’ quando Giordani salta facilmente Miniati e Pellicanò e fa partire un tiro che trova la deviazione di un difensore bellunese. Deviazione determinante, perché rimette in gioco Cornacchia, che da due passi non sbaglia. Un impreciso Pescosta e un generoso Masoch lasciano il posto a Sommacal e Farinazzo. Di fatto, un classico 4-4-2 con gli esterni, Farinazzo e Duravia, che dovrebbero inventare qualcosa. Ma vicino al gol ci va solo la Triestina. Solagna salva su un diagonale di Giordani e Puka spedisce alto, mentre poi è fondamentale Franchetto su un avanti giuliano. Corbanese ha l’unico pallone giocabile, ma la sua zuccata su punizione di Duravia è a lato. Ci sono cinque di recupero ed ecco il raddoppio: Fantina fa secchi tre bellunesi, colpisce il palo trovando la ribattuta vincente di Skerjanc. E sulla serata triestina del Belluno cala il buio.

Ore 21.20 – (La Provincia Pavese) Arrivato da Malta per cercare di sfondare nel calcio italiano, Rowen Muscat si è guadagnato un posto da titolare nel centrocampo azzurro e partita dopo partita dimostra a mister Brini che la sua scelta è stata giusta. «E’ una vittoria molto importante che abbiamo centrato cercandola fino alla fine. Nel primo tempo non riuscivamo a far bene, ma nella ripresa si è presa più confidenza e siamo riusciti ad ottenere questa vittoria. Speriamo di continuare così e di fare ancora meglio». Sulla sua prestazione il maltese conferma che partita dopo partita si trova sempre a più agio e snocciola ringraziamenti per tutto l’ambiente, interno ed esterno alla squadra. «Devo solo ringraziare la squadra che mi ha messo nelle condizioni per entrare al meglio in questo gruppo. Un ringraziamento lo devo fare anche ai tifosi che ci hanno seguito sostenendoci anche a Piacenza. Partita dopo partita sto prendendo convinzione. Sono contento della fiducia che mi hanno dato mister Brini e la società». Alla fine da Piacenza torna un Pavia concreto, per i tre punti conquistati, anche se non bello. «A Cittadella avevamo giocato una bella partita e siamo tornati a mani vuote – ricorda il centrocampista azzurro – Alla fine vincere è quello che fa la differenza e la squadra ha dimostrato carattere per riuscirci, anche se non in una bella partita. Abbiamo ottenuto i tre punti e questo è quello che conta». Quella che occupi oggi è la tua posizione preferita in mezzo al campo? «Certo – risponde senza esitazioni Muscat – Nel mio ex club, il Birkirkara, Giovanni Tedesco mi aveva impiegato come mezz’ala, ma mi trovo meglio da centrale». Dopo ormai più di un mese che sei a Pavia ci racconti se da Malta, visto che sei anche centrocampista della tua nazionale, c’è interesse per questa tua avventura… si parla di te nei giornali maltesi, i giornalisti ti chiamano? «A Malta il calcio è molto seguito e ci sono tanti tifosi. Non siamo in molti giocatori del nostro Paese a giocare all’estero e in campionati importanti come quello italiano. Perciò c’è interesse da Malta per quello che facciamo e siamo seguiti da tifosi e stampa che parlano delle nostre squadre e delle nostre prestazioni».

Ore 21.10 – (La Provincia Pavese) Un gol a 8’ dal novantesimo, il nono stagionale per Alessandro Cesarini porta il Pavia a meno due puntidalla zona play off. Per il “Mago” di Sarzana è una bella iniezione di fiducia in un momento delicato della sua stagione: dopo qualche problema al ginocchio che l’ha costretto a saltare la gara di Cittadella, due gare in cui è partito dalla panchina. E “Cesa” si gode il ritorno da protagonista? «Sono contentissimo perché questa vittoria e il mio gol nel finale sono una bellissima iniezione di fiducia per me che sto attraversando un momento difficile – dichiara Alessandro Cesarini -. Volevo dedicare questa rete in particolare a mia moglie Erica che è sempre con me e mi sta vicino anche in questi momenti non facile e anche allo staff medico-sanitario del Pavia che mi ha dato una mano in queste settimane». Come stai fisicamente? «Ho accusato ancora problemi fisici, in particolare un fastidio al pube che mi ha fermato due settimane fa – racconta l’attaccante ligure –. Sono riuscito comunque ad allenarmi e a proseguire con i compagni. Sono entrato dalla panchina sia sabato scorso che in quest’ultima gara per dare una mano alla squadra. L’importante è che il Pavia vinca e che si vada avanti cosi». Cosa ti ha chiesto mister Brini quando ti ha inserito in campo? «Ha messo Ferretti come prima punta e mi ha detto di stare dietro di lui, come siamo abituati ormai da anni a fare – spiega Cesarini sorridento –. Il mister mi ha chiesto di stare tra le linee e di prendere il loro mediano in fase bassa, di non possesso, e di ripartire. E poi è arrivato il gol che è sempre una bella emozione». Dopo aver perso punti e posizioni in classifica il Pavia nelle ultime settimane è in ripresa, ora con il successo a Piacenza si torna a meno due dal quarto posto e dalla zona play off. «E’ così, grazie alle sconfitte di Feralpi e Alessandria anche in questa giornata recuperiamo punti su alcune delle dirette concorrenti – ammette l’uomo partita della gara con il Pro Piacenza – Ma non stiamo a pensare tanto alle altre ma ad impegnarci soprattutto in settimana e la domenica per far bene noi». Da domani il Pavia riprende gli allenamenti. In settimana potrebbero riprendere a giocare insquadra alcuni infortunati ma Cesarini punta a rientrare titolare domenica nella partita casalinga contro la Giana Erminio. L’obiettivo della squadra dopo lo stop (sfortunato) di Cittadella era fare un filotto di tre vittorie. Le prime due sono arrivate. E si spera che la terza non tardi.

Ore 20.40 – (Gazzetta di Reggio) Il Cittadella non sbaglia più un colpo e continua la sua cavalcata. Dietro il Pordenone fa l’ottava meraviglia consecutiva in casa del Sudtirol, battendolo 3-1. La squadra veneta vince anche quando soffre, come ieri sul campo della Giana Erminio, dove il gol vittoria è arrivato al 77’ con Schenetti: una rete che vale il settimo successo consecutivo e che porta il Cittadella a 53 punti, 7 in più dei “ramarri”. La Reggiana dopo la vittoria casalinga con il Feralpisalò si è avvicinata un po’ alla zona playoff. I granata sono settimi a 6 punti dal Bassano, che sono in terza posizione. Il quarto posto, che potrebbe valere i playoff è a 4 punti ed è occupato proprio dal Feralpisalò. L’obiettivo resta comunque molto difficile, perché davanti la squadra di Colombo ha anche il Pavia, 39 punti, e l’Alessandria, 40. I grigi sono al momento la vera delusione della seconda parte del campionato. Dopo aver marciato in vetta alla classifica e raggiunto la semifinale di Coppa Italia contro il Milan, la squadra piemontese ha perso il passo vincente e da alcune giornate è in fase involutiva. L’Alessandria è una delle squadre più attrezzate del girone, con i migliori talenti, e dunque non può essere contenta della posizione attuale in classifica. La Reggiana deve continuare a vincere se vuole sperare di avvicinarsi alle prime posizioni, ma sulla carta il prossimo turno non le è molto favorevole. La squadra di Colombo infatti sabato va sul campo della Cremonese mentre le altre concorrenti hanno sfide più semplici. Il Cittadella ospita l’Albinoleffe, la FeralpiSalò il Piacenza, il Pordenone il Lumezzane, il Pavia la Giana Eminio, mentre l’Alessandria va sul campo del Renate. Ieri la Cremonese ha vinto in trasferta in casa dell’Albinoleffe con una grande punizione di Sansovini, l’agognata prima punta che la Reggiana ha corteggiato nel mercato invernale.

Ore 20.30 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana tiene aperta la porta con vista sui play-off. Vincere con il Feralpi era l’unico risultato a disposizione per non archiviare, in pratica, con largo anticipo il campionato. Ma centrare l’obiettivo non sarà facile. Per Massimo Varini, diesse della Pro Vercelli e presente sabato al Città del Tricolore, un poco perché reggiano e tifoso della Reggiana ed un poco per osservare alcuni giocatori del Salò, a questo punto della stagione la strada è una sola. «Fare un filotto di 4-5 partite utili consecutive, vincendone il più possibile, e far propri un paio di scontri diretti». Un giudizio sulla partita di sabato? «Match strano, in cui è difficile separare meriti e demeriti, chiuso in pratica dopo una ventina di minuti. La Reggiana è stata brava ad aggredire subito la partita, si è capito che voleva rifarsi dopo un paio di prestazioni e risultati negativi, ha avuto l’atteggiamento giusto, a differenza del Feralpi che mi è parso distratto, disattento, non so se perché soffra i granata, psicologicamente ha risentito della gara d’andata o perché ha commesso l’errore, tra virgolette, di sottovalutare l’avversario». La Reggiana che impressione le ha fatto? «Quella di sempre, è una squadra che ha una sua idea di gioco e cerca sempre di svilupparla, e questo è un bene. Poi le faccende ti possono o meno riuscire, puoi avere dei giocatori in condizioni non ottimali, ma si capisce che una sua precisa fisionomia, gioca un buon calcio, per organico non mi pare che debba invidiare nulla a squadre che in classifica la precedono». Chi vede come favorita per la promozione? «A questo punto della stagione i valori sono quelli, quindi dico Cittadella perché per la categoria ha un organico di valore, anche numericamente. Ammetto che consideravo la più forte l’Alessandria, ma l’ho vista anche con il Lumezzane, è in palese difficoltà e non credo si possa addebitare alla coppa Italia, quella ti porta via una settimana di energie e non possono essere così sciocchi da considerarsi dei fenomeni solo per aver eliminato avversarie di categoria superiore, hanno quasi tutto giocato sempre in C». Non è da tutti i giorni vedere segnare una doppietta da un difensore, oltretutto su azioni da fermo e da uno dei più piccoli in campo… «Spanò è uno che quando salta ha i tempi giusti, sente la porta, se Colombo lo porta avanti sui calci d’angolo e le punizioni ha il suo bravo motivo». Deluso del poco spazio che Danza, un “suo”giocatore, ha trovato? «Non ne conosco le motivazioni e mi guardo bene dall’andarle a chiedere, in estate la Reggiana lo ha cercato insistentemente, so che ha buone qualità ma anche difetti, mi auguro che si tratti solo di scelte tecniche, quelle le rispetto, e non anche comportamentali, in questo caso sarei veramente deluso». Varini a La Spezia ha lavorato con Rocco Russo, si parla di lui come nuovo dg granata, ma non è fuori da troppo tempo… «Russo è una persona seria, intelligente, ha mantenuto contatti, ha visto un sacco di partite, il problema non sarebbe questo quanto il fatto che il diesse in una società come la Reggiana deve farlo full-time e non conosco le sue intenzioni, se voglia lasciare l’attività professionale, messuno mi ha detto niente, mi auguro solo che la dirigenza operi una scelta futuribile. Da lontano e da tifoso posso dire di essere contento di vedere una società strutturata , seria con idee chiare ed in mano ai reggiani». Si parla anche di Zamuner… «Giorgio è un amico, ma fa l’agente, mica il direttore sportivo». Ipotizzare un ritorno di Varini è da fantacalcio? «Nel calcio mai dire mai, ma io sto bene alla Pro Vercelli, ho un altro anno di contratto, nessuno mi ha chiamato. Sono un professionista ed in quanto tale abituato a valutare tutte le proposte, io a Reggio sono stato benissimo, sono orgoglioso della prima volta, i sei mesi della seconda esperienza non li considero perché si era anni luce distanti da quelle che sono le mie idee organizzative, per vincere ci vuole una società forte, non solo a livello economico, ma anche di coesione e di comunione di intenti. Sono amico di tutti a Reggio, però una cosa la debbo dire: male, dal punto di vista emotivo, di tensione, come quando ero lì durante le partite non lo sono mai stato e non ci tengo a rivivere quelle situazioni».

