È sempre il prossimo il derby più importante? «Sì, resto della stessa opinione. Fa parte del mio modo di vedere le cose: preferisco pensare al futuro piuttosto che voltarmi indietro. Io ne ho vissuti tanti, di derby, e ogni volta li sento molto. È bello gustarsi le emozioni che si vivono prima di partite così importanti. Ma poi, una volta giocati, si resetta tutto e si guarda avanti». Stefano Marchetti non ha cambiato idea rispetto allo scorso ottobre. Anche allora, prima del match d’andata, il direttore generale del Cittadella, che pure ha giocato nelle giovanili biancoscudate vincendo uno scudetto, e vestito per due stagioni la maglia della prima squadra (nel campionato 1981/82 in Serie C/1, collezionando tre presenze e una rete, e in quello 1985/86: 28 presenze e 3 reti, contro Virescit, Fano e Modena), sorvolò sul passato. «Se devo soffermarmi su quello che è stato, più che a un episodio ripenso a una persona, Vittorio Scantamburlo, che mi ha allenato negli anni del settore giovanile insegnandomi molto. Lo ricordo sempre con affetto e, anzi, ne approfitto per ringraziarlo pubblicamente per tutto quello che mi ha trasmesso». Allora veniamo al presente: che derby sarà, quello all’Euganeo? «Una volta si parlava di partite da tripla. E credo proprio che questa faccia parte della categoria. Mi attendo una gara difficile e tesa, probabilmente molto maschia. Dovremo essere bravi a controbattere colpo su colpo a un Padova che sta bene e che, come noi, domenica si giocherà tanto. Da quello che leggo e sento, credo che si respiri un’aria elettrica in entrambi gli ambienti. I tifosi ti chiedono di vincere e ti fanno capire quanto conti quest’incontro. Inoltre, non dimentichiamolo, nel girone di ritorno i punti in palio valgono sempre qualcosa di più». Su come sia andata a finire lo scorso 10 ottobre al Tombolato non serve indugiare troppo: un 3-1 convincente per Iori e compagni. Rispetto ad allora nei reparti offensivi ci saranno due protagonisti in più: Neto Pereira, che era infortunato, e Jallow, che era squalificato. «Sarà tutta un’altra sfida. Loro sono cresciuti molto e stanno attraversando un ottimo momento. Avranno Neto in più, ma non è il caso di parlare di un solo giocatore: è un attaccante forte e importante per l’economia del gioco della sua squadra, ma è la punta dell’iceberg di un organico di livello. Un discorso che vale per il Padova come per noi, a prescindere dal singolo». Alla fine chi festeggerà? «Per partite come queste pronostici non ne faccio. Ci sono troppe sfaccettature di cui tener conto, troppe variabili, e spesso sono gli episodi a risultare decisivi. Quello che pretendo dai miei giocatori non è il risultato, ma la grande prestazione: tutti sanno che dovranno dare più del 100%». Se questo Cittadella ha un difetto, è legato alle amnesie difensive che puntualmente si ripresentano. In questo senso il rientro di Pascali al centro del reparto arretrato potrebbe rivelarsi molto utile. «Pascali proprio ieri ha ripreso ad allenarsi col gruppo, ma dovremo valutare nelle prossime ore come risponderà al lavoro svolto. In queste settimane di assenza dal campo la sua è stata comunque una presenza preziosa nello spogliatoio. Ma se non ci sarà lui ci sarà un altro giocatore valido al suo posto. Di questo, effettivamente, trovo che si parli poco…». Di cosa, prego? «Di come siamo arrivati sin qui dovendo fare i conti con una serie di infortuni pesanti. Cito solo i più gravi: abbiamo perso Bobb sino a fine campionato, Paolucci è fuori da diverse settimane e ne avrà ancora per un po’, Pascali sta rientrando solo adesso. Abbiamo saputo sopperire ad assenze serie. Non è da tutti riuscirci».
(Fonte: Mattino di Padova, Diego Zilio)