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Ore 22.00 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Alessandria e Cittadella 32, Bassano 31, SudTirol 29, FeralpiSalò 28, Pavia 27, Pordenone e Reggiana 25, Cremonese, Cuneo e Padova 23, Pro Piacenza 22, Giana Erminio 21, Lumezzane 19, Mantova 16, Renate 15, AlbinoLeffe 12, Pro Patria 7.
Ore 21.50 – Lega Pro girone A, fischio finale: AlbinoLeffe-Mantova 0-0.
Ore 21.40 – (Corriere delle Alpi) Il “Cobra” fa 100 e il Belluno vola. Il capitano e bomber Simone Corbanese segna la centesima rete in maglia gialloblù e, grazie anche a quella di Antonio Acampora regala la prima vittoria del 2016 ai ragazzi di Roberto Vecchiato contro il neopromosso Calvi Noale. Doveva essere una difesa in emergenza quella bellunese, con le squalifiche di Sommacal e Calcagnotto e, invece, il reparto arretrato si è dimostrato solido e puntuale, senza sbavature. Il match è sempre stato in mano del Belluno, solo nei primi minuti il Calvi Noale ha provato a fare qualcosa, ma è subito stato sovrastato dal gioco dei gialloblù. Con questi tre punti il Belluno scavalca la Virtus Vecomp in classifica e si piazza da solo in quarta posizione. Il Belluno scende in campo con una difesa formata da quattro fuoriquota. In porta c’è Solagna mentre sulla linea arretrata giocano Franchetto Pellicanò al centro mentre sulle corsie esterne ci sono Pescosta e Mosca, l’unico anziano del reparto. A metà campo Bertagno va in cabina di regia, supportato da Miniati e Masoch. Il vertice alto del centrocampo a rombo è Duravia che si piazza alle spalle di Corbanese e Acampora. Tra i pali veneziani, c’è Marco Fortin, ex Siena, Vicenza e Cagliari. Al 6’ il Calvi Noale si affaccia nell’area del Belluno, Rizzato punta in area Miniati che in scivolata allontana la sfera, dal limite dell’area ci prova di piatto Dell’Andrea, che costringe Solagna ad una deviazione in angolo con la punta delle dita. Sul capovolgimento di fronte Duravia semina il panico sulla destra e crossa in mezzo per il “Cobra”, che si fa anticipare. Una manciata di secondi dopo è ancora il numero undici gialloblù a provarci dalla distanza ma Manetti lo mura in scivolata. Dopo un avvio aggressivo del Calvi Noale è il Belluno a fare la partita. Al 22’ ancora Duravia libera sulla destra Masoch che penetra in area, ma tarda il passaggio al centro e si fa chiudere in angolo. Il Belluno però non molla e, poco dopo, sfonda in avanti con l’ottimo spunto di Acampora che si fa chiudere sul fondo. Al 33’ i padroni di casa battono l’ennesimo calcio d’angolo con Duravia e il solito Corbanese è bravo a liberarsi dalla marcatura e di testa anticipare tutti sul primo palo. Due minuti dopo, il Calvi Noale reclama per il contatto aereo tra Dell’Andrea con Franchetto in area di rigore, con l’attaccante ospite che finisce a terra, ma l’arbitro fa segno di proseguire. Al 41’ il Belluno mette a segno il raddoppio con Acampora, ma l’azione è tutta di Duravia. Il trequartista di Montebelluna parte palla al piede, salta due uomini e vince il contrasto con il terzo, sul rimpallo la palla finisce tra i piedi di Acampora che all’altezza del dischetto ha tutto il tempo di prendere la mira e fulminare Fortin sul palo più lontano. Nel finale Rizzato prova ad accorciare le distanze con una conclusione velenosa dal limite, ma Solagna gli dice di no con un gran intervento. Si va a riposo sul 2-0. Nel secondo tempo, il Belluno ricomincia a ricamare il gioco, il Calvi Noale prova a pressare i gialloblù che però tengono molto bene il campo. Da uno schema di punizione mal riuscito, i padroni di casa ripartono in velocità con Acampora che salta il primo uomo e serve al centro Masoch che non arriva sulla palla per un soffio. Nel finale, il Calvi Noale prova a farsi vedere in avanti ma il massimo pericolo prodotto dalla squadra allenata da Soncin è un tiro da fuori area respinto a pugni da Solagna. Al triplice fischio arriva una vittoria più che meritata.
Ore 21.20 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno fa i tre punti, ma la prestazione non soddisfa Roberto Vecchiato. Il mister gialloblù è ovviamente soddisfatto per la vittoria ottenuta dai suoi ragazzi, ma sul piano del gioco e dell’intensità avrebbe voluto vedere un altro tipo di partita: «Siamo partiti così così. Nei primi minuti eravamo lenti, poi abbiamo cominciato a fare due o tre cose fatte bene e siamo riusciti ad andare a riposo con due reti di vantaggio. Vanno bene i tre punti, ma per me non è stata una gran partita. Dopo il 2-0, era normale aspettare gli avversari, eravamo anche reduci dalla partita di mercoledì. Abbiamo commesso, però, troppi errori tecnici e penso che il risultato sia troppo largo. L’1-0 o il 2- 1 sarebbero stati più giusti. Nonostante questo però la squadra ha dimostrato maturità. Partite migliori? A Motta e Tamai». Parata super di Solagna. Sul 2-0, nel finale di primo tempo, il Calvi Noale ha sfiorato il gol che avrebbe potuto accorciare le distanze con Rizzato ma il portiere del Belluno ha detto di no all’attaccante: «Davide ha fatto una gran parata. Se avessero segnato, sarebbe stato tutto diverso». La difesa dei giovani. Per le squalifiche di Sommacal e Calcagnotto, c’era una difesa fatta di fuoriquota, l’unico “vecchio” della linea Mosca: «I ragazzi hanno fatto una buona partita: sono stati bravi e attenti, Ancora di più se pensiamo che Pellicanò e Franchetto giocavano insieme per la prima volta». Posizione guadagnata. I tre punti contro il Calvi Noale hanno permesso al Belluno di staccare in classifica la Vecomp, bloccata sul pareggio dal Montebelluna. Prima sconfitta per il Campodarsego, battuto dall’Este, che perde la testa della classifica a favore del Venezia. «Primi non arriviamo», garantisce Vecchiato, «non è quella la posizione da guardare. Il Belluno deve tenere d’occhio altre cose. L’ammonizione del Cobra? Ormai la partita era finita». Grazie Alessandro. Un ringraziamento speciale ad Alessandro Bortot: «Ci ha aiutato a pulire il campo. Il terreno era pesante, ma migliore rispetto a sabato».
Ore 20.50 – Lega Pro girone A, fine primo tempo: AlbinoLeffe-Mantova 0-0.
Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) «Nel secondo tempo non riuscivamo a salire. Noi ci siamo abbassati e loro hanno preso sempre di più campo». Paolo Frascatore negli spogliatoi di Bassano ha spiegato così la brutta partita con i veneti, dove comunque il difensore si è messo in luce come uno dei migliori della truppa granata. Il centrale, a differenza del centrocampista Angiulli, non ritiene che l’atteggiamento tattico rinunciatario sia figlio di precise disposizioni di Colombo. «No, sicuramente potevamo stare più compatti noi e ripartire meglio. Peccato perché si poteva pareggiare con una squadra forte e sarebbe stato utile. Però loro hanno avuto più spinta». Frascatore, che ha iniziato la stagione con prestazioni non esaltanti come terzino sinistro, ha trovato sicurezza nell’inedito ruolo di centrale nella difesa a tre. «Il mio ruolo credo sia il quarto nella difesa a quattro. Non ho mai fatto il centrale e se sono cresciuto è grazie alla squadra e allo staff che mi sta aiutando ad acquisire certe caratteristiche». Il ko di Bassano ovviamente brucia a tutto l’ambiente granata. «Ho un grande dispiacere perché volevamo agganciare il Bassano: questo era il nostro obiettivo. Adesso dobbiamo pensare solo alla trasferta di domenica sul campo del Padova e dobbiamo tenerci la rabbia positiva di questa sera per andare a fare risultato».
Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) «Manca un attaccante? La partita di ieri impedisce di giudicare un solo reparto. E’ la squadra che si è schiacciata troppo indietro e davanti non sono arrivati palloni giocabili. Nel secondo tempo non credo sia colpa di qualcuno in particolare». Il direttore generale Raffaele Ferrara commenta così il ko di Bassano, che ha confermato la scarsa vena realizzativa delle punte granata. Direttore, la Reggiana cerca una prima punta sul mercato di gennaio. A che punto siete? «Quella è la nostra intenzione. Dobbiamo vedere se la troviamo con le caratteristiche che ci servono perché dei doppioni non ne abbiamo bisogno. Il mercato di gennaio per gli attaccanti è difficile. Ce ne sono pochi in circolazione e quei pochi hanno tanto richieste». Al momento quale pista seguite? Sansovini? «Non è l’unica soluzione rimasta in pista, ci stiamo lavorando, è un po’ complicata, come del resto le altre?». Il sogno Perez ormai è sfumato? «No, mai dire mai. Non chiudiamo la porta a nulla». Capitolo partenze. Giannone interessa a diverse squadre, si dice… «Abbiamo avuto un contatto interlocutorio con il Catania». Angiulli ha detto di non aver ricevuto richieste. «E’ vero. Nessun contatto ufficiale per ora». Pesenti invece? Lo vogliono Giana e Pro Patria, ma per ora non ha sciolto le riserve… «Deve decidere. Come Giannone anche lui ha delle offerte e dunque deve decidere dove preferisce giocare». Torniamo alla Reggiana. Che gara ha visto? «Primo tempo abbastanza equilibrata. Nel secondo tempo invece il Bassano ha meritato di vincere. Poteva anche finire 0-0 perché alla fine il gol è stata una prodezza, ma hanno fatto qualcosa in più e ci hanno pressato. Nel secondo tempo abbiamo invece fatto veramente fatica». Angiulli ha detto che la scelta di arretrare è stata del mister, che invece ha smentito di aver fatto questa richiesta. Come vede questo equivoco? «Io analizzo quello che vedo da fuori e sicuramente la squadra si è abbassata molto. Poi bisogna capire se è stato demerito nostro o merito del Bassano». Cosa salva della sfida di ieri? «Devo dire la verità. E’ stata una delle partite più brutte della Reggiana da quando sono a Reggio. Trovare qualcosa di positivo bisogna essere troppo ottimisti». La squadra è apparsa imballata nella ripresa. Ha pesato la sosta? «Lo staff dovrà capire se è stato un fatto mentale o fisico. Sicuramente sarà un aspetto da analizzare in questi giorni».
Ore 19.30 – Ancora in corso all’Euganeo l’importante cda della società biancoscudata, iniziato come previsto alle ore 17.30
Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Matteo Mandorlini è tornato. Non solo in campo, pure al gol e con una bella marcatura: tecnica, precisa e potente in controbalzo. Una rete che già pareggia il suo record personale. «Sono contento, finalmente in condizione – afferma dopo il successo di Gorgonzola – è andata bene anche alla squadra. Abbiamo fatto una buona prestazione e portati a casa i tre punti, che erano l’obiettivo comune». Con questa vittoria, il numero dei successi in trasferta (4) supera quello dei pareggi (3), oltre che delle sconfitte (2). Secondo gol neroverde che porta la sua firma, equivalente al suo record di Viareggio in tutta la stagione di Prima divisione 2009-2010. Adesso, però, c’è ancora metà percorso da compiere. È un gol che, dunque, lascia aperti tanti spiragli da centrocampista sul Noncello? «In altre partite del girone d’andata il tiro era andato vicino. In settimana era entrata qualche volta (compreso il bis nell’amichevole con la Fossaltese, ndr), speriamo di farne altri. Lo dedico alla piccola Mia e alla fidanzata Sonia, che erano a casa pure loro ammalate». Girare a 25 punti, è tanta la soddisfazione? «Siamo molti contenti, ma non dobbiamo accontentarci. Anche in casa della Giana Erminio la partita era già chiusa, ma abbiamo avuto quel calo che non ci deve essere, non ci dovrebbe essere da squadra forte. Dobbiamo migliorare da quel punto di vista lì. Poteva finire anche 3-0 per noi. È mancato il briciolo di maturità in più, che arriverà». Una vittoria in trasferta, che completa positivamente la prima metà del campionato, ottenuta in condizioni non eccellenti di disponibilità di organico. Un segnale chiaro? «È già un po’ che la squadra ha dimostrato di poter sopperire bene alla mancanza di qualche tassello importante. È un dato positivo – conclude il figlio d’arte – che ci fa ben sperare per le prossime».
Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) I numeri farebbero intravvedere record. Dal primo, la media di 1,47 punti a partita. È il numero che traccia la velocità di crociera dei neroverdi, nel girone di andata: 25 punti in 17 incontri. A cui vanno affiancati quelli dei singoli. Perché se le cifre generali s’intersecano con il computo personale di realizzazioni, al Pordenone si stanno registrando premesse davvero molto confortanti. Alberto Filippini è uno di questi. Con quella di Gorgonzola, sono cinque finora le reti messe a segno. «Eh, mi pare, sì» risponde inizialmente un titubante Filippini. Che poi chiarisce subito, «sì, stavo pensando a quelle che ho sbagliato. Un paio in più potevano essere». Cinque marcature a metà percorso aprono a proporzioni da massimi storici. «Questa stagione la paragonerei a quella di Como (2011-2012, in C1, ndr) quando, giocando da trequartista, ne ho fatti otto. A Ferrara lo scorso campionato, invece, ne ho segnato solo uno anche perché ero interno di centrocampo, quindi con minori opportunità». Che segnale è la vittoria senza Pederzoli e De Cenco? «È un buon segnale dopo la sosta, dopo il lavoro svolto sia in ritiro che al De Marchi. Ci voleva, ci servivano i punti, abbiamo ripreso quelli lasciati immeritatamente contro il Pavia. Ottenuti su un campo pesante, contro una squadra tignosa nonostante le loro assenze. Siamo stati più bravi che fortunati». La classifica è ancora molto fluida. Per lei è chiaro il profilo che potrà assumere il Pordenone? «Siamo artefici del nostro destino. In questo mese abbiamo partite più facili rispetto alle ultime affrontate. Abbiamo come obiettivo primario la salvezza, ma il Pordenone può essere una grossa sorpresa. Posizionarci non sarà facile, la classifica è corta, vediamo prima la salvezza». Ci si può attendere una rapida raccolta punti? «La squadra aveva iniziato bene, poi siamo calati come è normale. Sabato è tornato Marchi a vedere la partita, abbiamo quindi giocatori importanti ancora fuori. Io stesso sono stato out un mese e mezzo, l’organico però c’è». Personalmente ha dato continuità. «Per questo sono contento, non ho più problemi fisici, la sosta non ci voleva perché stavo bene. Comunque l’importante è che la squadra faccia bene». Le basta dire “doppia cifra” come obiettivo? «Non sono ossessionato dal numero, di solito i gol li faccio fare, non guardo a questi conti e non ho un traguardo personale. Chi segna è relativo, l’importante è la vittoria del Pordenone».
Ore 18.20 – (Messaggero Veneto) Gianni Careri aveva predetto il suo gol: «Segnerai ancora», gli aveva detto. Così è stato. Il portiere del Pordenone aveva indicato Alberto Filippini tra i marcatori della gara con la Giana. Ma del resto non è una novità, ormai, vederlo segnare: con quello di sabato fanno 5 reti nelle ultime 6 partite. «Sono contento, sia per me sia per la squadra – afferma il “falso nueve” del Pordenone –. Abbiamo disputato un ottimo match, contro una buona rivale, raccogliendo tre punti fondamentali per allontanarci dalle zone calde. Adesso facciamo più vittorie possibili, perché prima ci salviamo e meglio è». Per Filippini un magic moment dal punto di vista personale, ma lui non si accontenta. «Posso dare ancora di più – spiega –. Prima della sosta stavo entrando in forma, poi ci siamo dovuti fermare. Non sono al massimo e spero di crescere. Il mio impiego da centravanti? Avevo già ricoperto questo ruolo, ma di rado. Per ora sta andando molto bene…».
Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) «Sono orgoglioso di questa squadra». Bruno Tedino l’ha ripetuto tre volte al termine della gara vinta con la Giana Erminio. Tre punti di importanza capitale, sia per la classifica, sia per la maturità con cui sono stati ottenuti. I ramarri non sbagliano il primo appuntamento del 2016 e passano al traguardo d’andata con 25 punti in saccoccia: un risultato per cui i neroverdi avrebbero firmato in estate, a distanza di sicurezza dalla zona play-out e a sole 7 lunghezze dalla vetta. Dall’anno scorso (in questo momento della stagione i punti erano appena 9) sembrano passate ere geologiche. «Un gruppo che ha sempre dimostrato di saper uscire alla grande dalle difficoltà». L’altro elogio del tecnico ai suoi ragazzi. Sì, perché dopo le tre sconfitte di fine 2015 e una serie infinita di infortuni, il Pordenone con le unghie ha strappato il successo a Cuneo, e con classe e autorità da grande squadra ha schiantato la Giana. Ci è riuscito senza De Cenco e Pederzoli, i due top player nella rosa di Tedino, segnale di un gruppo che mantiene la sua identità anche privo dei suoi due fari. Filippini, 5 reti nelle ultime 6 gare, ha sostituito più che degnamente il bomber brasiliano, mentre Pasa, scortato da due mezzofondisti (di qualità) come Mandorlini e Buratto, non ha fatto sentire la mancanza del regista. Il tecnico ha esaltato questo pregio nel primo tempo quasi perfetto di sabato: squadra corta, pressing coordinato e trame a tratti sublimi su un terreno adatto alle lotte nel fango. I ramarri hanno dominato il primo round, sono andati sul doppio vantaggio con le magnifiche reti di Filippini e Mandorlini e un Cattaneo ritornato la furia di inizio stagione, avrebbero potuto addirittura triplicare con Valente e De Agostini. Al calo fisiologico della ripresa è seguita la rete di Perna ormai a giochi fatti, con il meritato risultato ormai in cassaforte. Riprende la rincorsa, si ricomincia a sognare in grande dopo la paura dicembrina. «Non dobbiamo adagiarci su questi 25 punti – il diktat di Tedino –. Ho fiducia in questi ragazzi, si sentono la maglia neroverde addosso, si è creato un ambiente speciale tra loro, i tifosi e la società». E chissà che proprio dai piani alti non arrivi qualche regalo sul mercato, da vivere più serenamente dopo l’ottima prova di Gorgonzola. Oggi dovrebbe essere il giorno decisivo per Fabio Gavazzi, difensore del Mantova che andrebbe a occupare la casella lasciata libera da Marchi, infortunato. Per la mediana rimane aperta la pista che porta a Filippo Lora, mezzala che sta trovando poco spazio a Cittadella. Il profilo piace ma non c’è fretta di agire, vista la performance di Mandorlini a Gorgonzola e un Buratto sempre più protagonista nel cuore della manovra. I tifosi possono dormire sonni tranquilli, e continuare a sognare.
Ore 17.30 – (Gazzetta di Mantova) La gara di Bergamo per un giorno monopolizzerà l’attenzione di tutto il clan biancorosso, ma già da domani la società tornerà al lavoro sul fronte mercato. È atteso il sì definitivo del Pavia per lo scambio che vedrà l’Acm cedere Valerio Foglio e acquisire le prestazioni del 21enne difensore Andrea Cristini e del 26enne attaccante Mattia Marchi (che sembra ora più propenso a trasferirsi). E sempre in giornata potrebbe andare in porto la cessione di Fabio Gavazzi al Pordenone, trattativa questa che si è protratta per problemi economici fra le parti. Sul fronte arrivi potrebbe poi esserci l’ingaggio del 22enne terzino sinistro Matteo Liviero della Juventus, che ha alle spalle un paio di stagioni in B (Juve Stabia e Pro Vercelli) ma quest’anno nel Lecce ha trovato poco spazio. Per quanto riguarda le partenze, Gabriele Puccio interessa al Catanzaro (la Paganese ha invece proposto uno scambio che non interessa all’Acm), mentre Leonardo Longo potrebbe approdare al Messina. Per Moreno Beretta al momento non ci sono invece richieste, anche se uno spiraglio potrebbe aprirsi con il Pordenone. Un caso a parte resta quello di Matteo Momentè, che potrebbe restare al Mantova ma anche finire in uno dei club (Albinoleffe in primis) che lo stanno corteggiando. In entrata l’Acm tiene sempre pronta la carta Sidrit Guri, 22enne attaccante albanese.
Ore 17.10 – (Gazzetta di Mantova) Dopo ben 23 giorni di sosta (calcisticamente un’eternità) il Mantova torna in campo stasera a Bergamo per uno scontro salvezza importantissimo con l’Albinoleffe penultimo della classe. Una partita che Ivan Javorcic spera costituisca per l’Acm «un nuovo inizio» e che la società, con patron Di Loreto in testa, si augura porti una vittoria che manca dal 7 novembre (1-0 a Bassano). Con un colpo all’Atleti Azzurri d’Italia si potrebbe infatti iniziare finalmente a risalire la china, cucendo lo “strappo” che i risultati di ieri hanno aperto facendo scivolare i biancorossi a 6 punti dalla salvezza diretta. A tal proposito va detto che il presidente Sandro Musso, temendo forse che le notizie sul possibile arrivo di nuovi soci in Viale Te (tutte confermate dalla dirigenza, sono tre le cordate in lizza) possano in qualche modo turbare l’ambiente, interviene con un comunicato per ribadire l’impegno del club sul fronte salvezza. Eccone il testo: «Relativamente alle notizie apparse su stampa e siti web voglio precisare che tutte le componenti societarie ed i dirigenti sono uniti nell’unico obiettivo che conta: riportare rapidamente la prima squadra fuori dalla situazione di classifica attuale. Stiamo lavorando col massimo impegno per garantire le soddisfazioni che una piazza come Mantova merita. Con l’impegno di tutti, mai mutato, riusciremo nell’obiettivo». E questo è ovviamente l’augurio che si fanno anche tutti i tifosi biancorossi. Tornando al campo, mister Javorcic vara per l’occasione il nuovo modulo 4-3-1-2 e lancia nella mischia dall’inizio i due neoacquisti Lo Bue e Tripoli. A guidare l’attacco biancorosso saranno proprio Tripoli e il recuperato Anastasi, con alle loro spalle capitan Caridi, al rientro dopo due mesi di stop per infortunio. Per il resto, sono da segnalare il ritorno di Scrosta a sinistra, quello di Carini al centro della difesa e l’impiego di Zammarini a metà campo al posto di un Di Santantonio reduce da un fastidio muscolare. In sostanza, rispetto all’ultima sfida con la Pro Patria il Mantova cambia modulo tattico e sei undicesimi dei titolari. In panchina si rivedrà il portiere Pane (out dalla prima giornata di campionato) e mister Javorcic avrà anche carte importanti da giocare in attacco a gara in corso, visto che al suo fianco siederanno gli ex di turno Ruopolo (non ancora al top a causa del ginocchio) e Momentè, quest’ultimo recuperato dopo un lieve fastidio muscolare. Al seguito della squadra, nonostante la giornata feriale (il match è stato posticipato per evitare la concomitanza con la gara domenicale dell’Atalanta), ci saranno alcune decine di tifosi.
Ore 16.40 – (La Provincia Pavese) Come il suo collega Brini anche Aimo Diana, mister della Feralpisalò si accontenta del punto ottenuto guardando il bicchiere mezzo pieno, ma pensa anche a qualche occasione persa nel corso del primo tempo. «Alla fine ottenere un pareggio a Pavia su un campo difficile e contro una squadra che aveva appena cambiato allenatore è sicuramente un buon risultato – dice Diana – Il Pavia è un’ottima squadra che ha giocatori come Cesarini e Ferretti che sono da categoria superiore e il primo l’ha dimostrato con l’invenzione sul loro 2-1. Il rimpianto c’è perché quando siamo andati in vantaggio potevamo anche raddoppiare: avevamo preso consapevolezza delle nostre potenzialità». Confermandosi nelle zone alte la Feralpi dimostra di potersi giocare le chance per la corsa al vertice. «Quello che stiamo dimostrando anche oggi dando fastidio al Pavia è che ce la possiamo giocare alla pari contro tutti” conclude il tecnico dei gardesani.
Ore 16.20 – (La Provincia Pavese) «E’ normale essere un po’ amareggiati per essere stati raggiunti sul 2-2 dopo aver accarezzato la possibilità della vittoria. Ma bisogna comunque tenersi le tante cose positive fate e continuare a lavorare così per migliorare quelle che invece sono andate meno bene». Fabio Brini non può nascondere la delusione del mancato successo ma ha trovato indicazioni confortanti sulle quali lavorare per il futuro. Quello di ieri era il debutto di Brini sulla panchina del Fortunati, essendo subentrato a Marcolini poco prima di Natale. In sala stampa commenta la sua “prima”. «Mi è piaciuto lo spirito, l’approccio alla partita della squadra – entra nel dettaglio il nuovo tecnico del Pavia –. Ci sta anche l’errore se avviene nella consapevolezza di provare a fare cose positive». Quando si parla dei singoli, nuovi e possibili partenti Brini non si sottrae ai giudizi. «La Camera ? Come tutta la squadra ha disputato una prestazione positiva – risponde l’allenatore del Pavia -. E’ chiaro che in Lega Pro non ci si può mai rilassare altrimenti vieni subito punito. La Camera è un giocatore del Pavia come tanti altri. Solamente alla fine del mese di gennaio capiremo chi arriverà e chi partirà e solo a quel punto avremo una rosa definitiva. In queste tre prossime settimane è normale che possano cambiare tante cose e anche gli stessi giocatori sono dei professionisti che sentono le voci che li riguardano». Nella ripresa il mister ha schierato due dei nuovi arrivati, Pirrone e Manconi. Il mister, interpellato dai giornalisti, esprime un giudizio sul bomber arrivato dal Novara: «Manconi è un giocatore con caratteristiche di rapidità e sicuramente può tornarci utile». Ieri molti giocatori non erano nei ruoli naturali: «In effetti ho chiesto ad alcuni di adattarsi a diversi ruoli come è stato il caso di Grbac che nel corso della gara è stato impiegato sia sulla fascia che a centrocampo». Chi è stato assoluto protagonista del match è Alessandro Cesarini con due reti, e una perla con il cucchiaio del momentaneo vantaggio del Pavia. «Mi dicono che sia tra i gol più belli che ho fatto – sorride l’attaccante azzurro -. Probabilmente hanno ragione perché era il più difficile. L’ho effettuato in corsa vedendo il portiere fuori dai pali. Sono poi contento di essere arrivato a dieci gol già a gennaio» (otto in campionato e due in Coppa Italia). Il primo risultato del lavoro di mister Brini è aver rivitalizzato mentalmente e in parte già fisicamente la squadra durante la sosta. «E’ piaciuta l’applicazione dei nuovi metodi di lavoro che prevedono, per esempio per noi attaccanti di tornare maggiormente in copertura – spiega Alessandro Cesarini – Si è dimostrato tanto carattere quando ci siamo trovati sotto. Non ci siamo disuniti, anzi c’è stata la giusta reazione e abbiamo nel corso della ripresa anche ribaltato il risultato. Per ora va bene anche così, ma queste sensazioni sono importanti per il futuro».
Ore 16.00 – (La Provincia Pavese) Forse non si poteva pretendere di più da una squadra che deve ancora decifrare il verbo del suo nuovo allenatore, e che si è trovata a fare i conti con una sfilza di infortuni. Tutto sommato, il 2-2 finale con la FeralpiSalò è anche giusto, eppure fa rabbia che il Pavia non sia riuscito a capitalizzare in pieno, vincendo e riportandosi a -3 dalla vetta, un gol incantevole di Cesarini. Probabilmente il più bello nella galleria di capolavori del Mago: di nuovo un cucchiaio, ma stavolta ad altissimo coefficiente di difficoltà perché calciato in corsa e allargandosi rispetto alla porta. Un tocco strepitoso, roba che raramente si vede anche sui campi di serie A: anche la più raffinata e precisa descrizione a parole non riuscirebbe a rappresentare la bellezza del gesto. Peccato anche perché sui due gol della Feralpi – che comunque si è confermata un’ottima squadra – ci sono anche responsabilità azzurre. Nel 4-4-2 di Brini ci sono scelte quasi obbligate e centrocampo, mentre sugli esterni alti il tecnico decide di mettere Grbac e Martin ma a piedi invertiti, con il mancino Martin sulla destra e il croato, destro, sulla fascia opposta, per chiamarli a giocare dentro il campo. Proprio su due tagli di Martin il Pavia si rende pericoloso, in avvio di gara e poco prima della mezzora, dopo che Maracchi della Feralpi aveva sfiorato la traversa con una fiondata dal limite. La grande occasione per il Pavia capita al 28’ quando La Camera sfodera un meraviglioso lancio di quaranta metri che spedisce Ferretti a tu per tu con Caglioni: il sinistro a incrociare però non è abbastanza angolato e il portiere della Feralpi ci arriva. La punizione giunge una manciata di minuti dopo, quando Pavan perde una palla a centrocampo e Guerra ne approfitta per lanciare in area Tortori, che sia pure defilato fa una gran cosa scaricando con violenza sotto la traversa. Appena più tardi, al 39’, La Camera su punizione fa volare Caglioni a scacciare la palla dall’angolo in basso. Ma sul successivo angolo l’abbraccio di Settembrini su Cesarini che cerca la rovesciata viene inevitabilmente punito con il rigore. Che Cesarini piazza nel sette, facendo 1-1. Anche nella ripresa la Feralpi gioca più corta e con una linea difensiva più alta, mentre il Pavia si affida ai quattro offensivi per produrre azioni d’attacco, rimanendo più lunga con distanze forse eccessive tra reparti, e non chiamando i terzini a partecipare alla manovra. Così dopo un tentativo centrale di Maracchi e uno al volo di Grbac, è proprio da una combinazione Ferretti-Cesarini che nasce al 23’ lo splendido gol del 2-1. L’assist del Principe è perfetto, ma la corsa di Cesarini verso la porta sembra chiusa da Leonarduzzi, se non fosse che la palla è sui piedi di un fuoriclasse: con il colpo sotto pilota la sfera nell’unico spicchio di porta dove Caglioni – e probabilmente nessun altro portiere – potrebbe mai arrivare. In vantaggio, il Pavia può sfruttare gli spazi ampi in ripartenza e dà l’impressione di poter dare il colpo del ko. Invece la mezza frittata è cucinata al 31’, sul cross sporcato di Bracaletti che l’indecisione della difesa azzurra fa recapitare dritto dritto a Tortori per il pareggio. La punizione di Greco al 39’ è da brividi perché passa vicinissima al palo, ma al 41’ il gran destro sotto la traversa di Manconi, entrato da poco, conferma le qualità di Caglioni, che si ripete di pugno su Ferretti, sigillando il pari.
