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Ore 22.00 – (Il Piccolo) Questo matrimonio s’ha da fare: le parti lo vogliono, si amano, non vedono l’ora di convolare a nozze. Ma una parte vuole attendere che i documenti siano veramente in regola, con tanto di timbro e certificazione: e per questo, è disposta a fare un sacrificio e ad aspettare. Romanzandolo un po’, è questo il punto della situazione fra la Curva Furlan e la Triestina in esercizio provvisorio, sotto la gestione tecnico-sportiva di Mauro Milanese. Martedì sera lo stesso Milanese si è incontrato con i ragazzi della curva: un confronto cordiale nel quale da una parte si è chiarito che la decisione di non andare ancora allo stadio non vuol dire certo sfiducia verso chi sta cercando di far risorgere l’Unione, mentre dall’altra c’è stata comprensione e nessuna forzatura ad accelerare i tempi. Lorenzo Campanale, portavoce del gruppo della Curva Furlan, spiega: «A Milanese ci premeva evidenziare che non c’è nessuna mancanza di rispetto o fiducia nei suoi confronti, anzi. Non siamo nemmeno preoccupati, ma pronti e determinati perché si sta prendendo la giusta strada. Però abbiamo ribadito che dopo aver lottato tanto per una nuova proprietà con tanto di presidente, aspettiamo quel giorno per ritornare allo stadio. Insomma la curva aspetta il giorno benedetto che si decida tutto con l’asta, per poi riempire la curva e fare il tifo per una squadra con una proprietà definitiva e con il marchio. Milanese rispetta la nostra posizione e non ci ha spinti a tornare subito. Ovvio che gli farebbe piacere, ma capisce cosa abbiamo passato. E quando torneremo, siamo pronti a iniziative per popolare ancora di più lo stadio». Campanale sottolinea che i primi a soffrire della situazione sono proprio i tifosi della curva: «Anche noi non vediamo l’ora di tornare: per noi è una decisione sofferta. Siamo fieri della scelta ma consapevoli che la curva può essere determinante. Per questo speriamo che i tempi dell’asta siano brevi. Speriamo anche che prossimamente la città possa avere in qualche modo un contatto con Biasin: vogliamo fargli capire che basta poco qui per far tornare l’entusiasmo, Trieste ha fame di calcio». Mauro Milanese, da parte sua, conferma rispetto e comprensione per la situazione: «La posizione della curva non è contro di me, è per la loro mentalità e per la coerenza con certi concetti che per ora stanno fuori, anche se ne soffrono. Ma sono contenti di quello che sto facendo e mi hanno rincuorato. Si tratta di una scelta da rispettare, capisco le loro paure dopo tutto quello che è successo e gli anni che hanno passato. Ma anche loro non vedono l’ora di tornare e quello che piacerebbe a tutti è uno stadio di nuovo pieno». Intanto oggi a Prosecco amichevole in famiglia, che servirà anche da test per i tanti giocatori in prova in questi giorni.
Ore 21.30 – (Corriere delle Alpi) Roberto Vecchiato a tutto campo. L’allenatore del Belluno sta preparando la sfida di domenica contro il Giorgione (senza Mosca e lo squalificato Acampora). Il tecnico gialloblù è arrivato alla guida di Corbanese e compagni nell’estate 2013, e alla sua prima esperienza sulla panchina di una squadra, ha ottenuto subito ottimi risultati. Domani è il giorno delle riconferme. Quando nell’estate 2013 Fardin ti ha chiamato pensavi ti chiedesse di giocare un altro anno, invece ti ha convinto a cominciare subito ad allenare. Avresti mai pensato di rimanere qui tre anni, forse quattro? «Quando sono arrivato a Belluno non pensavo ad altro che cominciare un nuovo periodo lavorativo, diverso dagli ultimi venticinque anni nei quali avevo giocato a calcio – spiega Roberto Vecchiato – sinceramente non progettavo il mio futuro, ma cercavo di concentrarmi allenamento dopo allenamento, alle amichevoli e a conoscere i giocatori. Non potevo immaginare che avrei fatto così bene subito, quindi mi godo il momento anche se sono consapevole che in questo mondo le cose cambiano molto velocemente. Basta pensare ai quattro pareggi consecutivi di inizio stagione, si sentivano già dei mugugni, e invece siamo ancora qua…». Hai giocato a calcio per venticinque anni in tante squadre diverse e provando categorie differenti, dalla serie C, fino all’Eccellenza. Qui a Belluno come si vive il calcio? «Penso che qui ci sia veramente il giusto equilibrio – continua Vecchiato – sono stati in tanti posti. alcuni più caldi, altri meno, ma qui a Belluno si sta bene perchè si dà il giusto peso alle cose che si fanno, senza prendersi troppo sul serio a volte, mentre quando c’è da lavorare lo si fa con impegno. I tifosi si fanno sentire, gli organi di stampa e la televisione ci segue sempre con molto interesse. Qui a Belluno si sta bene». Hai rimpianti come calciatore? «Ho giocato fino a 41 anni in serie D, ho dato tutto, ho conquistato quattro promozioni e sono felice – continua Vecchiato – c’è stato un momento della mia carriera dove forse avrei potuto fare qualcosa in più ma va bene così. Mi sono fatto tanti amici e mi sono divertito». Progetti da allenatore? «L’ambizione di fare sempre di più c’è, ma non mi sento obbligato. Mi piace tanto allenare, magari tra due anni sono in Promozione, non si può mai sapere. Nel frattempo studio per migliorare e cercare di ottenere il massimo». Pensi di più a raggiungere il terzo posto, oppure a difendere il quarto dalla Virtus Vecomp? «Le due cose vanno di pari passo – spiega l’allenatore del Belluno – per raggiungere questi obiettivi serve fare tanti punti ed è questo che vogliamo fare. Se conquisteremo tante lunghezze c’è la possibilità di arrivare terzi e allo stesso tempo è molto probabile arrivare quarti». Da buon juventino, quanto finisce Juve – Bayern Monaco tra una settimana? «Mi piacerebbe finisse 1-0 per la Juve, il gol magari di Dybala».
Ore 21.00 – (La Provincia Pavese) Qualche prova di «rombo» era stata fatta in settimana, ma il cambio di modulo del Pavia, dal 4-4-2 al 4-3-1-2, nella delicatissima gara di Cittadella ha sorpreso in tanti. E anche se la scelta di mister Brini è dipesa forse dal tentativo di fronteggiare l’avversario con una disposizione «a specchio» (il Cittadella utilizza lo stesso modulo), l’esperimento può avere un futuro in questa parte finale di stagione, nella quale gli azzurri si giocano le ultime chance di agguantare i play off. A cominciare dal fatto che per la prima volta si sono potuti vedere assieme Sforzini e Ferretti, e con ottimi risultati. Implacabile realizzatore di una doppietta il primo, in versione assistman il secondo: suo il tocco che ha liberato Sforzini per il primo vantaggio azzurro, ma non solo, perché in altre due occasioni Ferretti ha lanciato a rete il compagno di squadra facendo mulinare il suo fantastico sinistro, per poi andare vicinissimo alla rete nel finale di gara (gran parata di Alfonso). La gara di Cittadella ha dimostrato che la coesistenza tra i due non solo è possibile, ma addirittura irrinunciabile se si vuole sfruttare tutto il potenziale offensivo di cui dispone il Pavia: ha davvero poco senso che l’arrivo di un bomber con pedigree da B come Sforzini coincida con la panchina per uno come Ferretti, che in Lega Pro può essere considerato un lusso. E virare sul modulo con due punte e un trequartista sembra la soluzione ideale anche per il terzo interprete dell’auspicabile tridente azzurro, Alessandro Cesarini. Indisponibile a Cittadella per i problemi al ginocchio che si trascina da un po’, giocherebbe nel suo ruolo ideale andando a completare un attacco favoloso. Certo, qualcosa si può pagare dietro e la prova di Cittadella ha mostrato come nella fase difensiva ci sia qualcosa da rivedere, anche se lo stesso Cittadella si è rivelato parecchio vulnerabile. Un centrocampo a tre più da battaglia potrebbe però supplire alla trazione anteriore garantita dal tridente, come pure a dar manforte sulle fasce, a quel punto più scoperte. Ma in fondo è arrivato il momento di prendersi dei rischi, se si vuole evitare di mancare del tutto l’obiettivo play off, di nuovo allontanato dalla sconfitta di lunedì sera.
Ore 20.30 – (Gazzetta di Reggio) Sui campi sintetici della Reggio Calcio, ieri mattina l’allenatore Colombo ha iniziato la full immersion tecnico-tattica in vista della trasferta contro il Renate. Il ritorno del centrale difensivo Alessandro Spanò d insieme ad una prova non eccellente nella sfida i col Mantova sembrano aver suggerito al tecnico un ritorno alla difesa a tre, anche per avere una maggiore copertura del centrocampo potendo utilizzare i due esterni alti per creare la superiorità numerica ed arrivare al cross sulle fasce. Le incertezze però assediano una squadra falcidiata dagli infortuni, con ben sette assenti di giornata: De Biasi, Parola, Frascatore, Ceccarelli, Mignanelli, Letizia e Nolè. Basti pensare che per poter disputare la partitella finale sono stati chiamati quattro ragazzi del settore giovanile e l’allenatore in seconda Paolo Zanetti nel ruolo di regista difensivo. Ovviamente non tutte le situazioni degli assenti sono così gravi da metterne in discussione la presenza sabato, ma questi continui forfait durante la preparazione delle partite non facilitano le cose al trainer in un momento fondamentale della stagione. Al “Città di Meda” passerà l’ultimo treno per evitare un finale di stagione da dimenticatoio. Ormai arcinota l’indisponibilità di De Biasi, tutti gli altri potrebbero recuperare: Parola ieri ha lavorato al differenziato per non appesantire il polpaccio e per non aggravare l’attacco febbrile che lo ha colpito insieme a Letizia e Nolè, questi due invece erano a riposo; per Frascatore solo palestra per non forzare il piede dolente mentre Ceccarelli e Mignanelli hanno svolto esercizi fisici in attesa di guarire rispettivamente dalla distorsione alla caviglia e da un problema muscolare agli adduttori della coscia destra. Pare che anche stavolta l’undici titolare verrà deciso solo nelle ultime ore.Anche oggi la squadra si allenerà alle ore 10 alla Canalina. A CREMONA IL 5 MARZO. La Lega Pro ha stabilito che la gara tra Cremonese e Reggiana del 25° turno si giocherà sabato 5 marzo alle ore 15, allo stadio Zini.
Ore 20.10 – (Gazzetta di Reggio) Non posso che ringraziare il direttore generale Raffaele Ferrara per la sua opera prestata alla Reggiana _ rimarca il presidente Stefano Compagni _ assieme abbiamo fatto un percorso che ha riportato la Reggiana a essere competitiva in Lega Pro. Sono stati due anni ricchi di soddisfazioni e di questo non posso che essere soddisfatto e devo congratularmi con il digi per quello che ha fatto. La decisione di arrivare alla risoluzione consensuale del rapporto nasce dalla nostra esigenza di guardare al futuro pur riconoscendo la stima professionale del suo operato. Abbiamo deciso di intraprendere un diverso cammino per il bene della Regia. Ferrara ha convenuto con me che era il tempo di incamminarci su altre strade: gli auguro di proseguire la sua crescita professionale con ancora più importanti e significativi traguardi. La Reggiana volta pagina e io come presidente devo pensare al bene della società e della squadra per continuare a credere nella possibilità di recitare un ruolo da protagonista. L’impegno mio e di tutti i soci è fare di tutto per riportare la Reggiana spa ai livelli che gli competono. In questo contesto ho speso energie, tempo e fatto investimenti importanti che mi auguro saranno apprezzati e condivisi dai reggiani. Siamo convinti di poter ripartire di slancio ma abbiamo bisogno di ritrovare unità di intenti e compattezza.
Ore 19.50 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana volta pagina e inizia a programmare la prossima stagione. Ieri la società ha annunciato il divorzio «consensuale» dal direttore generale Raffaele Ferrara, con il quale i rapporti si erano progressivamente deteriorati e che da tempo era in polemica con mister Alberto Colombo e non solo. Per una società che guarda al futuro, e non vuole solo galleggiare, questo è il momento giusto per iniziare a lavorare al prossimo campionato. Oggi la Reggiana presenterà nella sede del nuovo sponsor Clean Service un nuovo dirigente, l’ex calciatore granata Giancarlo Corradini, che da tempo era in predicato di assumere qualche incarico alla luce del rapporto di fiducia con il presidente Stefano Compagni e il socio d’affari Gianfranco Medici. Il ruolo di Corradini verrà spiegato nei dettagli oggi, ma è chiaro che collaborerà dal punto di vista tecnico, fermo restando che l’allenatore è Colombo. Nella nota diramata dalla società non c’è alcuna dichiarazione di Ferrara, che comunque viene dato al seguito di Pietro Vavassori, che potrebbe presto tornare ad investire nel calcio, si parla di Varese o Como, dopo che la sponsorizzazione della Reggiana non si è tramutata nell’auspicato ingresso nella compagine societaria. Ed è stato proprio il mancato ingresso dell’imprenditore a segnare la rottura tra i soci e Ferrara, che sedeva nel cda per conto di Vavassori. Nel giorno dell’addio e nonostante le incomprensioni dell’ultimo periodo, compresa una gestione del mercato invernale che non ha soddisfatto l’allenatore, la Reggiana riconosce a Ferrara i meriti di quanto fatto in questi anni. «Con il direttore generale Raffaele Ferrara si era aperto un ciclo fortunato che ha visto la Reggiana approdare, dopo tanti anni di sofferenza, ai play off e anche quest’anno, pur tra mille vicissitudini, la squadra ha dimostrato di essere competitiva». La nota della società è però molto trasparente e non nega nulla di ciò che è sotto gli occhi di tutti. «Sono venuti a mancare alcuni presupposti che fanno riferimento all’ingresso in società di Pietro Vavassori che, per motivi personali, ha deciso di rimanere solo come sponsor. Da qui la decisione da parte di Ac Reggiana 1919 spa e dello stesso Raffaele Ferrara di concludere in anticipo il rapporto di lavoro, nel pieno rispetto dei ruoli, senza intaccare la stima reciproca». L’addio di Ferrara segna l’archiviazione definitiva di alcune tensioni interne che erano già emerse a novembre quando Stefano Compagni fu autore di un duro sfogo in sala stampa contro chi metteva in discussione Colombo. Poi a dicembre venne annunciato che Vavassori non sarebbe entrato in società e la separazione era ormai nell’aria. Da allora puntualmente hanno fatto capolino delle polemiche, anche sui giornali, che lasciavano intravedere una rottura tra il dg e altre componenti societarie. La strada intrapresa dalla Reggiana è dunque quella che dovrebbe portare a una maggiore coesione interna.
Ore 19.20 – (Gazzetta di Mantova) Ieri mattina i biancorossi si sono allenati sotto la pioggia al “Dante Micheli” continuando la preparazione in vista della gara di domenica (ore 15) al Martelli contro il Cuneo. Ivan Javorcic spera di recuperare gli infortunati Lo Bue, Masiello e Tripoli, che ieri hanno svolto quasi tutto il lavoro con il gruppo. Ancora ai box restano invece il difensore Cristini e Zammarini. Solita situazione poi per Ruopolo, sempre alle prese con i problemi al ginocchio che ne stanno condizionando la stagione. I biancorossi torneranno ad allenarsi stamani al Te e Javorcic comincerà a provare qualcosa a livello tattico in vista della sfida col Cuneo. È probabile che il mister insista sul 4-4-2 visto nel primo tempo contro la Reggiana, ma non è da escludere che Javorcic riproponga il centrocampo a tre, come nella ripresa al Mapei Stadium. Resta da prendere, poi, la decisione sull’eventuale tesseramento dell’attaccante tedesco Mattia Maggio, che continua ad allenarsi in prova con l’Acm. Intanto la Lega Pro ha ufficializzato date e orari delle gare dell’ottava giornata di ritorno. Mantova-Padova sarà giocata domenica 6 marzo alle 15.
