Pronti, via: non passa neppure un minuto e il Padova va a segno a Reggio Emilia, sul campo di una delle squadre favorite per la promozione in serie B, grazie a un gol di Neto Pereira. Poi l’incontro, primo capitolo dell’attuale campionato, finisce in parità, ma i biancoscudati mostrano le proprie potenzialità, poi espresse a corrente alternata. Domenica alle 15 la Reggiana arriva all’Euganeo per il match che apre il girone di ritorno e nella truppa di Pillon c’è grande voglia di confermare quella buona prestazione, possibilmente accompagnata dai tre punti, per proseguire l’attuale momento felice. Conserva un ricordo positivo della sfida del “Mapei Stadium” anche Daniele Corti. «Ero arrivato a Padova da una settimana – racconta – e pur faticando riuscii a restare in campo fino alla fine, nonostante avessi svolto da solo la preparazione estiva». Da lì in poi l’ex Varese è stato un punto di riferimento costante a centrocampo, tanto da figurare al terzo posto nella lista dei giocatori più utilizzati, alle spalle di Diniz e Dionisi, con due sole partite saltate, l’ultima a dicembre con il Bassano a causa di una forte contusione al coccige.
«Dagli esami fatti successivamente è emerso che forse non era una micro frattura. Ora comunque sto bene, sento solo un fastidio sopportabile e riesco a fare tutto. Trovare così tanto spazio – prosegue – fa indubbiamente piacere e sono abbastanza soddisfatto dell’andamento della mia stagione che comunque rispecchia nel bene e nel male, il copione generale». Con l’arrivo in panchina di Pillon il 4-4-2 è diventato un cardine tattico dopo le esperienze con il centrocampo a tre o con il 4-2-3-1. «Per quanto mi riguarda, ho quasi sempre giocato in passato con l’attuale modulo e dunque è quello con cui mi trovo meglio, ma poi tutto dipende dall’andamento di una gara, da come sta la squadra e da varie altre componenti. Tra andare bene e male c’è un filo sottilissimo che spesso può decidere un’intera stagione. Per me è la condizione mentale che fa ingranare». E proprio su questo fronte Corti spiega l’evoluzione del Padova dopo il cambio tecnico: «Queste situazioni creano uno scossone, a volte positivo, mentre in altri frangenti rischi di fare peggio. A noi ha portato serenità e abbiamo ripreso a fare quelle cose che prima ci riuscivano e che poi, per varie situazioni, non ci venivano più. A livello di formazione non c’è stata una vera rivoluzione e per questo ritengo si trattasse soprattutto di una questione di testa».
Con Bassano e Alessandria, favorite come gli emiliani per la promozione, il Padova ha giocato alla pari, a differenza delle passate sfide con le altre grandi Cittadella e Pavia. «Abbiamo mostrato che possiamo lottare con tutti e resta addirittura il rimpianto per non avere vinto, anche se prima di affrontare queste gare, pur non mettendoci la firma, sarei stato comunque soddisfatto di questi risultati». Poi aggiunge: «È positivo dopo la sosta si sia ripartiti con la stessa mentalità, ma abbiamo concesso due gol evitabili su cui si deve lavorare. Occhio inoltre ai cali di tensione dato che si può perdere con chiunque». Quando vedremo un gol di Corti? «Ci sono andato vicino con il Pordenone e prima o poi capiterà, ma di solito passa un po’ di tempo. L’ultimo risale all’anno scorso con il Bologna». Un’emiliana come la Reggiana: «Magari. Un’ottima squadra, anche loro hanno avuto qualche momento di difficoltà. Starà a noi sfruttare a nostro vantaggio il loro eventuale periodo di crisi».
(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola)