Live 24! Padova, è il grande giorno dell’Appiani: consegnato alla città lo storico tempio del calcio

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Ore 21.30 – (Il Piccolo) La batosta subita domenica allo stadio Penzo di Venezia, ampiamente messa in preventivo considerate le premesse, ha messo a nudo quale sia il valore attuale della rosa dell’Unione Triestina 2012. Sia chiaro, questo Venezia avrebbe vinto agevolmente anche con la Triestina di inizio stagione, ma è ovvio che con lo schieramento attuale la formazione allenata da Doardo difficilmente riuscirebbe ad acciuffare la salvezza. La nuova proprietà pare esserne consapevole. Purtroppo i tempi in cui si è chiusa l’operazione in tribunale non hanno consentito di intervenire in una certa maniera sul mercato, se non per operazioni tutto sommato marginali (gli arrivi di Dalla Riva, Abrefah, Loperfido e il portiere Vezzani). Per ora l’unico step è che i giocatori, oltre a viaggiare comodamente assieme, hanno potuto disporre di tute sociali e divise nuove: certo, cose scontatissime nelle altre società, ma qui non lo era più da tempo. Ma ora si attendono passi avanti sul piano sportivo: la proprietà assicura che i veri rinforzi arriveranno dalla Lega Pro e per questo bisognerà attendere dal 2 gennaio in poi, quando aprirà il mercato dei professionisti. Ma cosa serve alla Triestina per raggiungere una tranquilla salvezza? Allo stato attuale parecchie cose. Il settore difensivo è quello messo meglio, visto che tra Piscopo, Andjelkovic e all’occorrenza Di Dionisio, la fascia centrale è abbastanza coperta, mentre sulle fasce i baby Crosato (assente a Venezia per influenza), Ciave, Dalla Riva ed eventualmente Miani, consentono una certa copertura, anche se un buon terzino di fascia sarebbe comunque utile. Dalla cintola in su la situazione è invece molto problematica. Se si vuol giocare col 4-4-2, servono assolutamente almeno due esterni, perché al momento è toccato a Ciave adattarsi all’occorrenza a Venezia. Ma anche in mezzo servono due centrocampisti di qualità e quantità, perché ora ci sono solamente Abrefah, Spadari, Loperfido ed eventualmente Di Dionisio: troppo poco per un reparto fondamentale. E poi c’è l’attacco, dove l’unica punta in rosa è Giordani, finora affiancato dal volonteroso ma acerbo Volk. Anche qui, due punte attrezzate per la categoria sono necessarie. In pratica servirebbero sette giocatori, oltre mezza squadra, e qualcuno di questi dovrebbe possibilmente essere under per la solita regola dei quattro in campo. Calcolando bene anche il discorso portiere: perché Bonin è under, ma se si vuol far giocare Vezzani, che è un 1992, allora è necessario un altro baby in mezzo al campo.

Ore 21.00 – (Corriere delle Alpi) Vittoria meritata. Il Belluno conclude il girone di andata con un successo preziosissimo in casa della Liventina. I gialloblù avrebbero potuto chiudere i conti già nel primo tempo con le numerose palle gol create, ma i ragazzi di Vecchiato hanno dovuto soffrire fino alla fine, incassando anche una rete nel finale del secondo tempo che ha tenuto il risultato in bilico fino al triplice fischio, nonostante l’uomo in più da metà della prima frazione. «Abbiamo dominato la partita, alcuni episodi però ci sono girati male e abbiamo dovuto soffrire fino alla fine – commenta l’attaccante Antonio Acampora, autore del primo assist per il gol di Simone Corbanese – i tre punti conquistato sono meritati e fondamentali per affrontare le due settimane di stop del campionato. Il rimpianto che abbiamo è sicuramente quello di non essere riusciti a segnare la terza rete, che avrebbe chiuso il match, siamo stati però bravi allo stesso tempo a saper soffrire. Nel calcio bisogna saper fare anche questo». Liventina in dieci. Dal 23’ del primo tempo i padroni di casa hanno giocato con un giocatore in meno per l’espulsione del portiere Rossi, autore di un colpo di mano fuori area. «Giocare tanti minuti in dieci non è mai facile. La Liventina su questo si è dimostrata una formazione valida, che è stata capace di lottare fino alla fine. Sapevamo che non sarebbe stato facile portare a casa questa vittoria e siamo soddisfatti per esserci riusciti. Il mio gol annullato? Eh si, era fuorigioco, il guardalinee ha visto bene». 34 punti in 19 partite. Il Belluno, dopo una partenza difficile caratterizzata da quattro pareggi nelle prime quattro giornate, ha cominciato a macinare risultati raggiungendo la quarta posizione a pari merito con la Virtus Vecomp. «Ritengo che il Belluno abbia avuto un buon ruolino di marcia – commenta Acampora – i pareggi all’inizio danno fastidio perchè senza quelli avremmo potuto essere un paio di posizioni più avanti. Credo che comunque il bottino raggiunto sia più o meno quello che si aspettava il Belluno. La mia stagione fino ad ora? Posso e devo fare di più, vorrei finalizzare di più. in questa società l’ambiente è fantastico». Corbanese fermo a quota 99. Il capitano e bomber del Belluno con la rete messa a segno contro la Liventina è ad un passo da raggiungere la tripla cifra con la maglia gialloblù. La prima occasione per farlo sarà quella di mercoledì 6 gennaio in trasferta contro il Tamai. Programma allenamenti. Il Belluno ieri pomeriggio ha riposato e torna in campo oggi e domani. I gialloblù riposeranno dal 24 al 28 dicembre, poi torneranno al lavoro fino a Capodanno. Si riprenderà con gli allenamenti nuovamente il 2 gennaio.

Ore 20.30 – (La Provincia Pavese) Capace, esperto e vincente. Sono i tre aggettivi che il dg del Pavia, Nicola Bignotti, utilizza per presentare Fabio Brini, nuovo allenatore degli azzurri. Un quarto – “concreto” – lo sottintende lo stesso mister marchigiano quando parla della caratteristica principale che dovrà avere la squadra: «Quali squadre mi sono piaciute di più? Il Milan di Van Basten e il Barcellona. Ma mi auguro che il Pavia abbia tanta concretezza, è la cosa più importante perché in campo ti permette di sfruttare ogni situazione». Un concetto che torna quando viene chiesto al mister cosa pensa di giocatori come Cesarini e La Camera: «Posso dare solo giudizi approssimativi, abbiamo fatto solo un allenamento e mezzo. Giocatori importanti? Tutti lo sono, ma se uno con un “nome” in campo cammina, diventa importante per andare a sedersi in tribuna». Convinto che il girone A della Lega Pro sia quello più tosto («l’anno scorso era il C, quello del Sud», e lui allenava il Benevento), Brini racconta di essersi accordato velocemente con il Pavia («ci siamo incontrati e la sera avevamo già l’intesa. Quando credo in quello che si dice in chi me lo dice, per me è già importante»). I programmi societari lo hanno subito convinto: «Cercare di raggiungere un obiettivo importante, portare in alto il Pavia, è già di grande stimolo per me e lo deve essere soprattutto per la squadra e per la piazza. Ma poi dobbiamo essere bravi noi, altrimenti si resta nell’anonimato». E quindi «per prima cosa la squadra deve credere in questo obiettivo. Essere in una città del nord tranquilla, con un pubblico tranquillo, spesso non dà stimoli, e allora bisogna essere convinti dentro. Sarà compito nostro creare gli stimoli e la forza che serve in ogni gara. La squadra deve avere cattiveria e concentrazione per tutta la partita. Queste sono le basi». Dopo aver visto il Pavia in video alcune volte, Brini ha assistito sabato dal vivo alla gara di Pordenone: «Si è già vista una differenza nell’atteggiamento della squadra, che ha risposto bene pur con i suoi difetti». Quali? Brini non si sbilancia: «Sicuramente mentali, per il resto bisogna aspettare. Ho trovato comunque una squadra che ha voglia di lavorare e che forse sente il bisogno di lavorare. L’unica nota stonata sono gli infortuni, che non permettono una valutazione completa. Ma per ottenere risultati servono giocatori e non si può avere una rosa ristretta, quindi è chiaro che si interverrà sul mercato». Lo si farà, assicura Brini, dopo un attento esame «e non solo per il gusto di acquistare». Ma c’è anche una certa fretta: «Senza aspettare il 31 gennaio, perché prima ci sono 4 gare da giocare». Con Imborgia «non abbiamo mai lavorato insieme, ma ci conoscevamo a distanza. Abbiamo già scambiato delle opinioni, anche con il dg Bignotti e con la proprietà». Si parla già di richieste di due difensori avuti a Benevento, Padella e Lucioni, e del bomber Eusepi pure lui ex giallorosso oltre che ex Pavia. «Parlare di giocatori in questo momento vuol dire bruciarli», glissa il mister. Ma a proposito di mercato l’ultima voce dà come possibile uno scambio tra Martin e Foglio del Mantova (altro ex azzurro) per la corsia sinistra. E il modulo? «Ho iniziato con il 3-4-3, quando pochi giocavano così, e abbiamo vinto il campionato ad Ancona. Bisogna sempre vedere che calciatori hai, ma in questo momento il 4-4-2 o se preferite il 4-2-3-1 è quello che dà equilibrio alla squadra, e questa è la cosa principale. Poi ci sono partite dove puoi avere l’esigenza di cambiare». Marcolini ha sbagliato in qualcosa? «Non sono in grado di rispondere. Purtroppo noi allenatori siamo sempre legati ai risultati, anche quando si lavora bene e con onestà. Però se si arriva a certe situazioni vuol dire che prima c’era qualcosa che non quadrava».

Ore 20.10 – (Gazzetta di Reggio) Dopo il pareggio casalingo di domenica con l’Alessandria i giocatori granata e mister Alberto Colombo possono godersi le feste di Natale con le loro famiglie. I giocatori saranno liberi fino a lunedì 28 quando si ritroveranno per alcuni allenamenti in scioltezza, poi un altro paio di giorni di permesso a Capodanno mentre dal 2 gennaio si tornerà a fare sul serio per preparare la trasferta di sabato 9 gennaio a Bassano (ore 17.30). Dopo i giorni di festa sarà importante ritrovare la concentrazione per affrontare una sfida molto difficile e decisamente già molto importante per il proseguo del campionato: una tappa importante per tentare l’agognata salto di categoria che tutto l’ambiente aspetta da anni.

Ore 19.50 – (Gazzetta di Reggio) Tempo di vacanze per i giocatori granata, ma non per il dg Raffaele Ferrara, cui spetta il compito di muoversi sul mercato, in accordo con la società e in costante confronto con il mister Alberto Colombo. Gli osservatori granata sono da tempo all’opera sui campi della Penisola in vista dell’apertura del mercato il 2 gennaio. Ferrara tiene, ovviamente , le carte ancora coperte, ma non manca di fornire qualche indicazione. Direttore Ferrara, con l’Alessandria sono emersi limiti in attacco e anche Colombo si è rammaricato per la mancata realizzazione delle tante occasioni da rete. Vuol dire che cercate un attaccante? «Ci sono stati i periodi, dopo alcune partite, dove tutti invocavano il difensore centrale. Adesso si pensa all’attacco per alcuni episodi sfortunati e un momento di alcuni così così. Faremo delle valutazioni, ma non si cambiano i giocatori appena qualcosa va male». A proposito della difesa, l’intervento sul mercato sembrava una priorità… «Ieri i fatti hanno confermato che nonostante l’assenza di Parola un centrale non serve. Il reparto difensivo è uno dei migliori del girone. Anche senza Sabotic ha giocato bene, tranne che in una partita, poi il reparto si è assestato. Domenica Sabotic ha fatto una bella partita, ma anche Frascatore ha preso confidenza nel ruolo di centrale. E non dimentichiamoci che De Biasi ha fatto bene e tornerà Parola. Dunque per me non serve un difensore centrale». Sugli esterni invece? «In quel ruolo c’è qualcosa da fare, non perché Siega e Mogos non stiamo facendo bene, ma perché sono in pochi». Come vi muoverete sul mercato? «Cerchiamo rinforzi di qualità per i ruoli dove siamo meno numerosi. Poi, come detto da tutti, per ogni entrata importante dovrà esserci un’uscita». Come ha visto la Reggiana contro l’Alessandria? «Come previsto con le grandi ce la giochiamo. Indipendentemente dal risultato, ce la siamo giocata con tutti. Domenica a livello di occasioni ne abbiamo avute più noi». Manca una partita alla fine del girone d’andata. Un primo bilancio? «Abbastanza positivo. Siamo in un torneo con squadre che hanno fatto investimenti importanti. Con un po’ di fortuna e qualche aggiustamento possiamo competere fino alla fine. Sarebbe bello ripetere il campionato dell’anno scorso». Cosa si augura per il 2016? «Spero che la squadra possa dare ai tifosi le soddisfazioni che anche ieri hanno dimostrato di meritare. Noi stiamo lavorando per restare il più in alto possibile. Sappiamo che è difficile, ma sappiamo anche che ce la possiamo giocare con ogni squadra. Spero anche in un pizzico di fortuna in più nel girone di ritorno».

Ore 19.30 – (Gazzetta di Mantova) Dopo il pari interno contro la Pro Patria la truppa biancorossa è a riposo. I giocatori trascorreranno in famiglia le festività natalizie e si ritroveranno al Martelli lunedì 28 dicembre. La settimana che porterà al Capodanno vedrà i giocatori impegnati in allenamenti doppi fino al 30 (31 e 1 gennaio di riposo). Il tutto per preparare al meglio la sfida esterna con l’Albinoleffe che chiuderà il girone d’andata. La Lega Pro intanto ha ufficializzato la data e l’orario della prima giornata del girone di ritorno. Il Mantova sarà impegnato in trasferta allo stadio Città di Meda contro il Renate sabato 16 gennaio alle 15. Nella gara d’andata, quella che ha aperto l’anno biancorosso, arrivarono tre punti grazie allo spunto nella ripresa di capitan Gaetano Caridi. Proprio il Tano potrebbe essere uno degli “acquisti” più importanti del mercato di riparazione. Il suo rientro, previsto per la fine di gennaio, darà una soluzione offensiva in più a Javorcic. Tornando alla squadra la situazione più delicata da monitorare in questo periodo è sicuramente quella di Francesco Ruopolo. L’attaccante ex Reggiana sta giocando ormai da circa 2 mesi con un fastidioso risentimento al ginocchio. La sosta arriva a pennello perché gli permetterà di non caricare ulteriormente e di smaltire parte dell’infiammazione. Non preoccupano invece le condizioni di Gonzi, uscito malconcio dal match di sabato. Per l’esterno una semplice botta, sarà regolarmente a disposizione alla ripresa degli allenamenti.

Ore 19.10 – (Gazzetta di Mantova) Non sarà una finestra di mercato semplice per il Mantova. C’è da rispettare la quota dei 24 giocatori in lista, c’è da ottimizzare le cessioni (non solo con degli scambi) e soprattutto c’è da trovare dei giocatori in grado di alzare il tasso tecnico della squadra che attualmente sarebbe costretta a giocarsi i playout per evitare la retrocessione in serie D. Il ds Pelliccioni si è confrontato con mister Javorcic: è stata stilata una lista di priorità e in vetta c’è la necessità di acquistare un attaccante. C’è stato un sondaggio per Stefano Pietribiasi, ex biancorosso attualmente al Bassano. La società giallorossa non sembra intenzionata a cederlo, ma mai dire mai. Soprattutto perché il Mantova potrebbe offrire ai veneti lo scambio con Matteo Momentè (richiesto anche dalla Pistoiese). Altro nome interessante è quello di Pietro Tripoli che in questi mesi si è allenato con la Cremonese dopo l’esperienza in B con l’Ascoli. Il top sarebbe raggiungere un giocatore del calibro di Saveriano Infantino, classe 1986 che con la Carrarese sta facendo vedere ottime cose (8 reti messe a segno in 11 partite). Per sistemare le corsie esterne la dirigenza ha attivato diversi canali, il principale riguarda il Lecce dove gioca Francesco Lo Bue che potrebbe essere scambiato con Gabriele Puccio. Si tratta di un laterale destro con corsa e buona visione di gioco. Trattativa aperta anche con il Pavia. L’idea è quella di uno scambio per avere Marco Martin (terzino sinistro, ai biancazzurri andrebbe Valerio Foglio).

Ore 18.50 – (Gazzetta di Mantova) Mai come quest’anno il mercato di riparazione del Mantova sarà complicato, pieno di insidie, movimentato. Questo perché la classifica piange e perché la dirigenza, dopo la contestazione della tifoseria, ha pubblicamente affermato di voler cambiare radicalmente la rosa per risalire la china. Il ds Alfio Pelliccioni dovrà darsi da fare, ma non sarà semplice. Pelliccioni, il 2015 biancorosso va in archivio con tanti punti di domanda. Si aspettava un avvio così difficile? «Sinceramente no. In estate avevo qualche dubbio sul gioco di mister Maspero, diverso rispetto a quello dell’anno precedente. Detto questo però il valore della squadra, sulla carta, era rassicurante per gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Evidentemente ci siamo sbagliati». Come si spiega l’involuzione di questa squadra? «Alcuni giocatori non stanno rendendo a pieno. Ci sono state difficoltà, infortuni, il cambio di allenatore… tanti fattori, ma adesso è inutile guardare al passato». Allora parliamo di futuro. La sosta è arrivata e tra poco si aprirà ufficialmente il mercato. «Sicuramente dovremo fare degli interventi decisi per cambiare il corso della stagione. Prima di tutto dobbiamo concentrarci sulla punta. Per il resto gli obiettivi sono un centrocampista e un terzino. In attacco poi abbiamo delle difficoltà e per questo potrebbe arrivare anche un secondo giocatore dalle doti spiccatamente offensive». Bisogna però tenere conto della regola sui 24 giocatori in rosa imposta dalla lega. «Noi abbiamo un posto libero, poi dovremo muoverci attraverso degli scambi e delle cessioni». La lista dei partenti pare già compilata. Da Foglio a Momentè passando per Beretta, Anastasi e Puccio. «Dobbiamo ancora definire chi metteremo sul mercato, ma una cosa è certa: La priorità mia, del mister e di tutta la società è la salvezza del Mantova. Questa cosa viene prima di tutto, quindi se qualcuno non vorrà andare via verrà inevitabilmente messo fuori rosa». Vi siete dati dei tempi precisi per agire sul mercato? «Puntiamo a chiudere almeno per attaccante ed eventuale esterno prima della trasferta a Bergamo (contro l’Albinoleffe lunedì 11 gennaio alle 20, ndr). Però ci vuole attenzione». In che senso? «Nel senso che il mercato di gennaio è sempre molto delicato. Per fortuna noi possiamo contare su una società solida che è pronta ad investire. Un’apertura importante nei confronti della squadra e della piazza». Le indicazioni di Javorcic saranno importanti. Come si trova con il tecnico? «Con Ivan c’è un rapporto ottimo, è una persona di grandi valori e lavora tanto. Forse gli manca un po’ di esperienza, ma sa di calcio e questo è importante. Ci stiamo muovendo in sintonia». La tifoseria è delusa e ha contestato la squadra. Cosa si sente di dire alla piazza? «Che serve fiducia e che la società sta dimostrando di voler fare del proprio meglio per questa realtà. È normale che ci sia delusione. In questi anni a Mantova però ho visto che quando la tifoseria è compatta e sostiene il gruppo le cose funzionano. La gente deve capire gli sforzi della società e stargli vicino».

Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Utenti-tifosi web divisi nel giudizio sul comportamento di Alex Pederzoli. Ne prendiamo uno in rappresentanza di ciascuna posizione. «Pederzoli – dice Marco De Sibio – continua la sua collezione di gialli e rossi. Chissà cosa pensa di vincere accumulandoli. I piedi sono buoni, ma il resto?». Smussa gli angoli Alessandro Scarabattola: «Ha fatto una stupidaggine, ma è l’unico che oltre a costruire demolisce il gioco altrui». Prova a mettere d’accordo tutti Cristian Canzian, che non discute le doti tecniche del regista. «Sicuramente – sottolinea – non ha mantenuto una categoria maggiore proprio per i suoi limiti di carattere». Gilbo abbandona l’argomento, cambia obiettivo e punta sulle scelte di Tedino in difesa: «Lasciando i difensori più capaci in panca, può succedere di prenderne un paio». Tanti però sono i fan di Bruno. «Altissimo profilo di professionalità – sentenzia Bruno Pilotto -. Bravo mister. Siamo ancora ottavi, molto bene. Forza Pordenone». Si accodano Vane Ragogna («Io adoro questo tecnico») e Paola Perissinotti («Grande allenatore»). Tutti comunque convinti che gennaio sarà il mese del ramarro.

Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) La premessa è doverosa: se a Ferragosto qualcuno avesse proposto un Pordenone ottavo con 22 punti a Natale, tutti avrebbero firmato. Eppure la sconfitta con il Pavia (0-2) nell’ultima gara del 2015 ha lasciato il popolo neroverde con l’amaro in bocca per come è maturata, dopo una gara tutta all’attacco, per gli errori commessi in difesa e davanti, e per la sciocchezza di Pederzoli (applauso ironico al direttore di gara), costata a lui il rosso e al Pordenone l’opportunità di giocare a ranghi completi. IL SILENZIO DI BRUNO – Mauro Lovisa ha detto chiaro e pubblicamente quello che pensa del gesto di Pederzoli. «Un applauso che non mi è piaciuto. Giusto il rosso. Adesso verrà multato». Più freddo Bruno Tedino. «Cosa gli ho detto? A caldo – rivela – nulla. Avrei corso il rischio di sbagliare anch’io. Del resto Alex aveva capito da solo di aver fatto una cavolata. Inoltre certi discorsi vanno fatti a quattro occhi, con calma. Io non credo – aggiunge il tecnico – che gli allenatori “con gli attributi” siano quelli che sbraitano e sbattono porte. Si può lasciare il segno anche con quattro parole dette a mezza voce». In giornata sapremo quale punizione subirà il regista dal giudice sportivo per non essere riuscito a controllarsi. PRIMO BILANCIO – Archiviato per il momento il caso Pederzoli, Tedino fa un mini bilancio della situazione del ramarro prima della pausa, a una giornata dal termine dell’andata. «Non posso che essere soddisfatto – afferma -, soprattutto se torno ai giorni del raduno, iniziato il 26 luglio con un organico incompleto e in formazione. Tanti giocatori sono arrivati durante il ritiro, altri dopo. Siamo riusciti a fare gruppo presto e a crescere in fretta». Sono giunte così le vittorie su Albinoleffe (1-0) e Pro Patria (4-1), un’imbattibilità durata sino al 24 ottobre (ottava giornata, 0-2 a Lumezzane), nonché un paio di risultati di prestigio, come il 3-0 rifilato al Bassano il 31 ottobre e il 4-1 a Reggio del 22 novembre. Nell’ultimo mese però la media punti è notevolmente calata per i ko di Salò (1-2), con il Cittadella (1-3) e sabato con il Pavia (0-2), mitigati solo dall’importante blitz di Cuneo (1-0). VOGLIA DI SFIDA – «Sì – concorda Tedino -, la vittoria piemontese è stata importante, perché ottenuta con una formazione d’emergenza, dopo un periodo difficile, a causa d’infortuni che ci avevano impedito di allenarci bene e con continuità. La gara di Cuneo è stata la dimostrazione di cosa può dare un gruppo che non ha paura di nessuno e ha continuamente voglia di sfide impossibili». Classifica giusta? «Ci mancano – conclude Tedino – i 2-3 punti buttati nelle trasferte a Piacenza (1-1) e Salò (1-2)».

Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) Certo, manca il gol. Ma nel 2016 il Pordenone si aspetta pure di recuperare due giocatori molto importanti nel settore arretrato: Andrea Ingegneri e Paolo Marchi. Per quasi tutto il girone d’andata, infatti, i due centrali non sono praticamente scesi in campo. Davvero mai il primo, ex Bassano, complice anche un infortunio e una ripresa un po’ lenta. Il secondo, ex Como, aveva iniziato la stagione ai box, poi ha recuperato, collezionando 6 presenze di fila da titolare, fermandosi nuovamente per un problema alla caviglia. La morale? Il Pordenone sinora si è affidato a un’unica coppia di centrali, il difensore puro Stefani e l’adattato Pasa. E qui bisogna ringraziare la versatilità di quest’ultimo, capace di destreggiarsi al top sia in mezzo sia in terza linea. Ma proprio perché Pasa rende al massimo nel cuore del campo, lo staff auspica di recuperare per i primi di gennaio Marchi e di avere al top Ingegneri. L’ex Inter, infatti, è un patrimonio tecnico notevole e da valorizzare al meglio nella seconda parte della stagione. Nelle gare in cui è stato impiegato in mezzo ha fatto vedere un talento e una visione di gioco nettamente di categoria superiore: non è un caso se le partite con Renate, Pro Patria, Cremonese e Alto Adige, quattro delle cinque in cui Pasa ha ricoperto il ruolo di mezzala, sono state tra le migliori in assoluto della squadra di Tedino. Se non sotto il profilo dei risultati, senza dubbio a livello di prestazione. Se il giovane trevigiano avesse continuato a giocare in mezzo nel periodo in cui è esploso De Cenco, cioè dal Bassano in poi, cosa avrebbe potuto fare il Pordenone? Lo staff vuole scoprirlo nel nuovo anno. Ecco che la sosta è fondamentale per sistemare anche questo tassello. Considerazione finale: con i giocatori da recuperare, da reintegrare del tutto, e quindi con questi margini di crescita interessanti, forse potrebbe non essere necessario intervenire nel mercato di gennaio.

Ore 17.30 – (Messaggero Veneto) Il Pordenone chiede di più dai suoi attaccanti in fatto di gol. La lettera che Bruno Tedino – leggasi dichiarazioni post-Pavia – consegna a Babbo Natale è questa. Il tecnico, per il nuovo anno, confida in un maggiore cinismo negli ultimi 16 metri da parte delle sue punte. Un desiderio testimoniato dai fatti: oltre a De Cenco («Non può essere solo lui a risolvere la situazione», aveva detto), autore di 8 reti, e inseriamoci anche Filippini (4 gol), gli altri hanno portato davvero poco alla causa in termini realizzativi. Nel 2016 servirà il loro contributo. La situazione. Si parta dai punti di forza. L’accoppiata De Cenco-Filippini ha messo a segno 12 reti. Un buon bottino. Caio ha fatto gol tra la seconda e la dodicesima giornata, quella di Reggio Emilia. Proprio al Mapei Stadium è andato per la prima volta in buca il trequartista bresciano, realizzando una doppietta. Dopodiché si è ripetuto a Salò e a Cuneo. Degli altri 9 centri, due portano la firma di Pederzoli; i restanti 7 sono di altrettanti giocatori. E tra questi, solo tre portano la firma degli attaccanti: Cattaneo, in gol con la Pro Patria, Strizzolo, in rete col Mantova e Finocchio, a segno con l’Alto Adige. Ecco, in particolare a questi tre si chiede un maggiore contributo in area di rigore. Sinora non l’hanno potuto fare per vari motivi. Finocchio è stato fermo metà girone d’andata, Strizzolo ha un po’ subìto l’esplosione di De Cenco. Cattaneo ha fatto segnare, è stato devastante fino alla gara con l’Alessandria, poi si è spento accusando un calo di forma. Le ultime due partite con Cuneo e Pavia l’ala comasca le ha giocate con il solito sacrificio, ma senza la sua brillantezza e vivacità. La sosta servirà soprattutto a loro per ritrovare le energie e pungere così nella seconda parte del torneo. Potrà dare un contributo anche Valente, molto positivo nei finali di gara, anche se ancora a secco in termini di gol. L’arma in più. E da gennaio 2016 il Pordenone conta di avere un’arma in più, oltre a Finocchio, Cattaneo e Strizzolo. Si tratta di Riccardo Martignago. L’attaccante trevigiano deve solo crescere di condizione, considerato che era ai box dallo scorso giugno. E di fatto si è appena ambientato, visto che ha giocato due spezzoni di partita e nulla più. Se questi giocatori riusciranno a incidere in zona gol, il Pordenone può crescere ulteriormente e arrivare molto velocemente alla certezza matematica di mantenere la Lega Pro.

Ore 17.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Era «debitore» nei confronti del Venezia di una risposta all’altezza, oltre che della sua carriera, dei gradi di co-capitano che la società gli affidato in tandem con Soligo. Matteo Serafini è tornato e ha fatto dimenticare alla sua maniera, con i gol e la corsa a tutto campo, le giornate di squalifica (4) scontate nel girone di andata appena concluso dal team arancioneroverde a -1 dalla capolista Campodarsego. «Al di là delle dimensioni dei successi su Giorgione e Triestina (6-0 e 6-1, ndr) è bello poter dire che a ripagarci del nostro lavoro sono state in primis le prestazioni – analizza il 37enne bresciano -. Sul piano personale posso dire che star fuori, seppur per l’espulsione amara con l’Este, mi è servito per rigenerarmi mentalmente e fisicamente». Per Serafini, 11 reti all’attivo in 15 presenze, quella contro la Triestina è stata la quarta doppietta dopo quelle rifilate a Luparense, Sacilese e Tamai. «Arrivare in questo modo al giro di boa, con 44 punti e il gap ridotto da tre ad un solo punto sarà per noi un ottimo punto di partenza. Il Campodarsego fa gare di livello, farà di tutto per restare dov’è ma naturalmente crediamo in una rimonta che sarà ancor più possibile se commetteremo meno passi falsi possibile». Con la Triestina è filato tutto liscio, con il Venezia sul 4-0 dopo 25′. «Merito nostro, gli avversari ci sono e l’abbiamo pagato anche sulla nostra pelle, quindi fare gol subito è fondamentale sempre e comunque. Di positivo c’è che tutti stiamo trovando la porta, c’è un grande spirito di squadra con un costante aiuto reciproco nelle varie zone del campo». Per Serafini mister Favarin ha studiato una collocazione stabile nel terzetto alle spalle della prima punta, contro Giorgione e Triestina quel Carbonaro che ha risposto con due doppiette di fila salendo a 9 reti in campionato. «Il 4-2-3-1 ci consente di sfruttare di più l’ampiezza sugli esterni e il possesso palla. Anche con Favaretto avevamo raggiunto buoni picchi di qualità, soprattutto all’inizio, ora però riusciamo meglio nell’uno contro uno e nel dai e vai per attaccare gli spazi. Bene così, la testa però è già alla sfida dell’Epifania con il Dro (ore 14.30 al Penzo».

Ore 17.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Il titolo di campione d’inverno del girone C di serie D è andato al Campodarsego. Ma il Venezia prenota il sorpasso. La capolista, pur chiudendo imbattuta il girone, ha mostrato qualche cedimento e domenica è stata fermata sul 2-2 dal Mestre. E adesso per gli arancioneroverdi la distanza dalla vetta è ridotta ad un punto soltanto. «Onore al Campodarsego — è il commento del direttore sportivo Giorgio Perinetti — ma noi abbiamo un obiettivo da raggiungere a maggio, per rispettare un impegno che ci siamo presi con i tifosi e con la città. E dopo quanto visto nelle ultime partite non posso che essere fiducioso». La vittoria di domenica al Penzo sulla Triestina (6-1 il risultato) non lascia spazio a dubbi: con 12 gol segnati nelle ultime due partite gli arancioneroverdi stanno confermando sul campo di avere tutti i numeri per raggiungere il vero obiettivo, che è quello di vincere il campionato e salire in Lega Pro. Chiudere a 44 punti con il miglior attacco e la miglior difesa (43 gol fatti, 11 subiti) ma non ritrovarsi in testa alla classifica è quantomai singolare. «E’ stato un girone d’andata un po’ particolare. Noi abbiamo certamente avuto una flessione coincisa con tre partite, Abano, Tamai, Este, nelle quali abbiamo pagato anche alcuni episodi. Ma vedo — osserva Perinetti — che ci sono tutte le condizioni per fare bene. La squadra, anche grazie ai nuovi innesti, è di qualità. I ragazzi hanno voglia di fare bene e lo stanno dimostrando. Al di là dei gol segnati nelle ultime partite, trovarsi sul 4-0 dopo 25 minuti è indice della giusta mentalità. Anche se l’avversario era indubbiamente in difficoltà, la squadra ha avuto il giusto approccio. Significa che sta lavorando bene». Ora per gli uomini di Favarin ci sarà la sosta natalizia e dopo l’allenamento di oggi si fermeranno fino a dopo Natale, riprendendo lunedì 28. Mercoledì 30 è in programma un test con il Real Martellago.

Ore 16.50 – (La Nuova Venezia) Un anno in altalena per il Venezia, vissuto prima tra timori e paure fino all’estate, poi tra rinnovato entusiasmo e grandi obiettivi. Dal dissesto russo agli investimenti americani, la perdita della Lega Pro con la prospettiva di ritornarci a maggio poggiando su solide fondamenta. «Facile sostenere che il 2015 si deve dividere in due parti ben separate tra loro» è l’analisi del direttore generale Dante Scibilia, «a fine luglio siamo rinati in tutti i sensi, è partito un progetto nuovo che in cinque mesi ha già sortito qualche risultato anche fuori dal campo, ma sappiamo che c’è tantissimo da fare. C’è il rammarico di aver perso la categoria, ma adesso c’è un bel progetto. Meglio essere in serie D con le prospettive attuali che in Lega Pro nella situazione economica di un anno fa». Se la gestione Korablin in laguna si è esaurita a fine giugno con la mancata iscrizione, il crollo non è stato improvviso. «I sentori li abbiamo avuti già a marzo, ma c’erano le rassicurazioni della proprietà» ricorda Scibilia, «abbiamo cominciato ugualmente a guardarci intorno già in quel periodo, ed è stata una fortuna, altrimenti a luglio sarebbe stata un’impresa quasi impossibile. In estate abbiamo raccolto quanto seminato nei mesi precedenti con alcuni imprenditori interessati a far ripartire il calcio veneziano. In quei giorni è stato anche fondamentale l’operato dell’amministrazione comunale. Il sindaco Brugnaro è stato celere nel verificare la consistenza economica delle persone interessate e a fare la scelta in tempi rapidi. E’ stato un esempio di come istituzioni e società sportive possano lavorare insieme». Dopo l’intermezzo della presidenza Daniels, è arrivato Joe Tacopina. «Ha portato una ventata di entusiasmo che ci serviva, voglia e grinta, grande determinazione in tutte le sue azioni, oltre alla mentalità americana. Coinvolgendo tutti nel suo progetto. Il Venezia Football Club è una società concreta, alcuni interventi sono stati fatti, la nuova sede e la sistemazione del Penzo, c’è anche il nuovo progetto del centro sportivo al Taliercio, i programmi del settore giovanile con i tecnici, ma anche con le scuole». Venezia partito per dominare il campionato ma alla sosta alle spalle del Campodarsego. «Io credo che il Venezia abbia fatto la corsa che doveva, non si potevano vincere tutte le partite, ma abbiamo chiuso il girone d’andata con 43 punti. «Abbiamo trovato una squadra che ha corso un po’ più forte di noi. In pratica ripartiamo quasi alla pari, un punto in meno con 19 partite da giocare, è davvero molto poco. Onore, comunque, al Campodarsego, che finora ha disputato una stagione eccezionale». Chi temeva la partenza rallentata, si sbagliava. «Tutti temevamo l’avvio, con una squadra rifatta dalle fondamenta, invece la fase critica è arrivata a metà girone d’andata. È anche vero che se le partite fossero terminate al 90’, il Venezia avrebbe 7 punti in più, vedi la sconfitta con l’Este e i pari di Abano e Tamai». Ha fatto parlare l’esonero di Paolo Favaretto. «Una scelta dolorosa, difficile, ma da fare in quel momento. Era da qualche settimana che si avvertiva un’atmosfera strana, e come sempre, il primo a pagare è l’allenatore. La scossa con Favarin c’è stata, la squadra ha ripreso a giocare, imponendosi non solo per la superiorità tecnica, ma anche per grinta e determinazione». Mercato ancora aperto? «La rosa è ampia e ben assortita, ma sulle questioni tecniche c’è Perinetti, un valore aggiunto per questa società per esperienza e competenza».

Ore 16.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) E adesso si fa dura. Dopo la pesante sconfitta subita a Chiavari con l’Entella il Vicenza è scivolato in zona playout ma a preoccupare maggiormente sono le prestazioni abuliche e prive di mordente che la squadra di Pasquale Marino sta mostrando. «Adesso siamo in difficoltà — ammette con onestà Lorenzo Laverone — stiamo faticando più dal punto di vista mentale che altro, la realtà è che non riusciamo a giocare come vorremmo. Il momento è delicato e ne siamo consapevoli, per cui non ci resta altro che stringere i denti e dare tutto quello che abbiamo per trovare una vittoria che ci darebbe morale e anche un po’ di fiducia nei nostri mezzi. Ora affrontiamo il Latina, una partita che vale molto e che non possiamo sbagliare per nessun motivo». Al Menti finora il Vicenza ha battuto solo l’Ascoli ed è proprio in casa che la squadra ha finora fallito in maniera abbastanza evidente. «Se in otto gare davanti ai nostri tifosi ne abbiamo vinta solo una e pareggiate sei, significa che abbiamo fatto troppo poco e i risultati di conseguenza ci hanno dato torto — spiega Laverone — purtroppo qualcosa finora è mancato anche perché, nella scorsa stagione, il nostro stadio era un autentico fortino: lì abbiamo struito la risalita dai bassifondi della classifica fino alle primissime posizioni». E proprio le mancate vittorie davanti al pubblico amico hanno portato il Vicenza a scendere in classifica, dopo che i biancorossi erano sempre stati nella parte sinistra della graduatoria. E adesso è necessario che il gruppo capisca il momento e entri subito nella mentalità di chi deve lottare per la permanenza in categoria. «Adesso dobbiamo ritrovarci e dare il massimo per venire fuori da questa situazione e dobbiamo farlo al più presto perché la serie B non aspetta e, quando cadi, risalire non è mai facile. Per questo contro il Latina non possiamo sbagliare, dobbiamo tornare alla vittoria». Dopo la brutta sconfitta di sabato scorso a Chiavari la società aveva mandato la squadra in ritiro, ma il giorno dopo il gruppo ha chiesto ed ottenuto che la viglia del match contro il Latina segua l’iter abituale delle altre gare. Una scelta che è stata considerata dalla dirigenza biancorossa come una assunzione di responsabilità alla vigilia di una partita molto importante. «Noi ce la metteremo tutta per tornare alla vittoria — sottolinea Laverone — dovremo cercare di non ripetere gli errori che abbiamo commesso nelle ultime gare, giocare il nostro calcio ma sviluppandolo con maggiore concretezza davanti alla porta avversaria. Ora conta solo il risultato e dovremo cercare di portare a casa i tre punti. A tutti i costi».

Ore 16.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Tanta qualità, forse persino troppa, un trequartista (Misuraca) schierato sulla linea dei due incontristi, un primo tempo negativo, un secondo positivo. E un punto all’Euganeo che ha un valore ben superiore ad altri pareggi conquistati, considerato che era stato il Padova, prima del doppio infortunio a Niccolini e Neto Pereira, ad aver tenuto maggiormente il pallino del gioco in mano. Sugli scudi, oltre a Michael Fabbro autore del gol dell’1-1, anche Gianvito Misuraca e Marcello Falzerano, assolutamente una spanna sopra tutti gli altri. E il Bassano guarda avanti con fiducia: «Siamo operai e diamo sempre tutto — sorride Fabbro, al secondo gol consecutivo — abbiamo giocato una buona partita contro un grande avversario. Nel primo tempo il Padova ci ha messo in difficoltà, poi siamo usciti noi e abbiamo meritato il pareggio. Peccato non aver vinto, volevamo fortemente i tre punti, sono contento per il gol ma speravo di vincere. Il pareggio, per quanto visto nel secondo tempo, ci sta stretto viste le occasioni capitate a Iocolano e Barison». Misuraca ha giocato ancora come interno di centrocampo, salvo avanzare sulla linea dei trequartisti al momento dell’ingresso in campo di Proietti. La sua è stata una prestazione eccellente. «Merito la B? Io sto bene a Bassano — sorride l’ex Vicenza — ho trovato un ambiente positivo che mi aiuta a esprimermi al meglio. É stata una partita complicata, giocata a viso aperto e il pareggio alla fine rispecchia l’andamento dei 90 minuti. Dispiace per il primo tempo, siamo andati sotto e abbiamo faticato a riprenderci. Nella ripresa, invece, abbiamo dimostrato di essere superiori e abbiamo avuto due grandi occasioni per vincerla». Adesso la pausa di campionato per le festività imminenti e il mercato. La società ha chiarito che non prenderà un altro attaccante per sostituire Germinale, visto che Maistrello è segnalato sulla strada del recupero.

Ore 15.50 – (Corriere del Veneto) Il Campodarsego è campione d’inverno nel girone C della serie D. Alzi la mano chi, a inizio stagione, lo avrebbe previsto. Certo, il 2-2 casalingo con il Mestre ha lasciato l’amaro in bocca ma nonostante il Venezia (6-1 alla Triestina al Penzo) si sia fatto sotto a un punto (45 punti a 44), la matricola di Antonio Andreucci può essere orgogliosa di quanto fatto. «Niente da rimproverare ai ragazzi – sorride l’allenatore della squadra padovana – siamo campioni d’inverno senza aver mai perso una partita. Penso che nessuno a inizio anno avrebbe potuto immaginare una cosa simile. Essere rimasti imbattuti è una bellissima cosa, siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto sinora. E il merito va ascritto esclusivamente a questi splendidi ragazzi, che stanno facendo un lavoro meraviglioso e che meritano tutti i complimenti che ci stanno arrivando. Non so dire dove e come finiremo la stagione, ma posso assicurare che ce la metteremo sempre tutta, fino alla fine».

Ore 15.35 – Qui Appiani: fischio finale, 16-1 con rete conclusiva di Aperi.

Ore 15.30 – Qui Appiani: gol della bandiera per la Polizia di Stato.

Ore 15.25 – Qui Appiani: 15-0 grazie ai gol di Mazzocco, Petrilli, Cucchiara e Bottalico.

Ore 15.15 – Qui Appiani: 11-0 il risultato, già a segno Cunico (doppietta), Giandonato e Bottalico.

Ore 15.05 – Qui Appiani: inizia il secondo tempo.

Ore 14.55 – Qui Appiani: fine primo tempo, Padova avanti 7-0. Tripletta di Bearzotti e doppiette per Cunico e Cucchiara.

Ore 14.35 – Qui Appiani: Biancoscudati già sul 4-0, doppietta di Cunico e reti di Bearzotti e Cucchiara.

Ore 14.10 – Qui Appiani: iniziata la sfida tra il Padova e la Polizia di Stato. Biancoscudati in campo con Favaro; Dell’Andrea, Dionisi, Fabiano, Anastasio; Turea, Giandonato, Ramadani, Bearzotti; Cucchiara, Cunico.

Ore 13.50 – Qui Appiani: termina la cerimonia col taglio del nastro.

Ore 13.45 – Qui Appiani, presentati i libri di Paolo Donà “Terzo Posto” sul Padova del 1957/58 e di Guido Barbato “Vinca il migliore? Speriamo di no!” su Nereo Rocco.

Ore 13.42 – Qui Appiani, Gianfranco Bernabei (questore di Padova): “È un onore essere qua oggi, iniziative come questa hanno un valore specifico altissimo!”.

Ore 13.40 – Qui Appiani, Stefania Fochesato (presidente “Città della Speranza”): “Lo stadio Appiani restaurato è uno spettacolo, ed è un onore che questa presentazione sia stata dedicata ai nostri piccoli pazienti ed alla nostra Fondazione”.

Ore 13.37 – Qui Appiani, Roberto Bonetto (ad Calcio Padova): “Ringrazio i fratelli Vecchiato e Bergamin per aver investito in questo impianto, e siamo onorati di averlo a disposizione! Per molti ragazzini del nostro settore giovanile e della Scuola Calcio è un sogno giocare all’Appiani. Abbiamo sistemato l’Appiani, a breve ci verrà dato il Plebiscito, chissà che non ci sia il due senza il tre… Buon Natale a tutti!”.

Ore 13.35 – Qui Appiani, ingegner Marco Biasin e architetto Mirco Carlin: “Inizialmente ci sembrava più difficile come intervento ma dopo le prove di carico le risposte sono state più che oneste! L’Appiani è davvero un monumento perché è vincolato alla Sovrintendenza dei Beni Culturali. Il parapetto è della Sunglass e dona prestigio ai lavori. Il parterre è stato riempito in erba sintetica su idea del presidente Bergamin. Fare una tribuna simile a questa dall’altra parte? In questi mesi ci sono venute molte idee a riguardo, ma le dimensioni di questa gradinata consentirebbero di realizzarne una simile o anche più grande, anche se dipende da molteplici fattori. Il presidente ha molte idee a tal proposito…”

Ore 13.30 – Qui Appiani, Giuseppe Bergamin (presidente Calcio Padova/Sunglass): “Mi sono fatto coinvolgere volentieri dai fratelli Vecchiato! Ho tanti ricordi dell’Appiani e mi piace pensarlo come la casa ideale per i nostri ragazzi del settore giovanile. E mi auguro che in futuro l’Appiani possa tornare ad essere la casa del Calcio Padova! Invito l’assessore a fare da portavoce col sindaco a riguardo…”.

Ore 13.25 – Qui Appiani, Sandro e Michele Vecchiato (InterBrau): “Ringraziamo Michele Toniato, perché è il primo che ci ha contattato. Noi siamo riconoscenti verso questo territorio e noi abbiamo pensato di ricambiare con un’operazione che faccia il bene di Padova e dei suoi cittadini”.

Ore 13.20 – Qui Appiani, Cinzia Rampazzo (Assessore allo Sport del Comune di Padova): “Uno stadio di calcio non deve avere la pista d’atletica e deve avere le tribune vicino al campo, quindi questo è uno stadio di calcio! Ringrazio la Sunglass e l’Interbrau per l’aiuto ed il supporto, aggiungeremo 50.000 euro per il completamento della curva sud di questo monumento della città di Padova”.

Ore 13.15 – Qui Appiani: inizia la cerimonia, moderata da Stefano Edel de “Il Mattino di Padova”.

Ore 13.10 – Qui Appiani: tutto pronto per la consegna dell’Appiani alla città.

Ore 12.50 – (Gazzettino) Cremonese-Cittadella era l’ultima gara dell’anno solare: da domenica sera i giocatori granata sono in vacanza. La squadra tornerà ad allenarsi agli ordini di Venturato lunedì pomeriggio 28 dicembre, alle 14.30. Il programma fino alla ripresa del campionato (sabato 9 gennaio il Cittadella ospiterà il Sudtirol al Tombolato) prevede sedute di allenamento e due amichevoli, con un solo giorno di riposo, il primo dell’anno. I granata durante le festività natalizie affronteranno il Campodarsego mercoledì 30 dicembre alle 14.30, quindi domenica 3 gennaio alla stessa ora l’Abano.
Alla ripresa dei lavori dovrebbe tornare in gruppo anche Donazzan, da qualche tempo alle prese con la pubalgia, mentre saranno da valutare le condizioni di Iori e Litteri, usciti nel corso della partita di Cremona. Iori salterà comunque la prossima gara di campionato per squalifica.

Ore 12.40 – (Gazzettino) Prima ci ha pensato Enrico Alfonso con le sue parate a tenere in corsa il Cittadella. Poi è salito in cattedra Andrea Paolucci che al momento giusto ha piazzato la zampata vincente, mandando ko la Cremonese e confermandosi centrocampista completo che sa coniugare qualità (tanta) e quantità. Il ventinovenne pescarese non ha una grande dimestichezza con il gol (due centri è il suo record stagionale, raggiunto in maglia granata nella stagione 2013-14 in serie B, e con l’Andria nel 2010-11 in Prima Divisione). Quest’anno ha già fatto meglio dell’ultimo, e il primo sigillo in campionato è una “bomba” da tre punti, per usare un termine in voga nella pallacanestro, un gol che vale vittoria e primato in classifica. «Era l’obiettivo che ci eravamo prefissati di raggiungere. Il Cittadella voleva vincere a Cremona per riprendersi quanto aveva lasciato una settimana prima, perdendo immeritatamente in casa con il Feralpisalò». Tutto come doveva essere nei programmi della società. La meta da raggiungere non è un segreto. «Il Cittadella ha disputato un buon girone di andata, manca l’ultima partita da giocare, dopo la sosta natalizia, ma possiamo dire di aver fatto vedere buone cose in questi mesi». Cos’ha fatto la differenza a Cremona? «Sapevamo che era una partita difficile, contro un avversario ostico e molto fisico, ma la forza del nostro gruppo l’abbiamo evidenziata in diverse occasioni e si è vista pure allo “Zini”. Anche con un uomo in meno non abbiamo mollato di un centimetro: sappiamo di essere forti e volevamo questi tre punti. Il Cittadella ha quindi stretto i denti nel momento più delicato dell’incontro e atteso la ripartenza giusta, quella che ha portato al mio gol». Che ha letteralmente fatto esplodere la panchina granata. Quando il pallone ha gonfiato la rete tutti i componenti sono schizzati in campo ad abbracciare Paolucci prima ancora che il giocatore arrivasse sotto la panchina. Anche questo testimonia la forza e l’armonia del gruppo, unito e coeso. Se ne è avuta una ulteriore conferma a metà del secondo tempo, nei minuti più difficili dell’incontro, dopo l’espulsione di Scaglia che ha lasciato la squadra in inferiorità numerica sotto la pressione esercitata dalla Cremonese. «Nell’arco della stagione affronteremo ancora momenti come questo, ci saranno avversari difficili sulla nostra strada, da superare puntando sul nostro collettivo prima ancora delle individualità». A Cremona il Cittadella ha avuto anche quel briciolo di fortuna che era mancata contro il Feralpisalò. Un tocco con il braccio di Schenetti in area è stato giudicato involontario dall’arbitro Prontera. «Dal campo non ho visto bene, a velocità naturale è difficile scorgere certi particolari se non sei vicino all’azione o il protagonista dell’episodio. Non saprei cosa dire, se non che le polemiche ci saranno sempre, da una parte o dall’altra. Quando capiterà a noi dovremo essere bravi a rialzare la testa e guardare avanti, qualsiasi cosa possa succedere in campo». L’1-0 di Paolucci farà passare un buon Natale a tutti. «Sono contento perché mi rendo conto di aver siglato un gol pesante e importante. Rende felice il sottoscritto ma prima ancora l’intera squadra, che ha fatto tanti sacrifici per arrivare in alto in classifica. Adesso godiamoci queste feste». Gli auguri a tutti i tifosi granata li fa Lucas Chiaretti sul proprio profilo Instagram: «L’obiettivo di chiudere l’anno per primi è stato raggiunto e adesso possiamo passare un Natale sereno».

Ore 12.30 – (Mattino di Padova) Il regalo vero se lo sono fatti in campo. Il primo gol in questo campionato di Andrea Paolucci, in dieci contro undici in casa della Cremonese, è valso al Cittadella il quarto successo esterno della stagione (solo la Feralpi ha fatto meglio, inanellandone 6) e il ritorno in testa alla classifica della Lega Pro. Qualche giorno prima del match, che ha chiuso il 2015 granata, di doni ne erano però girati anche in spogliatoio, come racconta lo stesso Paolucci. «Per carità, piccoli oggetti simpatici: pupazzetti, tazze, cose così. Li abbiamo messi in una scatola chiusa, con i nomi dei destinatari segnati, ma senza che si sapesse da chi provenisse il regalo». E a lei cos’è toccato? «Un topolino di peluche che ripete alcune frasi che dico di frequente». Ad esempio? «Questo è il tuo anno. È un’espressione che rivolgo spesso ai compagni, per prenderli in giro. E ho pure capito chi è stato a farmi il regalo: Manuel Iori». La festicciola interna è una ulteriore dimostrazione di quanto il gruppo sia unito. «Sì, proprio così. E la vittoria allo Stadio Zini ne è una prova. Non sarà facile per nessuno spuntarla a Cremona. Certo, ci ha aiutato un pizzico di buona sorte, perché anche i padroni di casa hanno avuto le loro occasioni, ma alla fine credo che sia importante sapersela propiziare, la fortuna. E noi ci siamo riusciti, resistendo con un uomo in meno e continuando a proporci in attacco». Quasi quasi dispiace che sia arrivata la sosta di campionato… «La pausa è arrivata nel momento giusto. Abbiamo speso molto nelle ultime giornate e avevamo bisogno di ricaricare le pile. E poi ci permetterà di recuperare gli infortunati». Lei come trascorrerà questi giorni? «Sono a Volos, in Grecia, con mia figlia Calliope e mia moglie Vasiliki, che è di queste parti, per festeggiare la nascita del nostro nipotino. Ci resterò sino a Santo Stefano per poi presentarmi alla ripresa». Ripresa in programma lunedì 28 dicembre. In campionato i granata torneranno a giocare sabato 9 gennaio, ricevendo il Sudtirol alle 15. Prima disputeranno un paio di amichevoli: mercoledì 30, alle 14.30, con il Campodarsego, e domenica 3 gennaio, alla stessa ora, con l’Abano, sempre al Tombolato. Per quanto riguarda Iori (ricaduta dell’infortunio al polpaccio) e Litteri (affaticamento muscolare all’inguine), usciti anzitempo nel match di Cremona, le loro condizioni non sembrano preoccupare lo staff medico. Entrambi rimarranno a riposo sino alla ripresa. Iori, peraltro, salterà la gara con il Sudtirol perché squalificato.

Ore 12.20 – (Corriere del Veneto) Pillole sparse di giornata: dopo il blitz di Cremona in dieci contro undici sono stati concessi sette giorni di riposo. Riposo strameritato per il Cittadella, che si ritroverà al lavoro al Tombolato il 28 dicembre per la ripresa degli allenamenti. Da valutare le condizioni di Manuel Iori e Gianluca Litteri, usciti acciaccati dalla trasferta allo Zini. Non dovrebbe trattarsi di infortuni seri, ma è bene attendere il verdetto degli accertamenti a cui entrambi si sottoporranno nei prossimi giorni. Cuneo-Cittadella verrà disputata il 17 gennaio 2016 alle ore 14, mentre sul mercato non verranno fatte operazioni in entrata, mentre le uniche variazioni potrebbero esserci in uscita se qualcuno fra i cosiddetti scontenti chiederà di essere ceduto. Ma per adesso nulla sembra poter turbare la tranquillità della città murata, tanto più che Roberto Venturato è uscito vincitore sul campo della sua ex squadra dopo una prestazione tutta cuore e testa e, perché no, pure con un pizzico di fortuna che non guasta mai. «Chiudiamo la prima parte del campionato in testa — esulta l’allenatore granata — questo ci dà morale e consapevolezza e passeremo sicuramente un Natale con il sorriso sulle labbra. Abbiamo margini di miglioramento, c’è ancora molto lavoro da fare. La vittoria è importante e vincere a Cremona non è facile. Venivamo da una partita con 14 tiri realizzati e nessuna rete segnata, allo Zini siamo stati fortunati e ci è bastato quell’episodio». Venturato è contento, ma sa bene che la strada da compiere è ancora lunghissima. «Il campionato rimane equilibrato e tirato — ammette — nessuna squadra è stata in grado di vincere più gare consecutive, sappiamo bene che non esistono partite facili. Abbiamo dieci giorni circa per recuperare le energie di questo girone d’andata. Da qui in poi ogni partita sarà un “dentro o fuori”, servirà il massimo impegno da qui alla fine della stagione».

Ore 12.00 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “La panchina è corta, urge intervenire”) Doveroso cominciare con un affettuoso “in bocca al lupo” a Daniel Niccolini, anche se quello che gli è capitato domenica fa parte dei rischi del mestiere. C’è però da restare sereni perchè la forza d’animo che il difensore sta dimostrando in queste ore lo aiuterà a ritornare in campo più grintoso che mai. Quanto alla squadra e alla prestazione con il Bassano, avversario di qualità, il giudizio rimane sospeso a metà. Ottimo il primo tempo per gioco, applicazione e compattezza. Più ombre che luci invece nella ripresa, sia per colpa degli infortuni che hanno messo fuori causa in rapida successione Niccolini e Neto Pereira, e sia per l’atteggiamento troppo remissivo esibito dai biancoscudati dopo i cambi. Di sicuro Pillon ha pensato un po’ troppo presto a rafforzare gli ormeggi, lasciando l’iniziativa agli avversari, ma anche i giocatori subentrati hanno palesato qualche limite di troppo. Segno che la panchina del Padova non è pienamente all’altezza della categoria. Qualche esempio? Dell’Andrea e Cucchiara non sono mai stati impiegati, di Amirante si sono perse le tracce, Anastasio è inesperto, Bearzotti e Ramadani ci mettono sempre tanta volontà senza però quasi mai lasciare il segno. Se a ciò aggiungiamo che Giandonato non sembra rientrare nei piani di Pillon (anche domenica che mancava Corti non ha visto il campo) il quadro è completo. La finestra invernale di mercato arriva al momento giusto per correggere il tiro e dare alla squadra una dimensione a tutti gli effetti più competitiva.

Ore 11.50 – (Gazzettino) Lo spavento è stato grande anche per suo padre Maurizio che era allo stadio. «Lui è un uomo di calcio, essendo legato al settore giovanile della Fiorentina, e perciò ne ha visti di ragazzi che si sono fatti male, ma quando capita a un figlio è tutta un’altra cosa. Anche lui non è riuscito a dormire». Naturalmente non sono mancati gli attestati di affetto, tra i quali anche quelli di Carmine Parlato. «È venuto a trovarmi a casa. Ma ho ricevuto più chiamate in queste ore che in tutta la mia vita, e mi ha fatto piacere. Mi hanno fatto gli auguri anche persone che non sentivo da due-tre anni, e gente che non conoscevo». Anche la società gli ha fatto sentire la sua vicinanza. «L’amministratore delegato Bonetto è venuto in ospedale domenica, oggi (ieri, ndr) mi hanno telefonato il presidente Bergamin, il direttore sportivo De Poli e l’allenatore Pillon. Mi hanno messo a disposizione tutto per fare le cose nel migliore dei modi, ma non avevo dubbi al riguardo. Ringrazio tutti per gli attestati di stima e di affetto che ho ricevuto. Quanto al Padova, sono sicuro che continuerà a fare bene».

Ore 11.40 – (Gazzettino) Intanto c’è da fare i conti con il dolore alla gamba, e la notte tra domenica e lunedì nella sua abitazione padovana è passata praticamente in bianco. «È stata insonne un po’ per tutto: il dolore, il gesso non è comodo per dormire e il pensiero che stavo facendo una buona partita. Dispiace, però ormai è successo e bisogna andare avanti. È il mio primo grave infortunio, meglio prenderlo con il sorriso invece di buttarsi giù di morale». Niccolini ripercorre la dinamica dello scontro di gioco fortuito con Petkovic che è stato fatale. «L’ho anticipato di esterno destro, ma mi è rimasto piantato a terra il piede sinistro e lui mi ha preso con la coscia. È partito tutto, ho sentito subito che la gamba andava per i fatti suoi. Lì per lì è stato più lo spavento del dolore, che ho iniziato a sentire quando il nostro medico sociale ha raddrizzato il ginocchio dato che l’osso tibiale era girato dall’altra parte. Quando ero a terra ho visto che sono venuti anche i compagni, ma non mi sono neanche reso conto di chi c’era. Il destino ha voluto così, ripeto devo prenderne atto e guardare al futuro con serenità».

Ore 11.30 – (Gazzettino) «Ora il mio pensiero è quello di operarmi il prima possibile e iniziare la riabilitazione per cercare di accorciare i tempi di recupero». Pensa positivo Daniel Niccolini, anche perché è nella sua indole non abbattersi di fronte alle difficoltà. Vittima domenica di un grave infortunio alla gamba sinistra (lesione del legamento collaterale mediale, con distacco dell’osso tibiale), ieri pomeriggio il difensore si è sottoposto a risonanza magnetica e oggi, con un’automobile messa a disposizione dal club biancoscudato, raggiungerà Perugia dove alle 16 ha appuntamento dallo specialista Cerulli: l’intervento chirurgico sarà programmato ad Arezzo o Roma probabilmente domani, giorno tra l’altro del suo trentatreesimo compleanno. «Il primo step è sistemare l’osso tibiale, poi se dalla risonanza risulterà qualche altro problema vedremo. L’intervento è da fare presto, penso già mercoledì. Vorrà dire che quest’anno farò il compleanno in sala operatoria, ma l’importante è risolvere la questione il prima possibile. Tempi di recupero? Se fosse solo il mediale si parla di due-tre mesi, bisogna però appunto vedere se c’è dell’altro. Il mio auspicio è tornare a disposizione prima della fine del campionato, se tutto va bene potrebbe essere tra fine marzo e aprile».

Ore 11.20 – (Gazzettino) Vacanze di Natale alle porte per i biancoscudati, che da domani fino a lunedì prossimo potranno trascorrere qualche giorno di relax in famiglia. La ripresa della preparazione è fissata per martedì 29 alle 14.30 alla Guizza, giorno che segna l’avvio alla marcia di avvicinamento alla ripresa del campionato che nell’ultima giornata del girone d’andata vedrà il Padova impegnato sabato 9 gennaio 2016 sul campo dell’Alessandria. Il programma della preparazione prevede sedute tutti i giorni, eccezione fatta per il primo giorno del nuovo anno. Al momento nessuna amichevole è fissata in calendario, sarà Pillon a dare eventuale indicazione in tal senso. Con il calcio giocato ai box, decollano le questioni legate al mercato in vista dell’apertura della finestra invernale a gennaio. Proprio questa mattina sarà fatto una prima disamina nel faccia a faccia tra il tecnico e De Poli: dopo tre partite Pillon si è fatto un’idea di cosa serve alla squadra e insieme al direttore sportivo faranno il punto della situazione, per poi riferire alla società. Di sicuro servirà almeno un difensore centrale alla luce dell’infortunio di Niccolini, e già domenica era uscito in sala stampa il nome del padovano Salviato, anche se De Poli smentisce («Mai parlato di lui»).Tornando alla squadra, Neto Pereira effettuerà una risonanza per fare luce sul fastidio muscolare che domenica l’ha costretto a chiedere il cambio.

Ore 11.10 – (Gazzettino) Nel mezzo un ulteriore appuntamento all’insegna dell’amarcord, con la presentazione di due libri che rievocano gli anni d’oro del Padova di Rocco. Quello di Paolo Donà, intitolato “Terzo posto. Tifo collection”, fa rivivere, giornata dopo giornata, lo straordinario campionato di serie A 1957-58, con foto di ogni gara, gli articoli dei giornali e le testimonianze dei protagonisti. Guido Barbato nel libro “Vinca il migliore? Speriamo di No!” racconta nel suo complesso questo periodo, il più alto della storia biancoscudata. Tornando allo stadio, la sua nuova e accattivante veste è frutto della sponsorizzazione da parte della Birra Antoniana dei fratelli Sandro e Michele Vecchiato e della collaborazione della Sunglass, l’azienda del presidente biancoscudato Giuseppe Bergamin che ha realizzato il parapetto di vetro della tribuna. Un ruolo importante nel raggiungimento di questo traguardo è stato ricoperto anche da Michele Toniato, presidente della precedente Commissione consiliare sport, che per primo ha preso a cuore la questione Appiani, avviando il percorso della ristrutturazione con gli sponsor attraverso un bando. «All’inizio è stata una scommessa che avevo deciso di fare con me stesso e con la città. Ci sono voluti tre anni di duro lavoro: riunioni, telefonate, incontri, bozze di progetto e studi e tutto si sbloccò dopo avere ottenuto dalla Soprintendenza la certezza che il glorioso stadio non sarebbe stato demolito. Mancava solo il passaggio in Giunta per l’avvio dei lavori e rivendico con orgoglio ognuno di questi momenti. A questa mia felicità si accompagna l’amarezza per non essere stato invitato alla cerimonia di consegna dei lavori, ma sono convinto che i tifosi sappiano che senza il nostro impegno oggi non ci sarebbe nulla da festeggiare».

