Se c’è una minima speranza di riagganciare il treno playoff (che personalmente ritengo difficilmente raggiungibile per una serie di motivi) questa passa per domenica all’Euganeo. Padova-Cittadella non può essere una partita come le altre. Passano gli anni e i granata sono sempre lì, a combattere in prima linea. Trovo molte analogie fra la retrocessione del Chievo del 2007 e quella del Cittadella del maggio 2015. In entrambi i casi si era di fronte a un guado: o lo si superava e ci si rialzava subito, oppure il rischio di essere travolti dalle rapide era più che concreto. Campedelli e Gabrielli, dopo la perdita della categoria, con tutte le debite proporzioni hanno attuato la stessa politica: conferma dei propri dirigenti plenipotenziari (Sartori e Marchetti), sfruttamento immediato del cosiddetto “paracadute” che attutisce il colpo economico-fiinanziario dopo la retrocessione, conferma in blocco (salvo rare eccezioni) di gran parte della rosa, rimodulazione dei contratti in essere già prevista. Il risultato sembra poter essere lo stesso: il Cittadella non è già in B, ma è sulla buona strada, il Chievo tornò in A al primo tentativo proseguendo la propria storia moderna fatta di tanta, tantissima Serie A.
Padova-Cittadella non può essere una partita come le altre. Perché i tempi cambiano, la storia dei rispettivi club (tuttora imparagonabile) si arricchisce di nuovi capitoli e i rapporti di forza sul campo vengono rimodulati. A vedere le cifre, il bilancio è quasi in equilibrio, appena a favore dei granata. Domenica, al fischio d’inizio, ci saranno 15 punti di distacco fra le due contendenti, un abisso solo a pensarci qualche anno fa. Ma che ci sta tutto. Il Padova a mio parere sta facendo il massimo e l’estate scorsa non mi aspettavo nulla di più rispetto a quanto oggi non racconti la classifica del girone A di Lega Pro. Il mercato di gennaio ha rinforzato entrambe, Marchetti ha deciso di non lasciare nulla d’intentato sulla strada della B e De Poli ha corretto con pazienza i difetti congeniti della rosa emersi già nelle prime settimane di campionato.
Oggi il Cittadella, lo dice la classifica e lo dice la composizione delle due rose, è superiore al Padova e domenica parte da favorito. Ma attenzione, perché rispetto al girone d’andata, quando a tratti si arrivò ai limiti del “no contest”, stavolta potrebbe accadere di tutto. Pillon ha rattoppato e rammendato prima, per poi rifarsi l’abito ancora da imbattuto, Venturato ha fatto un lavoro super, con il vantaggio di avere ricambi in panchina di grandissima qualità, la maggior parte dei quali giocherebbero titolari in quasi tutte le rivali per la promozione. Il guado, dunque, riguarda entrambe, ma a mio parere è la prova del nove soprattutto per il Padova. Se Pillon, alla vigilia della partita di Bolzano, si era espresso auspicando un’accelerazione proprio in chiave playoff dei propri giocatori alzando la media dei due punti a partita, evidentemente a Bolzano non ha trovato fino in fondo quello che cercava. Per sperare nei playoff ci vuole coraggio, anche a costo di uscirne scottati. La salvezza non è e non sarà un problema, l’anonimato di metà classifica da qui a fine stagione è, invece, dietro l’angolo, nonostante l’ottimo restyling andato in scena dopo l’esonero di Carmine Parlato. Per questo e per superare il guado ci vuole coraggio e, chissà, pure un pizzico di sfrontatezza. Dopotutto da perdere per il Padova c’è poco, mentre il Cittadella ha scavato fra sé e la concorrenza un solco profondo sette punti. Tanti, anzi tantissimi, arrivati a questo punto della stagione. Con tutto quello che ne consegue.