Live 24! Lumezzane-Padova, -5: inizia la preparazione alla sfida di sabato, col mercato in testa

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Ore 22.40 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 38, Alessandria 35, FeralpiSalò 34, Bassano 32, Pordenone e SudTirol 31, Pavia e Reggiana 29, Cremonese e Padova 25, Giana Erminio 24, Cuneo e Pro Piacenza 23, Lumezzane e Renate 19, Mantova 18, AlbinoLeffe 13, Pro Patria 8.

Ore 22.30 – Lega Pro, fischio finale: Reggiana-Lumezzane 2-0, il raddoppio è stato siglato da Spanò al minuto 72.

Ore 22.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Tanto tuonò che piovve: Caio De Cenco lascia il Pordenone. Il brasiliano approda al Trapani in serie B. In entrata c’è Emanuele Berrettoni, centravanti trentacinquenne a maggio, proveniente dall’Ascoli. In questa stagione, cominciata in cadetteria, per lui 4 presenze e 0 gol, lo scorso anno in Lega Pro sempre con i marchigiani 6 reti in 28 partite. PROSSIMO IMPEGNO – Il Mantova (18) pareggia senza gol in casa con il Sudtirol e resta terzultimo. I prossimi avversari del Pordenone fanno 1-1 con i bolzanini, che adesso stanno con gli stessi punti (31) dei neroverdi. Per i virgiliani, che in trasferta sinora hanno vinto una sola volta, si tratta del quinto pareggio di fila. Infine, nel pomeriggio di ieri, l’altro 0-0 che lascia il Pavia due passi dietro il Pordenone e la Cremonese a meno sei. Stasera alle 20.30 si affronteranno Reggiana e Lumezzane. APPELLO – In vista della gara interna con il Mantova (sabato pomeriggio alle 14.30) arriva la chiamata di Mauro Lovisa. «Dai tifosi – dichiara il presidente del Pordenone – mi aspetto un’ulteriore prova di maturità, in parallelo a quelle che attendono squadra e società. A tutti può riuscire di arrivare in alto, pochi ci rimangono. Dal pubblico e dalla città che in queste ore gioiscono con noi vorrei quindi un’ulteriore segnale, a partire dal match con il Mantova. Il momento è bellissimo, la squadra diverte: ogni tifoso porti un amico e vedrà che assieme riempiremo lo stadio».

Ore 22.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Più che veleno, rappresenta la bellezza di vecchi merletti. Da neo Cary Grant, l’arsenico stavolta lo fa ingerire all’Albinoleffe, già prostrato. Luca Cattaneo segna il suo secondo gol stagionale e porge il servizio per lo stesso conteggio di Strizzolo. Tecnicamente spettacolare la sua rete, da una posizione defilata, opposta a quella da cui, una settimana prima al Bottecchia, scelse di calibrare l’assist per Francesco Finocchio. Da mancino trovatosi a sinistra, al volo di prima intenzione ad intercettare una parabola ampia partita da Mandorlini, assunta in pieno la responsabilità di concludere, risulta autore del prezioso raddoppio in terra bergamasca, della pregevole marcatura sotto la traversa, della continuità personale riflessa nei e con i risultati del gruppo. Ha il 9 sulla schiena, ma non è falso in zona gol. O li propizia, oppure li realizza direttamente, diventando la freccia in più per Tedino. Da parte, sua arriva con i fatti la conferma di quando andava affermando – in controtendenza rispetto al profilo basso che intendevano ancora tenere – solo una settimana fa: «La squadra dimostra di poter ambire a qualcosa di più, rispetto agli obiettivi iniziali». Quanto a seguito personale, ha pure avuto un ministriscione tutto per lui «Como c’è per Luca», esposto da parte dei propri tifosi lariani. STRIZZOLO BIS – A Bergamo è arrivato pure il secondo gol stagionale di Strizzolo. Il precedente risaliva alla trasferta di Mantova: proprio il prossimo avversario del Pordenone. Un girone dopo, facendo seguito alla stagione a secco con la Lucchese, grazie all’andamento della squadra e agli spazi temporali che potrà usufruire negli ultimi mesi, l’attaccante ritornato neroverde può ambire a bissare la stagione con il Real Vicenza. Si tratta di due campionati fa, quando realizzò sei marcature.

Ore 21.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Ce ne sono di cose che si dicono, buttate lì al momento e che poi lasciano il tempo che trovano. Tipo i cicli di sei mesi e la permanenza di Careri. Che poi uno si arrabbia, anche forte, a sentir dire che sono parole, parole, parole. Era aprile dello scorso anno quando Marco Martin si apprestava ad arrivare al Bottecchia, per giocarvi un sabato sera con il Sudtirol. «A fine stagione scade il contratto – dichiarò – vedremo se rimanere o no. Saltasse fuori una categoria superiore spererei di andarci, anche se qui si sta benissimo. A pari livello non cambierei». Alla domanda, quindi se si salvasse non la vedremmo col Pordenone?, seguì la risposta «a pari livello no». Si sa come cambiano le cose nella vita, figuriamoci nel calcio. Marco Martin è arrivato, ha esordito e impressionato subito molto bene. «Era saltato fuori il Pavia – spiega ora lo stesso difensore esterno – proponendo un buon contratto triennale e c’erano aspettative diverse. Poi, a dicembre, il cambio della dirigenza ha scombussolato i piani e non mi sono sentito più parte. Per questo ho preferito cambiare». Ritornando a dormire a casa, dopo una decina d’anni da girovago. Miglior inizio non poteva esserci? «Sono arrivato mercoledì, magari non era molto semplice imparare le trame di gioco. Mi sono trovato subito molto bene. È una squadra che gioca come piace anche a me, tipo palla a terra, veloce, fatta tutta di gente tecnica. Era da due settimane che non giocavo. Magari qua i ritmi erano più alti, anche negli allenamenti, però mi sono adattato bene. A Bergamo abbiamo ottenuto una vittoria fondamentale, perché non era facile su quel campo fare i tre punti. Visto che in questo campionato partite facili non ce ne sono In campo cosa l’ha colpita maggiormente di questo Pordenone? «Avevo diverse offerte, ma ho sposato questo progetto perché mi sembra di vedere il Sudtirol quando siamo arrivati in finale play off. Perché è un gruppo fatto di persone sane, umili: secondo me queste sono le caratteristiche per fare benissimo in queste categorie. Oltre a questo, certo l’organizzazione della società, a partire dal centro sportivo: si vede che c’è un progetto. La squadra è seguita bene, sia in allenamento che in partita». Non sono solo i tre risultati utili consecutivi a poter far pensare in grande? «Adesso ci godiamo questa vittoria, da domani prepariamo la prossima col Mantova, che sarà un’altra battaglia. Dobbiamo solo continuare, mai montandoci la testa. Se proseguiamo a giocare così, come stiamo giocando adesso e come ho visto disputare le partite dal Pordenone, si può fare qualcosa di importante. Però, sempre rimanendo con i piedi per terra, perché se no non andiamo da nessuna parte». Cosa fa la differenza? «La fa il gruppo e in questi pochi giorni ho visto che a Pordenone è bellissimo. Si è dimostrato anche contro l’Albinoleffe, quando siamo stati in difficoltà per un quarto d’ora. Abbiamo, però, reagito da squadra e sofferto poco. Ho trovato davvero una bella realtà, adesso penso a fare bene questi quattro mesi poi si vedrà».

Ore 21.40 – (Messaggero Veneto) La notizia, rivelata in anteprima assoluta dal sito web del Messaggero Veneto, è arrivata ieri a metà pomeriggio. È quella che molti tifosi ormai si aspettavano: Caio De Cenco lascia il Pordenone. Il centravanti brasiliano, classe ’89, capocannoniere della squadra con 8 reti, sale in serie B e si accasa al Trapani. I ramarri hanno già il sostituto: Emanuele Berrettoni, classe 81, centravanti dell’Ascoli in B e con una lunga esperienza tra i professionisti. Novità. Tutto confermato in serata dal presidente Lovisa, oggi l’ufficialità quando la squadra riprenderà gli allenamenti dopo la vittoria con l’Albinoleffe ed essersi guadagnata il quinto posto in classifica, a un punto dai play-off di Lega Pro. Post-season a cui vuole puntare, visto anche quest’ultimo movimento di mercato. L’affare. De Cenco sveste il neroverde e tra poche ore indosserà il granata del Trapani, con la speranza di sfondare un gradino più sopra. La trattativa si è chiusa grazie all’assenso del Pordenone. Il giocatore, lo ricordiamo, era in prestito dal Pavia, società con cui è legato da un contratto sino al 2017. Ecco, De Cenco passa in Sicilia con la formula del prestito sino a giugno con diritto di riscatto. Berrettoni arriva anche lui in prestito a Pordenone: tuttavia, alla punta, il vincolo con l’Ascoli cade proprio a fine torneo. Così i “ramarri” l’hanno portato in riva al Noncello garantendogli un’opzione per la stagione successiva, legata a obiettivi di squadra e personali. Se li raggiunge, scatterà il contratto annuale, che lo legherà così al Pordenone nella stagione 2016-2017. Riflessioni. Ci ha guadagnato o no il Pordenone? Sarà il campo a dirlo. Di sicuro è un motivo d’orgoglio, per la società, avere “preparato” un giocatore a una società di serie B: vuol dire che è stato fatto un buon lavoro. De Cenco, poi, sarebbe rimasto controvoglia sino a fine stagione, considerate le possibilità che aveva di salire di grado. Inoltre qualcosa si era rotto con la società, dopo la sua partenza anticipata e il rientro in ritardo dal viaggio in Brasile per le vacanze natalizie. Berrettoni, invece, arriva a Pordenone con grandi motivazioni. Dopo solo 2 presenze in B all’Ascoli in questa stagione, il centravanti ha voglia di riscattarsi e dare il suo contributo nella corsa play-off, esattamente come aveva fatto con i bianconeri la scorsa stagione. Intanto con lui il reparto torna a essere numericamente al completo come a inizio campionato. In corsa. Intanto il Pordenone si gode il quinto posto e i play-off a un punto: ieri l’Alto Adige ha pareggiato col Mantova, prossimo avversario dei ramarri, raggiungendo ma non superando i boys di Tedino. Si è chiuso così al meglio un grande weekend, iniziato con l’ingaggio di Martin, proseguito col blitz di Bergamo e terminato con l’arrivo di Berrettoni.

Ore 21.20 – Lega Pro girone A, fine primo tempo: Reggiana-Lumezzane 1-0, rete di Siega al 45′.

Ore 21.10 – (La Provincia Pavese) «Al di là del risultato, che certamente non soddisfa, da allenatore che deve guardare anche ad altre cose sono contento di quello che la squadra ha fatto, di come è stata interpretata la partita. L’unico rammarico è quello di non essere riusciti a far gol nonostante abbiamo avuto occasioni per farlo». Mister Fabio Brini va controcorrente su una partita inferiore alle attese da parte del Pavia. «La Lega Pro è questa, se ti capitano delle occasioni devi saperle finalizzare e poi le partite cambiano se ci riesci – continua Brini – secondo tempo? Sono meno contento perché abbiamo fatto un po’ di confusione e ci siamo troppo chiusi in mezzo, facendo il gioco della Cremonese. Ma almeno il Pavia ha provato a costruire, mentre dall’altra parte si è badato a chiudersi e a lanciare lunga la palla per gli attaccanti». Il tecnico spiega anche la scelta di far partire dall’inizio il nuovo arrivato Nando Sforzini. «Ha fatto solamente due allenamenti con noi ma ho fatto questa scelta anche perché in settimana Ferretti si era fermato due volte per problemi fisici e ho deciso di preferirgli Sforzini dal 1’ – dice Brini – compatibili ? Vedremo al termine del calciomercato quale sarà la nostra rosa. In questo momento sono arrivati tanti giocatori nuovi e altri se ne sono andati. Con tante voci che si rincorrono in questi giorni devo dire che i ragazzi sono bravi a non farsi condizionare. Tra una settimana capiremo se arriveranno o se ne andranno altri elementi. Sicuramente per cambiare bisogna trovare di meglio altrimenti mi tengo i giocatori che ho».

Ore 21.00 – (La Provincia Pavese) Un primo tempo simile alla buona gara con la FeralpiSalò, un secondo che ha ricordato l’insulsa prova di settimana scorsa a Busto. In totale fa un altro 0-0 per il Pavia, contro una Cremonese che aveva fatto quattro punti nelle ultime sei e sta anche peggio. Un pareggio che significa scivolare sempre più giù, al settimo posto in classifica: la vetta ora bisogna guardare col binocolo (-9 dal Cittadella) ma anche la zona play off è ben più avanti. Non ci siamo. Il Pavia della rivoluzione di gennaio – tra nuovo mister e nuovi giocatori – non riesce a ingranare, dà qualche sgasata ma poi si ingolfa. E intanto c’è sempre meno tempo per recuperare. Ieri le premesse, tutto sommato, non erano cattive. La presenza dall’inizio del centroboa Sforzini al posto di Ferretti cambia il modo di giocare del Pavia, soprattutto quando Brini inverte, dopo pochi minuti, gli esterni alti De Silvestro e Manconi riportati sul loro piede prediletto. La soluzione è l’affondo sulla fascia con cross in mezzo come al 22’, quando Sforzini si catapulta sul cross puntuale di De Silvestro ma la sua violenta capocciata centra Ravaglia in tuffo; oppure l’inserimento sulla sponda dell’ex Entella, come al 17’ quando su una palla rubata da De Silvestro a centrocampo il tocco chiama Manconi, che sterza bene per spalancarsi la porta ma di fronte a Ravaglia non angola abbastanza e il portiere della Cremonese ci arriva. Sono le due migliori occasioni da rete per il Pavia in un primo tempo vivace, giocato a buon ritmo e nel quale nemmeno la Cremonese sta a guardare. Anzi, sono i grigiorossi a partire meglio con una serie di affondi sulle fasce che evidenziano problemi nelle chiusure laterali. La difesa balla un po’ ma poi si riassesta, però al 15’ ci vuole il miglior Facchin per andare a togliere dall’angolo basso il gran sinistro di Pesce dal vertice sinistro dell’area, poi il portiere azzurro completa l’intervento smanacciando la palla rimbalzata addosso a Biasi. Prende più campo, il Pavia, e al 31’ Pavan svetta su punizione di De Silvestro indirizzando bene sotto la traversa: la palla però non è abbastanza potente per impensierire davvero Ravaglia, che poi allo scadere si allunga su Ghiringhelli, bravo a calciare di prima intenzione su una palla vagante in uscita. Nel secondo tempo sembra di vedere in campo altri attori e la recita diventa noiosa e scontata. Il gioco è spezzettato e tra un fallo e la ripresa del gioco si può tranquillamente schiacciare un pisolino. Il buon ritmo della prima parte è un ricordo e per provare a svegliarsi dal torpore bisogna aspettare l’8’, quando Maiorino ci prova direttamente su punizione da trenta metri con palla che esce di un metro buono. Risponde sullo stesso tono, e cioè tutt’altro che squillante, De Silvestro che s’avventa su un pallone al limite ma la mira non è precisa. C’è chi invoca Ferretti ma quando il Principe entra, a un quarto d’ora dalla fine, c’è ormai poco da fare. Anche il bomber della Cremonese, Brighenti, vive una serata da comparsa e riesce a farsi vedere solo al 32’ quando riesce a penetrare ma finendo sulla linea di fondo, dove è impossibile fare meglio di un passaggio a Facchin. Tutto qui, perché la Cremonese si accontenta del punto e l’idea di forcing finale del Pavia è improduttiva.

Ore 20.40 – (Gazzetta di Mantova) Ultima settimana di fuoco per il Mantova sul mercato, che chiuderà i battenti lunedì prossimo alle 23. Valerio Anastasi è stato ceduto alla Pistoiese (oggi l’ufficialità) e Matteo Momentè potrebbe approdare già oggi al Bassano, che ha ceduto Iocolano all’Alessandria. Per sostituire i due attaccanti in partenza l’Acm sta trattando due punte, una delle quali dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Si tratta del 25enne Ettore Mendicino del Siena (15 presenze e 3 gol finora) e del 35enne Marco Sansovini, che ha collezionato soltanto 5 gare nel Pescara in serie B. Tornando sul fronte cessioni, Daniele Dalla Bona è richiesto dall’Albinoleffe, mentre Moreno Beretta sembrava destinato al Pordenone, che però ha preso Berrettoni dall’Ascoli dopo aver ceduto il bomber De Cenco al Trapani in serie B. Se sfumasse il trasferimento ai friulani (prossimi avversari del Mantova), per Beretta potrebbe riaprirsi la trattativa con il Tuttocuoio. In lista di partenza rimangono poi Samuele Sereni, Manuel Scalise e Mattia Lombardo: quest’ultimo potrebbe finire a Siena nell’ambito dell’operazione Mendicino. Una volta effettuate le cessioni, il Mantova dovrebbe poi completare la rosa con almeno un paio di altri acquisti. Per il centrocampo piace il 21enne Giuseppe Sicurella del Foggia (2 presenze finora, 22 e un gol nel campionato precedente), mentre per il ruolo di terzino sinistro potrebbe diventare d’attualità il 33enne Salvatore Masiello, svincolato dopo tre stagioni al Torino in serie A. Sullo sfondo resta poi il possibile colpo Alessandro Budel, regista 34enne fuori rosa a Brescia.

Ore 20.30 – (Gazzetta di Mantova) Mattia Marchi è arrivato l’altro giorno in viale Te ma è già stato conquistato da Mantova e dalla sua piazza: «Sono felicissimo dell’impatto che ho avuto con il gruppo nei giorni scorsi – dichiara l’ex attaccante del Pavia – ed a maggior ragione del pubblico. Non è facile trovare gente che ti sostiene fino alla fine e ti applaude malgrado la posizione di classifica, in tutta onestà, sia quella che è. Evidentemente hanno visto che la squadra ha dato tutto per cercare un successo che sarebbe stato importantissimo: purtroppo non è arrivato ma sono convinto che lottando con questo spirito di sacrificio raggiungeremo la salvezza. Era da prima della sosta che non giocavo 90′ – afferma Marchi – e devo dire che il pubblico del Martelli mi ha davvero emozionato». Condizione e personalità non gli difettano, tanto che è lecito aspettarsi che Riccardo Perpetuini sia tra gli elementi che prendono per mano l’Acm, conducendola all’agognata salvezza. «La squadra c’è, è viva e lo dimostra lottando su ogni pallone – osserva il centrocampista che è arrivato dalla Cremonese -. Se si trova in questa posizione di classifica è solo per una serie di circostanze negative. So che attraversa un momento delicato ma nello spogliatoio ho respirato una grande smania di riscatto, oltre che l’umiltà che serve per riuscirea a risalire la china. Sono felice di essere a Mantova e difendere i colori di una società gloriosa, che ho sempre apprezzato. Ora tocca a noi. Con spirito di sacrificio e prestazioni di buon livello abbiamo le carte in regola per tirarci fuori dai guai».

Ore 20.20 – (Gazzetta di Mantova) «Questo è il Mantova che a fine stagione arriverà alla salvezza». A sbilanciarsi nel dopopartita sul destino dell’Acm è Gaetano Caridi, finalmente sorridente e convinto dalla ritrovata brillantezza della rinnovata squadra biancorossa. «Ho rivisto il giusto entusiasmo – prosegue il capitano – ed anche una maggiore qualità rispetto a tante gare sofferte degli ultimi tempi. So bene che non possiamo esaltarci per un pareggio e che senza vittorie non si va lontano ma purtroppo anche oggi (ieri, ndr) ci è mancato il gol. Purtroppo è l’unico aspetto per il quale non possiamo dirci soddisfatti ma credo che da questa gara si siano aperte per noi nuove positive prospettive. Servirebbe sfruttare al meglio qualche episodio e riuscire a sbloccarci ottenendo un successo. Da lì sono certo che potrebbe arrivare la svolta del campionato». In attesa di ritrovare quel sorriso che manca da 9 partite (Bassano-Mantova 0-1 del 7 novembre), Caridi tesse le lodi dei nuovi: «Va fatto un plauso ai ragazzi inseritisi nel gruppo in punta di piedi in queste settimane, si sono messi a disposizione con grande umiltà accrescendo la qualità e gli stimoli dell’intera squadra. Ora disponiamo di un potenziale enorme, dobbiamo solo trovare il modo per cominciare ad esprimerlo». Sul presunto rigore non fischiato da Morreale appena prima dell’intervallo il Tano ha le idee chiare: «Se il difensore era in area è un tocco da sanzionare con la massima punizione. L’arbitro ha invece sorvolato mandando tutti negli spogliatoi. Quando sono uscito, dopo 70’ di buon calcio e continui scatti, non ne avevo più. Il Sudtirol è organizzato, dobbiamo essere orgolgiosi di questo pari».

Ore 20.10 – (Gazzetta di Mantova) È vero, i punti incassati si limitano a uno ma alcuni graditi congedi e soprattutto alcune novità nella rosa meritano di essere accolti in casa Acm col bicchiere mezzo pieno. Chissà se è per questo che nel salutare, assieme all’amico e consulente di mercato Dario Marcolin, i tifosi della tribuna il presidente Sandro Musso si concede un sorriso anche davanti ai cronisti e si limita ad un paio di considerazioni inequivocabili: «È la prima bella partita del Mantova, questa squadra riuscirà a portarci alla salvezza». Poi via, col cuore più leggero del solito e con la convinzione che la rivoluzione del mercato sia giusta e doverosa. Il patron Serafino Di Loreto (che fra pochi giorni dovrebbe entrare a far parte dello staff dirigenziale di Lega Pro con il presidente Gravina) non nasconde la sua soddisfazione: «Il Mantova – sottolinea – è ritornato, abbiamo affrontato una squadra degna dei playoff e siamo riusciti a far bella figura nonostante la mancanza di intesa fra vecchi e nuovi, alla quale i ragazzi hanno sopperito con grande determinazione ed intensità. La squadra, nel suo complesso, ha offerto una gran prestazione e a questo punto possiamo guardare con rinnovata fiducia alla conquista della salvezza. Usciamo da questo difficile impegno con la certezza che siamo sulla strada giusta per iniziare a risalire la classifica». Di Loreto ci tiene ad elogiare Javorcic per il ,lavoro svolto nella preparazione del match: «Ha fatto bene Ivan – conferma il dirigente biancorosso – oggi si respira anche un’aria nuova, quasi che i problemi stiano davvero cominciando a svanire per far posto alla reale qualità di una squadra tecnicamente anche prima in grado di ottenere risultati importanti, ma che però aveva difficoltà superiori a quanto inizialmente preventivato soprattutto sotto l’aspetto psicologico». Non ama accodarsi al gruppo, Di Loreto, e le sue considerazioni finiscono con l’incidere in maniera significativa sull’opinione generale dei dirigenti biancorossi, presenti nella componente mantovana con i soci Bompieri e Giovanardi che lasciano lo stadio senza rilasciare dichiarazioni: «Anche nei giocatori “vecchi” abbiamo notato una maggior predisposizione al gioco e all’economia della squadra. Troppe altre volte avevamo invece dovuto incassare risultati negativi senza osservare quella reazione e quella voglia di stringere i denti che stavolta è stata ben visibile. È questo il dato che sottolineo con maggior piacere, credo che anche sabato a Pordenone il Mantova saprà mettere in mostra una rinnovata ed incrementata capacità di far gioco e lottare contro le avversità».

Ore 20.00 – (Gazzetta di Mantova) In tempi di bovini cadaverici (leggi sosta prolungata in zona playout) anche un pareggio senza gol può bastare per festeggiare il compleanno, e se questo risultato è frutto di una prestazione finalmente combattiva Ivan Javorcic può, insieme al taciturno collega altoatesino Stroppa, celebrare il 37° anno d’età. Il tecnico biancorosso è contento, confortato nella convinzione del suo lavoro dalla grinta che i suoi hanno messo al cospetto di una delle squadre meglio attrezzate della Lega Pro e non esita a sottolineare la sua cauta soddisfazione: «È un punto che soddisfa sotto vari punti di vista, i ragazzi hanno dato tutto, ci è mancata solo un po’ di incisività ma nella ripresa abbiamo preso in mano il gioco e portato a casa un risultato importante. È un pareggio, non una vittoria, ma è la dimostrazione di come mettendo in campo anche energie nuove e utilissime si prosegua sulla strada per riuscire a rimanere in categoria, sono sicuro che ci salveremo». Il segreto per arrivare in cima alla salita che da ieri è forse un po’ meno ripida è un non segreto: «C’è da lavorare – sottolinea Javorcic – con spirito di sacrificio e con la convinzione che non ci sono alternative per migliorare il proprio rendimento e soprattutto acquisire quella personalità necessaria a far bene. A darci una mano non sono stati soltanto i nuovi arrivati ma anche la nostra gente, che ci ha incoraggiato in modo eccezionale. Ora ci attende una trasferta molto importante, a Pordenone, dove andremo con grande fiducia». Prima della partita il tecnico ha parlato alla squadra, raccogliendo una conferma delle sue impressioni relative alle ultime settimane: «Dal 1° gennaio questi ragazzi mi sembrano in grado di prepararsi in modo migliore del passato e questo compito sarà facilitato dall’arrivo dei nuovi acquisti, gente umile che non ha bisogno di grandi insegnamenti per stare in campo al meglio». Ci si attendeva la presenza di Momentè, ormai in procinto di andare a Bassano, ma al riguardo Javorcic cava dal cilindro un prodigio d’arte diplomatica: «Ha sentito un dolore ed è stato meglio evitare che si infortunasse più gravemente» dice, forse nemmeno lui credendo a quanto dice. Sulle sostituzioni l’allenatore croato spiega: «Tripoli e Caridi non hanno ancora i novanta minuti nelle gambe, Longo aveva dato tanto fin che è stato in campo ed ho preferito inserire anche Ruopolo per provare a sbloccarci. Una grossa mano ce l’ha data anche Raggio Garibaldi, rientrato a tempo di record nonostante l’infortunio».

Ore 19.50 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova dei volti nuovi gioca una buona gara contro il quotato Sudtirol ma deve accontentarsi ancora una volta di un pareggio (il quinto consecutivo), rinviando ulteriormente l’appuntamento con la vittoria, che manca al Martelli ormai da più di tre mesi (18 ottobre, 2-0 al Lumezzane). La squadra esce dal campo fra gli applausi del pubblico e questo la dice lunga sulla prestazione dei biancorossi, che però confermano la loro grandissima difficoltà nel finalizzare la manovra. E restano a 5 punti dalla zona salvezza, scavalcati in classifica dal Renate e relegati dunque al terzultimo posto. Si comincia, davanti a oltre duemila spettatori (davvero encomiabili per il numero e soprattutto per il sostegno continuo alla squadra), con un Mantova che presenta diverse novità. Debuttano dall’inizio i neoacquisti Perpetuini e Marchi, in porta si rivede Pane dopo quasi 5 mesi, a metà campo torna Raggio Garibaldi e in avanti c’è Tripoli al posto dell’annunciato Momentè, che lamenta prima del match un fastidio muscolare. Il Sudtirol risponde al 4-3-1-2 biancorosso con il suo collaudato 3-5-2, che vede in prima linea Tulli e Gliozzi. Caridi e compagni partono forte, pressando alto gli avversari e imponendo un ritmo altissimo fin dai primi minuti. Don Tano, in splendida giornata, offre subito due palle gol ai compagni, ma Marchi si vede respingere il tiro dal portiere e Carini di testa manca il bersaglio. Dopo una ventina di minuti di forcing, però, l’Acm è costretta a rifiatare e così la formazione altoatesina viene fuori dal guscio, mostrando la qualità di manovra che tutti gli riconoscono. Pane è attento su conclusioni di Bandini e Fink, poi su un altro tiro di quest’ultimo sfiora in tuiffo e devia la palla contro la traversa. Scampato il pericolo, nel finale di tempo il Mantova si rigetta in avanti e allo scadere del recupero invoca invano il rigore per un tocco di mano (in area o fuori?) su tiro di Caridi. L’avvio di ripresa è scoppiettante, con occasioni da entrambe le parti e con l’arbitro Morreale di Roma 1 che pareggia i conti, ignorando un fallo abbastanza evidente di Perpetuini in area su Tulli. È l’8’ e da qui in avanti il Sudtirol si vede sempre meno nella metà campo biancorossa. Caridi (imprendibile e tartassato di falli dagli avversari) e compagni prendono totalmente in mano la partita, imponendo un ritmo che gli altoatesini non riescono a reggere. Il dominio territoriale, però, non produce occasioni e allora Javorcic prova a dare più peso all’attacco (19’) inserendo Ruopolo per Tripoli, che esce fra gli applausi e non avrebbe meritato il cambio. Il Mantova continua comunque a non trovare sbocchi in area e allora Perpetuini ci prova da fuori, trovando Coser pronto a dire di no. Javorcic a metà tempo (25’) richiama anche Caridi e butta dentro Zammarini, che entra con il piglio giusto e va subito alla conclusione da lontano, sbagliando di poco la mira. Sull’altro fronte, mister Stroppa mostra timore e inserisce il guizzante Kirilov al posto del centravanti Gliozzi e il roccioso Tait per la mezzala Fink. Gli ospiti si predispongono quindi a difendere, per provare magari a ripartire negli spazi. Cosa che non riusciranno quasi mai a fare con efficacia. Sull’altro fronte, il Mantova continua ad attaccare a testa bassa ma, usciti Tripoli e soprattutto Caridi, lì davanti di idee non ce ne sono più. Si prova comunque a buttare palla in area e a concludere da fuori (Perpetuini è il più attivo in tal senso), ma di vere occasioni da gol non ce ne sono più. Lo 0-0 è scritto, ma il pubblico applaude riconoscendo ai biancorossi di averci provato fino in fondo con tanto cuore.

Ore 19.20 – (Gazzetta di Reggio) «Con il Lumezzane dobbiamo vincere perché altrimenti si rischia di complicare il futuro a breve e potrebbe diventare un campionato dove si galleggia a metà classifica o peggio ancora rischiare di dover guardare più dietro che davanti. Ecco perché queste partite, a partire da quella contro il Lumezzane, hanno un’importanza notevole e non abbiamo altre alternative se non la vittoria per rimanere attaccati al carro del big». Alberto Colombo, al termine della rifinitura del giorno prima del match, sottolinea così l’importanza cruciale della sfida di questa sera. Mister giocherete con Mignanelli a sinistra e Siega dietro Arma fin dal primo minuto? «Abbiamo provato anche questa soluzione per dare più profondità alla manovra. Ma questa è una delle ipotesi. E’ vero anche che non l’arrivo di Mignanelli si potrebbe dirottare Siega a destra o altrove: è un giocatore che può ricoprire più ruoli». Tra partenze e infortuni non sarà un problema fare la formazione? «In questa sessione di mercato per adesso ci sono state delle partenze e la formazione non dico che è fatta perché ci sono alcune alternative e comunque scenderà in campo un undici con tutte le caratteristiche per fare bene. Credo che la società si stia muovendo per far sì che la rosa sia di nuovo equilibrata nel breve periodo». Ha mai pensato alla staffetta Arma – Pesenti ? «Sì che ci ho pensato, così come ho anche pensato di farli partire assieme. In alcuni frangenti il fatto che Pesenti non fosse al meglio, mi ha frenato nel fare questa scelta. Intanto speriamo che Arma ritrovi la via del gol e noi speriamo di metterlo nelle condizioni migliori». Cosa ci dice del Lumezzane? «E’ una squadra che veniva da una serie di buoni risultati e poi è incappata in due sconfitte. E’ una formazione complicata da affrontare così come lo sono tutte le squadre che devono lottare per la salvezza. Sulla carta siamo favoriti, e cercheremo di invertire la tendenza che non ci ha quasi mai visto fare bene al lunedì: dobbiamo sfatare questo tabù». Quello di Lumezzane è l’ultimo treno? «Credo sì anche perché non sappiamo quando passa il prossimo. Proprio per questo motivo va colto al volo». Come commenta le partenze di Angiulli e Giannone? Sono state scelte personali. Su Angiulli preferisco non dire nulla perché dopo quello che ha detto sembrerebbe di prendere posizione ed è una cosa che non voglio fare e lascio al buon senso di tutti capire quello che può essere successo, mentre Giannone trovando poco spazio credo che abbia scelto di andare a cercarsi lo spazio che qui non ha trovato». Ha visto cosa succede se a settembre si trattiene un giocatore che vuole andare in serie B? «Ci sono momenti e momenti. Se in quel momento ci fosse stata la cessione di Angiulli ci poteva essere una rivolta dei tifosi. A posteriori diventa difficile fare un commento a quello che si poteva fare allora. E’ logico che ci sono opportunità che non sempre per un giocatore si presentano e quando si presentano è normale che possano condizionare il rendimento».

Ore 19.00 – (Gazzetta di Reggio) Vincere contro il Lumezzane per non perdere il treno delle squadre di testa. Vincere per tornare a crederci e infilare quel filotto che potrebbe rilanciare speranze ed entusiasmo. La società ha chiesto ai giocatori di pensare a una partita alla volta, siglando una specie di patto in occasione di una cena in pizzeria, e ogni sfida sarà dunque decisiva, a partire da quella di questa sera alle 20.30 contro il Lumezzane allo stadio Città del Tricolore. La Reggiana non vince in casa dal 25 ottobre contro la Cremonese (1-0 gol di Mogos). Le due sfide casalinghe di seguito, stasera e domenica contro il Piacenza, sono dunque un’occasione ghiottissima per tornare a fare punti con quella continuità che la squadra ha smarrito per strada dopo un buon inizio. Ma non sarà semplice, come dimostra la storia di questo campionato, dove ogni turno si registrano delle sorprese. L’ambiente granata ha vissuto la settimana più difficile dopo il ko esterno a Bassano e il peggio dovrebbe essere alle spalle. In quel momento la società ha fatto uno sforzo ulteriore per rimotivare tutti i giocatori, promettendo anche un premio in caso di raggiungimento dei playoff. Il presidente Stefano Compagni ha ribadito fiducia a mister Alberto Colombo, mai in discussione ma oggetto di insinuazioni malevole, e si è cercato di porre rimedio a tutte le situazioni che rischiavano di minare la coesione interna dello spogliatoio: la rescissione del contratto con Angiulli va proprio in questa direzione, visto che il giocatore con le sue dichiarazioni aveva creato un caso. Mancano pochi giorni alla fine del mercato di gennaio e la Reggiana non ha ancora piazzato il colpo che tutti attendono. Il dg Raffaele Ferrara lavora per portare in granata un attaccante e la svolta è attesa in settimana, in tempo utile per la sfida contro il Piacenza. A Padova la squadra di Colombo ha mostrato progressi, soprattutto nel primo tempo, anche se ancora una volta il reparto avanzato ha fatto cilecca. Stasera la Reggiana scenderà in campo con lo stesso modulo, il 3-5-1-1, dove però Siega sarà alle spalle di Arma e Mignanelli debutterà dal primo minuto sulla sinistra. Sulla carta dovrebbe essere una formazione più veloce e più propensa a verticalizzare. Il Lumezzane viene a Reggio alla ricerca di punti salvezza. La squadra bresciana ha 19 punti, come il Renate, e alle spalle ha Mantova, AlbinoLeffe e Pro Patria. La Reggiana ha 26 punti e deve muovere la classifica per provare ad agganciare il terzo posto che garantisce i playoff, ora occupato dal FeralpiSalò (34 punti), o almeno il quarto, dove c’è il Bassano (32), dato che le due migliori quarte dei tre gironi di Lega Pro faranno gli spareggi.

Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Amarezza. Evidente la delusione sui volti dei giocatori del Venezia nel dopo partita di Verona. Gianni Fabiano in campo le ha provate tutte, ha cercato il guizzo risolutore, ma non l’ha trovato. «Onestamente – afferma Fabiano – è una partita complicata da commentare, campo difficile. Abbiamo avuto buone occasioni, loro era evidente già a metà della ripresa che si accontentavano di un punto. E invece è arrivato questo tiro e siamo stati pure sconfitti. Incredibile. Punti preziosi? Sono punti che pesano certamente anche perchè non meritavamo questa sconfitta. Decisiva con il Campodarsego? È la piu’ importante, ma non decisiva. Come insegna questa partita i punti si possono prendere e perdere ovunque. Abbiamo fatto la nostra gara, forse potevamo sftuttare meglio le palle inattive, come punizioni e calci d’angolo. Ma onestamente penso che la partita l’abbiamo giocata anche bene. C’è mancato l’episodio fortunato che invece ha premiato la Virtus che ha raccolto una vittoria che va al di là dei loro meriti». Anche Alberto Acquadro non si dà pace dopo il rovescio del Gavagnin. «Abbiamo dominato – commenta – forse nel primo tempo c’è stato più equilibrio, ma nella ripresa li abbiamo messi lì, non riuscivano più a ripartire. Le abbiamo provate tutte, anche con innesti importanti come quello di Maccan. Diciamo che sono stati bravi loro, nel calcio succede. Abbiamo dominato e abbiamo perso. Sembra incredibile ma è proprio cosi. Ora dobbiamo ripartire subito, ma sono certo lo faremo con la giusta determinazione».

Ore 18.20 – (La Nuova Venezia) Se il finale della partita è brutto per il Venezia, l’immediato dopo partita è pessimo – come spesso avviene – per l’immagine del calcio. Tafferugli tra opposte tifoserie. C’è chi provoca, c’è chi reagisce, si vede qualche sedia volare, un occhio tumefatto, non è questa la sede dei soliti moralismi anche perchè chi porta la violenza dentro gli stadi ha sempre torto. Fatta questa doverosa premessa e sottolineate le ultime righe, vien da fare un’altra riflessione. Come mai allo stadio “Gavagnin-Nocini” di Verona ieri non c’era neanche l’ombra delle forze dell’ordine? Le quali, chiamate dopo il parapiglia finale, sono arrivate con tempestività, ma ovviamente troppo tardi per impedire i fatti e tutelare quelle tante persone, comprese donne e bambini, anziani e gli stessi protagonisti della gara, che guardavano impauriti. Un appuntamento tra veronesi e veneziani-mestrini, pur in serie D, va valutato con più attenzione e prudenza, fermo restando – sia chiaro, niente equivoci – che chi fa casino sa quello che sta facendo. C’era contemporaneamente Verona-Genoa, qualcuno ha spiegato, e l’ordine pubblico serviva al Bentegodi. Bene, fortunatamente alla fine la gente è andata a casa con le proprie gambe, ma un’altra volta qualcuno pensi di anticipare la gara al sabato, magari. Un segnale si era avuto anche prima della partita: un signore di una certa età, in tribuna, inciampa tra i seggiolini e fa un bel volo cadendo sul cemento, per fortuna non batte la testa ma si fa male a una gamba. Si chiede l’intervento dell’ambulanza, ma non si vede nessuno per oltre dieci minuti. Quando uno stadio si apre, il servizio di soccorso dovrebbe già essere operativo. Risposte da dare. Ieri non ha perso solo il Venezia.

Ore 18.10 – (La Nuova Venezia) Il Venezia ha giocato bene, non meritava la sconfitta ed è questo il comune denominatore nei commenti di allenatore e giocatori a fine partita. «Una sconfitta immeritata, punto. Si poteva vincere» commenta amaramente Giancarlo Favarin, «dovevamo farlo, ma abbiamo preso un gol che non so come giudicare, visto che fino a pochi minuti prima la Virtus lanciava solo il pallone in tribuna. Dispiace perdere così perché la squadra ha fatto una grande prestazione. Non ci demoralizziamo, pensiamo che mancano ancora quindici partite e c’è tanto tempo a disposizione per riprenderci la vetta della classifica. Oggi il Venezia in campo parlava un’altra lingua e non è bastato per vincere, giocando sugli esterni, cercando altre strade per fare gol, vedendo palloni tolti sulla linea, e poi alla fine è arrivata la beffa». Sulla stessa linea gli altri. Gianni Fabiano aggiunge: «Sicuramente non meritavamo di perdere, pensando che a 25’ dalla fine il loro portiere teneva la palla a lungo come fossero contenti del pareggio. Le abbiamo provate tutte, ma abbiamo perso altri punti preziosi nella corsa promozione. Il 28 febbraio non credo sarà decisiva la sfida al Penzo contro il Campodarsego, sarà di sicuro la più importante gara da giocare. Purtroppo tutte le avversarie ci aspettano, si chiudono in area e non è facile avere sempre la meglio. Si stanno organizzando sempre in questo modo». Un’altra buona prestazione è arrivata da Alberto Acquadro, in costante crescita nel girone di ritorno. «Il primo tempo è stato equilibrato, ma nel complesso abbiamo dominato la partita. Il risultato non è giusto, neppure l’ingresso di Maccan è servito a scardinare la difesa della Virtus. Ora pensiamo lo stesso positivo, ci aspetta un’altra trasferta insidiosa a San Martino di Lupari, e dobbiamo andare a riprenderci i tre punti e la testa della classifica». Marco Modolo, il migliore in campo nel Venezia, è sicuro: «Ci stava stretto il pareggio, figuriamoci la sconfitta. Sono deluso e amareggiato, quando non puoi vincere non devi perdere. Sono certo che se Burato ci riprovasse altre cento volte non riuscirebbe a segnare in quel modo: il gol della vita scheggiando perfino l’interno del palo. Siamo comunque sereni, io fisicamente mi sento bene e in un buon momento. Perdere in questo modo però mi fa davvero incavolare». La chiusura spetta al portiere Guglielmo Vicario. «Di tutti i punti che abbiamo lasciato per strada finora, questi sono senza dubbio i più dolorosi. Una sconfitta beffarda ma non avremo problemi a ripartire perché da queste situazioni ci si fortifica come squadra. Il gol subito? Un gran gol, giusto dare meriti all’avversario. La Virtus nell’ultima mezzora non aveva mai messo la testa nella nostra area, hanno inserito Mensah proprio per cercare di salire, ma alla fine ha solo commesso falli. Paghiamo un salvataggio sulla linea sul tiro di Fabiano, e non possiamo essere criticati per impegno e lavoro svolto in campo. Quando domini una partita come abbiamo fatto oggi, parlare di una sconfitta crea per forza solo tanta amarezza».

Ore 18.00 – (La Nuova Venezia) Il tiro della domenica, ecco cosa ci vorrebbe per risolvere questa partita, si pensa durante il secondo tempo della gradevolissima sfida tra Virtus Vecomp e Venezia. E il tiro della domenica, una specie di coniglio che salta fuori dal cilindro del mago, sbuca fuori al 92’, nato dal piede di Marco Burato e finito nella rete veneziana dopo aver spolverato il palo. La Virtus lo cerca e lo trova, il tiro della domenica, il Venezia no. Venezia sfortunato, perchè una manciata di minuti prima la difesa veronese aveva salvato sulla linea un tentativo di Fabiano che avrebbe cambiato il corso delle cose. Venezia però anche lezioso, qualche triangolo in meno e qualche ciabattata in più verso la porta, chiassà, avrebbe lasciato aggrappato il pubblico arancioneroverde all’ancora del se e del ma. Insomma il Venezia perde la seconda partita del campionato, perde al 92’ e anche contro l’Este, quella volta al Penzo, era successo nei minuti di recupero. Perde giocando bene, e bisogna capire se questa è una consolazione o magari un’altra presa di peperoncino sulla ferita. Parità totale nel primo tempo, nella ripresa la squadra di Favarin sembrava aver capito come fare, o almeno prendere il comando delle operazioni. E invece il tiro della domenica sa più beffa che di pandoro. Due squadre schierate con lo stesso modulo, Venezia di qualità superiore, Virtus però lucida e compatta, ottima squadra, val la pena sottolinearlo. Tra le migliori viste in questa stagione. Esiste un problema campo, nel senso che il rettangolo del “Gavagnin-Nocini” è stretto, un esterno sulla linea laterale con due passi è in area e per le difese coprire gli spazi diventa più facile. Il primo tempo è agonisticamente sostanzioso, ma tiri in porta non se ne vedono e i portieri, due giraffoni molto attenti, prendono sì e no un paio di cross ovvi. Partita da zero a zero, se non cìè l’episodio. Venezia robusto, Virtus sempre sul chi va là, i veronesi mettono un Boateng che non è quello famoso (e non ha la morosa velina) ma non è la velocità l’arma vincente. Sul piano individuale quelli del Venezia giocano bene, tutti promossi, con un Carbonaro che si sacrifica a volte in copertura con grande disponibilità. Il gioco della Virtus è indirizzato sul bomber Cernigoi, abile spalle alla porta ma poi stritolato da Modolo e Cernuto in versione cobra. E a metà secondo tempo, quando il portiere veronese comincia a rallentare il rinvio dal fondo, si ha l’impressione che il punto vada bene anche ai rossoblu. Anche Vicario fa una gran parata, succede al 32’ su duetto Boateng-Alba , ma il gol dell’ex resta in cassetto. Entrano Lattanzio e Maccan, forze fresche, volponi d’area, deve essere il pensiero di Favarin, vuoi mai che il famoso e già citato tiro della domenica non parta proprio dalla loro scarpa. Anche perchè il Campodarsego sta vincendo a Trieste e ci si ritrova di nuovo alla pari. E invece mago Burato l’azzecca, rasoterra dal limite, palla maligna, Vicario non può farci niente. E il Campodarsego, dal lontano “Rocco”, ringrazia.

Ore 17.30 – Qui Guizza: termina solo ora un lunghissimo allenamento.

Ore 17.00 – Qui Guizza: partitella finale.

Ore 16.40 – Qui Guizza: rientrano i titolari di sabato.

Ore 16.20 – Qui Guizza: lavoro differenziato per titolari e riserve di sabato.

Ore 16.00 – Qui Guizza: si torna in campo per lavorare con la palla.

Ore 15.40 – Qui Guizza: lavoro sui gradoni.

Ore 15.20 – Qui Guizza: lavoro atletico, precauzionalmente a parte Petrilli.

Ore 15.00 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento odierno.

Ore 14.20 – (Mattino di Padova) «Sono soddisfatto della prestazione, ma deluso perché anche oggi abbiamo buttato via due punti». Mastica amaro il tecnico della Luparense, Enrico Cunico, dopo l’1-1 in casa del Dro. «Abbiamo creato moltissimo, abbiamo sbagliato tanti gol e non siamo riusciti a portare a casa tre punti che avremmo ben meritato. Il Dro alla prima situazione utile è riuscito a pareggiare, noi ci siamo complicati la vita fallendo nel finale due gol a porta vuota con Giglio e Cavallini. Mi dispiace per il risultato, anche perché una vittoria sarebbe stata importantissima per la classifica, ma la mia squadra è viva». Ciò che sta mancando di più, sono i gol di Sottovia. «Anche oggi ha fatto una buona gara, si è creato due opportunità e ha servito assist. È in crescita, ma mentalmente deve sbloccarsi e trovare il gol».

Ore 14.10 – (Mattino di Padova) Un pari che è un mezzo passo falso. La Luparense torna dal Trentino con un 1-1 e qualche rimpianto: i Lupi a Dro non vanno oltre il pareggio, e non è in sé il risultato (giusto) a deludere, quanto più la consapevolezza di aver fallito una grande chance. Una vittoria avrebbe permesso ai rossoblù di aprire una forbice rassicurante sulla zona playout, rimasta a sole tre lunghezze. E domenica, a San Martino, arriva il Venezia. Nel 3-4-3 di Cunico, senza Beccaro, Giglio può tornare finalmente ad agire sulla linea degli attaccanti. Per apprezzare la felicità di una mossa che si attendeva ormai da tempo, basta attendere il 17’: proprio il numero 10 dei Lupi scende sulla sinistra e mette al centro un pallone interessante, sul quale irrompe il piattone di Roveretto che, senza complimenti, infila Chimini e porta in vantaggio i suoi. La Luparense gioca un buon calcio ma non sfrutta il momento favorevole: Sottovia, al 27’, tergiversa sulla sfera in area di rigore e fallisce così il raddoppio. E proprio prima dell’intervallo, in pieno recupero, la formazione trentina perviene improvvisamente al pareggio: Colpo pennella da destra un calcio di punizione preciso, Timpone batte sul tempo l’intera difesa e incorna in rete. La Luparense incassa lo schiaffo, e anche nel primo quarto d’ora della ripresa fatica a prendere le misure a un Dro che invece riparte a tutta birra. Dopo nemmeno un minuto, Rossetto è bravo a bloccare il sinistro ravvicinato di Proch, quindi all’8’ è ancora l’estremo difensore a salvare il risultato su Amassoka. Al 18’ la Luparense rischia di sbragare: da un corner trentino nasce una mischia incredibile in area, con conclusioni a ripetizione ribattute a Ischia, Amassoka, Bertoldi, Timpone e Proch. La più grande palla-gol del Dro, ma pure l’ultima: la Luparense si sveglia, e nel finale prende il comando delle operazioni. Sottovia (21’) prova il destro al volo ma non trova lo specchio, mentre Cavallini (24’), su invito dello stesso Sottovia, calcia di prima, ma manda la sfera sul palo. Al 34’ l’ultimo sussulto: Giglio salta tutto solo in area, ma spedisce la palla a lato. Finisce così, con un pari sostanzialmente giusto e un po’ di amaro in bocca.

Ore 13.50 – (Mattino di Padova) «Siamo in un trend positivo, sono molto contento». È visibilmente soddisfatto, nel post gara di Sacile, il tecnico dell’Abano Karel Zeman. La sua squadra, alla quarta vittoria consecutiva, ha dimostrato di avere le carte in tavola per risalire la classifica che ora sorride un po’ di più agli aponensi: «Devo ammettere, però, che nel primo tempo abbiamo sprecato troppe occasioni da gol» aggiunge il boemo Jr. «Forse avevamo un po’ sottovalutato l’impegno. Durante l’intervallo ci siamo parlati e la squadra ha reagito bene». Poi aggiunge: «Il quarto gol è stato molto bello: un’azione tutta di prima conclusa con il gol di Bortolotto. Questo è il tipo di calcio che voglio vedere e che voglio proporre. Dobbiamo continuare così e affrontare la prossima partita contro il Monfalcone con grande umiltà».

Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Quattro gol alla Sacilese e quarta vittoria consecutiva. Non scherza, l’Abano. E non scherza nemmeno mister Karel Zeman, che in sei partite sulla panchina neroverde ha già totalizzato 13 punti. L’Abano corre, si dà un gran daffare, segna. E vince senza se e senza ma. Contro un avversario che ha già un piede in Eccellenza, però, Thomassen e compagni prima giochicchiano facendo imbufalire il tecnico, poi dilagano. E portano a casa il poker mandando in gol quattro giocatori diversi. Gli ospiti partono subito bene e obbligano il portiere di casa agli straordinari con la botta di Bortolotto su assist dalla destra di Cuccato. L’Abano, nonostante l’affondo, pensa più a gestire. La Sacilese, però, fa valere l’orgoglio con un tiro dalla distanza di Caldarelli che termina a lato. Si ripiglia subito l’Abano che sfiora un’altra volta il vantaggio con Gnago, imbeccato da Bortolotto. Dall’altra parte Guarino prima prova l’azione solitaria senza troppa fortuna, poi, sul filtrante di De Martin, calcia su Bettin in uscita. L’Abano, dal canto suo, sblocca il risultato al 37’: Gnago conclude su Nutta, ma sulla respinta si avventa Fusciello che insacca l’1-0 degli ospiti. Lo stesso Fusciello sfiora la doppietta: al 40’ il bomber di Udine duetta con Bortolotto e poi si fa fermare da Nutta. Non manca all’appello il flash della Sacilese, che fa sudare Bettin con un tiro dal limite del 16enne Caldarelli. Nel secondo tempo gli uomini di Zeman risolvono la pratica: Caridi, al 3’, infila il 2-0 sotto le gambe di Nutta. Al 3-0 ci pensa De Cesare, entrato al posto di Rampin per rinforzare il centrocampo: il mediano aponense risolve un batti e ribatti in area e mette al sicuro il risultato. La quarta rete è una gioia per gli occhi: tutta di prima, tutta in velocità, con la regia di Zattarin per l’estro di Bortolotto, che fissa il poker senza troppi problemi. A dirla tutta, ci sarebbe pure l’occasione per il 5-0 ma Bortolotto, a tu per tu con Nutta, sbaglia. L’Abano, oltre al quarto successo consecutivo, conferma di assorbire bene il carico di “tattica e gradoni” di Zeman jr. E, a quanto pare, ne beneficia pure la classifica: ora i termali sono ottavi, a pari merito col Mestre.

Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Nel post partita, il tecnico atestino Andrea Pagan incassa tanti complimenti dai suoi dirigenti. L’Este, nonostante la forza del Tamai, è riuscito a portare a casa tre punti: «Forse è stato l’Este più brutto della stagione» ammette Pagan, «ma il Tamai ha dimostrato di essere una buona squadra. Conoscevamo le qualità dei nostri avversari e a tratti le abbiamo subite». Nella ripresa i giallorossi hanno ingranato, anche se il Tamai ha reagito quasi subito: «Ha riaperto la partita con il gol di Paladin, scaturito da un calcio di punizione, a mio parere, inesistente». Il Venezia, secondo in classifica, ora è a +7. «Abbiamo rosicchiato un altro punto» rileva l’ex Clodiense. «Nulla ci impedisce di puntare le due di testa». Infine la dedica: «Se stiamo disputando una buona stagione è anche grazie a chi lavora dietro le quinte, dalla cuoca al magazziniere. Dedico questa vittoria a loro».

Ore 13.10 – (Mattino di Padova) L’Este sta giocando un campionato tutto suo. In solitudine ma pur sempre al terzo posto in classifica: a -4 punti c’è il Belluno, a +7 il Venezia. Distanze colmabili, per carità, ma che non fanno pensare, almeno nell’immediato, a sorpassi o controsorpassi in zona playoff. Nella domenica più complicata i giallorossi ne escono con la vittoria perfetta: il 3-1 al Tamai, infatti, vale un master in economia calcistica. Insomma, l’Este soffre la cocciutaggine degli avversari ma ne viene fuori alla grande. Come? Con la pazienza. Perché la formazione di casa sfiora il gol dopo 30 secondi con Marcandella (fermato dall’uscita bassa di Carniel), fa pigliare un colpo alla difesa del Tamai con la zuccata di Caporali (10’) e da lì in avanti si fa tartassare per bene. Il trittico offensivo pordenonese composto da De Poli, Paladin e Diaw fa venire l’emicrania a grappolo agli stopper Montin e Guagnetti. Al 18’, infatti, De Poli ispira Diaw che a due passi da Lorello spedisce il pallone a lato in volo d’angelo. L’intermezzo di Coraini, un tiro improvviso dai 20 metri, serve solo a far scaldare le mani al pubblico del Nuovo Stadio mentre Mastroianni improvvisa un altro break, senza fortuna, al 38’. L’Este si spegne di nuovo e il Tamai ne approfitta: De Poli offre il pallone dello 0-1 a Paladin che prima si addormenta, poi vede l’inserimento di Diaw. L’attaccante sceglie il piattone e il risultato non è dei migliori. Va meglio al 44’, quando lo stesso Diaw trova la deviazione vincente in mischia: Coraini, appostato sulla linea di porta, evita il gol. Nella ripresa l’Este rientra in campo più sfacciata e intraprendente, nonostante la botta di Paladin (48’) che vale una statua all’estremo di casa Lorello. La rete dell’1-0 arriva al 58’ grazie al colpo di testa di Mastroianni su corner battuto da Coraini. L’attaccante di Maddaloni, mai così prolifico in carriera, si ripete al 67’: sulla fascia destra Coraini strappa il pallone dai piedi di Cudicio e serve il collega che, da 30 metri, si sistema il pallone sul sinistro e fulmina Carniel. Per l’Este la vittoria è in saccoccia, per gli uomini di mister De Agostini un po’ meno: Paladin risolve una mischia al 70’ sugli sviluppi di un calcio di punizione e rimette in pista i compagni. Dall’altra parte, sponda Este, c’è tanta voglia di chiudere baracca: Montin, all’84’, riesce nell’intento inzuccando il tiro dalla bandierina di Maldonado. Non succede altro fino al triplice fischio che premia, ancora una volta, il carattere dei ragazzi di Pagan.

Ore 12.50 – (Il Piccolo) La soddisfazione di averla giocata alla pari con il Campodarsergo, attualmente primo in classifica, ma anche il rammarico di non aver portato a casa nemmeno un punto. Per il tecnico Paolo Doardo, ieri è mancato davvero solo il gol: «Il pareggio ci stava tranquillamente – afferma – la partita l’abbiamo giocata in pratica alla pari, soprattutto nel secondo tempo li abbiamo messi in difficoltà. Ma abbiamo sbagliato troppo sotto porta: abbiamo preso un palo e sciupato almeno tre occasioni da gol, mentre loro hanno segnato alla prima occasione. Ci resta un’ottima prestazione, ma nel calcio contano i risultati e noi abbiamo perso». Quantomeno sul piano della prestazione, è stato sicuramente premiato l’atteggiamento coraggioso di partire con tre attaccanti: «Non è che abbiamo tante scelte – spiega Doardo – e noi dobbiamo far punti. Una squadra come il Campodarsego non la puoi affrontare troppo chiuso: e l’abbiamo anche fatto, ripeto, abbiamo creato occasioni ma non abbiamo fatto gol». Se la squadra comincia a trovare una certa quadratura, è ovvio che non ci si salva se non viene al più presto risolto il problema del gol. E Doardo lo sa benissimo, assicurando che ci si muoverà sul mercato: «Ora non siamo al completo, ci manca qualcosa in mezzo al campo e mancano delle alternative in attacco: qui ci sono ottimi giocatori che creano occasioni, ma ci vuole anche il giocatore che finalizza. Questa sarà una settimana cruciale per il mercato, qualche movimento già c’è: abbiamo tempo fino al 31, la squadra che si presenterà domenica prossima sarà quella che finirà il campionato e lotterà fino alla fine». In attesa dei punti, fanno piacere intanto gli applausi del pubblico: «Fanno piacere gli incoraggiamenti e gli applausi finali, ma speriamo di ricevere gli applausi dopo una vittoria. Per adesso resta l’amaro in bocca della sconfitta, nonostante la buona prestazione e il fatto di aver tenuto anche fisicamente botta fino alla fine. E senza dimenticare che ci mancava un uomo fondamentale come Spadari e che poi si è fatto male anche Abrefah: alla fine la nostra linea di centrocampo era tutta di giocatori classe 1997».

Ore 12.40 – (Gazzettino) «Sinceramente speravo che in questa giornata potesse esserci l’aggancio al Venezia pensando in un loro pareggio, invece operare il sorpasso è stato un regalo». È comprensibile la soddisfazione del presidente Daniele Pagin che si gode il momento di gloria del Campodarsego, sempre più grande rivelazione del campionato. «Tornare in testa alla classifica fa senz’altro piacere, ora più di prima si può pensare che il salto di categoria si avvicina dato che anche il Venezia perde qualche colpo. Siamo ancora più consapevoli di giocarcela fino alla fine. Anche con la Triestina la squadra ha giocato a un buon livello rispondendo alla grande alle indicazioni dell’allenatore. Potevamo anche segnare qualche in gol in più, ma va bene così». Ecco Antonio Andreucci. Si aspettavo alla vigilia di questa partita di tornare in vetta? «L’unica speranza che avevo era quella di vincere questa partita perché sapevo che non sarebbe stato per niente facile. Non ho pensato alla classifica, ma quando ho saputo che il Venezia ha perso è stato ancora più bello e gratificante». Quindi si sofferma sulla disamina del match. «Abbiamo giocato un ottimo primo tempo che mi ha molto soddisfatto. Siamo andati in vantaggio prima del riposo, ma potevamo anche chiuderla prima, ed è questo l’unico rammarico che ho. Nel secondo tempo la Triestina si è dimostrata un avversario molto pericoloso e ha lottato fino alla fine, nonostante le problematiche che sta attraversando fuori dal campo. Però alla fine è una vittoria che mi soddisfa». Ora tornate a indossare i panni della lepre, con il Venezia alle calcagna. «Dobbiamo pensare alla prossima partita consapevoli di quello che abbiamo fatto fino a oggi, che è qualcosa di esaltante. Naturalmente siamo felici, ma è anche una responsabilità in più che abbiamo». Kabine ancora decisivo. «Siamo contenti per lui, sta facendo davvero bene. Il gol è stata una bella azione».

Ore 12.30 – (Mattino di Padova) Giornata “di lusso” per il Campodarsego, che batte l’Unione Triestina 2012 a domicilio e riconquista la vetta, vista la contemporanea sconfitta del Venezia a Verona. E nell’andare verso il pullman nel dopo-gara c’è anche chi si fa scappare la frase  «Il Campodarsego che vince al Nereo Rocco fa storia». E c’è anche chi, prima di indirizzarsi verso la porta che conduce al garage, allunga volutamente il giro per andare a dare un’occhiata alla sala stampa e gli altri “angoli nascosti” dello storico e prestigioso stadio. Sulla partita di ieri non c’è molto da dire: nel primo tempo i Gabbiani fanno i sornioni perché non forzano troppo la mano, ma non appena alzano i ritmi riescono subito a trovare degli scambi interessanti e a sgusciare via, pur non affilando la lama fino in fondo. I padroni di casa, dal canto loro, non hanno l’atteggiamento rinunciatario di inizio stagione (dell’era Lotti) e fanno il possibile con quanto a disposizione, confermando che la buona volontà c’è ma che per restare in categoria ci vorrebbe qualche innesto di qualità. Al 9′ Bradaschia batte una punizione, ma il suo tiro rasoterra è troppo poco angolato e non impensierisce Merlano. Al 15′, quindi, Giordani va via sulla destra, si accentra e calcia di sinistro con Merlano che blocca con sicurezza il tentativo basso centrale. Passano 3′ e i “bianchi” di mister Andreucci trovano la prima conclusione con l’ex Kabine alla battuta dai 18 metri, deviata in corner da Vezzani. Ancora Bradaschia alla ricerca del gol, ma la sua volée al 22′ è di difficile realizzazione. La gara fila via senza emozioni sotto porta fino al 40′, quando il “Campo” trova il vantaggio. Assist morbido dalla destra di Radrezza, che con il sinistro invita l’ex Kabine a incunearsi da solo in mezzo all’addormentata difesa locale: il colpo di testa del marocchino anticipa l’uscita del “ritardatario” Vezzani, tanto che la sfera si infila centralmente nella porta sguarnita. L’Unione prova in chiusura e, nel primo dei 2’ di recupero, Giordani si destreggia in area – con la difesa ospite permissiva – e una volta eluso Merlano all’altezza del dischetto va alla caccia della rete, ma la sua mira è imprecisa e la sfera si spegne sul palo. Copione similare nella ripresa: Triestina sì volonterosa, ma il Campodarsego controlla senza dannarsi e si distende spesso. Al 7′ Giordani vuole l’effetto sul suo destro a giro dai 16 metri, ma non ci mette forza. Poi un tiro mancato da Bradaschia, che fa sfilare la sfera al 33′ e non trova il guizzo. Infine al 45′ Michelotto: diagonale basso bloccato da Vezzani.

