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Ore 20.50 – (Gazzetta di Reggio) La goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il vaso della contestazione dei tifosi granata che non hanno gradito prima la prestazione rinunciataria e priva di verve della loro squadra e, di conseguenza, la sconfitta maturata proprio nel finale con il gol di Valagussa, il primo stagionale del centrocampista ex Monza ed Entella. SETTIMANA NERA. A Meda vince il Renate, ma soprattutto perde la Reggiana che finisce come peggio non si potrebbe una settimana alquanto complicata iniziata con il virus intestinale che ha messo a letto alcuni suoi elementi, proseguita con le “porte girevoli” a livello di staff dirigenziale e culminata con la contro-prestazione di Meda in cui, alla fine, si ricorda soltanto un tiro in porta nell’arco dei 90 minuti e nemmeno su azione. Non che il Renate abbia fatto di più: il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto dopo una gara noiosa, bloccata e che apre ufficialmente la crisi e una parziale rottura del rapporto squadra-tifosi. Inizialmente, in campo ci sono le formazioni preannunciate della vigilia. Doppio 3-5-2 con Colombo che recupera Siega, ma che deve fare a meno dei vari Frascatore, Mignanelli, Ceccarelli e Bartolomei. PIOVE SUL BAGNATO. E come se non bastassero tutte queste assenze, dopo pochi minuti l’allenatore granata perde anche uno dei tre centrali, Francesco Rampi, per un colpo alla testa che necessiterà di cure e controlli. Il gioco resta fermo almeno tre minuti per prestare i soccorsi al difensore reggiano poi sostituito da Panizzi (al rientro) al 9′. Non cambia nulla nel 3-5-2 della Reggiana che, assestatasi, si rende pericolosa poco dopo il quarto d’ora con la sgroppata a sinistra di Siega, la frenata, il pallone in mezzo per Bruccini che, all’altezza del dischetto, spara alle stelle un po’ tradito dal rimbalzo fasullo. Nota a margine: il fondo del “Città di Meda” è irregolare, improponibile il giro palla, si passa quasi da subito ai lanci lunghi. E se la difesa granata fa buona guardia, davanti succede ben poco. Pochi i palloni commestibili per Letizia e Arma, l’unico sussulto prima del riposo, infatti, scaturisce da una punizione da quasi trenta metri calciata da Mogos centralmente su cui Castelli si frappone come può. Oltre ad un’altra uscita di Castelli che smanaccia fuori dalla sua area un pallone potenzialmente pericoloso. Nient’altro nei primi quarantacinque, ammoniti inclusi. Nel secondo tempo tocca, o meglio toccherebbe, proprio alla Reggiana alzare il ritmo. Al Renate tutto sommato il punto andrebbe anche bene, non sicuramente agli ospiti che non possono più permettersi frenate in ottica play off. Maltese ha spazio a sinistra e dopo un paio di tentativi a vuoto pesca il cross buono per Arma anticipato dalla diagonale di Iovine. MUSICA STONATA. Per sbloccare la fase di stallo cominciano i primi cambi che interessano l’attacco, dentro nel Renate l’ex Florian, subito dopo per la Reggiana Nolè al posto del fumoso Letizia. Ma la musica è sempre la stessa, stonata. Per la Reggiana, ovviamente che nemmeno le punizioni riesce più a sfruttare. Da segnalarne un’altra di Mogos nella seconda parte di tempo; e se in avvio almeno il numero sette aveva almeno centrato la porta, questa volta il suo rasoterra è impreciso e lento. L’ultimo segnale di vita della Reggiana arriva al 34′, Teso respinge di testa proprio dalle parti di Arma che però calcia ancora alto. Di contro Scaccabarozzi calcia male un paio di punizioni, ma al 41′ il Renate sferra il colpo del ko. Bella combinazione a sinistra tra Ntow ed Ekuban che dal fondo mette la palla dietro all’altezza del dischetto dove c’è Valagussa che di piatto non sbaglia. Reggiana al tappeto e incapace di reagire. Anzi: rischia di capitolare al 43′ quando Ekuban da dentro l’area non centra il bersaglio.
Ore 20.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Stavolta il mental coach non l’ha preparata bene, visto che dovevamo essere in serie B ci fosse stato lui». Irrompe Mauro Lovisa in sala stampa e parte lancia in resta, rispondendo a distanza a Simone Teso, dopo le dichiarazioni rilasciate al nostro giornale in settimana. «Pensi a lavorare per la Cremonese – aggiunge Lovisa -; non accetto consigli da queste persone. Devono imparare a star fuori dal calcio. Se dopo sette anni partendo da niente siamo a questi livelli, non siamo un fuoco di paglia». Un presidente molto carico, che poi esprime «tutto il rammarico per non aver potuto andare negli spogliatoi a festeggiare con la squadra. Lo farò presente a Gravina, nella prossima riunione di Lega, che i presidenti dopo i sacrifici che fanno devono avere la possibilità di gioire con i ragazzi». In merito alla partita «i giocatori nel primo tempo hanno voluto andare a vincerla e ci sono riusciti. Nella ripresa, da squadra operaia, ha gestito bene anche per le assenze che avevamo». «L’ho detto ai ragazzi – pone l’obiettivo, il presidente – che non possiamo vincerle tutte. Se recuperiamo tutti gli effettivi, davvero possiamo divertirci». Più calmo Bruno Tedino, per il quale «il Pordenone ha giocato contro una squadra forte, che ha giocatori e impianto di gioco con cui farà molti punti. È un motivo di grande soddisfazione per noi, dopo averli sconfitti». Forse quando discuteva con Sansovini, nell’ultima mezzora, i pensieri erano altri, ma la gioia finale ripaga di tutto. Dopo una decina di minuti in panchina, si è tolto il berretto. Si stava scaldando, però è bastato poco studio prima di dare una lezione? «Abbiamo subito il primo quarto d’ora della Cremonese, poi abbiamo fatto venti minuti importanti, riuscendo a liberare più volte gli uomini al tiro. Chiaro che sul rigore di Stefani avevamo sentito il profumo della vittoria. Ma il profumo non basta». Ed è la settima vittoria consecutiva, meglio della Juventus. «Oggi si è potuto capire quanto le partite siano difficili. In ogni gara ci presentiamo con entusiasmo, volontà, spirito di sacrificio, quello che piace alla gente. Nel secondo tempo mi è piaciuto l’aspetto morale, come modo di soffrire da squadra, con concetti di compattezza». Fabio Rossitto è sulla graticola, ma al solito smorza i toni. «Nei primi venti minuti siamo riusciti a fare le uscite preparate, snaturando il gioco del Pordenone, costringendoli a rinviare. L’errore grave è stato quello al 46′, subendo il rigore. Poi siamo riusciti nelle triangolazioni fra mezzala, punta e terzino, facendo gli aggressivi in maniera coordinata. Adesso abbiamo bisogno di buona sorte». E il Pordenone? «Può arrivare in alto, va sicuramente lontano. Prima della partita ho parlato con il presidente, complimentandomi per la progettazione di quest’anno. Ci sono giocatori di qualità e imprevedibili». Alla fine c’è stata una contestazione? «No, un malinteso, perché non si può andare fin sotto la curva con tutta la squadra. Chiariremo con i tifosi». Da dire che, per consolazione, nella ripresa la curva di casa ha applaudito la conquista di un corner. Altra aria dalla parte opposta. Le decine di supporter neroverdi sistemati in curva hanno cominciato cantando «Alè alè Fabio Rossitto», poi però hanno intonato «noi vogliamo questa vittoria». Così è stato.
Ore 20.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Bruno Tedino pesca il settebello sul tavolo verde di Fabio Rossitto e conserva il secondo posto. Sono sette adesso le vittorie consecutive del Pordenone nel 2016. Nessuno fra i professionisti, nemmeno la Juve fermata venerdì a Bologna, può vantare una simile striscia. Non solo: Matteo Tomei mantiene vergine la sua rete e allunga a 540 i minuti di imbattibilità. Ramarro cinicamente perfetto. Ha lasciato 70 metri di campo ai padroni di casa compattandosi negli ultimi 40 davanti a Tomei. Superba la prova della retroguardia diretta da uno Stefani da oscar, aiutata dai centrocampisti (Pederzoli ha giocato per lunghi tratti da incontrista schiacciato davanti alla coppia di centrali difensivi) e nei minuti finali pure dalle punte. Bravissimo il Pordenone poi ad approfittare del primo calo d’intensità dei padroni di casa dopo 27′ per colpire d’incontro e altrettanto bravo ad approfittare della loro frustrazione per chiudere il match dal dischetto. Inutile il 4-2-4 disperato varato nel finale da Rossitto anche a causa dei due rossi che hanno costretto la Cremonese a chiudere il match in 9. Tedino parte come previsto con Tomei fra i pali, Boniotti, Stefani, Pasa e Martin in difesa, Buratto, Pederzoli e Mandorlini a centrocampo, Cattaneo trequartista alle spalle di Strizzolo e Berrettoni. Rossitto comincia con un 4-3-3 che vede davanti i temutissimi Sansovini, Brighenti e Maiorino. Pronti, via e la Cremonese si riversa letteralmente nella metà campo neroverde. I grigiorossi vogliono mettere subito in chiaro le loro intenzioni. Al 3′ Brighenti chiede inutilmente il rigore per un supposto fallo nell’intasata area ospite. Non scorre nemmeno un minuto che Scarselli devia alto un traversone di Maiorino. Subito dopo è Sansovini a calciare alto la palla persa da Pederzoli. Al 7′ Suciu spara da lontano. Tomei para, così come al 13 su colpo di testa di Briganti. Il Pordenone si fa vivo con Mandorlini (21′). Ravaglia non si fa sorprendere. Nulla può invece al 27′ quando su piazzato di Pederzoli tira Cattaneo, ribatte un difensore, palla Strizzolo che la restituisce a “Veleno” abile a presentarsi davanti al portiere e a trafiggerlo. Accusa la Cremonese e si scuote appena al 43′ con un tiraccio alto di Bianco. Ne approfittano i ramarri con Cattaneo che restituisce il favore a Strizzolo sul quale si avventa Bianco abbattendolo. È rigore. Stefani (ex di turno) glaciale trasforma. Al rientro dal riposo la Cremonese comincia con la stessa intensità dell’inizio. Si scatenano Suciu (48′)e Brighenti (50′ al volo su asist di Sansovini). Tomei risponde alla grande. Al 56′ è Pederzoli che si sotituisce al portiere neroverde fermando sulla linea un colpo di testa di Russo. Ancora Tomei protagonista al 72′ (diagonale di Brighenti) e 77′ (siluro di Suciu). Iniziano i cambi. Ancora Brighenti al 79′. Tomei è strepitoso. Il Porenone rincula sempre più. Si prospetta un finale all’arma bianca con Rossitto che inserisce la quarta punta. Invece i grigiorossi fanno harahiri da soli. Si fanno cacciare per falli assurdi prima Magnaghi (89′) e subito dopo Suciu (91′). È finita. Canta il centinaio di supporters naoniani al seguito. La prima tappa della salita è vinta alla grande. Domenica (alle 14) inizia la seconda nel Sud Tirol.
Ore 19.40 – (Messaggero Veneto) Serata da incorniciare per il Pordenone e il suo popolo, ma il dopo partita è tutto del presidente Mauro Lovisa, che entra in sala stampa imbufalito e ne ha per tutti, in primis per il mental coach della Cremonese Simone Teso, pordenonese e neroverde la scorsa stagione. «In settimana ha detto che, con una figura equivalente alla sua, la squadra sarebbe prima: io gli rispondo dicendo che questa partita non l’ha preparata bene – tuona –. Deve pensare a lavorare per la Cremonese. Non accetto lezioni da nessuno, figuriamoci da queste persone che si definiscono mental coach. Ha detto che potremmo essere un fuoco di paglia: io dico che questa società 7 anni fa era in Eccellenza e ora è seconda in Lega Pro». Poi Lovisa si concentra sulla gara: «Perché non provare a vincerle tutte? Con questa personalità, con questo gruppo, se recuperiamo tutti gli effettivi ci sarà da divertirsi – afferma –. Spero che i risultati sveglino Pordenone: in settimana ci incontreremo con industriali e artigiani e cominceremo a pensare a un progetto futuro». Tedino è soddisfatto: «Grande soddisfazione, perché abbiamo battuto una squadra fortissima – afferma il tecnico del Pordenone –. Abbiamo subìto la Cremonese per 15’, poi siamo riusciti a servire il trequarti e abbiamo disputato 20’ importanti. Dove possiamo arrivare? Mancano 11 partite: non dobbiamo fare calcoli». Chiusura con l’ex Rossitto: «Il gol di Cattaneo e l’errore sul rigore ci hanno tagliato le gambe – afferma –. Prima avevamo fatto molto bene. E’ andata così». Una vittoria che gli ultras dedicano a uno di loro, Giorgio “Cuba” Chirivì: per appendere uno striscione, si è arrampicato sulla protezione in plexiglass e ha perso l’equilibrio, cadendo e rimediando la frattura scomposta del polso. Trasportato in ospedale, è stato dimesso e tornato in città assieme agli altri tifosi in pullman.
Ore 19.20 – (Messaggero Veneto) La sinfonia più bella, la settima, il Pordenone la suona nel posto più adatto: la città dei violini. Nella Cremona di Stradivari – oltre che di Mina – i neroverdi danno una sviolinata anche alla Cremonese, infilando la settima vittoria di fila. Era piena d’insidie, questa trasferta: l’ex Rossitto dall’altre parte, l’emergenza. Ma non c’è niente che ferma il gruppo neroverde. Nella sesta di ritorno del girone A di Lega Pro la squadra consolida il secondo posto (in attesa della Feralpi) e, se il Cittadella perde oggi col Padova (non è escluso) rimane a 4 punti dal primo posto, distanza che divide ora le due squadre. Profumo di serie B, ma non è finita. Tomei allunga la sua imbattibilità a 540’ e i “ramarri” fanno meglio della Juventus, in questo 2016. Sono infatti l’unico team sempre vittorioso nel nuovo anno. Qualcuno ha ancora aggettivi per descrivere questo Pordenone? L’incubo e il sogno. Altro che Pianura Padana: all’inizio il Pordenone ha di fronte il Monviso. La Cremonese è obbligata a far risultato: è la pecora nera dello sport in città e questa gara è l’ultima occasione per stare nel treno play-off. Così la squadra parte fortissimo. Va a prendere alta i “ramarri”, Pesce s’alza per attaccare Pederzoli e in fase di non possesso fa una densità difensiva mai vista. Il risultato: Pordenone schiacciato che non riesce a ripartire. E subisce. Brighenti e poi Briganti mandano alto da pochi passi, quindi due tiri di Scarsella e Suciu: piovono occasioni. Tedino, in panchina, si agita come poche altre volte. Toglie il cappello. Non c’entrano le assenze di Filippini, il bomber da trasferta (7 reti); non è un problema di modulo (sempre 4-3-1-2): la Cremonese va a mille. E’ il momento di massima tensione agonistica: il Pordenone è in difficoltà, barcolla, ma resiste. E reagisce, proponendosi. Al 21’ splendida combinazione Martin-Buratto-Mandorlini: Ravaglia respinge il tiro di quest’ultimo, suo amico. E’ un’azione simbolo. Perché è l’inizio della svolta. I “ramarri” prendono metri. E al 26’ trovano il gol del vantaggio. Punizione guadagnata da Mandorlini sulla destra, battuta da Pederzoli. La palla arriva a Cattaneo, che finta di tirare, salta un avversario e conclude a rete. La palla viene respinta, ma Strizzolo reisce a riprenderla a e a servire lo stesso Cattaneo, che arriva in corsa e fulmina Ravaglia sul primo palo. Tripudio. Pordenone in estasi. Rossitto corre ai ripari, inserisce Rosso, ma ormai la frittata è fatta. La Cremonese, esaurita l’onda emotiva, è in apnea. Abbozza una reazione con Suciu – tiro dalla distanza bloccato da Tomei – ma non fa altro. E al 46’, nel più classico dei contropiede, i “ramarri” trovano il modo per raddoppiare. Palla in profondità per Strizzolo, che difende il pallone, si gira e viene atterrato in area di rigore da Bianco: primo rigore stagionale per i ramarri. Sul dischetto va Stefani, ex di turno, che di fronte ha la curva dei suoi ex tifosi. Ma il capitano non ha pietà. Trasformazione perfetta e 0-2 al 48’. E la ripresa? Non regala nulla, di fatto. Nel finale la Cremonese resta in nove per due falli di “frustrazione” di Magnaghi e Suciu. Il Pordenone porta la barca in porto. E continua a vedere la B.
Ore 18.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Avanti tutta. Il Bassano batte 2-0 la Giana Erminio, si riprende con gli interessi i due punti persi per strada a Cuneo e guarda con fiducia quantomeno alla volata per il secondo posto. Se il Cittadella, infatti, sembra irraggiungibile, non altrettanto si può dire per il folto plotone di chi insegue, anche se al quartier generale giallorosso preferiscono gettare acqua sul fuoco. Stefano Sottili, comunque, può giustamente gongolare. La squadra risponde alla grande al monito dell’allenatore lanciato alla vigilia. Gioca corta, sbaglia qualcosa ma si riprende subito, interpreta al meglio lo spartito senza lasciare nulla al caso. Alla lettura delle formazioni poche sorprese: in campo dal primo minuto c’è Cenetti, che affianca Proietti e che sostituisce l’influenzato Davì, ko alla vigilia per un virus intestinale. La Giana è senza il suo bomber di razza Bruno e punta sulla verve di Gasbarroni accanto a Cogliati. Ma è troppo poco per scalfire le certezze giallorosse. Dopo appena cinque minuti Momentè scheggia il palo andando a un passo dall’1-0, poi è Proietti al 29’ a spedire a lato di un nonnulla da ottima posizione. Il grande spavento arriva al 33’, quando Cogliati costringe Rossi alla parata super, poi finalmente ecco l’1-0. Falzerano al 36’ pesca Cenetti, che di testa griffa il suo primo gol stagionale. Da quel momento in avanti per il Bassano è tutto più facile. Al 7’ della ripresa Misuraca di tacco sfiora l’eurogol, ma Paleari è bravo e si ripete al 19’, questa volta su Candido. Al 20’ è ancora Falzerano, migliore in campo per distacco, a confezionare l’assist perfetto per Misuraca, che firma il suo quarto gol in campionato e il definitivo 2-0. Il match va in soffitta, i tre punti sono tutti del Bassano. Che da domani penserà alla supersfida contro il grande ex Simone Iocolano.
Ore 18.20 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 50, Pordenone 43, Alessandria, Bassano e FeralpiSalò 40, Pavia 36, Reggiana 34, SudTirol 33, Padova 32, Cremonese 31, Giana Erminio 27, Cuneo, Pro Piacenza e Renate 25, Lumezzane 23, Mantova 22, AlbinoLeffe 15, Pro Patria 2 (-7 punti di penalizzazione).
Ore 18.10 – Nell’altra gara odierna del girone A di Lega Pro il Mantova ha battuto 2-0 il Cuneo grazie alle reti di Samb e Marchi.
Ore 18.00 – Giuseppe Bergamin (presidente Padova): “Usciamo a testa alta da questa sfida con la prima in classifica! Abbiamo lottato fino alla fine e siamo stati penalizzati da un episodio, ma sono soddisfatto per la prestazione. Non c’è niente da recriminare, neanche per l’arbitraggio perché dubito che si riesca a trovare l’arbitro perfetto… Noi la nostra parte l’abbiamo fatta, ma il calcio è questo. Capita di perdere, non ci accadeva da tanto, vorrà dire che sabato vinceremo. Obiettivi futuri? Sono realistico più che sognatore…”
Ore 17.55 – Gianluca Litteri (attaccante Cittadella): “Devo fare i complimenti ai miei compagni perché abbiamo disputato una partita giusta per come si è presentata. Ho colto il momento giusto, riprendendoci da un secondo tempo iniziato sottotono. È un’emozione indescrivibile segnare qui a Padova. Vorrei vincere il campionato, poi se accade anche per goal miei è una bella cosa. A cittadella si vive bene, in un nell’ambiente familiare, ho scelto cittadella perché ci credevo e mi ha convinto subito questa piazza”.
Ore 17.50 – Filippo Scaglia (difensore Cittadella): “Abbiamo fatto una partita quadrata e con pochi errori, sapendo di trovare un Padova diverso da quello incontrato all’andata. Dovevamo provare a far goal in ogni modo, sapendo che il goal poteva nascere anche da una palla inattiva, abbiamo fatto un goal e poi abbiamo cambiato obiettivo cercando di non prenderne e ci siamo riusciti. Alfonso ha fatto degli ottimi interventi, abbiamo limitato i pericoli e ci siamo riusciti facendo una prova corale e molto attenta. Fa piacere vincere il derby, ma è indifferente per noi vincere con il Padova o contro un’altra squadra, puntiamo a vincerle tutte”.
Ore 17.45 – Alessandro Favaro (portiere Padova): “Mi dispiace molto perché nel primo tempo avevamo tenuto duro e nella ripresa avevamo incanalato la gara a dovere, ma poi gli episodi ci hanno detto male. E mi dispiace soprattutto per i tifosi, che oggi erano tantissimi e che ci hanno incitato col solito calore”
Ore 17.40 – Stefano Marchetti (dg Cittadella): “Il Cittadella ha fatto una grande partita consolidando la vittoria con una grande prestazione. Certo che gare come quella di oggi sono da infarto… La strada però è ancora lunga, non dobbiamo mollare. Complimenti anche al Padova perché si è dimostrato un organico davvero forte, ma con la nostra aggressività l’abbiamo spuntata… C’era anche un gran pubblico, è stato davvero uno spettacolo bello”.
Ore 17.30 – Giuseppe Pillon, allenatore Padova: “Ho parecchia rabbia, ma bisogna adesso avere la forza di cancellare questa partita e pensare subito alla prossima come se nulla fosse. L’arbitro? Oggi è stato un po’ decisivo, l’ultimo rigore era netto, cosa deve fare uno per dare il penalty? Non ho capito cosa ha fischiato, perché non c’era nessuno. Sul primo non c’era fuorigioco. Le partite si decidono sugli episodi, a noi non ci ha dato niente. Fischiava sempre tanto, sin dall’inizio. Non ci vedo chiaro su questo arbitraggio. Quando ho visto l’ultimo rigore che non ha dato ho detto che qua non ci siamo. Diniz? E’ stato ingenuo, avevamo la partita in mano e l’abbiamo buttata via. I cambi? Dopo le espulsioni stavo decidendo cosa fare, la squadra stava funzionando e ho preso un po’ di tempo. La sfortuna è stata che abbiamo preso gol subito dopo l’espulsione con l’uomo che marcava proprio Diniz. Noi abbiamo sofferto la prima mezzora, tenendo botta, poi nel secondo tempo se c’era una squadra propositiva eravamo noi, anche in 11 contro 11. Adesso non dobbiamo fasciarci la testa, centrando la salvezza il prima possibile e poi vedremo. La prima sconfitta è molto amara, rosico parecchio, la squadra ha fatto quello che doveva fare, mentre loro non hanno avuto molte occasioni. Nella prima parte sentivamo troppo la partita, forse perché volevamo vincere la partita. Siamo andati in difficoltà coi passaggi in uscita, poi abbiamo preso in mano la situazione. Anche dopo l’1-0 per loro si poteva pareggiare. Guardiamo avanti, mi spiace per la gente e per il pubblico che ci è stato vicino anche in un momento di difficoltà. Sbraga? E’ solo una tacchetata, anche perché non avremo Diniz. Dovremmo saper cancellare questa partita”.
Ore 17.25 – Marcus Diniz (difensore Padova): “Chiedo scusa per la seconda ammonizione perché c’era tutta, ma il primo giallo non ho ancora capito perché me l’ha dato! Mi dispiace aver lasciato in dieci i miei compagni, torno a casa arrabbiato per l’espulsione e per la sconfitta perché prima del rosso nel secondo tempo stavamo giocando solo noi”.
Ore 17.20 – Secondo le prime ricostruzioni, dopo la rete segnata da Litteri, in tribuna Ovest è scoppiato un piccolo parapiglia. Un tifoso biancoscudato avrebbe colpito con un calcio alla schiena l’autista del pullman del Cittadella. Sono subito intervenuti gli steward e la Digos che sta ricostruendo l’accaduto. Sembra che il tifoso sarà denunciato.
Ore 17.15 – Roberto Venturato, allenatore Cittadella: “Bellissima vittoria, nel primo tempo meritavamo di andare in vantaggio, poi a inizio secondo tempo il Padova è cresciuto complice la nostra espulsioni. Per le occasioni credo che abbiamo fatto qualcosa in più contro una squadra difficile e in un campo ostico contro un Padova che da tante partite non prendeva gol e in un terreno di gioco non facile da espugnare. Ora ci mancano undici finali, ci sono 33 punti a disposizione, dobbiamo essere felici oggi della partita, dell’interpretazione e della determinazione e da domani restare concentrati. A inizio ripresa non riuscivamo a verticalizzare e a tenere su la palla. Forse la loro espulsione ci ha dato qualcosa per compattarci e riuscire a raddoppiare e ripartire. La forza è stata quella di continuare a provare a vincere. Abbiamo conquistato i tre punti meritatamente, su un’occasione che ci siamo costruiti. Sul finale abbiamo sofferto un po’ di stanchezza. Nel primo tempo abbiamo creato delle situazioni importanti, con il loro portiere che ha consentito di lasciare la partita sullo 0-0. Il nostro obbiettivo è quello di tenere alta la condizione, adesso dobbiamo mantenere i piedi per terra perché il percorso è ancora molto lungo prima di arrivare alla fine”.
Ore 17.00 – Termina la partita all’Euganeo: Padova- Cittadella 0-1. Decide un gol di Litteri. I granata salgono a 50 punti in classifica in testa a +7 dal Pordenone.
Ore 14.50 – (Gazzetta di Mantova) Vederlo camminare nei corridoi del Martelli e sedersi in sala stampa come ai vecchi tempi non lascia indifferente nessuno dei presenti. Fabrizio Lori è tornato e, anche se in vesti completamente diverse (consigliere del presidente Musso) e con responsabilità dunque di gran lunga minori, la notizia è di quelle che colpiscono. «Sono onorato e molto emozionato – confessa davanti a microfoni e taccuini -, non mettevo piede in queste stanze da quasi sei anni…». Nel mezzo ci sono stati i fallimenti (di Viale Te e della Nuova Pansac), la terribile esperienza del carcere, la ricerca di una nuova vita con l’apertura di un negozio in centro. E la nascita del piccolo Dario, che adesso scappa dalle mani di mamma Elena e corre dal papà per consegnargli un pass d’ingresso allo stadio e una sciarpa biancorossa, ricevendo in cambio tante coccole. Emozione, questo è il succo del ritorno di Fabrizio Lori nel Mantova, perché è chiaro che da qui a fine campionato l’ex patron non potrà certo fare granché di concreto per aiutare la “sua” squadra. Che ha conosciuto ieri negli spogliatoi e che oggi vedrà all’opera al Martelli. «Non sono Messi nè Ronaldo – scherza Lori -, non posso certo andare in campo e risolvere i problemi… Le partite devono vincerle i giocatori. Ma i tifosi sì che possono dare una mano: e allora mi rivolgo a tutti quelli (e sono che sono tantissimi) che vogliono bene al Mantova e dico loro di venire al Martelli, perché dobbiamo riuscire a salvarci. Per farcela bisogna ritrovare un po’ d’entusiasmo, si devono spronare questi ragazzi che nel derby con la Cremonese mi sembravano un po’ impauriti e che invece fuori casa riescono a esprimersi meglio». Una volta acquisita la salvezza «il mio ruolo sarà meglio definito – spiega Lori – e allora vedremo cosa si potrà fare per rilanciare l’Acm». Verso dove lo spiega una battuta colta al volo a fine conferenza stampa. «Ma i tornelli funzionano? – chiede Lori a Paolo Musso, figlio del presidente, che gli risponde ovviamente di no –. Ah, ho capito, sono obbligatori soltanto in B. Allora li attiveremo l’anno prossimo…». Eh sì, “l’Uomo dei sogni” è proprio tornato. Ma i suoi ultimi sei anni non sono stati facili e Fabrizio Lori non lo nasconde di certo: «È stata dura, molto dura. Mi hanno fatto del male. E anche sotto il profilo sportivo, sapere che in quell’ultimo anno della mia gestione c’erano giocatori che vendevano le partite e che ci hanno fatto retrocedere è difficile da digerire. Se ci fossimo salvati, il Mantova non sarebbe fallito, questo è certo. Così com’è certo che è impossibile dimenticare quella maledetta finale di Torino, della quale sta per ricorrere il decennale. Ho visto proprio adesso appesa nei corridoi dello stadio una mia foto con Cairo… Per me quella serata è stata un bivio, da quel momento in poi tutto è andato storto. Ma in serie A dovevamo andarci noi, questo lo sanno tutti nel mondo del calcio. Perché la telefonata di Lotito… Beh, lasciamo perdere altrimenti becco qualche querela». E non è proprio il caso. Anche perché, fra l’altro, Lori deve ancora finire di scontare l’inibizione di cinque anni comminatagli dal Tribunale Figc il 21 giugno 2012 in seguito al fallimento del Mantova. Anche per questo non potrà stare in campo, ma magari prima del match una corsetta verso la curva Te… «No, non credo – sorride -, non lo so. Di certo sarò in tribuna con il presidente Musso. Che, dal canto suo, usa mille parole al miele per Lori e dice di puntare sulla «lucida follia che caratterizza le persone creative come Fabrizio, quelle capaci di lasciare il segno nella vita. L’ho voluto al mio fianco – spiega – perché è una persona eccezionale, che sa far palpitare il cuore e che ama il Mantova al punto di tornare in prima linea in un momento difficilissimo. Sia chiaro che lui non avrà alcuna responsabilità per ciò che accadrà da qui a fine stagione, ma sarà al mio fianco perché può aiutarmi a capire questa splendida piazza, perché può migliorare il nostro rapporto con le realtà locali e perché porta una dose di mantovanità che è fondamentale nel club. E anche coraggio che serve per vincere le sfide più difficili». Coraggio che Lori dimostra anche mettendoci la faccia in una fase delicatissima, rischiando di offuscare il ricordo che la tifoseria ha di lui: «Non ho pensato a questo – conclude l’ex patron – quando ami qualcosa come io amo il Mantova non si fanno calcoli, si prova a dare una mano e basta». E allora bentornato.
Ore 14.30 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova affronta oggi al Martelli lo scontro diretto con il Cuneo e l’obiettivo non può che essere quello di tornare alla vittoria dopo un digiuno lungo quasi 4 mesi, per accorciare le distanze dalla zona salvezza. «Riconquistare il nostro stadio» è l’imperativo scandito da Ivan Javorcic alla vigilia e la frase del tecnico croato sintetizza alla perfezione ciò che serve per poter sperare di evitare i playout. I biancorossi, infatti, non vincono in casa addirittura dal 18 ottobre e con Javorcic in panchina hanno ottenuto davanti ai loro tifosi soltanto due pareggi, a fronte di ben 4 sconfitte. «È una situazione strana – commenta il mister -, che è difficile spiegare razionalmente, visto che al Martelli abbiamo anche la spinta dei nostri tifosi. Probabilmente la squadra ha pagato finora proprio la voglia di strafare, di ripagare l’affetto della gente. Ci teniamo tanto a dare una gioia ai nostri tifosi, ma dobbiamo riuscire ad andare in campo liberi di testa, senza ansia. Bisognerebbe pensare di essere in trasferta – sorride Javorcic -, quasi quasi carico tutti sul pullman e li porto a fare un bel giro lungo, per creare l’idea che si giochi fuori casa… Scherzi a parte, questa tendenza va assolutamente invertita, perché da qui a fine stagione avremo 7 gare casalinghe su 12 ed è al Martelli che ci giocheremo il campionato». Per quanto riguarda modulo e formazione, Javorcic si tiene pochi dubbi: «Dovremmo partire con il 4-4-2, ma sappiamo intepretare anche il 4-3-1-2 e dunque si potrebbe anche cambiare in corsa, avendo un’arma in più. Confermerò quasi tutti i titolari del derby con la Reggiana, perché la squadra ha fatto molto bene. Qualche dubbio ce l’ho sui terzini. Lo Bue e Masiello sono tornati a disposizione da pochi giorni e soprattutto per il secondo potrebbe essere rischioso un inserimento dal primo minuto. Deciderò all’ultimo, diciamo che a destra se la giocano Longo e Lo Bue, mentre a sinistra sceglierò fra Scrosta, Sereni e Masiello». Al di là degli interpreti, Javorcic è comunque ottimista: «Il Cuneo sarà avversario ostico, perché è una tipica squadra di categoria coesa e compatta, con buone individualità. La prestazione di Reggio, però, ci ha dato fiducia e in questa settimana ho sentito davvero tanta convinzione nel gruppo. Mi aspetto una partita tosta, maschia, nella quale i ragazzi gettino tutta la loro voglia di riprendersi il loro stadio». Il mister dovrà fare a meno degli infortunati Cristini, Zammarini e Ruopolo (si opererà il 2 marzo e rientrerà la prossima stagione), nonché del febbricitante Ungaro. Sull’altro fronte, il tecnico del Cuneo Iacolino dovrebbe riproporre il consueto 4-4-2 (ma c’è anche l’opzione 4-3-3) e sarà privo del bomber della squadra Chinellato.
Ore 14.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Una sfida da non sbagliare per il Venezia, una festa per tifosi e società per il Noale. Il derby tra Calvi e arancioneroverdi ha il sapore dell’evento eccezionale, almeno per la squadra ospite, che per la prima volta accoglie in una gara ufficiale i lagunari. Non ci sono particolari rivalità tra le due formazioni e, anzi, gli scambi di giocatori (Siega, Dell’Andrea, Manetti, Taddia) stanno a dimostrare il clima di collaborazione. Ma oggi è il Venezia la squadra che rischia di più. «Vogliamo riprenderci i punti lasciati domenica scorsa. C’è grande voglia di riscatto», conferma mister Giancarlo Favarin, pensando all’inseguimento al Campodarsego. Il pareggio con l’Abano di domenica scorsa ha vanificato la battuta d’arresto della capolista, rimasta a +3 in vetta. E si avvicina ormai lo scontro diretto, in programma domenica prossima al Penzo. Ma il rischio è quello di distrarsi e di pensare già al big match. «Il pericolo c’è, ma ho messo in guardia i ragazzi fin dall’allenamento di martedì», rivela mister Favarin. Il messaggio è chiaro: «Devono togliersi dalla testa la sfida con il Campodarsego. Perché molto dipende da questo derby». E’ evidente che non si possono lasciare altri punti per strada, per non rischiare di allontanarsi dalla capolista. Meglio ancora se si riuscisse ad avvicinarsi, approfittando di un eventuale stop del Campodarsego, oggi impegnato in casa con la Luparense. Il Venezia non arriva nel migliore dei modi all’appuntamento, complice l’influenza che ha colpito in settimana alcuni giocatori (Marcolini su tutti), ma anche alcuni forfait dell’ultimo momento: tra i convocati non figurano Beccaro e Ferrante, nonostante entrambi sembrassero pronti a rientrare. Niente da fare per i due difensori, ancora alle prese con problemi muscolari, tanto che il reparto difensivo si è trovato in emergenza ed è stato convocato Micheal Fiore, difensore della Juniores. La linea difensiva sarà affidata a Luciani, Modolo, Cernuto e Galli. La coppia in mediana, invece, sarà composta da Soligo e Acquadro. Quest’ultimo ha ben figurato nei giorni scorsi in Rappresentativa e sta convincendo sempre di più: «Sta facendo molto bene, è giovane ma ha grande personalità». Il tecnico arancioneroverde non potrà invece fare affidamento sul suo uomo, Marcolini, debilitato dall’influenza. Davanti, invece, c’è l’imbarazzo della scelta anche se è scontato il rientro di Serafini e Fabiano, lasciati a riposo per buona parte del match domenica scorsa. Una chance, magari in corsa, potrebbe averla Maccan protagonista indiscusso del derby dell’andata (Serafini era squalificato): sua la tripletta che aveva regalato il successo casalingo al Venezia. Alla Calvi mancheranno Coletto e Fiorica infortunati, più gli squalificati Pilotto e Longato. La squadra di Soncin è reduce dal 2-2 di mercoledì con la Virtus Vecomp. «In casa nostra non è facile per nessuno fare il risultato», avverte il vice presidente Pier Antonio Del Turco. Ancora biglietti disponibili oggi al bottegino, ma si avvicina il sold out.
Ore 13.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Fa tappa questo pomeriggio a Noale (ore 14.30) la rincorsa di un Venezia che non deve sprecare più. Riscatto è la parola d’ordine dopo che una settimana fa, non andando oltre l’1-1 al Penzo con l’Abano, gli arancioneroverdi hanno gettato alle ortiche la possibilità di riportarsi a meno uno (rispetto all’attuale gap di tre punti) dalla capolista Campodarsego, oggi impegnata tra le mura amiche contro la Luparense e attesa tra sette giorni a Sant’Elena per quella che in ogni caso sarà una sfida verità. «La Calvi Noale sarà un osso duro, sia perché sta facendo un buonissimo campionato da neopromossa, sia perché ospitando per la prima volta il Venezia tutto l’ambiente ci terrà moltissimo – così alla vigilia il tecnico arancioneroverde Giancarlo Favarin -. Dal nostro punto di vista è quindi una gara normalissima, perché contro di noi le motivazioni dei nostri avversari sono sempre al top. Sta a noi batterli in primis su questo piano». Soligo e compagni dovranno reagire alla delusione per la mancata vittoria con l’Abano, con il tris di successi in otto giorni (dopo aver piegato Montebelluna e Liventina) sfumato in maniera rocambolesca. «La delusione ormai è alle spalle, sicuramente dentro di noi pulsa la voglia di riprenderci i punti persi. Siamo sereni perché sappiamo che questo campionato sarà equilibrato fino alla fine, a meno di tracolli e a meno che tra una settimana al Penzo non vincano i padovani. Ovvio, nemmeno ci pensiamo, siamo concentrati solo sull’importanza di sbagliare il meno possibile a Noale. Ai miei ho ripetuto di continuo che oggi il Campodarsego non esiste». Contro l’Abano la difesa lagunare aveva ballato un pò troppo, concedendo senz’altro molto di più rispetto alle proprie abitudini. «Abbiamo sofferto sui calci piazzati, l’assenza di Serafini anche in termini di «ingombro» e centimetri sulle palle alte si è fatta sentire, ma con tre gare in otto giorni era giusto far riposare lui e Fabiano almeno in partenza. In alcuni frangenti avevamo perso l’orientamento, è fondamentale non sbagliare nulla contro la Calvi. Gli attuali 61 punti sono quelli che meritiamo, ora conta solo vincere il più possibile nelle restanti undici giornate».
Ore 13.30 – (La Nuova Venezia) Battere la Calvi Noale per presentarsi allo scontro diretto con il Campodarsego quanto meno in rampa d’aggancio. Trasferta di una manciata di chilometri, un derby inedito con l’unico precedente all’andata (3-0, tripletta di Denis Maccan), ma quello era un Venezia lanciato (22 punti in otto partite) e quattro lunghezze di vantaggio sul Campodarsego, impegnato a sua volta oggi nel derby casalingo contro la Luparense. La rincorsa alla Lega Pro sembrava una formalità, a metà ottobre, adesso il Venezia è di… rincorsa, con l’obbligo di sbagliare il meno possibile e con il pareggio interno con l’Abano che ha impedito agli arancioneroverdi di risalire a -1 dalla capolista. «Non possiamo permetterci di pensare alla partita con il Campodarsego» osserva Giancarlo Favarin, «sono stato chiaro fin dalla ripresa degli allenamenti con i giocatori. Pensiamo a vincere a Noale, poi inizieremo a concentrarci sullo scontro diretto. La prossima partita è legata all’esito di questa. Siamo noi che inseguiamo, quindi abbiamo sempre l’obbligo e la necessità di inseguire sempre la vittoria. Siamo noi che dobbiamo sfruttare gli eventuali passi falsi di chi ci sta davanti, domenica ne abbiamo avuto l’occasione con l’Abano e non siamo riusciti a conservare il vantaggio». Venezia che ritorna in trasferta, dove il Campodarsego ha scavato il break in classifica (32 punti dei padovani, 28 degli arancioneroverdi), su un campo dove ha vinto quest’anno solo la Liventina (0-2, 15 novembre) con gli uomini di Soncin in striscia positiva da sette gare (una vittoria, sei pareggi). «Squadra compatta, che concede poco» aggiunge Favarin, «in casa sa farsi rispettare». Si cambia in difesa con il ritorni di Cernuto al centro, mentre Ferrante non è ancora a posto e Favarin ha preferito convocare il giovane Michael Fiore, anche per il forfait di Di Maio e Beccaro. Conferma in mezzo al campo del tandem Soligo-Acquadro, anche per le non ottimali condizioni di Marcolini, mentre davanti Favarin tornerà ad affidarsi all’esperienza di Serafini (“La sua presenza è fondamentale anche nei calci piazzati degli avversari”) e Fabiano con Carbonaro attaccante più avanzato e Innocenti in vantaggio sia su Volpicelli, in flessione dopo un’ottima partenza, che su Maccan, mentre Lattanzio non ha recuperato dopo l’attacco febbrile. Al comunale di Via dei Tigli, a Noale, la formazione del Venezia, schierata con il 4-2-3-1 dovrebbe dunque essere questa: 1 Vicario; 2 Luciani, 5 Cernuto, 6 Modolo, 3 Galli; 4 Soligo, 8 Acquadro; 7 Innocenti, 9 Serafini, 10 Fabiano; 11 Carbonaro. A disposizione: 12 Andreatta, 13 Fiore, 14 Busatto, 15 Taddia, 16 Calzi, 17 Callegaro, 18 Volpicelli, 19 Chicchiarelli, 20 Maccan.
Ore 13.00 – (Gazzettino) È il derby al Gabbiano tra Campodarsego e Luparense San Paolo a monopolizzare l’attenzione oggi alle 15 in serie D. I biancorossi puntano al bottino pieno per arrivare con una “dote” di almeno tre punti di vantaggio allo scontro diretto con il Venezia in programma tra sette giorni. Prima però bisogna fare i conti con i Lupi che sono a caccia del riscatto dopo il passo falso con il Montebelluna e che sono lontani parenti della squadra che ha perso (3-1)all’andata. «Hanno cambiato molti giocatori, anche se lo stile di gioco è sempre quello, e quindi mi aspetto una squadra manovriera – afferma il tecnico di casa Antonio Andreucci – Davanti hanno tre giocatori pericolosi, sarà una sfida aperta. Noi stiamo bene, l’atmosfera è positiva e sappiamo che ogni domenica dobbiamo fare una prestazione importante per restare dove siamo». Se tra i biancorossi non ci sono defezioni, nei Lupi restano ai box gli acciaccati Abubakar e Andrea Praticò, mentre è squalificato Sanavia. Rientra dopo due turni di stop Pignat e lo stesso vale in panchina per Enrico Cunico. «Cercheremo di contrapporci alla capolista che ha il doppio dei nostri punti, non è in testa per sbaglio e quindi parte favorita. La sconfitta con il Montebelluna è stata inaspettata, ancora una volta siamo stati condannati da un episodio: nel ritorno abbiamo preso sempre gol allo stesso modo, bisogna migliorare soprattutto nella cattiveria». Ad arbitrare il derby sarà l’internazionale Graziella Pirriatore di Bologna. ESTE. Dopo la mezza frenata con il Belluno, è di scena ancora al Nuovo Comunale con la Triestina. Eloquente Andrea Pagan nell’indicare l’obiettivo dei giallorossi: «Domenica scorsa abbiamo perso due punti ed è importante ripartire subito per rimanere agganciati a Campodarsego e Venezia, e allungare sulle inseguitrici. Affrontiamo un avversario di grande blasone, ma difficile da interpretare dato che alterna buone prestazioni ad altre meno, anche se noi dobbiamo puntare a fare il nostro». Mastroianni è in ripresa e potrebbe essere della gara. ABANO. Reduce dal pareggio sul campo del Venezia, punta a fare registrare un altro passo avanti nella crescita affrontando fuori casa la Liventina, staccata di un punto in classifica. Ecco Karel Zeman: «Con il Venezia è stata la nostra partita più positiva sul piano del gioco, ma questa volta avremo a che fare con un avversario diverso che si basa molto sulla corsa. Non dobbiamo temere la loro aggressività, e cercare di uscire palla al piede per impostare il nostro gioco». Rampin infortunato, convocati anche se non al top Ballarin, Gnago e Cuccato.
Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Manca una settimana alla partita più importante della stagione dei biancorossi, che domenica 28 affronteranno allo stadio “Penzo” il Venezia. Prima, però, c’è la Luparense da battere al “Gabbiano” (arbitro Graziella Pirriatore di Bologna), per mantenere, se non altro, il distacco di tre punti sui Leoni Alati. In questo momento, il “Campo” ha il coltello dalla parte del manico. In laguna, infatti, la tensione è altissima: lo testimoniano le dichiarazioni rilasciate nelle ultime settimane dall’entourage arancioneroverde, che ha criticato aspramente l’operato degli arbitri lamentando addirittura una disparità di trattamento a vantaggio dei padovani. A Reschigliano, invece, fila tutto liscio: il pareggio di Verona con la Virtus Vecomp è stato considerato positivamente, ma c’è la consapevolezza che, con i Lupi, un passo falso potrebbe favorire il Venezia (di scena a Noale) in vista dello scontro diretto. Per la partita odierna, mister Andreucci avrà tutti i giocatori a disposizione e potrà schierare l’undici migliore. Formazione Campodarsego (4-3-3): Vanzato; Bortot, Gal, Ruopolo, Buson; Bedin, Pelizzer, Piaggio; Radrezza, Aliù, Kabine. All. Andreucci. LUPARENSE. I Lupi, dal canto loro, affronteranno una trasferta brevissima per un match proibitivo. Venti chilometri separano San Martino di Lupari da Campodarsego. Sono 32, invece, i punti di differenza fra le due “cugine”: il Campodarsego (a quota 64) si gioca la promozione con margini di errore ridottissimi, la Luparense la salvezza. Attenzione, però: la compagine di mister Cunico, nonostante la discontinuità, ha già fermato Este, Virtus Vecomp e Venezia. I rossoblù arrivano da una sconfitta piuttosto inaspettata con il Montebelluna (altra squadra che vorrebbe evitare i playout) e necessitano di punti per chiudere nel giro di due o tre giornate il discorso-salvezza. Cunico (al ritorno in panchina dopo la squalifica) dovrà fare a meno di Abubakar, Praticò (entrambi infortunati) e Sanavia (squalificato). Formazione Luparense (3-4- 3): Rossetto; Pregnolato, Severgnini, Baggio; Dal Santo, Cavallini, Pignat, Di Fusco, Roveretto, Pittarello, Beccaro. All. Cunico. ESTE. Ecco l’alabarda. Al Nuovo Stadio l’Este ospiterà la Triestina (arbitro Yuri Mastrogiuseppe di Sulmona), autentica mina vagante martoriata dalle vicissitudini societarie. Il Tribunale fallimentare, lo scorso 1 febbraio, ha dichiarato il fallimento, ma ha pure disposto l’esercizio provvisorio per salvare il campionato. Nelle ultime settimane, tuttavia, è stato l’ex calciatore Mauro Milanese ad occuparsi in prima persona (in vista dell’asta fissata a fine marzo) delle sorti della Triestina, riportando entusiasmo nell’ambiente. I giallorossi dovranno dunque stare attenti alla “voglia di imprese” degli avversari (già vittoriosi domenica scorsa con il Fontanafredda), per allungare sul Belluno e provare ad avvicinarsi alle due di testa. Formazione Este (4-3-3): Lorello; Tiozzo, Montin, Guagnetti, Rosina; Caporali, Arvia, Maldonado; Coraini, Mastroianni, Marcandella. All. Pagan. ABANO. Dopo lo strepitoso pareggio strappato al Venezia, la strada per l’Abano sembra tutta in discesa verso un finale di campionato all’insegna della serenità. La Liventina (arbitro Alessio Angelo Boscarino di Siracusa) insegue in classifica i neroverdi (a -1), ma sembra un avversario tutto sommato abbordabile per gli uomini di Karel Zeman, che si presenteranno allo stadio “Samassa” di Motta di Livenza con un ruolino di marcia, nel girone di ritorno s’intende, di tutto rispetto: 4 vittorie, 2 pareggi e 1 sola sconfitta (nel derby con la Luparense). Formazione Abano (4-3-3): Rossi Chauvenet; Tescaro, Cuccato, Thomassen, Zattarin; De Cesare, Ballarin, Bortolotto; Caridi, Creati, Gnago. All. Zeman. Virtus Vecomp corsara. Nell’anticipo di ieri a Levico, la Virtus Vecomp ha vinto 3-1 contro i trentini, salendo a 48 punti in classifica.