Ore – (Gazzetta di Mantova) Una vittoria con il Cuneo «per sbloccarci e perché ce la meritiamo tutta per come stiamo lavorando» e un gol personale «che aspetto come voi per dare una mano concreta alla squadra». Il doppio auspicio è di Mattia Marchi, attaccante approdato a gennaio in biancorosso dal Pavia e per nulla pentito della scelta fatta: «Qui mi trovo bene – spiega – sia con i compagni e sia a livello di ambiente. Mi ha impressionato, poi, il fatto che i tifosi siano sempre al nostro fianco nonostante i risultati: non vediamo l’ora di ripagarli con un successo». Dopo qualche prestazione non eccezionale, a Reggio Emilia Marchi è parso in crescita. «Non credo c’entri il modulo tattico diverso – afferma -, forse sto migliorando a livello di intesa con i compagni e soprattutto sto trovando la miglior condizione atletica. Per caratteristiche sono uno che corre tanto, a volte magari anche troppo quando non servirebbe, ma questo è il mio modo di voler aiutare la squadra. Ed è chiaro che, se non sono al 100%, pago dazio». A Reggio è arrivato comunque un punto che dà fiducia: «Abbiamo giocato una buonissima partita, ma soprattutto abbiamo voluto a tutti i costi il risultato, dimostrando grande carattere. Ecco, domenica contro il Cuneo dovremo avere la stessa volontà per trovare questa benedetta vittoria, la cui mancanza rischia di diventare un’angoscia. È impossibile che non arrivi – conclude Marchi -, perché siamo un gruppo affiatato e in settimana lavoriamo con un’intensità che rarame nte ho visto nella mia carriera… Facendo tutto bene, i risultati dovranno arrivare per forza».
Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova bussa alla porta di Fabrizio Lori per una collaborazione. È questa la notizia che negli ultimi giorni è trapelata dalle stanze di Viale Te, dove con l’ex presidente biancorosso i vertici societari hanno avuto un incontro per vagliare appunto l’ipotesi di lavorare insieme per rilanciare l’Acm. La Sdl finora non ha infatti trovato grandi appoggi sul territorio mantovano in termini di sponsor e non è riuscita neppure, se non nelle primissime fasi della sua gestione (1.745 abbonati), a riaccendere l’entusiasmo di una piazza provata da tanti anni di crisi tecnico-societarie. Cooptare Lori, che nonostante il tragico epilogo della sua esperienza è rimasto nel cuore dei tifosi biancorossi, potrebbe essere dunque un modo per provare a trovare un legame più stretto con Mantova, magari in vista della prossima stagione. Almeno questo sembra l’intento dell’attuale proprietà. Per ora, comunque, c’è stato soltanto un primo contatto senza alcun seguito concreto. E non è chiaro il ruolo specifico che dovrebbe essere ricoperto dall’ex patron. In ogni caso non è stata casuale la contemporanea presenza, ieri sera alla Festa Biancorossa, del presidente Sandro Musso e di Fabrizio Lori, al quale il club di Bagnolo San Vito è intitolato. Al ristorante Il Nespolo di San Biagio si sono ritrovati circa 120 tifosi biancorossi e l’Acm ha presenziato con appunto il presidente Musso (accompagnato dalla moglie), il direttore operativo Togni, il ds Pelliccioni, il team manager (e figlio del presidente) Paolo Musso, Mascotto, il viceallenatore Graziani e i giocatori Caridi, Gonzi, Scrosta, Bonato e Carini. Presente anche il sindaco di Bagnolo, Manuela Badalotti. Applausi scroscianti per Fabrizio Lori, che poi ha trascorso l’intera serata al tavolo della dirigenza, al fianco di Sandro Musso. Il quale non ha nascosto l’ambizione di collaborare con l’ex presidente: «Ho conosciuto Fabrizio tempo fa e ho capito perché è così tanto amato a Mantova e perché ha raggiunto risultati così importanti. Mi auguro che insieme potremo riportare l’Acm in alto, ne stiamo parlando da un po’ e vedremo come poter fare». Musso si è poi rivolto ai tifosi: «Il Mantova per la mia famiglia, come per tutti voi, sta diventando una seconda pelle. Mi scuso per i risultati negativi della squadra e per gli errori che abbiamo commesso, ma vi prometto che, fino a quando resterò qui (e spero di restarci molto), ci metterò il massimo impegno impossibile per riportare questo club nella posizione che merita».
Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) La Cremonese non perde in casa dalla partita di Natale, contro il Cittadella. Poi soltanto vittorie e pareggi per la squadra oggi pilotata da Fabio Rossitto. Ma lo Zini, quando arriva il Pordenone, non è più un fortino. C’è una statistica, infatti, che fa del ramarro la vera bestia nera degli spalti di Cremona. E non ci si riferisce soltanto all’anno scorso, quando la squadra allenata proprio da Rossitto impose lo 0-0 ai grigiorossi lombardi. L’incubo inizia ben prima. Allo stadio Zini, così, tra Pordenone e Cremonese vince la X, con ben 6 pareggi nelle 8 gare disputate nella storia dei due club. Poi un successo a testa per chiudere il cerchio. A far specie è soprattutto la data dell’ultima vittoria della Cremonese sui ramarri tra le mura amiche. Per trovarla bisogna andare indietro fino al 13 gennaio del 1963. Il boom economico quel giorno baciò in fronte i grigiorossi, che si imposero con un secco 3-0 (peraltro restituito loro dai neroverdi al Bottecchia nella stessa stagione) firmato da Stacchino, Basilico e Tassi, quest’ultimo (morto di Sla nel 2002) scopritore del giovane Emiliano Mondonico. Dopo quel giorno, quasi 53 anni di anemia. Anche gli scontri che hanno visto Rossitto opporsi al Pordenone non sono granché. Il tecnico ex Udinese ha affrontato il ramarro quando si trovava sulla panchina della Triestina: due partite, due sconfitte e 6 gol subiti. In ballo, quindi, oltre ai punti ci sono anche i tabù, che il Pordenone non vuole aiutare a sfatare proprio sul più bello. Il lombardo Sansovini dovrebbe essere a disposizione, mentre ieri il neroverde Boniotti è stato tenuto precauzionalmente a riposo.
Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) L’ultima volta che, con addosso ancora la tuta neroverde, aveva visto i suoi ex tifosi era stato il 30 maggio 2015. Era successo in un autogrill, al ritorno dal maledetto viaggio a Monza (3-6). I supporter fermarono il pullman del Pordenone e costrinsero Rossitto e i suoi a scendere e a cantare insieme a loro l’amore per il ramarro. Fabio cantò. Poi pianse. A un centinaio di chilometri di distanza i tifosi lombardi inneggiavano a Pea, allora mister dei brianzoli, passato durante l’estate successiva alla Cremonese, sostituito proprio da Rossitto tre settimane or sono. Fabio ritroverà i “vecchi” fan sabato (20.30) allo Zini di Cremona. Un centinaio i naoniani annunciati al seguito della squadra, con pullman e mezzi propri. I colori oggi sono diversi. Il rispetto e l’affetto quelli di sempre. CUORE & TESTA – «Sarà un piacere incontrarli – esordisce il Crociato -. Li ho sempre nel mio cuore. L’ho già detto: tifo Pordenone, ma sabato voglio vincere e provare a portare la Cremonese ai playoff. Magari – strizza l’occhio – ci rivedremo ancora dopo l’8 maggio (ultima della stagione regolare, ndr)». CRITICHE – L’ex mediano dell’Udinese ha esordito a Cremona alla grande, battendo 2-1 l’Alessandria. Si è ripetuto 6 giorni dopo espugnando Mantova (2-0). Poi ha sconfitto di nuovo l’Alessandria in Coppa Italia: altro 2-1. Domenica il primo stop (2-4 con doppietta del “mulo” Maracchi) a Salò e dopo gli osanna sono arrivate le critiche. «Rossitto – ha scritto la Provincia – ha cambiato metà difesa (Russo e Crialese per Gambaretti e Bianco) e spostato di ruolo Pesce a centrocampo. Perché?». Malignamente, potremmo pensare che ha rimescolato le carte per non dare certezze a Tedino. La gara con il Pordenone per il Crociato sarà diversa e più importante di tutte le altre. «No – risponde deciso Fabio -, non è per quello che abbiamo perso. Avevamo cominciato bene, andando in vantaggio con Brighenti. Poi abbiamo pagato le disattenzioni su palle inattive. La ripresa è stata tutta nostra, ma abbiamo sbagliato una quantità industriale di palle-gol». Killer è stato proprio Maracchi. «Sì. Alla fine uscendo gli ho detto: “Ciò mulo, bei ringraziamenti – nel triestino imparato allenando i rossoalabardati – “dopo tuto quel che go fato per ti”». RAMARRI PIÙ FORTI – Il Pordenone arriverà a Cremona in emergenza. Tedino teme di non poter utilizzare, oltre a Marchi, Ingegneri e De Agostini, anche Beltrame, Cosner, Filippini e Pederzoli. «Vedrete – sorride Fabio – che, “cronici” a parte, gli altri giocheranno. Noi invece saremo senza Maiorino e forse anche Sansovini». FAVORITI – Tedino dice anche che la Cremonese ha un organico da serie B. «Bruno è bravo – risponde Rossitto -, in campo e davanti ai microfoni. Io dico che è difficile trovare in giro giocatori come Pederzoli, Cattaneo, Pasa, Filippini, Mandorlini e ultimamente Strizzolo. E poi – conclude – parla la classifica: Pordenone secondo con 40 punti, Cremonese decima con 31». La partita è già cominciata.
Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) Un progetto serio, il gioco e il secondo posto in classifica. Risultato? Ci sono molti più spettatori al Bottecchia. E’ sempre più un affare di molti il Pordenone. Rispetto all’anno scorso, infatti, si è registrato un aumento di oltre il 40 per cento di pubblico in via Stadio. Dai 734 (di media) del precedente torneo di Lega Pro, si è passati ai 1.035 di oggi, per un incremento esatto del 41%, come testimoniato dallo studio del sito www.stadiapostcards.com. La statistica è aggiornata all’ultimo turno, quello giocato in casa con la Pro Patria, dove si è stabilito il record stagionale (1.400 spettatori tra abbonati e paganti). Nella classifica del girone A di Lega Pro il Pordenone occupa il nono posto – a metà graduatoria, viste le 18 società iscritte –, meglio dell’anno scorso, quando si attestava al quattordicesimo posto (su 20). Insomma, se a questi buoni dati si uniscono quello relativo al numero degli abbonati, raddoppiati da un anno all’altro (da 100 a 205), fa ben capire che i neroverdi sono sulla strada giusta per entrare nel cuore della gente della città. I livelli di altre piazze, comunque, rimangono per ora distanti. Al primo posto della media stagionale si trova la Reggiana, con 4.260 spettatori di media a gara. Segue il Padova, staccato di poco (4.167), quindi la Cremonese con 2.619. Emiliani e veneti sono dunque di un altro pianeta. In coda troviamo il Renate, che vanta solo 284 spettatori di media a gara. Leggermente meglio Lumezzane e Pro Piacenza, rispettivamente penultima e terzultima con 368 e 536 presenze a match. Scendendo nelle singole statistiche, gli incontri più visti sono stati due: Reggiana-Alessandria e Reggiana-Padova, con entrambi 4.881 ticket staccati. La meno seguita? Renate-Pordenone. Ebbene sì. Sono stati solo 200, quel sabato a Meda, gli spettatori sugli spalti, nonostante la forza dei neroverdi e la bella prestazione offerta. Della crescita il Pordenone non può che essere soddisfatto, considerato che si avvicina a piazze che vivono di buon calcio da tanti anni, come Bassano e Pavia, rispettivamente uno e due posti sopra ai neroverdi nella speciale classifica. Il campionato non è finito, però: se i “ramarri” crescono sul campo, possono progredire anche in questa graduatoria.
Ore 17.30 – (Messaggero Veneto) Alcuni giocatori potrebbero essere recuperati. Però, allo stato attuale, il Pordenone è in seria emergenza. Ieri si è fermato pure Boniotti. Durante la seduta pomeridiana, sul sintetico del Don Bosco, il terzino è uscito al pronti, via della partita per un dolore al ginocchio, maturato a causa di una brutta contusione rimediata due giorni fa in allenamento. Niente di grave, pare, ma l’apprensione c’è, anche perché preoccupa la lista degli indisponibili: Marchi, De Agostini, Beltrame, Cosner, Ingegneri, Pederzoli e Filippini. Ben otto fuori, al momento. Boniotti sembra però recuperabile, mentre Pederzoli e Filippini saranno valutati oggi, così come Ingegneri: i primi due potrebbero farcela, il difensore sembra ancora fuori causa. Così ieri Tedino ha provato più soluzioni. Ha iniziato con un “rombo” con Berardi, Stefani, Pasa e Martin in difesa; Mandorlini, Ramadani, Buratto in mediana; Cattaneo sulla trequarti dietro Strizzolo e Berrettoni. Quindi ha testato il 4-4-2, inserendo sulle ali Valente e Martignago e Castelletto terzino destro. Infine un’altra volta il 4-3-1-2 con Martignago trequartista. I dubbi, al momento, sono ancora molti. E la formazione di sabato dipende tanto dai recuperi (o meno) di Pederzoli e Filippini.
Ore 17.10 – (Messaggero Veneto) La sua testa è rivolta alla squadra, che deve reagire dopo il rovescio di Salò. Ma Fabio Rossitto non può non guardarsi alle spalle. «Sono rimasto deluso dal Pordenone. Però il mio cuore è neroverde e spero che arrivi più in alto possibile». Mancano 48 ore alla gara dello Zini e l’allenatore della Cremonese scalda già il match. Lui, pordenonese doc, alla prima da ex, torna su quel divorzio. «Mi sarei aspettato una chiamata da Lovisa…». Concentrato. Il trainer dei lombardi, che da qui si è portato il mental coach, Simone Teso, pensa subito alla gara. «Sarà una partita tosta, in cui dovremo provare a vincere – afferma –. Però sarà durissima: questo Pordenone gioca a memoria. Il merito è di chi ha costruito la squadra e di chi l’allena». Riferimenti a Giorgio Zamuner e a Bruno Tedino. Che è stato al fianco di Rossitto la scorsa stagione. «E’ vero, ho chiesto e ottenuto aiuto da lui – rivela il tecnico –. E’ bravissimo ed è una persona generosa». Amarcord. Al posto di Tedino avrebbe potuto esserci lui. «Ma ho accettato – spiega – di non essere stato confermato, non mi sono piaciuti i modi.Non ho mai più parlato con Mauro (Lovisa, ndr) dal ritorno dei play-out col Monza. Avevo capito che non sarei rimasto, ma ci tenevo a ricevere una telefonata. Però lo capisco: non è facile rendere note certe scelte difficili. Se dovessi vederlo sabato? Lo saluterò, senza dubbio – continua –. Mi ha dato l’opportunità di allenare in Lega Pro. E gli auguro di portare più in alto possibile il Pordenone: ce la può fare, perché ha creato qualcosa di importante. E i tifosi devono augurarsi che rimanga il più a lungo possibile». Speciale. Nulla, però, può cancellare la scorsa annata. «Ci sono stati momenti duri e altri splendidi – spiega il tecnico grigiorosso –. Appena arrivato, con la squadra ultima, tanti giocatori volevano scappare. Invece ci siamo ricompattati e abbiamo sfiorato il miracolo. Potevo fare di più, magari evitare i 4 ko col Monza? Quello al Brianteo, durante la stagione, si poteva non subire. Ma penso in generale di aver tirato fuori l’impossibile da quel gruppo». I ricordi più belli sono «le vittorie in casa con Alto Adige e Albinoleffe», ma anche il rapporto coi tifosi. «Tanti li sento ancora. Mi farà piacere rivedere loro e il Pordenone». Perché certi amori, comunque, non finiscono.
Ore 16.40 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.20 – Qui Guizza: partitella in corso. Ballottaggio Baldassin-Corti a centrocampo.
Ore 16.00 – Qui Guizza: presenti all’allenamento odierno anche il presidente Bergamin e “Savio” Amirante.
Ore 15.40 – Qui Guizza: schemi anti-Cittadella, provato come di consueto il 4-4-2.
Ore 15.20 – Qui Guizza: lavoro atletico, tutti presenti eccezion fatta per Petkovic ed i lungodegenti Cunico e Niccolini.
Ore 15.00 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento.
