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Ore 21.30 – (Il Piccolo) Il suo battesimo al Rocco è stato fortunato. Già, perché per il curatore fallimentare Giuseppe Alessio Vernì, quella di ieri è stata la prima volta in assoluto allo stadio a vedere la Triestina, nonostante abbia dei figli che giocano a calcio. A dire la verità, si aspettava di vedere più gente attorno a lui dopo l’appello fatto in settimana, ma la speranza è che la prossima volta vada meglio: «Come presenze avevamo sicuramente un obiettivo maggiore – ammette Vernì – il carnevale non ha certo aiutato. Ma chi è venuto ha incitato e sostenuto la squadra, la partita è stata emozionante e quindi sotto questo aspetto è andata bene. Il mio ringraziamento va ai giocatori per l’impegno e per la grande volontà di andare avanti. Poi grazie allo staff e a tutti quelli che ho già citato che hanno permesso di giocare questa partita». Ma archiviata la vittoria sul Tamai, adesso si apre una settimana decisiva per le sorti della Triestina. Una procedura complessa dalla quale dipenderà la possibilità di andare avanti fino all’asta, un percorso che Vernì spiega nei dettagli: «Noi abbiamo invitato le persone che hanno manifestato un interesse ad acquistare l’azienda sportiva, a formalizzare una richiesta che deve avere dei requisiti fondamentali: il termine per presentarla è quello di mercoledì 10 febbraio alle ore 12. Avremo quindi modo di vedere le offerte e sulla base di quelle faremo il punto assieme al tribunale e verrà coinvolto il giudice delegato. Faremo un’analisi precisa e dagli esiti capiremo come gestire le giornate successive. Servirà un giorno, un giorno e mezzo per esaminare tutto, si saprà credibilmente qualcosa verso fine settimana». E mentre fuori dagli spogliatoi Milanese e Vascotto parlano assieme, il curatore Vernì spiega a cosa serviranno queste offerte, partendo da una premessa: «Oggi materialmente non si può vendere l’azienda sportiva, perché non è stata ancora oggetto di perizia, e poi per la procedura fallimentare deve essere rispettata la vendita pubblica da gara. Noi stimiamo che per arrivare alla vendita ci vogliono circa due mesi, tra i trenta giorni obbligatori per la pubblicità e il materiale tempo tecnico per la perizia. Queste offerte servono quindi a garantire le provviste alla procedura, che adesso non ha liquidità, per proseguire l’esercizio per 60 giorni. Insomma per avere nelle casse l’importo sufficiente per arrivare poi alla gara». Cosa ci sarà in queste buste? «Se saranno strutturate come abbiamo indicato – spiega Vernì – saranno offerte irrevocabili di acquisto, cauzionate dell’importo che i soggetti decideranno di cauzionare, perché naturalmente non potevamo dare ulteriori indicazioni. Nel caso in cui la cauzione fosse sufficiente al fabbisogno stimato per due mesi, le offerte saranno ritenute accettabili e fra quelle arrivate faremo una cernita sulla base di precisi requisiti». Requisiti che Vernì illustra nel dettaglio: «Il primo è di carattere patrimoniale con verifica di solidità, referenze bancarie o bilanci in caso di società. Un altro requisito è la presentazione di un programma sportivo, perché la procedura di vendita di una società calcistica deve anche rispettare la regolamentazione Figc: una volta che il soggetto ha acquistato l’azienda, deve rispondere a precisi adempimenti per poter riottenere l’affiliazione che è stata revocata con il fallimento. E infine dei requisiti di onorabilità, che fanno riferimento anch’esse alle norme federali».
Ore 21.20 – (Il Piccolo) Paolo Doardo può festeggiare finalmente il suo primo successo sulla panchina della Triestina. E lo può fare in quello che lui chiama «Il giorno più difficile per noi». Del resto il successo sul Tamai è arrivato dopo una settimana tribolata: «Inutile nascondere i giorni che abbiamo vissuto – dice il tecnico – lunedi c’è stato il fallimento, martedi l’incontro con il curatore, poi da mercoledì ci siamo allenati per la partita. Ora la società è rappresentata dal curatore Vernì, poi c’è lo staff tecnico e la squadra. Non c’è niente altro. Per questo dò grande merito ai ragazzi, che da settimane lavorano in emergenza e in fondo nelle ultime tre giornate hanno perso di misura con la capolista, hanno pareggiato in dieci a Levico e hanno vinto contro il Tamai, un’ottima squadra che aveva quasi venti punti in più». Una vittoria che Doardo non esita a definire fondamentale:¨«Certo, dopo il risultato del Monfalcone era fondamentale vincere. Ora abbiamo risuperato l’Ufm e anche il Levico, e abbiamo messo 4 punti tra noi e il Fontanafredda. È stata una partita aperta, loro hanno preso un palo e una traversa, da parte nostra c’è stato un gol non dato che sembrava dentro e un rigore sbagliato. E non dimentichiamo che eravamo in totale emergenza, ci mancavano lo squalificato Crosato e gli acciaccati Abrefah e Spadari. Fra l’altro quest’ultimo era in panchina ma è stato ammonito per l’esultanza in occasione del gol: era in diffida e pertanto salterà la partita di mercoledì a Mestre. Comunque è da un pezzo che questo gruppo tira fuori qualcosa in più, in certe situazioni molte squadre mollano, qui invece il gruppo è stato fondamentale. La gestione della superiorità numerica? Speravo di chiudere prima la partita, ma il Tamai era fortissimo in undici e forte in dieci. E poi la necessità assoluta di far risultato non ti fa fare le cose con la necessaria tranquillità». Doardo però stavolta ha potuto usufruire di almeno un po’ di sostegno in più da parte del pubblico: «Ho notato più gente allo stadio, ma soprattutto il pubblico ha fatto la sua parte, ha incitato la squadra e ci ha aiutato nei momenti di difficoltà. Se ci potrà essere qualche rinforzo sul mercato? Per i movimenti che ho proposto il mio punto di riferimento resta Vernì, da lui sapremo se sarà possibile intervenire con qualche rinforzo. Se arriva qualcuno, ben venga. Per ora viviamo alla giornata, intanto contro il Mestre rientrerà Crosato dalla squalifica, poi vedremo per domenica quando affronteremo il Fontanafredda, una diretta concorrente».
Ore 21.10 – (Il Piccolo) I giocatori alabardati salutano la tribuna che dedica a loro il classico U-nio-ne. Non succedeva con tanta convinzione da tempo. Non accadeva anche perché la Triestina non raccoglieva i tre punti al Rocco dal giorno della Barcolana (1-0 al Mestre). Ieri è successo che, nella prima partita dopo il triste D-Day del terzo fallimento in poco più di vent’anni, l’Unione abbia trovato la vittoria per 2-1 sul Tamai e ha ritrovato una parte del suo pubblico che non è arrivato in massa e come annunciato senza i ragazzi della Furlan. Troppe le delusioni degli ultimi anni, troppe ancora le incognite sull’evoluzione del fallimento e sul futuro sportivo della squadra cittadina. Ma chi ha risposto presente (mezzo migliaio circa) ha comunque lanciato un segnale. Ci sarà ancora bisogno della loro generosità e di quella di altri. Generosità che non è mancata nelle gambe e nelle teste dei giocatori. E questa non è una novità in questa stagione di abbandono e confusione. L’Unione ha giocato peggio che in altre partite, ha avuto anche un pizzico di fortuna ma ha meritato la vittoria contro un Tamai che veleggia sui 40 punti. I friulani hanno dato una spinta agli alabardati. L’aiuto inaspettato è arrivato al 19’ quando il bomber avversario Diaw si è tolto di mezzo per una testata a centrocampo su Galasso. Giocare in superiorità numerica è stato un toccasana per una squadra comunque impostata con equilibrio (solo due punte Cucchiara e Bradaschia) ma capace, proprio con quest’ultimo, di sprecare un rigore concesso due minuti prima dell’espulsione. Una squadra capace anche di andare in gol al 22’ con una zuccata del diligente albanese Puka e di farsi rimontare al 40’ da un’incornata di Giacomini. La staffilata deviata di Di Dionisio ha messo il match sui binari giusti o comunque è stata sufficiente a far respirare Piscopo e soci. Il match comincia con una formazione diversa rispetto alle precedenti uscite. Ci sono Loperfido e Galasso, Miani sostituisce lo squalificato Crosato e il centrocampo è più denso con Di Dionisio, Puka e appunto il giovane Loperfido con Dalla Riva in grado di spingere a sinistra. Cucchiara dimostra di essere combattivo ma impacciato sotto porta: al 5’ il centravanti cicca una buona palla in area mentre Vezzani (8’) toglie dal sette alla sua destra un bolide di Petris. Cucchiara sbaglia ancora al 10’ (palla fermata sulla linea di porta) e Bradaschia lo imita calciando male sul portiere un penalty fischiato per mani di Faloppa. Per fortuna della Triestina, dopo la cacciata di Diaw, Puka devia di testa una punizione dalla sinistra di Loperfido. Il Tamai reagisce ma subisce l’inferiorità numerica. Ma su corner un colpo di testa di Giacomini rimette in corsa gli ospiti. Ma a sorpresa gli alabardati rimettono la testa avanti grazie a una conclusione da lontano di Di Dionisio deviata da un difensore del Tamai. Si riparte con i friulani che vanno vicino al pari: su errore in disimpegno di Miani, Petris batte a colpo sicuro ma il palo di sinistra salva Vezzani. Il match scende di tono e ritmo e la Triestina tiene stretto tra i denti il vantaggio. Il giovanissimo Del Bello (40’) fa tremare la traversa, imitati in pieno recupero sull’altro fronte da Sellan. Per il Tamai non è giornata, per la Triestina sì. Dopo mesi di digiuno sul suo campo arriva un sussulto. La zona salvezza è solo due punti più su. Ma sono tanti i problemi tecnici da risolvere. Aspettando le mosse future quello fatto ieri è già un primo passo importante.
Ore 20.40 – (La Provincia Pavese) «Quando hai le occasioni che devi avere e attaccanti che sanno sfruttarle, arrivano i tre punti» esordisce nel dopopartita della gara con il Cuneo Valerio Foglio alla sua prima da titolare nella sua seconda avventura in maglia azzurra. «Ci tenevo in maniera particolare a far bene perché venivo anche da un periodo personale negativo – racconta l’ex giocatore del Mantova -. E poi c’era anche il fatto di tornare a giocare con la maglia del Pavia dopo l’esperienza di dieci anni fa. E vincere alla mia prima da titolare in casa è una bella soddisfazione». Come tanti suoi nuovi compagni Foglio è arrivato a gennaio al Pavia e ha bisogno di integrarsi nella costruzione della nuova squadra di mister Brini. Oltre ovviamente di crescere come condizione. «Da quando sono qui ho lavorato tanto e bene – spiega l’esterno azzurro -. Il mister mi impiega come esterno basso e io mi trovo bene, anche se devo migliorare la fase difensiva. Con l’assenza per infortunio di Grillo cerco di dimostrare di potermi adattare anche in questa posizione rispetto a quella più avanzata dove si hanno compiti più di spinta». Sulla sua fascia Foglio si è trovato bene con l’italo-brasiliano Azzi, il cui debutto è stato sicuramente positivo. «Eravamo in tanti all’esordio in casa e tutti volevamo vincere – ammette Foglio – E grazie a due prodezze di Ferretti ci siamo riusciti. Con Azzi ci conosciamo da pochi giorni, ma come si è visto è un ragazzo che ha la testa giusta e si impegna». Un Pavia che riparte con ambizioni alla ricerca di traguardi importanti. Quelli che dieci ani fa, nella sua prima esperienza in maglia azzurra, Foglio non è riuscito ad avere con il Pavia di quei tempi che retrocesse in C2. «Una squadra strana – la giudica l’esterno azzurro – Aveva potenzialità che certi giocatori hanno dimostrato negli anni, altri, invece, si sono persi per strada. Ricordo benissimo Valdifiori, e non solo perché è oggi quello tra i miei ex compagni che gioca in serie A. lui ho condiviso anche la stagione dopo quella a Pavia con il Legnano: si vedeva che poteva arrivare in alto».
