Un gol diviso a metà con Coralli, il 9 marzo 2015, a Chiavari, che non valse a nulla se non a mitigare la delusione per una sconfitta (contro la Virtus Entella) che pesò, come tante altre di quell’infelice girone di ritorno, sui granata, retrocessi dopo sette stagioni consecutive in Serie B. Un gol vero, pesante, tutto proprio (senza bisogno di compartecipazioni), sabato 6 febbraio 2016, a Piacenza per proiettare il Cittadella ancora più in alto nella classifica di Lega Pro, leader solitario in fuga verso quella cadetteria che tutto l’ambiente anela a riprendersi in fretta, dopo un anno di transizione in terza serie. Daniel Cappelletti, al “Garilli” lei ha lasciato il segno (e che segno!) con una girata da vero bomber, al centro dell’area di rigore… «Sì, mi sono sentito un po’ Inzaghi (e ride, ndr). Però, ricordando il mio passato, devo dire che ho iniziato in Eccellenza sette anni fa, facevo il trequartista… Sono stato spostato poi nel ruolo di difensore, al secondo anno di Primavera al Palermo, e da lì non mi sono più mosso. Il rimorso ce l’ho, comunque: se avessi continuato a fare il centrocampista avanzato, magari…». Prima rete in maglia granata, a tutti gli effetti. «È vero. Questa è proprio mia, non me la toglie nessuno». Apposto il sigillo su una partita non facile, ma soprattutto una prestazione molto positiva, nonostante lo sbandamento difensivo subìto in occasione del vantaggio della Pro. «Ho cercato di fare le cose semplici, come sempre del resto, anche se mi era riuscito meno bene le altre volte perché, come avevo detto in un’intervista della settimana scorsa, non è semplice giocare con la stessa facilità di quando si è sicuri di essere sempre in campo. Quando bisogna entrare, e si vuole dimostrare di essere all’altezza della situazione, io soprattutto tendo a strafare e questo mi porta a sbagliare di più. Stavolta ho fatto tesoro degli errori, e la cosa ha pagato. Quando c’era da… spazzare via l’ho fatto, senza remore, non ci ho pensato su due volte. Non è il calcio che mi piace di più, lo ammetto, tuttavia anche il campo di Piacenza non consentiva di giocare più di tanto, perché è veramente disastrato. Abbiamo vinto e va bene così». Un’involuzione rispetto al Cappelletti della Serie B. Cos’è successo, forse la testa era rimasta alla vittoria di luglio a Gwangju, quando l’Italia di cui lei faceva parte battendo la Corea del Sud vinse la medaglia d’oro alle Universiadi? «Probabilmente ero ancora con la testa laggiù… A parte gli scherzi, sicuramente ho patito tanto il fatto che l’anno scorso sapevo che sicuramente sarei sceso in campo e questa tranquillità mi dava sicurezza, appunto, una volta dentro. Di partite ne ho disputate tante in B con il Citta, segno che avevo una buona continuità. Quest’anno il fatto di non essere più certo del posto mi ha un po’ destabilizzato, io sono un istintivo, un attaccante d’area come ho dimostrato in questa occasione (e ride ancora, ndr) e ci tengo a far bene. Però, dài, sono contento, spesso bisogna resettare tutto e ripartire». Per concludere, tornando al gol realizzato da Orlando, ha ragione Venturato nel continuare ad insistere sulla necessità di una maggiore attenzione da parte vostra? «Certo. Siamo stati poco “cattivi” al limite dell’area, poi una volta all’interno dei 16 metri, si sa, non puoi tanto affondare il colpo perché rischi il rigore. Quella palla lì non doveva neanche essere stoppata e non doveva neppure arrivare al loro centrocampista, oltretutto il più basso, vuol dire che, in effetti, siamo stati disattenti in quella situazione, e dopo che Carrus ha stoppato il pallone ed è entrato in area era problematico intervenire. Lui ha avuto fortuna vincendo diversi rimpalli, ha calciato, Alfonso ha parato, ma la palla è rimasta lì e loro hanno segnato. Concordo con il mister, bisogna avere maggiore attenzione in quei frangenti».
(Fonte: Mattino di Padova)