Ore 14.30 – (TuttoLegaPro) Contro il Padova nella scorsa giornata di campionato Fabio Gavazzi ha fatto il suo debutto al centro della difesa del Südtirol. Il giocatore è infatti giunto in biancorosso nel mercato invernale e complice la squalifica di Tagliani è stato finalmente proiettato a guidare la retroguardia nel pari contro i biancoscudati. Dalle colonne del sito ufficiale fc-suedtirol.com il difensore spiega la sua scelta di approdare nel club altoatesino: “Perché è una società seria, perché ha programmi ambiziosi e perché da ormai diversi anni è una delle squadre più importanti e quindi più ambite della Lega Pro. E poi mi sono state fornite ottime referenze da chi ha giocato qui ed è stato mio compagno di squadra a Novara, e mi riferisco a Simone Corazza, e da chi mi ha preceduto al Südtirol ed aveva giocato con me all’Albinoleffe, e sto parlando di Achille Coser. Le prime settimane in biancorosso mi hanno fatto subito intendere che avevo fatto la scelta migliore, confermandomi quanto di buono già sapevo e mi era stato riferito”. Da avversario prima e da calciatore biancorosso adesso, si è fatto un’idea precisa del valore della squadra e degli obiettivi che può perseguire: “Già ad inizio stagione avevo indicato il Südtirol fra le squadre meglio allestite del campionato. Magari non al livello di Cittadella e Alessandria, per intenderci, ma neanche troppo distante. Qui ci sono calciatori davvero importanti per la categoria. E mi riferisco, fra gli altri, a Coser, Tulli, Fink, Girasole, Bassoli… E poi penso che Stroppa sia un allenatore che rappresenta un valore aggiunto, in questa categoria. Insomma, sono convinto che possiamo fare bene”. La stagione per Gavazzi era cominciata nelle file del Mantova ma qualcosa forse non ha funzionato: “All’inizio è andato tutto per il meglio, giocavo sempre. Poi sono intervenuti altri fattori, anche spiacevoli, e praticamente non sono stato più impiegato. Ma non vale più la pena parlare di certe cose. Adesso penso solo al Südtirol e a disputare una grande seconda parte di stagione insieme alla squadra biancorossa. Sono qui in prestito, ma potrei non essere solo di passaggio…”
Ore 14.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Manca la firma, che dovrebbe essere messa oggi, ma Daniel Adejo, l’ex difensore della Reggina e della formazione greca del Kalloni, da cui il difensore nigeriano si è svincolato nello scorso gennaio, si può considerare un giocatore del Vicenza. La trattativa, che era iniziata già negli ultimi giorni del mercato invernale, si era interrotta tanto che Adejo era volato in Scozia per andare ad allenarsi con l’Aberdeen. Per il Vicenza però la stagione continua ad essere decisamente sfortunata sotto il punto di vista degli infortuni in quanto, dopo aver perso Thomas Manfredini per tutta la stagione, due settimana fa si è fermato di nuovo anche Nicolò Brighenti a causa di uno stiramento al legamento collaterale del ginocchio sinistro. Un infortunio non grave, ma che forse costringerà il centrale di Bussolengo a saltare anche la partita in programma sabato al Menti contro l’Avellino. Se a questo si aggiungono le non perfette condizioni di Laverone, che gioca con un fastidio al ginocchio da inizio stagione, e la squalifica inflitta a Sampirisi dopo l’espulsione nell’anticipo di venerdì a Pescara, si capisce come il quadro generale della difesa biancorossa sia senza dubbio precario. Ed ecco perché la società di via Schio ad inizio settimana ha ripensato alla possibilità di ingaggiare Adejo, svincolato dopo aver firmato la rescissione con i greci del Kalloni nel gennaio scorso. Il nigeriano è un difensore centrale dotato di grande velocità e di doti fisiche notevoli, e dispone di una buona esperienza della categoria per aver militato per sei stagioni nella Reggina dove ha collezionato 159 presenze, arricchite da tre gol. Adejo all’occorrenza può anche essere schierato da terzino destro, anche se il suo ruolo naturale è quello di centrale, ma il suo passato da esterno di fascia destra lo ha aiutato ad adattarsi bene al ruolo di terzino quando è stato chiamato a svolgerlo. L’accordo tra il Vicenza e il difensore nigeriano è stato raggiunto con un contratto fino al prossimo 30 giugno, anche se dovrebbe essere stato aggiunto un accordo anche un’opzione per la stagione 2016-2017. L’arrivo di Adejo, che potrebbe anche essere convocato subito da Pasquale Marino, concede al tecnico del Vicenza qualche alternativa in più in difesa, reparto che, tra infortuni di lungo e medio corso e squalifiche, ha gli uomini contati. Detto della difesa, la situazione è senza dubbio migliore negli altri reparti, anche se soprattutto a centrocampo qualche problema c’è comunque qualche inghippo con cui fare i conti. Contro l’Avellino non ci sarà Moretti — squalificato dopo il giallo subito a Pescara che ha fatto scattare la squalifica — e non è disponibile Urso che da gennaio lamenta un problema al ginocchio che l’ha fermato durante la partita giocata al Menti contro il Brescia. Marino, quindi, sarà costretto a cambiare ancora una volta lo schieramento in mediana con l’ex ascolano Bellomo che potrebbe essere schierato davanti alla difesa al posto di Moretti, con le conferme di Sbrissa e Signori nel ruolo di interni rispettivamente nel centro-destra e centro-sinistra. In attacco, dopo aver scontato la squalifica, tornerà a disposizione Giacomelli che si riprenderà la fascia sinistra dell’attacco, che vedrà Galano a destra e Raicevic, con Ebagua alle prese con una botta alla caviglia, che al centro dell’attacco. Ma, soprattutto dopo il beffardo pari nel recupero di Pescara, quel che conta sono solo e soltanto i tre punti da mettere in tasca.
Ore 13.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Lavoro a singhiozzo al Taliercio per il Venezia, in campo domenica a Noale (ore 14.30). Intoppi legati soprattutto all’influenza che dopo Cernuto, assente nell’1-1 con l’Abano, ha fermato Fabiano, Lattanzio, Di Maio e Marcolini, mentre Beccaro accusa noie muscolari dopo i crampi di domenica. Mister Favarin, costretto quindi a spostare ad oggi la doppia seduta, ritrova Acquadro che ieri a Roma davanti al ds Perinetti ha giocato nella Rappresentativa di serie D contro il Latina Primavera. Proprio il centrocampista arancioneroverde ha dato il là al 4-1 con un gol a onorare la fascia di capitano affidatagli dal citì Gentilini. Il test ha chiuso il raduno dell’Acqua Acetosa, mentre il 7 marzo i 26 selezionati per la Viareggio Cup saranno a Coverciano: essendo prevista la sosta della D domenica 13 marzo, Acquadro se convocato potrebbe saltare il derby col Mestre (20 marzo) ma solo nel caso in cui la Rappresentativa raggiungesse le semifinali.
Ore 13.10 – (La Nuova Venezia) Il Venezia tira il fiato, così Giancarlo Favarin ha annullato l’allenamento del pomeriggio accontentandosi ieri della seduta mattutina al Taliercio. Complici anche le condizioni non ottimali di Beccaro (affaticamento muscolare), l’attacco febbrile che ha colpito Lattanzio, Fabiano e Di Maio, con Cernuto a “pagare” i postumi della febbre che l’ha costretto a saltare la partita con l’Abano. Marcolini al mattino si è allenato, ma anche il centrocampista romagnolo ha chiuso con la febbre e avrebbe disertato la seduta pomeridiana. Assente anche Alberto Acquadro, a Roma per lo stage di tre giorni con la Rappresentativa di serie D in vista della convocazione definitiva per la Viareggio Cup. Acquadro ha realizzato su calcio di punizione, dopo 6’, la prima rete della Rappresentativa nell’amichevole contro il Latina (4-1) ed è stato gratificato dal commissario tecnico Gentilini della fascia di capitano, all’inizio della ripresa è stato sostituito da Schiaroli del Gubbio. Continua la prevendita in sede dei biglietti destinati dalla Calvi Noale ai tifosi arancioneroverdi in vista del derby: 100 di curva ospite al costo di 7 euro, 100 di tribuna al costo di 10 euro. Domenica nella Calvi mancherà Gian Luca Pilotto, squalificato per due giornate, Gianni Fabiano raggiunge in diffida Soligo.
Ore 12.50 – (Mattino di Padova) La Serie D si prepara ad un altro derby tutto padovano: domenica al “Gabbiano” si gioca Campodarsego-Luparense. I Lupi, che ritrovano mister Cunico in panchina dopo le due giornate di squalifica, non potranno contare sul giovane terzino Sanavia, fermato per un turno dopo l’espulsione rimediata contro il Montebelluna, ma recupereranno il centrocampista Pignat, per il quale la Corte d’Appello ha ridotto da 3 a 2 i turni di stop (già scontati): il mediano può dunque tornare in campo. È stato invece inibito fino al 24 febbraio il d.g. dell’Este, Stefano Marchetti, per aver protestato con l’arbitro domenica contro il Belluno. Ieri, infine, si è giocato il recupero Calvi Noale-Virtus Vecomp, terminato 2-2. Questa la nuova classifica del girone C: Campodarsego 64, Venezia 61, Este 56, Belluno* 49, Vecomp* 45, Tamai 42, Noale 39, Mestre 35, Abano* 33, Liventina, Union Ripa* e Luparense 32, Dro 31, Montebelluna 30, Giorgione 29, Triestina e Levico 28, Monfalcone 26, Fontanafredda 22, Sacilese 8 (* una gara in meno).
Ore 12.20 – (Gazzettino) Sono circa 250 i tagliandi finora staccati per il derby e di questi un’ottantina per il settore ospiti. Va ricordato che i sostenitori del Cittadella, pur senza la Tessera del Tifoso, potranno acquistare i biglietti per ogni settore anche il giorno della gara ai botteghini dell’Euganeo aperti dalle 13.30. Il consiglio per tutti è comunque quello di provvedere in anticipo, per evitare code e contrattempi, anche perché in prevendita vengono applicati prezzi più bassi. I tagliandi sono disponibili fino alle 12.30 di domenica nei consueti punti vendita Ticketone e attraverso il relativo sito. I tifosi padovani che prenderanno in prevendita o via web il biglietto per il derby potranno acquistare insieme quello dello stesso settore per la successiva partita casalinga con il Renate del 27 febbraio a un prezzo scontato del 50%. Chi lo comprerà ai botteghini dovrà conservarlo per poi usufruire dell’analogo vantaggio. E sugli spalti si prevede uno spettacolo analogo a quello in campo. In casa biancoscudata l’Aicb, insieme ai club Intrepidi, Luna Biancoscudata e altri, sta preparando una coreografia in tribuna Est per la quale chiede la collaborazione dei tifosi che occupano quel settore. Anche all’ombra delle mura già si pensa al derby e martedì sera si è svolta una riunione del Centro Coordinamento Club Granata, presieduta Pierluigi Basso in cui oltre che della rinnovata sinergia con il gruppo Supporters Sitadea si è parlato delle iniziative future e in particolare di quelle per domenica. Oltre ai due pullman, è prevista una sgargiante coreografia e cartellonistica, motivo per cui è stata richiesta la compatta e unita presenza di tutti gli appassionati nel settore ospiti.
Ore 12.00 – (Mattino di Padova) Il derby d’andata gli servì per presentarsi. Un gol con la maglia del Cittadella, Gianluca Litteri, l’aveva già realizzato un paio di settimane prima, contro la Pro Piacenza. Ma in quelle prime giornate di settembre la condizione del 27enne centravanti catanese non era ancora la migliore. Contro il Padova, invece, “Litte” si guadagnò il rigore con cui Iori sbloccò l’incontro, fece ammattire Fabiano, causandone l’espulsione, e coronò una prova sontuosa con una rete d’autore, dopo essersi portato a spasso la retroguardia biancoscudata. «Penso di aver disputato una delle mie migliori partite al Cittadella, quella sera. Da lì ho dato il via ad una serie di tante prestazioni positive, con cui credo di aver dimostrato quello che valgo ai tifosi», ammette il diretto interessato. Lei veste la maglia granata soltanto da questa stagione, ma avrà capito che la prossima non sarà una sfida come le altre. «Lo so, la gara dello scorso ottobre mi ha lasciato addosso belle sensazioni. Al bar, poi, di battute i tifosi me ne fanno sempre, ma in questi giorni s’intensificano: è tutto un “mi raccomando, sai che ci teniamo”». E lei cosa risponde? «Che sono convinto che possiamo ripeterci». Il Padova, però, oggi ha un altro passo rispetto ad allora e soprattutto ha raggiunto una ben diversa solidità difensiva, tanto da aver incassato un solo gol nelle ultime cinque giornate. «È un dato di fatto. Secondo me la classifica non rispecchia il valore della sua rosa, che è attrezzatissima. In un certo senso, ora il Padova sta raccogliendo i frutti di quanto seminato, è una squadra più quadrata rispetto all’andata, in cui ognuno sa ciò che deve fare». Se potesse togliere un giocatore ai biancoscudati, chi leverebbe? «Faccio un solo nome, di un attaccante che mi è sempre piaciuto molto: Neto Pereira, un giocatore che sa spostare gli equilibri a favore della squadra in cui gioca, che sa segnare e far segnare. Ma credo che abbiamo i mezzi per poterlo arginare». A proposito di gol fatti e fatti fare: c’è chi le ha attribuito quello del momentaneo 2-2 della sfida con il Pavia. Lo rivendica o possiamo “certificare” l’autorete di Siniscalchi? «Ho colpito anch’io il pallone messo in mezzo da Jallow, ma tecnicamente è giusto parlare di autogol. Ho deviato la sfera con il costato e credo che quel tocco sia stato fondamentale, perché l’ho spinta verso il difensore. Ma ammetto che, senza il suo intervento, la palla non sarebbe andata verso la porta… Per cui resto a 10 gol stagionali». Lei spazia sempre lungo tutto il fronte offensivo, riuscendo spesso a fare reparto da solo, ma contro il Pavia si è notato l’incessante movimento per favorire gli inserimenti dalle retrovie dei compagni. Dipende dal partner che ha al fianco? «No, ma l’indicazione era quella di non offrire punti di riferimento all’avversario, cercando di essere il più mobile possibile. Se andate a rivedere la partita, sulla maggior parte dei cross o io o Jallow eravamo in mezzo all’area pronti a colpire. Ci siamo mossi bene». Capitan Iori ha detto che la vittoria sui lombardi è una sorta di «mazzata per le inseguitrici» che vi aspettavano al varco. «Secondo me quelli con il Pavia sono stati i tre punti più importanti della stagione: per la difficoltà oggettiva della partita e per la pressione che si era creata nei nostri confronti dopo che tutte le rivali dirette avevano già giocato. È stata una gara-chiave, e l’abbiamo interpretata in modo quasi perfetto». E ora c’è subito un altro snodo. «Avremo davanti un osso duro, ma possiamo confermarci».
Ore 11.40 – (Mattino di Padova) Allenamento sul sintetico, ieri pomeriggio, per Iori e compagni, visto che la pioggia ha reso pesante il campo utilizzato abitualmente. Lora, alle prese con una leggera distorsione alla caviglia, e Pascali, in via di recupero dal suo infortunio muscolare, hanno lavorato con il gruppo nella prima parte della seduta, saltando la partitella finale. Per quanto riguarda il difensore, Venturato spiega: «È ancora presto per capire se potrà tornare fra i convocati già per il derby, aspettiamo di avvicinarci alla partita». Allenamento a parte per De Leidi e Paolucci, che torneranno a disposizione soltanto a marzo. TUTTI IN MASCHERA. Primi in classifica… ultimi nei festeggiamenti. Martedì sera i giocatori del Cittadella si sono ritrovati assieme alle proprie compagne per celebrare il loro “Carnevale ritardato” alla “Casa dei Gelsi”, ristorante dance-club di Rosà. «Avremmo voluto trovarci prima, ma fra un impegno e l’altro abbiamo sempre dovuto rinviare», racconta Litteri. Per la cronaca, il bomber era vestito da “nonna di Cappuccetto Rosso”, ma c’erano anche uno Scaglia lottatore di sumo, uno Schenetti dagli improbabili boccoli biondi, un Donazzan versione Re Luigi XIV e non sono mancati Capitan America, Superman e l’Urlo di Munch… Un’ulteriore riprova di quanto il gruppo granata sia unito.
Ore 11.20 – (Corriere del Veneto) Derby e polemiche. Derby e sfottò. Trenta partite con dieci vittorie granata, nove biancoscudate, undici pareggi. «Ma non è un derby», ripetono all’ombra del Santo, precisando che il vero derby «è quello col Vicenza» o «quello col Venezia». Curioso, poi, notare che a Vicenza, a loro volta, si sottolinei che «il vero derby è quello col Verona». Capolinea? Nossignore, perché in riva all’Adige, sponda Hellas, sentenziano che «con il Chievo non è un derby». Derby-non derby che, guarda caso, si giocherà sabato. A Cittadella, al contrario, «i padovani» vengono guardati con antipatia e distacco. Padova-Cittadella, atto trentuno: bilancio quasi in equilibrio, mentre sul web la «guerra» di sfottò impazza. I «Biancoscoppiati», gruppo satirico che ironizza sul mondo dello sport padovano, ha pubblicato una vignetta simil-locandina del derby spezzando in due il nome Cittadella e togliendo una «t» e con la foto di una scimmia, aggiungendo poi una caricatura dei Cugini di Campagna con i volti di Iori, Gabrielli e Coralli. Vignetta non certo gradita nella città murata, dove al contrario si ironizza sul distacco in classifica. Ha scatenato, al contrario, ilarità nella controparte un appello della tifoseria «Supporters Sitadea» per una coreografia da preparare e allestire all’Euganeo domenica. Apriti cielo: decine di commenti e di ironie sull’invasione di trattori, sul blocco del traffico in tangenziale a causa di mezzi ingombranti con direzione stadio, sul numero di granata in arrivo a Padova domenica e sull’insufficiente capienza del settore ospiti. Senza dimenticare le punzecchiature per le scarse presenze al Tombolato, con risposte altrettanto piccate che ricordano la proporzione tra i due centri. E così, mentre i tifosi meno giovani ricordano le gesta del Padova che fu e strabiliò l’Italia ai tempi di Rocco, il «nuovo che avanza» ricorda i risultati degli ultimi anni favorevoli ai colori granata, l’attuale classifica di Lega Pro e quel -15 che brucia, sbeffeggiando al contempo la caduta in serie D (temporanea) dei rivali. E non è finita qui…
Ore 10.50 – (Gazzettino) Ora tocca al Cittadella. «Dall’esterno avevo sempre sentito dire che era la situazione ideale, perché si lavora bene. Adesso posso confermarlo, ambiente tranquillo, società seria, ognuno al suo posto e poche pressioni». Avendo ha segnato al Tombolato con il Padova, sta pensando di fare uno scherzetto ai suoi vecchi tifosi? «Credo che la gente mi ricordi con affetto perché in campo ho messo sempre l’atteggiamento giusto. Lo faccio sempre nella squadra in cui gioco e ora devo aiutare il Cittadella a raggiungere l’obiettivo. In ogni caso non esulterei per rispetto ai sostenitori padovani». E non mancherà la “tribuna Bonazzoli”, con il figlio Cristian, nove anni, che gioca proprio nel Padova, famiglia e tanti amici. «Spero in una partita divertente. Il successo con il Pavia ci ha galvanizzato, ma siamo già proiettati sul derby, gara diversa dalle altre in cui ci servono punti per mantenere invariato il distacco sulle inseguitrici. Giocheremo come sempre a viso aperto, contro un Padova in serie positiva, compatto dietro e con davanti gente come Neto Pereira, finalizzatore e capace di grandi giocate, e Altinier. Due squadre esperte che hanno tante armi da sfoderare».
Ore 10.40 – (Gazzettino) Invece nelle successive tre stagioni ha giocato in sei squadre diverse, svariando dalla serie D (Marano ed Este) a formazioni internazionali (Honved Budapest e Miami), per poi ritrovarsi in Lega Pro a Siena (5 gol) e tornare ad affrontare il derby dall’altra parte della barricata. «Mai avrei pensato d’invertire le parti, ma le cose non sono andate secondo i miei progetti dato che a Padova c’è stato il cambio societario». Visto l’epilogo, con la retrocessione e poi la mancata iscrizione al campionato, non si è perso nulla. «Ma neanche io ho avuto vita facile – replica – non sempre ho trovato professionalità e i risultati non sono stati nelle attese. A Siena, ad esempio, questo doveva essere un anno di ricostruzione per ottenere in futuro traguardi importanti e invece hanno cambiato l’allenatore (Atzori, ndr) e allora ho preferito andare via». E magari non si aspettava di riaffrontare Padova-Cittadella quando segnava con la maglia dell’Este nel derby dell’anno scorso con il Thermal Abano: «Se è per questo, non pensavo neanche di disputare una stracittadina a Miami. Bella avventura, ma calcisticamente è un altro mondo».
Ore 10.30 – (Gazzettino) Bonazzoli spizza la palla e Iori, sempre di testa, insacca. Ci avete fatto caso? Il gol allo scadere che lunedì ha permesso al Cittadella di superare il Pavia ha visto protagonisti due ex biancoscudati, quasi a creare un simbolico ponte con il prossimo appuntamento all’Euganeo. I due militavano nel Padova nella stagione 2012-13 e Bonazzoli proprio al Tombolato realizzò una delle sue tre reti in biancoscudato nella rocambolesca sfida finita 3-3. «Ricordo di aver segnato di piede sul primo palo – racconta l’ex Brescia – in una gara divertente e ricca di gol. Noi stavamo migliorando, dopo cinque sconfitte di fila e il ritorno di Pea in panchina, per cui quel match era importante per staccarsi dalla parte bassa della classifica». A dire poco strano il destino di Bonazzoli nell’ultimo triennio. Approdato all’ombra del Santo a 34 anni, nella sua mente quella doveva essere l’ultima tappa di una lunga e prestigiosa carriera. Di Padova è la moglie Giorgia, lì aveva messo casa e pianificato il suo futuro.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Ma all’inizio del secondo tempo qualcosa era cambiato: eravamo entrati bene, avevamo ripreso la partita su rigore dopo aver avuto un altro paio di occasioni con Bearzotti e Mazzocco, c’era la sensazione che la squadra potesse far loro del male. Dopo l’1-1, tuttavia, e dopo aver fallito un’altra buona chance in contropiede, prendemmo gol su un calcio piazzato (e a segnarlo fu quel Pascali che domenica potrebbe non essere dei titolari, ndr) e da lì in poi, complice l’espulsione di Fabiano, non ci fu più partita». Avete capito, quindi, dove migliorare? «Con un po’ più di attenzione almeno un punto l’avremmo potuto portare a casa: con l’intensità che abbiamo adesso, con la compattezza che abbiamo dimostrato nelle ultime settimane, e con il pubblico a nostro favore, possiamo crederci. A distanza di un girone, già avere a disposizione un giocatore come Neto fa una certa differenza: giocare con tutte le nostre armi, o quasi, a disposizione è un’altra storia». Da ex, invece, lei come vive l’attesa del match? «Ho segnato sia con la maglia del Cittadella che con quella del Padova, ma cerco sempre di ragionare di squadra: l’importante è che domenica arrivi la vittoria biancoscudata, e non importa chi sarà a buttarla dentro. Il Citta sta facendo un grande campionato, ma anche se sono un ex non mi interessa, io preferisco guardare in casa mia».
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) E Cristian Altinier, l’unico insieme a Totò Di Nardo in grado di potersi vantare di aver segnato nel derby con entrambe le casacche, non nasconde che adesso, per la squadra, l’attesa è molto meno “pesante” di allora. «Sì, vogliamo prenderci la rivincita», annuncia l’attaccante biancoscudato a tre giorni dalla sfida. «Quello attuale è un Padova rinforzato, una squadra che dal mercato di gennaio ha ricevuto giocatori di qualità. Credo che la squadra di oggi sia più forte di quella di ottobre, ma non è con le parole che deve dimostrarlo». Anche psicologicamente è un Padova che sta meglio? «Dopo la partita con il Sudtirol, e quindi anche quella con il Cittadella, eravamo entrati in un vortice dal quale abbiamo faticato ad uscire, una spirale negativa in cui non avevamo più certezze, nè più sicurezze e le distanze in campo. Adesso, però, siamo più quadrati, più compatti, quando scendiamo in campo sappiamo quello che dobbiamo fare. La prima cosa, innanzitutto, è far tesoro degli errori di quella sera». Dove costruirono, i granata, la vittoria dell’andata? «Il Cittadella aveva avuto il pallino del gioco nel primo tempo, e per come aveva giocato meritava di vincere: noi avevamo fatto fatica a metterlo in difficoltà, eravamo troppo bassi per pensare di creare pericoli.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Quanto è diverso il derby di oggi da quello di un girone fa! Il Cittadella era secondo dietro al Bassano, il Padova ottavo e tramortito dai due schiaffi ricevuti all’Euganeo dal Sudtirol. In casa biancoscudata il clima, oggi, è completamente differente, e le speranze di vivere un derby diverso, domenica prossima, poggiano innanzitutto sulla convinzione, più o meno corretta, di non essere riusciti quella sera a giocarselo sino in fondo. Rispetto al Padova che si presentò al Tombolato ad inizio ottobre, quello che Pillon sta studiando per affrontare la capolista avrà probabilmente quattro volti nuovi: Sbraga e De Risio, innanzitutto, i nuovi acquisti che nelle ultime gare hanno contribuito a dare una marcia in più. Ma soprattutto Favalli e Neto Pereira, i grandi assenti del match d’andata pronti, stavolta, a dire la loro. Del 4-2-3-1 di allora, quello di Parlato, è rimasta solo l’impostazione di base: con Ilari e Petrilli sulle fasce, con l’avanzamento di un’altra punta a sostegno dell’allora unico attaccante, e con quei piccoli accorgimenti difensivi che fanno, eccome, la differenza, il tecnico trevigiano ha rimesso in carreggiata una formazione che troppe volte, nel girone d’andata, era scivolata sul più bello.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) L’appuntamento è per oggi pomeriggio: la prima squadra, alle 15, si ritroverà alla Guizza per la seduta di allenamento fissata da mister Bepi Pillon dopo che ieri, sotto una leggera ma fastidiosa pioggia, il Padova si è allenato sia al mattino che al pomeriggio. La seduta di oggi dovrebbe essere utilizzata dal tecnico biancoscudato per cominciare a fornire al gruppo le prime nozioni tattiche in vista del derby di domenica (ore 15) all’Euganeo. Contro il Citta Pillon ritroverà Petrilli che, dopo aver superato l’infiammazione che nelle ultime due settimane lo aveva tormentato tanto da costringerlo, contro il Sudtirol, a partire solo dalla panchina, dovrebbe riprendersi il suo posto da titolare sulla fascia sinistra. E con il suo recupero dubbi di formazione sembrano non essercene più: il tecnico trevigiano dovrebbe affidarsi alla “formazione-tipo” sin qui utilizzata, con Favaro (nella foto) ancora tra i pali al posto dell’infortunato Petkovic, i quattro difensori di sempre e la coppia Altinier-Neto Pereira in avanti, con il giovane Sparacello, eventualmente, pronto a tornare utile a gara in corso, com’è già avvenuto contro Feralpi e Sudtirol.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) La prevendita del derby è partita a fari spenti, ma nelle prossime ore è attesa un’accelerata. Solo 250 biglietti, di cui 80 da parte dei granata, sono stati staccati nei primi due giorni di vendita della settimana, ma stando alle “voci” che arrivano dall’Alta Padovana almeno 4-500 tifosi sarebbero pronti a mettersi in viaggio da Cittadella domenica per raggiungere lo stadio Euganeo. Due saranno i pullman che si muoveranno dalla città murata, il resto della carovana granata lo farà con mezzi propri, mentre il Centro Coordinamento Club Granata e il gruppo Supporters Sitadea stanno organizzando la coreografia in curva Nord. Adesso tocca ai padovani fare la propria parte: vista l’importanza della sfida, la società biancoscudata ha chiamato a raccolta i tifosi con la promozione speciale per cui chi acquisterà il tagliando per domenica potrà avere a metà prezzo quello per la gara del sabato successivo, in programma sempre all’Euganeo, con il Renate.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) «Sono stato benissimo e conservo un ottimo ricordo della famiglia Gabrielli, ma adesso penso solo al Padova e il mio cuore è sempre stato biancoscudato. Loro sono molto forti, noi proveremo a vincere per noi stessi e basta, non faccio pronostici ma ho grande fiducia nella mia squadra». Tornando a Finocchio, l’esterno italo-brasiliano era presente ad Albignasego assieme agli altri neo acquisti Sbraga e Sparacello e ai «veterani» biancoscudati Dionisi e Favalli. «Percepisco una grande attesa per la partita col Cittadella — sorride Finocchio — è ovvio che mi piacerebbe giocare e, dico la verità, ho sperato che Pillon mi scegliesse contro il SudTirol. Ma ho grande stima e rispetto del mister, penso che prima o poi arriverà l’occasione giusta. Ho già fatto l’esterno nel 4-4-2 a Trapani, in entrambi i ruoli mi trovo bene e mi basta giocare. Il derby? Sono partite particolari, si giocano sui nervi e magari sugli episodi». E Finocchio si sofferma sulla rosa degli avversari. «Il Cittadella è molto forte, è primo con merito e ha tanta qualità. Se dovessi togliere loro un uomo, toglierei a Venturato proprio Iori, tutti hanno visto lunedì che, oltre a giocare bene, riesce anche ad essere decisivo sotto la porta avversaria». Intanto ieri il Cittadella ha proseguito la preparazione dopo la vittoria contro il Pavia. Per quanto riguarda il recupero di Jallow, uscito per crampi, non dovrebbero esserci problemi, mentre Pascali sarà convocato ma è assente da molto tempo e ovviamente la condizione non può essere ottimale. Non è scontato il suo impiego dal primo minuto.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Passano i giorni e l’attesa per il derby cresce. Tra frecciate via web, toni e dichiarazioni soft dei dirigenti, si avvicina il momento di Padova-Cittadella, partita carica di diversi significati. E tra i vari incroci che si creeranno sul campo, da cerchiare in rosso sicuramente c’è quello tra due ex compagni di squadra, Francesco Finocchio e Manuel Iori, che condivisero un’esperienza non facile lo scorso anno a Pisa. «È stata un’avventura che mi è servita molto per crescere — ha spiegato l’esterno, arrivato nell’ultimo giorno di mercato dal Pordenone — e devo dire che con Manuel c’è sempre stato un ottimo rapporto. Magari per lui non è stata la miglior stagione ma quest’anno sta facendo benissimo ed è tornato subito ai suoi livelli consueti. Ci sentiamo ancora adesso, ma questa settimana non ci siamo scambiati nemmeno un sms. Speriamo di poterlo fare subito dopo la partita e magari spero di poter essere io a sfotterlo, chissà…». Finocchio è intervenuto ieri all’inaugurazione della nuova filiale di Albignasego del circuito immobiliare L’Arte di Abitare, di cui il vicepresidente Edoardo Bonetto è socio: «Per me la partita col Cittadella sarà un match molto sentito — ha detto Bonetto — visto che sono un ex. Ho giocato nella Primavera granata per due anni, quando l’allenatore era Ezio Glerean».
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 47, FeralpiSalò e Pordenone 40, Alessandria 39, Bassano 37, Reggiana 34, Pavia e SudTirol 33, Padova 32, Cremonese 31, Giana Erminio 27, Cuneo 25, Pro Piacenza 24, Renate 22, Lumezzane 20, Mantova 19, AlbinoLeffe 15, Pro Patria 2 (-7 punti di penalizzazione).
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la ventiduesima giornata: Cuneo-Bassano 2-2 (Candido (Ba) al 25′ pt, Momenté (Ba) al 8′ st, Chinellato (Cn) al 29′ st e al 45′ st), Lumezzane-Renate 1-3 (Napoli (Re) al 22′ pt, Cruz (Lu) al 23′ st, Graziano (Re) al 39′ st, Curcio (Re) al 43′ st), Pordenone-Pro Patria 3-0 (Strizzolo (Pn) al 11′ pt, Buratto (Pn) al 14′ st, Berrettoni (Pn) al 18′ st), SudTirol-Padova 0-0, Reggiana-Mantova 1-1 (Gonzi (Mn) al 17′ pt, Siega (Re) al 32′ pt), Pro Piacenza-Giana Erminio 1-1 (Cogliati (Ge) al 5′ pt, Bini (Pp) al 29′ pt), AlbinoLeffe-Alessandria 1-3 (Bocalon (Al) al 12′ st e al 16′ st, Iocolano (Al) al 20′ st, Checcucci (Al) al 26′ st), FeralpiSalò-Cremonese 4-2 (Brighenti (Cr) al 9′ pt, Tortori (Fs) al 20′ pt, Maracchi (Fs) al 24′ pt, Tortori (Fs) al 35′ pt, Maracchi (Fs) al 12′ st, Brighenti (Fs) al 36′ st), Cittadella-Pavia 3-2 (Sforzini (Pv) al 31′ pt, Jallow (Ci) al 32′ pt, Sforzini (Pv) al 8′ st, aut. Ghiringhelli (Pv) al 24′ st, Iori (Ci) al 45′ st)
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E’ successo, 17 febbraio: doppia seduta per i Biancoscudati, assenti solo Cunico, Petkovic e Niccolini.