In questo momento, nell’attesa dell’occasione giusta per tornare in panchina, commenta per la Rai le partite di Coppa Italia e dell’under 21, ma non gli manca il tempo per seguire di persona le portacolori padovane. In tempi recenti Giuseppe Galderisi è stato in tribuna al Tombolato a seguire l’incontro vinto dal Cittadella con la Pro Patria e prima ancora è stato tra i candidati per rilevare Carmine Parlato alla guida dei biancoscudati. La sua analisi parte dall’undici granata. «La squadra – esordisce – sta effettuando il suo campionato nella maniera più intelligente, mantenendo la propria dimensione e mentalità. La società è seria e, nel bene o nelle difficoltà, non cambia linea. Marchetti sa lavorare, tira sempre fuori dal cilindro la soluzione adeguata e in campo si vede un bel calcio e un’identità di gioco per cui il Cittadella se la giocherà fino in fondo per il primo posto». Margini di miglioramento? «È passato più di un girone in cui ha mostrato, continuità, determinazione, cattiveria, qualità tecniche e collettivo, tutti elementi che sopperiscono a eventuali difetti. L’importante è che non ci siano problemi fisici dato che non ho visto compagini più forti». Così sulle dirette concorrenti: «Alessandria e Pavia sulla carta possono dare maggiore fastidio, ma i lombardi sono un po’ indietro. Stupisce il secondo posto del Feralpi, fermo restando che piemontesi e granata hanno qualcosa in più».
In ogni caso domenica il Padova, affrontando proprio i bresciani, potrebbe fare un piacere al Cittadella. «Intanto – replica – deve farlo a se stesso. Dopo qualche difficoltà, ora le cose vanno bene e siamo sulla buona strada. Padova è sempre Padova e in questa piazza bisogna sempre provarci per cui il gruppo deve mettere anima e corpo per vedere se riesce ad attaccarsi alla zona play off. Pur difficile, deve crederci, ma quello che conta, soprattutto è gettare le basi». Poi aggiunge: «È difficile il passaggio dalla serie D alla Lega Pro, occorre capire le difficoltà e creare un gruppo importante sul piano umano e tecnico. Si può puntare alla promozione in un anno solo, spendendo un sacco e non necessariamente centrando l’obiettivo, oppure farlo tassello dopo tassello, puntando sulla continuità, crescendo con passione, entusiasmo e operando con logica e attenzione come sta succedendo all’ombra del Santo, dove c’è pure il giusto mix tra ogni componente per pensare positivo». Non manca un “revival” a ribadire il concetto. «Ai miei tempi abbiamo sofferto quattro o cinque anni per raggiungere la serie A, ma nel frattempo si è creato un gruppo che ha saputo sopperire a ogni difficoltà».
E l’attuale? «Ha dimostrato in primo luogo qualità caratteriali, sta migliorando nei risultati e sono stati fatti acquisti mirati. Penso a De Risio che era con me a Benevento e giocava nella Berretti. Ha qualità e quantità e può dare tanto». Nel frattempo c’è stato pure il cambio in panchina. «Pillon ha portato una ventata d’entusiasmo e idee, ma non va dimenticato l’ottimo lavoro di Parlato. Questo è il nostro mondo, a volte con tanti sacrifici non si ottiene quanto si meriterebbe, altre si subentra ad altri, si vedono cose diverse e nel gruppo scattano meccanismi che vanno a cambiare la situazione». E proprio Galderisi avrebbe potuto essere il nuovo allenatore biancoscudato. «Ai tempi ho parlato con il presidente e con De Poli che poi hanno fatto altre scelte e io ho fatto loro il mio più sincero in bocca al lupo. Se doveva venire un altro, sono contento sia toccato a Pillon. A differenza di qualche anno fa in cui ero certo di potere tornare in questa nuova veste, adesso è più difficile. Personalmente, sto aspettano la chiamata giusta che mi permetta di fare un salto di qualità. Quando poi a Padova – conclude Nanu scherzando – vorranno andare in serie A, sanno dove venire a cercarmi…».
(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola)