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Ore 22.20 – (Il Piccolo) La sconfitta interna contro l’Abano ha ribadito un concetto che stava prendendo forma chiaramente dopo le prime due uscite dell’Unione Triestina 2012 del nuovo corso, quella dopo i venti svincoli e qualche volto nuovo. Così com’è, la squadra rischia seriamente la retrocessione e farebbe una grande fatica a uscire dalla zona play-out. Ma è anche noto che questa Triestina è in una situazione provvisoria, sia perché in realtà altri giocatori nuovi sono già arrivati ma domenica non avevano ancora perfezionato il tesseramento, sia perché almeno un altro paio dovrebbero arrivarne nei prossimi giorni. I veri nodi della questione, a questo punto, diventano due: questi ultimi arrivi avranno la qualità necessaria per far fare il salto di qualità alla squadra di Doardo e renderla competitiva per la salvezza? E basterà il fisiologico tempo di rodaggio che servirà a una squadra quasi totalmente nuova per entrare a regime, prima che sia troppo tardi? Sulla prima questione, difficile sbilanciarsi prima di aver visto all’opera tutti i nuovi arrivati. Cominciamo da quelli che si sono già esibiti: il portiere Vezzani ha dimostrato di saperci fare: pur con limiti fisici che non lo rendono un top nel ruolo, contro l’Abano si è fatto trovare pronto quando chiamato in causa; Dalla Riva ha dimostrato di poter essere un buon stantuffo sulla sinistra, ma fa ancora parecchi errori di gioventù, soprattutto in fase difensiva; Abrefah può far sentire il suo fisico ma è ancora molto rozzo nei fondamentali; Bradaschia invece è sicuramente un giocatore che in questa categoria può fare la differenza, se di buzzo buono come domenica. Ma, come abbiamo visto, questo non basta. Sarà decisivo appurare se tutto il bene che si dice dello sloveno Davor Skerjanc corrisponde a realtà, e sperare che possa formare con Bradaschia una buona coppia di attacco. E sempre in fase offensiva sarà tutto da scoprire l’apporto di un giovane come Cucchiara. Per il resto Galasso ancora non si è visto, mentre gli under che devono ancora arrivare dovranno assolutamente avere un certo spessore, perché a centrocampo Miani e Loperfido fanno fatica a supportare Spadari. Poi, ammesso che tutti questi si dimostrino in grado di elevare il livello della squadra, bisognerà appurare quanto tempo sarà necessario per arrivare al top come affiatamento, amalgama e intesa. Nelle ultime cinque partite l’Unione ha raccolto la miseria di un punticino e sta perdendo già parecchio terreno dalle rivali per la salvezza diretta, inoltre è stata avvicinata da Fontanafredda e Ufm. Se si perderà ancora qualche punto nelle prossime settimane, si rischia davvero di perdere il treno salvezza. Doardo e lo staff dovranno essere bravi a tamponare l’emergenza e accelerare i tempi per trovare un nuovo assetto che funzioni e soprattutto che cominci a portare punti.
Ore 22.00 – (Corriere delle Alpi) La difesa dei giovani. Contro il Calvi Noale Roberto Vecchiato ha schierato nel reparto arretrato tre fuoriquota, quattro se contiamo anche il portiere. Nonostante un’età media davvero giovane, la linea difensiva ha retto molto bene l’urto veneziano, rispedendo al mittente praticamente tutte le iniziative offensive. La più grossa occasione per gli avversari è arrivata nel finale del primo tempo con la conclusione dalla distanza di Rizzato, ma un super Solagna si è rifugiato in angolo con un intervento prodigioso. Le assenze per squalifica di Nicola Calcagnotto e Sebastiano Sommacal non si sono fatte sentire, per il futuro, ma anche per il presente, non può che essere una nota positiva per la società gialloblù. «Siamo stati molto attenti li dietro – commenta Andrea Franchetto, classe 1997, il più giovane in campo prima dell’ingresso di Fabio Doriguzzi nel finale – era la seconda volta che giocavo titolare in campionato ed è andata bene. I compagni, che avevano più esperienza di me, mi hanno dao una mano. In qualche frangente abbiamo sofferto ma siamo stati bravi a rimanere compatti e a concedere poco. I tre punti? Penso che la nostra sia stata una vittoria meritata, non era facile giocare su un campo critico». Recuperato all’ultimo. Franchetto mercoledì non era sceso in campo per un problema muscolare, ma domenica con un recupero lampo è riuscito a giocare. «La squadra aveva bisogno di me e ho fatto di tutto per esserci – commenta il difensore – ringrazio la nostra massaggiatrice Monica D’Alfonso che mi ha seguito e aiutato». Ti candidi per un posto da titolare per la prossima partita? «Non ci penso, l’importante è farsi trovare sempre pronti. Qui a Belluno sto bene. Il prossimo anno? Il cartellino è mio, a fine stagione vedremo». Il difensore classe 1997 dopo le esperienze di Giorgione, Union Quinto e Primavera Udinese, si è accasato in gialloblù in estate. A giugno dovrà sostenere gli esami di maturità alla ragioneria, e dopo probabilmente penserà al suo futuro. Trittico insidioso. Nelle prossime tre domenica il Belluno affronterà Fontanafredda, Levico Terme e Montebelluna, formazioni in cerca di punti per la salvezza. «Sarà importante non sottovalutarle – continua Franchetto – dobbiamo pensare ad una partita alla volta tenendo d’occhio le squadre davanti a noi. Il nostro obiettivo? Possiamo giocarcela con tutti, e vogliamo i playoff. La difesa è giovane, l’attacco è dei “vecchi”. Schierati i quattro fuoriquota, mister Vecchiato ha messo in campo tutta l’esperienza possibile. In attacco Simone Corbanese, che ha fatto 100 con la maglia gialloblù, e Antonio Acampora sono andati entrambi a segno. Dietro di loro Marco Duravia ha fatto un partitone.
Ore 21.40 – (La Provincia Pavese) Ha chiuso l’andata al sesto posto il Pavia, a meno cinque dalla vetta, un bilancio sicuramente inferiore alle aspettative. Al Fortunati il Pavia ha vinto quattro gare, ne ha pareggiate tre e perse due, con Cittadella e Lumezzane. In trasferta gli azzurri si sono imposti tre volte pareggiando altrettante gare e uscendo sconfitte in due occasioni con la Cremonese e l’Alessandria. Ben diverso il cammino della prima parte del girone d’andata da quella finale. Inizialmente la formazione guidata da Michele Marcolini era partita con il piede giusto con tre successi in Tim Cup con Poggibonsi, ma soprattutto con avversarie di categoria superiore come Latina e Bologna. Non altrettanto positivo il debutto in campionato: dopo il posticipo della gara con la Pro Patria il debutto allo Zini di Cremona aveva visto gli azzurri arrendersi per 1-0 ai grigiorossi. Ma poi il cammino del Pavia è stato positivo con un bilancio parziale di sei vittorie e un pareggio nelle prime nove giornate. Dopo Cremona altro ko, quello casalingo con il Cittadella. Ma dopo il 2-0 al Fortunati con il Padova, ultima vittoria casalinga che risale all’1 novembre scorso, la luce si è spenta. Nel finale d’andata sono arrivati cinque pareggi e una sola vittoria, quella di Pordenone, ottenuta con in panchina il tecnico della Berretti Stefano Rossini, nella settimana di transizione tra l’esonero di Marcolini e il passaggio ufficiale della squadra nelle mani di Fabio Brini. L’unico dato statistico in cui il Pavia eccelle nella prima parte di stagione è quello delle reti segnate: con 26 gol gli azzurri insieme all’Alessandria sono al secondo posto tra le formazioni più prolifiche dietro alla Feralpisalò. Con 15 punti ottenuti in casa il Pavia è al quarto posto per risultati interni dietro Alessandria (20), Bassano (18) e Cittadella (17). Diciassette sono i gol subiti, un po’ troppi con una media di una rete al passivo a partita, solamente in sei gare su diciassette disputate finora la rete di Facchin è rimasta inviolata. Grazie, però, all’alto numero di reti segnate la differenza reti di +9 permette al Pavia di essere al secondo posto in questa classifica alle spalle dei grigi (+13). In avvio del girone di ritorno dopo la trasferta di Busto Arsizio di domenica prossima il calendario proporrà già nelle prime cinque giornate due scontri diretti da zona play off alla squadra di mister Brini. Dopo l’impegno fra due settimane al Fortunati con la Cremonese ci sarà la trasferta di Bolzano. Poi a Pavia arriverà il Cuneo, prima della trasferta in programma a Cittadella. Sarà importante per gli azzurri cercare di recuperare posizioni in classifica e non perdere ulteriori punti sulle dirette concorrenti alla corsa di vertice.
Ore – (La Provincia Pavese) Dopo Giuseppe Pirrone il Pavia guarda ancora all’Ascoli e a due giocatori che piacciono a mister Brini: il difensore Andrea Mengoni e il centrocampista Bright Addae. Per Addae c’è interessamento anche di Latina e Entella, a Mengoni si sono interessate anche Padova e Reggiana. Altri due giocatori che il nuovo tecnico ben conosce sono due elementi del Benevento: il difensore Emanuele Padella e l’esterno ex Lecce Fabrizio Melara. Per quest’ultimo la trattativa appare più difficile, ma non impossibile. Rimane aperto poi il discorso con il Mantova per Foglio.
Ore 21.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il presidente “libera” il bomber. E non solo. «Siamo noi settimi, non la Reggiana». Mauro Lovisa è caricatissimo dopo il successo (2-1) di Gorgonzola con la Giana, che ha permesso ai suoi ramarri di chiudere il girone d’andata a quota 25, proprio insieme alla Reggiana. «Nello scontro diretto al Mapei Stadium – tiene a ricordare – abbiamo rifilato loro 4 gol. Quindi siamo noi davanti». SODDISFAZIONE NEROVERDE – Dal modo in cui gioca con le parole, si capisce che re Mauro è soddisfattissimo di come stanno andando le cose. «Certo – conferma -. Siamo fra le prime otto, proprio come volevo io. Adesso dobbiamo restarci e magari – sorride – fare qualche altro passetto avanti. Pur senza obblighi, ricordo – sorride ancora – che nel nostro girone il quarto posto porterebbe ai playoff». Stiamo al gioco. Il più grande rimpianto dell’andata? «Il pareggio con il Sudtirol – risponde subito Lovisa -. All’86’ eravamo sul 2-0. Poi è finita 2-2. Due punti buttati via». La partita più bella? «Quella di sabato a Gorgonzola, perché giocata con grande maturità – spiega il presidente -. Può essere la vera svolta della nostra stagione. Non solo: sabato pomeriggio non ho trovato parcheggio al De Marchi. Erano 300 i tifosi che hanno seguito la sfida dal nostro megaschermo. Abbiamo – alza felice il pollice Lovisa – fatto il pieno di “mi piace”». MERCATO – Soltanto un caso che la miglior partita sia stata giocata senza De Cenco? «Non scherziamo – replica re Mauro -. Dc9 è un ottimo giocatore. Altrimenti non lo starebbe seguendo l’Empoli e non lo avrebbe chiesto lo Spezia al Pavia (proprietario del cartellino del brasiliano in prestito al Pordenone, ndr). Lo stesso Pavia vorrebbe riprenderselo». Possibile quindi che se ne vada? «Tutto è possibile. Ma se lui andrà – garantisce -, noi ne prenderemo un altro altrettanto importante». Arriverà Gavazzi? «Lui vuole venire a Pordenone – rivela il presidente – e noi lo vogliamo, ma alle nostre condizioni. Intanto mi piace sottolineare che, a Gorgonzola, Ingegneri ha fatto un’ottima partita». Altri movimenti? «Diverse società di Lega D (Altovicentino, Montebelluna e Fontanafredda) – puntualizza Lovisa – si stanno interessando ai nostri giovani, in particolare Baruzzini, Pignata e Savio. Stiamo valutando l’opportunità di mandarli a fare esperienza e minuti di gioco».
Ore 21.10 – (Messaggero Veneto) Lo dicono i numeri: il Pordenone scatta dai blocchi come il miglior centometrista. La squadra di Tedino, infatti, è la più profilica del girone A di Lega Pro nei primi 15 minuti di gara. Ben 8 le reti segnate, una in più della Reggiana seconda. Un primato guadagnato sabato, grazie al gol timbrato da Filippini al 12’. Cosa significa, questo dato? Che i “ramarri” approcciano la partita nel migliore dei modi. Non è un caso: è un tasto su cui Tedino ha sempre battuto, in ogni allenamento,sin dall’inizio. Infatti la prima di queste 8 marcature è della giornata inaugurale: la punizione realizzata al 9’ da Pederzoli al Garilli di Piacenza con la Pro. La seconda rete una settimana più tardi, l’1-0 di De Cenco con l’Albinoleffe, maturato al 13’. Si deve andare al 6º turno, per trovare un altro centro: Mandorlini al 9’ in Pordenone-Cremonese. Quindi i gol di spessore, valsi i successi più prestigiosi. Stiamo parlando della prima rete al Bassano di De Cenco, giunta al 4’ (al 9° turno), quindi quella dello 0-1 alla Reggiana sempre di Caio (al 4’), seguita dal centro di Filippini al 10’ (dodicesima giornata). Le utlime della lista sono le marcature di Boniotti al Cittadella (al 12’, 14° turno) e quella di Filippini con la Giana (sempre al 12’). Per contro il Pordenone ha un difetto: fatica a segnare nel quarto d’ora iniziale della ripresa. Solo una rete tra il 46’ e il 60’ (De Cenco al 48’ del match col Bassano). Così i “ramarri” occupano l’ultimo posto della speciale classifica con Bassano, Giana e Renate.
Ore 21.00 – (Messaggero Veneto) Caio De Cenco lavora ancora a parte. Non rientra col gruppo, il centravanti brasiliano, ancora afflitto da dolori a quel quadricipite femorale ammaccato durante la gara col Pavia. Tempi di recupero? È probabile che la gara con la Pro Piacenza (sabato alle 15 al Bottecchia) il bomber la segua dalla tribuna. Dalla prossima settimana si potrà pensare a qualcosa di diverso. Magari un rientro – partendo dalla panchina – con l’Albinoleffe, il team a cui segnò il suo primo centro neroverde. Con la seduta di ieri i ramarri hanno ricominciato la settimana. Oggi seduta doppia (10-15 gli orari). Presenti tutti, tranne Paolo Marchi. Il difensore è però in recupero: a quanto pare si aggregherà alla squadra nella settimana che parte il 25 gennaio, subito dopo il match con l’Albinoleffe. A proposito: coi bergamschi si giocherà sabato 23 alle 15 all’Atleti azzurri d’Italia di Bergamo. L’incontro sarà valido per la seconda giornata del girone di ritorno. L’ultima trasferta nello stadio orobico coincisce con il successo per 4-2 dello scorso gennaio sempre sui biancazzurri.
Ore 20.50 – (Messaggero Veneto) «A Gorgonzola abbiamo ottenuto la più bella vittoria di quest’anno. Sono contento, abbiamo disputato un gran girone d’andata. E diro di più: non ci fermeremo e la squadra, nel mercato, non verrà indebolita, anzi. Rimarrà ugualmente forte, anche se De Cenco dovesse andare via». E’ raggiante Mauro Lovisa. Il suo Pordenone ha appena chiuso la prima manche del girone A di Lega Pro a quota 25, punteggio in cui neppure lui – inguaribile ottimista – credeva di poter centrare. Per questo ne promette delle belle, nella seconda parte di torneo («ci divertiremo») e lusinga i tifosi confermando la volontà di acquistare un difensore e di intervenire qualora il bomber brasiliano partisse. Ciò non significa che il capocannoniere debba partire, anzi: «Non è in vendita – assicura Lovisa – ma so che piace a molte squadre. Se dovesse arrivare un’offerta irrinunciabile… Io sono per non trattenere nessuno. Nell’eventualità lo sostituiremmo con un attaccante ugualmente forte». Mentalità. Lovisa parte dall’ultima gara, quella con la Giana Erminio. «Devo fare i complimenti a tutti – attacca il presidente –. E’ stato un successo importante, per come è stato interpretato l’incontro vista l’emergenza in cui ci eravamo presentati. Fuori casa abbiamo un atteggiamento propositivo e di questo ne vado orgoglioso. Questa – continua Lovisa – è la mentalità che volevo». Il riferimento va per un attimo alla scorsa stagione, quando lontano dal Bottecchia il Pordenone vince solo due gare. «Mi prendevano per matto quando battevo su questo concetto – afferma –. Invece guardate adesso di cosa siamo capaci. Abbiamo trovato un’identità e un equilibrio. Sono proprio contento di come stanno lavorando staff tecnico e squadra». Mercato. Il discorso, considerato il periodo, si sposta inevitabilmente sul mercato. E qui il presidente del Pordenone rassicura i propri tifosi. Su De Cenco, che salvo sorprese rimarrà, e su altri rinforzi necessari. «Prenderemo un difensore – interviene – su questo non c’è alcun dubbio. Ne abbiamo bisogno. Adesso vedremo chi sarà». Il bilancio. È comunque più che soddisfatto del girone d’andata, Lovisa. Per i punti e per la qualità del gioco espresso. «Decisamente – risponde –. In alcune partite abbiamo fatto proprio bene. A mio parere meritavamo anche più dei 25 punti ottenuti: ne dovevamo avere 27. Ricordo ancora la beffa subita con l’Alto Adige in casa. A ogni modo andiamo avanti, vediamo di prendere adesso ciò che ci manca». Sotto con la Pro Piacenza, allora, che arriverà sabato alle 15 al Bottecchia. All’andata il Pordenone lasciò al Garilli 2 punti, considerato il rigore inesistente assegnato ai locali. Il gruppo neroverde non vede l’ora di prendersi la rivincita.
Ore 20.40 – (Messaggero Veneto) Non solo De Cenco. La comitiva brasiliana in seno al Pordenone si è allargata ieri. Dallo stato di San Paolo, lo stesso del bomber, è arrivato in prova Rodrigo Festuccia, portiere classe ’95, svincolato, ultima sua squadra il Lituano (serie A paulista). E’ stato accompagnato al De Marchi dal suo agente e ha sostenuto la seduta di allenamento con i ramarri. Che tipo di operazione è? Valutativa, se così si può definire. Festuccia sarà osservato attentamente in previsione di un suo eventuale tesseramento a giugno. Il giocatore, informa anche la società, non sarà ingaggiato per questa seconda parte di campionato. Anche perché – aspetto più importante – non ha la status di comunitario. Sembra un buon prospetto, comunque, non solo per l’età. Magari non sarà il nuovo Taffarel, ma a quanto pare ha delle doti per potersi districare nella terza serie professionistica italiana. Intanto, può imprare dai tre portieri presenti in rosa: da Tomei a Careri, passando per D’Arsiè, Festuccia “ruberà” qualcosa. Passano al mercato di gennaio, a operazioni concludibili nella finestra di riparazione, il club cittadino sta sempre alla finestra per Fabio Gavazzi (’88). Il difensore del Mantova vuole vestire il neroverde, tuttavia c’è lo scoglio ingaggio da abbattare. Il consulente di mercato dei “ramarri”, Giorgio Zamuner, è stato chiaro: o Gavazzi arriva alle condizioni del Pordenone, oppure non se ne fa nulla. Il braccio di ferro continua, probabilmente l’affare si concluderà, ma non nel brevissimo periodo. Possibile che il centrale firmi per i neroverdi la prossima settimana, oppure negli ultimi giorni di mercato. Intanto dall’Udinese potrebbe arrivare in prestito l’attaccante classe ’97 Alessio Castri, che sinora ha trovato poco spazio (solo 2 presenze” nella seconda squadra bianconera. Questa settimana s’inizia a ragionare pure su alcune potenziali operazioni in uscita. I protagonisti sono i giovani. Sono molti club di serie D a volere Andrea Savio (’97), Elia Baruzzini (’97), Kevin Pavan (’96), Edoardo Pignata (’95) e, in Lega Pro, Axel Gulin (’95). Società e staff stanno valutando il da farsi: mandare alcuni di loro – in particolare i primi tre – in una categoria inferiore, oppure tenerli o lanciarli nel finale di stagione, che si presume tranquillo e quindi adatto a “baby” in cerca di esperienza. In questi giorni si definirà la strategia.
Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) Nessun regalo per una squadra che a Bassano ha mostrato il repertorio peggiore della stagione pertanto i due giorni di riposo preventivati sono diventati soltanto uno, al punto che ieri i giocatori erano già al lavoro in via Agosti. Prima di entrare sull’impianto di allenamento Bruccini e compagni sono stati strigliati per quasi un’ora nello spogliatoio dal tecnico Alberto Colombo e dai rappresentanti della società, l’ad Guido Tamelli e i soci Gianni Perin e Gianpaolo Gottardi. Non c’era invece il direttore generale Raffaele Ferrara, che in questi giorni è alle prese con le manovre di calciomercato, dopo che quelle estive non hanno portato i risultati sperati. L’allenatore Alberto Colombo continua a godere della massima fiducia della dirigenza ed ha ricevuto messaggi di incoraggiamento durante la seduta, per bocca di un tifoso a nome della “vecchia guardia” granata”. Oltre a fare quadrato in uno spogliatoio molto meno unito di quanto possa sembrare, prova ne sono state le divergenti dichiarazioni dei protagonisti nel post-partita a Bassano, per il trainer c’è da preparare un’altra insidiosa trasferta in veneto, terra nella quale la Reggiana non ha raccolto nemmeno un punto in questa stagione perdendo le uniche due gare lontane da Reggio, quella di domenica alle ore 15 allo stadio “Euganeo” di Padova. Nell’allenamento di ieri spiccava l’assenza di Luca Giannone, sempre più vicino alla partenza, mentre Andrea Parola ha ottenuto un permesso per rimanere un giorno di più a Trieste coi figli. Dopo quasi un mese tra infortunio ed influenza è tornato in gruppo il giovane centrocampista Dejan Danza anche se i problemi al ginocchio lo hanno costretto al differenziato insieme a Daniele Mignanelli che invece manifestava un leggero affaticamento. Oggi la seduta in via Agosti è prevista per le ore 14.30. La sconfitta di Bassano ha creato qualche malumore nei tifosi, soprattutto per l’atteggiamento remissivo della squadra. Nonostante questo i supporter stanno già preparando la trasferta di Padova.
Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana è interessata all’attaccante Marco Frediani. Il giocatore classe 1994 è in prestito all’Ascoli e pare destinato a tornare alla Roma in questi giorni. Per lui si parla del forte interessamento da parte dei granata ma anche di Benevento e Ancona. Il 21enne potrebbe essere nuovamente ceduto in prestito dalla società giallorossa e dunque il suo eventuale arrivo a Reggio non sarebbe particolarmente onoreoso. Frediani non è comunque una prima punta, ma un’ala e dunque sarebbe utile soprattutto in un modulo differente da quello attuale di mister Colombo, cioè un 4-3-3. La società per ora non ha confermato questa trattativa. Per ironia della sorte tutte le manovre che riguardano l’attacco della Reggiana incrociano l’Ascoli, dove gioca Leonardo Perez, sogno dichiarato di tutto l’ambiente granata, e dove era di casa Salvatore Caturano prima di tornare al Bari e scegliere il Lecce. In piedi resta sempre anche la pista di Sansovini, che di fatto interessa a tante squadre di Lega Pro, per il quale però il problema principale appare l’ingaggio. Sul fronte delle uscite la cessione di Giannone al Catania è data come imminente, anche su sponda siciliana. Ieri il fantasista non era ad allenarsi in via Agosti, dove era assente pure il direttore generale Raffaele Ferrara. Se Giannone è intenzionato ad andarsene, così come Angiulli nel caso arrivassero offerte (che però non sono giunte) Pesenti nei giorni scorsi ha puntato i piedi e nicchiato di fronte alle offerte di Giana Erminio e Pro Patria. Ieri intanto il procuratore di Andrea Parola, Danilo Caravello, a precisa domanda, ha detto che il suo assistito ha intenzione di restare a Reggio. «E’ un giocatore importante, qualche interessamento c’è stato, ma non tale da prenderlo in considerazione, la nostra intenzione sarebbe quella di voler rimanere. C’è la forte volontà di rimanere, se ci sarà la possibilità».
Ore 19.40 – (Gazzetta di Mantova) Che cosa c’è di più offensivamente sterile di un Mantova incapace di sfruttare le rarissime opportunitá create al cospetto della penultima della classe? L’AlbinoLeffe stesso, appunto: zero tiri in porta e la cronica sensazione che il punto andasse benissimo alla truppa seriana, mai andata alla ricerca del forcing. «Avanti piano – si rallegra per il pericolo scampato il tecnico locale Marco Sesia -, dopo tre sconfitte consecutive era soprattutto importante muovere la classifica. Sappiamo di non essere stati brillanti ma dobbiamo guardare gli aspetti positivi che questo risultato può offrirci. La fortuna ci ha assistito in un paio di circostanze in cui il Mantova poteva trovare il vantaggio ma tutto ciò non fa che compensare l’ingiusto ko prenatalizio di Lumezzane, arrivato più per ragioni ambientali che per responsabilità tecniche. Il calcio è così e noi lo sappiamo bene. Ecco perché ci teniamo stretto questo punto che ci permette di continuare ad inseguire la salvezza, anche se non sarà facile». Un obiettivo che, a detta di Sesia, non sfuggirà all’Acm: «I biancorossi sono una grande squadra e non capisco che cosa ci facciano in quella posizione di classifica, appena quattro punti sopra l’AlbinoLeffe. Javorcic dispone di atleti di categoria, altri invece sono addirittura di livello superiore. Stasera (ieri, ndr) il Mantova aveva in panchina giocatori che altrove sarebbero titolari inamovibili e che, da quanto mi risulta, da queste parti conoscono piuttosto bene. Non ho dubbi, la squadra virgiliana risalirà presto verso zone più tranquille». Beata convinzione: peccato non la pensino così i sostenitori dell’Acm, tutt’altro che appagati dal risultato finale.
Ore 19.30 – (Gazzetta di Mantova) Dopo oltre due mesi dall’infortunio subito a Bassano Tano Caridi é rientrato in campo a dar man forte al Mantova, disputando addirittura tutta la gara. «Sto abbastanza bene – dice il Tano – ed onestamente non credevo di riuscire a restare in campo fino alla fine. Purtroppo alla fine di questa prestazione c’è da essere contenti a metà: il calcio è questo è se non si riesce a metterla dentro bisogna solo recriminare con noi stessi. D’altra parte dobbiamo essere soddisfatti per la prestazione: siamo stati aggressivi, siamo riusciti ad andarli a prendere alti. Ci é mancato solo il gol e sappiamo che nel calcio non è poco, comunque dobbiamo continuare con questo atteggiamento perché sono sicuro che le cose miglioreranno». Anche per Valerio Anastasi un rientro a tempo pieno dopo tanto tempo. L’attaccante si presenta in sala stampa con un labbro gonfio («un regalo di un difensore avversario, oltretutto in fuorigioco» – dice) e in tutta onestà fa sfoggio di autocritica: «Sono contento perché non giocavo da troppo tempo e ho passato un periodo davvero brutto – afferma – . Del resto mi rendo conto che ho avuto due palle gol importanti e non sono riuscito a sfruttarle. Questione di condizione che per forza di cose é ancora indietro, sono al 60%, non di più. Sfortunato sul palo? Forse, ma se lo avessi angolato meglio…Sulla seconda occasione, invece, sono arrivato male ed ho calciato fuori». Andrea Trainotti ha vissuto, come i compagnì della difesa, una serata tranquilla: «Il reparto si è comportato discretamente- dice – ma mi sembra che altre volte abbiamo concesso poco ai nostri avversari. Semmai facciamo più fatica a fare gol e questo penalizza le nostre prestazioni. Dobbiamo continuare ad esprimerci così e quanto prima usciremo da questa difficile situazione».
Ore 19.20 – (Gazzetta di Mantova) Ha il sorriso stampato sul volto, ma è chiaro che l’espressione serve a mascherare il disappunto per un pareggio senza grosse emozioni. Il presidente Sandro Musso lascia lo stadio di Bergamo senza rilasciare dichiarazioni. Incalzato, si limita a dire che: «La partita l’ho vista male, così non va. Quando si sbagliano gol che potrei fare anche io è ovvio che non si vince». La voglia di parlare è pochissima, segno di una delusione viva. In panchina, come sempre, c’era il patron biancorosso Serafino Di Loreto. Il numero uno di Sdl non usa giri di parole e va dritto al punto. Il pareggio con l’Albinoleffe non era nei piani. La svolta tanto attesa ancora non si è palesata: «La partita? Pessima, oserei dire di m… contro una squadra inferiore a noi. Sono stufo, se non vinciamo nemmeno con una formazione modesta che gioca in questo modo in casa, a Renate rischiamo di prenderne tre». Parole dure, figlie di una classifica che non può soddisfare chi si aspettava ben altro al termine del girone d’andata. Di Loreto dopo la gara pareggiata a Pavia aveva chiesto alla squadra di chiudere la prima parte di campionato a quota 22 punti. A referto ce ne sono solo 16: «Servivano i tre punti con l’Albinoleffe, come servivano i tre punti con il Pro Piacenza e con la Pro Patria. Invece abbiamo fatto una gara imbarazzante». La domanda sul futuro di mister Ivan Javorcic è d’obbligo e Di Loreto non si nasconde: «Se il mister rischia il posto? Non lo so, dobbiamo parlarne in società a mente lucida, ora sono troppo arrabbiato. Quello che è certo è che siamo in crisi nera, sicuramente faremo qualcosa». Un primo provvedimento sembra già impostato: «Visto che non posso ridurre gli stipendi ai giocatori – sottolinea Di Loreto – vorrà dire che pagheremo quanto dovuto ogni due mesi, come fanno tutte le altre società di Lega Pro. Noi fino a questo momento abbiamo saldato gli stipendi mese per mese, spesso anche in anticipo rispetto ai tempi. Adesso si cambia. Vedo una squadra che in campo ha paura e non capisco il perché. A Bergamo siamo stati formalmente offensivi, io vorrei vedere una squadra che nella sostanza è offensiva». La notte di Bergamo si chiude con tanta amarezza, il nuovo giorno potrebbe portare a dei cambiamenti importanti.