Ore 20.20 – (La Provincia Pavese) Non è sfuggita la mancata esultanza dopo il primo gol. Né che non si sia girato verso la panchina in tutto il match. E nemmeno che al termine della partita la società non abbia mandato lui in sala stampa, come ci si sarebbe atteso visto che è stato l’assoluto protagonista del ritorno alla vittoria del Pavia. Sua la doppietta che ha fatto fuori il Cuneo. Due gol, o meglio altri due: perché Andrea Ferretti, dopo un’annata straordinaria, in questa stagione si sta ripetendo ed è già arrivato a quota nove, appena dietro Bocalon (Alessandria), Brighenti (Cremonese) e Litteri (Cittadella) ma con meno minuti giocati. Con Bocalon o Brighenti condivide il lungo feeling con il gol: Andrea già l’anno scorso la classifica dei bomber del girone l’aveva vinta con 16 reti (come Bocalon e uno in più di Brighenti, ma anche in quel caso con meno miniuti disputati), tutte su azione, alternando il destro al suo fantastico sinistro. La differenza è che gli altri due non vengono messi in discussione. Ferretti sì. Non ha preso bene l’arrivo a gennaio di Nando Sforzini, che l’ha costretto a digerire una doppia panchina contro Cremonese e a Bolzano. Ovviamente non c’entra l’ex Entella, ma la scelta della società dopo le 23 reti segnate in 48 gare, contando anche l’anno scorso (bottino salito a 25 in 49 con la doppietta di sabato. E non va dimenticato che Ferretti con la maglia azzurra è arrivato alla bellezza di 45 gol realizzati, tra la due prima esperienza al Pavia (due stagioni) e quella attuale. Qui il ventinovenne bomber emiliano ha disputato i suoi campionati migliori. Tutte di altissimo livello non solo per quantità di reti, ma anche per la loro qualità, difficile da vedere in Lega Pro. E allora è più che comprensibile quel fastidio palpabile all’inizio della partita col Cuneo. Un fastidio che sembrava stesse volgendo in negativo: Ferretti pareva abulico, e con qualche parola di troppo con i compagni. Ma la classe viene fuori comunque. E alla prima occasione Ferretti l’ha tirata fuori con la solita disinvoltura: sinistro al volo, di chi non teme di prendersi la responsabilità di cercare colpi difficili, perché sa di avere tutti i mezzi per osarli. Certo, non è la punta che insegue i difensori (ma quante ce ne sono in giro?) però se la confidenza con la palla è tale da riuscire a risolvere una gara,. Ora Ferretti alla prima occasione utile ha confermato ancora una volta tutto quello che vale, superando l’ennesimo esame. La palla a questo punto passa alla società e a mister Brini, e sopra c’è scritta una domanda: come si fa a tenere in panchina uno così? La risposta la sapremo presto, ma sabato sera in conferenza stampa Brini non ha escluso a priori un tridente Cesarini-Sforzini-Ferretti.
Ore 19.50 – (Gazzetta di Mantova) Dopo il ko al Martelli con la Cremonese, oggi pomeriggio il Mantova riprenderà gli allenamenti in vista del secondo derby consecutivo, in programma sabato (ore 17.30) a Reggio Emilia con la Reggiana. Ivan Javorcic recupererà Trainotti, che ha scontato il turno di squalifica, mentre rischia di dover fare a meno di Masiello e Tripoli, alle prese con noie muscolari. Il terzino, uscito nel corso della gara con la Cremonese, ha una sospetta lesione agli adduttori e oggi sarà sottoposto a ecografia per appurare l’esatta entità dell’infortunio. Tripoli, invece, si è fermato la settimana scorsa per una contrattura: lo staff medico spera di recuperarlo in extremis per Reggio. Caso a parte è poi quello di Ruopolo, da mesi alle prese con i problemi alla cartilagine del ginocchio. Il centravanti è un lottatore incredibile, pronto a giocare stringendo i denti, ma pare che a questo punto sarà costretto a fermarsi. «I medici gli hanno consigliato di non continuare così – spiega il patron Serafino Di Loreto -, è una questione di salute, bisogna salvaguardare il ragazzo, che ha dimostrato davvero un attaccamento ammirevole alla causa». Per risolvere il problema potrebbe anche essere presa in esame la soluzione chirurgica.
Ore 19.30 – (Gazzetta di Mantova) Tre mesi senza vittoria, un solo gol all’attivo (più un’autorete) nelle ultime otto partite, due sconfitte consecutive sul groppone e terzultimo posto in classifica, a 5 lunghezze dalla zona salvezza. È questo il desolante quadro della situazione del Mantova, atteso sabato da un altro derby sul campo di una Reggiana in ripresa, che mira ad agguantare la zona playoff. Ciò che preoccupa di più, però, è il trend delle ultime prestazioni: tutte abbastanza simili fra loro, con i biancorossi che non vengono surclassati dagli avversari ma pagano errori difensivi e soprattutto non segnano mai, creando pochino in zona gol rispetto alla mole di gioco prodotta. Bisogna cambiare qualcosa per evitare che il cammino dell’Acm si trasformi in una lenta agonia e forse uno spunto si può trarre da quanto si è visto in campo contro la Cremonese. Gli unici guizzi biancorossi sono arrivati da Caridi, che ha interpretato il ruolo di seconda punta alla sua maniera, partendo da sinistra e cercando costantemente l’uno contro uno con il terzino avversario. Qualcosa di analogo si è visto nella fase finale del match anche a destra, con Beretta, quando Javorcic è passato al modulo 4-2-3-1 (a tratti 4-2-4). Ecco, considerato che dal mercato mezze ali di ruolo non sono arrivate e che la squadra fatica a sfondare centralmente anche a causa del mancato acquisto di una prima punta, forse si potrebbe tentare di fare necessità virtù, sfruttando di più le fasce. In organico giocatori adatti al ruolo ci sono (da Caridi a Tripoli, passando per Gonzi e anche Beretta, Zammarini e il baby Del Bar), così come abbondano mediani da utilizzare a metà campo. Certo, dopo aver sfruttato la pausa invernale per impostare il nuovo 4-3-1-2 dal precedente 4-3-2-1, cambiare ancora in corso non è proprio facilissimo. Ma qualcosa a nostro avviso bisogna tentare per dare una scossa e invertire la rotta. Mister Javorcic, che ieri patron Di Loreto ha ribadito «resta al suo posto», ha mille alibi per i soli 10 punti raccolti in 13 partite: dal lungo stop di Caridi alla perdita di Ruopolo, fino alle difficoltà nell’inserire i tanti nuovi acquisti e a quelle legate al mancato arrivo di altri giocatori (fra l’altro è atteso a breve in prova un attaccante straniero svincolato, come detto da Di Loreto ai tifosi sabato); non ultimo un pizzico di iella, perché a Bergamo, Renate e Pordenone i suoi attaccanti hanno davvero sbagliato gol già fatti, che avrebbero portato punti pesanti alla causa. Sta di fatto, però – e il tecnico croato che è uomo di calcio lo sa – che i numeri restano quelli che sono e la situazione si fa di settimana in settimana insostenibile. Bisogna fare qualcosa per cambiarla, perché stiamo finendo in un vicolo cieco.
Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Pordenone in serie B entro il 2018». Lovisa non ha più dubbi: vuole la cadetteria. «Non è – precisa il presidente neroverde – che la voglio ora perché abbiamo vinto 5 partite di fila e siamo secondi (il Feralpi ha perso 0-2 a Padova, ndr). La B era prevista nel programma triennale varato la scorsa estate». RADICI – Il mezzo milione di euro speso per il ripescaggio di maggio 2015 non è stato quindi frutto di momentanea “pazzia”. «Non c’è spazio per la follia nel Pordenone – risponde re Mauro -. Appena avuto conferma del ripescaggio – racconta – abbiamo varato il programma che ci dovrebbe portare in serie B entro il 2018. Questo doveva essere un anno di consolidamento. Il prossimo quello della conquista dei playoff. Il terzo l’anno della promozione. Devo ammettere che Tedino e i suoi ragazzi stanno bruciando le tappe». ASTICELLA – Solo vittorie nel 2016. Austostima alle stelle. Se continua così il sogno potrebbe realizzarsi troppo presto: «È bello sognare e far sognare i tifosi – cerca di evitare ebollizioni Lovisa -. Dobbiamo però essere onesti con noi stessi e con loro. Siamo a 7 punti dalla capolista (Cittadella, ndr). Anche se arrivassimo ai playoff, come ora è nelle nostre possibilità e come ora pretendo dai ragazzi, vincerli sarebbe un’impresa. Delle otto partecipanti – sottolinea il presidente – ne va su una sola. Sarebbe, anzi sarà – alza l’asticella -, già importante arrivarci. Dietro di noi ci sono squadre ben più accreditate, almeno a inizio campionato, come Bassano, Pavia, Reggiana, Padova, Cremonese». OCCHIO AI BUSTOCCHI – Sabato (alle 15) sarà un’altro turno favorevole al Pordenone con la Pro Patria, ultima, ospite al Bottecchia. «Non diamola per vinta – ammonisce Lovisa – prima di giocarla. Forse – si spiega – sotto il profilo psicologico sarà la partita più difficile dell’intera stagione. Vedi l’Inter con il Verona (3-3, ndr)». OPERAZIONE STADIO – Se contrariamente a tutte le previsioni e le scaramazie il Pordenone dovesse arrivare alla B già quest’anno si porrebbe il problema stadio. Il Bottecchia non sarebbe omologato per la cadetteria. «Sono contento – premette Lovisa – che ora siano tutti convinti della necessità di un nuovo impianto funzionale, accogliente, con viabilità diversa, dove le famiglie possano passare la domenica, aperto pure ad altri spettacoli». Il vice-gornatore Bolzonello ha detto che dovrà essere di proprietà. Niente aiutini istituzionali. Pronto a spendere? «Le soluzioni – risponde Lovisa – non mancano: credito sportivo, fondi europei, intervento della Lega. Bisogna avere un progetto credibile e tutto è possibile. Chiederemo a Pozzo come ha fatto il nuovo Friuli». E i tempi? «Oggi basta un anno – sorride il presidente – per mettere su uno stadio moderno». Comunque non completabile entro agosto, qualora il Pordenone approdasse in B. «In B – ripete re Mauro – ci andremo nel 2018. Sarebbe importante cominciare a programmare e costruire per tempo». E intanto? «Ancora – si spazientisce quasi re Mauro -? Se necessario ci penseremo non appena ottenuta la B. In una settimana – confida – sono certo che risolverei il problema. Che sia a Udine o a Portogruaro».
Ore 18.40 – (Messaggero Veneto) Non solo per una notte. Il Pordenone rimane secondo almeno sino al prossimo turno. In seguito ai risultati di ieri, infatti, la squadra di Bruno Tedino mantiene la piazza d’onore nel girone A di Lega Pro in compagnia della FeralpiSalò. Grazie alla vittoria di Meda col Renate e, ovviamente, in seguito al pareggio dell’Alessandria col Lumezzane (1-1) e al ko dei bresciani col Padova, i “ramarri” si trovano alle spalle soltanto del Cittadella, primo con 7 punti di vantaggio sulle prime due inseguitrici. Non c’è altro da aggiungere, se non che questo Pordenone sta riscrivendo la storia della società. Risultati favorevoli. Filippini e soci speravano che la parte rimanente del turno, il quarto di ritorno, andasse così. anche se sapevano di chiedere molto: la Feralpi è pur sempre la formazione col miglior rendimento in trasferta, mentre l’Alessandria giocava con una squadra pericolante e aveva ancora la rabbia per l’ingiusta sconfitta subita a Cremona. Invece è filato tutto per il verso giusto. I grigi, dopo essere passati in vantaggio col nuovo acquisto Iocolano, hanno incassato il pari a 15’ dalla fine e hanno pure rischiato il 2-1, se solo l’arbitro non avesse annullato il gol ai bresciani. La Feralpi, invece, dopo un primo buon quarto d’ora, è caduta all’Euganeo sotto i colpi di un Padova quadrato e, soprattutto, desideroso di portare a casa una vittoria di prestigio. Maracchi e soci, nella ripresa, hanno proposto davvero poco e l’eurogol di Corti (più quello del nuovo Sparacello) è stata la giusta condanna. Sogno. Lo sta vivendo questo Pordenone: secondo in Lega Pro. Sembra quasi innaturale leggerlo, visto da dove viene questo club, cioè da una retrocessione e conseguente ripescaggio. E’ tutta realtà, però, quella che si sta vivendo ora. Una realtà fantastica, fatta di 37 punti di cui 15 ottenuti nelle ultime 5 gare: squadra a punteggio pieno nel 2016, grazie a questo pokerissimo di affermazioni. L’ultima, dopo quelle portate a casa con Giana, Pro Piacenza, Albinoleffe e Mantova, è stata il trionfo del cinismo e della grande squadra: la rete di Pederzoli su punizione a metà primo tempo, quindi un po’ di sofferenza nella ripresa e infine il timbro in contropiede di Filippini. Sognare in grande si può, anzi, si deve, perché sabato al Bottecchia arriva il fanalino di coda Pro Patria. Se i “ramarri” interpretano la gara come sempre fatto, sono 3 punti certi, perché la differenza tecnica è notevole. Di più. E il Pordenone potrebbe pure staccare le inseguitrici, vista la facilità (sulla carta) dell’impegno. Dopodiché, con Cremonese e Alto Adige, servirà forse qualcosa in più, ma qui sta il bello: questo gruppo sembra avere ancora margini di crescita. Com’è migliorato nella gestione dei 90’ – nessuna rimonta subita, porta imbattuta da 360’ – può progredire ancora sotto altri aspetti. La serie B non dev’essere più un’utopia.
Ore 18.10 – (Gazzetta di Reggio) «Ho preso un gol da pollo». Per una volta che un giocatore si assume le responsabilità di un errore, noi pensiamo che… esageri. Simone Perilli è un perfezionista e il gol della Giana non riesce a mandarlo giù nemmeno dopo la doccia. «L’attaccante ha tirato sul mio palo e io ci sono cascato: invece di rimanere fermo ho provato ad anticiparlo e lui ha tirato sul primo palo, il mio. Era vicino, è vero, ma io dovevo fare la parata». Perché una Reggiana dai due volti? «Nel primo tempo la Giana correva da tutte le parti e là dietro non era facile trovare gli spazi, in un campo piccolo e non nelle migliori condizioni». Il campo brutto c’era anche per gli altri. «Noi giochiamo palla a terra e siamo stati penalizzati. Non era facile trovare gli spazi e le linee di passaggio». Nella ripresa siete cresciuti di testa o di gambe? «Assolutamente più di testa. C’è stata una reazione, il risultato non era giusto e qualcosa dovevamo fare. Non era possibile perdere sull’unico tiro subìto e sull’unica azione fatta in attacco da parte loro». La vera Reggiana è quella del primo tempo o quella del secondo? «Se giochiamo con queste squadre che si chiudono molto, siamo quelli del primo tempo. Però siamo anche quella della ripresa, che aggredisce, corre dappertutto come abbiamo fatto nelle ultime due partite in casa». A livello fisico siete calati? «No, per niente. Icompagni hanno corso parecchio e fisicamente stiamo bene. Non al top, ma nemmeno male». Era da espulsione il fallo di Spanò? «Non credo, c’era Frascatore lì vicino e sebbene gli abbia tirato la maglia, l’attaccante è riuscito a fare tutto». Sul loro gol è stato bravo Gasbarroni? «Ha dato un pallone d’oro a Cogliati».
Ore 17.50 – (Gazzetta di Reggio) «Credo che questa partita abbia confermato cosa deve fare la Reggiana: siamo una squadra offensiva e dobbiamo credere di più nelle nostre doti tecniche». A fine gara sugli spalti di Gorgonzola il presidente Stefano Compagni, al seguito della squadra con tutta la dirigenza, è deluso per la vittoria sfumata e manda un messaggio chiaro. «Abbiamo sbagliato atteggiamento nel primo tempo: la squadra era lunga, il centrocampo troppo folto. Abbiamo doti offensive importanti che nel secondo tempo abbiamo mostrato. Peccato perché potevamo vincere la partita con un atteggiamento diverso fin dal primo minuti». I tifosi della Reggiana ieri hanno iniziato ad apprezzare Tony Letizia, che a Matera era un vero e proprio idolo. Anche il presidente ha parole di elogio per il fantasista, autore di una bella prova. «Letizia ci era stato presentato come un giocatore con un grande estro e credo abbia subito dimostrato di essere imprevedibile. E’ piccolo ma vedo che salta molto in alto». Il riferimento di Compagni è al gol del pareggio dove il napoletano è andato in alto a prendere la sfera, sugli sviluppi dell’angolo di Bartolomei, e ha servito Spanò a due passi dal portiere . «Mi è piaciuto molto Letizia, ma tutta la squadra nella ripresa ha avuto un atteggiamento più aggressivo». Il numero uno granata è fiducioso per il proseguo del campionato, anche alla luce di come stanno andando le avversarie. «Vedo che i ragazzi stanno bene fisicamente, nonostante la squadra abbia avuto le defezioni importanti di Sabotic e Parola. Questa squadra mi dà fiducia per il futuro e poi qualche pareggio interno iniziano ad averli anche gli altri. Peccato perché dovevamo approfittare di questa gara proprio per quello». Ieri a Gorgonzola si è visto sugli spalti anche l’ex granata Andrea Mussi, collaboratore tecnico del Pavia. Da segnalare la presenza massiccia di tifosi granata: quasi 300 in curva, più decine di altri nel resto dell’impianto.
Ore 17.30 – (Gazzetta di Reggio) «Nella ripresa la squadra ha giocato meglio ma non gettiamo alle ortiche sei mesi di lavoro per i segnali positivi di mezza partita». Nel dopo gara mister Alberto Colombo non accetta che venga liquidato il suo sistema di gioco, magari alla luce della campagna acquisti della sessione invernale, solo perché nel primo tempo la Reggiana ha sofferto. Mister, nella ripresa la squadra ha giocato meglio con il 4-3-3… «Sì, poi anche per il 4-2-3-1 e un po’ di confusione. Letizia è un giocatore anarchico che nell’uno contro uno e negli ultimi 20 metri «dà dei grattacapi. Dovevamo ribaltare una situazione che si stava ingarbugliando e così ho messo Letizia». Nel primo tempo la squadra ha giocato male, non trova? «Non credo. Nel primo tempo, dopo un avvio un po’ soft soprattutto in difesa, abbiamo fatto circolare bene la palla, tenendo presente la condizioni del campo. Ho visto una squadra forte anche nel primo tempo, tranne il primo quarto d’ora. Non abbiamo trovato i varchi ma ci abbiamo provato. Poi nella ripresa abbiamo accelerato e trovato un meritato pareggio. All’ultimo momento ha perso Sabotic ma non ha rinunciato al suo modulo classico, il 3-5-1-1. «Potevo scegliere di stravolge il lavoro della settimana e affidarmi a un sistema di gioco nuovo o puntare sul solito assetto. Ho scelto quest’ultima opzione. E ha debuttato Pazienza come centrale, come lo valuta? «Devo ringraziarlo per la disponibilità. Non gioca da un po’ di tempo e tra l’altro ha esordito in un ruolo che non ha mai fatto». Adesso potrebbe cambiare modulo nelle prossime partite, anche alla luce delle caratteristiche di Letizia che si adatta bene al 4-3-3? «In realtà Letizia stringe sempre molto al centro. E poi non è che per una partita si gettano alle ortiche sei mesi di lavoro. I risultati li abbiamo raccolti anche con il nostro solito modulo. Poi se c’è da cambiare assetto di gioco per valorizzare i nuovi giocatori vedremo. Ma di certo non lo farò per i segnali positivi di una mezza partita». Punto guadagnato o due punti persi? «Difficile dirlo. Visto come si era messo il primo tempo direi guadagnato. Poi alla luce del secondo tempo possiamo dire due punti persi». Cosa si aspetta dalle prossime partite? «Guardo una partita alla volta, non guardo avanti perché tutte le volte che abbiamo fatto pronostici abbiamo sbagliato».
Ore 17.10 – (Gazzetta di Reggio) E’ la solita Reggiana dai due volti. Solo che nelle tre partite precedenti, con Padova, Lumezzane e Pro Piacenza, era scesa in campo con l’approccio giusto, per poi accusare un calo o delle amnesie nella ripresa. Questa volta, contro la Giana Erminio, è accaduto il contrario. La partita degli uomini di Colombo è iniziata infatti solo nella ripresa, per la precisione al 5’ quando è entrato il neo acquisto Antonio Letizia, che ha letteralmente spaccato la partita dando vivacità e imprevedibilità. E il pareggio è passato anche dai suoi piedi. Alla fine l’1-1 sta un po’ stretto ai granata, che però possono consolarsi con i risultati delle squadre davanti: il secondo posto infatti è a soli quattro punti. Inoltre il ruolino di marcia del girone di ritorno è per ora migliore di quello dell’andata: 8 punti in quattro partite contro i 6 di inizio stagione. Colombo è arrivato a Gorgonzola senza Parola e con il forfeit all’ultimo momento di Sabotic per problemi intestinali. Le defezioni hanno costretto il mister a lanciare Pazienza, appena ingaggiato, al centro della difesa. A centrocampo si è rivisto Bruccini. Nel primo tempo la Reggiana, sotto una pioggia battente che i quasi 300 tifosi granata in trasferta hanno preso tutta, ha insistito con uno sterile possesso palla. Con un campo in condizioni non ottimali serviva più agonismo e tiri da fuori: cose che invece non si sono viste. Tutta la squadra ha sofferto, tranne Mignanelli e Maltese, che hanno provato a dare velocità e saltare l’uomo. Arma, non assistito dai compagni di squadra, nel primo tempo non si è visto. I padroni di casa sono andati in vantaggio al primo affondo, al 14’, quando Gasbarroni dal limite ha sorpreso la difesa granata con un bell’assist che Cogliati ha finalizzato fulminando Perilli sul suo palo. Nella ripresa la musica è cambiata. Con l’ingresso di Letizia il modulo è passato al 4-3-3 e l’attacco granata si è dimostrato subito più vivace, senza contare che l’attaccante marocchino ha dimostrato ancora una volta che quando è supportato gioca molto meglio. Letizia ha messo in mostra il suo repertorio che lo ha reso molto amato a Matera e che presto potrebbe fargli conquistare anche le simpatie dei supporter granata. L’anarchico Tony, come lo ha definito l’allenatore a fine match, in pochi minuti ha fatto vedere un colpo di tacco, un velo, un bel tiro, scatti e l’assist per il pareggio. A un tratto Colombo ha gettato nella mischia anche Nolè e la Reggiana ha iniziato a giocare in modo ancora più offensivo, con il 4-2-3-1. Al 25’ della ripresa Spanò ha raddrizzato l’incontro, trovando la sua terza rete stagionale a due passi dal portiere, su ottimo assist di testa di Letizia. Poi la Reggiana ha provato a vincere, reclamando anche per un calcio di rigore su Arma. Da segnalare anche un bel tiro da fuori di Nolè che è stato messo dal portiere sulla traversa. Nel finale Spanò è stato espulso per fallo da ultimo uomo su Perna, che aveva servito con un passaggio errato.