Ore 20.00 – (Gazzetta di Mantova) Seconda partita in panchina e secondo successo consecutivo per Antonio Filippini, promosso dalle giovanili alla prima squadra del Lumezane. E anche stavolta, come già la scorsa settimana contro la Pro Patria, il gol vincente è giunto nel finale. «Credo sia il frutto di un lavoro che cerco di impostare fin dagli allenamenti settimanali – dice il tecnico – , trasmettendo un atteggiamento positivo, votato a non mollare mai e a provare a ottenere sempre il massimo. Il tutto, però, mantenendo un ordine tattico perché può succedere di vincere ma si può anche rischiare di perdere. Stavolta è andata bene a noi». Per Filippini la chiave tattica della gara è stata proprio qui: «Abbiamo assistito a una partita giocata a viso aperto – precisa – che ha regalato emozioni fino alla fine, non certamente adatta per i deboli di cuore. Avevo visto il Mantova la settimana scorsa contro il Cuneo e mi aveva dato l’impressione di una squadra che si getta con ardore e intensità in avanti ma che negli ultimi 20 minuti si disunisce un po’ e lascia liberi degli spazi per il contropiede avversario. Probabilmente è accaduto lo stesso contro di noi: raggiunto il 2-2 hanno intravisto la possibilità di conquistare i tre punti e si sono leggermente sbilanciati. Noi, al contrario, abbiamo cercato di restare ordinati e siamo stati premiati con un ficcante contropiede. Sono contento per la vittoria importante ma soprattutto perché non ci siamo mai disuniti, restando sempre in partita. La classifica? Certo, adesso ha un volto migliore ma non illudiamoci: godiamoci questo successo ma tra 24 ore iniziamo subito a pensare alla prossima difficile sfida contro il Pordenone».

Ore 19.40 – (Gazzetta di Mantova) Le sorprese non si esauriscono al fischio finale. Pochi istanti più tardi, prima che facciano capolino in sala stampa i due tecnici, si presenta ai cronisti Pasquale Pane. Si è fatto la doccia a tempo di record, si è rivestito e non vede l’ora di togliersi dal petto quel magone che gli brucia. Sguardo basso, passo spedito, viso tutt’altro che disteso. Si siede. «Ho pochissimo da dire e non accetto domande – esordisce con voce tremante -. Chiedo scusa a tutti e in particolare ai miei compagni per la sconfitta di oggi (ieri, ndr). Se il Mantova ha perso è solo ed esclusivamente colpa mia». Silenzio assordante, il portiere si alza e se ne va. In tanti anni di calcio e di dichiarazioni tese a salvaguardare quello o quell’altro interesse una cosa del genere non si era mai vista, anche se gli episodi lo inchiodano. A Lumezzane l’uomo Pane ha dato una lezione al calciatore. Esce dalla sala stampa ma non si allontana. Si accende una sigaretta e resta immerso nei suoi pensieri. Avrebbe voglia di restarsene solo. Invece deve affrontare i compagni pronti a spiegare i perché del ko, con loro dovrà tornare in città in pullman. Tutti lo difendono. Poi cede alle richieste del cronista, di aggiungere qualcosa al suo telegramma. «Sul primo gol mi sono fatto sorprendere dal tiro – dirà – e poi sono scivolato in porta, trascinando con me il pallone. Si poteva fare di meglio, è stato un errore fatale. Nonostante ciò la squadra ha reagito alla grande, ha raggiunto il pareggio ma poi c’è stato l’amaro finale. Io ci metto la faccia ma che non sia considerato come un tentativo di assoluzione. I fatti parlano da sé e non posso nascondere che per me è una giornata triste».

Ore 19.20 – (Gazzetta di Mantova) Perdere così, proprio quando stavi accarezzando l’idea di un ribaltone clamoroso, fa male. La dirigenza biancorossa, sistemata in tribuna centrale, ha sofferto come non mai. La delusione iniziale, il pubblico che rumoreggia ma che non smette di incitare la squadra, la grande rimonta e poi la doccia gelata del 3-2 del Lumezzane. Un condensato di emozioni per il presidente Sandro Musso, decisamente deluso per il ko dello stadio Saleri. Fatica a commentare il numero uno di Viale Te: «Non so quasi cosa dire – afferma poco dopo il triplice fischio –. Sento un profondo sentimento di dispiacere per come è andata, quasi non ci credo. Errori dei singoli decisivi? Non so, è complicato commentare senza aver rivisto le immagini». Le parole faticano ad uscire dalla bocca del presidente. La delusione è palpabile: «In questa partita – conclude – era importante non perdere e se possibile vincere. La sconfitta è un risultato che fa male, c’è molto dispacere». Cerca di tirare le somme il patron biancorosso Serafino Di Loreto: «Il campo pesante, quasi impraticabile, ha finito per favorire la squadra meno tecnica, ovvero il Lumezzane. Poi analizzando la partita è ovvio che gli errori che abbiamo commesso hanno inciso. Il nostro tasso tecnico forse è annegato nel campo». Il Mantova nel finale ha cambiato modulo passando alla difesa a 3. E proprio nel finale è arrivata la mazzata del 3-2: «Io credo che i cambi siano stati tutti azzeccati – analizza Di Loreto – perché hanno dato il cambio di marcia alla squadra fino alla rimonta. Forse andavano fatti un po’ prima, questo sì. Il Lumezzane era cotto e dovevamo aprofittarne. La reazione che ho visto nella ripresa è stata notevole, dispiace immensamente per il risultato finale. Pane? Gli errori ci sono stati, ma ha anche fatto delle ottime parate. Ovvio che se non avessimo preso quei gol staremmo parlando di una partita totalmente diversa. Inutile gettargli la croce addosso, non ha senso». Sugli spalti tantissimi tifosi del Mantova. Un’amore che in questo campionato sta superando anche le più cocenti delusioni: «Se la squadra rendesse come il suo pubblico – conclude Serafino Di Loreto – otterremo dei risultati diversi».

Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) Mister Ivan Javorcic è scuro in volto. La sala stampa dello stadio Saleri di Lumezzane diventa una sorta di plotone di esecuzione. Il tecnico affronta le domande a viso aperto. La prima è sulla gestione dei cambi e sul fatto che nel finale i biancorossi hanno lasciato spazio al contropiede vincente dei bresciani: «I cambi li ho fatti prima del 2-2 e inoltre nel finale è entrato Masiello, un giocatore che ha doti difensive, non ho mica messo Ibrahimovic – sottolinea –. È chiaro che quando prendi gol e perdi la partita tutte le scelte sono in discussione. Io posso dire che la squadra non era squilibrata: abbiamo ripreso la partita e abbiamo provato a vincerla. Purtroppo è capitato questo episodio che ci condanna». Un episodio che si somma ai due gol precedenti figli di errori individuali da dividere tra Pane e la difesa. Proprio il portiere si è addossato tutta la colpa della sconfitta: «È difficile giudicare il singolo, chiaramente è stata una situazione rocambolesca. Pane è da lodare per la presa di posizione che ha avuto, ma non è certo tutta sua la colpa del ko. Se è successo qualcosa negli spogliatoi? Nulla, c’era un gran silenzio perché la delusione era tantissima. Il gol preso a freddo ha completamente rimescolato le carte e ha permesso al Lumezzane di giocare la partita con più serenità. Noi invece siamo stati costretti a giocare una partita coraggiosa. I ragazzi hanno avuto la forza di reagire e nel finale c’è stata anche la sfortuna. Chiaro, abbiamo rischiato e alla fine abbiamo pagato». Il Mantova dopo il gol del 2-2 ha provato il colpaccio: «Un punto non so quanto sarebbe stato utile rispetto a una sconfitta – analizza Javorcic – e per questo la squadra ci ha messo tutto quello che aveva per provare a vincere. Torniamo a casa senza nulla in tasca, ma l’atteggiamento è da elogiare».

Ore 18.40 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova perde in modo a dir poco rocambolesco lo scontro diretto di Lumezzane e vede riallontanarsi la zona salvezza, ora a 4 punti. I biancorossi regalano due reti agli avversari, ballano molto in difesa ma riescono col cuore a recuperare un doppio svantaggio con le reti di Gonzi e Marchi. Poi, negli ultimi dieci minuti, non si accontentano e provano a vincere il match, sbilanciandosi e subendo in contropiede il letale 3-2. Il ko è dunque figlio di errori tecnici, di difficoltà tattiche e anche di scelte discutibili della panchina nel finale di gara. Al “Saleri” si comincia sotto la pioggia e davanti a circa 500 spettatori, metà circa dei quali sono mantovani. Davvero commovente il sostegno della tifoseria a una squadra che, pur dando l’anima in campo, non riesce a tirarsi fuori dalle sabbie mobili della classifica. Javorcic conferma il 4-4-2 e gli undici che hanno battuto il Cuneo una settimana prima. Il cllega Filippini propone invece un 4-3-3 atipico, nel senso che l’esterno sinistro d’attacco Cruz si accentra quasi sempre dietro la punta Sarao. Mossa, questa, che creerà notevoli problemi all’Acm. Un’Acm che parte forte e va subito alla conclusione con Marchi, ma che dopo 5 minuti subisce un gol incredibile su cross sbagliato di Rapisarda, che trova Pane impreparato sul primo palo. La reazione biancorossa è immediata ma sterile, mentre sull’altro fronte i padroni di casa sfiorano il raddoppio prima con Sarao e poi con Varas. Il Mantova soffre le ripartenze avversarie e l’inferiorità numerica che si viene a creare a metà campo grazie ai movimenti di Cruz, che si propone come trequartista più che da esterno d’attacco. Marchi reclama invano un rigore perché travolto in area da Baldan, ma nel finale di tempo Pane e il palo evitano il raddoppio di Cruz. L’avvio della ripresa è da incubo, con il Mantova che subisce tre azioni da gol (agevolate da svarioni incredibili) in 13 minuti, quando arriva il 2-0 firmato da Sarao dopo interventi a vuoto di Scrosta e Pane direttamente sul rinvio del portiere avversario. Robe da non credere. I biancorossi comunque non si arrendono e sfiorano subito la rete con Caridi, mentre sull’altro fronte Pane rischia di combinarne un’altra provando a dribblare Bacio Terracino. Quando Rapisarda (20’) ribatte un tiro a botta sicura di Raggio Garibaldi sembra proprio che non sia giornata, ma sessanta secondi dopo Gonzi segna in tuffo di testa il 2-1. Javorcic a quel punto butta dentro Tripoli per Lo Bue, arretrando Gonzi a terzino. Il modulo del Mantova resta un 4-4-2 ma con interpreti più offensivi sembra in pratica un 4-2-4. Filippini decide allora di coprirsi e, dopo aver sostituito l’infortunato Bacio Terracino con Valotti, inserisce il difensore Magnani per Cruz, passando al 5-3-2. Il Mantova spinge con tutte le sue forze e la gara assume i connotati dell’assedio. Al 35’ Javorcic sostituisce Gonzi con Ungaro, accentrando Tripoli nel ruolo di trequartista e passando al modulo 3-4-1-2. Un minuto dopo Marchi segna il 2-2 e fa impazzire di gioia i tifosi biancorossi. A quel punto si potrebbe decidere di insistere così o di inserire un terzino (Longo o Scalise) e rimettere la difesa a quattro (4-3-3 o 4-3-1-2). Javorcic sceglie una via di mezzo: Masiello per Caridi e conferma del 3-4-1-2, seppure con un interprete meno offensivo a sinistra. Peccato che, sul contropiede del Lumezzane, un “buco” si apra sull’altra fascia (doveva coprirla Ungaro) e consenta a Varas di segnare al 43’ il 3-2. Vano poi l’assedio finale dell’Acm, in archivio va una sconfitta pesante quanto assurda.

Ore 18.10 – (Messaggero Veneto) Quaranta, veri, cuori neroverdi, sono partiti ieri da Pordenone e arrivati a Bolzano per godersi l’ottava meraviglia del gruppo di Tedino. Epilogo scontato: giocatori e tecnico “assaliti” dopo il match, una volta usciti dagli spogliatoi e prima di salire in corriera. Sono stati intonati cori alla squadra e al trainer, le ugole erano ancora belle pimpanti nonostante avessero “lavorato” alla grande, incessantemente, per tutto il match. E’ giusto così. Il tifoso, tutta Pordenone, deve essere felice e orgogliosa di questi ramarri, capaci di tenere alto il nome della città nell’Italia del pallone. Erano cinquant’anni che non si gioiva per gioie del genere: addirittura Pordenone doveva ancora diventare provincia. Tuttavia, dopo aver festeggiato, bisogna pensare a un’altra cosa. Cioè che i play-off non sono blindati, che la B è ancora un sogno, che il campionato nasconde ancora molte insidie. Lo ricorda il calendario. Dopo il Lumezzane, atteso domenica prossima il Bottecchia, i neroverdi affronteranno Bassano (al Mercante), Padova (al Bottecchia), Alessandria (al Moccagatta), quindi Reggiana e FeralpiSalò in casa e Cittadella al Tombolato. In pratica, le rivali play-off, la capolista e un team molto solido come quello biancoscudato, che con Pillon in panchina marcia al ritmo di 10 risultati utili su 11. Sia chiaro: qualora la squadra chiudesse al quinto posto, fuori dalla post-season, rimarrebbe l’amaro in bocca, ma di certo nessun dramma. Ora comunque è doveroso provarci e quindi va detto che il cammino play-off – corsa verso la serie B è appena all’inizio, deve ancora entrare nel vivo. A essere precisi, accadrà contro il Bassano, domenica 13 marzo, quando i risultati cominceranno a valere doppio. Il Pordenone – mantenuta l’ipotesi di un Cittadella favorito per la promozione diretta – intanto dimostra di essere il candidato numero uno alla post-season. Gioca, vince e, soprattutto, ottiene risultati grazie a un’identità di squadra ben precisa. Anche ieri, tre punti pur senza Ingegneri e Filippini, pilastri delle prime quattro vittorie del 2016. Non è poco, anzi: è il miglior biglietto da visita in vista di questi ultimi due mesi e mezzo.

Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) Cinque gol da quando De Cenco non c’è più (compreso quello con l’Albinoleffe, quando Caio stava facendo le valigie): Luca Strizzolo si è preso il Pordenone. E, smentendo molti scettici, , ha segnato la sua prima doppietta neroverde. «Una grande gioia – attacca il centravanti a fine-gara –. Le reti arrivano grazie alla squadra, se segno è tutto merito dei miei compagni. Un pensiero va a loro e alla mia famiglia, che mi ha sempre seguito e sostenuto. Il primo centro? Mi mancava siglarlo da fuori area, dopo aver fintato di andare sull’interno: una marcatura nuova, che mi fa piacere. Andiamo avanti così, pensando partita dopo partita – conclude –. Non dobbiamo mollare». Della stessa opinione Alex Pederzoli, il regista ex di lusso al Druso. «A fine anno vedremo quanto peserà questo successo – afferma il giocatore emiliano –. Il campionato è lungo, nasconde tante insidie. Dobbiamo soltanto pensare a lavorare e a continuare in questo modo». In tanti pensano che questo Pordenone somigli all’Alto Adige del 2014, capace di arrivare in finale play-off di Lega Pro. «Spero soltanto, qualora arrivassimo in fondo, di vincere. Il Sueditrol di due anni fa perse con la Pro Vercelli – ricorda Pederzoli –. Ci sono tante analogie, me l’hanno detto anche alcuni miei ex compagni a fine gara».

Ore 17.30 – (Messaggero Veneto) «Vittoria strepitosa». Stavolta Bruno Tedino si lascia andare: l’allenatore del Pordenone definisce così i tre punti incamerati al Druso di Bolzano, al cospetto dell’Alto Adige, con cui la sua squadra blinda il secondo posto. «E’ stata una grande partita – afferma il tecnico dei “ramarri” in sala stampa – difficilmente si vedono match del genere in questa categoria. Dopo la rete dello 0-1 avevamo la gara in mano, poi è arrivato il rigore che poteva compromettere tutto: è stato bravo Matteo. Dopo – continua – abbiamo creato, avuto qualche episodio favorevole, ma credo alla fine che il successo sia meritato e prezioso. L’Alto Adige è una squadra forte, che mi piace parecchio: non meritava di perdere con questo punteggio». Riferimenti al secondo posto e alla serie B, il tecnico non ne fa. Preferisce concentrarsi sui suoi giocatori e sul gruppo. «Sono orgoglioso di allenare questa squadra – afferma sempre Tedino – . La doppietta di Strizzolo? Non mi sorprende: ho sempre creduto in lui. Ero sicuro avesse lo spessore per sostituire uno come De Cenco. Cattaneo? Neppure lui mi sorprende. Ha in canna questi colpi magnifici. Ora – chiude Tedino – continuiamo a lavorare perché la strada è ancora lunga». Ecco quindi il migliore in campo del Pordenone: Matteo Tomei. «Mi godo il momento, di squadra e personale – attacca il portiere –. Abbiamo disputato una grande gara, portando a casa con merito il successo. Sono tre punti da dedicare, tra gli altri, ai tifosi: macinano tanti chilometri per vederci, si meritano anche loro una gioia del genere». L’estremo difensore analizza poi le sue parate, tra cui quella del rigore. Gliozzi non aveva mai sbagliato, prima di ieri: 6 rigori e 6 centri. «Ho subito deciso di tuffarmi da quella parte – spiega Tomei –: è andata bene. La doppia parata su Kirilov? Importante perché il risultato è rimasto sul 3-1 a nostro favore: se la palla entrava si riapriva la gara». Chiusura sull’imbattibilità persa dopo 618’. «Non importa, conta aver vinto», chiude. E questa è l’ottava volta di fila che accade. Una piacevole abitudine.

Ore 17.10 – (Messaggero Veneto) Nella domenica degli Oscar, il Pordenone a Bolzano mette in scena un riuscitissimo remake di “Prova a prendermi”, scappando via anche all’Alto Adige. A differenza del film di Spielberg che nel 2003 ottenne “soltanto” due nomination, però, i neroverdi ottengono ben quattro statuette: quella alla migliore squadra d’Italia (unico team professionistico sempre vincente nel 2016) e quelle agli attori protagonisti: Strizzolo per la doppietta, Cattaneo per il secondo eurogol della stagione e Tomei per le decisive parate che sono valse l’ottava vittoria consecutiva, oltre che una porta rimasta inviolata per ben 618 minuti. Standing ovation. Da record. Pordenone sempre più da record, dunque, e sempre secondo in solitudine nella classifica di Lega Pro, alle spalle di un Cittadella che continua a vincere di misura e rimane a più 7. Un altro successo da incorniciare per la stupefacente squadra di Tedino, che soffre, punge, resiste, punge ancora, si piega ma non si spezza al cospetto di un’avversaria tosta, determinata e ricca di qualità. Virtù che possiedono anche e soprattutto i neroverdi, abbinate a una forza mentale impressionante. Sornioni. Così l’ormai consueto 4-3-1-2 di Tedino scende in campo con la solita tranquillità, che gli altoatesini non riescono a scalfire nonostante un avvio al fulmicotone: già al 2’ Cia va al cross dalla sinistra per il tentativo di tacco di Tulli che si spegne a lato. Lo stesso attaccante biancorosso al 10’ riceve sulla trequarti, salta Pasa e Martin e dal limite impegna severamente Tomei, bravo a respingere a pugni uniti. Il Suedtirol pressa alto, insiste, spinge. Ma il Pordenone sta prendendo le misure e al 19’ Pasa, dopo una gran chiusura su Tulli, avvia il contropiede, lanciando Cattaneo, che prolunga per Berrettoni, traversone dal fondo per Strizzolo anticipato in extremis. Al 21’ ci prova poi Mandorlini dalla distanza, Coser para in due tempi. Botta e risposta. Fatte le prove generali, i ramarri decidono che è ora di sferrare la stoccata: al 31’ Pederzoli ruba palla a centrocampo e lancia Berrettoni, che vede Strizzolo allargarsi sulla sinistra e lo serve. Il centravanti avanza, fa fuori un avversario e dai 16 metri fulmina Coser con un preciso rasoterra a fil di palo. Ma l’Alto Adige non ci sta e si butta a capofitto nella metà campo avversaria. Cia inventa e al 37’ Stefani allunga un braccio “galeotto” sul pallone in piena area. Rigore netto, Gliozzi cerca l’angolino, ma Tomi intuisce e distendendosi sulla sua sinistra devia in corner. E sull’angolo susseguente è di poco fuori misura l’incornata dello stesso numero 9. Il duello Gliozzi-Tomei prosegue al 42’, con l’attaccante che si presenta a tu per tu con l’estremo neroverde e quest’ultimo lo anticipa pulito con un’uscita da manuale. È il momento giusto per punire nuovamente gli sbilanciati altoatesini: al 45’ Buratto lancia in verticale Cattaneo, che fugge come una lepre e tramortisce l’abbozzo d’uscita di Coser con un pazzesco sinistro liftato che scavalca il portiere e s’insacca all’incrocio più lontano. Cinici e cattivi. Il Suedtirol barcolla, non ha alcuna intenzione di mollare e nella ripresa riparte subito forte: al 3’ Cia serve Kirilov e ci vuole un altro gran riflesso di Tomei per evitare l’1-2. Non ce n’è per i locali, e al 13’ Strizzolo lo ribadisce, realizzando il 3-0 sotto misura su angolo di Pederzoli e dormita generale della difesa avversaria. Partita chiusa? Sì, eppure la squadra di Stroppa continua a provarci. Il Pordenone si rilassa e ricomincia a soffrire. Al 32’ Tomi para una conclusione di Cia, mentre non può evitare, un minuto dopo, che proprio il pordenonese Spagnoli, subentrato forse troppo tardi a Tulli, interrompa la lunga inviolabilità della sua porta con uno splendido tiro dalla distanza. L’Alto Adige ci crede, e al 36’ serve un doppio miracolo di San Matteo per evitare il 2-3 dello scatenato Kirilov e una terribile ansia nel 10’ finali. Quindi scorrono i titoli di coda: il Pordenone si gode i meritatissimi applausi e la consapevolezza che sì, il sogno serie B è tutt’altro che finzione, anche se degno di Hollywood.

Ore 16.40 – (Mattino di Padova) Dopo la gara, il tecnico dell’Abano Karel Zeman (che ieri ha festeggiato il 39° compleanno) non nasconde il sorriso: «Sono contento per la vittoria anche se la mia squadra non ha offerto una grande prestazione» ammette il Boemo jr. «Il Montebelluna ci è stato superiore sotto il profilo atletico ma era una possibilità che avevo messo in preventivo avendo di fronte una squadra molto giovane». L’Abano, nonostante le difficoltà ha chiuso con un risultato netto. Puro cinismo? «Se fossimo stati veramente cinici avremmo chiuso la partita dopo 10 minuti, invece abbiamo segnato dopo un’ora» replica Zeman. «Dovevamo essere più decisi, cattivi sotto porta e non preoccuparci troppo della presenza di Zecchinato, attaccante che gestisce gran parte delle trame offensive del Montebelluna».

Ore 16.30 – (Mattino di Padova) L’Abano fa il tris senza dannarsi troppo. Anzi, il Montebelluna allo stadio delle Terme gioca pure meglio, ma porta a casa tre schiaffi e zero punti. Per i ragazzi di Karel Zeman, infatti, i gol di Bortolotto, Ginestra e Zattarin sono manna dal cielo, anche perché, per un’ora, i neroverdi non mostrano granché. Fatta eccezione per il break iniziale in cui l’Abano sfiora il vantaggio per ben tre volte con De Cesare (servito al 3’ da Gnago), Creati da distanza ravvicinata (4’) e infine Cuccato dai 16 metri, il “Monte” sembra più intraprendente: Zecchinato tiene spesso impegnati Pramparo e Thomassen, mentre Fasan e Fantinato s’infilano che è un piacere. È proprio Zecchinato, però, a sbagliare l’1-0 al 10’, deviando di testa il traversone di De Vido, con il pallone che sorvola la traversa. Poco dopo Fantinato s’improvvisa Del Piero e becca la traversa con il tipico destro a giro; l’azione continua fra batti e ribatti ma Zecchinato non riesce a beffare Rossi Chauvenet. Alla mezz’ora il Montebelluna è ancora padrone del campo: Fasan è bravo ad impegnare Rossi, poi Zecchinato sulla respinta trova la deviazione di un difensore. Nella ripresa la squadra ospite si fa vedere ancora dalle parti di Rossi Chauvenet con Zecchinato, fermato proprio dall’estremo aponense (49’). L’Abano se la cava dopo 12’: angolo di Creati, zuccata da distanza ravvicinata di Bortolotto e beffa servita al Monte. L’1-0 non basta a mandare per aria i piani del Montebelluna che attacca ancora sull’asse De Vido-Fasan: il pallone a rimorchio dell’esterno non trova la deviazione precisa del numero 10. C’è tanta sfortuna ma anche bravura di Rossi Chauvenet che, fra il 60’ e il 61’ fa miracoli su Zecchinato e Fantinato. Dopo la paura l’Abano ha un sussulto: Gnago serve Creati che spara alto (65’). L’attaccante ivoriano ha un’altra occasione che non sfrutta a dovere. Il Monte perde pure un uomo, Bressan, espulso per doppia ammonizione ma prima di incassare gli ultimi due gol, realizzati da Ginestra (assist di Gnago) al 43’ e da Zattarin (su cross di Ginestra) nel recupero, riesce a pungere con Perosin e Sartori, entrambi fermati dall’ottimo Rossi.

Ore 16.00 – (Mattino di Padova) «Sono contento, perché abbiamo fatto una grandissima prestazione e l’approccio è stato importate, a differenza di tante altre occasioni nelle quali avevamo sbagliato sotto questo punto di vista». Il tecnico della Luparense, Enrico Cunico, si tiene stretto il 6-0 sulla Liventina, avversario non certo trascendentale. «Col senno di poi qualcuno potrà dire che l’impegno non sia stato così difficile, ma questa era una di quelle partite che troppe volte avevamo fallito nel corso della stagione: abbiamo avuto la mentalità giusta, stiamo crescendo, e così facendo abbiamo dato continuità alla vittoria di Campodarsego. Abbiamo disputato la loro buona gara, con lo spirito che volevo e senza mollare la presa anche quando il vantaggio era già importante». E adesso la classifica è diventata un po’ meno pesante. «La zona playout adesso è un po’ più lontana, ma fino a che non raggiungiamo quei 45-46 punti che valgono la quota salvezza non possiamo mollare o abbassare la guardia».

Ore 15.50 – (Mattino di Padova) Dopo aver fatto lo sgambetto al Campodarsego, la Luparense si conferma tra le squadre più in forma del momento. Il tennistico 6-0 con cui abbatte la malcapitata Liventina, presentatasi a San Martino con otto assenti, lascia un po’ il tempo che trova, per lo meno nelle dimensioni, ma certifica la risalita della squadra di Cunico, davvero in salute, e ora ben più tranquilla con la zona playout a debita distanza. La partita. La Luparense ha vinto con la sigaretta in bocca, la Liventina è scesa in campo senza mai dare l’impressione di poter fare qualcosa per fermarla. Mentre la squadra di Cunico faceva il bello e il cattivo tempo sulle fasce e in mezzo al campo, la Liventina non c’era, incapace di fermare le avanzate padovane e pure di replicare con mordente. I Lupi, quindi, ci hanno messo solo 13 minuti a passare in vantaggio: cross dalla destra di Dal Santo, beffardo anticipo di Beccaro sul “leggero” Gardin e tocco sotto a superare Berto. Altri cinque minuti, e altro svarione: Pittarello ha raccolto palla sulla trequarti e dopo aver attirato tre difensori su di sé ha aperto la prateria per Giglio, sul quale Berto si è opposto senza poter però nulla sul seguente tap-in di Beccaro a porta vuota. Nemmeno un quarto d’ora dopo, servita la tripletta dell’attaccante del momento: filtrante di Cavallini per Beccaro, e 3-0 con il piattone destro a spiazzare Berto, al 32’. Nonostante l’abbondante vantaggio e l’incapacità ospite di replicare – e anzi, ci sarebbe stata pure l’espulsione per Gardin, per una brutta gomitata a Pignat – i Lupi hanno continuato a premere, e poco prima dell’intervallo, proprio con Pignat, hanno trovato il poker, complice anche l’errore dell’estremo difensore ospite che si è fatto sfuggire la palla proprio tra i piedi del mediano rossoblù. Nella ripresa, quindi, Cunico ha scelto di far rifiatare l’autore della tripletta e un ottimo Giglio, schierato finalmente sulla trequarti, nella posizione a lui più congeniale, ma la musica non è cambiata. Al 2’, Pignat ha servito la palla per l’accorrente Faggin, appena subentrato, che di piattone ha gonfiato la rete e festeggiato il suo primo gol con la maglia dei Lupi. Gara chiusa, nella forma e nella sostanza: la Liventina s’è vista una sola volta dalle parti di Rossetto, e quando ormai si attendeva solo il triplice rischio, ci ha pensato Roveretto ad allargare ancora di più la ferita dei giovani trevigiani: palla rubata in area ad un difensore, sinistro sotto a Berto e definitivo “cappotto”. Ora il meritato riposo: la gara di mercoledì a Tamai è stata posticipata al 13 marzo.

Ore 15.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Prima Il presidente Tacopina, poi lo spogliatoio del Venezia, avevano chiesto a gran voce il supporto del pubblico nella sfida più delicata dell’anno. Appello raccolto, dai più di tremila presenti tra curva e tribuna nonostante le ostiche previsioni meteo, che hanno sostenuto il Venezia durante tutto l’arco della partita. E non sono mancati gli “ospiti d’onore”, come il sindaco Luigi Brugnaro, che oltre a confermarsi un prezioso talismano, ha partecipato attivamente al tifo dalla tribuna centrale: «Il Venezia ha giocato una grande partita, su un campo che nonostante la pioggia ha tenuto perfettamente grazie al lavoro degli addetti. È sempre un piacere venire allo stadio, vedere una squadra solida come lo è questa che ha alle spalle una società altrettanto solida, che secondo me è quella giusta per tornare finalmente a calcare le piazze che Venezia merita». Anche Gino Mazzuccato, ex presidente del Venezia nell’epoca pre-Zamparini, sembra essere sulla stessa lunghezza d’onda del sindaco: «Joe Tacopina sembra l’uomo he stavamo aspettando da tempo, quello che mi auguro riesca a portare avanti il progetto dello stadio. Questa città ha bisogno di calcio, e a mio avviso questa è la volta buona per fare il definitivo salto di qualità. L’unica nota negativa è che mi aspettavo un pò più pubblico, siamo veneziani e questo tempo non ci deve spaventare!». Presente anche il prefetto di Venezia Domenico Cuttaia, che sottolinea come, oltre alle vittorie sul campo, il Venezia stia percorrendo la strada giusta anche a livello dirigenziale: «Abbiamo dominato e vinto una partita fondamentale nella corsa verso la promozione, dando un ulteriore stimolo ad un gruppo di giocatori che oggi hanno davvero giocato alla grande. Mi ha fatto molto piacere vedere una così grande affluenza di pubblico, segno che i veneziani, a scapito del tempo e del clima, sono legati in maniera forte al calcio. Quello che però vorrei sottolineare è il lavoro sul piano dirigenziale ed organizzativo che il Venezia ha operato ed opera quotidianamente, che sono fondamentali tanto quanto i risultati che si ottengono sul terreno di gioco. Da questo punto di vista, a mio avviso il Venezia è primo non solo nella classifica del campionato».

Ore 15.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Alla sua uscita dal campo il presidente Tacopina è scattato in piedi, quasi sull’attenti applaudendolo convinto. Standing ovation meritata per un Denis Maccan che fino a poche settimane fa sembrava sparito dal radar degli attaccanti, scivolato in fondo nelle gerarchie di mister Favarin dopo gli arrivi di Lattanzio e Volpicelli. Negli ultimi otto giorni, invece, è cambiato tutto e il 31enne pordenonese dopo la buona prova nel successo di Noale ha dato il là all’agognato successo sul Campodarsego. «Sono felicissimo, ovviamente sul piano personale, ma soprattutto per questi tre punti che premiano tutto il Venezia, dalla dirigenza ai tifosi passando per noi giocatori. Tutti assieme abbiamo fatto qualcosa di importante, un passo fortemente voluto verso il raggiungimento del nostro obiettivo». L’altruismo di Maccan non è una novità, come d’altra parte il suo spirito battagliero. «Là davanti ne ho prese parecchie ma ne ho anche date – sorride e precisa – In campo è sceso un Venezia “avvelenato”: avevamo il sangue agli occhi e non c’è stato niente da fare per un Campodarsego comunque da applausi per come ci ha sempre provato restando sempre in partita. L’arbitraggio? In una gara così maschia nessuno si può lamentare». Lo scontro diretto tanto atteso si è messo quasi subito al meglio. «Andare in vantaggio dopo 8′ conferma quanto ho detto circa il nostro avvio a mille all’ora. Luciani ha messo in mezzo dalla destra una gran palla, mi è riuscito di prendere il tempo saltando più in alto dei loro difensori piazzando bene la palla alla sinistra del portiere. Una grande gioia, non gioco sempre, non segno a valanga ma qualche gol pesante sono felice di regalarlo alla causa del Venezia». Nello score stagionale di Denis Maccan anche la tripletta del 3-0 alla Calvi Noale nel girone di andata e i quelli nei comodi successi sulla Sacilese. «Al di là dei singoli, fermo restando che è bello dimostrare sul campo quanto siamo motivati e la voglia di incidere, battendo il Campodarsego abbiamo dato a tutti un segnale nuovo. Questo Venezia non ha solo piedi buoni ma sa vincere anche con quell’aggressività che, forse, è meno nel nostro dna. Abbiamo sgobbato concedendo poco a un’avversaria degnissima e che non a caso era arrivata al Penzo con i nostri stessi 64 punti». Ora però il Venezia riprova lo scatto decisivo. «Secondo me è ancora presto, il campionato si deciderà ancora più avanti. L’unica cosa che conta è continuare a vincere e scendere in campo con la stessa fame già mercoledì a Levico».

Ore 14.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Hanno scritto che il Venezia ha paura del Campodarsego. Grazie a chi in questo modo ci ha dato ancora più voglia di vincere». Gonfia il petto Joe Tacopina, carico a mille in sala stampa dove si è presentato sventolando quanto pubblicato dal Campodarsego sulla sua pagina Facebook alla vigilia del big match del Penzo. «Vedete questo foglio? Hanno scritto che a Venezia parliamo a vanvera, che se fossimo stati più forti di loro avremmo dovuto vincere tutte le partite invece di cercare di cercare di influenzare gli arbitri dimostrando di avere paura. Ebbene, in spogliatoio ho letto questo post ai miei ragazzi, ribadendo l’importanza di vincere dando una lezione di calcio. Sono stato accontentato, grazie per averci dato una motivazione extra e continuiamo così fino all’8 maggio». Parole di fuoco che fanno trasparire l’adrenalina per una sfida dai molteplici significati. «Serviva una partita perfetta – prosegue il presidente dei lagunari – Ho visto un Venezia molto molto pronto e non ne sono affatto stupito, perché so bene la qualità e l’intensità del lavoro quotidiano di dirigenti, tecnici e giocatori. Un pizzico di fortuna in più ce l’ha portato anche il sindaco Luigi Brugnaro, per la prima volta in tribuna al mio fianco, ma sempre vicino e interessato alle nostre vicende».  Le polemiche da parte del Campodarsego non si sono però limitate ai social network, visto quanto dichiarato dal presidente padovano Daniele Pagin. «È ridicolo che ora si lamentino proprio loro dell’arbitraggio, dopo averci sempre accusato di parlare troppo degli arbitri per cercare di “tutelarci” – sottolinea Tacopina – Dico solo che tutti hanno visto la partita e, francamente, non so come si possa dire che siamo stati agevolati. In campo siamo stati superiori, mentre gli avversari mi sono parsi un po’ troppo nervosi», sbotta il presidente del Venezia che, nel corso del secondo tempo della partita, era scattato in piedi protestando per la mancata concessione di un calcio di rigore a Serafini. «Ora ci godiamo questa vittoria – continua Tacopina – Ma si tratta soltanto di una tappa di avvicinamento al traguardo della promozione in Lega Pro. Mancano ancora nove partite e dobbiamo insistere fino alla sosta. Dopodomani ci servono altri tre punti a Levico (il presidente non ci sarà in quanto questa mattina dovrà rientrare a New York, ndr) e di nuovo domenica prossima contro il Tamai. Il Venezia non ha paura di nessuno, gli altri forse sì».

Ore 14.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il tecnico arancioneroverde, alla vigilia, aveva parlato di una vittoria che sarebbe valsa 6 punti. E grazie ad una partita pressoché perfetta da parte dei suoi ragazzi, Giancarlo Favarin commenta entusiasta il 2-0 maturato contro il Campodarsego: «Innanzitutto, devo fare i complimenti ai nostri avversari, che per 90 minuti ci hanno dato battaglia facendo una grande prestazione. Proprio per questo voglio sottolineare la prova dei miei ragazzi, che solo con una prova come questa potevano avere la meglio. Abbiamo concesso poco, siamo stati bravi ed ordinati ed abbiamo conquistato una vittoria a cui tenevamo molto, che ci permette di allontanare la pressione del Campodarsego». Una grande gioia, vissuta appieno dallo spogliatoio degli arancioneroverdi, anche se la testa adesso è già alla partita di mercoledì contro il Levico: «Ci godiamo questo successo, ma saremo subito in campo per preparare la partita di mercoledì, perché come già detto, vincere questa era importante, ma non ci mette in automatico il campionato in tasca». Fatto sta che il Venezia ha giocato la partita perfetta, imbrigliando il Campodarsego nella propria rete, leggendo l’andamento della partita e sapendo prima colpire, poi affondare i propri avversari: «Non potevamo permetterci distrazioni, sapevamo di dover giocare una partita perfetta per avere la meglio su di loro. Voglio sottolineare la grande unità di questo gruppo, fondato principalmente su una forte base tecnica, ma che ha saputo essere umile ed agonista come questa partita chiedeva». Un gruppo dal quale il tecnico può pescare i jolly decisivi, come nel caso di Riccardo Lattanzio: «Con una rosa così ampia, è fondamentale che i giocatori che magari hanno un minutaglia più basso siano sempre pronti ad entrare in campo. Dispiace, ogni domenica, dover mandare qualche ragazzo in tribuna, ma mi da molta soddisfazione sapere che loro capiscono come la vittoria del campionato sia l’unica cosa che conta. Maccan e Lattanzio, entrati in campo in momenti diversi, ma con lo spirito giusto, sono stati capaci il primo di mettere subito la partita sul nostro binario e il secondo a chiuderla. Un aspetto da non sottovalutare, perché la squadra ha dimostrato una maturità notevole nel saper aspettare l’occasione giusta per chiudere la gara, anche se al minuto 83».

Ore 14.00 – (La Nuova Venezia) Siete rimasti svegli tutta la notte per sapere chi ha vinto gli Oscar? Non serviva, ve lo diciamo noi. Oscar alla miglior squadra: Venezia. Oscar alla miglior regia: Giancarlo Favarin, che ha preparato la grande partita in tutti i minimi dettagli. Oscar alla miglior coreografia: pubblico del Penzo, capace in una giornata di bora di sfondare il muro dei tremila presenti. Oscar al miglior attore protagonista: Denis Maccan, autore di un gol da grande cannoniere. Oscar al miglior attore non protagonista: Riccardo Lattanzio, non protagonista solo perchè entra nell’ultimo quarto d’ora, in tempo per firmare un gol che può pesare come un macigno su tutta la stagione. E ci fermiamo qui. Totale, nel pomeriggio delle stelle il Venezia batte per 2-0 il Campodarsego, lo stacca di tre punti e fa capire al pianeta Serie D che questo campionato lo vuol vincere, con tutte le qualità per poterlo fare. Una vittoria limpida, legittima, costruita con una partita non spettacolare ma estremamente concreta. Attenzione, il Campodarsego non esce dal Penzo da squadra strapazzata. Gioca una buona partita, la squadra padovana, ma il gol preso dopo 8’ stravolge i piani e nel secondo tempo, quando capisce che le strade sono chiuse, si fa prendere anche dal nervosismo, conseguenza del tentativo di metterla sul piano agonistico. Ma restiamo sul Venezia, pratico, ripulito di certi orpelli delle ultime uscite. Gran pressing, raddoppi di marcatura in tutte le parti del campo, se il Campodarsego riesce a fare poco non è colpa della bora o di chissà chi, ma è soprattutto perchè il Venezia non gli permette niente. Modolo e Cernuto cancellano i temuti Aliù e Kabine, lo spirito di sacrificio di Serafini e Innocenti permette al centrocampo di non andare mai in sofferenza, nonostante proprio in mezzo ci siano gli interpreti migliori della squadra avversaria. In particolare Piaggio – sua una sassata al 55’ alta di un pelo – al quale tanto per stare in tema si può dare l’Oscar della sfortuna, visto che torna a casa con uno zigomo fratturato (scontro con Acquadro), e Bedin, una sorta di Robinson Crusoè attentissimo nel proteggere una coppia di centrali non rapidissimi, e altrettanto pronto a mollare qualche randellata sulle gambe altrui. Il Venezia a tutto questo si adegua e alle qualità tecniche aggiunge anche uno spirito battagliero che non sempre si era visto. Insomma sono passati 8’ quando Luciani inventa un cross da artista, Maccan a centro area incorna di forza e precisione, gran gol. Scorre un primo tempo godibile, a dire il vero con poche occasioni ma parecchio gioco, e la gente – di parte arancioneroverde – si diverte. Kabine e Cacurio si scambiano la fascia di competenza senza risultati, i portieri non vanno oltre la normalità. Secondo tempo, la bora gioca con il Campodarsego, ma il Venezia tiene il pallone abbastanza basso. Un paio di tentativi (Maccan, Serafini) neutralizzati, poi entra Lattanzio, il tempo di scaldarsi (?) e pronta deviazione su servizio di Soligo. Aggancio, freccia, sorpasso. Comanda il Venezia.

Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Niente drammi in casa Campodarsego, anche se ci si vuol togliere qualche sassolino dalle scarpe. Va bene la forza del Venezia, va bene anche che è stato costruito per vincere il campionato e la squadra padovana aveva ben altri obiettivi, leggasi salvezza. Aggiungiamoci la sportività di riconoscere all’avversario di aver vinto, ma la gestione della gara dell’arbitro Ayroldi non è piaciuta al presidente Daniele Pagin. «Risultato giusto in parte», commenta a caldo al termine della gara, «perché nel primo tempo ha fischiato la fine con 10 secondi di anticipo e non potevamo avvicinarci all’area avversaria che c’era un fallo contro. Una direzione da… Terza Categoria. Non siamo stati inferiori al Venezia, non ne risentiremo a livello psicologico e lotteremo sino alla fine. Siamo partiti per salvarci e ci troviamo a giocarci il campionato: daremo il massimo nelle successive nove partite». Dunque niente resa, si andrà avanti a duellare, perché maggio è ancora lontano e il calcio non è avaro di sorprese. Anzi. «In questi mesi siamo stati avanti, poi dietro», continua Pagin, «e il campionato non finisce al Penzo: ora ci aspetta un calendario più morbido. Nella prima mezz’ora abbiamo pagato l’emozione, anche il pubblico, ed era un’impresa essere qui. Un po’ alla volta siamo riusciti a giocare meglio. La sconfitta non cambia qualcosa per noi, lo sarebbe stato se avessimo vinto». Per il tecnico Antonio Andreucci molto si è deciso in quell’8’ del primo tempo, quando il colpo di testa di Maccan ha sbloccato l’incontro. «La rete ha favorito il Venezia», spiega, «che si è trovato a giocare in modo più congeniale. Accettiamo il risultato, mercoledì affronteremo la Liventina e vedremo di rifarci. Ripartiamo con fiducia». E riconosce pure la forza del Venezia come rosa. «Ha giocato con umiltà, sapeva di dover affrontare una squadra pericolosa; è vero, non abbiamo avuto grosse occasioni, ma li abbiamo impegnati. Loro hanno ottime qualità, sanno gestire meglio di noi certe situazioni ma 9 partite sono tante: siamo abituati a non mollare». Il Campodarsego non è affatto rassegnato, come sostiene capitan Maurizio Bedin, già proiettato al futuro. «Non siamo abituati a piangere sui giornali», sottolinea, «ma non cerchiamo alibi: se il Venezia ha vinto, è stato più bravo di noi. Sinora abbiamo raccolto 64 punti, lavoriamo tutti i giorni con impegno. Il morale dello spogliatoio? Tranquillo, ci mancherebbe. Il Venezia è costruito per vincere».

Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Tommaso Piaggio è finito in ospedale. Uscito al 18’ del secondo tempo dopo uno scontro aereo con Acquadro, che non si è fatto nulla, il 21enne centrocampista del Campodarsego è stato portato, al rientro a Padova, alla Casa di cura di Abano Terme per gli accertamenti del caso. E il responso delle radiografie è stato, purtroppo, quello che si era temuto già in campo, dopo il primo intervento dei sanitari: zigomo destro rotto. Il giocatore dovrà essere operato per la riduzione della frattura, e solo allora si conosceranno i tempi del suo recupero. Che non saranno comunque brevi. Per mister Andreucci è una pessima notizia e a questo punto bisognerà capire come il tecnico ovvierà all’assenza di uno dei suoi uomini di maggior caratura. Intanto, il dg Attilio Gementi parte stamane per il Brasile: un viaggio di una quindicina di giorni per visionare giocatori insieme ad altri colleghi, fra cui Bonato (ex Sassuolo) e Nember (Chievo).

Ore 13.00 – (Mattino di Padova) La favola del Campodarsego è finita? Nossignori, perché mancano ancora nove partite al termine del campionato, ma il verdetto del “Penzo” non si presta ad equivoci di sorta: il Venezia è la squadra più forte del girone C di Serie D e merita il primato solitario. Ha vinto lo scontro diretto proprio con i biancorossi padovani, che, sino a ieri, lo affiancavano al vertice della classifica, ma soprattutto ha dimostrato, nel momento che conta, di avere qualcosina in più dell’avversario diretto, protagonista sin qui di una stagione straordinaria ma entrato in una mini-crisi di risultati pagata con la perdita della leadership assoluta. Nelle ultime tre partite (Virtus Vecomp, Luparense e Venezia, appunto) gli uomini di Andreucci hanno raccolto appena un punto (l’1-1 di Verona), incassando ben 6 gol e segnandone 3. E per una difesa che è pur sempre la quarta del torneo questi sono numeri che devono far riflettere. Si concede troppo dietro. Sulla legittimità del successo della squadra di Favarin non si discute, ha impattato subito alla grande sulla partita, trovando il vantaggio dopo appena 8’, per poi gestire con intelligenza e più mestiere il seguito della sfida, sino a mettere il sigillo definitivo sul successo nel finale, con una splendida azione in velocità che ha trovato scoperta la retroguardia ospite. Ecco il punto. Dietro, adesso, il Campodarsego concede troppo, non è più granitico come una volta. E ciò spiega perché, ultimamente, si è fatto infilare non una, ma sei volte, comprese le due di ieri. Raccontiamoli, allora, i due gol che hanno spostato l’ago della bilancia dalla parte degli arancioneroverdi, sotto l’occhio entusiasta di Joe Tacopina e (per la prima volta presente nel vecchio stadio di Sant’Elena) del sindaco Luigi Brugnaro. Il primo è giunto all’8’, alla prima vera palla indirizzata verso la porta di Merlano: cross da destra dell’ottimo Luciani (classe 1996) e stacco di Maccan, che ha bruciato sul tempo il suo controllore Gal, indirizzando la sfera nell’angolo alla sinistra dell’estremo difensore padovano; il secondo al 38’ della ripresa, dopo che Ruopolo ha perso palla sotto la tribuna in fase di ripartenza, offrendo la possibilità a Serafini di dare il “la” ad un’azione ficcante, con verticalizzazione per Soligo a sinistra e cross al bacio di quest’ultimo per Lattanzio, la cui girata al volo non ha lasciato scampo. Due errori pagati a caro prezzo, pur riconoscendo agli “stoccatori” di giornata di aver realizzato due belle reti. Solo un tiro di Aliù. Detto delle responsabilità del reparto arretrato (domanda ad Andreucci: non sarebbe il caso di rilanciare Poletti, che aveva sempre fatto il suo prima di uscire dall’undici titolare?), dove peraltro nè Bortot nè Buson hanno demeritato, i limiti del “Campo” nella circostanza sono emersi man mano che i minuti passavano. Se è vero che come possesso palla i biancorossi ne hanno avuto più del Venezia, è altrettanto assodato che la loro pericolosità a ridosso dell’area e al suo interno si è notata poco: una prima volta grazie all’uscita a vuoto di Vicario su un cross di Pelizzer deviato (39’), con successiva conclusione di Bedin fuori di poco, e una seconda con Aliù, che approfittando dell’unica incertezza di Luciani si è accentrato da sinistra e ha calciato sul primo palo, con Vicario comunque attento nel bloccare (44’). Unico tiro effettuato nello specchio della porta. Male Kabine e Cacurio. La capolista ha preferito agire di rimessa, aspettando l’avversario e bloccandogli efficacemente le fasce. Proprio per questo sia Cacurio che Kabine hanno toppato, e, nonostante si siano scambiati di fascia, non hanno cavato un ragno dal buco. Nella ripresa solo un tiro di Piaggio alto di poco (10’) ha fatto sussultare i tifosi biancorossi, un centinaio circa, scortati dalla polizia e dai carabinieri (ma era proprio necessario?). Piaggio, che poi è uscito per uno scontro aereo con Acquadro, costatogli la frattura dello zigomo destro (come spieghiamo a parte). Una “tegola” per Andreucci, che ha perso uno dei perni del centrocampo. Per fortuna si torna subito in campo. Mercoledì, al “Gabbiano”, c’è la Liventina, seppellita ieri di palloni (6) dalla Luparense. Serve il riscatto e, soprattutto, ritrovare il sorriso con i 3 punti. Coraggio!

Ore 12.30 – (Gazzettino) Non senza sofferenze, stringendo anche i denti, ma il Cittadella torna a casa da Gorgonzola con un successo davvero pesante, che consente ai granata di mantenere i sette punti di vantaggio in classifica dal sorprendente Pordenone. Sette adesso sono anche le vittorie consecutive del Cittadella nel girone di ritorno. A decidere la sfida, come all’andata, un gol di Schenetti. Poi ci ha pensato Alfonso a chiudere la porta agli avversari.
Gioca Pascali dal primo minuto al fianco di Scaglia, in mediana Iori è il vertice basso del solito 4-4-2, Schenetti e Lora ai lati, Chiaretti alle spalle del confermatissimo duo Litteri-Jallow. La Giana Erminio si affida invece al 3-5-2 con i due esterni di centrocampo che arretrano spesso e volentieri sulla linea dei difensori. Si gioca sotto un’incessante pioggia, il terreno di gioco è ovviamente insidioso e anche pesante. Le prime emozioni dell’incontro le regalano i padroni di casa. Biraghi calcia oltre la traversa su punizione, poi è Cogliati ad avere sul sinistro il pallone del possibile vantaggio: favorito da un rimpallo al limite dell’area, l’attaccante di casa si invola tutto solo verso Alfonso e sull’uscita del portiere non inquadra lo specchio della porta. Il Cittadella fatica ad imporre il proprio gioco, complice l’aggressività dei biancazzurri che pressano sempre il portatore di palla. E così è nuovamente la Giana Erminio a sfiorare il gol alla mezz’ora: Marotta invita Cogliati all’inserimento in area, è bravo Alfonso a deviare la conclusione ravvicinata dell’attaccante. La truppa di Venturato riesce a mantenere il possesso palla soltanto negli ultimi dieci minuti del primo tempo e si fa minacciosa con Lora che prova il tiro all’ingresso dell’area di rigore, fuori bersaglio. Si rientra negli spogliatoi dopo i primi 45 minuti dove i padroni di casa hanno speso tante energie e sfiorato il gol in un paio di circostanze. Una torre come Bonazzoli nell’area avversaria farebbe comodo, infatti l’attaccante nell’intervallo comincia il riscaldamento. Il primo brivido della ripresa lo regala Alfonso uscendo a vuoto sul cross di Pinto, va bene che non c’è nessuno ad approfittarne. Il tecnico del Cittadella, come previsto, manda in campo Bonazzoli a dare man forte all’attacco. Al quarto d’ora doppio sussulto granata: sul destro al volo strozzato di Iori ci mette la testa Solerio che devìa alto sulla traversa quasi beffando il proprio portiere, poi è ancora Iori ad impegnare Paleari che respinge in angolo. Solo l’illusione del gol al 21′ sul gran destro dalla distanza di Biraghi, il pallone finisce sull’esterno della rete. Entrano Zaccagni prima e Sgrigna poi (fuori Lora e Chiaretti). Il Cittadella passa al 32′: Bonazzoli pesca in area Zaccagni che è bravo a girarsi e a mettere in mezzo all’area dove arriva Schenetti. Piatto destro facile facile e pallone nel sacco. Risolta l’incombenza del gol il Cittadella bada ad amministrare, ma rischia grosso al 41′ con l’incursione in area del neo entrato Gasbarroni, il destro è respinto da Alfonso di piede. L’occasione risveglia le ultime energie della Giana Erminio, che si riversa generosamente nella metà campo del Cittadella alla ricerca del pareggio, e al novantesimo ci vuole un altro grande intervento di Alfonso per respingere il destro velenoso di Perna. Finisce con la punizione di Gasbarroni alzata sulla traversa dal portiere granata. Non c’è tempo di assaporare la vittoria: oggi si torna subito ad allenarsi perché mercoledì c’è l’andata delle semifinali di Coppa Italia a Ferrara.

Ore 12.10 – (Gazzettino) Le vittorie sofferte, si dice, sono le più belle. Roberto Venturato avrebbe volentieri evitato qualche patema di troppo, ma si gusta i tre punti di Gorgonzola. In fondo, alla fine, sono quelli che contano, che ti fanno vincere il campionato. «Sono contento per vittoria, un successo difficile colto di fronte a una buona squadra, ma lo sapevamo. La Giana Erminio aveva bisogno di fare punti, giocava davanti ai propri tifosi e ce l’ha messa tutta. Ha fatto i primi venti minuti molto intensi, ci ha messo in difficoltà perché noi non riuscivamo a tenere su il pallone, a giocarlo come volevamo fare».
Meglio il Cittadella nella ripresa. «Siamo riusciti in certi frangenti a far girare la palla, alla fine la differenza la poteva fare l’episodio e così è stato. Il campo era pesante, i giocatori non riuscivano a fare ciò che era nelle loro intenzioni. Siamo stati bravi a capitalizzare il massimo. Abbiamo colpito al momento giusto, e portiamo a casa tre punti davvero pesanti, frutto di carattere e determinazione. Va sottolineato, però, il grande merito della Giana Erminio che ha lottato sino alla fine su ogni pallone con intensità e generosità». La grande squadra si vede anche in questo: capita una nitida palla gol e si vince la partita. «Sicuramente il Cittadella ha avuto gare in cui ha costruito molte più occasioni. È anche soffrendo che si vincono i campionati, a Gorgonzola non era nemmeno facile giocare viste le condizioni atmosferiche e il campo difficile per tutti. Il Cittadella ha vinto grazie al carattere, la determinazione, l’umiltà, caratteristiche fondamentali se vuoi raggiungere qualcosa. La strada però è ancora tanto lunga, mancano dieci partite, ci sono trenta punti in palio e tutto può ancora succedere». Il vantaggio in classifica però rimane di una certa consistenza. «Dobbiamo essere contenti dei tre punti contro la Giana. Non abbiamo però ancora vinto niente, quindi pensiamo a partita per partita, la prossima sarà con l’Albinoleffe, all’andata abbiamo perso». Il Pordenone, staccato di sette lunghezze, non perde un colpo al pari dei granata, sarà un testa a testa con loro? «Ci sono tante squadre ancora in corsa – spiega Venturato – Il Pordenone sta disputando un girone di ritorno strepitoso, ma ci sono pure il Bassano che ha vinto ad Alessandria, per fare un nome, e ci saranno gli scontri diretti. Non dobbiamo guardare avanti, ma pensare a una gara per volta, come fossero tutte finali». Gli innesti della ripresa hanno cambiato il volto del Cittadella. «Anche gli avversari comunque sono calati, avevano davvero speso tante energie. Siamo riusciti ad alzare il baricentro della squadra, tenuto qualche pallone in più in avanti. Qui non è facile punti per nessuno, su un campo stretto dove appena sbagli ti esponi al contropiede».

Ore 11.50 – (Gazzettino) Andrea Schenetti non è propriamente un goleador, appena due reti in campionato prima della sfida di ieri in casa della Giana Erminio, che diventa la sua “vittima»”preferita. Gol all’andata, decisivo, gol al ritorno, altrettanto pesante. In mezzo la rete al Cuneo. «È stata una vittoria preziosa, sofferta e difficile, raccolta in condizioni atmosferiche complicate, su un campo reso pesante dai giorni di pioggia, che ha inciso sulla nostra prestazione. Vanno però riconosciuti anche i meriti degli avversari, che hanno giocato con grande cuore e intensità». Raramente in questa stagione abbiamo visto il Cittadella così in difficoltà nel mantenere l’iniziativa. Quanto per merito degli avversari e quanto per demerito vostro? «Entrambi direi. La Giana Erminio ha disputato una grande partita davanti al pubblico di casa, noi invece non siamo stati quelli dei tempi migliori, anche a causa del terreno di gioco, che non vuole essere una scusante ma un dato di fatto. Ci siamo adattati alla situazione che si è creata, abbiamo pure sofferto in determinati frangenti, ma alla fine siamo riusciti a raccogliere tre punti preziosi che ci fanno fare un ulteriore passo in avanti verso il nostro obiettivo. Le squadre forti si vedono anche in queste partite sofferte, ma dove riesci comunque a vincere. È un motivo d’orgoglio per il Cittadella». Il suo gol non è arrivato per caso: un pallone gestito a fondo campo e poi messo in mezzo per l’inserimento del centrocampista. «Sono schemi che proviamo in allenamento, ripetiamo spesso queste situazioni, sono contento sia arrivato il mio gol». Però il Pordenone non perde più un colpo. «Sta facendo un grande campionato, raccogliendo successi importanti, ma non ci sarà solo il Pordenone a lottare sino alla fine con noi. Dobbiamo essere bravi a mantenere questo cammino, senza sbagliare niente, perché dietro non mollano di un centimetro». Quando si deciderà il campionato? «È ancora molto lungo, ci sono trenta punti in palio, non si possono fare conti». Schenetti fa poi i complimenti ad Alfonso: «Ha compiuto un paio di parate davvero decisive».

Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Il settimo sigillo arriva dopo la gara più sofferta. Ma siccome i campionati si vincono anche riuscendo a cavar fuori il massimo dalle giornate più difficili, occorre per l’ennesima volta rendere merito al Cittadella, capace di spuntarla in casa della Giana Erminio grazie al terzo gol stagionale di Schenetti. Dopo le sofferenze patite al Tombolato la squadra di Gorgonzola si rivela nuovamente… indigesta per la truppa di Venturato, che riesce comunque a inanellare la settima vittoria consecutiva, mantenendo sette lunghezze di margine sul sorprendente Pordenone, in questo turno capace di passare per 3-1 in casa del Sudtirol. La formazione allenata da Tedino, vera rivelazione di questo campionato, sembra essere l’unica rivale in grado di tenere sul serio il passo di Iori e compagni. Piccola nota per gli amanti delle statistiche: da ieri il Citta può vantare pure il miglior attacco del girone, con 39 reti all’attivo, a pari merito con la FeralpiSalò. Cambi azzeccati. Mai come stavolta si sono rivelati decisivi i cambi operati da Venturato nella ripresa, con gli inserimenti di Bonazzoli al posto di uno Jallow in equilibrio precario (tacchetti sbagliati?) e, soprattutto, di Zaccagni e Sgrigna, capaci di cambiar volto alla partita nella ripresa. Sulle condizioni del fondo dello stadio “Città di Gorgonzola” ci sarebbe da aprire una parentesi: nella cittadina meneghina pioveva ininterrottamente da due giorni e certo questo non ha agevolato una squadra come il Citta, che ha costruito la sua classifica puntando sul fraseggio stretto e sugli inserimenti in velocità. Ma, certo, questa non può essere interpretata come una scusa valida per il brutto primo tempo di ieri. Anche in altre occasioni – si pensi ad esempio alla trasferta di Cuneo che ha aperto il girone di ritorno – le condizioni non erano quelle ideali ma Iori e soci avevano saputo ugualmente interpretare al meglio la partita. Stavolta il copione è stato diverso, e occorre rendere onore a una Giana molto compatta e pronta a colpire col mobile ma impreciso Cogliati. Sua è stata la prima occasione da gol della partita, al 13’, quando, messo in azione da un pallone regalato da Lora al limite dell’area, si è presentato a tu per tu con Alfonso, spedendo a lato il suo colpo sotto. Il duello col portiere padovano si è ripetuto un quarto d’ora più tardi, dopo un’imbeccata di Biraghi, col numero uno del Citta chiamato a respingere di piede. E gli ospiti? Sono serviti 42 minuti per mettere a referto la prima conclusione degna di nota, con Lora che, da dentro l’area, ha mandato la sfera sopra la traversa dopo una sponda di Chiaretti. Doppia copertina. Diverso il piglio dei granata nella ripresa, anche se va detto che, a contare le azioni pericolose create nel corso del match, comunque la Giana ne ha totalizzate di più. Se non altro, però, il Citta ha mostrato di voler vincere la partita, potendo inoltre contare sulla sua superiorità tecnica e su un grande carattere. Iori, a botta sicura, ha scaldato le mani a Paleari al quarto d’ora, ma la svolta, come detto, si è avuta con gli ingressi in campo di Zaccagni e Sgrigna, entrambi subito nel vivo della manovra. Il primo, in particolare, ha offerto a Schenetti il comodo assist per la rete che ha deciso il risultato. Già giustiziere della Giana al Tombolato, Schenetti si è ripetuto con fiuto da bomber, inserendosi dalle retrovie e sfoderando un imparabile piatto destro a distanza ravvicinata. Se la copertina spetta alla mezzala destra, è però il caso di dividerla con Alfonso, capace di superarsi nel finale per due volte su Gasbarroni, di piede, e sulla deviazione ravvicinata di Perna, quando ormai ci si avviava al recupero. Visto quanto ha combinato proprio Gasbarroni nello scampolo di partita che gli è stato concesso, c’è da chiedersi che gara si sarebbe vista con lui subito fra gli undici della Giana. Ma questo è un altro discorso. Quel che conta è che il Citta continui a volare.

Ore 11.10 – (Mattino di Padova) «Carattere, determinazione e umiltà». Sono i valori rimarcati a fine partita da Roberto Venturato. A questi il suo Citta ha fatto appello per incamerare il sedicesimo successo della sua stagione. «Sono molto contento» ammette il tecnico granata, che non nasconde i problemi incontrati a Gorgonzola. «È stata una partita difficile, contro una squadra che aveva bisogno di punti per risalire in classifica e che può contare su elementi di qualità. Nel primo tempo per almeno venti minuti ci ha messo in grossa difficoltà: noi non riuscivamo a tenere alto il pallone e a ripartire, anche se è vero che ci sono stati spezzoni di gara a nostro favore, sia nei primi 45’ che nei secondi. È evidente che una gara come questa poteva essere decisa dal singolo episodio, in grado di spostare il risultato da una parte o dall’altra: noi siamo stati bravi a sfruttare l’occasione portando a casa tre punti importanti. E il campo ha giocato la sua parte: non solo perché era molto pesante, ma anche perché è particolarmente stretto e, questo fa sì che risulti molto pericoloso perdere palla. Diamo merito alla Giana che ha lottato con caparbietà, ma anche noi abbiamo mostrato di avere carattere, determinazione e umiltà. Sicuramente in altre partite abbiamo creato più azioni da gol ma è in giornate come questa che si vincono i campionati». Venturato continua tuttavia a predicare prudenza, come è giusto che sia visto il suo ruolo, al di là dell’ampio margine sulle inseguitrici: «Rimaniamo con i piedi per terra, ci sono ancora trenta punti a disposizione, il campionato è molto lungo e occorre rimanere concentrati, anche perché a breve arriveranno gli scontri diretti: il Bassano ha vinto quello di sabato con l’Alessandria, che comunque è ancora in corsa, il Pordenone sta facendo un girone di ritorno strepitoso. Sono tutte squadre costruite per arrivare sino in fondo e che possono dire la loro per la vetta della classifica». Dietro alla vittoria sulla Giana c’è stata la sua lucidità nel gestire i cambi, ma il tecnico del Citta evita di sottolinearlo: «Le sostituzioni? Sono state dettate anche dalla stanchezza, che, nel secondo tempo, si è fatta sentire pure per gli avversari». In sala stampa, nel post partita, si presenta poi l’uomo del giorno, Andrea Schenetti: «Sicuramente è stata una gara complicata. Il campo ha inciso sulla nostra prestazione, perché il fondo era pesante per la pioggia degli scorsi giorni, ma questo non deve essere un alibi». Sul gol, il terzo della sua stagione, spiega: «È frutto dell’allenamento. Proviamo spesso gli inserimenti dei centrocampisti con i cross dal fondo, sono contento che il lavoro ci abbia premiato». Mentre sul cammino del Pordenone, Schenetti afferma: «Sta disputando un grande campionato ed è reduce da una serie di vittorie importanti ma la squadra friulana non è l’unica nostra rivale. Il Bassano e la FeralpiSalò possono ancora inserirsi e forse anche altre. È troppo presto per pensare che sia già fatta». Infine, il numero 7 granata elogia Alfonso: «Merita un applauso, perché ha salvato il risultato con almeno un paio di parate importantissime». Diverso l’umore di Cesare Albè, allenatore della Giana: «Non ho nulla da rimproverare a nessuno, né a chi ha giocato dall’inizio, né a chi è entrato in corsa» la sua analisi a fine match. «Tutti hanno fatto ciò che avevo chiesto e infatti abbiamo avuto le nostre occasioni, ma non siamo riusciti a concretizzarle. È un momento così».

