La favola Padova in volo verso i playoff che potrebbero arrivare anche con un eccellente sesto posto. Ma favola no, forse non è giusto definirla così. Padova si racconta con lavoro, fiducia, lungimiranza e anche sano realismo. «Quando siamo saliti dall’A-2 abbiamo abbracciato il progetto Superlega – racconta Valerio Baldovin, tecnico della promozione dall’A-2 e guida di questo branco di ragazzi (la squadra più giovane del campionato) – e abbiamo deciso di sfruttare l’assenza di retrocessioni per investire su giovani di talento in un’ottica di medio lungo termine». Un’ottica che ha portato l’11° posto dell’anno scorso (comunque secondo le vecchie formule si sarebbero salvati) e l’attuale settimo a un punto dal Molfetta a due partite dalla fine della stagione regolare.
idee (chiare) Metà dei nomi nella prima squadra vengono dal vivaio e sono giovani del territorio. Gli stranieri, anche loro giovani e poco conosciuti. Eppure hanno 25 punti e nel girone di ritorno hanno portato al tie break Civitanova e Trento e hanno battuto Molfetta. «Il budget non ci permette altro – spiega Baldovin, 49 anni, che viene da una lunga esperienza di settori giovanili, comprese le Nazionali azzurre juniores e prejuniores -. Abbiamo un ottimo vivaio e lavoriamo sui ragazzi del territorio, non ci possiamo permettere di portarne da altre regioni. Però è il nostro orgoglio. Per fare un lavoro del genere bisogna che la società soprattutto abbia le idee chiare. È chiaro che ai giovani non puoi chiedere costanza di rendimento, quindi i risultati possono arrivare come no. Però hanno grandi margini di miglioramento». E gli stranieri: «Ci vuole un grande lavoro di analisi perché di nomi consolidati non ne possiamo avere. Quest’anno per esempio abbiamo due americani del ‘92, uno con un anno di esperienza in Grecia (Cook, ndr) e uno direttamente dall’università (Averill)».
fiducia Un lavoro di pazienza per trovare il talento e coltivarlo: «Ci vuole esperienza. Non è detto che le caratteristiche che vedi in un sedicenne vengano confermate. E costanza nel lavoro tecnico. Rispetto a squadre di prima fascia noi sicuramente non ci possiamo permettere di lasciare da parte il lavoro tecnico». E poi c’è il lavoro di testa. I giovani si infiammano facilmente e ora sono sicuramente al settimo cielo. «L’obiettivo non è ancora centrato. Ci mancano due partite di cui una, con Modena, abbastanza proibitiva». E quindi che si fa? «Il grosso lavoro con i giocatori giovani è rifocalizzare dopo ogni partita l’attenzione sugli obiettivi. I nostri risultati passano necessariamente dalla prestazione di squadra quindi tutto deve funzionare. E in partita è necessario sapergli dare indicazioni chiare perché dopo ogni errore sappiano cosa fare». Però è difficile non entusiasmarsi anche per il tecnico, anche perché nelle 9 giornate del ritorno la Tonazzo ha fatto 16 punti, dopo i 9 di tutto il girone di andata: «E certo! I playoff sono il nostro scudetto. Sapevo che nel ritorno saremmo cresciuti ma era difficile prevedere così tanto». A volte ci vuole fiducia.
Fonte: Gazzetta.it, Valeria Benedetti