Ore 12.10 – (Gazzettino) Venturato, tra i convocati torna Pascali: giocherà lui al fianco di Scaglia? «Ha superato i problemi fisici, da due settimane sta lavorando con il gruppo con grande intensità, è disponibile al pari degli altri». Che gara sarà la sfida dell’Euganeo? «Molto particolare, sempre sentita da entrambe le parti, anche dal punto di vista emotivo. L’importante è che il Cittadella sia concentrato soltanto su se stesso, da qui alla fine ci sono dodici finali da giocare, la prima è contro il Padova, ed è quella più importante in questo momento». Come si vince il derby? «Senza dare niente per scontato, non bisogna sottovalutare alcun aspetto perché ogni punto va conquistato sul campo. Sappiamo che il Padova è migliorato molto negli ultimi tempi, ha inserito qualche buon giocatore, ha cambiato tecnico rispetto alla gara di andata. Pillon è un allenatore esperto, che ha lavorato ai massimi livelli, saprà motivare il gruppo e impostare al meglio una sfida del genere». La voglia di rivalsa del Padova, il tifo dell’Euganeo, il valore della rosa biancoscudata: cosa teme di più? «Perdendo di vista soltanto un particolare di una singola gara, rischi di sbagliare partita. Il Cittadella per vincere deve fare una grande prestazione, e per riuscirvi deve considerare tutte le possibili variabili che potrebbero presentarsi nell’arco dei novanta minuti. Giocheremo in uno stadio importante, come lo è la piazza: vivere questo genere di partite credo sia appagante a livello motivazionale. Per fare risultato nel derby il Cittadella dovrà disputare una grande prova, scendere in campo con il giusto atteggiamento». Che Padova si aspetta Venturato? «Migliorato molto, soprattutto nella fase difensiva. Ha grandi qualità in avanti, sia nei singoli che nel collettivo». I numeri dicono che è difficile battere i biancoscudati. «È difficile per tutti vincere contro il Padova, sarà così anche per noi. Ci proveremo sino alla fine». Il Cittadella nel posticipo con il Pavia è apparso arrembante in attacco ma ha prestato il fianco alle ripartenze. «Abbiamo lavorato su questo aspetto, cercando di bloccare le azioni degli avversari sul nascere. Siamo migliorati molto, altrettanto possiamo ancora fare. Sotto questo punto di vista il Padova rappresenta un test importante». Nella rifinitura di ieri mattina Minesso è stato schierato a lungo tra i potenziali titolari, Venturato però dovrebbe cambiare davvero poco rispetto a lunedì scorso: in difesa Cappelletti è favorito rispetto a Pascali, a centrocampo Zaccagni potrebbe spuntarla su Lora, reduce dalla botta alla caviglia rimediata nel posticipo. In avanti Jallow al fianco di Litteri.
Ore 11.50 – (Mattino di Padova) A Roberto Venturato non dispiace “dare i numeri”. E, per quanto riguarda il Padova, i meri dati oggettivi dicono che nelle ultime 5 giornate ha incassato un solo gol – peraltro in trasferta, a Piacenza – e che non ne subisce uno da tre gare di fila. «Le statistiche dicono che in questo momento battere i biancoscudati è difficile per tutti», sottolinea il tecnico granata alla vigilia. Guai, però, a pensare che il suo Cittadella, se le cose si metteranno in un certo modo, oggi all’Euganeo possa anche accontentarsi del pareggio. «Noi andremo in campo per vincere, tenendo fede a quelle che sono le nostre caratteristiche e cercando di sfruttare le nostre qualità, in questa che è la più importante tra le 12 finali che ci attendono da qui al termine della stagione». Non solo Neto. Il derby è anche la sfida tra il secondo miglior attacco del girone, con Litteri e soci capaci sin qui di buttar dentro la palla in 37 occasioni, e il secondo reparto arretrato meno perforato, quello di casa, capitolato soltanto 17 volte. «Il Padova utilizza anche dieci giocatori nella fase difensiva e subisce pochi gol, ma davanti può contare su attaccanti di alto livello come Neto e Altinier, senza considerare la qualità di elementi che possono entrare a partita in corso, come Sparacello e Bearzotti. Ecco perché dico che dovremo far vedere ancora qualcosa di più rispetto alla gara d’andata. Davanti avremo una squadra migliore, guidata da un tecnico come Pillon, che ha vissuto esperienze importanti e che sa imprimere la sua impronta anche sulla singola sfida». Pascali c’è ma… Alla ritrovata solidità biancoscudata fanno da contraltare le “sbavature” che continuano puntualmente a ripresentarsi nella fase difensiva della capolista. In questo senso il prossimo rientro di Pascali, che ha ripreso a correre da un paio di settimane ma che soltanto giovedì è tornato ad allenarsi dall’inizio alla fine in gruppo, potrebbe rivelarsi prezioso. «Dobbiamo migliorare nella capacità di bloccare le azioni sul nascere, sulle cosiddette marcature preventive. Lo sappiamo e ci stiamo lavorando. Pascali? Si è impegnato molto per recuperare dal suo infortunio e sicuramente sarà con noi all’Euganeo. Dopodiché, se sarà titolare o no, lo vedrete prima della partita», le abbottonate parole del tecnico di Atherton. Qualcosa in più, in questo senso, ha detto la seduta di rifinitura di ieri: il centrale difensivo è stato utilizzato fra le riserve, con la pettorina bianca, mentre Scaglia e Cappelletti sono stati confermati assieme dall’altra parte. Tentazione Minesso. L’ultimo allenamento ha visto Jallow affiancare Litteri in attacco: il “Gervinho” granata, assente all’andata perché squalificato, è pronto per il suo debutto nel derby, una gara in cui le sue travolgenti sgroppate potrebbero lasciare il segno. Persiste poi il ballottaggio fra gli scudieri di capitan Iori in mezzo al campo, e in lizza pare esserci pure Minesso, che ieri indossava la pettorina blu assieme a Zaccagni. Che Venturato abbia solo mischiato le carte? O che sia proprio Mattia, esterno sinistro che potrebbe riadattarsi a mezzala, la mossa a sorpresa per questo match, magari a gara in corso? «Minesso è in grande condizione, sta molto bene», ha rimarcato l’allenatore, senza aggiungere di più. Le emozioni. E poi c’è il contorno, che in un derby non è secondario. «Tutto l’ambiente sente in modo particolare quest’incontro. Da uomo di calcio dico che è bello poter giocare e vivere sfide come questa, in uno stadio importante, di fronte ad un pubblico numeroso. Le variabili in ballo sono tante ma, se riesci ad interpretarle nel modo giusto, ti permettono di giocare una grande partita».
Ore 11.30 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Non solo tecnica ma anche fattori emotivi”) Padova e Cittadella si presentano all’Euganeo sull’onda di numeri importanti: i biancoscudati sono in serie positiva da dieci giornate, i granata hanno consolidato il primo posto vincendo tutte e cinque le partite del girone di ritorno. Ma è soprattutto sul piano del gioco che le due squadre stanno certificando il loro valore. Il Padova di Pillon sa esprimere organizzazione, compattezza e disponibilità, muovendosi sul campo con un’unica testa e tenendo la linee sempre strette. Il suo punto di forza in questo momento è la difesa, che non prende gol da tre partite. Meno incisivo l’attacco, ma il ritorno di Petrilli dovrebbe garantire più brillantezza e fantasia. Il Cittadella di Venturato offre invece il meglio del suo repertorio quando può sviluppare la sua azione offensiva, sfruttando l’ampiezza di manovra e la qualità dei suoi attaccanti dove su tutti spicca Litteri, spietato davanti alla porta e bravissimo anche ad aprire gli spazi ai compagni. I granata concedono invece un po’ troppo alle ripartenze degli avversari. Ecco che il rientro di Pascali arriva al momento giusto per limitare i disagi difensivi. Fin qui lo stato di salute delle due formazioni. Ma partite di questo tipo vanno oltre gli aspetti tecnici. A deciderle possono concorrere i fattori emotivi, la capacità di sfruttare gli episodi, la fortuna, le decisioni arbitrali. Buon derby a tutti.