Ore 10.50 – (Mattino di Padova) Non c’è tempo per rifiatare. Rientrati dalla trasferta di Gorgonzola, gli uomini di Venturato si ripresenteranno al Tombolato già nel pomeriggio per la ripresa degli allenamenti. Da preparare c’è la sfida di mercoledì in casa della Spal, con la quale prosegue il tour de force granata di questo periodo. La gara, semifinale d’andata della Coppa Italia Lega Pro, si giocherà alle ore 14.30 allo Stadio “Mazza” di Ferrara (i biglietti sono acquistabili solo in prevendita al prezzo di 10 euro più 2 euro, appunto, di prevendita: per procurarseli è possibile rivolgersi al “Bar Stadio” del centro sportivo di via Gabrielli). I granata giocheranno praticamente ogni tre giorni: sabato alle 17.30, infatti, torneranno in campo al Tombolato per provare a vendicare la sconfitta patita all’andata contro l’Albinoleffe. Mercoledì 9 marzo è invece in programma la semifinale di ritorno con la Spal, a Cittadella, alle 14.30, mentre lunedì 14, nel posticipo targato Rai Sport delle ore 20, saranno ospiti dell’Alessandria. La rosa granata, in questo senso dà sufficienti garanzie: Venturato, come nei turni precedenti di Coppa, opererà un ampio turnover, dando spazio, nel doppio confronto con gli emiliani, a chi ha giocato meno.

Ore 10.20 – (Gazzettino) «Questo è un aspetto che mi rende contento perché significa che è stata trovata una buona quadratura e che il lavoro di squadra sta funzionando su questo fronte». Meno positivi i numeri relativi alle reti realizzate: ci sono margini di miglioramento? «Nell’ambito di un’evoluzione collettiva si può migliorare pure in fase offensiva. In avanti abbiamo giocatori di qualità come Neto e Altinier che, se aiutati dai compagni, possono fare di più. Se la squadra si alza, ad esempio, gli esterni hanno meno strada da fare per servirli». Quanto potrà cambiare questo Padova? «Questo dipende dalle volontà della società, ma è anche vero che stiamo monitorando tutte le possibili ipotesi per avere un bagaglio di conoscenze per ipotetici interventi. Siamo sulla giusta strada nel capire dove migliorare. Una volta decise le strategie – aggiunge De Poli – si scelgono i giocatori con caratteristiche mirate all’obiettivo». E poi c’è il discorso allenatore. Appuntamenti in vista con Pillon? «Per ora no, ma su di lui è stato fatto un discorso apertamente. Ci sarà modo di sedersi e valutare insieme».

Ore 10.10 – (Gazzettino) «Sabato si è chiuso il capitolo Renate in cui il Padova, dopo la sconfitta nel derby, ha superato un passaggio importante, non prendendo gol e segnandone uno che potevano diventare due considerando il rigore fallito, il tutto contro un avversario in questo periodo decisamente rognoso. Da domani si apre la pratica Mantova, avversario avvelenato e che contro di noi lotterà con la bava alla bocca». Dopo l’ultima vittoria e con il conseguente sorpasso del Sudtirol, si è però superata la maledizione del nona posto che il Padova, nonostante la serie positiva, non riusciva mai a migliorare. «Resto a quanto è stato chiesto alla società al momento del cambio in panchina ovvero di essere tranquilli prima possibile. Se poi arriva qualcosa in più, bene, ma preferisco vivere alla giornata e pensare a questi quattro mesi come un’occasione per valutare e mettere in vetrina i nostri giocatori, specialmente quelli più giovani». Tornando un attimo al presente, il dato più significativo riguarda la fase difensiva con un solo gol al passivo nelle ultime cinque gare e con un Padova che in dodici partite (dopo l’1-3 con il Cuneo), mai ne ha subìto più di uno a incontro.

Ore 10.00 – (Gazzettino) La zona retrocessione è a dieci lunghezze, il quarto posto, che potrebbe valere i play off, è distante sei punti, che salgono a otto se fosse necessario agganciare la terza posizione visto che agli spareggi promozione vanno le due migliori quarte dei tre gironi. A dieci giornate dalla fine, in casa biancoscudata è forse arrivato il momento di concentrare l’attenzione sul prossimo campionato, non senza però provare a togliersi ancora qualche sfizio e tenere accesa una, sia pur timida, fiammella legata all’obiettivo play off. Una cosa alla volta, però. Prima c’è da chiudere definitivamente la questione salvezza e non a caso sabato a fine gara il presidente Giuseppe Bergamin ha definito in egual modo «scontri diretti» le due prossime sfide con Mantova e Pavia, nonostante le due formazioni occupino rispettivamente le ultime e le prime posizioni della classifica. Vincendo al Martelli e chiudendo la prima pratica, intendeva fare capire il numero uno biancoscudato, si potrebbero aprire scenari interessanti. «Sul piano sportivo – replica il diesse Fabrizio De Poli, che ieri ha seguito l’incontro tra Venezia e Campodarsego – sono abituato a ragionare di gara in gara».

Ore 09.50 – (Gazzettino) Due giorni di riposo per la squadra che, dopo il doppio turno casalingo con Cittadella e Renate, riprenderà la preparazione domani pomeriggio ai campi della Guizza in vista della sfida di domenica allo stadio “Martelli” con il Mantova (calcio d’inizio alle 15). Per questo appuntamento il tecnico Pillon potrà nuovamente contare in difesa sul brasiliano Diniz che ha scontato il proprio turno di squalifica, ma che resta in diffida. A centrocampo da verificare le condizioni di Corti, uscito malconcio dall’incontro con il Renate, mentre in avanti mancherà ancora Cunico, che sta proseguendo il programma di recupero dopo l’intervento al menisco, senza dimenticare il portiere Petkovic e l’infortunato di lungo corso Niccolini. C’è poi il discorso legato a Bucolo che, come noto, dopo un alterco a fine gennaio con l’allenatore e il rifiuto di alcune possibili destinazioni nelle ultime ore del mercato di riparazione, non era stato inserito nella lista dei 24 giocatori da presentare alla Lega, pur essendoci, allora e anche adesso, un posto libero. Anche se nei giorni scorsi prima lo stesso Pillon e poi il presidente Bergamin hanno speso parole positive nei suoi confronti, il reinserimento in lista del mediano non è da considerare scontato.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Pillon non ha mai cambiato formazione, se non per infortuni o squalifiche, ha sempre puntato sullo stesso modulo, utilizzando dall’inizio soltanto 16 giocatori, contro i 18 di Parlato. Caso Bucolo. Pillon è stato protagonista anche della litigata con Rosario Bucolo, che ha portato all’esclusione dalla lista depositata in Lega del centrocampista siciliano. I due, per ammissione dell’allenatore, si sono chiariti negli ultimi giorni, ma la situazione di Bucolo è ancora complessa. In settimana la società potrebbe decidere di reinserirlo in rosa, anche se non è escluso che, da qui a fine mese, il ds possa tesserare uno straniero, occupando di fatto l’unico posto libero in lista. «Bucolo si sta comportando bene, è una situazione spiacevole e non so come andrà a finire. Valutiamo giorno dopo giorno», le parole di De Poli. Il programma. Il Padova godrà di un giorno di riposo anche oggi prima di tornare ad allenarsi domani in vista della sfida di domenica a Mantova. Si stanno organizzando anche i tifosi, con l’Aicb che ha allestito la trasferta in pullman (Info al 338.4578666).

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Il direttore sportivo Fabrizio De Poli, infine, non parla di obiettivi, ma si mostra fiducioso sulle prossime giornate: «Abbiamo raggiunto una certa completezza a livello di struttura e organizzazione. Se incrementassimo un po’ le nostre capacità offensive, potremmo continuare il trend positivo. Infine, mi auguro che nelle prossime partite possano trovare ancor più spazio anche i nostri giovani». Pillon da playoff. In effetti, i dati testimoniano la crescita progressiva della squadra. Giuseppe Pillon ha una marcia da playoff, visto che, considerando soltanto le partite dal cambio di allenatore in poi, i biancoscudati sarebbero quarti in classifica con 20 punti, due in meno del Bassano, ma con la miglior difesa in assoluto con appena 5 gol subìti. Con due partite disputate in meno, Pillon ha già fatto meglio di Carmine Parlato, in termini di punti (20 a 15), gol segnati (13 a 11) e subìti (5 a 13). Il cambio di passo portato dal mister trevigiano va ricercato forse nella scelta degli uomini.

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) «Sarà uno scontro diretto in chiave playout e, se dovessimo vincere, la settimana successiva ospiteremo il Pavia, in quello che potrebbe essere, a quel punto, uno scontro diretto per l’alta classifica. Ci sono ancora dieci partite, sono tante e possiamo fare bene per ambire alle posizioni più alte della graduatoria. Credo che la squadra possa migliorare ancora e mi aspetto un po’ più di spregiudicatezza, anche per far divertire maggiormente il pubblico». Troppo tardi per puntare ai playoff? Si, secondo il vicepresidente Edoardo Bonetto: «Sognare non costa nulla, ma io credo sia molto complicato riagganciare i playoff. Se alcune gare precedenti fossero andate in maniera diversa, magari avremmo avuto qualche speranza, ma sono comunque soddisfatto».

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) La vittoria contro il Renate e la contemporanea sconfitta di ieri del Sudtirol (fermato in casa dal Pordenone), hanno permesso al Padova di guadagnare un posto in classifica. I biancoscudati sono ottavi, ma più che la posizione in sé, i risultati del week end sono stati favorevoli a Neto Pereira e compagni, che hanno allungato a + 10 sulla zona playout, portandosi a 6 punti di distanza dal quarto posto che vale la zona playoff. Quali ambizioni? Al momento il Padova sembra indirizzato verso un campionato tranquillo di metà classifica, che non dovrebbe far palpitare troppo i tifosi, né in senso positivo, né negativo. Anche se il calendario delle prossime due giornate potrebbe dare una risposta definitiva, come ha sottolineato anche lo stesso presidente Giuseppe Bergamin. «Domenica prossima andiamo a Mantova», le parole del patron.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 53, Pordenone 46, Bassano 43, FeralpiSalò 41, Alessandria 40, Pavia 39, Reggiana 37, Padova 35, Cremonese e SudTirol 34, Cuneo 28, Giana Erminio 27, Lumezzane 26, Pro Piacenza e Renate 25, Mantova 22, AlbinoLeffe 15, Pro Patria 2 (-7 punti di penalizzazione).

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la ventiquattresima giornata: Cuneo-Pro Patria 2-1 (Chinellato (Cn) al 24′ pt e al 22′ st, Montini (Pp) al 30′ st), Padova-Renate 1-0 (Altinier (Pd) al 46′ pt), Alessandria-Bassano 1-2 (Stevanin (Ba) al 8′ pt, Mezavilla (Al) al 11′ pt, Candido (Ba) al 37′ st), Pro Piacenza-Pavia 1-2 (Ferretti (Pv) al 31′ pt, Orlando (Pp) al 42′ pt, Cesarini (Pv) al 36′ st), Reggiana-FeralpiSalò 3-0 (Spanò (Re) al 14′ pt e al 21′ pt, Siega (Re) al 23′ pt). SudTirol-Pordenone 1-3 (Strizzolo (Pn) al 32′ pt, Cattaneo (Pn) al 45′ pt, Strizzolo (Pn) al 13′ st, Spagnolli (St) al 33′ st), Giana Erminio-Cittadella 0-1 (Schenetti (Ci) al 32′ st), Lumezzane-Mantova 3-2 (Rapisarda (Lu) al 5′ pt, Sarao (Lu) al 14′ st, Gonzi (Mn) al 22′ st, Marchi (Mn) al 36′ st, Varas (Lu) al 43′ st), AlbinoLeffe-Cremonese 0-1 (Sansovini (Cr) al 6′ st).

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 28 febbraio: domenica di riposo per i Biancoscudati dopo la vittoria col Renate.




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