Ore 16.40 – (La Nuova Venezia) Un ottimo primo tempo per spazzare via i dubbi di una crisi di risultati, un secondo tempo giocato più in sottotono, niente di scherzi di Carnevale e il Venezia apre al meglio la prima delle quattro tappe di avvicinamento alla data segnata sul calendario: domenica 28 febbraio, giorno dello scontro diretto casalingo contro il Campodarsego. Con il Montebelluna era importante la vittoria e una grossa mano è arrivata pure dalla rete del rientrante Giacomo Innocenti, bravo a concludere un’azione corale da applausi. «Un bel gol» spiega «e da parte mia mi sono fatto trovare pronto come titolare. Siamo in tanti, la squadra è competitiva e forte. Dopo un periodo un po’ così, abbiamo dimostrato di essere giocatori di carattere, ci siamo parlati in settimana ed è uscita una buona prestazione. Al Montebelluna abbiamo concesso poco, anche se l’incontro si poteva chiudere prima. Giocare nel Venezia comporta delle responsabilità ma i cavalli buoni si vedono a fine corsa». Matteo Serafini timbra la sua rete numero 15 ma prima di vedere la sfera in fondo al sacco ce n’è voluto. E il riferimento va a quella palla spedita dietro la curva quando si era sull’1-0. «Guardate che è uscita meno distante di quanto possiate pensare» fa presente «sono andato a botta sicura, forse con il corpo leggermente indietro ma per fortuna mi sono rifatto subito dopo. Avevo promesso un gol a mio figlio Davide ed è arrivato. Abbiamo avuto almeno tre-quattro occasioni per incrementare il bottino ma il loro portiere è stato bravo». Anche Serafini tocca il tasto della responsabilità quando si veste la maglia del Venezia. «Chi gioca qui sa di subire delle pressioni» dichiara «ma chi ha più esperienza deve dare delle certezze agli altri». In versione uomo assist Riccardo Lattanzio, bravo a mettere sui piedi di Innocenti la palla dell’1-0 solo da spingere in porta. «Volevamo la vittoria» dice l’attaccante «e aggiungerci una prova convincente: ci siamo riusciti. Contro il Montebelluna sono stato più un rifinitore ma l’importante era segnare. È vero, c’è stata un’intensità diversa tra i due tempi, forse nella ripresa ha inciso anche il terreno pesante ma non abbiamo corso rischi. In settimana ci siamo confrontati, abbiamo parlato con il presidente Tacopina, ci ha spronati e la sua presenza è fondamentale». Per Gianni Fabiano una prova di sacrificio e resta il rammarico di non aver chiuso prima la gara. «Abbiamo ottenuto una vittoria meno sofferta rispetto ad altre» aggiunge «ma ci voleva, anche per ripartire. Forse potevamo fare anche tre gol ma qui gli avversari vengono per chiudersi». Gianpaolo Calzi punta sullo spirito di gruppo. «Non dobbiamo pensare all’io ma al noi» osserva «e nonostante la sconfitta di Verona e il pareggio di San Martino di Lupari, non abbiamo mai perso le nostre certezze. Da qui alla fine dobbiamo cercare di vincerle tutte».
Ore 16.20 – (La Nuova Venezia) Non è stata la settimana ideale per preparare una partita fondamentale. Tra il punto raccolto nelle ultime due consecutive trasferite tra Verona e San Martino di Lupari, stadio chiuso ai tifosi sì e stadio chiuso no, la capolista Campodarsego che non molla e sabato ti piazza un’altra vittoria, seppur prevista, a Sacile, con il rischio di perdere altro prezioso terreno, la gara con il Montebelluna era diventata di un’importanza vitale. E a guidare gli arancioneroverdi non c’era lo squalificato Giancarlo Favarin ma il suo vice Giovanni Langella, che si tiene stretto i tre punti ed è soddisfatto di aver rimesso in carreggiata la squadra. «Ma ogni volta che siedo in panchina porto bene» dice ridendo il tecnico 40enne. Poi si fa serio e analizza l’incontro che non è mai stato in dubbio a livello di risultato ma si sarebbero potuti evitare eventuali patemi se si fosse stati più concreti. «Gli ultimi giorni sono stati particolari» esordisce «però siamo entrati bene in campo, disputando un ottimo primo tempo e dove potevamo segnare dei gol in più. Nella ripresa non abbiamo gestito bene la partita, magari abbiamo avuto un po’ di paura per l’ultimo periodo negativo. A Verona e San Martino di Lupari non abbiamo fatto male ma è inevitabile che poi nella testa dei giocatori scatti qualcosa». Il Venezia riprende la marcia e subito mercoledì è chiamato a una trasferta da prendere con le molle in casa della Liventina, squadra da metà classifica ma come insegnano alcune recenti prestazioni lontano dal Penzo, meglio tenere gli occhi bene aperti. E la corsa con il Campodarsego continua. «Loro stanno facendo di più rispetto alle previsioni della vigilia del torneo» continua ancora Langella «noi senza dubbio dobbiamo migliorare per riprenderli. Ci sono ancora tredici partite da giocare da qui alla fine, dobbiamo gestire meglio le singole sfide, perché basta poco agli avversari per riaprirle».
Ore 16.00 – (La Nuova Venezia) Il Venezia rialza la testa e rimane nella scia del Campodarsego. Montebelluna battuto 2-0 al Penzo con tre punti che in questo momento valgono oro. Un successo giunto al termine di una partita in cui la squadra, diretta stavolta in panchina da Giovanni Langella, ha concesso pochissimo ai trevigiani, legittimando la sua superiorità con due splendide reti. Ecco, se al Venezia un appunto può essere fatto, è quello di aver cercato sempre le cose più difficili. Triangolazioni, colpi di tacco, lanci dalla difesa sempre troppo corti e rovesciate. Purtroppo questo campionato insegna che la concretezza ha spesso il sopravvento sulle qualità tecniche dei singoli, ma proprio il tasso tecnico del Venezia spinge i suoi giocatori a mettere in mostra doti che in altri campionati farebbero la differenza. In Serie D, invece, a volte conta di più un tiraccio deviato nel traffico, una verticalizzazione piuttosto che una leziosità, o i gol della domenica da fuori area (vedi quello subito a Verona, ndr). Stavolta è andata bene perché, a parte i primi 20’ in cui il Venezia ha impiegato un po’ troppo a prendere le misure al Montebelluna, poi è stato una sorta di monologo. Il 3-5-2 di Fonti ha rallentato all’inizio i ragionamenti al Venezia, ma è stato anche sterile, merito di Cernuto e Modolo che hanno ingabbiato Zecchinato, e di Luciani che ha duellato a lungo sulla fascia con Fantinato, avendo sempre la meglio. La vera differenza l’ha fatta Rigo, un polipo dentro l’area piccola trevigiana. Infatti è anche merito suo se il Venezia non ha concretizzato le occasioni più facili con Acquadro prima, Lattanzio e Serafini poi, che da due passi si sono fatti ipnotizzare. Ecco allora che i giocatori di Langella hanno provato ad alzare l’asticella, ma la rovesciata di Serafini è andata a farsi benedire. Poi è arrivato il vantaggio da cerchiare con la matita rossa al 24’: contropiede fulmineo concretizzato in quattro secondi, partito da una palla recuperata da Fabiano e proseguito con uno scambio ad altissima velocità tra Serafini, Lattanzio e Innocenti. Il pallone è passato sotto le gambe di Rigo con i difensori biancoazzurri a non capirci nulla. Quelle situazioni nelle quali al tifoso non resta che alzarsi e applaudire, mangiandosi però le mani per i gol facili sbagliati in precedenza. E per confermare questa regola, Serafini 5’ più tardi ha sparato in curva sud un rigore in movimento a porta vuota. Croce e delizia di questo Venezia, che al 35’ ha chiuso comunque i conti. Il bresciano si è fatto perdonare controllando perfettamente un lancio di Fabiano e concludendo in porta. Nella ripresa Fonti ha chiesto più pressing ai suoi, ma il Venezia ha reagito bene, testando il proprio gioco in contropiede con Volpicelli e Carbonaro (subentrati a Innocenti e Lattanzio) che hanno avuto le idee migliori, rimanendo però sempre lontani dalla porta. Rimane un unico dubbio su un contatto in area tra Modolo e Zecchinato al 14’ tra le proteste del Montebelluna, ma con l’arbitro a lasciar correre. Mentre è certo che Vicario ha fatto vacanza, sporcandosi le mani solo nel finale per respingere con i pugni un corner di Fantinato.
Ore 15.40 – (Gazzettino) Non è andata bene alla Luparense San Paolo sabato a Monfalcone, sconfitta 2-1 tra rimpianti e recriminazioni. La squadra di Cunico – espulso per proteste dopo il secondo giallo al suo giocatore Pignat – si fa rimontare il gol iniziale di Sottovia con un rigore contestatissimo prima del raddoppio di Zubin, ma nella giornata storta c’è stata anche la nota positiva della prima trasferta organizzata dal neonato “Luparense Club”. Il battesimo ufficiale giovedì scorso al bar Las Vegas di San Martino di Lupari, ed è stato intitolato a Mauro Bolzan, giocatore storico e bandiera rossoblù. Un centinaio le persone presenti alla serata, tra le quali l’allenatore Cunico e giocatori della prima squadra, 65 le tessere sottoscritte sotto gli occhi del patron Stefano Zarattini, che ha emozionato i tifosi affermando che «la realtà di oggi è la serie D. Non posso promettere niente, ma il sogno è quello di giocare il derby con il Cittadella, anche se non so in quale categoria. Abbiamo vinto con il Giorgione, con il Montebelluna, mi piacerebbe riuscirvi anche contro la squadra granata». Zarattini ha poi spiegato: «È un momento importante per i nostri colori, si è iniziato un percorso diverso da quello intrapreso con il calcio a 5 dove si è vinto tutto, il nostro obiettivo è quello di portare più in alto possibile il nome di San Martino di Lupari. Dobbiamo essere una famiglia grande e unita, ci sono tante cose da fare, ma la società è pronta ad affrontare sfide di un certo rilievo, tra queste anche la realizzazione di uno stadio nuovo, se ci fosse l’appoggio della gente, degli sponsor e delle istituzioni preposte».
Ore 15.20 – (Gazzettino) L’Abano arriverà più fresco al derby in programma mercoledì al Monteortone con la Luparense San Paolo, essendo stato costretto al riposo forzato nel fine settimana dato che il match con la Virtus Vecomp sarà recuperato domenica 13 marzo. Aponensi comunque che sembrano avere assimilato i meccanismi di Karel Zeman, come testimoniano i cinque risultati positivi di fila (13 punti) del girone di ritorno. «Immaginavo che l’impatto con il nuovo allenatore potesse essere un po’ difficile – spiega il diesse Andrea Maniero – ma i ragazzi l’hanno accolto bene e vedo che provano a sviluppare ciò che chiede Zeman. Sono rimasto colpito favorevolmente da come Karel si propone dentro e fuori dal campo, e il bilancio è senz’altro positivo, non solo per i risultati che stiamo ottenendo. In questo momento le cose stanno andando per il verso giusto, ed è però anche una conseguenza del lavoro svolto in precedenza da De Mozzi. Bisogna solo ringraziarlo per quello che ha fatto in due anni e mezzo con noi». Naturalmente c’è il derby con i Lupi nel mirino. «Dai miei giocatori mi aspetto che interpretino la partita con tanta fame per cercare di ottenere qualcosa di importante a livello personale e come collettivo. Questa è una squadra che ha valori, e lo spirito deve essere quello di migliorarsi sempre».
Ore 15.00 – (Gazzettino) Migliore difesa, capocannoniere del torneo e dieci partite di fila con il segno uno in schedina: è l’Este dei record, e poco importa che i ragazzi di Pagan si trovino a inseguire le prime della classe dal terzo posto del podio. «Stiamo attraversando un momento di grande euforia e siamo felici di essere dove siamo – ammette il vice presidente Stefano Marchetti, che si toglie pure qualche sassolino dalla scarpa – All’inizio della stagione non sapevamo nemmeno dove volevamo andare e tanti ci contestavano per le scelte che abbiamo fatto. Con grande umiltà penso che, grazie alla società, al gruppo e al tecnico, partita per partita possiamo toglierci delle soddisfazioni». Protagonista della rinascita atestina, che con la rivoluzione di agosto sembrava una chimera, è “mister 17 gol” Ferdinando Mastroianni. Il quale ha timbrato domenica il diciassettesimo cartellino della stagione con il rigore del due a zero contro il Fontanafredda dopo aver sbagliato un penalty nel primo tempo. Non è comunque dai calci di rigore, come recita la canzone, che si giudica un giocatore. Piuttosto bisogna guardare ai risultati stagionali, che nel caso di Mastroianni sono straordinari: in cinque mesi e mezzo con la casacca giallorossa ha segnato più gol di quanti ne aveva siglati in tutta la sua carriera fra serie D e C2. «Ma io non mi aspettavo certo di essere capocannoniere a febbraio – ammette l’attaccante, che ha fatto dell’umiltà un punto fermo della propria esperienza sportiva – ero convinto di fare bene, ma non certo con questi numeri. All’inizio della stagione, infatti, ero fiducioso perché sapevo che potevo dare a Pagan quello che mi chiedeva. Certo, questi risultati non me li aspettavo neppure io, ma ora siamo in ballo e bisogna ballare». Liscio, tango o balletto classico? «Siamo una squadra solida, che esprime un bel gioco – svicola il capocannoniere del torneo – quando parliamo delle partite con i tifosi o con gli appassionati di calcio la prima cosa che mi dicono è che è bello vederci giocare. E la seconda è che siamo tosti. Credo che questo sia un sinonimo di solidità, soprattutto là dietro, e di concretezza. Riusciamo a raggiungere dei buoni risultati giocando bene». Le corazzate Campodarsego e Venezia stanno facendo un campionato per conto loro. Però, risultati alla mano, sono state sconfitte entrambe proprio dall’Este. Che potrebbe tifare per l’una o per l’altra da qui alla fine del campionato. «Non facciamo il tifo per nessuna delle due – sorride Mastroianni – Noi facciamo il tifo solo per l’Este e dobbiamo fare bene partita per partita. Poi qualcosa succederà. Anzi, il risultato importante per noi è stato in questo fine settimana la sconfitta del Tamai, che ci dà modo di allungare sul gruppo». Per la truppa giallorossi e per lo stesso attaccante inizia una settimana da brividi: mercoledì c’è la trasferta di Montebelluna. In biancazzurro gioca Zecchinato, ex atestino e inseguitore diretto di Mastroianni con 16 gol. Poi arriverà a Este il Belluno, che è l’unica squadra ad avere battuto l’undici di Pagan. «E io – rivela l’attaccante – non sono mai riuscito a battere loro».
Ore 14.40 – (Gazzettino) Mancano venti giorni allo scontro diretto, ma Venezia-Campodarsego è già cominciata. E con la vittoria ieri dei lagunari, il vantaggio dei padovani è tornato a tre punti. Ad accendere la miccia sono state le dichiarazioni di sponda arancioneroverde, per la precisione del diesse Giorgio Perinetti dopo il pari con i Lupi dell’altra domenica. «Il Campodarsego è in vetta a pieno titolo perché, mentre noi abbiamo perso cinque punti dopo il 90′, ha vinto otto volte dopo l’85’ e con il Dro grazie allo “svenimento” del portiere. I padovani sono primi per le “tre C”, carattere, “fortuna” e quelle coccole che riceve a differenza nostra. Infatti dopo la Luparense abbiamo Carbonaro, Serafini e Innocenti pieni di botte». E non sono mancate le parole del presidente Joe Tacopina: «Contro la Luparense abbiamo trovato superman o Buffon tra i pali, mentre il Campodarsego segna un gol al rallentatore con difensori e portiere avversari che sembrano guardare… Ma i padovani verranno al Penzo e daremo a loro una lezione di calcio». E allora non può mancare la replica padovana per bocca del diggì Attilio Gementi. «Noi abbiamo le “tre F”, ossia la nostra filosofia che è quella di non andare mai a parlare sui giornali quando abbiamo incontrato arbitraggi sfavorevoli, la fame di risultati dato che siamo una società che ha voglia di mettersi in mostra e poi abbiamo la fortuna. Ciò detto, guardiamo a noi stessi e non in casa degli altri, anche se il Venezia resta la grande favorita dato che può contare su una rosa di 27-28 giocatori, a differenza della nostra che è più corta». Sull’affermazione che il portiere del Dro è “svenuto” in occasione del gol vittoria di Cacurio. «Probabilmente il portiere ha fatto un errore, ma poco dopo Cacurio ha sbagliato un altro sigillo davanti al portiere, questo è il calcio. Noi rispettiamo il Venezia e le dichiarazioni dei loro dirigenti verso i quali nutriamo grande stima, purchè non ledano l’immagine del Campodarsego». Sulla lezione di calcio al Penzo annunciata da Tacopina. «Sono sicuro che la sua sia stata solo una battuta e non una mancanza di rispetto nei nostri confronti. A ogni modo ci può stare che il Venezia ci dia una lezione con la rosa che hanno. Se accadrà, faremo a loro i complimenti». Intanto, Gementi si gode la vetta in classifica a quota 60 punti. «Una cosa impensabile se teniamo conto che li abbiamo fatti in 25 partite. Con sessanta punti in saccoccia non penso che i portieri siano sempre svenuti o gli avversari abbiano fatto le belle statuine. Dobbiamo però andare in campo sempre con una mentalità operaia e combattiva, dato che possiamo essere messi in difficoltà da qualsiasi squadra. Sabato con la Sacilese non abbiamo mai rischiato, ma dovevamo essere più cinici sotto porta. Dobbiamo andare sempre a mille, altrimenti si fa fatica». A Sacile si è registrato anche il debutto di Zecchin. «La cosa importante è che stia bene, e siamo già contenti di questo. È entrato nel finale di gara, deve ancora arrivare al top, ma siamo sicuri che ci darà una grande mano». Prima del big match al Penzo, le avversarie si chiamano Monfalcone, Virtus Vecomp e Luparense San Paolo. Un poker d’impegni che può decidere il campionato. «Pensiamo a una gara alla volta, a cominciare da quella con il Monfalcone che è la più importante. Non possiamo permetterci di sottovalutare nessuno».
Ore 14.20 – (Mattino di Padova) Ci speravano entrambe. Campodarsego ed Este, le due squadre padovane di Serie D che stanno tenendo in scacco il Venezia, hanno creduto invano nell’impresa domenicale del Montebelluna. La formazione trevigiana, allo stadio “Pier Luigi Penzo”, non è riuscita a strappare nemmeno un punticino, anche se il 2-0 dei lagunari (decisive le reti di Serafini e Innocenti), di fatto, non ha mosso la classifica: il Campodarsego resta comunque in vetta con un distacco di tre punti da confermare, come minimo, nel turno infrasettimanale di mercoledì, contro il Monfalcone (in casa). L’Este, invece, continua a inseguire a debita distanza (5 punti) ma dopodomani dovrà vedersela con un Montebelluna reduce da una trasferta amara e in piena lotta per non finire ai playout. CAMPODARSEGO. Dalle parti di Reschigliano, però, c’è chi non dà troppo peso all’acuto del Venezia. Anzi, Mehdi Kabine, a segno pure nell’anticipo di sabato con la Sacilese (2-0 il risultato finale), vede gli arancioneroverdi addirittura «in difficoltà». «A noi basterebbe arrivare allo scontro diretto del 6 marzo con tre punti di vantaggio» spiega il centravanti marocchino. «Anche perché il Venezia, a mio avviso, ha un po’ troppa pressione addosso. Ho vissuto una situazione simile l’anno scorso all’Altovicentino: lì c’erano 27 giocatori, due squadre di titolari e uno spogliatoio piuttosto ingestibile per l’allenatore. Infatti non siamo riusciti a centrare la promozione». Poi aggiunge: «Anche se il Venezia ha fatto grossi investimenti, non è detto che coi soldi riesca a spuntarla. Lo dico facendo i dovuti scongiuri: noi non abbiamo “obblighi”, siamo più spensierati». Ci crede, Kabine. E ha la certezza che il Campodarsego si giocherà la vittoria del campionato fino alla fine: «Non possiamo più nasconderci. La dirigenza, in primis, ha dato un segnale importante ingaggiando giocatori di livello per il girone di ritorno». Kabine chiude col “botto”: «Questa società, per organizzazione societaria e organico merita la Lega Pro. A mio parere, con due o tre innesti potrebbe fare bella figura nei professionisti». ESTE. In casa dell’Este l’entusiasmo è simile, anche se non ci sono, almeno per il momento, le stesse ambizioni dei “cugini” dell’Alta. Sabato, i ragazzi di Pagan hanno rispedito in Friuli il Fontanafredda con tre reti sul groppone, due delle quali messe a segno da Vincenzo Ferrara: «Faccio parte di un gruppo meraviglioso» afferma l’esterno d’attacco casertano. «E’ difficile non dare il massimo con questi ragazzi». Il Venezia, nonostante la striscia positiva dei giallorossi, resta a +5: «Sì, ma non dobbiamo dare troppo peso alla classifica» puntualizza Ferrara. «Stiamo facendo bene perché affrontiamo ogni partita senza fare calcoli. Lavoriamo con grande intensità durante la settimana e alla domenica diamo il massimo. Come ha detto più volte il mister, dobbiamo pensare solo a migliorarci. Se poi riusciamo ad agganciare le prime due, tanto meglio». ABANO E LUPARENSE. Nel turno infrasettimanale s’incroceranno pure le altre due padovane, Abano e Luparense. Allo stadio delle Terme di Monteortone i neroverdi di Karel Zeman, rimasti a riposo nell’ultimo weekend per il rinvio del match con la Virtus Vecomp Verona, cercheranno di prolungare l’imbattibilità nel girone di ritorno (4 vittorie in 5 partite) con i Lupi, sconfitti sabato dal Monfalcone.
Ore 14.00 – (Gazzettino) Adesso è fuga vera. Il Padova ferma il Feralpisalò, il Lumezzane stoppa l’Alessandria, così il Cittadella crea il vuoto dietro di sè, scavando un solco profondo sette punti dalle prime inseguitrici, Feralpisalò e Pordenone. La strada è ancora molto lunga – tredici i turni di campionato da giocare – ma nascondersi, adesso, è davvero difficile. È andato tutto bene nel week end, il Cittadella ha vinto su un campo ostico evidenziando un grande carattere, i risultati delle dirette concorrenti poi sono stati favorevoli a nostri colori», ammette il diggì Stefano Marchetti. Che però avverte: «Adesso inizia la fase fondamentale della stagione, con tanti scontri diretti, e il Cittadella deve continuare con la determinazione degli ultimi tempi». Quella che ha consentito di inanellare quattro vittorie di fila nel girone di ritorno. «La strada però è molto lunga, ora viene il difficile, dobbiamo affrontare tutte le più forti. Detto questo, è meglio stare davanti con sette punti di vantaggio che trovarsi costretti a rincorrere». I tre punti di Piacenza li ha regalati il gol di Cappelletti, autore di una grande prestazione. Il giocatore si è fatto trovare pronto alla chiamata di Venturato, e non ha tradito le attese. «Ho parlato con lui in settimana – racconta Marchetti – Credo che Cappelletti avesse bisogno di trovare una partita così per rilanciarsi. La grande prova in campo è nata dal lavoro intrapreso durante gli ultimi allenamenti, con la concentrazione e la semplicità nelle giocate che gli avevamo chiesto. Non deve strafare, con il rischio poi di incorrere in errori, Cappelletti se ci riesce è un buon giocatore». Nel dopo-gara di Piacenza anche Venturato ha speso parole importanti e significative nei confronti del difensore. «Ha delle buonissime qualità, e le ha evidenziate. Deve insistere sull’atteggiamento, sulla concentrazione che è stata forse il suo difetto nelle precedenti prove. Cappelletti è un titolare come gli altri, il Cittadella avrà bisogno dell’intera rosa, ci sarà spazio per tutti». Messaggio perfettamente recepito dal difensore: «Ho cercato di applicarmi sempre, anche se non è facile giocare con la stessa tranquillità di chi è sicuro del posto. Quando entri in campo e devi dimostrare qualcosa rischi di strafare, io personalmente sono così. A Piacenza ho cercato di fare le cose semplici, quelle che mi aveva chiesto l’allenatore, quando c’era da spazzare l’ho fatto, anche se non è il calcio che mi piace proporre. Abbiamo vinto, va bene così». Il Cittadella ha preso un gol che si poteva evitare. «Siamo stati poco cattivi al limite dell’area, Carrus ha avuto la vita sin troppo facile, c’è stata disattenzione da parte nostra anche se lui è stato favorito dai rimpalli». Cappelletti ha realizzato un gol importante, che pesa tre punti. Sul pallone di Schenetti è intervenuto da attaccante vero. «Mi sono sentito un po’ Inzaghi – sorride Cappelletti – Ho rispolverato il mio passato, perché in Eccellenza facevo il trequartista o la mezzala, mi hanno arretrato in difesa al secondo anno con la Primavera del Palermo. Ho un po’ l’istinto del gol nel sangue». È il primo centro con la maglia granata, perché l’anno scorso a Chiavari non gli hanno concesso la paternità della rete. «Non so se fosse mio, diciamo che questo di Piacenza è il primo, pulito».
Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Il Cittadella ha fatto “13”, ma il vecchio Totocalcio non c’entra. C’entrano, invece, i nuovi ingressi in quella che, a buon diritto, si può definire la “cooperativa del gol” granata. Dopo essere stata la prima squadra a mandare in rete almeno dieci giocatori nel girone A della Lega Pro, e dopo aver chiuso il girone d’andata con 11 marcatori diversi, il Citta ha allungato sulla concorrenza grazie ai sigilli personali di Lora, a bersaglio nel 4-2 rifilato al Renate, e di Cappelletti, match winner a Piacenza, nonché secondo difensore in gol dopo Pascali in questa stagione. Bassano e Alessandria sono appaiate in seconda posizione, con undici marcatori stagionali, mentre la Feralpi, che assieme alla truppa di Venturato vanta il miglior attacco con 34 realizzazioni, ne conta 10. Saranno pure statistiche che non contano nulla, queste, ma sino ad un certo punto. Il fatto che, oltre a Litteri (in vetta alla classifica cannonieri a quota 10, assieme a Bocalon, Alessandria, e Brighenti, Cremonese), ci siano tanti elementi in grado di segnare, attesta quanto si vede in campo: quello del Citta è un calcio propositivo, che consente di andare al tiro anche a chi parte dalla retrovie.
Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Un gol diviso a metà con Coralli, il 9 marzo 2015, a Chiavari, che non valse a nulla se non a mitigare la delusione per una sconfitta (contro la Virtus Entella) che pesò, come tante altre di quell’infelice girone di ritorno, sui granata, retrocessi dopo sette stagioni consecutive in Serie B. Un gol vero, pesante, tutto proprio (senza bisogno di compartecipazioni), sabato 6 febbraio 2016, a Piacenza per proiettare il Cittadella ancora più in alto nella classifica di Lega Pro, leader solitario in fuga verso quella cadetteria che tutto l’ambiente anela a riprendersi in fretta, dopo un anno di transizione in terza serie. Daniel Cappelletti, al “Garilli” lei ha lasciato il segno (e che segno!) con una girata da vero bomber, al centro dell’area di rigore… «Sì, mi sono sentito un po’ Inzaghi (e ride, ndr). Però, ricordando il mio passato, devo dire che ho iniziato in Eccellenza sette anni fa, facevo il trequartista… Sono stato spostato poi nel ruolo di difensore, al secondo anno di Primavera al Palermo, e da lì non mi sono più mosso. Il rimorso ce l’ho, comunque: se avessi continuato a fare il centrocampista avanzato, magari…». Prima rete in maglia granata, a tutti gli effetti. «È vero. Questa è proprio mia, non me la toglie nessuno». Apposto il sigillo su una partita non facile, ma soprattutto una prestazione molto positiva, nonostante lo sbandamento difensivo subìto in occasione del vantaggio della Pro. «Ho cercato di fare le cose semplici, come sempre del resto, anche se mi era riuscito meno bene le altre volte perché, come avevo detto in un’intervista della settimana scorsa, non è semplice giocare con la stessa facilità di quando si è sicuri di essere sempre in campo. Quando bisogna entrare, e si vuole dimostrare di essere all’altezza della situazione, io soprattutto tendo a strafare e questo mi porta a sbagliare di più. Stavolta ho fatto tesoro degli errori, e la cosa ha pagato. Quando c’era da… spazzare via l’ho fatto, senza remore, non ci ho pensato su due volte. Non è il calcio che mi piace di più, lo ammetto, tuttavia anche il campo di Piacenza non consentiva di giocare più di tanto, perché è veramente disastrato. Abbiamo vinto e va bene così». Un’involuzione rispetto al Cappelletti della Serie B. Cos’è successo, forse la testa era rimasta alla vittoria di luglio a Gwangju, quando l’Italia di cui lei faceva parte battendo la Corea del Sud vinse la medaglia d’oro alle Universiadi? «Probabilmente ero ancora con la testa laggiù… A parte gli scherzi, sicuramente ho patito tanto il fatto che l’anno scorso sapevo che sicuramente sarei sceso in campo e questa tranquillità mi dava sicurezza, appunto, una volta dentro. Di partite ne ho disputate tante in B con il Citta, segno che avevo una buona continuità. Quest’anno il fatto di non essere più certo del posto mi ha un po’ destabilizzato, io sono un istintivo, un attaccante d’area come ho dimostrato in questa occasione (e ride ancora, ndr) e ci tengo a far bene. Però, dài, sono contento, spesso bisogna resettare tutto e ripartire». Per concludere, tornando al gol realizzato da Orlando, ha ragione Venturato nel continuare ad insistere sulla necessità di una maggiore attenzione da parte vostra? «Certo. Siamo stati poco “cattivi” al limite dell’area, poi una volta all’interno dei 16 metri, si sa, non puoi tanto affondare il colpo perché rischi il rigore. Quella palla lì non doveva neanche essere stoppata e non doveva neppure arrivare al loro centrocampista, oltretutto il più basso, vuol dire che, in effetti, siamo stati disattenti in quella situazione, e dopo che Carrus ha stoppato il pallone ed è entrato in area era problematico intervenire. Lui ha avuto fortuna vincendo diversi rimpalli, ha calciato, Alfonso ha parato, ma la palla è rimasta lì e loro hanno segnato. Concordo con il mister, bisogna avere maggiore attenzione in quei frangenti».
Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Adesso si può sul serio parlare di fuga. Il fine settimana da incorniciare del Cittadella, iniziato sabato con la scorribanda del “Garilli”, è terminato ieri con i “regali” delle dirette inseguitrici, che permettono a capitan Iori e compagni di allungare in classifica, raggiungendo il massimo vantaggio stagionale: sette i punti di margine sulla coppia Feralpisalò-Pordenone, addirittura otto quelli sull’Alessandria. Nel favore fatto dal Padova, che ha piegato la Feralpi, sotto sotto, era possibile sperare. L’1-1 dei piemontesi – a cui non è bastato il primo sigillo in maglia grigia del nuovo arrivato Iocolano – contro il modesto Lumezzane è invece giunto come un dono inatteso. «Ma io sono soddisfatto soprattutto per quella che è stata la nostra prestazione a Piacenza», sottolinea il d.g. Stefano Marchetti. «In un campo in cattive condizioni, e contro un avversario che ha messo subito la partita sul piano del temperamento, ho visto un Cittadella concentrato e determinato, e in grado di far valere la sua qualità. Poi è chiaro che i risultati delle dirette concorrenti ci rendono contenti, ma stanno proprio lì a dimostrarci quanto poco contino i pronostici “sulla carta”. Nessuna gara può essere data per scontata in questo campionato e tutti dobbiamo aver presente che il cammino è ancora molto lungo. I sette punti di vantaggio non cambiano nulla, anche perché dalla prossima partita, con il Pavia, inizia un ciclo di gare contro avversarie di alta classifica che faranno di tutto per farci lo sgambetto». Visto che il match con i lombardi si giocherà soltanto lunedì sera, è stato concesso un giorno di riposo supplementare al gruppo: Iori e soci torneranno a lavorare al Tombolato da domani. In attesa dei rientri di Pascali e Paolucci, intanto, vale la pena di soffermarsi sulle prove offerte a Piacenza da due elementi: Zaccagni, ennesima scelta azzeccata di Marchetti, e Cappelletti, elemento che rischiava di perdersi e che invece è stato “ritrovato”. «Zaccagni ora deve dare continuità al suo rendimento. Alla ripresa degli allenamenti gli dirò di rimanere sereno e, soprattutto, di mantenere i piedi ben ancorati a terra. La grande gara di Cappelletti? Daniel ha metabolizzato alcune indicazioni, interpretando la partita proprio come un difensore deve fare, rimanendo sempre concentrato ed evitando di “strafare”. Il gol lo gratifica dopo un periodo non facile. Ha saputo farsi trovare pronto e ha mostrato quanto sia importante l’apporto di chi, sin qui, ha avuto meno occasioni per giocare».
Ore 12.40 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic 7.5; Dionisi 6.5, Diniz 7, Sbraga 7, Favalli 7.5; Ilari 6.5, Corti 7.5, De Risio 7, Petrilli 6.5 (st 35′ Mazzocco 6.5); Altinier 6 (st 25′ Sparacello 7), Neto Pereira 6.5 (st 45′ Fabiano sv).
Ore 12.30 – (Gazzettino) Probabilmente il Feralpisalò non si aspettava questo cambio di passo degli avversari ed è andato in sofferenza. Sofferenza che è aumentata a dismisura nella ripresa, con il Padova quasi sempre padrone del campo grazie a un pressing alto e a un ritmo elevato. Proprio da un pallone recuperato sulla trequarti dei bresciani da De Risio è nata l’azione che ha prodotto il gol di Corti: la sua velenosissima parabola dai 35 metri ha scavalcato il portiere ed è finita in rete. Gli ospiti hanno accusato il colpo tanto che sono rimasti in dieci per il doppio giallo ad Allievi. Con la forza dell’orgoglio si sono lanciati ugualmente all’attacco nel tentativo di acciuffare il pareggio, andandoci vicino al primo minuto di recupero con un colpo di testa del nuovo Cesaretti che ha esaltato i riflessi di Petkovic. A quel punto i biancoscudati hanno pensato che non era più il caso di scherzare con il fuoco. E il raddoppio di Sparacello, su assist al bacio di Mazzocco, ha fatto esplodere di felicità l’Euganeo.
Ore 12.20 – (Gazzettino) La seconda considerazione è legata alla classifica: se il Padova saprà mantenersi su questi livelli sul piano della determinazione e dell’intensità i play off sono ancora alla portata. Che la partita fosse stata ben preparata lo si è intuito già dalle prime battute. I biancoscudati hanno chiuso tutti gli spazi nella loro metacampo, lasciando l’iniziativa agli avversari. Il modo migliore per disinnescare sul nascere la capacità del FeralpiSalò nel ribaltare l’azione in velocità e cercare la profondità. Gli ospiti si sono affidati al fraseggio sulle stretto e agli inserimenti dei centrocampisti, ma la difesa di casa ha quasi sempre fatto buona guardia. E nelle uniche due circostanze in cui non c’è riuscita, Petkovic si è disimpegnato con bravura. In queste fasi della gara il Padova ha però sempre fatto fatica a riproporsi in avanti, peccando soprattutto nella misura dei passaggi. È stato a cavallo della mezz’ora che la truppa di Pillon ha dato il primo segnale di voler cambiare il corso della gara. I centrocampisti hanno alzato il baricentro e la squadra ha cominciato a sfruttare le sovrapposizioni sulle corsie esterne di Dionisi e Favalli.
Ore 12.10 – (Gazzettino) Il Padova sfodera la partita perfetta e infligge il primo ko esterno al Feralpisalò. Davvero bravi i biancoscudati nell’interpretare della gara: una prima mezz’ora di contenimento, per non regalare profondità all’avversario, poi un crescendo rossiniano culminato con un secondo tempo da favola. A legittimare la superiorità della truppa di Pillon è arrivata alla mezz’ora della ripresa la prodezza balistica di Corti, quindi ci ha pensato l’ultimo arrivato Sparacello a chiudere i conti nel più classico dei contropiedi. Il tutto per la gioia del Cittadella, visto che i bresciani erano i più diretti inseguitrici della formazione granata. Dopo una prestazione del genere vengono quasi da sè due considerazioni. La prima riguarda Pillon: con il suo avvento in panchina la squadra sembra trasformata. E lo dicono sia i risultati (quattro vittorie e quattro pareggi) che le prestazioni. Ora i biancoscudati, grazie anche ai rinforzi del mercato invernale, hanno una precisa identità di gioco basata su un 4-4-2 molto armonico dove le qualità individuali dei giocatori si coniugano alla perfezione con l’espressione collettiva.