Ore 11.20 – Probabile formazione Padova (Gazzettino): Favaro; Dionisi, Diniz, Sbraga, Favalli; Ilari, Corti, De Risio, Petrilli; Neto Pereira, Altinier.
Ore 11.10 – (Gazzettino) I PRECEDENTI. Mai finora il derby si è chiuso a reti bianche. I numeri vedono nel complesso avanti il Padova (nove vittorie, dieci pareggi e sei sconfitte), ma le ultime tre sfide hanno sempre visto prevalere il Cittadella. Idem per le gare dell’Euganeo che premiano i biancoscudati (sei successi, quattro pareggi e due ko), ma con l’ultimo ricordo a dir poco allucinante: sconfitta per 4-0 il 22 marzo 2014, conseguente pesante contestazione dei tifosi e retrocessione a fine campionato. Occhio infine ai gol in “zona Cesarini” che in quattro occasioni hanno permesso al Padova di conquistare in casa i tre punti. Decisivi Pietranera (2002-2003), Bovo (2010-11), Trevisan (2011-12) e Raimondi (doppietta nel torneo 2012-13). LE CURIOSITÀ. Tre a uno per il Cittadella sul fronte degli ex in campo. Hanno trascorsi in biancoscudato Iori, Cappelletti e Bonazzoli, a segno quest’ultimo a spese dei granata al Tombolato nel derby del 2013 finito 3-3. Risponde il Padova con Altinier, unico giocatore insieme a Di Nardo ad avere segnato con entrambe le maglie. QUI TIFOSI. A ieri sono stati venduti 1.652 biglietti di cui 354 per il settore ospiti. Aggiungendo i 3.411 abbonati, si è dunque a quota 5.063. Oggi tagliandi disponibili fino alle 12.30 nei punti Ticketone e sul relativo sito web e dalle 13.30 ai botteghini dell’Euganeo. Allo stadio i sostenitori granata, anche se privi di Tessera del Tifoso, potranno acquistare i tagliandi per ogni settore. In ogni caso è opportuno per tutti raggiungere lo stadio in anticipo per evitare code e contrattempi. Non mancherà lo spettacolo sugli spalti ed entrambe le tifoserie hanno pronta una particolare coreografia.
Ore 11.00 – (Gazzettino) Il Cittadella per continuare a pensare in grande, il Padova per il prestigio, per lo spirito di rivalsa dopo il ko dell’andata e per provare a cullare un sogno. Qualunque sia lo spirito con cui le due contendenti affronteranno il derby di oggi, un dato è certo: mai come in questa occasione arrivano all’appuntamento nel loro momento migliore e con la consapevolezza di potere regalare un dispiacere all’avversario. I granata, primi e in fuga (mai una padovana aveva affrontato questa sfida trovandosi al vertice), sono reduci da cinque successi di fila compreso quello pesantissimo di lunedì sera con il Pavia. I biancoscudati rispondono con una serie positiva di dieci gare e con la porta inviolata nelle ultime tre, forti di una graduale, ma costante crescita sul piano del gioco e dell’autostima e con ancora in testa l’idea di potere agganciare la zona play off. Non solo. Il derby di campionato numero 26 mette di fronte il secondo attacco del girone (quello del Cittadella con 37 reti all’attivo) e la seconda difesa meno battuta (quella biancoscudata che ha subìto 17 gol). A dispetto dei 15 punti che dividono le due formazioni, il match si annuncia aperto a qualunque risultato, con gli ospiti che, classifica alla mano, hanno indubbiamente qualcosa in più dei cugini, ma che dovranno evitare di presentarsi all’Euganeo con la pancia piena dopo le tante energie mentali consumate nel posticipo.
Ore 10.50 – (Gazzettino) Sarà un derby tatticamente bloccato? «Non credo, entrambi cercheremo di vincere. Loro hanno sempre un atteggiamento offensivo, ci saranno molti capovolgimenti di fronte». Quale può essere la chiave per vincere? «Giocare a ritmi alti, pressare il più possibile ed essere cinici nello sfruttare gli spazi che a volte concedono». Guardando la fase offensiva, finora avete mandato a segno pochi giocatori. «Vero, dobbiamo avere più uomini che attaccano la porta, devono essere bravi gli esterni a capire quando accompagnare di più le punte». Un giocatore che toglierebbe al Cittadella? «Sono due. Iori perché l’ho avuto e so l’importanza che ha in squadra e Jallow che mi ha fatto un’ottima impressione: ha corsa, è bravo nell’uno contro uno e segna». Avete studiato qualche trattamento speciale? «Non dovremo snaturare il nostro gioco, anche se avremo qualche accorgimento. Anche perché loro non ti danno riferimenti, con gli attaccanti che si muovono su tutta la linea e il trequartista a volte lo trovi in mezzo al campo». Che ambiente si attende? «I nostri tifosi ci hanno dato sempre una grossa mano, dobbiamo cercare di accontentarli con una grande prestazione».
Ore 10.40 – (Gazzettino) Bepi Pillon, ha visto il Cittadella con il Pavia. Che impressione le ha fatto? «Ottima sul piano del gioco e per come hanno vinto dimostrando di non mollare mai, anche quando erano sotto 2-1. Dovremo essere tosti, capire che la partita non è mai finita, rimanere concentrati sulle nostre cose e ce la giochiamo». Anche perché state attraversando un ottimo momento. «Siamo molto fiduciosi. Rispettiamo il Cittadella che non a caso è primo e ha 15 punti più di noi, segnifica che ha fatto un percorso incredibile. Però, ripeto, ce la giochiamo fino in fondo come è nel nostro modo di pensare il calcio». Come avete vissuto questa settimana? «Per quanto mi riguarda come sempre, nel senso che non ho cambiato metodo di lavoro. Poi magari a livello mentale c’è chi sente di più la partita e chi è più tranquillo: ciascuno la vive a modo suo, l’importante è farlo senza arrivare alla gara con troppa pressione altrimenti si corre il rischio di arrivarci con le pile già scariche». Una certa elettricità nell’aria comunque si sente, dato anche il record di presenze stagionale allo stadio. «C’è uno spirito di rivalsa. Il Padova ha sempre sofferto il Cittadella in questi anni sia in serie B e sia in Lega Pro, e questo ci deve fare pensare di andare in campo con l’atteggiamento giusto: non essere remissivi, ma giocarci la partita in tutte le situazioni».
Ore 10.30 – (Gazzettino) Tra i vari vip presenti, non mancheranno oggi uno a fianco dell’altro, i sindaci di Padova e Cittadella, Massimo Bitonci e Luca Pierobon. A differenza del collega dell’Alta che punta decisamente al segno 2, il padrone di casa, con un cuore diviso a metà per i suoi trascorsi amministrativi sotto le mura, vede un derby aperto a qualunque risultato. «In primo luogo – esordisce – spero in una bella partita in cui vinca lo sport e sicuramente questo avverrà. Le due società sono accomunate dalla stessa filosofia all’insegna della serietà nella gestione amministrativa e nei rapporti con i tifosi». E le squadre? «Sono protagoniste di stagioni diverse, con il Cittadella che ha la seria prospettiva di tornare in B e il Padova che, dopo l’anno eccezionale che lo ha visto subito vincere, ripartendo da zero, sta vivendo un naturale campionato di assestamento in cui gettare le basi per il futuro. Nello sport ci sta tutto, la palla è rotonda e può finire in rete di qua e di là». Così il vice sindaco reggente di Cittadella: «Un derby sentito, i nostri tifosi verranno in massa come era successo a Bassano e il bel tempo aiuta. Ho sempre seguito i granata in casa, oltre a qualche trasferta. Stanno giocando bene, sono cresciuti e maturati. Se fanno la loro solita gara, magari sistemandosi dietro con il rientro di Pascali, non ce n’è per nessuno ed è quello che mi aspetto». E il Padova? «Se farà un bel campionato sono felice e gli auguro ogni bene possibile, ma da lunedì in poi …».
Ore 10.10 – Probabile formazione Padova (Mattino di Padova): Favaro; Dionisi, Diniz, Sbraga, Favalli; Ilari, Corti, De Risio, Petrilli; Neto Pereira, Altinier.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Si affrontano due squadre organizzate: che partita sarà? «Non credo che verrà fuori una gara bloccata. Tutt’e due cercheranno di vincerla, tanto più il Cittadella che gioca sempre con un atteggiamento molto offensivo. Non sarà una gara molto tattica, ci saranno tanti ribaltamenti di fronte, e per questo noi dovremo essere corti e aggressivi. Se vogliamo vincerla, dovremo tenere alti i ritmi, pressare e cercare di sfruttare gli spazi che a volte concedono. E poi essere cinici: quando capiterà l’occasione, dovremo buttarla dentro». Il vostro punto debole è proprio la difficoltà ad andare a rete… «Dobbiamo migliorare, questo è fuor di dubbio: dobbiamo attaccare la porta con più uomini, cercare di accompagnare l’azione con gli esterni, e questo l’abbiamo analizzato anche dopo la partita di Bolzano». Già scelta la formazione? «Ho l’imbarazzo della scelta, e i nuovi si stanno dimostrando all’altezza della situazione, ma è vero che da due mesi e mezzo ormai ci sono undici giocatori che cominciano ad avere una fisionomia di squadra e sanno bene cosa pretendo da loro». Se potesse, c’è un giocatore che toglierebbe a Venturato? «Sì, e sono due. Uno è Jallow, che lunedì mi ha fatto una grande impressione: è un giocatore di corsa, bravo negli spazi e nell’uno contro uno. E poi Iori, che ho avuto e di cui conosco bene l’importanza».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) «Anche nelle difficoltà, anche quando erano sotto, non hanno mollato niente, ma, anzi, hanno aumentato la spinta. Sono una squadra che ci prova fino al 94’, perciò dovremo essere tosti: la partita oggi non finirà mai, andiamo concentrati e giochiamocela». Al di là della difficoltà dell’impegno, c’è fiducia nell’ambiente? «Siamo fiduciosi, rispettiamo molto un avversario che ha 15 punti più di noi e che finora ha fatto grandissime cose, ma ce la vogliamo giocare perché questo è il nostro modo di interpretare il calcio. A volte ci riusciamo bene, altre volte meno, ma almeno ci proviamo». Cittadella favorito d’obbligo? «Non ci sentiamo inferiori a nessuno, quando andiamo in campo siamo in undici come loro, quindi non dobbiamo avere alcun timore. Abbiamo dimostrato che ce la possiamo giocare contro qualunque avversario, e anche contro squadre molto attrezzate». Avverte elettricità? «Credo che ci sia spirito di rivalsa, nell’ambiente e nella squadra. Contro il Cittadella il Padova ha sempre sofferto, lo dice la storia di questo tipo di incontri, e per questo dobbiamo andare in campo con l’atteggiamento giusto, senza mai essere remissivi».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Per il pubblico, per la classifica, ma prima di tutto per se stesso. È il giorno di Padova-Cittadella, del 31º derby padovano nella storia del calcio: in un Euganeo vestito a festa, e già certo del record stagionale di pubblico, i biancoscudati affrontano i “cugini” granata, stabilmente in testa alla classifica. Se, come due settimane fa, il Padova sarà capace di battere il più quotato avversario, la soddisfazione sarà tripla: per i 5.000 sugli spalti, per continuare a sperare in un sogno chiamato playoff e non ancora del tutto sfumato, ma pure per vendicare le ultime tre sconfitte consecutive contro il Citta. Tra cui quella dell’andata al Tombolato, certo, ma soprattutto lo 0-4 con cui Azzi e compagni inflissero il colpo di grazia ad una squadra ormai in picchiata verso la retrocessione, due stagioni fa in Serie B, con Serena in panchina. Bepi Pillon lunedì scorso ha visto de visu il Cittadella battere il Pavia: gli ha fatto una grande impressione, ma non l’ha intimorito. «Vincendo quella partita hanno dimostrato che non mollano mai», osserva alla vigilia.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Il derby sfonda quota 5.000, e richiama il pubblico delle grandi occasioni. Lo stadio Euganeo è pronto a registrare il record stagionale di affluenza. Finora i presenti già assicurati sono oltre cinquemila, appunto, per la precisione 5.063. Oltre ai 3.411 abbonati biancoscudati, i paganti già certi sono 1.652, di cui 354 tifosi granata, che si sistemeranno in curva Nord: il record di presenze che apparteneva a Padova-Bassano e ai suoi 4.759 spettatori è stato battuto, ma sino al fischio d’inizio è possibile acquistare i biglietti ai botteghini per tutti i settori, eccetto quello ospite. E, vista l’importanza della sfida, sono tanti anche i personaggi noti attesi in tribuna: hanno annunciato la loro presenza il sindaco Bitonci e il reggente di Cittadella, Pierobon. Confermato l’arrivo pure di Totò Di Nardo, ex di entrambe le squadre e unico, insieme ad Altinier, ad aver segnato nel derby con entrambe le maglie. Nei giorni scorsi, poi, è tornato in città anche Savio Amirante, giunto apposta per l’evento. E, infine, sono tante le società di Lega Pro e di Serie B che invieranno osservatori. Tra questi Rino Foschi: l’ex diesse biancoscudato arriverà da Cesena per assistere alla gara, anche se non è chiaro su chi possa aver puntato gli occhi…
Ore 09.00 – Probabile formazione Padova (Corriere del Veneto): Favaro; Dionisi, Diniz, Sbraga, Favalli; Ilari, De Risio, Corti, Petrilli; Altinier, Neto Pereira.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Qui Cittadella La pretattica, quando si parla di Roberto Venturato, è un passaggio obbligato. Figuriamoci se poi la partita sotto la lente è il derby col Padova, bene o male quella più sentita della stagione nella città murata. «Pascali rientra e sta bene — abbozza — sono due settimane che lavora con continuità, è a disposizione. Per il resto siamo quelli della scorsa volta. Ma non dico se Pascali partirà o meno, vi lascio i vostri dubbi». E il dubbio c’è davvero, perché se fosse uno qualunque Pascali si accomodererebbe in panchina, ma visto e considerato che con Venturato c’è un legame di ferro potrebbe pure starci la sorpresa. «Vi dico solo che vincerà il Padova — ridacchia l’ex Kilmarnock — loro sono fortissimi, in casa poi non hanno rivali. Il derby sarà loro». Giochini che animano la vigilia di un derby sempre più sentito e che potrebbe spostare diversi equilibri ma solo nel caso del Padova: i sette punti di vantaggio sulla seconda che il Cittadella si è guadagnato sarebbero scalfiti solo in piccola parte da un’eventuale sconfitta. «Il Padova ha cambiato qualcosa ed è migliorato — evidenzia Venturato — Pillon ha una grande esperienza anche a livello di massima serie. Noi dobbiamo fare una partita attenta, dobbiamo stare concentrati. Abbiamo cercato di lavorare per considerare tutte le variabili, tra le quali il clima che troveremo. Sicuramente i loro tifosi saranno in tanti. Il valore del Padova è indiscusso, Pillon non ha ancora perso una partita. Mi sembra sia una squadra che lavora molto bene e, ripeto, è migliorata tanto sotto ogni punto di vista». Tattiche e pretattiche. Adesso però, la parola passa al campo. Ed è sempre quella che conta di più.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) E adesso spazio solo al campo, almeno per 90 minuti più recupero. Spazio solo alle ultime impressioni, alle tattiche e alle pretattiche, al confronto basato anche sul filo dei nervi. Perché il derby tra Padova e Cittadella, comunque lo si voglia vedere, non è mai stato e mai sarà una partita come le altre. Il Citta guarda dall’alto il Padova, forte del primato e dei 47 punti; il Padova punta sulla rincorsa ai playoff e non ha intenzione di lasciare punti sul prato dell’Euganeo. Qui Padova Imbattuto e solido come l’acciaio, senza macchia e senza sconfitte da quando è diventato allenatore del Padova. Eppure non ancora del tutto soddisfatto di se stesso e della squadra, così come della sua ragguardevole media punti, appena sotto i due a partita dopo il pari di Bolzano. «Perché se vogliamo davvero ambire ai playoff dobbiamo aumentare il ritmo, cancellare i difetti e mettere la quinta. La concorrenza non ci aspetta». Giuseppe Pillon è carico come una molla, dopo una rifinitura dove più di qualche giocatore ha dimostrato di avere nelle corde una carica agonistica che fa ben sperare. Ma il Cittadella ha fatto capire più volte, l’ultima delle quali lunedì scorso, di avere in canna il colpo del ko in qualsiasi momento della partita, anche dopo il novantesimo. «C’è anche spirito di rivalsa — ammette a denti stretti Pillon — perché il Padova ha sempre sofferto questa partita. Mi aspetto 90 minuti vivaci e non bloccati. Ci saranno tanti ribaltoni, non vedo una partita tattica, dobbiamo restare corti. La chiave per vincere sarà quella di giocare a ritmi alti, pressare, sfruttare gli spazi ed essere cinici. Noi dobbiamo migliorare nella fase offensiva, se mandiamo più uomini davanti si può segnare di più». Non ha dubbi, Pillon, quando gli chiedono chi toglierebbe all’avversario, potendo pescare nel mazzo altrui a tradimento: «Toglierei Jallow e Iori al Cittadella – attacca – sono i due giocatori che hanno le qualità migliori». Sorprese di formazione non sembrano all’orizzonte. Tornerà Petrilli, l’unico in grado di saltare l’uomo mentre resterà a guardare Fabiano, che ha inghiottito a fatica l’amaro boccone dell’esclusione ma che non ha fatto una virgola di polemica.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 47, Pordenone 43, Alessandria, Bassano e FeralpiSalò 40, Pavia 36, Reggiana 34, SudTirol 33, Padova 32, Cremonese 31, Giana Erminio 27, Cuneo, Pro Piacenza e Renate 25, Lumezzane 23, Mantova 19, AlbinoLeffe 15, Pro Patria 2 (-7 punti di penalizzazione).
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della ventitreesima giornata: Bassano-Giana Erminio 2-0 (Cenetti (Ba) al 36′ pt, Misuraca (Ba) al 19′ st), Renate-Reggiana 1-0 (Valagussa (Re) al 41′ st), Pro Patria-Lumezzane 1-1 (Sarao (Lu) al 23′ st, Santana (Pp) al 41′ st, Valotti (Lu) su rigore al 49′ st), Pavia-AlbinoLeffe 1-0 (Ferretti (Pv) al 28′ st), Alessandria-Pro Piacenza 1-1 (Vitofrancesco (Al) al 31′ pt, Barba (Pp) al 31′ st), Cremonese-Pordenone 0-2 (Cattaneo (Pn) al 27′ pt, Stefani (Pn) su rigore al 45′ pt). Oggi, ore 15.00 Mantova-Cuneo, Padova-Cittadella. Domani, ore 20.00 FeralpiSalò-SudTirol.
Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 20 febbraio: rifinitura per i Biancoscudati, assente Dell’Andrea.