Nessun gol nelle ultime due partite e un disperato bisogno di aumentare peso, potenza e pericolosità offensiva, per non doversi rassegnare a vivere una stagione anonima. Il Padova s’interroga su cosa non va in attacco e Giuseppe Pillon sembra sia pronto a studiare nuove alternative. Se Sparacello rappresenta un outsider credibile per le due punte, il nome nuovo per le fasce è quello di Francesco Finocchio. Dopo aver esordito negli ultimi minuti nel derby contro il Cittadella, l’ex Pordenone scalpita e potrebbe anche rappresentare la mossa a sorpresa in vista della sfida di domani contro il Renate. «Io sto bene», sorride Finocchio. «Non vedevo l’ora di debuttare e ci tenevo molto a farlo in una gara così sentita, con lo stadio pieno e una tifoseria come la nostra che, devo dire, mi ha regalato grandi emozioni. Sono contento di aver scelto Padova e voglio far bene». Tutto bello, se non fosse per una sconfitta che, a sentire l’umore dei tifosi, brucia ancora parecchio.
C’è il rischio che il k.o. contro il Cittadella possa abbattere il vostro morale dopo dieci risultati utili di fila? «Non abbiamo nemmeno il tempo di demoralizzarci. Una sconfitta ci può stare e domenica scorsa nella ripresa stavamo conducendo il gioco. Purtroppo in pochi attimi, dall’espulsione al gol subìto, gli episodi ci hanno girato contro e dato la mazzata. Io sono entrato quando la squadra aveva accusato un po’ il colpo, siamo stati bravi a riprenderci ma non è bastato». In un quarto d’ora lei ha fatto vedere qualche spunto interessante, un paio di dribbling e cross pericolosi. Sono questi i suoi punti forti? «Mi piace andare sul fondo, puntare l’uomo e soprattutto trovare l’ultimo passaggio per smarcare i compagni. Ruolo preferito? Credo che la mia arma in più sia la duttilità. Posso giocare da esterno di un 4-4-2 o di un tridente o anche da seconda punta». Domani arriva il Renate, squadra che, nonostante la bassa classifica, concede poco. «Si difendono bene e hanno due punte molto veloci, che possono far male in contropiede. All’andata finì 0-0, e anche quando li affrontai con il Pordenone, la partita si concluse con lo stesso risultato».
Già, il Pordenone. Lei è ancora di proprietà del club friulano e di questo passo la prossima estate potrebbe ritrovarsi in Serie B. «Il Pordenone sta facendo un campionato straordinario e il secondo posto che occupa credo sia assolutamente meritato. Hanno qualità e auguro loro il meglio. Io, però, penso solo al Padova e voglio mettere in mostra qui le mie qualità». Tra l’altro, in spogliatoio ha trovato una folta colonia brasiliana, che l’avrà aiutata a rispolverare le sue origini. «La mamma è brasiliana, mentre papà è campano. Da piccolo andavo spesso a Rio, i miei parenti tifano Flamengo e sono stato qualche volta al Maracanà. Con Diniz, Fabiano e Neto parliamo ogni tanto in portoghese, così mi esercito per quando torno in Brasile». Le sue origini calcistiche, invece, quali sono? «A 15 anni mi sono trasferito con tutta la famiglia in Emilia, perché ero stato ingaggiato dal Parma. I genitori mi sono sempre stati vicini, ho fatto la trafila delle giovanili e poi ho girovagato un po’ in prestito. Il fallimento della società ducale mi ha lasciato a piedi, dopo che avevo firmato un contratto triennale. Ci ho rimesso anche dal punto di vista economico e non mi aspettavo questa fine, anche se negli ultimi mesi le avvisaglie erano tutt’altro che positive sul conto del club gialloblù».
(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe)