Il derby d’andata gli servì per presentarsi. Un gol con la maglia del Cittadella, Gianluca Litteri, l’aveva già realizzato un paio di settimane prima, contro la Pro Piacenza. Ma in quelle prime giornate di settembre la condizione del 27enne centravanti catanese non era ancora la migliore. Contro il Padova, invece, “Litte” si guadagnò il rigore con cui Iori sbloccò l’incontro, fece ammattire Fabiano, causandone l’espulsione, e coronò una prova sontuosa con una rete d’autore, dopo essersi portato a spasso la retroguardia biancoscudata. «Penso di aver disputato una delle mie migliori partite al Cittadella, quella sera. Da lì ho dato il via ad una serie di tante prestazioni positive, con cui credo di aver dimostrato quello che valgo ai tifosi», ammette il diretto interessato. Lei veste la maglia granata soltanto da questa stagione, ma avrà capito che la prossima non sarà una sfida come le altre. «Lo so, la gara dello scorso ottobre mi ha lasciato addosso belle sensazioni. Al bar, poi, di battute i tifosi me ne fanno sempre, ma in questi giorni s’intensificano: è tutto un “mi raccomando, sai che ci teniamo”». E lei cosa risponde? «Che sono convinto che possiamo ripeterci». Il Padova, però, oggi ha un altro passo rispetto ad allora e soprattutto ha raggiunto una ben diversa solidità difensiva, tanto da aver incassato un solo gol nelle ultime cinque giornate. «È un dato di fatto. Secondo me la classifica non rispecchia il valore della sua rosa, che è attrezzatissima. In un certo senso, ora il Padova sta raccogliendo i frutti di quanto seminato, è una squadra più quadrata rispetto all’andata, in cui ognuno sa ciò che deve fare». Se potesse togliere un giocatore ai biancoscudati, chi leverebbe? «Faccio un solo nome, di un attaccante che mi è sempre piaciuto molto: Neto Pereira, un giocatore che sa spostare gli equilibri a favore della squadra in cui gioca, che sa segnare e far segnare. Ma credo che abbiamo i mezzi per poterlo arginare». A proposito di gol fatti e fatti fare: c’è chi le ha attribuito quello del momentaneo 2-2 della sfida con il Pavia. Lo rivendica o possiamo “certificare” l’autorete di Siniscalchi? «Ho colpito anch’io il pallone messo in mezzo da Jallow, ma tecnicamente è giusto parlare di autogol. Ho deviato la sfera con il costato e credo che quel tocco sia stato fondamentale, perché l’ho spinta verso il difensore. Ma ammetto che, senza il suo intervento, la palla non sarebbe andata verso la porta… Per cui resto a 10 gol stagionali». Lei spazia sempre lungo tutto il fronte offensivo, riuscendo spesso a fare reparto da solo, ma contro il Pavia si è notato l’incessante movimento per favorire gli inserimenti dalle retrovie dei compagni. Dipende dal partner che ha al fianco? «No, ma l’indicazione era quella di non offrire punti di riferimento all’avversario, cercando di essere il più mobile possibile. Se andate a rivedere la partita, sulla maggior parte dei cross o io o Jallow eravamo in mezzo all’area pronti a colpire. Ci siamo mossi bene». Capitan Iori ha detto che la vittoria sui lombardi è una sorta di «mazzata per le inseguitrici» che vi aspettavano al varco. «Secondo me quelli con il Pavia sono stati i tre punti più importanti della stagione: per la difficoltà oggettiva della partita e per la pressione che si era creata nei nostri confronti dopo che tutte le rivali dirette avevano già giocato. È stata una gara-chiave, e l’abbiamo interpretata in modo quasi perfetto». E ora c’è subito un altro snodo. «Avremo davanti un osso duro, ma possiamo confermarci».
(Fonte: Diego Zilio, Mattino)