Ore 12.00 – (Gazzettino) «Il mercato? Se dovesse capitare l’occasione giusta qualcosa potrà succedere». Così aveva parlato il diggì granata Marchetti dopo la vittoria al Tombolato sulla Pro Patria. E l’occasione giusta è già arrivata. Il rinforzo per il centrocampo sarà il ventenne Matteo Zaccagni, di proprietà del Verona, la scorsa stagione al Venezia dove ha totalizzato 33 presenze. Un innesto quasi indispensabile visti gli infortuni che hanno messo fuori causa prima Paolucci e poi Bobb. L’accordo tra le due società è già stato trovato, manca soltanto l’annuncio ufficiale. A proposito di centrocampisti, giù il cappello di fronte alla prestazione di Lora: l’ex capitano della Primavera del Milan ha convinto tutti per dinamismo, qualità tecniche e acume tattico. Una freccia in più nell’arco di Venturato.

Ore 11.40 – (Gazzettino) Una grande squadra, che insegue traguardi prestigiosi, deve contare su un grande attaccante, e Gianluca Litteri ancora una volta ha dimostrato che il diggì Marchetti ha visto giusto nell’estate scorsa. Il centravanti ha collezionato con la Pro Patria l’ottavo gol stagionale, una media di una rete ogni due partite. Niente male davvero. Litteri però non è un semplice finalizzatore (che sarebbe già abbastanza per una punta), è uomo ovunque su tutto il fronte offensivo: sabato ha svariato di continuo da una parte all’altra, pressando e rincorrendo gli avversari finché le energie nelle gambe lo hanno sorretto. «Si corre, tanto, fino a quando hai fiato per farlo, poi alzi la mano e chiedi il cambio, entra in campo un giocatore di pari valore». Una prestazione convincente suggellata da un gol di pregevole fattura: controllo e botta di sinistro, il tutto con una velocità di esecuzione straordinaria, che ha lasciato di stucco il marcatore prima e il portiere poi. Litteri in campo magari non ha colto la bellezza del gesto, tant’è che se l’è fatto raccontare dai compagni di squadra: «Mi hanno detto che il gol era proprio bello, voglio rivedermi le immagini con calma per assaporarmelo per bene». Il suo primo pensiero, però, è per la squadra: «È stato importante per il Cittadella passare subito in vantaggio, così da prendere il mano il pallino del gioco e poter gestire la partita». La squadra granata l’ha fatto bene per un’ora abbondante, ma nell’ultimo spezzone ha rischiato troppo. «Siamo calati mentalmente – racconta Litteri – In questi casi quando scende la tensione diventi vulnerabile. C’è da allenarsi sotto questo profilo, perché non possiamo permetterci di rovinare una buona prestazione per un vuoto di pochi minuti. Una grande squadra non se lo può permettere». Anche perché un’avversaria nettamente inferiore come la Pro Patria rischia di azzerare il divario tecnico se il Cittadella abbassa la guardia: «A parte la traversa di Santana non ci sono stati altri pericoli fino al loro gol, Noi invece potevamo chiuderla prima, le opportunità ci sono state, non le abbiamo sfruttate a dovere». In una di queste Litteri ha calciato al volo sull’imbeccata perfetta di capitan Iori: «Poteva essere un gran bel gol, è stato davvero bravo il portiere ad arrivare sul pallone con la punta delle dita e a deviare in angolo». Il Cittadella ha mantenuto tre punti di distanza sull’Alessandria e quattro sul Feralpisalò, allungando invece sul Bassano. «Noi pensiamo a fare il nostro, poi guardiamo anche ai risultati delle dirette avversarie di classifica». L’impressione è che il Cittadella debba temere soprattutto se stesso: «Posso dire che se c’è l’attenzione giusta il Cittadella è forte, siamo i più forti. È vero, dipende tanto da noi, dalla nostra concentrazione, da come lavoriamo e prepariamo le partita». Quand’è che comincerà a delinearsi la classifica nelle primissime posizioni? «Credo ci vogliano ancora un po’ di gare, ne riparleremo a metà girone di ritorno».

Ore 11.20 – (Mattino di Padova) Domanda semplice semplice dopo l’undicesima vittoria stagionale della capolista: qual è l’avversario più pericoloso del Cittadella? Risposta a): l’Alessandria, che, pur faticando, ha piegato la resistenza del Cuneo con un gol dell’ex granata Sosa e, lanciata dalle imprese che sta compiendo in Coppa Italia e ulteriormente rinforzata dall’ingaggio di Iocolano (ne parliamo qui sotto), sembra essere la rivale più attrezzata. Risposta b): la FeralpiSalò, che dopo aver violato il Tombolato e strapazzato i piemontesi, espugna pure lo stadio Mercante e si porta a vele spiegate in zona playoff. Risposta c): il Cittadella stesso. Soluzione: tutt’e tre le risposte sono corrette, ma se avete scelto la c) forse ci avete visto un po’ più giusto degli altri. La gara giocata sabato con la Pro Patria spiega bene perché. Dopo un primo tempo arrembante, nella ripresa gli uomini di Venturato hanno puntato sul contropiede, scelta legittima e persino saggia. Peccato che, nel tentativo di addormentare la partita, e dopo diversi errori sotto porta, sia arrivata la solita distrazione difensiva, che ha portato a vivere in ansia gli ultimi minuti contro un avversario che – sia detto con tutto il rispetto – poteva aggrapparsi ad un solo giocatore, l’ottimo Santana, ma certo non è in coda alla classifica per caso. «Calo di concentrazione». «Avremmo potuto gestire meglio il finale, questo è evidente. Non credo proprio che il nostro sia stato un calo fisico, da quel punto di vista ne avevamo ancora. È stato un calo mentale, piuttosto. E non è la prima volta che ne abbiamo. Dobbiamo lavorare per evitarli in futuro». Parole che dicono tutto, pronunciate da uno che può parlare a buon diritto: Gianluca Litteri. Anche in quest’ultimo turno il centravanti catanese si è rivelato decisivo, non soltanto per l’ottavo gol della stagione, ma anche per il tanto movimento lungo tutto il fronte offensivo. Assieme a Scaglia – sabato in “versione Beckenbauer”, solido in difesa e pronto a lanciarsi in un paio di esaltanti sgroppate sulla trequarti avversaria – il miglior granata in campo. «Dite che dobbiamo temere solo il Cittadella? Beh, noi siamo forti e ne siamo consapevoli. Ma sappiamo anche che la concentrazione va tenuta per tutta la partita, perché qui nessuno ti regala niente. In ogni caso è ancora presto per pensare alle altre squadre e ai loro risultati, credo dovremo attendere ancora un po’ di giornate per capire chi se la potrà giocare nella volata finale». A Deborah. Il suo compito principale è quello di segnare, e Litteri lo sta assolvendo alla grande. Il suo gol ai bustocchi sarebbe da mostrare a tutti gli aspiranti calciatori: Gianluca ha protetto con il corpo il pallone arrivatogli da destra, si è girato su se stesso in un fazzoletto di campo e ha trafitto La Gorga con un fendente mancino, potente e preciso. E il Tombolato intero sarebbe venuto giù se il portiere, qualche minuto più tardi, non si fosse superato su un suo diagonale al volo, dopo la splendida imbeccata di Iori. «Dedico il gol a mia moglie Deborah. È stato importante perché ci ha permesso di prendere in mano il gioco. L’occasione successiva? Beh, mi spiace molto, sarebbe stata una rete ancora più bella».

Ore 10.50 – (Gazzettino) Da quanto trapela dall’entourage di Panìco, però, ci sarebbe qualche ritrosia da superare per un prestito prolungato. «Se arrivasse lui – aggiunge Bonetto – poi in avanti potrebbe seguirlo un attaccante esperto». Ecco che allora si riaprirebbe la pista Succi che sembrava destinata a svanire, legata comunque al capitolo cessioni. Per Giandonato restano in piedi le ipotesi Latina e Lanciano, sul mercato pure Ramadani e Aperi. Tra oggi e domani, infine, è previsto l’incontro per il rinnovo di contratto di Petrilli, come da lui stesso annunciato sabato a fine gara. A proposito di attaccanti, è destinato al Trapani il bomber De Cenco del Pordenone, uno degli obiettivi del Padova, ma il suo arrivo in Sicilia potrebbe liberare Claudio Sparacello, altro giocatore nel mirino di De Poli. Da segnalare poi il passaggio di Iocolano dal Bassano all’Alessandria. Infine Bonetto ci aggiorna sul progetto del nuovo Euganeo: «Martedì è in programma una riunione importante con gli architetti e gli ingegneri per mettere a fuoco il discorso economico, definendo i vari aspetti del progetto legati a viabilità, commercio e altro. Ci sarà poi un passaggio informale con il sindaco per chiarire alcuni punti e penso che forse a metà febbraio potrà arrivare la presentazione ufficiale».

Ore 10.40 – (Gazzettino) Poi Bonetto aggiunge: «La squadra deve fare di più, le nostre ambizioni di una classifica medio-alta sono note da inizio stagione e in quella direzione si è investito. C’è dunque un po’ di delusione, ma al tempo stesso i punti in palio sono ancora molti e i ragazzi devono rendersi conto che si può migliorare». E oggi si apre la settimana decisiva del mercato di riparazione che si chiuderà lunedì prossimo alle 23: «Abbiamo preso un ’92 e un ’94 (De Risio e Sbraga, ndr), elementi di prospettiva che in questi mesi conosceranno la città, la società, i tifosi e s’integreranno con i compagni, creando le basi per l’anno prossimo in cui non si ripartirà da zero». Ora gli occhi sono puntati sull’attacco e il giovane genoano Panìco resta un obiettivo. Tra oggi e domani si attendono sviluppi decisivi, ma la fumata bianca non è così certa: «Il nodo da superare è la durata della sua permanenza a Padova. O viene per diciotto mesi, con una clausola che comunque lo potrebbe liberare a giugno, versandoci un indennizzo di valorizzazione, in caso di richieste dalla serie B, o altrimenti non serve a niente».

Ore 10.30 – (Gazzettino) Sette risultati utili di fila, ma una squadra che fatica a trovare una sua dimensione e che cerca anche sul mercato una risposta, legata al tempo stesso alla programmazione futura. Un Padova che potremmo definire “Mister X”, con una doppia accezione, legata al numero di pareggi finora ottenuti – dieci su diciannove partite – ma pure al ruolo ancora non definito che la squadra potrà assumere nell’attuale torneo. «Il pareggio a Piacenza – commenta l’amministratore delegato Roberto Bonetto – dice che ancora non siamo fuori da quel maledetto tunnel e ha evidenziato alcuni limiti, prevalentemente di testa. Presi singolarmente, abbiamo ottimi giocatori, non riesco però a capire perché vengano disputati brutti primi tempi per poi fare bene nella ripresa. Era già successo con la Reggiana». La sua idea? «Dovrà capirlo l’allenatore. Ci aspettavamo una vittoria, con tutto il rispetto per l’avversario, per fare un salto di qualità che permettesse di non guardare più la parte bassa della classifica e lavorare con maggiore serenità».

