PADOVA – Storie di attaccanti, Padova ne è piena. Padova pulsa e freme per chi la butta dentro. Come Cristian Altinier che si è ripreso e domani con il Feralpisalò sarà a disposizione. E come sarebbe potuto essere Giuseppe Panìco, vero colpo mancato del mercato di gennaio. Matteo Roggi, procuratore del centravanti della Primavera del Genoa, nipote di Kurt Hamrin, un nome che nella città del Santo evoca epici ricordi, spiega quanto accaduto: «Mattia Perin è un mio assistito – sorride Roggi – e c’è un doppio filo fra me e Padova, visto che mio nonno era un certo Kurt Hamrin. So che in città ci sono stati mugugni per la vicenda Panìco, ma vorrei precisare che la responsabilità per cui la trattativa non si è concretizzata è mia e solo mia, sono stato io a indirizzare la famiglia di Giuseppe nella scelta. I tifosi devono solo essere orgogliosi del fatto di avere un direttore come Fabrizio De Poli, con lui ho un grandissimo rapporto ed è anche per questo che altre soluzioni rispetto a Padova di Lega Pro non sono state nemmeno prese in considerazione». L’affare si è arenato sulla durata contrattuale e Roggi precisa: «Padova per organizzazione vale la Fiorentina quando era in C2, i problemi non erano di carattere economico. Volevano un prestito di diciotto mesi e io al loro posto avrei fatto la stessa richiesta, c’era anche un’opzione di rescissione nel caso in cui fosse arrivata una proposta dalla B o ci fosse stata la volontà del Genoa di riportarlo a casa. Io come agente, ho fatto altre valutazioni. Panico ha due anni e mezzo di contratto, è un punto fermo per la Nazionale di Vanoli e della Primavera del Genoa e, se gli fosse accaduto di sbagliare tre partite, in una piazza come Padova avrebbe potuto finire in panchina e magari essere tenuto in ghiacciaia fino all’anno successivo. Il consiglio mio è stato quello di rimanere in Primavera e ritagliarsi all’occorrenza spazio in prima squadra, come già accaduto quest’anno a Palermo e a Bologna».
Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello