Pubblichiamo la lettera dell’ex sindaco Ivo Rossi che è possibile consultare sul suo blog in cui lo stesso risponde al recente intervento di Paolo Giaretta a proposito dell’argomento stadio
Caro Paolo, a leggere il dibattito di questi giorni su stadio e centri commerciali sembra di assistere ad un film già visto molte volte, con attori ringalluzziti che recitano copioni di cui si conoscono in anticipo le battute. A vederli fanno quasi tenerezza questi novelli interpreti della grande distribuzione commerciale in dialogo con dinamici immobiliaristi travesti da appassionati di sport. E, ovviamente, di amministratori pubblici che fingono un distaccato interesse.
E’ una cosa ben strana questo eterno ritorno a modelli degli anni sessanta, perché in questi ultimi decenni è cresciuta una generazione di imprenditori e di ricercatori proiettati nel mondo, professionisti che vivono le dinamiche culturali ed economiche della globalità. Mentre i nostri protagonisti locali ci provavano a cadenza regolare su vecchio copione, è andata sviluppandosi una sfida fra le città, in cui la capacità di attrarre cervelli e di offrire servizi smart fa la differenza nelle dinamiche dello sviluppo e della crescita. In tutta Europa la sfida è sullo sviluppo digitale, sulla sostenibilità e sulla qualità della vita offerta ai suoi cittadini e noi, invece, ancora qua a discutere di un hardware che poteva andare bene nella stagione analogica!
Sembra che la città sia ancora in mano a piccoli ma tenaci gruppi che continuano a riproporre le stesse idee di cui erano portatori tanti anni fa e, regolarmente, quando trovano un’amministrazione di centro destra alla guida della città, ci riprovano. Chissà perché… In questi mesi li abbiamo visti suggerire proposte di inutili stazioni ad alta velocità, strumenti non degli interessi del trasporto padovano ma utili per la valorizzazione delle aree circostanti. Abbiamo visto che a suggerire l’area per il nuovo ospedale, dopo un continuo cambio di destinazioni, è stato il liquidatore della società proprietaria dell’area di Padova est. Ora vediamo che a proporre il nuovo centro commerciale travestito da stadio sono ancora una volta gruppi legittimamente interessati, prima ancora che alle sorti della nostra squadra, a quelle dell’affare circostante. Ovviamente, per poter arrivare a questo, qualcuno ha fatto spostare il nuovo polo ospedaliero a est, adombrando inesistenti paludi.
Tornerò nelle prossime settimane sulla debolezza, lo dico in modo educato, degli atti amministrativi e delle palesi forzature relative alle aree di Padova est che non sono adeguate alla sfida del nuovo campus della salute (basti pensare che hanno dovuto considerare anche l’area dei parcheggi del palasport); ora mi interessa tenermi sulla vicenda ‘centro commerciale travestito’.
Mi domando, caro Paolo: ma cosa c’è di diverso dalle dinamiche che abbiamo visto a partire dalla fine degli anni ‘90, quando le cordate per la guida della società di calcio venivano costruite a palazzo Moroni e in cambio si suggeriva l’acquisto di aree con la promessa che sarebbero poi state trasformate? Come sai, lo dico a ragion veduta, perché, nel corso degli anni, alcuni degli sventurati che ci avevano creduto sono venuti, poiché si erano trovati a navigare in acque agitate, a chiedere un aiuto. Cosa c’è di diverso dall’invito fatto qualche anno fa ad occuparsi della società di calcio, promettendo in cambio la realizzazione di un grande centro commerciale? Invito che ha portato ad attivare opzioni su aree circostanti lo stadio e all’acquisto di altre?, oppure, più recentemente, dalla richiesta fattami dalla compagine sociale che ha fatto retrocedere la squadra che, mentre navigavamo nei posti bassi della classifica, proponeva impunemente sempre un grande centro commerciale, ovviamente mascherato da stadio per poter contare sulla pressione dei tifosi? Devo dire che in quell’occasione, poiché avevo mostrato freddezza di fronte a questa richiesta, ci fu un ripiegamento, rimandando il tema a tempi migliori, con la squadra almeno promossa in serie A.
Potrei arricchirti di ulteriori dettagli, ma la sostanza è sempre la stessa: ci si occupa del calcio come (una volta si sarebbe detto) specchietto per le allodole, per fare altro.
E allora mi pongo una domanda: perché questo avviene regolarmente quando governa il centro destra, mentre quando abbiamo gestito noi la cosa pubblica abbiamo sempre cercato di fare l’interesse pubblico? Non sarà che gli amministratori della destra sono più, diciamo così, disponibili a trovare accomodamenti?
Probabilmente avevamo una diversa idea della città, una città smart, con un grande cuore commerciale e di servizi alla persona rappresentato dal suo centro storico e dalle attività presenti nei suoi quartieri. Vetrine che, oltre ad essere un grande valore economico, sono anche un fondamentale presidio di sicurezza. Avevamo l’idea di una città attrattiva turisticamente non solo per la sua straordinaria dotazione culturale, ma anche per essere il più grande emporio commerciale del Veneto. Questo è stato il filo conduttore che ci ha guidati, ben sapendo che dall’altro secolo esiste una previsione commerciale sull’area stadio, previsione che abbiamo lasciato “dormire” per evitare potesse essere utilizzata dalla Regione, magari al confine con la nostra città, come già fatto negli anni precedenti.
Il tema è dunque quello di quale idea la città voglia coltivare di se stessa. Se ci si accontenti della bassa classifica oppure se si voglia coltivare nuove ambizioni da champions.
Da parte mia, lo dico per gli amici che con noi in questi anni hanno sempre entusiasticamente condiviso queste valutazioni e che oggi sembrano avere ripensamenti postumi, sono laicamente disponibile a cambiare idea. Guai se rimanessimo fermi, quando tutto attorno il mondo cambia, quando il commercio cambia pelle e i consumatori diventano sempre più esigenti ed evoluti preferendo l’e-commerce a forme più tradizionali, sia a quelli dei grandi centri commerciali che a quello del centro storico. Se ragionassi sull’utilità politica di difendere i commercianti, che probabilmente in buona misura hanno votato per il mio avversario, nonostante in questi anni abbiamo fatto di tutto per promuovere assieme ad Ascom e Confesercenti le loro attività, dovrei dire che si arrangino. Potrebbe essere una prospettiva. Potremmo dire, che se non sono preoccupati della difesa delle categoria le associazioni che li rappresentano, perché dovremmo farlo noi? E’ un discorso per quanto mi riguarda cinico, che però potrebbe avere un fondamento. Se ne può e se ne deve discutere senza veli e tanto meno finzioni. Al momento, al di là dell’utilità politica, mi sentirei di scartarlo, in quanto considero questa prospettiva, indipendentemente dai voti, un errore perché sarebbe destinata a cambiare in peggio la qualità del nostro centro storico e delle nostre periferie. Il tema merita dunque di essere letto e interpretato con serietà e non usato, invece, per altri obiettivi. Così come quello di un eventuale nuovo stadio, che da tifoso che da decenni frequentava prima l’Appiani e in questi anni l’Euganeo, potrei guardare con benevolenza, anche se non lo considero una priorità per la nostra città, oltre a considerarlo uno spreco di denaro pubblico. Ovviamente, cercherò di capire le ragioni di chi magari – non avendo mai visto una partita – appare improvvisamente folgorato da questo obiettivo.
Ivo Rossi
Padova 13 febbraio 2016