Ore 15.30 – (La Nuova Venezia) Della netta vittoria sulla Sacilese i protagonisti sono tanti. Il Venezia non ha mai mollato la presa e Matteo Serafini si è messo in evidenza con l’ennesima doppietta che ha lasciato ancora una volta il segno. «Abbiamo fatto la nostra parte» spiega il bomber, «ci siamo impegnati sempre al massimo e il 7-1 non è una umiliazione per gli avversari. Anzi, li abbiamo rispettati proprio continuando ad attaccare, sempre meglio che mettersi a fare melina sul 3-0. Affrontiamo tutte le squadre allo stesso modo, perché non siamo noi a scegliere ma è il calendario che ci propone di volta in volta gli avversari. Il gruppo sta lavorando per portare il Venezia di nuovo in categorie importanti, e siamo attrezzati per restare in testa alla classifica fino al termine del campionato. Tra di noi c’è una sana competizione ma anche il massimo rispetto. Non ho obiettivi personali se parliamo di classifica cannonieri. Il mio obiettivo è quello di tutti: la promozione. E la vittoria dell’Este non è di sicuro una sorpresa». Intanto ecco i primi gol di Riccardo Lattanzio a corredo di una buona prestazione. «Sono contento di quanto ha fatto tutta la squadra, anche per il campo insidioso che abbiamo trovato. È stato importante sbloccare subito la partita, e poi si sono viste le qualità di tutti. Io e Volpicelli ci conosciamo bene avendo già giocato assieme, e questo ci ha aiutati a trovare la via della porta. Al nostro allenatore abbiamo dimostrato di esserci, anche se ci conosce già bene. Siamo qui per dare il nostro contributo. Se poi ti trovi in squadra gente come Serafini, che ti mette la palla dove vuole, puoi solo sfruttarla al meglio per fare gol. Bello anche il supporto dei tifosi. Ci dicevano il risultato del Campodarsego, spronandoci di continuo». E lo stesso Emilio Volpicelli aggiunge: «Ci attendono 17 finali verso il successo in campionato, e dobbiamo pensare solo a vincerle tutte da qui a maggio. Anche a Sacile abbiamo dimostrato di navigare tutti sulle stessa rotta nonostante l’ampio turnover». Volpicelli che ha mostrato ancora le sue qualità con il piede sinistro. «Diciamo che faccio pochi gol ma buoni, e che mi piace di più mandare in rete i compagni. Lattanzio lo conosco bene quindi è facile giocare con lui, ma l’intesa sta crescendo anche con tutti gli altri». Esordio stagionale per il giovane Marco Taddia sulla fascia sinistra. «C’è stata tanta emozione e i compagni mi hanno aiutato con i loro consigli. Se penso a sei mesi fa, mai avrei immaginato di arrivare al Venezia, esordire in un 7-1 e puntare alla promozione con un gruppo fortissimo». Ritorno al gol, infine, per il compagno di reparto Fabrizio Ferrante. «Esco da un momento buio a causa di alcuni infortuni, e poi ho rifatto gol. Quando il Venezia gioca bene siamo un gradino sopra tutte le altre, ci divertiamo, abbiamo un gran possesso palla, e una vittoria come a Sacile è inevitabile. L’Este? Dopo averci sconfitti al Penzo ora ci ha fatto un favore…».
Ore 15.10 – (La Nuova Venezia) La quinta vittoria consecutiva della gestione Favarin mostra una squadra in salute, ed è lo stesso tecnico toscano a sottolineare la situazione atletica e tattica del gruppo. «Faccio i complimenti ai miei giocatori, perché le partite sono tutte difficili, ma siamo noi che le rendiamo facili come in questa occasione. Altrimenti poi passa in secondo piano il lavoro che facciamo in campo, e che deriva dal grande impegno sviluppato nel corso della settimana. Non voglio che appaia scontato il fatto che si vinca una partita». Un campionato tutto da giocare e Giancarlo Favarin lo ribadisce. «Abbiamo adesso due punti di vantaggio sul Campodarsego, una posizione di testa da mantenere, ma non pensiamo che sarà una passeggiata. Sì, veniamo da 21 gol segnati in queste ultime quattro partite, ma se le cose riescono bene è perché stiamo facendo un buon lavoro, e voglio sottolineare un aspetto di questa situazione: ho venti titolari a disposizione e tutti sono e saranno importanti fino al termine della stagione. Ognuno di loro ha caratteristiche diverse e può risultare fondamentale al gruppo. Il gol subito? Una disattenzione che dimostra come non va mai dato nulla per scontato, e anche una situazione che ci ha fatto bene. Un gol che è valso come una frustata per svegliarci e farci chiudere la partita. Il regalo dell’Este è stato poi il migliore che si potesse ricevere in questa domenica. Ci ha permesso di tornare in testa e prendere un primo vantaggio. Spero, come ho detto nelle scorse settimane, di arrivare allo scontro diretto davanti al Campodarsego. Per ora una parte del lavoro è stato fatto, poi li aspetteremo il 28 febbraio al Penzo». E ancora: «A livello psicologico la situazione che si sta delineando è molto importante, perché abbiamo recuperato 5 punti in sei partite, siamo in testa e stiamo segnando moltissimi gol. Per gli avversari il messaggio deve essere chiaro: il Venezia non ha alcuna intenzione di fermarsi, il clima è sereno e la condizione atletica decisamente buona».
Ore 14.50 – (La Nuova Venezia) Altri sette gol da applaudire e tre punti da incassare per completare l’operazione sorpasso sul Campodarsego. Il presidente Joe Tacopina se li è goduti tutti in tribuna a Sacile. «Il sorpasso in classifica poteva arrivare oggi come in una delle prossime sfide, ma ero comunque sicuro che sarebbe arrivato perché il progetto promozione prosegue ed è solido. Stiamo lavorando per arrivare in Lega Pro a fine stagione e ci crediamo sempre di più». Tacopina parla del presente e del futuro. «Martedì rientrerò negli Stati Uniti perché ho numerosi appuntamenti di lavoro, e poi c’è da festeggiare il compleanno di mia figlia. Tornerò entro una decina di giorni a Venezia e ci resterò per un paio di settimane. Ci saranno tanti temi da affrontare per il futuro del club. Il 7-1 è un bel risultato, una partita nella quale il cuore non soffre ma esulta, quindi ben vengano vittorie come questa».
Ore 14.30 – (La Nuova Venezia) Raccontare un 7-1 è pericoloso. C’è il rischio, alla fine, di sminuire l’impresa del Venezia, perchè quando vinci con un punteggio del genere vuol dire che gli avversari sono poca, veramente poca cosa. E infatti la Sacilese vista in questo confronto non va oltre la definizione di squadra simpatia. Resta il fatto che il Venezia gioca, corre, cerca i gol e li trova, praticamente come e quando vuole. Il 7-1 è limpido, ci sta tutto e non umilia la Sacilese che da parte sua ha giocato con onestà, con tutti i suoi limiti e con la scalogna adosso di aver trovato il Venezia in giornata di grazia. Per chiudere il discorso sugli avversari, aggiungiamo che il dislivello di qualità non ha permesso niente, la squadra paga una situazione compromessa sin dall’inizio della stagione da alcune sventure societarie, arriva al cospetto del Venezia con una formazione da scuola dell’obbligo, entra in area una sola volta e fa gol con un ragazzo del ’99 (ovviamente 1999, non quelli della Grande Guerra), cambia un uomo nel secondo tempo e questo si fa male dopo un quarto d’ora, giocano anche undici minuti in dieci perchè Impagliazzo si rompe e i tre cambi sono già fatti. Auguri. Il resto è Venezia, sette gol è roba da record (ne prese sette negli Anni Ottanta la Brembillese al Penzo, poi anche la memoria fa fatica), uno show continuato, fatto non solo di dimostrazione di forza ma anche di ricerca di buone giocate, flipper rasoterra, e se invece parliamo di palloni alti si sappia che arrivano per primi sempre quelli in arancioneroverde. Vi si può quasi risparmiare il racconto dei gol, tra i migliori in campo a Sacile c’è anche il nostro fotografo, godetevi questa doppia pagina. Favarin non stravolge la formazione ma fa qualche cambio mirato. Tira il fiato Soligo, si rivede Calzi, c’è anche il debutto del giovane Taddia, dimostrazione di grandezza in avanti con Lattanzio e Volpicelli in versione Serafini. La partita non esiste, al 1’ Calzi inventa una punizione messa in angolo, al 7’ arriva l’1-0 nella quarta palla-gol. A tratti la squadra di distende con il 4-2-4, come a inizio secolo il Real dei Galacticos, ma fermiamoci con i paragoni, via, parliamo di serie D. È vero comunque che il secondo tempo diventa un allenamento: ragazzi, buttiamo dentro qualche altro pallone – deve essere stato il discorso di Favarin – ma soprattutto occhio a non farsi male. Il gol della Sacilese (provvisorio 2-1) serve solo a suonare la sveglia dopo l’ora della siesta, e a ricordare la figuraccia di Tamai, che è qui a pochi chilometri. Bene Ferrante, attento e diligente Taddia, i quattro davanti basta guardarli per capire che giocano e allo stesso tempo si divertono. Ovvio, non sarà sempre così, ci saranno altri avversari, ma se il Venezia fa il Venezia il più è fatto. Cosa manca? La buona notizia da Este, per il sorpasso. Che arriva puntuale. L’Este segna a metà gara, poi fa il bis, castiga il Campodarsego come aveva castigato in autunno in Venezia a domicilio. L’ammazzagrandi, il Sassuolo dei poveri, senza offesa. All’Este e all’Inter.
Ore 14.00 – (Mattino di Padova) In bocca al… lupo. Crepi, verrebbe d’istinto, ma forse proprio il derby con le magliette rosse del Giorgione potrebbe segnare nuova vita per la Luparense. Un derby sentito in modo particolare in quel di San Martino di Lupari che, puntualmente, ogni volta che vince a Castelfranco festeggia con grande intensità. Storico l’episodio della stagione ’48/’49, con la Luparense vincitrice del torneo: i tifosi inscenarono addirittura un “funerale” rossostellato in piazza. Giorgione con la testa forse più al compagno Matteo Vigo, convalescente dopo il brutto incidente stradale della notte tra il 20 e 21 dicembre scorsi: la voglia di vincere il derby c’è ma, forse, prevale nei rossostellati l’ansia di voler vincere per dedicare la vittoria al compagno in ospedale, non ultima la foto con le magliette di augurio a Vigo prima dell’inizio. Giorgione che paga anche un certo integralismo tattico voluto da Paganin, terreno nel quale il pragmatismo dell’allenatore avversario Cunico paga di più. Quella di Paganin è una filosofia di gioco. L’assenza di Vigo, il recupero cominciato da poco di Giacomazzi, con Gazzola arretrato a centrocampo, pur con la buona vena di Gusella e del rientrante De Stefani, ha creato un certo scompenso nella fase difensiva del centrocampo. Fase nella quale il Giorgione soffre troppo spesso se sotto pressione e, preso atto del momento particolare, se Paganin ammorbidisse un po’ il suo credo, non sarebbe senz’altro un’eresia, ma una scelta conseguente a delle necessità. Cosa che fa Cunico, difendendosi nella prima parte del primo tempo all’occorrenza anche a 5, aspettando magari di piantare i denti nella difesa rossostellata in rimessa e sorvegliando in alcuni frangenti Brotto, a mitra spianato. Cunico è forse aiutato pure da un episodio (l’uscita dal campo di Pignat per una botta alla tempia senza alcuna conseguenza): l’entrata di Giglio porta calma a centrocampo. Il Giorgione parte bene, tiene un certo pallino del gioco, la Luparense si chiude e aspetta le ripartenze con le sue bocche da fuoco. Roveretto corre e ulula (20′ paratona di Pazzaia su bel tiro dell’esterno di Cunico) e assume in un certo senso il ruolo di capo-branco per una serie di attacchi che, ben presto, si riveleranno letali. Gusella al 29′ prova a portare in vantaggio il Giorgione con una bella punizione, alla quale risponde Beccaro 2′ dopo che riceve, a sua volta, un altro “no” da Pazzaia. La partita si decide tra il 38′ e il 40′ del primo tempo. 38′: cross dalla sinistra di Severgnini, irrompe Sanavia che sovrasta Eberle e incorna nell’angolo alto. 40′: Roveretto lavora un pallone al limite di destro, sposta sul sinistro e tira sotto la traversa che si abbassa dopo aver superato Pazzaia. Pazzaia che salverà ancora su Roveretto al 42′ e al 6’ del secondo tempo. La parola fine alla partita la decreta l’espulsione di Fontana per fallo da ultimo uomo dopo un mezzo svarione in recupero. Crepi il lupo, viva il lupo.
Ore 13.40 – (Il Piccolo) A un risultato utile Paolo Doardo ci credeva, soprattutto dopo il pareggio e il momento brillante che la Triestina stava attraversando a inizio ripresa. Proprio per questo, alla fine, al tecnico la sconfitta con l’Abano brucia particolarmente. Soprattutto per come sono arrivate le due reti al passivo. «Visto che non siamo ancora al completo – dice Doardo – anche un pareggio sarebbe stato buono contro una diretta concorrente. E dopo la prova con la Liventina, a un risultato utile ci puntavo. Ma non è andata bene: sul piano della volontà nessun appunto, ma abbiamo fatto degli errori tecnici sui loro calci piazzati. Proprio nel momento in cui stavamo ancora spingendo dopo aver pareggiato e loro stavano calando, l’Abano ha trovato il 2-1 e ancora su calcio d’angolo. Ecco, prendere due gol su corner ci ha fatto davvero male, anche se onestamente loro hanno avuto qualche occasione anche nel primo tempo». Proprio le diverse occasioni concesse, sono state la nota negativa rispetto alla solidità dimostrata a Motta di Livenza. «Il fatto è che la gara si è sbloccata velocemente – spiega Doardo – in pratica al loro primo tiro in porta. Per cui parti da un’altra situazione, non controlli più la gara ma devi cercare di pareggiarla. In certe situazioni non ci siamo presi la responsabilità di fare determinate giocate per essere pericolosi. Nella ripresa comunque ho cambiato disposizione, siamo passati al 4-4-2 per dare più spinta perché in mezzo eravamo pochi, e la squadra si è dimostrata subito vogliosa di pareggiare. Ci siamo riusciti, ma non abbiamo dato continuità». Proprio sulla questione del modulo, Doardo rivela che finora si è trattato di soluzioni provvisorie: «Quella iniziale con l’Abano e quella con la Liventina, ovvero il 5-3-2, è una soluzione tampone. Visto che era andata bene in settimana, l’abbiamo ripetuta. Ma una volta che saranno disponibili Skerjanc, Cucchiara e gli altri, conto di passare a un modulo più offensivo. Ora bisogna recuperare in classifica: non possiamo andare a fare pareggi, le partite bisognerà vincerle».
Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Abano in trasferta ed è vittoria. Sfortunata prima di Doardo sulla panchina dello stadio triestino Rocco con un manipolo di calciatori assemblati nelle ultime settimane. Di più prima sconfitta a Trieste (dopo altre cinque in questa stagione) per una nuova proprietà che ancora non è proprietaria e il cui progetto è ancora oscuro. Pochissimi sugli spalti per assistere al match dell’Unione triestina che ha perso male contro l’Abano. Una sconfitta pesante in una gara che, specie per quanto fatto nella ripresa, il team giuliano poteva pareggiare. Ma pesante soprattutto perché gli aponensi sono una diretta concorrente per la salvezza e i punti persi diventano un macigno. Quando una squadra si presenta con cinque o quasi in difesa, con un solo centrocampista di ruolo (Spadari) e davanti con un ragazzo acerbo (Giordani) vicino al vivace Bradaschia è difficile far male o mantenere gli assetti. Se poi anche la difesa non è ben registrata sui corner (dai quali sono nati i due gol dell’Abano) diventa quasi impossibile che la contesa abbia un esito diverso dal 2-1 finale per i padovani. Prima parte della gara con l’Unione incapace di costruire se non nei primi 10’ e occasioni a nastro per l’Abano. Oltre al gol su girata in solitario di Bortolotto (conseguenza di un angolo all’11’), i neroverdi impegnano a fondo il bravo Vezzani due volte con Gnago, mentre il guizzante Caridi colpisce prima il palo e poi la traversa. Vantaggio minimo per l’Abano ma legittimo nonostante una super occasione sprecata da Giordani sull’esterno della rete al 42’. L’allenatore triestino Doardo ci ripensa e inserisce Abrefah a centrocampo al posto di Di Dionisio. La musica cambia e l’Unione sembra aver maggior equilibrio e identità. Ma il pareggio arriva grazie a un’invenzione di Spadari che, con una girata di sinistro da limite, si inventa centravanti (7’). I padroni di casa prendono coraggio, Bradaschia fa vedere di avere buoni numeri ma Giordani, che è giovane, fa a pugni con la porta. Passare diventa un’impresa e così ci pensa di nuovo l’Abano a chiudere la partita. Ancora un corner dalla destra, altra dormita, Vezzani ci mette una pezza ma nulla può sulla stoccata del corpulento Gnago. Cala il sipario su un altro ko per i triestini. In attesa di capire quel che succederà fuori dal campo, il prato dice che nelle ultime sei gare l’Unione ha racimolato due punti. Questi sono i fatti che fanno male. E l’Abano torna a casa felice con la vittoria in tasca.
Ore 13.00 – (Gazzettino) Una giornata quasi da spettatore contro uno dei migliori attacchi del girone non se l’aspettava neppure lui. Eppure Alessandro Lorello, portiere e capitano dell’Este, non ha quasi mai dovuto sporcarsi i guanti: «Effettivamente sono stato uno spettatore senza biglietto – se la ride l’estremo giallorosso – comunque è stata una grande soddisfazione, che dimostra che questo gruppo è sano e che ha voglia di crescere. Stiamo dimostrando il nostro valore partita dopo partita, ma la cosa più importante è che questa vittoria è un successo di tutti e 25 i giocatori che fanno parte della rosa, dal primo all’ultimo». Un altro spettatore non pagante è Andrea Pagan: il tecnico atestino, squalificato, ha seguito la partita da una torretta costruita appositamente per lui dallo staff giallorosso. «Avevamo davanti una squadra blasonata e sapevamo che sarebbe stata una partita molto difficile – spiega l’allenatore – però, dopo aver fatto un favore a loro battendo il Venezia, abbiamo dovuto fare lo stesso favore alla squadra veneziana. Scherzi a parte, non ci siamo presentati in campo consapevoli di non aver nulla da perdere, perché comunque questa non è la nostra mentalità». «Questa è proprio una bella vittoria – continua Pagan – siamo gli unici ad aver battuto Venezia e Campodarsego, peccato che nel corso del campionato queste squadre si siano dimostrate più attrezzate. Vincere una partita è una cosa, fare un torneo intero è diverso. Un ringrazio particolare ai tifosi, che sono stati veramente importanti per noi». A questo punto, però, l’acquolina potrebbe venire anche ai giallorossi. «Noi ci proviamo – ammette il tecnico – faremo la corsa sul Campodarsego, perché ritengo che il Venezia sia più strutturato e abbia più possibilità di vincere il campionato. I punti che ci dividono dal secondo posto sono comunque tanti». Fra una spruzzata di spumante e l’altra spunta dallo spogliatoio anche il presidente Renzo Lucchiari, che solo qualche giorno fa aveva chiamato a raccolta i tifosi dalle pagine del Gazzettino. «Il pubblico ha risposto – conferma il patron giallorosso – questa è una vittoria anche dei tifosi, ma gran parte del merito va al nostro tecnico. Siamo una squadra che non può probabilmente ambire alla vetta, ma chi ci affronta avrà di certo dei problemi».
Ore 12.50 – (Gazzettino) «Abbiamo meritato di perdere. Ma ci siamo laureati campioni d’inverno al termine dell’andata, e a fine stagione arriveremo primi davanti al Venezia». È amareggiato il presidente Daniele Pagin per la prima sconfitta in campionato della sua squadra, ma crede fermamente che il Campodarsego festeggerà a fine anno la promozione in Lega Pro. Quindi aggiunge: «Faccio i complimenti all’Este, anche se abbiamo giocato sottotono e si è visto chiaramente. Loro avevano forza e grinta, e avevano più stimoli di noi avendo davanti la capolista. Non che noi non li avessimo, ma non è stato abbastanza. Una giornata storta? Sì, si è visto già dopo dieci minuti che non riuscivamo a giocare come sappiamo, loro raddoppiavano ed eravamo sempre in difficoltà. E nonostante le sostituzioni il trend non è cambiato». Pochi istanti ed ecco Antonio Andreucci: «Nel primo tempo abbiamo sofferto un po’ sugli esterni, in particolare Coraini ci ha messo in difficoltà. Sempre nella prima frazione abbiamo avuto anche due buone situazioni, in una è stato bravo Lorello, nell’altra Kabine non è riuscito a girarla in rete. E loro alla prima occasione hanno segnato. Abbiamo comunque affrontato un Este che dal punto di vista tecnico ha fatto complessivamente una partita migliore della nostra, è una sconfitta che ci sta. Non ho niente da rimproverare ai miei giocatori perché fino a questo punto del campionato hanno giocato sempre con grande intensità e anche questa volta ci hanno provato fino alla fine. Non è andata, ci riproviamo domenica». Il presidente Pagin ha dichiarato che a fine stagione sarà il Campodarsego a vincere il campionato. «La certezza del presidente è una bella cosa, io come sempre dico che bisogna giocare partita per partita. Siamo una neopromossa che è seconda in classifica ed è un grande successo essere qui. Se poi arriviamo in fondo facendo più punti degli altri, bene». Nella ripresa è passato al 4-2-4, questa volta non ha funzionato. «È stato molto bravo anche l’Este a restare compatto, e non abbiamo sfruttato le poche occasioni che ci hanno lasciato. Ci sono partite come queste, accettiamo la sconfitta e ripartiamo». Arrabbiato? «Lo sono molto, dato che so che potevamo fare meglio. Questa arrabbiatura deve essere uno stimolo per costruire la prossima partita».
Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Signore e signori: ecco a voi l’Este, la squadra che batte le imbattute, la terza incomoda di una battaglia a due, la formazione che senza la sua “pareggite” d’inizio anno, adesso, sarebbe lì in alto a giocarsela. Dopo il Venezia cade pure il Campodarsego, che si arrende alle reti di Marcandella e Arvia, e che, come accadde ai lagunari un mese e mezzo fa, dallo scontro con i giallorossi esce con la prima sconfitta stagionale e una testa della classifica sfuggita di mano. La sfida dell’anno. Sette vittorie consecutive in casa per l’Este, ritmo da bulldozer in trasferta per gli ospiti: con queste premesse, è stato un peccato che sia mancato il miglior Campodarsego, al di là dei meriti della squadra di Andrea Pagan (squalificato, a godersi lo spettacolo da un’impalcatura) e brava a finalizzare il suo calcio semplice ma tremendamente efficace. Non ha brillato la squadra di Andreucci, sotto tono, sotto ritmo, e due punti sotto il Venezia. Ma non nei primi 20 minuti, gli unici nei quali ha tenuto il campo, fallendo un paio di occasioni per passare: la prima all’11’, quando Kabine ha “lisciato” l’assist di Radrezza, e la seconda al 15’, con la conclusione dello stesso Radrezza levata da sotto la traversa da Lorello. La mossa vincente. Da qui in avanti, in campo, c’è stata una sola squadra. L’Este ha goduto dei frutti della tattica studiata da Pagan: dentro Coraini, largo a destra nel tridente, per attivare i rifornimenti verso l’area oppure, nella peggiore delle ipotesi, per aprire le maglie della difesa e spalancare corridoi centrali. A poco a poco la gara è svoltata e ai giallorossi non è nemmeno servito recriminare per un contatto sospetto in area (30’) tra Coraini e il balbettante Favero: al 40’, meritatamente, è arrivato il vantaggio. È stato il solito numero 10 a scendere sulla destra e a toccare per il cross dell’accorrente Arvia: con l’intera difesa intenta a controllare Mastroianni, Marcandella ha potuto staccare in faccia a Galliot e infilare di testa l’angolino alla sinistra di Vanzato. Aliù spreca, Arvia no. Nella ripresa il copione non si è scostato di molto: il Campodarsego si è visto solo con due colpi di testa (4’ e 10’) di Aliù, e l’Este, con l’ennesima manovra avvolgente, ha chiuso i conti al 14’: cambio di fronte di Coraini per Mastroianni, palla sul secondo palo e inzuccata vincente di Arvia. Nemmeno col 4-2-4 finale la squadra di Andreucci s’è svegliata: Kabine al 37’ ha buttato alle ortiche l’unica occasione. E il rigore prima concesso a Cacurio al 90’, per fallo di Tiozzo, e poi annullato per l’indicazione dell’offside da parte del secondo assistente, non sarebbe forse bastato. L’Este festeggia, con merito. Per il Campodarsego, che non perdeva in campionato dal 29 aprile scorso, una domenica da dimenticare alla svelta.
Ore 12.15 – Parla Andrea Sbraga: “Nel primo allenamento ed in questi primi giorni ho avuto l’opportunità di apprezzare la grande organizzazione della società. Ho parlato col mister, mi ha chiesto di dar loro una mano e spero di ricambiare a pieno la fiducia. Mi è capitato di giocare in più schemi e con più ruoli quindi non è un problema per me dove verrò schierato, anche se quello di centrale di destra è il mio ruolo preferito. La giornata di squalifica? L’ho scontata ieri con la partita della Carrarese. Mi voleva il Lecce? Vero, ma se sono qui è per l’importanza della piazza e soprattutto per merito del direttore sportivo De Poli. Il Padova? Conosco Manuel Giandonato che mi ha già fatto conoscere i compagni, sabato ho visto la partita e da quel poco che ho potuto apprezzare credo che questa squadra valga i playoff. Con l’Alessandria forse ai punti meritava di vincere il Padova soprattutto se si pensa all’occasione di Altinier nel finale! La trattativa? Sapevo tramite il mio procuratore che De Poli sarebbe venuto a Carrara. Il girone A? È più complicato del B da cui arrivo, a livello tecnico ha qualcosa in più se si conta che ci sono giocatori di categoria superiore e grande esperienza. Fuori dal campo? Oltre al vizio dei tatuaggi ed al Labrador che mi occupa tanto tempo sono un ragazzo tranquillo. Cosa mi aspetto da questa esperienza? Arrivo da esperienze importanti come Pisa, Salernitana e Carrarese con cui ho giocato tanto e mi sono messo in mostra, ma spero di fare un ulteriore salto e se ho firmato un contratto di due anni e mezzo non è un caso. E spero di raggiungere insieme al Padova un obiettivo importante”.
Ore 12.05 – Inizia la conferenza stampa di presentazione di Andrea Sbraga. Prende la parola Fabrizio De Poli: “Da oggi Andrea Sbraga è ufficialmente un giocatore del Padova. Gli abbiamo fatto un contratto di due anni e mezzo. È costato il giusto, e la società biancoscudata si è messa completamente a disposizione frugandosi in tasca perché voleva portare a casa a tutti i costi il giocatore. Potevamo chiudere prima l’affare? È dovuto alla Carrarese, non a noi. È tendo a sottolineare che il giocatore è passato dalla Carrarese al Padova. Sbraga è stato visionato più volte e a livello tecnico e tattico ha dato importanti rispondenze. Gli altri reparti? Vediamo un po’, abbiamo più di qualche nome per quanto riguarda l’attaccante ed è la priorità. Da qui a fine settimana potremmo decidere a riguardo, e potrebbe essere che arrivi prima della gara con la Reggiana anche se non è detto. Succi? Non lo escludo. Novità in uscita? Per adesso no, ma qualcuno dovrà anche andar via. Dell’Andrea, Ramadani e Aperi? Se trovano qualcosa potrebbero andare via”
Ore 11.50 – (Gazzettino) Il Cittadella in Lega Pro come l’Inter in serie A. Granata e nerazzurri da primi della classe hanno perso le ultime due gare interne, in mezzo un successo esterno, curiosamente con lo stesso risultato (1-0). I granata diversamente dai nerazzurri di Mancini restano però in vetta alla classifica alla fine del girone di andata, seppure in coabitazione con l’Alessandria. Ma lo scivolone interno di sabato con il Sudtirol non è stato ancora digerito dal direttore generale Stefano Marchetti, che non le manda certo a dire: «È stata la peggiore partita del Cittadella. Non mi è piaciuta l’interpretazione della gara, anche se tutto si era messo bene per il gol iniziale. Invece abbiamo fatto troppo poco per cercare il raddoppio». Come spiegare il secondo ko consecutivo al Tombolato? «I motivi possono essere tanti, c’è stato un atteggiamento sbagliato di fondo che ha compromesso la partita. Invece di andare ad aggredire il Sudtirol nella sua metà campo abbiamo fatto il contrario. Eppure siamo rientrati negli spogliatoi dopo i primi 45 minuti in vantaggio, ma la squadra non ha fatto niente di quanto era stato raccomandato nell’intervallo. Ci siamo abbassati, e dopo il pareggio siamo sbandati». Non è questo il Cittadella che vuol vedere Marchetti. «Mi aspetto molto di più da un gruppo di giocatori che presi singolarmente possono e devono fare meglio di quanto si è visto sabato. Da una sconfitta così si può imparare molto, soprattutto in casa dove bisogna imporre il proprio gioco e non subire quello degli avversari». Cominciare la partita sull’1-0 può inconsapevolmente aver abbassato il livello di concentrazione? «No, il vantaggio doveva invece darci grande carica per inseguire il raddoppio, considerando poi che noi stavamo vincendo e l’Alessandria era sotto con il Padova. Si poteva mettere in conto una certa sofferenza, ma il risultato si doveva portare a casa». Il diggì granata analizza i gol subiti: «Tutti evitabili. Abbiamo commesso tanti errori, concedendo troppo spazio ai giocatori avversari nella nostra area di rigore». Ci si poteva accontentare del 2-2? «In campo non riesci a fare calcoli di questo tipo, il pareggio sarebbe stato un risultato importante, ma l’istinto è sempre quello di cercare di vincere la partita, ed è giusto così. Lo devi fare però sempre con il giusto equilibrio, invece abbiamo preso il terzo gol in contropiede, e la beffa è stata l’espulsione di Salvi». Marchetti focalizza la propria attenzione sull’atteggiamento: «Dopo la sosta non abbiamo ripreso con la giusta determinazione, l’avevo intuito nelle due amichevoli disputate. La rabbia che avevo visto a Cremona l’abbiamo persa, c’è da voltare pagina in fretta, e ripartire dai concetti che conosciamo benissimo. Per vincere il campionato non bisogna mollare niente, mai». Il Cittadella chiude a 32 punti. «Potevamo fare meglio, si poteva approfittare di qualche passo falso delle altre. Siamo primi non a caso, ma viviamo un momento di flessione, dobbiamo riprenderci già dalla prossima partita, con la rabbia che non ho visto sabato». Ci sono diversi infortunati, servirà un intervento sul mercato? «Attualmente siamo contati in difesa per infortuni vari, nel corso del mese farò le opportune valutazioni». Una riflessione sul pubblico. «Ringrazio i tifosi che hanno sostenuto e intonato cori per la squadra, mi dispiace invece avere sentito fischi da una parte dello stadio. Siamo i primi a renderci conto che il Cittadella non sta vivendo il miglior momento, ma i ragazzi durante i novanta minuti vanno incitati e aiutati, poi le critiche alla fine, se la prestazione non soddisfa il pubblico».
Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Parafrasando la massima di Orwell, vien voglia di dire che «tutti i giocatori sono uguali, ma alcuni lo sono più degli altri». Hai voglia a ripetere che la rosa di questo Cittadella conta 24 titolari e che non ha senso parlare di “riserve”! Se si va a guardare cosa accomuna le uniche due sconfitte – consecutive – subìte al Tombolato dagli uomini di Venturato in questa stagione, si scopre che un elemento che ritorna c’è: in entrambi i casi in cabina di regìa mancava un certo Manuel Iori, infortunato nello 0-2 incassato dalla FeralpiSalò e squalificato sabato nel match vinto dal Sudtirol per 3-2. Per carità, due indizi non fanno una prova e va anche detto che il centrocampista era in campo contro l’Albinoleffe, quando i granata incapparono nel primo stop del loro campionato. Ma affermare che Iori in questa squadra è “insostituibile” non sembra un’eresia. Con la Feralpi è stato Bobb a rilevarlo, giovane che ha qualità e personalità ma che ricade ancora in qualche ingenuità dovuta all’inesperienza. Con gli altoatesini è toccato a Sgrigna, e anche qui c’è da dire che la bontà dei piedi del fantasista romano non si discute, nessun altro, tuttavia, sa fare filtro davanti alla difesa con l’intelligenza tattica del capitano, come si è visto in occasione dei primi due gol incassati dagli altoatesini. L’azzardo Bonazzoli. In questo Citta c’è un asse portante centrale che parte da Pascali, passa per Iori e Chiaretti e arriva a Litteri. Sabato l’asse era dimezzato, perché mancava pure Pascali, elemento che, per caratteristiche tecniche e carisma, non ha pari. Peraltro, sui tre finiti alle spalle di Alfonso, al netto della leggerezza finale di Salvi, che ha regalato rigore e match all’undici di Giovanni Stroppa, le giustificazioni non mancano: oltre a Pascali, erano assenti Scaglia e Donazzan, con Cappelletti e De Leidi assieme in mezzo alla retroguardia per la prima volta in questo campionato. Decisioni obbligate, queste. Partire con Bonazzoli titolare è stata, invece, una scelta tecnica di Venturato. Una mossa che non ha pagato, perché giocare con due prime punte molto “fisiche” come il mantovano e Litteri ha reso più scontata la manovra d’attacco, mentre di palloni buoni dalle fasce, che i due avrebbero potuto sfruttare, ne sono arrivati pochi. Inserire prima un elemento imprevedibile come Jallow o Bizzotto avrebbe probabilmente permesso di creare qualcosa di più. Paolucci out. A Cuneo, domenica (ore14), nella prima giornata di ritorno, si rivedranno sia Iori che Scaglia, ma quasi certamente, oltre allo squalificato Salvi, mancherà Paolucci. Il centrocampista ha accusato il riacutizzarsi di un fastidio muscolare all’adduttore sinistro e sarà valutato meglio soltanto domani, quando il gruppo tornerà al lavoro dopo due giorni di pausa. Anche Benedetti contro il Sudtirol si è chiamato fuori per i postumi della botta al perone destro che l’aveva costretto al lavoro differenziato in settimana. Entrambi non erano al meglio: non è un caso se i problemi maggiori sono arrivati dalla loro fascia. Alessandria regina d’inverno. In molti sabato, nella sala-stampa del Tombolato, erano convinti che il Cittadella avesse comunque conquistato il titolo di campione d’inverno al termine del girone d’andata, chiuso con gli stessi 32 punti dell’Alessandria. In realtà, il simbolico trofeo va ai piemontesi, che vantano una migliore differenza-reti (+13 contro +7). Il criterio che prevede di considerare gli scontri diretti in caso di parità di punti – che al momento avvantaggia i granata in virtù del 2-1 dello scorso 31 ottobre – sarà valido infatti solo a fine stagione, dopo le gare di ritorno.
Ore 11.00 – (Gazzettino) Molti i nomi dei possibili candidati: a De Cenco (Pordenone), Della Rocca (Rimini) e Cristofoli, si è aggiunto nelle ultime ore Francesco Virdis del Savona, ma i giocatori monitorati sono numerosi, soprattutto nel girone B di Lega Pro. Così l’amministratore delegato sulla prova di sabato ad Alessandria: «Sono contento. Una prestazione importante in uno dei campi più difficili della categoria che ci permette di dare continuità. Abbiamo imposto il pari, poteva arrivare pure una vittoria, ma anche i piemontesi potevano meritare un altro gol. Ora prepariamo con serenità la sfida di domenica con la Reggiana, altro banco di prova per dire che siamo fuori dal tunnel». Bonetto poi allarga gli orizzonti temporali: «Pensiamo a una gara per volta e dopo quella in casa con il Feralpi (in mezzo due trasferte a Piacenza e Lumezzane, ndr) vedremo dove si può arrivare». E oggi ci sarà il consiglio di amministrazione del Padova. «Ratificheremo la richiesta di finanziamenti a istituti bancari per i nostri futuri interventi e investimenti legati alla gestione del Padova, non al discorso sul futuro Euganeo che è ancora prematuro».
Ore 10.50 – (Gazzettino) Il prossimo tassello? «C’era la necessità di portare a casa un difensore per l’infortunio di Niccolini e una punta al posto di Amirante. Per il resto siamo contenti dei giocatori che abbiamo, tutti di un certo livello e che onorano la maglia del Padova. Non ci sono dunque altre necessità urgenti, ma se si verranno a creare situazioni interessanti in entrata o in uscita, perché no? Deve valerne la pena». Tra le ipotesi in stand by, la pista che porta a De Risio della Juve Stabia, cercato già la scorsa estate, con cui ci sarebbe un accordo di massima e il via libera della squadra campana. Capitolo attaccante. L’identikit potrebbe essere simile, per età, categoria di provenienza e motivazioni a quello di Sbraga nell’ottica del progetto triennale impostato dalla società e Bonetto in via indiretta fa capire che la pista Succi difficilmente verrà percorsa: «Il nostro progetto è impostato sui giovani e su questi vorremmo investire, sperando in futuro di potere contare sui nostri. Anche per la punta, come fatto con la difesa, puntiamo su un elemento con analoghi requisiti tecnici e di età».
Ore 10.40 – (Gazzettino) Primo allenamento a Padova ieri mattina per Andrea Sbraga, volto nuovo del mercato di gennaio proveniente dalla Carrarese. Il difensore centrale scuola Lazio, 24 anni giovedì prossimo, ha lavorato per un’ora e mezzo al fianco dei giocatori non utilizzati ad Alessandria, mentre i titolari di sabato si sono limitati a un lavoro fisico di scarico. Oggi alle 12 all’Euganeo la sua presentazione. Oltre al direttore sportivo Fabrizio De Poli, che ieri ha compiuto 58 anni, ha seguito la seduta l’amministratore delegato Roberto Bonetto che così giudica l’operazione appena portata a termine. «Il giocatore – sottolinea quest’ultimo – era il primo della nostra lista per la difesa, è stato sotto osservazione per un certo periodo e sono soddisfatto perché abbiamo centrato l’obiettivo». Lo sforzo economico in più di cui si è parlato sabato a cosa era dovuto? «C’era qualche problema con la curatela della società (in grave crisi finanziaria, ndr) che ha fatto un rilancio che abbiamo assecondato e allungato la tempistica». Poi precisa: «Il giocatore non ha scelto Padova perché gli abbiamo offerto un contratto migliore di altri e non si era creata una vera e propria concorrenza. Sbraga era lusingato dal fatto che qualche squadra (Lecce, ndr) avesse pensato a lui, ma ha deciso di venire qui, dopo il raid del diesse De Poli che gli ha parlato della nostra società e dei nostri programmi futuri».
Ore 10.30 – (Gazzettino) Resta pure il giorno dopo il rammarico per l’occasione non sfruttata nel finale al “Moccagatta”. «Dispiace, sarebbe stato bello e veramente importante per tutti noi fare quel gol e vincere. Siamo contenti però di essere sulla strada giusta. Se si vinceva forse era una cosa in più, ma ci poteva stare». Dove si è vista maggiormente la mano di Pillon? «Eravamo entrati in un periodo un po’ di crisi e in primo luogo il tecnico ci ha dato una scossa a livello emotivo. Poi ci ha messo subito in campo con il 4-4-2, ci siamo sempre allenati con quel modulo e ha cercato di portare i suoi concetti già dall’inizio senza mai cambiare. Abbiamo così preso un po’ di sicurezza e certezze e i risultati poi hanno regalato serenità e fiducia». Come vede il girone di ritorno del Padova? «Mi aspetto che si continui a migliorare perchè vogliamo ottenere più punti possibile attraverso le prestazioni, cercando di non fare mai passi indietro, cosa comunque mai facile».
Ore 10.20 – (Gazzettino) Grazie al sigillo di sabato, Cristian Altinier ha raggiunto Petrilli e Neto Pereira in vetta alla classifica dei cannonieri del Padova a quota 5 gol. Curiosamente, ogni volta che è andato a segno è stato il primo marcatore biancoscudato della gara, tre volte rompendo gli equilibri del match. Quattro volte su cinque ha colpito in trasferta. Una coincidenza? «Non lo so – replica l’attaccante mantovano – ma penso di sì. L’anno scorso ad Ascoli ne ho fatti di più in casa. Del resto io cerco di giocare sempre allo stesso modo». E nella passata stagione in terra marchigiana, all’andata ha realizzato sei reti, al ritorno undici, precedente che fa ben sperare. «Metterei la firma per ripetere quel copione, ma non è mai facile. Ad Ascoli il primo mese e mezzo non ho mai giocato perché ero arrivato in agosto da disoccupato in ritardo di condizione e si giocava a venti squadre». Sul piano dello spazio trovato, comunque, la prima metà della sua stagione in biancoscudato in parte ricalca quanto successo dodici mesi fa. «All’inizio giocavo e non giocavo e quindi trovare continuità in questo momento è stato per me importante. Non sono mai contento, però, fa parte del mio carattere e dunque c’è sempre voglia di fare di più. L’importante, numeri a parte, è inserirsi in un contesto di squadra. Se le cose vanno bene a livello generale, il singolo ne trae beneficio».
Ore 10.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Una squadra cresce ma l’altra pecca ora di continuità”) Per questo fanno rumore i 5 gol subìti da FeralpiSalò e Sudtirol, perché una prima della classe deve, sì, avere le bocche da fuoco in grado di colpire, ma pure le dighe difensive capaci di ridurre al minimo i pericoli. Invece i granata hanno peggiorato sensibilmente il dato delle reti incassate, attestandosi sulla media di un pallone a partita finito alle spalle del portiere Alfonso. Le attenuanti – leggasi assenze per infortuni e squalifiche – ci sono, ma non bastano a giustificare la discontinuità registrata negli ultimi tempi. Conseguenza, forse, di troppi cambi di formazione, peraltro in alcune gare imposti proprio dai forfait di elementi-chiave e in altre da scelte non sempre indovinate da parte del tecnico? Potrebbe essere così, tuttavia aspettiamo la trasferta di Cuneo per un’ulteriore verifica: il Citta, dopo aver perso con la Feralpi, è andato a sbancare lo “Zini” di Cremona, reagendo con carattere e orgoglio. E in Piemonte torneranno sia Scaglia che Iori, il “faro” del gioco. Il riscatto è d’obbligo. Contrariamente ai “cugini” di provincia, il Padova è in serie positiva da quattro giornate, da quando cioè Bepi Pillon è stato chiamato a rilevare in panchina l’allenatore della promozione dalla D ai professionisti, Carmine Parlato. E in tale bottino spiccano i pareggi di prestigio con Bassano e Alessandria. La classifica, dopo i risultati di ieri, dice che adesso Neto Pereira & C. sono undicesimi, staccati di 5 lunghezze dai playoff e a + 4 sui playout. Il cammino rimane lungo e difficile, ma il modo in cui si sono proposti a dicembre, dopo l’avvicendamento tecnico, incoraggia ad avere fiducia per il futuro. Senza crearsi eccessive illusioni – sono ancora tante le rivali che li precedono – ma neppure sottovalutando le proprie qualità. Intanto Pillon ha trovato la squadra-tipo, e al “Moccagatta” l’ha lasciata in campo per 90’, prima di ritoccarla (con un solo cambio, oltretutto) nel recupero. E poi ha chiesto che la rosa non sia necessariamente di 24 giocatori, gliene bastano 21-22, a dimostrazione che ha già le idee molto chiare sull’organico a disposizione. Oggi, alle 17.30, in sede la società è attesa ad un passaggio importante, ad un anno e mezzo dalla sua costituzione: l’approvazione, da parte del Cda, di una serie di finanziamenti per allargare e consolidare la sua forza economica. Cosa ciò significhi è presto detto: Bergamin, Bonetto, Poliero, Salot e Tosetto, insieme agli altri consiglieri, procedono con il passo proporzionato alla lunghezza delle (loro) gambe, evitando di correre dietro alle “sirene” di chi vorrebbe tutto e subito. Se su alcuni aspetti il Padova deve crescere ulteriormente – una migliore gestione della comunicazione, ad esempio – non c’è dubbio che sul piano finanziario stia facendo le cose come si deve. Il progetto triennale che ha per sbocco finale il ritorno tra i cadetti è sempre lì, nessuno lo ha sconfessato. E per fine mese conosceremo il progetto del nuovo Euganeo, con annessi e connessi. Le idee ci sono e la ritrovata unità d’intenti ne è il filo conduttore. Come si suol dire, lasciamoli lavorare e alla fine giudicheremo.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Una squadra cresce ma l’altra pecca ora di continuità”) Il girone A di Lega Pro ha virato la boa di metà stagione con due squadre appaiate in vetta e il Bassano, terzo, ad inseguirle: 32 punti (sui 51 a disposizione) hanno Alessandria e Cittadella, una lunghezza in meno i vicentini. Come dire: massimo equilibrio e lotta apertissima per la promozione diretta in B. Più che ad una sensazione, in molti a settembre si erano votati ad una previsione: sarà un campionato durissimo, dove può accadere di tutto. Hanno avuto ragione (per ora), perché dopo 17 giornate nessuno ha preso il largo, lasciandosi dietro il… vuoto. I grigi piemontesi sono campioni d’inverno solo per le alchimie di un nuovo criterio di valutazione introdotto quest’anno dai “signori” di Firenze (dove ha lavorato sin qui il commissario Miele e dove si è insediato da poco il neo-presidente Gravina, che ci auguriamo metta a posto diverse cose che non vanno, arbitri compresi), criterio che pivilegia la differenza reti a scapito dei risultati negli scontri diretti, ma il Padova sabato li ha messi alla frusta, rischiando di vincere. Il triplo fronte su cui sono impegnati – campionato, Coppa Italia dei “grandi”, con il quarto di finale in programma lunedì 18 con lo Spezia, e Coppa Itaia di Lega, dove li attende la Cremonese – potrebbe rivelarsi stressante e le avversarie dirette sono in agguato, pronte ad aprofittarne. Insieme agli uomini di Gregucci c’è il Cittadella, a lungo in vetta da solo, incappato in due inattese cadute casalinghe consecutive, costate l’aggancio al vertice. Dei granata e del loro momento “particolare” parliamo qui sopra, ma non può sfuggire che la spina dorsale della squadra poggi su giocatori imprescindibili, come Pascali, Iori e Litteri. Se una o addirittura due di queste componenti vengono a mancare, il contraccolpo è inevitabile, e tentare di sminuirne l’importanza sarebbe riduttivo non solo nei confronti dei diretti interessati ma anche del resto della rosa, dove la presenza di veri leader è un punto fermo. La macchina messa a disposizione di Venturato è e resta una gran bella vettura, eppure anche alle “auto di lusso” capita di avere il motore che batte qualche colpo a vuoto.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) In parole povere, la dirigenza si convincerà ad aprire un po’ di più i cordoni della borsa anche per il centravanti? Da capire anche come si evolverà il “mercato” negli altri reparti. Pillon ha dimostrato di aver trovato il suo undici ideale, cosa che non era riuscita a Parlato, ma ad Alessandria ha effettuato solo un cambio a tempo già scaduto. Servono riserve più affidabili? De Poli nicchia, anche se, al momento, ha ancora due posti liberi in lista. «Anche l’Alessandria ha effettuato solo due sostituzioni. Le nostre strategìe non cambiano, se avremo l’opportunità di rinforzare veramente la rosa lo faremo, altrimenti no. Non voglio assolutamente dare all’allenatore un gruppo di 27 giocatori». Il Padova uscito imbattuto da Alessandria che impressione ha lasciato al ds? «Buona. Contro di noi c’era la squadra più forte del campionato, alla quale abbiamo tenuto testa. Siamo stati quadrati, crescendo pure nel finale, dimostrando di avere qualcosa più di loro dal punto di vista fisico. Unica pecca: potevamo sbagliare un po’ meno in fase di impostazione e ripartenza».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Partito alle prime luci dell’alba di venerdì, De Poli ha incontrato Sbraga e il liquidatore della Carrarese, ha tessuto con calma la sua tela per un giorno e mezzo, riuscendo a strappare il “sì” soltanto alle 12.30 di sabato. «Ci sarà tempo per parlare di questa vicenda, che voglio anche approfondire», ha spiegato ieri. «Teniamo a questo giocatore, al quale ho detto che l’unica volta in cui ero andato a trovare un calciatore che volevo comprare era stato per portare Stroppa al Genoa». Strategie. Adesso, per completare la rosa, manca solo un attaccante. Difficile che arrivi già questa settimana, più probabile la prossima, anche perché il Padova deve ancora decidere su quale profilo puntare. «Stiamo valutando diverse situazioni», conferma De Poli. «Ne discuteremo a breve in modo da trovare una strategìa definita. Vedremo anche che opportunità ci saranno. Già con Sbraga la società ha fatto uno sforzo economico, dimostrandosi attenta alle nostre esigenze e questo per me è molto gratificante».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Proprio con i biancocelesti ha collezionato sette panchine in Serie A, disputando anche la finale scudetto Primavera del 2012, vinta dall’Inter 3-2. Sbraga è stato accolto alla Guizza dall’amministratore delegato Roberto Bonetto, ha parlato a lungo con l’allenatore uscendo dallo spogliatoio e ha scherzato con l’amico Manuel Giandonato. Oggi, magari, nel corso della presentazione svelerà qualcosa in più sul viaggio di De Poli, che l’ha convinto ad accettare il Biancoscudo, liberandosi dalla Carrarese, visto che ufficialmente, come recita un comunicato apparso sul sito del club toscano, ha rescisso di comune accordo il contratto con la società. Lo stesso De Poli, che ieri (dopo aver accompagnato il nuovo acquisto alla Guizza) ha festeggiato con un pranzo assieme a moglie e figli il 58º compleanno, non si è voluto sbilanciare sulla sua… trasferta a Carrara. Di sicuro, ricostruendo gli ultimi giorni di trattativa, il direttore sportivo era molto preoccupato, non solo per la situazione dei toscani ma anche per il rilancio del Lecce sul giocatore.
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Tra i primi ad arrivare, l’ultimo ad uscire. Si presenta così Andrea Sbraga, il primo acquisto del mercato di riparazione del Padova. Dopo una lunga trattativa, che è sembrata più volte sul punto di sfumare, il blitz a Carrara del direttore sportivo Fabrizio De Poli ha regalato a Pillon il centrale difensivo che serviva. Ieri Sbraga ha conosciuto i nuovi compagni, oggi verrà presentato alle 12 nella sala-stampa dello stadio Euganeo e già domenica sarà pronto a scendere in campo contro la Reggiana, dopo aver scontato il turno di squalifica che aveva rimediato con i toscani. Classe 1992, nonostante la giovane età Sbraga ha già collezionato tre stagioni e mezzo da protagonista in Lega Pro, ed è uno dei difensori in rampa di lancio più interessanti della categoria. Fisico possente (192 centimetri per 85 chili) e una passione per i tatuaggi, è cresciuto nella capitale, militando nei settori giovanili di Atletico Roma e Lazio.
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Nessun riposo per il Padova dopo il bel pareggio colto al “Moccagatta” di Alessandria. Nonostante il rientro in città nella tarda serata di sabato, dopo un viaggio di oltre 300 chilometri, ieri il gruppo biancoscudato si è ritrovato di buon’ora – le 9.30 – alla Guizza per una seduta di scarico. Da una parte i titolari, che hanno lavorato con il preparatore Tafuro e Jacopo Pillon esclusivamente dal punto di vista atletico. Seduta classica, invece, agli ordini dell’allenatore per il resto del gruppo. Tutti presenti, con il solo Petkovic che ha accusato i postumi di una contusione al piede rimediata nella sfida con i grigi di Gregucci, laureatisi, nonostante l’1-1, campioni d’inverno. Tuttavia, le condizioni del portiere serbo non destano preoccupazioni in vista della prossima partita. Oggi i biancoscudati tireranno il fiato, tornando ad allenarsi domani pomeriggio, quando inizierà la settimana-tipo proiettata verso la prima gara del girone di ritorno, in programma domenica alle 15 allo stadio Euganeo contro la Reggiana.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Alessandria e Cittadella 32, Bassano 31, SudTirol 29, FeralpiSalò 28, Pavia 27, Pordenone e Reggiana 25, Cremonese, Cuneo e Padova 23, Pro Piacenza 22, Giana Erminio 21, Lumezzane 19, Mantova e Renate 15, AlbinoLeffe 11, Pro Patria 7.
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della diciassettesima giornata: Alessandria-Padova 1-1 (Altinier (Pd) al 19′ pt, Marconi (Al) al 15′ st), Cittadella-SudTirol 2-3 (Chiaretti (Ci) al 2′ pt, Tulli (St) al 1′ st, Cia (St) al 9′ st, Litteri (Ci) al 15′ st, Gliozzi (St) al 38’st), Bassano-Reggiana 1-0 (Iocolano (Ba) al 43′ st), Giana Erminio-Pordenone 1-2 (Cattaneo (Pn) al 12′ pt, Mandorlini (Pn) al 28′ pt, Perna (Ge) al 45′ st), Cuneo-Cremonese 0-0, Pavia-FeralpiSalò 2-2 (Tortori (Fs) al 36′ pt, Cesarini (Pv) su rigore al 41′ pt e al 23′ st, Tortori (Fs) al 31′ st), Pro Piacenza-Lumezzane 1-0 (Rantier (Pp) al 11′ st), Pro Patria-Renate 0-1 (Florian (Re) al 29′ st). Oggi, ore 20.00 AlbinoLeffe-Mantova.
Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 10 gennaio: primo allenamento coi Biancoscudati per il nuovo acquisto Andrea Sbraga.