Ore 19.10 – (Gazzetta di Mantova) Mister Ivan Javorcic si presenta determinato davanti ai taccuini della stampa all’Atleti Azzurri d’Italia. Il Mantova è uscito dalla prima fatica del 2016 con un misero 0-0, frutto di un match dominato però senza l’acuto vincente. La situazione biancorossa resta critica, ma il tecnico prova a dare forza alle motivazioni dei suoi: «Questo pareggio ci sta stretto, meritavamo molto di più – sottolinea l’allenatore croato – ma dobbiamo accontentarci di un solo punto. Se c’era una squadra che doveva vincere quella era la nostra, sfido chiunque abbia visto la partita a dire il contrario». Il mister analizza l’andamento della sfida con l’Albinoleffe: «Non abbiamo subito un tiro in porta – afferma Javorcic – abbiamo dato tutto cercando più volte di sbloccare la partita. Nel gioco abbiamo dominato, siamo sempre stati aggressivi su ogni pallone. Siamo stati sfortunati, questo è evidente». In chiusura di primo tempo il guaio alla caviglia di Raggio Garibaldi e l’inserimento di un giocatore offensivo come Ungaro a centrocampo: «Se uno come Raggio Garibaldi è costretto ad uscire vuol dire che sente dolore, non molla mai – spiega –. Spero sia nulla di grave, per noi è un giocatore importante in un ruolo dove in questo momento siamo un po’ corti. Di Santantonio non era al meglio e ho deciso di sfruttare le caratteristiche di Ungaro. Abbiamo messo dentro tutto il nostro potenziale offensivo per provare a portare a casa la vittoria, è andata male ma resto fiducioso su questo gruppo. Se in questo momento siamo questi io resto convinto che ci salveremo: in questo modo i risultati arriveranno e su questa partita non accetto critiche». Le critiche però ci sono e arrivano dai vertici societari che non hanno gradito lo 0-0 di Bergamo: «Chiaro che potevamo vincere – prosegue Javorcic –, non siamo riusciti a sfruttare le tre occasioni avute. Però l’atteggiamento dei ragazzi è stato quello giusto. Passando dagli spogliatoi a fine gara ho avvertito soddisfazione da parte dei giocatori dell’Albinoleffe per il punto. Noi dobbiamo essere ancora più soddisfatti per quello che abbiamo fatto e per il gioco espresso». La classifica resta molto complicata e di fronte c’è un’altra trasferta lombarda, sabato a Meda contro il Renate battuto di misura all’andata grazie a un guizzo di Caridi: «In queste ultime giornate – chiude Ivan Javorcic – abbiamo conquistato meno punti rispetto a quelli che meritavamo. Per questo motivo resto convinto che ci salveremo».
Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova a Bergamo gioca una gara tutta d’attacco contro un Albinoleffe decisamente modesto, ma non riesce a bucare la rete avversaria e deve accontentarsi di un pareggio che sa di occasione persa e che non viene accolto per niente bene dai tifosi al seguito. Al punto che capitan Caridi, guidando la squadra sotto la curva a fine match, mostra palesemente fastidio per gli insulti che piovono dalla curva. Insulti in effetti immeritati da una squadra che ha provato in tutti i modi a vincere e non ci è riuscita per limiti che non stanno certo nell’impegno messo in campo. Si comincia in uno stadio bellissimo ma deserto, sotto riflettori che illuminano a giorno il campo. Javorcic presenta il Mantova con il nuovo modulo 4-3-1-2 e fa debuttare dall’inizio i neoacquisti Lo Bue e Tripoli. Rispetto all’ultimo match i volti nuovi sono però ben sei, visto che sono da registrare i rientri di Carini e Scrosta in difesa e di capitan Caridi e Anastasi in attacco. L’Albinoleffe risponde con un 3-5-2 nel quale debutta il neoacquisto Legras a metà campo. L’attacco è affidato agli esperti Girardi e Soncin. Il Mantova parte forte e già al 4’ potrebbe andare in vantaggio se la zuccata di Anastasi su cross di Dalla Bona non colpisse in pieno il palo, rimbalzando poi in campo. I biancorossi aggrediscono l’Albinoleffe e non lo lasciano giocare, la palla staziona costantemente nella metà campo dei padroni di casa, ma bucare il “muro” celeste si rivela praticamente impossibile per l’Acm. Alcune volte la squadra di Javorcic riesce a passare sulle fasce, ma poi i cross (soprattutto di Tripoli) sono imprecisi oppure i lunghi difensori seriani hanno la meglio sulle palle alte. Altre volte Caridi e compagni provano ad andar dentro per vie centrali, ma alla fine tutto viene sempre vanificato da un ultimo passaggio sbagliato o dal recupero di un avversario. Servirebbero un ritmo più alto e un’intesa migliore in prima linea fra attaccanti che però giocano per la prima volta insieme. Insomma, la sostanza è che per una mezz’ora l’Albinoleffe passa la metà campo forse un paio di volte ma rischia comunque pochissimo e il suo portiere non deve intervenire. Da segnalare restano un tiro a lato di Zammarini e una conclusione anch’essa fuori bersaglio di Caridi, imitato sull’altro fronte da Danti. Così, la notizia vera del primo tempo è l’infortunio di Raggio Garibaldi che, toccato duro da un avversario, al 44’ lascia il posto a Ungaro. Le squadre vanno al riposo sullo 0-0 e ai biancorossi la curva ricorda a gran voce di tirare fuori gli attributi. Nella ripresa la musica non cambia, con il Mantova proteso in avanti ma sterile e l’Albinoleffe che prova talvolta a ripartire negli spazi. Dopo un quarto d’ora Javorcic gioca la carta Momentè, rilevando Tripoli, mentre dall’altra parte Sesia sostituisce l’infortunato Cortinovis con Muchetti. A metà tempo il Mantova ha finalmente una fiammata. In tre minuti i biancorossi creano tre pericoli, ma Anastasi manca a porta vuota un gol clamoroso, mentre nelle altre due circostanze il portiere avversario è attento. Javorcic allora le prova tutte e alla mezz’ora butta dentro anche Ruopolo per Anastasi. L’assedio biancorosso va avanti fino alla fine della partita ma in modo sempre più confuso e senza produrre praticamente nulla di pericoloso. A dire il vero c’è qualche timida protesta per un contatto in area fra il gigantesco Vinetot e Caridi, ma l’arbitro giudica tutto regolare. E così la gara finisce a reti inviolate, con il Mantova che mastica amaro per una grande occasione persa e i padroni di casa che ottengono un punto dopo novanta minuti giocati tutti in difesa.
Ore 18.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Gira e rigira, il Bassano ruota attorno agli estri del suo giocatore migliore. Simone Iocolano, ancora una volta, ha estratto un coniglio dal cilindro, con un capolavoro balistico che ha messo ko la Reggiana. Tre punti preziosissimi, che hanno permesso ai giallorossi di recuperarne tre al Cittadella sconfitto in casa dal SudTirol e due all’Alessandria, bloccata sul pari interno dal Padova: «Era un po’ che non segnavo – sorride il capitano – contro il Padova mi ero fermato alla traversa, sabato finalmente è arrivato anche il mio momento. E’ stata un’emozione sentire tutto il pubblico urlare “Ioco, Ioco”, da brividi. Credo che il gol di sabato sia al secondo posto dopo quello contro la Cremonese dello scorso anno, al terzo quello contro il Feralpisalò di qualche mese fa. Voglio dedicarlo a mia madre Beatrice, in tribuna per sostenermi». C’è chi dice che il prossimo anno Iocolano sia già promesso sposo con la Cremonese. Di conferme non ne è arrivata neppure mezza e oltretutto con questa piazza il capitano ha un legame inossidabile. Se poi dovesse arrivare la promozione in B…
Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Cinquantadue volte a segno in 21 partite. L’attacco più prolifico d’Italia, dalla serie A alla serie D, è di un Venezia che grazie al 7-1 di Sacile ha rimesso a posto le gerarchie, riprendendosi – dopo sei turni ad inseguire il Campodarsego – la vetta solitaria nel girone C con due punti di vantaggio sui padovani. Nella prima trasferta del 2016 gli arancioneroverdi hanno dilagato grazie alla quinta doppietta di Serafini (13 gol per il capitano), supportato dal terzino Ferrante (salito a quota 3) e dalle punte Volpicelli, Maccan e Lattanzio, quest’ultimo due volte a segno al suo debutto da titolare. «L’attacco «atomico» è il primo punto di forza di un Venezia che ha la vocazione di tirare in porta – esulta il 26enne Riccardo Lattanzio -. In carriera ho vinto altri campionati, la serie D lo scorso anno ad Andria, però non avevo mai giocato in una squadra con così tante soluzioni e qualità. Fino a che tutti rispondiamo presente possiamo soltanto crescere ancora». Dall’arrivo di Favarin il Venezia, nonostante lo 0-0 del debutto a Belluno, ha realizzato 22 gol in 6 partite (3.7 di media) contro i comunque ragguardevoli 30 sigilli della gestione Favaretto in 15 gare. E in difesa le cose non vanno certo peggio, con due reti al passivo con Favarin dopo le 10 con Favaretto. Inoltre con i primi centri di Lattanzio e Volpicelli sono saliti a 12 gli arancioneroverdi goleador. «I risultati che stiamo ottenendo sono ancora più significativi perché gli avversari ce la mettono tutta per chiudersi ed impedirci di segnare. Una strategia cui non ero abituato – spiega l’ex vivaio della Fiorentina – perché al sud, dove ho sempre giocato, anche la squadra meno dotata tecnicamente è sempre propositiva e votata all’agonismo più esasperato». Per Lattanzio subito una doppietta per confermare il suo biglietto da visita di 10 gol in 13 partite col Nardò. «Il Venezia è solo di passaggio in serie D, ora è tutto nelle nostre mani e sarà il Campodarsego ad avere la pressione di provare a starci dietro. Siamo convinti e ci divertiamo, una combinazione ideale per salire in Lega Pro». Domenica al Penzo – ore 14.30 – arriva il Monfalcone (penultimo) che nonostante gli ex lagunari Zubin e Godeas ha perso 5-2 in casa di quel Dro che all’Epifania era caduto per 2-0 a Venezia. Per Favarin da verificare le condizioni degli acciaccati Fabiano e Carbonaro
Ore 18.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Dai e ridai, alla fine il Venezia ha messo la freccia. La domenica del sorpasso si materializza in pochi minuti. Il Venezia travolge 7-1 il fanalino di coda Sacilese e sfrutta il primo passo falso del Campodarsego, battuto 2-0 a Este. Un ko che fa il pari con quello imposto al Venezia dalla terza forza del campionato e che costò la panchina a Paolo Favaretto: «Abbiamo meritato di perdere – tuona il presidente del Campodarsego Daniele Pagin – ma ci siamo laureati campioni d’inverno al termine dell’andata, e a fine stagione arriveremo primi davanti al Venezia». Una dichiarazione che stride con il profilo basso tenuto dall’allenatore Antonio Andreucci e che chissà come verrà accolta al quartier generale del Venezia. Che nel frattempo si gode il sorpasso dopo un lungo inseguimento sempre rintuzzato. Fino a domenica, quando l’Este è stato fatale, così come lo era già stato al Venezia. Sorpasso, dunque. Da meno uno a più o due, un triplo balzo in avanti che fa felice Giancarlo Favarin: «E’ una bella giornata per noi – esulta l’allenatore arancioneroverde – abbiamo sfruttato al meglio la rosa a nostra disposizione. Abbiamo tanti giocatori che possono fare la differenza, è giusto utilizzarli soprattutto quando si gioca ogni tre giorni com’è capitato questa settimana. Il primato ci dà morale, ma non possiamo sederci perché la strada è ancora lunga. C’è ancora lo scontro diretto e ci sono tante partite da giocare». Avanti tutta, il Venezia vuole la Lega Pro e non si vuole più fermare: «Mi aspetto di vincere ogni partita – chiosa il presidente Joe Tacopina – sono contento, ma era quello che mi aspettavo. Avanti con fiducia». Nel frattempo il terzino sinistro arancioneroverde Marco Taddia è stato convocato da mister Augusto Gentilini con la Rappresentativa di Serie D. Il raduno si terrà a Coverciano dal 18 al 20 gennaio. Mercoledi 20 alle 14.30, sempre al centro tecnico federale di Coverciano, si terrà l’amichevole contro la Sestese.
Ore 17.40 – (La Nuova Venezia) Il Venezia ritorna Regina nel girone C. Il 7-1 rifilato in trasferta alla Sacilese e la contemporanea sconfitta del Campodarsego a Este hanno riconsegnato agli arancioneroverdi la leadership del girone, persa il 22 novembre con il capitombolo casalingo contro l’Este, ma era dall’8 novembre (2-2 a Tamai) che il Venezia non guardava tutte le avversarie dall’alto in solitudine. Venezia che nelle ultime due giornate ha “mangiato” cinque punti all’ex capolista padovana. Un record dietro l’altro per la squadra di Giancarlo Favarin, arrivato alla quinta vittoria consecutiva (Paolo Favaretto si fermò a 7) con 16 punti conquistati nelle sei partite con il tecnico di Pisa in panchina. Numeri alle stelle per il Venezia, che stamattina saluterà il presidente Joe Tacopina, pronto a rientrare a New York, anche se il cammino è ancora lungo con 17 partite da disputare, la prossima contro il Monfalcone del trio Godeas, Mattielig e Zubin. Macchina da gol. Sei al Giorgione, sei alla Triestina, sette alla Sacilese, più che Football Club il Venezia assomiglia a un Tennis Club: se si aggiungono le due rifilate al Dro, si sale a 21 reti realizzate nelle ultime quattro partite. Da domenica sera il Venezia è la squadra che ha segnato più gol (52) in tutta la serie D, ha la miglior differenza reti (+40) e la seconda miglior media-reti (2,47 a incontro). Solo il Fondi, secondo nel girone H, ha saputo far meglio con 48 reti, ma in 19 partite giocate. Settebello. Oltre al 7-0 rifilato al Penzo alla Brembillese (serie C/2, 1983-84), il Venezia ha segnato 7 reti in altre quattro occasioni: Udine-Venezia 0-7 (stagione 1913-14, prima categoria, girone veneto-emiliano), Venezia-Edera Trieste 7-1 (stagione 1923-24, Seconda Divisione), Venezia-Bassano 7-2 (1943-44, campionato Alta Italia, girone veneto) e Venezia-Seregno 7-0 (1948-49, serie B), torneo chiuso con la promozione in serie A. Marcatori. Lattanzio (2) e Volpicelli (1) entrano nell’elenco di marcatori del Venezia (14), aperta da Serafini (13), che aggancia Zecchinato del Montebelluna in testa alla graduatoria del girone C, poi Carbonaro (9), Maccan (5), Fabiano, Innocenti Gualdi (4), Ferrante (3), Calzi, Soligo e Lattanzio (2), Malagò, Modolo, Acquadro e Volpicelli (1). Doppietta. Matteo Serafini ha infilato a Sacile la quinta doppietta della sua stagione, un’altra perla dopo quelle messe a segno con Sacilese (andata a San Donà), Luparense, Tamai e Triestina. Confronto. Venezia contro Parma, due nobili decadute ripartite dalla serie D: i ducali hanno fatto più punti (53), subito meno reti (9 contro 12), ottenuto più vittorie (16 contro 15) e conservato l’imbattibilità, unica squadra in tutta la serie D, inoltre hanno 7 punti di vantaggio sulla più immediata inseguitrice, l’Altovicentino. Il Venezia primeggia come gol realizzati (52) e come miglior differenza reti (+40). Taddia. Dopo aver giocato 90’ a Sacile, Marco Taddia, 18enne terzino sinistro del Venezia, è stato convocato nella Rappresentativa di Serie D per il raduno dal 18 al 20 gennaio a Coverciano, che si chiuderà con l’amichevole contro la Sestese.
Ore 17.20 – Qui Guizza: termina solo ora l’allenamento.
Ore 17.10 – Qui Guizza: lavoro defaticante.
Ore 16.40 – Qui Guizza: partitella finale.
Ore 16.20 – Qui Guizza: esercizi per il possesso palla.
Ore 16.00 – Qui Guizza: si passa dopo un’ora di intenso lavoro fisico a quello col pallone.
Ore 15.40 – Qui Guizza: continua l’intenso lavoro sulla tribuna del campo principale del centro sportivo “Memo Geremia”.
Ore 15.20 – Qui Guizza: si passa al lavoro sui “gradoni”.
Ore 15.00 – Qui Guizza: inizia l’allenamento, lavoro atletico sul sintetico per i Biancoscudati.
Ore 14.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Federico Moretti torna a vestire la maglia biancorossa. Ieri mattina il presidente del Latina Pasquale Maietta ha messo la sua firma sull’accordo che riporterà Moretti al Vicenza, operazione chiusa con la formula del prestito gratuito con diritto di riscatto a favore dei biancorossi. In tarda serata l’ufficialità dell’operazione non era ancora stata data né dal Vicenza, né dal Latina, ma il ritorno di Moretti è certo in quanto ieri pomeriggio l’ex centrocampista di Modena, Spezia e Padova si è già allenato al centro tecnico Morosini agli ordini di Pasquale Marino. In serata era ad un passo anche l’arrivo di Osarimen Giulio Ebagua, centravanti del Como, operazione che si è sbloccata dopo che l’esterno offensivo del Vicenza, Stefano Pettinari, ha sciolto le riserve e ha accettato di andare a giocare nel Como. Ebagua arriverà in biancorosso con un contratto fino al 30 giugno del 2016, con un’opzione a favore del Vicenza per la stagione successiva. Aperta resta la situazione di Antonio Cinelli che, dopo l’accordo verbale raggiunto con il Chievo dove dovrebbe andare dal prossimo giugno, molto difficilmente resterà a Vicenza. Nelle ultime ore sull’ex laziale è tornato il Cagliari, ma Cinelli potrebbe anche rientrare in uno scambio di prestiti; contatti ci sono già stati con il Bari da dove potrebbe arrivare Marco Romizi, e con il Novara che potrebbe dare in cambio l’ex Francesco Signori. In ogni caso il Vicenza cercherà di acquistare un altro centrocampista, ma dalla lista dei papabili è stato depennato Ronaldo Pompeu da Silva che ha firmato per la Lazio, che lo presterà alla Salernitana. Tutto bloccato invece in difesa, reparto in cui nei prossimi giorni verranno valutate le condizioni di Thomas Manfredini. Se l’ex atalantino dimostrerà di essere recuperato, è possibile che il Vicenza non vada ad operare con nuovi inserimenti; a riguardo sono prive di fondamento le notizie che riportano interessi del Vicenza per il difensore del Como Martino Borghese, e per Maurizio Domizzi dell’Udinese.
Ore 13.50 – (Gazzettino) Dopo avere fatto perdere la vetta al Venezia, l’Este ha rifilato la stessa medicina al Campodarsego e si è guadagnata domenica la coccarda di giudice del campionato. Ma il vero Jack ammazza-giganti è il centrocampista Giuseppe Arvia: il suo bolide nel finale della trasferta veneziana ha dato la vittoria ai giallorossi e la sua inzuccata contro il Campodarsego ha trasformato in un inferno il pomeriggio dell’ormai ex capolista. Per non parlare del fatto che Arvia aveva segnato al massimo due reti in un campionato nella sua carriera. «Quello di domenica è stato il terzo di questa stagione, ho superato la quota massima – se la ride il giocatore, pisano di Pontedera, con il suo accento da toscanaccio – il bello è che, a parte quello con il Ripa, gli altri due sono davvero pesantissimi e decisivi contro le prime della classe. Scherzi a parte sono davvero contento per quel che ho fatto, ma sono contento soprattutto per la squadra perché mantenere la posizione era molto importante in questo momento della stagione». Il divario che separa l’Este dalla coppia in fuga è comunque notevole, ma la vittoria dell’altro ieri potrebbe aver messo il turbo nel motore dell’undici di Pagan. «Vogliamo mantenere il terzo posto – sottolinea il centrocampista – ma non nego che uno sguardo là davanti lo diamo volentieri, perché sappiamo che possiamo giocarcela con tutti e l’abbiamo dimostrato sul campo. Continueremo a lavorare come stiamo facendo da luglio, prepareremo al meglio ogni singola partita e vogliamo sempre migliorare». La domanda a questo punto sorge spontanea: da dove arrivano i tre punti guadagnati con il Campodarsego? «La partita l’abbiamo vinta giovedì, venerdì e sabato – risponde Arvia – quando l’abbiamo preparata alla perfezione. Il lavoro in settimana dà sempre i suoi frutti, poi la squadra è stata brava a mettere in pratica quello che il mister ci aveva detto di fare». Fin qui la parte ufficiale, quella che tutti hanno visto allo stadio. Ma il successo di due giorni fa ha trasformato il tunnel del Nuovo Stadio – povero impianto sportivo senza nome – in una vera bolgia. Subito dopo il triplice fischio finale tifosi, giocatori e dirigenti hanno fatto festa di fronte allo spogliatoio con canti, cori e litri di spumante. «E non è tutto – rivela il giocatore – dopo la partita il presidente ci ha portato a cena fuori con mogli e fidanzate. Sono venuti anche parecchi tifosi, si trattava di una specie di tradizione iniziata a Venezia e proseguita domenica in un ristorante di Lovertino». Le leggi dello spogliatoio prevedono inoltre che l’eroe di giornata porti, al primo allenamento, le pastine o qualcosa per festeggiare. «Ci sono stati due compleanni in settimana, quindi tocca ai festeggiati. Speriamo che Lorello – il portiere è anche capitano, e come tale giudice delle incombenze dello spogliatoio – se ne dimentichi, così me la risparmio». C’è da scommettere che la segnalazione arriverà dritta al portiere-capitano. «Ma se devo – alza le mani Arvia – le porto molto volentieri».
Ore 13.30 – (Gazzettino) «La sconfitta con l’Este è meritata e ho fatto i complimenti al loro staff, ma non intacca il cammino che abbiamo fatto finora. Ci prepareremo con serenità alla sfida con il Giorgione». Dopo avere perso l’imbattibilità e la vetta della classifica, il Campodarsego riprende oggi la preparazione senza fare drammi come si comprende dalle parole del direttore generale Attilio Gementi: «Questo è un campionato che può perdere solo il Venezia, non vincerlo il Campodarsego. Non dobbiamo essere preoccupati, ma solo orgogliosi di quello che abbiamo fatto fino a oggi e dobbiamo ringraziare i nostri tifosi che ci seguono sempre più numerosi». Nel dopo-gara il presidente Daniele Pagin si è detto sicuro che a fine stagione sarà il Campodarsego a festeggiare la promozione in Lega Pro. «È giusto che il presidente esprima tutta la sua voglia di arrivare fino in fondo al primo posto. Dopo due gare all’andata eravamo sotto di due punti, come adesso, e poi siamo diventati campioni d’inverno, speriamo che la storia si ripeta nel ritorno. Ma conosciamo le potenzialità del Venezia, anche se andremo in campo per vincerle tutte».
Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Protagonista indiscusso del match del Nuovo Stadio è stato l’attaccante dell’Este Davide Marcandella, autore del gol dell’1-0. Sono già 5 le reti messe a segno dal talentuoso esterno, arrivato in prestito dal Padova: «Sono contento perché le cose stanno andandoci bene e anche a livello personale sto passando un buon periodo», commenta il fantasista 18enne. «Devo ammettere che, ad inizio stagione, non ero neanche troppo felice di essere arrivato ad Este: non giocavo, la squadra era tutta nuova e non vedevo chissà quali progetti. Poi abbiamo fatto gruppo, sono arrivati risultati importanti e ci siamo tolti delle soddisfazioni, come il successo di domenica». Secondo Marcandella, il Campodarsego ha prestato il fianco all’Este: «Abbiamo capito che i nostri avversari avevano alcuni punti deboli in difesa e siamo riusciti a colpirli nel modo migliore. In ogni caso, avevamo preparato la partita per vincerla e non solo per fare bella figura, quindi va dato merito alla squadra, che si è comportata alla grande». Ora l’esterno giallorosso punta a nuovi traguardi: «Voglio aiutare l’Este a disputare un gran girone di ritorno, mettermi in mostra e segnare ancora. Doppia cifra? Non penso di arrivarci ma… non si sa mai».
Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Il Campodarsego ha perso la vetta della Serie D, ma non la testa. La sconfitta di domenica nel derby con l’Este ha interrotto la striscia di risultati utili consecutivi (ben 20) dei biancorossi e permesso al Venezia di ripigliarsi il primo posto in classifica. Da un lato, una bella batosta; dall’altro, un motivo in più per ricominciare a stupire, come conferma capitan Maurizio Bedin: «Dopo la partita eravamo molto dispiaciuti perché ci eravamo guadagnati l’imbattibilità lavorando duramente. Nello stesso tempo avevamo una voglia pazzesca di tornare subito in campo per affrontare il Giorgione, il nostro prossimo avversario», rivela il centrocampista 36enne. «A mio parere, la partita con l’Este è stata molto equilibrata e combattuta. Abbiamo avuto occasioni da gol e ci è stato negato pure un rigore. Loro, tuttavia, sono stati più bravi a concretizzare». Poi aggiunge: «Dobbiamo cogliere i lati positivi di questa sconfitta. Un passo falso, prima o poi, potevamo farlo e sfortunatamente è arrivato proprio in uno scontro diretto. L’Este, fra l’altro, alla fine ha festeggiato come se avesse vinto la coppa del mondo e questo ci dà la prova che le altre squadre ci stimano, ci rispettano. Insomma, ci considerano l’undici da battere. Ciò dev’essere per noi motivo d’orgoglio». L’ex centrocampista di Padova, Udinese, Lecce e Sampdoria non teme il “ritorno” del Venezia: «Se non ci fosse stato il Campodarsego, gli arancioneroverdi avrebbero già vinto il campionato, anche perché fino all’altroieri l’Este era staccato di 11 punti», rileva. «A dicembre il presidente dei lagunari Joe Tacopina ha speso tanto per rinforzare la squadra, ma non ci sarà alcuna fuga. Anzi, penso proprio che Venezia e Campodarsego abbiano le stesse possibilità di andare in Lega Pro».
Ore 12.20 – (Gazzettino) Anche il tecnico Venturato, alla pari con il diggì Marchetti, non ha preso bene lo scivolone di sabato con il Sudtirol, seconda sconfitta consecutiva in casa per i granata. «Dobbiamo essere onesti con noi stessi, senza nasconderci: per rimanere davanti il Cittadella deve essere più consapevole dei propri mezzi, della forza dell’organico. È indispensabile rimettersi in gioco, da subito: ogni singola vittoria non arriva per caso, ma è frutto di un grande lavoro, e la partita ne è la logica conseguenza». Proprio la ripresa dopo la sosta non è piaciuta granché al direttore generale del Cittadella, che non ha visto nei giocatori la determinazione evidenziata a Cremona, nell’ultima gara del 2015. «La squadra si è rilassata nel periodo di Natale, è normale e anche fisiologico se vogliamo, ma il Cittadella si era allenato bene, per me i ragazzi erano pronti – sottolinea Venturato – Avevo detto alla vigilia dell’incontro che ci potevano essere incognite e insidie dopo una sosta, è sicuramente mancato qualcosa a livello di tensione, altrimenti non avremmo perso la partita. Non deve più succedere, perché adesso ogni gara è come una finale, un dentro e fuori, e per i Cittadella dev’essere di grande stimolo giocarsi la serie B da qui alla fine. Dobbiamo canalizzare bene l’energia che ognuno ha dentro di sè». L’allenatore non cerca giri di parole: con il Sudtirol i granata hanno sprecato una grossa occasione. «Una squadra che arriva all’intervallo in vantaggio, sapendo oltretutto di trovarsi in quel momento a +4 sull’immediata inseguitrice, doveva tornare in campo con un’altra mentalità. Negli spogliatoi avevo chiesto di metterci qualcosa in più, invece abbiamo commesso ingenuità che ci sono costate due gol e non siamo più tornati in gara». Venturato rivive mentalmente i novanta minuti di sabato: «Abbiamo fatto un primo tempo discreto, siamo passati subito in vantaggio ma poi è mancata la capacità di creare ulteriori presupposti per il raddoppio. Il Cittadella aveva messo la gara in discesa e poteva, doveva attaccare gli avversari alla ricerca del secondo gol. Nella ripresa poi abbiamo commesso errori, anche individuali, che ci sono costati la partita». Il Cittadella al rientro in campo dopo l’intervallo ha sbandato paurosamente. «Siamo andati in difficoltà nel primo quarto d’ora, incassando due gol, ma abbiamo comunque raddrizzato l’incontro. Ecco, raggiunto il 2-2 si doveva portare a casa il pareggio, un punto prezioso per come si era messa la partita, che ci avrebbe permesso di mantenere il vantaggio sull’Alessandria». Lei, e ancora prima Marchetti, ha parlato di errori individuali. «Abbiamo preso il primo gol da una rimessa laterale, in due contro uno, facendo passare il pallone senza affrontare l’avversario. Si doveva fare meglio a livello di reparto, ma anche nel singolo giocatore». L’1-1 incassato dopo una manciata di secondi della ripresa quanto più aver pesato nella testa dei suoi giocatori? «Una squadra che punta a vincere il campionato non deve farsi condizionare da un gol subìto, deve invece riprendere in mano la partita e continuare a giocare. Il Cittadella ha sicuramente risorse importanti, che in altre occasioni ha saputo evidenziare, sabato invece no. Incassati due gol abbiamo perso equilibrio e sicurezza. Non ci siamo dimostrati all’altezza».
Ore 12.00 – (Mattino di Padova) «Non deve più succedere». Gianluca Litteri scandisce le parole, e la frase assume il valore di una sentenza. Il secondo giorno di riposo dopo il k.o. incassato dal Cittadella contro il Sudtirol non ha fatto sbollire la rabbia del centravanti catanese, che oggi pomeriggio tornerà ad allenarsi assieme ai compagni al Tombolato. Come si è spiegato questa sconfitta? «C’è stato un calo di tensione evidentissimo e inspiegabile dopo l’intervallo. Non esiste che una squadra come la nostra becchi due gol in quel modo nel giro di 10 minuti, dopo essere andata al riposo in vantaggio». Aveva colto segnali che lasciassero ipotizzare il peggio? «No, in alcun modo. Nel primo tempo avevo visto un Cittadella quadrato. È vero che dopo l’1-0 non abbiamo spinto molto per cercare il raddoppio, ma volevamo evitare di sbilanciarci, consapevoli delle qualità del Sudtirol. Invece, nella ripresa c’è stata troppa leggerezza». E, se permette, si è visto che giocatori come Iori e Pascali non sono rimpiazzabili… «Ovviamente la loro presenza in campo si sente. Parliamo di due elementi di grande esperienza, che sanno gestire in maniera diversa certe azioni e condurre l’incontro lungo altri binari, ma mica può essere un alibi! Siamo la capolista e abbiamo una rosa di 24 elementi validi». La presenza di Bonazzoli l’ha, di fatto, allontanata dalla porta avversaria e, forse, ha reso più prevedibile il vostro gioco. Come si è trovato con lui? «Direi abbastanza bene, sono uno che si adatta facilmente al compagno di reparto. In questo caso ero io a dover cercare la profondità, mentre lui faceva da punto di riferimento. È vero che non sono arrivati tanti cross, ma nel complesso occupavamo bene gli spazi. Tenete anche conto delle condizioni in cui abbiamo giocato: il terreno era pesantissimo e non era facile sviluppare la manovra». Domenica a Cuneo scatterà il girone di ritorno: rispetto all’andata avrete una trasferta in più (saranno 9) e una gara casalinga in meno (8), e con una classifica così corta anche il fattore campo è da considerare. Va anche detto che nei prossimi quattro turni affronterete tutte formazioni dei piani medio-bassi: Cuneo, Pro Patria e Renate in casa, Pro Piacenza fuori. «In realtà, se guardiamo il girone d’andata, le uniche due “grandi” con cui abbiamo steccato sono state Feralpi e Sudtirol, affrontate al Tombolato. E la maggior parte dei punti li abbiamo persi proprio con le “piccole”, per cui non è detto che giocare contro di loro ci favorisca. La questione è un’altra: certi cali di attenzione non si devono più verificare».
Ore 11.40 – (Corriere del Veneto) Strano ma vero. Roberto Venturato è primo in classifica, è campione d’inverno a pari merito con l’Alessandria, ha condotto sin qui una stagione al di sopra di ogni sospetto, eppure sui forum e sui social di riferimento del Cittadella abbondano le voci critiche nei confronti del tecnico italo – australiano. Cosa gli si rimprovera? I cambi, il modulo che non sfrutterebbe a dovere le caratteristiche dei giocatori, varie ed eventuali. Stranezze del calcio, dove un allenatore può essere esonerato per una partita storta o da primo in classifica. Non a Cittadella, fortunatamente, ma è curioso notare come dopo la retrocessione anche la tifoseria granata, dentro e fuori dal Tombolato non si accontenti più e sia diventata sin troppo esigente: «Ringrazio i tifosi che hanno sostenuto e intonato cori per la squadra – ha dichiarato il dg Stefano Marchetti – mi dispiace invece avere sentito fischi da una parte dello stadio. Siamo i primi a renderci conto che il Cittadella non sta vivendo il miglior momento, ma i ragazzi durante i novanta minuti vanno incitati e aiutati, poi le critiche alla fine». Venturato, dal canto suo, analizza lucidamente il ko col SudTirol e si prende la sua parte di responsabilità, come le critiche per l’impiego di Bonazzoli (negativa la sua prova) dal primo minuto: « E’ stata una scelta tecnica – spiega l’allenatore – è un giocatore svelto ed in grado di giocare su un campo pesante come quello di sabato. Credo che il Cittadella abbia sempre fatto partite importanti fino ad oggi, abbiamo tutti delle colpe, in primis io, ora dobbiamo mantenere equilibrio ed essere propositivi». Riprendono oggi, intanto, gli allenamenti in vista della partita in programma domenica alle 14 a Cuneo. Da verificare le condizioni di Benedetti e Donazzan: il primo ha stretto i denti sabato, ma non ha retto tutto il match, il secondo è alle prese con un recupero molto complicato. Tornano a disposizione Iori e Scaglia dopo le squalifiche, ancora ko Pascali. Salvi sarà squalificato.
Ore 11.10 – (Gazzettino) Un flash sulle sue caratteristiche. «Ho ricoperto tutti i ruoli nella difesa a tre e anche a quattro, dove preferisco giocare come centro destra. Sono un difensore al quale piace impostare l’azione». Negli ultimi giorni Sbraga era stato molto vicino al Lecce. «Era nata quest’altra possibilità, ma se sono qui è per la piazza e perché il direttore è venuto da me. Sapevo che avrebbe avuto un incontro con il mio procuratore, non pensavo che andasse subito a buon fine». De Poli spiega la trattativa: «Avevamo trovato l’accordo con Sbraga prima di Natale, però c’erano dei tempi da rispettare dato che fino a ieri (domenica, ndr) era tesserato con la Carrarese, dove attualmente c’è un liquidatore. Sembrava che fossimo qui a grattarci, però non è così. La tempistica non dipendeva da noi, ma solo dalla Carrarese. È costato qualcosa di più? È costato il giusto, però effettivamente la società si è messa disposizione per cercare di chiudere l’operazione in tutte le maniere. Abbiamo scelto lui – conclude il diesse biancoscudato – avendolo visto giocare più volte e riscontrando una rispondenza a 360 gradi con le nostre valutazioni».
Ore 11.00 – (Gazzettino) Non manca un’ulteriore curiosità: romano e calcisticamente cresciuto come nella Lazio, il suo idolo è Nesta. Ecco le aspettative di Sbraga in questa sua avventura biancoscudata. «Spero di fare un ulteriore salto di qualità sul piano professionale. Mi sono legato a questa società per due stagioni e mezza perché ho creduto nel suo progetto che mira a raggiungere il prima possibile l’obiettivo prefissato», ossia la serie B. Un primo assaggio sul campo con i nuovi compagni l’ha fatto domenica. «Conoscevo già Giandonato, mi sono inserito subito. Pillon? Era contento, mi ha chiesto di dargli una mano e spero di ripagarlo. Mi ha spiegato le sue idee di gioco, vedrò di metterle in pratica sul campo. Per la sfida con la Reggiana sono a disposizione avendo scontato la squalifica nel turno appena passato. Ho trovato un club molto organizzato e ho visto la partita con l’Alessandria, ai punti la squadra meritava di vincere: per i giocatori che ha il Padova vale i play off».
Ore 10.50 – (Gazzettino) Capello rasato con “crestina” gialla e scarpe da ginnastica color rosso fuoco. Si presenta così Andrea Sbraga, 24 anni giovedì prossimo, nella sua prima intervista nella sala stampa dell’Euganeo, e quando porge la mano per la foto di rito con Fabrizio De Poli si scorgono anche alcuni tatuaggi, i primi di una lunga serie visto che ha il vizio di tatuarsi addosso qualsiasi cosa, da date e nomi dei famigliari a ricorrenze particolari. Dietro al look molto gettonato tra i calciatori, si cela comunque un ragazzo come tanti altri. «Sono abbastanza tranquillo. Quando non sono sul campo sto con il mio cane King, un labrador che mi impegna molto tempo. E poi sono un po’ fissato con la play station». King, naturalmente, è arrivato a Padova con il suo padrone che al momento soggiorna in albergo, in attesa di trovare una sistemazione definitiva dal momento che vestirà biancoscudato per i prossimi due anni e mezzo. Questa, infatti, è la durata del contratto depositato ufficialmente ieri, mettendo fine a un lungo corteggiamento iniziato prima di Natale. E che ha avuto il lieto fine tra venerdì e sabato quando De Poli si è stabilito a Carrara per chiudere l’operazione, con tanto di scenetta davanti a casa Sbraga in stile Galliani con Mattia Destro a Roma un anno fa.
Ore 10.40 – (Gazzettino) Stando all’identikit tracciato dall’amministratore delegato Roberto Bonetto sul Gazzettino di ieri, vale a dire un profilo anche in ottica futura in linea con l’operazione Sbraga per la difesa, l’ipotesi di arrivare a una punta over 30 come Succi tramonta? «Io al momento non escludo nessuno». Passando al centrocampo, il diesse è lapidario. «Per ora stiamo bene così». In realtà si è già mosso e non è un mistero che la prima scelta nel mirino sia De Risio, suo vecchio pallino che è pronto a lasciare la Juve Stabia per seguire De Poli. Prima però di operare un nuovo innesto, qualcuno deve fare le valigie. L’indiziato numero uno è Giandonato che non rientra più nei piani, ma è forte di un contratto biennale e non ha alcuna intenzione di fare le valigie. Sempre in tema di uscite vanno seguite anche altre tre situazioni, come ha invece confermato lo stesso De Poli. «Dell’Andrea, Ramadani e Aperi possono partire se si trova un’altra sistemazione, è meglio anche per loro». Con una precisazione: Dell’Andrea è l’unico dei tre ad avere un contratto triennale, verrebbe mandato a fare esperienza per sei mesi e poi tornerebbe alla base.
Ore 10.30 – (Gazzettino) Adesso il Padova è ancora più forte economicamente. Nel consiglio d’amministrazione andato in scena nel tardo pomeriggio di ieri è stata deliberata una duplice operazione, vale a dire un’iniezione di liquidità da parte dei soci nelle casse del club, nonché un finanziamento a medio termine con l’istituto bancario Mediolanum che servirà a dare un maggiore sostegno finanziario alla società. Denaro che sarà in parte utilizzato anche sul mercato, e proprio oggi pomeriggio è previsto un incontro tra lo stato maggiore e l’area tecnica per definire le prossime strategie, in particolare per acquistare il prima possibile una punta. Con riguardo al rinforzo in attacco, ecco Fabrizio De Poli a margine della conferenza stampa di presentazione di Sbraga. «Abbiamo un pool di quattro-cinque nomi, ma valuteremo insieme alla società per mettere insieme una strategia da seguire e decideremo. L’importante è che arrivi gente che ci possa dare una mano da qui fino al termine del campionato. Prenderlo prima della sfida con la Reggiana? Potrebbe essere, però il giro degli attaccanti ha sempre dei tempi più complicati rispetto a quelli per un difensore».
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Ma c’è anche un numero, il 13: «Quello di Alessandro Nesta», spiega. «Nei miei ultimi mesi alla Lazio, dopo il vivaio, mi capitò di allenarmi in pianta stabile con la prima squadra. E Nesta, per un difensore come me, rappresenta il massimo». Non è un centrale “vecchia maniera”, arcigno e magari un po’ disordinato. Sbraga si descrive così: «Dietro ho fatto tutti i ruoli, sia a tre che a quattro, ma la mia posizione naturale è giocare sul centro-destra in una coppia di difensori centrali. Mi piace impostare il gioco e ripartire palla a terra, anche se in questa categoria conta poco». Domenica mattina, il giorno dopo la sfida di Alesssandria, ha svolto il suo primo allenamento: «Ho salutato Giandonato, lo conoscevo già ed è stato lui a farmi inserire subito nel nuovo gruppo, e poi mister Pillon. Ho visto il Padova giocare contro l’Alessandria, e credo che questa squadra sia da playoff. Probabilmente il girone A è tecnicamente più valido, e quindi più difficile, di quello della Carrarese, ma io sono pronto». Oggi la ripresa. Dopo il giorno di riposo concesso dallo staff tecnico, alle 15 la squadra si ritroverà alla Guizza per il primo allenamento settimanale. All’orizzonte c’è la sfida di domenica (ore 15) all’Euganeo contro la Reggiana: uno degli avversari sulla carta più temibili, ma che adesso è lì, a due sole lunghezze di distanza.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) E Sbraga, dopo il “blitz” tra venerdì e sabato di De Poli a Carrara, si è convinto ad accettare il Padova nonostante la proposta economica del Lecce fosse, probabilmente, più alta. «Sono qui perché credo nel progetto, credo a ciò che il direttore mi ha prospettato quando è venuto a parlarmi di persona. Sono ancora abbastanza giovane (compirà 24 anni dopodomani, ndr), ma sin qui ho maturato una discreta esperienza: sono uscito dalla Primavera della Lazio e a Pisa, in una grande piazza, sono arrivato al primo anno in finale playoff. A Salerno non sono stati sei mesi felici, poi fortunatamente è arrivata la Carrarese: in un ambiente bello, anche se meno blasonato, ho giocato tante partite e mi sono messo in mostra. Adesso Padova rappresenta un passo ulteriore: voglio dire la mia, dare una mano alla squadra e godermi una piazza e uno stadio come questo». Quel numero 13. Il suo look, dalla cresta bionda alla scarpa decisamente “appariscente”, non passa inosservato. E sulla pelle porta talmente tanti tatuaggi che pure lui ne ha perso il conto esatto. Ci sono quelli fatti così, senza un motivo, quelli che gli ricordano la famiglia, la sorella o le date più importanti della sua vita.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) La passione per i tatuaggi l’ha portato a colorarsi braccia, gambe e parte della schiena. La sua febbrile necessità «di luci e di gente» – lo dice lui stesso – probabilmente lo porterà a cercar casa in centro storico, nonostante al “piccolo” King, il suo labrador, servirà di sicuro qualche spazio in più rispetto a quelli di un semplice appartamentino. Ma Andrea Sbraga, il nuovo difensore biancoscudato giunto ieri, con il deposito ufficiale del contratto, dalla Carrarese, è fatto così: tutto d’un pezzo, prendere o lasciare. Il prescelto. E il Padova, di fronte alla scelta, ha evidentemente deciso di prenderlo, e di puntare su di lui sia per l’immediato che per il futuro. «Andrea starà con noi per almeno due stagioni e mezza», le parole del ds De Poli alla presentazione ufficiale. «Ha firmato un contratto per gli ultimi sei mesi di quella corrente, e per altri due campionati. La società ha cercato in tutte le maniere di prenderlo, frugandosi le tasche, ma non è stata una trattativa facile: tra noi e il giocatore l’accordo c’era già ancora prima della sosta natalizia, ma tutto, sino a quando Andrea e il suo entourage non sono andati a parlare con il liquidatore societario, era in mano alla Carrarese. È per questo che i tempi si sono dilatati».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) «Di rinforzi parleremo domani (oggi, ndr) con De Poli e Pillon», ha chiarito ancora Bonetto, per il quale gli investimenti devono essere mirati, soprattutto su giocatori di prospettiva, non su elementi, per quanto di valore, che abbiano superato la trentina d’anni. Nel corso della riunione si è anche parlato del progetto nuovo Euganeo, che il Padova intende presentare all’amministrazione comunale al più presto per riutilizzare l’area su cui poggia l’attuale impianto ma soprattutto i terreni intorno ad esso. Bonetto ha puntualizzato che «sono in agenda per questa settimana un paio di incontri specifici per mettere a fuoco meglio la proposta, dopodiché sottoporremo la stessa al sindaco Bitonci. In queste cose non ci vuole fretta, dobbiamo completare il dossier relativo e alla fine illustreremo il tutto con dovizia di particolari. Credo, però, che allungheremo un po’ i tempi, da fine gennaio alla prima decade di febbraio».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) È durata quasi tre ore la riunione del Consiglio d’amministrazione del Calcio Padova nella sede dello stadio Euganeo. Dalle 17.30 e sino a dopo le 20 di ieri soci e componenti del Cda – mancava solo Massimo Poliero, assente giustificato per impegni presi da tempo – hanno discusso, per poi approvarlo, il piano di finanziamento a medio termine istruito con banca Mediolanum, utile – come ha spiegato l’a.d. Roberto Bonetto al termine – «a garantirci una maggiore solidità economica». Top secret, ovviamente, l’importo, al quale si devono aggiungere i contributi degli stessi azionisti, i qualio «faranno la loro parte come stabilito», secondo quanto ha ulteriormente precisato lo stesso Bonetto. Quando si parla di medio termine, s’intende un arco temporale di tre anni, a ribadire che questa proprietà intende andare avanti con le proprie gambe per raggiungere l’obiettivo prefissato, la Serie B per il 2017. I soldi che arriveranno dall’istituto di credito serviranno, ovviamente, ad assicurare la tranquillità della gestione ma anche – così ha fatto intendere l’amministratore delegato – per le prossime operazioni di “mercato”, che dovrebbero riguardare un centrocampista e un attaccante, con priorità per quest’ultimo.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) «Conosco Manuel Giandonato, che mi ha già presentato i compagni. Sapevo tramite il mio procuratore che De Poli sarebbe venuto a Carrara, il suo blitz è stato determinante. Arrivo da esperienze importanti come Pisa, Salernitana e Carrarese, con cui ho giocato tanto e mi sono messo in mostra, ma spero di fare un ulteriore salto e se ho firmato un contratto di due anni e mezzo non è un caso. Spero di raggiungere insieme al Padova un obiettivo importante». Capitolo tattico, ovvero: dove giocherà Sbraga? L’ipotesi più accreditata è che possa essere impiegato da centrale accanto a Fabiano, spostando Diniz sulla destra al posto di Dionisi. Per ora si tratta soltanto di una possibilità, ma nei prossimi giorni se ne capirà qualcosa di più. Nel frattempo sul mercato si punta con decisione un attaccante. Succi è più lontano, soprattutto per ragioni di età, si punta invece su Virdis (Savona) e De Cenco (Pordenone), mentre non sembra scaldare più di tanto gli animi Cristofoli (Pro Piacenza). Per il centrocampo è bloccato l’arrivo di De Risio dalla Juve Stabia: la società non riesce a cedere Giandonato, che accetterà soltanto una piazza importante e che per ora sta puntando i piedi per rimanere, nonostante non sia considerato nel progetto tecnico di Giuseppe Pillon. La campagna di riparazione biancoscudata, insomma, è un libro tutto da scrivere.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Andrea Sbraga, 23 anni, centrale della Carrarese, è ufficialmente il primo acquisto del Padova sul mercato di gennaio. Con un vero e proprio blitz, il direttore sportivo Fabrizio De Poli ha superato in extremis la forte concorrenza del Lecce, offrendo un triennale al difensore romano, considerato uno dei prospetti più interessanti della categoria. E ieri mattina nella sede di viale Nereo Rocco, Sbraga è stato presentato alla stampa, dopo essersi allenato già domenica con i nuovi compagni: «È costato il giusto – spiega De Poli – la proprietà si è messa completamente a disposizione frugandosi in tasca, perché voleva portare a casa a tutti i costi il giocatore. Potevamo chiudere prima l’affare? Il ritardo è dovuto alla particolare situazione della Carrarese, non alla nostra volontà. Sbraga è stato visionato più volte e a livello tecnico e tattico ha dato importanti rispondenze alle nostre esigenze tattiche». Adesso sul mercato arriverà un attaccante (Virdis del Savona è l’ultima idea), ma nel frattempo Sbraga sarà subito a disposizione di Giuseppe Pillon, che potrebbe impiegarlo già domenica prossima contro la Reggiana. «Mi voleva il Lecce – ha ammesso il neoacquisto – ma se sono qui è per l’importanza della piazza e soprattutto per merito del direttore sportivo De Poli».
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Alessandria e Cittadella 32, Bassano 31, SudTirol 29, FeralpiSalò 28, Pavia 27, Pordenone e Reggiana 25, Cremonese, Cuneo e Padova 23, Pro Piacenza 22, Giana Erminio 21, Lumezzane 19, Mantova 16, Renate 15, AlbinoLeffe 12, Pro Patria 7.
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della diciassettesima giornata: Alessandria-Padova 1-1 (Altinier (Pd) al 19′ pt, Marconi (Al) al 15′ st), Cittadella-SudTirol 2-3 (Chiaretti (Ci) al 2′ pt, Tulli (St) al 1′ st, Cia (St) al 9′ st, Litteri (Ci) al 15′ st, Gliozzi (St) al 38’st), Bassano-Reggiana 1-0 (Iocolano (Ba) al 43′ st), Giana Erminio-Pordenone 1-2 (Cattaneo (Pn) al 12′ pt, Mandorlini (Pn) al 28′ pt, Perna (Ge) al 45′ st), Cuneo-Cremonese 0-0, Pavia-FeralpiSalò 2-2 (Tortori (Fs) al 36′ pt, Cesarini (Pv) su rigore al 41′ pt e al 23′ st, Tortori (Fs) al 31′ st), Pro Piacenza-Lumezzane 1-0 (Rantier (Pp) al 11′ st), Pro Patria-Renate 0-1 (Florian (Re) al 29′ st), AlbinoLeffe-Mantova 0-0.
Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
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E’ successo, 11 gennaio: giorno di riposo per i Biancoscudati, ufficialmente presentato Sbraga.