Ore 10.20 – (Gazzettino) «Ripensando all’occasione non sfruttata, la notte scorsa ho fatto fatica a dormire». A parlare è Cristian Altinier che a Piacenza, poco prima del gol dei locali, ha avuto sulla testa la palla per il possibile vantaggio biancoscudato, ma il palo gli ha detto di no. «Ho fatto il movimento sul secondo palo – racconta il giorno dopo – ho saltato con il tempo giusto e pure l’impatto con la palla è stato positivo. Ho voluto schiacciarla sul primo palo perché mi sembrava la zona più scoperta, ma forse ho angolato un po’ troppo». Poi aggiunge: «C’è rammarico, dato che era un’occasione importante che poteva cambiare la gara. Questo per me è un momento non troppo fortunato, speriamo che giri presto». Poi il meritato pareggio sul quale lo stesso Altinier ci ha messo lo zampino: «Ho spizzato per Cunico, abile ad allargare per Petrilli che ha calciato bene a incrociare. Ci abbiamo creduto fino alla fine e questo è positivo. Ancora non sappiamo dove si può arrivare, la squadra sta crescendo, ma deve ancora migliorare e, senza andare troppo in là con il tempo, creare le basi per la prossima stagione». Sabato altra gara esterna con il Lumezzane a cui Altinier ha già segnato all’andata. «L’ho fatto anche con il Benevento, ma non credo a questo cose: a Piacenza l’anno scorso con l’Ascoli avevo realizzato una doppietta e prima ancora segnato con il Portogruaro mentre sabato ho centrato il palo…».

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Arriverà questo passo? «Saranno decisive le prossime tre o quattro gare. Con un filotto positivo e qualche vittoria di seguito la squadra può rilanciarsi, dare valore a questi pareggi e trovare una classifica medio-alta, sicuramente tranquilla. In caso contrario, credo rischieremo di restare impelagati in zone peggiori». In ogni caso, si può sempre contare su un Cunico alla Altafini, gettato in campo negli ultimi minuti per fare la differenza. Che ne pensa? «Tutto fa esperienza. Non è facile incidere in poco tempo, ma sono contento che i compagni mi cerchino e mi diano fiducia quando sono in campo. Sto cercando di interpretare con entusiasmo anche questo nuovo ruolo e non ha senso lasciarsi andare a malumori. Io cerco di dare il mio sempre e comunque, a partire dagli allenamenti e dagli atteggiamenti. Anche quando non si condividono le scelte del mister, bisogna lavorare bene e rispettarle, avendo sempre uno spirito positivo. Se non lo faccio io che sono il capitano, allora non avrebbe avuto senso affidarmi questa responsabilità». In questo periodo si parla molto di rinnovi, lei cosa farà a giugno? «Non lo so e non ci ho ancora pensato, ma con la società ho un ottimo rapporto. Intanto mi godo questi mesi, in cui spero di trovare anche la gioia di un gol, che mi manca».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Considerato che il Padova ha segnato solo 19 reti, eliminando quelle da fermo e quelle non “assistite”, si può tranquillamente affermare che una su due sia propiziata proprio da Cunico. Mica male per il “vecchietto”. «Provo a sfruttare al massimo le chance che mi vengono concesse», sorride il numero 10. «Sabato mi è capitato il pallone buono, potevo anche incaponirmi e cercare la porta, ma ho visto Nicola ben posizionato e l’ho servito. È andata bene, perché il gol ci ha permesso di raddrizzare la partita e continuare la nostra striscia positiva». La discussione sta proprio qui. D’accordo che il Padova è reduce da 7 risultati utili consecutivi, ma sul piano del gioco sembra esserci un’involuzione. Come mai? «Non credo ci siano delle costanti, perché ogni gara fa storia a sé. Non credo sia nemmeno questione d’approccio, visto che a mio parere la partita migliore è stata il primo tempo con il Bassano. Diamo continuità ai risultati e questo è positivo, ma ci difetta la continuità nelle gare stesse. L’impressione è che arriviamo sino ad un certo punto, ma ci manchi sempre quel passo in più che possa farci compiere il salto di qualità».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) La squadra non perde più, ma l’effetto Pillon sembra essere già svanito. Sono due facce della stessa medaglia quelle che emergono dall’inizio dell’anno nuovo del Padova. I tre pareggi consecutivi colti a gennaio hanno praticamente consolidato la classifica dei biancoscudati, a metà fra vertice e bassifondi, ridimensionando un po’ le ambizioni di una formazione capace di cogliere due vittorie consecutive e un ottimo punto contro il Bassano. Nelle prime sei partite Pillon ha collezionato 10 punti, due in più delle prime sei di Parlato, ma pregi e difetti della squadra sono simili. C’è ordine, si subisce poco, ma allo stesso tempo si fatica a creare e segnare. E ad andare in rete, ormai è una costante, sono sempre gli stessi. A dir la verità, c’è un altro aspetto di continuità che per certi versi è il più sorprendente: l’immarcescibilità del capitano Marco Cunico. Il quasi 38enne trequartista riesce a fare la differenza anche nei pochi minuti concessigli dal mister. Sabato a Piacenza, ad esempio, entrato al 38’ della ripresa per il disperato assalto finale, ha servito a Petrilli il pallone del pareggio, trovando il sesto assist stagionale.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Nella parte alta della classifica, però, a parte il Cittadella, che segue a fari spenti il centrocampista dell’Entella Staiti, e attende l’evolversi della situazione, le concorrenti non stanno a guardare. Massicci gli investimenti effettuati dal Pavia, che negli ultimi giorni si è regalata un bomber di categoria superiore, Nando Sforzini, un centrocampista esperto come Foglio e l’esterno della nazionale maltese Muscat. Il Pordenone, dopo aver acquisito il terzino Martin proprio dal Pavia, attende il secondo portiere (piace l’ex Pontedera Cacchioli) visto l’addio della bandiera Careri, finito in Serie D a Rovigo. La Reggiana ha svincolato il trequartista Giannone, mentre la FeralpiSalò la settimana scorsa si è potenziata con l’arrivo degli esperti Quadri e Cesaretti. Nel pieno della lotta salvezza, invece, la Pro Piacenza, perso bomber Cristofoli – finito al Cuneo – segue l’attaccante Orlando (Ischia), il Mantova ha prelevato il mediano Perpetuini dalla Cremonese, la Pro Patria ha puntellato l’attacco con Santana e Ravasi. L’Albinoleffe, infine, è vicino ad un doppio “colpo”: Rajcic, mediano della Casertana, e Zanchi, terzino del Matera.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Ma nelle prossime ore si attendono anche novità da Genova: sul piatto il talentino Giuseppe Panìco, attaccante della Primavera del Grifone, che il ds De Poli segue ormai da settimane. La destinazione è gradita al giocatore, le due società stanno discutendo la formula del trasferimento: filtra ottimismo, e non è detto che la “fumata bianca” non possa arrivare anche a stretto giro di posta. Negli ultimi giorni, poi, si penserà ad un attaccante esperto: la pista Succi rimane aperta, ma occhio alle possibili sorprese (De Cenco del Pordenone su tutte). In uscita Ramadani, Aperi (che piace all’Akragas) e Giandonato. Il mercato delle altre. La “bomba” di giornata, come detto, è però il passaggio di Iocolano all’Alessandria: la società grigia, proprio alla vigilia della semifinale di andata con il Milan, si è assicurata uno dei giocatori più interessanti dell’intero campionato, che si trasferisce in Piemonte con due anni e mezzo di contratto e il peso di un cartellino che certamente avrà portato nelle casse del Bassano un bel gruzzolo.

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Siamo entrati nell’ultima settimana di calciomercato: alle ore 23 di lunedì 1 febbraio suonerà il fatidico “gong” e si chiuderà la sessione invernale di trasferimenti. Il Padova è ancora alla ricerca di due attaccanti, il Cittadella si muoverà solo negli ultimissimi giorni, nel caso in cui spunti un’occasione da cogliere al volo per il centrocampo. Ma a rubare la scena a tutto il girone A di Lega Pro, come se non bastasse l’imminente semifinale di Tim Cup, è l’Alessandria, che ieri ha ufficializzato il vero “colpo da novanta” di gennaio: l’ormai ex capitano del Bassano, Simone Iocolano. Qui Padova. Oggi è il giorno di Nicola Petrilli: dopo il gol di Piacenza (il sesto stagionale, che l’ha momentaneamente proiettato in testa alla classifica dei bomber biancoscudati), l’esterno torinese nelle prossime metterà la firma sul prolungamento contrattuale. Un prolungamento di almeno altre due stagioni, visto che originariamente l’accordo sarebbe scaduto a giugno: il Padova vuole blindare il suo “gioiello”, sul quale aveva messo gli occhi mezza Lega Pro.

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Lo stadio Olimpico di Torino si accinge a presentarsi per la prima volta nella sua storia in una veste del tutto nuova: per Alessandria-Milan di domani sera (ore 21, diretta tv su Raidue), semifinale di andata della Tim Cup (la Coppa Italia dei grandi), sarà tutto in «grigio». Sono infatti già 16.500 i biglietti venduti dalla società piemontese quando manca ancora un giorno e mezzo alla partita. Per il club presieduto da Luca Di Masi si tratta di un record assoluto. L’entusiasmo per la qualificazione ha contagiato tutta la città, e si attendono poco meno di 20mila persone in trasferta verso il capoluogo sabaudo per assistere alla sfida con i rossoneri di Mihajlovic. Confermata una carovana di pullman: ne sono stati già stati prenotati una quarantina in partenza da Alessandria alle 17.30, mezz’ora dopo la squadra. Le due squadre si sono affrontate tre volte in Coppa Italia nella loro storia: nel maggio 1936 vinsero i grigi per 1-0, nel gennaio 1937 s’imposero i rossoneri a San Siro per 4-0, e il Milan s’impose anche nel settembre 1960 per 5-3 allo stadio “Moccagatta”.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 38, Alessandria 35, FeralpiSalò 34, Bassano 32, Pordenone e SudTirol 31, Pavia 29, Reggiana 26, Cremonese e Padova 25, Giana Erminio 24, Cuneo e Pro Piacenza 23, Lumezzane e Renate 19, Mantova 18, AlbinoLeffe 13, Pro Patria 8.

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la diciannovesima giornata: Bassano-FeralpiSalò 1-2, Alessandria-Cuneo 1-0, AlbinoLeffe-Pordenone 0-3, Cittadella-Pro Patria 2-1, Giana Erminio-Renate 1-2, Pro Piacenza-Padova 1-1, Mantova-SudTirol 0-0, Pavia-Cremonese 0-0. Stasera, ore 20.30 Reggiana-Lumezzane.

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E’ successo, 24 gennaio: giorno di riposo per i Biancoscudati dopo il pareggio in extremis col Pro Piacenza.




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