Ore 12.00 – (Gazzettino) Quindi aggiunge: «Abbiamo acquisito fisicità in mezzo al campo con De Risio, senza dimenticare che chi entra fa sempre il suo dovere. I ragazzi che sono entrati hanno fatto tutti benissimo e questo mi rende felice. Non si vede gente cupa, ma tutti danno il massimo per la squadra. Posso cambiare anche modulo durante la partita, ho delle alternative, ma non dobbiamo perdere l’umiltà che ci ha contraddistinto finora. Tutti e undici i giocatori partecipano alle due fasi e se continuiamo così, ce la giochiamo. Anche se adesso ho già messo da parte questa vittoria, e penso già alla trasferta difficile con il Sudtirol». Proprio le prossime sfide con Sudtirol e Cittadella possono essere decisive per guardare altri orizzonti di classifica? «Dobbiamo continuare a vincere, e anche i pareggi fatti in precedenza vengono valorizzati. Quello che ci ha portato a +12 punti sulla zona pericolosa è proprio la continuità di risultati». Non manca un flash su Sparacello: «Ci ha dato fisicità in attacco, ma tutta la squadra si è comportata in maniera intelligente restando compatta nel momento di difficoltà incontrato nel primo tempo». Petkovic nel finale ha accusato un fastidio nella parte alta della gamba. «L’ha sentito calciando la palla, speriamo che non sia niente di grave».
Ore 11.50 – (Gazzettino) «Piano piano è una squadra che sento mia». Il concetto l’aveva già espresso dopo la vittoria con il Lumezzane, e Bepi Pillon lo ribadisce a chiare lettere anche dopo l’acuto con il Feralpi Salò, squadra che mai aveva perso prima d’ora in trasferta. Il che dà ulteriore merito alla truppa biancoscudata, protagonista di una seconda frazione che rasenta la perfezione. Sono otto i risultati utili di fila sotto la gestione Pillon, con quattro vittorie e altrettanti pareggi. «Anche facendo una media di due punti a partita, siamo a sei lunghezze dalla terza in classifica e sono tante. Però mi interessava vedere la squadra giocare da squadra. Davanti avevamo un avversario forte che nei primi venti minuti ha fatto bene. Noi volevamo fare la partita attaccando la loro profondità senza riuscirci nel primo tempo, mentre nella seconda frazione ci siamo riusciti togliendo a loro le fonti di gioco e grazie al grande gol di Corti abbiamo portato a casa una grande partita. Adesso però non bisogna mollare per non vanificare tutto quello che abbiamo fatto. Dobbiamo migliorare alcuni aspetti, ma la squadra è in crescita, ha autostima e consapevolezza nei propri mezzi. E se gli avversari devono morire per vincere con noi, allora siamo sulla strada giusta». Prima di questo impegno aveva dichiarato che questa partita le sarebbe servita per capire il reale valore dei biancoscudati. «La risposta è che con le grandi squadre abbiamo fatto sempre ottime partite».
Ore 11.40 – (Gazzettino) I riflettori poi sono tutti per i due bomber di giornata, a cominciare da Claudio Sparacello: debutto e primo gol da professionista. «È una grande soddisfazione, lo dedico a mia nonna che è mancata pochi giorni fa. Quando ho alzato le braccia al cielo dopo avere segnato, ho pensato a lei: per me era come una seconda mamma. Non potevo immaginare esordio migliore, è stato tutto perfetto. L’assist di Mazzocco? Ha messo una grande palla, e ho segnato. Adesso prometto altri gol». Se il sigillo di Sparacello ha messo in cassaforte la vittoria, quello di Daniele Corti ha indirizzato la gara verso il successo. Tra l’altro un super gol con un tiro da oltre 35 metri. «Dalla mia posizione non ho neanche visto quando è entrata, me ne sono accorto quando l’arbitro ha fischiato e i compagni sono corsi verso di me. L’abbraccio ai compagni in panchina? Siamo un gruppo». Ancora sulla sua prodezza: «Segno pochi gol, ma buoni. Su quella palla ho avuto l’idea di calciare, ed è uscita una rete così bella. Non avevo mai tirato da così lontano». Sono sei i punti di distacco dai play off. «È vero, ma davanti ci sono tante squadre. Se ce la facciamo, bene venga. Ma non credo che tutte perderanno punti per strada».
Ore 11.30 – (Gazzettino) Dopo la vittoria con il Lumezzane aveva esordito davanti ai cronisti «sono preoccupato per la partita con la Feralpi Salò». E allora abbiamo fatto presente la sua dichiarazione al presidente Giuseppe Bergamin, che la mette così: «Ora sono preoccupato per la trasferta con il Sudtirol, ma oggi (ieri, ndr) abbiamo fatto un passo avanti dando dimostrazione di bel gioco e nel secondo tempo siamo stati padroni della situazione. La squadra sta acquisendo personalità e continuità, e anche i nuovi arrivati stanno dimostrando che nel prendergli ci abbiamo azzeccato. Sparacello? È un giovane di buona prospettiva, sono contento per lui. Il suo gol è un bel biglietto da visita, abbiamo fatto un buon acquisto». Fare bene anche con Sudtirol e Cittadella vorrebbe dire alzare l’asticella. «Sono d’accordo, sono due partite importanti. E se otteniamo il risultato, ci può dare più fiducia per guardare a un certo obiettivo», vale a dire i play off. Elogia la squadra anche il vice presidente Edoardo Bonetto: «Chapeau a tecnico e ragazzi per il secondo tempo, mi sono davvero divertito. Abbiamo giocato in maniera favolosa e ne è valsa la pena per i tifosi che sono venuti allo stadio nonostante il brutto tempo».
Ore 11.10 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Ora viene il bello, e anche il derby fra due settimane è più incerto”) Tuttavia, va detto che solo il Cittadella può buttare via, a questo punto, la promozione, a dimostrazione che, quando si programma per bene (e sotto le Mura le cose non le fanno mai a caso), è difficile sbagliare obiettivo. Se Gabrielli e Marchetti riusciranno a fare centro un solo anno dopo la retrocessione, bisognerà riconoscere loro sia la tenacia che la serietà nel voler ripartire con il piede giusto e con le motivazioni migliori nei confronti di giocatori bastonati dal fallimento sportivo di maggio 2015. Ma il Citta che scappa oggi deve tributare un altro “grazie”, dopo quello a se stesso, ed è rivolto al Padova, contro il quale disputerà il derby di ritorno fra due domeniche. I biancoscudati hanno vinto con pieno merito l’atteso (e temuto) match con la FeralpiSalò, e la loro “striscia” di risultati utili (saliti a 9, compreso il pareggio di Busto Arsizio con Parlato ancora in panchina) ribadisce l’importanza della già citata “continuità”. Pillon, che ha un conto aperto con la piazza, ha impresso la svolta invocata dall’ambiente: ha raddrizzato la nave, che imbarcava acqua, le ha disegnato una rotta precisa, ha ridato animo all’equipaggio toccando le corde giuste e lo ha calato in un piano di riorganizzazione del lavoro che sta dando frutti copiosi. La squadra corre – lo faceva anche prima, ma in modo diverso – con più raziocinio, sa gestirsi meglio e arriva in fondo alle partite con più birra in corpo degli avversari. Quattro successi e quattro pareggi, per un totale di 16 punti su 24, sono un biglietto da visita eloquente sbandierato dall’allenatore con i baffi: uomo concreto, di poche parole, ma diretto nel dialogo e soprattutto capace, grazie alla lunga esperienza, di individuare cosa non funzionava e di porvi rimedio. Il resto è merito della società, che ha operato bene al “mercato” invernale, reperendo, grazie al fiuto del ds De Poli, i giocatori che servivano a completare il mosaico richiesto dall’allenatore. Certi soloni da tastiera (del proprio pc) o menagrami di professione che cos’hanno da dire, adesso? È ancora, questa, una società inadeguata alla categoria, come sosteneva qualcuno? Meglio stare zitti, si evitano brutte figure. Noi siamo soddisfatti e pregustiamo già l’attesa per la sfida, tutta made in Padova, del 21 febbraio. I biancoscudati ci sono, il Citta è avvisato: sarà un derby tutt’altro che scontato e ben diverso da quello dell’andata al Tombolato.
Ore 11.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Ora viene il bello, e anche il derby fra due settimane è più incerto”) Rischia di essere ricordato a lungo, questo inizio di 2016, alle nostre latitudini calcistiche. Perché il Cittadella, in una sola settimana, la prima di febbraio, si è ritrovato a passare da un vantaggio di 4 punti che aveva sulla FeralpiSalò al +7 sugli stessi bresciani, che vale tantissimo sul piano psicologico. È come se i granata potessero permettersi di giocare le 13 partite che rimangono da qui a maggio con la certezza di averne in realtà solo 11 davanti da sfruttare in pieno: l’allungo è stato infatti talmente poderoso da mandare in crisi le concorrenti dirette, tranne il Pordenone, al quinto successo di fila e lanciatissimo nella corsa verso i playoff. Due di queste gare potrebbero persino non essere giocate e Iori & C. sarebbero ancora in cima, pur con un margine esiguo. Provate a ventilarla, un’ipotesi del genere, e vi sentirete rispondere con un… grugnito o quasi: il Citta non vuole sentir parlare di campionato già suo, di trionfo vicino, di opportunità da sfruttare a mani basse, dopo che per un intero girone (quello d’andata) si è parlato di massimo equilibrio al vertice, di estrema incertezza nella definizione della scala dei valori, di un nugolo di squadre in grado di lottare sino alla fine per la promozione diretta. Cos’è successo, invece? Che in un mese effettivo di sfide (si è ripreso a giocare, dopo la pausa natalizia, il 10 gennaio scorso) il gruppo di Venturato ha capitalizzato al massimo la chance offertagli dal calendario: quattro confronti con formazioni di medio-bassa classifica, come Cuneo, Pro Patria, Renate e Pro Piacenza, vinti tutt’e quattro. I più forti hanno imposto la loro legge, spiccando il volo, con 12 punti (su 12) in carniere. È quella che, nella più sfruttata delle considerazioni a cui si lasciano andare spesso allenatori e giocatori, viene definita la “continuità di risultati”, a sottolineare l’importanza di realizzare un filotto di successi, o comunque di non sconfitte, tale da rinsaldare il morale di un gruppo, galvanizzarlo e spingerlo con più forza verso il traguardo prefissato. A Piacenza il tecnico della capolista ha ribadito che «qui non si molla neppure di un centimetro». Ha ragione, perché sarebbe un suicidio pensare di avere già staccato il biglietto per la Serie B a più di tre mesi dall’epilogo del torneo.
Ore 10.50 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Volpe): Petkovic 7; Dionisi 6.5, Diniz 7.5, Sbraga 7, Favalli 7; Ilari 6.5, Corti 7.5, De Risio 7, Petrilli 6.5 (Mazzocco 6.5); Neto Pereira 6.5 (Fabiano sv), Altinier 6 (Sparacello 6.5).
Ore 10.40 – (Mattino di Padova) La prodezza balistica di Corti. Dopo l’intervallo, si è visto un Padova padrone del gioco, determinato, convinto e, soprattutto, fisicamente più forte. A furia di insistere, con la FeralpiSalò in evidente imbarazzo, la squadra di Pillon è arrivata al gol. E che gol, se è vero che Daniele Corti non ci ha pensato su un attimo, dopo che De Risio aveva intercettato il pallone a centrocampo indirizzandolo verso di lui, a calciare al volo, da 30 metri, di destro: una botta imprendibile sotto l’incrocio, alla sinistra del sorpresissimo Caglioni (31’). Bellissimo! Sparacello, che debutto. Da lì in poi è stato solo un crescendo biancoscudato: un sinistro di Favalli a fil di palo (33’), l’espulsione di Allievi (doppio “giallo”), che ha costretto gli avversari a restare in 10, e l’unico brivido, patito dalla difesa, su un corner di Pinardi da destra, con Petkovic trovatosi il pallone in mano sulla inzuccata di Cesaretti (46’) da pochi passi. In pieno recupero, la firma al successo è arrivata da uno dei nuovi, Claudio Sparacello, che sulla ripartenza avviata da Ilari ha finalizzato con freddezza un assist d’oro confezionatogli da Mazzocco, involatosi nella metà campo deserta (47’). E adesso sotto con il Sudtirol. Sarà un’altra battaglia, ma questo Padova fa paura.
Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Non è stata una partita facile per Neto Pereira & C., presentatisi sul rettangolo verde zuppo di pioggia con gli stessi undici che avevano sbancato Lumezzane (primo blitz riuscito dopo 4 pareggi di fila e a 50 giorni di distanza dal 2-1 di Gorgonzola, contro la Giana Erminio), desiderosi di riannodare il filo con i 3 punti davanti ai propri tifosi, visto e considerato che era dal 5 dicembre (3-0 all’Albinoleffe) che mancava l’acuto casalingo. Per 25 minuti buoni i gardesani di Amo Diana (ex difensore di Verona, Brescia, Sampdoria e Torino) hanno confermato la bontà dei valori di cui erano accreditati, muovendosi bene tra le linee e chiamando Petkovic agli straordinari (bravissimo il portiere serbo a volare e deviare in angolo su conclusione di Tortori da fuori area, al 12’). Quando poi, al 23’, lo stesso Tortori ha realizzato, dopo un pregevole scambio con Quadri, vedendosi annullato il punto per fuorigioco (che c’era), si è temuto un impennarsi delle difficoltà incontrate sin dall’avvio dai padovani. I quali, invece, dopo la mezz’ora sono riusciti a trovare sfoghi sulle fasce e ad alzare il ritmo delle loro giocate, creando qualche grattacapo ad una retroguardia apparsa sin lì molto solida. Un paio di occasioni, create dal monumentale Diniz e da Ilari (fra il 42’ e il 44’), hanno fatto svanire quel senso di timore e legittima preoccupazione che i bresciani avevano suscitato nel pubblico.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) La FeralpiSalò, che seconda era e tale è rimasta nonostante la sconfitta, si era presentata all’Euganeo forte di questi primati: imbattibilità esterna da ben 9 mesi, risalendo la sua ultima sconfitta al 3-1 incassato dal Bassano, il 10 maggio 2015, all’epilogo della regular season della passata stagione; maggior numero di vittorie fuori casa (7); minor numero di sconfitte sempre in trasferta (0); migliore-differenza reti totale (+ 13) e sui campi esterni (+ 15); miglior attacco del girone (34 reti realizzate). L’impresa del Padova – perché tale dev’essere considerata – è di averla riportata sulla… terra al termine di una partita che ha consacrato, se ancora ce ne fosse bisogno, la bontà del lavoro svolto da Bepi Pillon in due mesi. Fermata la “corazzata”. I numeri dicono già tutto: i biancoscudati, con quello di ieri, hanno colto il nono risultato utile consecutivo, l’ottavo di fila da quando il tecnico trevigiano è arrivato, restando agganciati al treno delle squadre che possono inseguire un sogno, l’inserimento in zona playoff (vi accedono la seconda e la terza di ogni girone, più le due migliori quarte). I playout non sono più una minaccia, il cambio di passo c’è stato, ma soprattutto adesso arrivano i successi contro avversari che li precedono, non più solo nei confronti di chi sta alle loro spalle. E aver fermato una delle formazioni più quotate, che non conosceva la parola sconfitta da così tanto tempo – nelle 10 trasferte successive a quel k.o. di Bassano aveva colto 7 vittorie e 3 pareggi – è un segnale preciso lanciato a tutti, oltrechè un merito indiscutibile.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Una dimostrazione ulteriore del vostro momento positivo. «Una vittoria importante, ma adesso non possiamo mollare. La squadra è in crescita, e se i ragazzi si convincono davvero che, per batterli, gli avversari debbano “morire”, saremo sulla strada giusta». I sogni sono rimandati a dopo la doppia sfida con Sudtirol e Cittadella? «L’importante è continuare a fare risultati, che alla lunga poi pagano. Anche i 4 pareggi consecutivi, adesso, vengono valorizzati: quello che ci ha portato a 11 punti dai playout è stata proprio la continuità, ma siamo ancora in una posizione intermedia, e ci sono tante squadre che lotteranno per i playoff». Infermeria. Domattina, alla ripresa degli allenamenti, saranno valutate le condizioni di Petkovic, che rilanciando l’ultimo pallone del match ieri è scivolato e ha sentito un dolore alla parte alta della coscia. Stamane alle 8, intanto, Marco Cunico sarà operato all’ospedale Sant’Antonio al menisco del ginocchio sinistro dal dott. Simone Moro.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Quello che mi interessava principalmente era che la squadra giocasse la sua gara: avevamo di fronte una delle compagini più forti del girone, e nella ripresa siamo scesi in campo con la voglia di vincerla, e l’abbiamo fatto». Eppure il primo tempo, soprattutto all’inizio, non era stato facile… «Nei primi 20’ la Feralpi teneva bene il campo, dimostrando di saper giocare la palla con profitto. Noi avremmo dovuto attaccare di più la profondità, ma non ci siamo riusciti, eppure siamo stati bravi a non essere troppo spregiudicati in quel frangente. Nel secondo tempo, invece, abbiamo preso in mano il pallino del gioco, li abbiamo pressati, abbiamo tolto loro le fonti del gioco: martellandoli, alla lunga siamo venuti fuori. E un episodio ci ha permesso di far girare la gara». Diana, l’allenatore della Feralpi, sostiene che l’abbiate vinta soprattutto sulla fisicità. Concorda? «È innegabile che l’arrivo di De Risio in mezzo al campo ci abbia permesso di acquistare maggiore fisicità. Ma, oltre a questo, mi è piaciuto ancora una volta il fatto che chi è entrato a match in corso abbia fatto benissimo il suo dovere. Sono contento in particolare per Sparacello, per il gol e perché è entrato davvero bene, facendoci salire di più, ma lo sono per tutti».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) La soddisfazione maggiore è vedere il Padova giocare in questo modo: con autorevolezza, grinta e carattere, anche al cospetto dell’avversario più difficile che potesse capitare. Bepi Pillon, alla fine del match contro la Feralpi Salò, ha sentito per la prima volta gridare il suo nome a gran voce dai tifosi della Tribuna Ovest: un coro di ringraziamento per il lavoro svolto, che sta davvero dando i frutti sperati. «Sono veramente contento», ha esordito in sala-stampa il tecnico biancoscudato dopo il 2-0 rifilato ai Leoni del Garda. «Volevo vedere di che pasta siamo fatti, e la risposta è che il Padova si sta confermando. Contro le grandi squadre abbiamo sempre fatto ottime partite, e anche oggi (ieri, ndr), nonostante un inizio difficile, abbiamo giocato la nostra gara, portando a casa una vittoria meritata». La Feralpi non aveva mai perso in trasferta, ed è caduta all’Euganeo. Dove può arrivare questo Padova? «Con le ultime due vittorie abbiamo ripreso la media di 2 punti a partita, ma dalla terza in classifica abbiamo ancora un ritardo di 6 lunghezze, che sono tante.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Sparacello ancora non credei ai propri occhi: «Sono felicissimo, non potevo immaginare esordio migliore», sorride il centravanti. «Devo ringraziare Mazzocco, che è stato altruista e mi ha messo una palla bellissima. Ho cercato di restare il più freddo possibile, perché in questi casi è più facile sbagliare che segnare». Il giovane siciliano ha una dedica toccante: «A nonna Piera, che è mancata da pochi giorni e per me era come una seconda mamma. Mi sono inginocchiato e ho guardato il cielo per lei e perché sono molto credente. La corsa verso gli ultras, invece, nasce dal fatto che da piccolo frequentavo la curva del Palermo e so con quanta passione loro vivano le gare». Soddisfatto il presidente Bepi Bergamin: «Ho visto una squadra che ha giocato con grinta, voglia e determinazione. Sono felice perché sono state premiate le nostre scelte. Bravo Pillon, che si è dimostrato allenatore capace e attento. Le prossime due partite potranno dire con più certezza il nostro valore». Raggiante anche il vice-presidente Edoardo Bonetto: «Secondo me è stata la partita più bella dell’anno da parte nostra. Il secondo tempo è stato favoloso, mi sono proprio divertito, complimenti a mister e giocatori».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) La coppia che non ti aspetti lancia il Padova e si regala una giornata che difficilmente dimenticherà. Per motivi diversi, ma allo stesso tempo speciali. Daniele Corti ha quasi 36 anni, corre tantissimo e segna pochissimo, ma quando lo fa regala gemme come quella incastonata ieri all’Euganeo. Claudio Sparacello ha 20 anni, il gol dev’essere il suo mestiere, ma finora tra i professionisti non aveva ancora esultato. Il 2-0 alla FeralpiSalò lancia in orbita i due e spezza anche la routine dei soliti noti sempre a segno. «Devo dire che vado poco in gol, ma quando lo faccio escono bene», sorride Corti. «Ho tirato perché volevo concludere l’azione, mi è andata bene e poi sono corso ad abbracciare i ragazzi della panchina, che se lo meritano. La dedica va a loro e anche a mia moglie e mio figlio. Non so se questo sia il gol migliore della mia carriera, ma i compagni mi hanno già detto che mi voteranno per il Puskas Award (il premio Fifa che assegna il gol più bello dell’anno, ndr). Magari mi vedrete in tv tra Messi e Neymar…». Il mediano lombardo ha sempre la battuta pronta, anche quando commenta la classifica del Padova: «Ne abbiamo vinte due di fila, ma siamo sempre noni, com’è possibile? Scherzi a parte, proviamo a guardare anche un po’ più su, consapevoli che ci sono tante squadre, ma possiamo giocarcela con tutte».
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 44, FeralpiSalò e Pordenone 37, Alessandria e Bassano 36, Pavia e Reggiana 33, SudTirol 32, Cremonese e Padova 31, Giana Erminio 26, Cuneo 24, Pro Piacenza 23, Lumezzane 20, Renate 19, Mantova 18, AlbinoLeffe 15, Pro Patria 2 (-7 punti di penalizzazione).
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della ventunesima giornata: Padova-FeralpiSalò 2-0 (Corti (Pd) al 30′ st, Sparacello (Pd) al 47′ st), Alessandria-Lumezzane 1-1 (Iocolano (Al) al 41′ pt, Mantovani (Lu) al 31′ st), Giana Erminio-Reggiana 1-1 (Cogliati (Ge) al 14′ pt, Spanò (Re) al 25′ st), Mantova-Cremonese 0-2 (autorete di Perpetuini (Cr) al 10′ pt, Pacilli (Cr) al 15′ st), Renate-Pordenone 0-2 (Pederzoli (Pn) al 23′ pt, Filippini (Pn) al 39′ st), Bassano-SudTirol 2-0 (Misuraca (Ba) al 37′ pt, Pietribiasi (Ba) al 48′ st), Pro Piacenza-Cittadella 1-2 (Orlando (Pp) al 28′ pt, Jallow (Ci) al 32′ pt, Cappelletti (Ci) al 30′ st), Pavia-Cuneo 2-0 (Ferretti (Pv) al 41′ pt e al 39′ st), Pro Patria-AlbinoLeffe 2-2 (Soncin (Al) al 32′ pt, Santana (Pp) al 44′ pt, Pesenti (Al) al 38′ st, Zaro (Pp) al 40′ st).
Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
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E’ successo, 7 febbraio: il Padova batte 2-0 la FeralpiSalò grazie all’eurogol di Corti ed alla rete di Sparacello.