Ore 11.00 – (Gazzettino) Bepi Pillon, ora alla guida del Padova, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta indossava la maglia biancoscudata in un Appiani gremito che ribolliva d’entusiasmo nonostante la squadra militasse in C2. Emilio Da Re nella sue otto stagioni all’ombra del Santo in quel terreno di gioco ha vissuto numerosi momenti epici come la partita pareggiata 0-0 con il Parma il 29 maggio 1983 davanti a 23 mila persone che ha regalato la promozione in serie B. Claudio Ottoni è stato a sua volta protagonista di tante sfide epiche all’Appiani, tra cui il famoso 4-3 sul Barletta del 9 giugno 1991, con il sogno serie A sfumato sette giorni dopo a Lucca, o due anni dopo l’inutile successo di rimonta per 3-2 sull’Ascoli, ancora non sufficiente per salire nel gotha del calcio italiano, impresa riuscita dodici mesi dopo e concisa con l’addio all’impianto di via Carducci avvenuto con la sfida contro il Palermo finita 0-0 il 29 maggio 1994. Tutti e tre, ognuno con il proprio carico di ricordi ed emozioni, saranno oggi tra i testimoni dell’evento che regala nuova vita all’Appiani, grazie ai recenti lavori di ristrutturazione della tribuna ovest. Il taglio del nastro avverrà alle 13, presenti il Sindaco Massimo Bitonci e l’assessore allo sport Cinzia Rampazzo. Alle 14 si svolgerà un’amichevole tra Padova e Polizia di Stato il cui ricavato sarà interamente devoluto alla Città della Speranza. I biglietti costano 5 euro e sono disponibili ai botteghini dell’Appiani.

Ore 10.40 – (Mattino di Padova) E le scelte di Pillon contro il Bassano, unite alle dichiarazioni pubbliche rese dallo stesso tecnico dopo la gara , «Deve convincermi Manuel che posso contare su di lui», invitano a pensare che la gerarchia di gradimento del tecnico segua quest’ordine: affinchè arrivi un altro mediano, almeno uno di questi deve fare le valigie. Discorso diverso per l’attacco, dove fino ad ora ci sono stati due giocatori che non sono mai stati utilizzati: il giovane Cucchiara e Salvatore Amirante. Difficile immaginare che uno dei due possa rimanere. L’attaccante che arriverà sarà la spalla ideale per Neto e Altinier, con Cunico subito dietro. La buona notizia. In una domenica già nera per il crack di Niccolini, un piccolo raggio di luce: per Neto Pereira dovrebbe essere scongiurato il rischio di un serio guaio muscolare. «Sembra si tratti di una contrattura», rivela De Poli. «Ha sentito un piccolo crampo al muscolo, e si è fermato. Faremo un’ecografia per vedere se ci sono problemi, ma credo non si tratti di nulla di grave».

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) «È logico che in questo momento sarebbe da stupidi non riconoscere che la priorità ce l’ha il reparto difensivo. Ma ritengo anche che questa formazione abbia bisogno di innesti in tutti e tre i reparti. Rimane ferma la nostra considerazione: i nuovi acquisti possono essere fatti solo se qualcuno dei nostri trova un’altra sistemazione». Le ipotesi. Il Padova, se Pillon concorderà con le valutazioni del ds e la società darà il suo benestare a investire nuovamente per puntellare la rosa, andrà alla ricerca di almeno quattro elementi. Due difensori, un centrale simile per ruolo a Niccolini, ma magari con caratteristiche diverse, e un terzino che possa fungere anche da centrale, un giocatore simile a Dionisi, per intenderci. Poi si cercherà un centrocampista, e un attaccante. In mezzo al campo, dopo il cambio di modulo e il passaggio al 4-4-2 di Pillon, sono rimasti in cinque a giocarsi due posti: Bucolo, Corti, Mazzocco, Ramadani e Giandonato.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Il calciomercato del Padova comincia oggi, con poco meno di due settimane di anticipo sulle date ufficiali. Perché se la finestra invernale di trasferimenti aprirà solo il 4 gennaio (e chiuderà alle ore 23 del primo febbraio), già da questa mattina, quando il direttore sportivo Fabrizio De Poli e mister Bepi Pillon si incontreranno per discutere della situazione della squadra, si cominceranno a mettere nero su bianco le linee guida della campagna acquisti biancoscudata. Una campagna costretta, dall’ultimo infortunio occorso a Niccolini, ad essere ancora più massiccia. La situazione. Il difensore centrale fiorentino ne avrà per mesi: se il Padova sino a domenica avrebbe avuto bisogno di un centrale difensivo, visto che l’argentino Gorzelewski non è mai stato a disposizione per i noti problemi di tesseramento, ora deve mettersi a cercarne due. Ma non solo: «Io dico che questa è una squadra che va valutata a 360 gradi», spiega il direttore sportivo, Fabrizio De Poli.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Ha il timore che la sua stagione possa essere già finita? «Diciamo che nella dinamica dello scontro forse sarebbe anche potuta andare peggio. Lazar mi ha colpito sulla coscia, e per questo mi si è spostato il ginocchio. Se mi avesse preso più in basso, se mi fossi rotto tibia e perone, probabilmente i tempi di recupero sarebbero stati più lunghi». L’ha detto anche suo padre Maurizio: lei non perde mai l’ottimismo. «Sono fatto così. E poi ad aiutarmi ci sono stati i tanti messaggi e le chiamate di incoraggiamento che ho ricevuto. Domenica sera è venuto a trovarmi anche mister Parlato: mi ha detto di star tranquillo, che sono cose che capitano. Ma io già lo sapevo: ormai che è successo, piangersi addosso non serve a nulla». Come trascorrerà queste feste natalizie? «Spero che l’intervento venga fatto già prima di Natale, così poi potrò andare tranquillo a casa, a Firenze. E poi, a inizio gennaio, deciderò con la società dove seguire le terapie e la riabilitazione. Spero di tornare in campo il prima possibile, più forte di prima. Perché questa squadra e questa città ormai sono parte di me. E poi il mio soprannome è la roccia: ho anche una reputazione da rispettare».

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) È la prima volta che le capita un infortunio così grave? «In pratica sì, perché fino ad ora l’intervento più importante che avevo subìto era stata una pulizia della caviglia. Si parla di sei anni fa, quando giocavo a Rovigo: avevo una piccola calcificazione e decisi di farmi operare. Ma andai sotto i ferri a fine campionato, per l’inizio del ritiro estivo ero già in piedi». Che sensazioni ha, stavolta? «Sinceramente non lo so: oggi mi vedrà il dottore, se ci fosse solo la frattura tibiale potrei anche tornare in campo in due o tre mesi, ma non so cosa aspettarmi. Se ci fosse qualche altro danno, accetteremo quello che verrà». Come sta vivendo questo momento? È abbattuto? «No, alla fine penso che siano cose che succedono, che purtroppo fanno parte del mestiere. Mi dispiace molto, perché proprio domenica stavamo vincendo e stavo facendo vedere che in questa squadra posso dire la mia. È andata così, l’unico mio obiettivo ora è sapere che cosa sia successo davvero al mio ginocchio, operarmi il prima possibile, e poi capire i tempi di recupero».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Il giorno dopo, probabilmente, fa ancora più male. Non tanto per il dolore fisico, che pure è molto più forte delle prime ore successive all’infortunio, quanto più per quello morale: Daniel Niccolini contro il Bassano ha preso un ceffone in pieno volto, che l’ha scaraventato fuori dal campo e dal clima gioioso che al Padova, nelle ultime settimane, si ricominciava ad avvertire. Oggi pomeriggio, a Perugia, il difensore biancoscudato sarà visitato dal professor Giuliano Cerulli, luminare della chirurgia del ginocchio, che deciderà tempi e modi del suo intervento. E se domenica sera, al pronto soccorso del Policlinico Universitario, Niccolini era riuscito anche a mostrare un timido sorriso, ieri il confronto con la realtà è stato duro: «Come sto oggi? Abbastanza male», ci ha confidato il difensore fiorentino, il giorno dopo il terribile crack. «Il ginocchio si è gonfiato, e ora sento parecchio dolore».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) I lavori (costati più di 150mila euro) sono stati finanziati interamente dalle aziende Interbrau e Sunglass e dovrebbero prevedere anche un secondo stralcio che metta a norma la parte sud della tribuna per arrivare a una capienza attorno al migliaio di spettatori. Inoltre sono stati rifatti anche i bagni e rinforzati i muri di sostegno. La cerimonia delle 13, alla quale parteciperanno il sindaco Bitonci e l’assessore allo sport Rampazzo, potrà essere utile anche per capire quale sarà il futuro dello stadio, per quel che riguarda soprattutto la vecchia struttura della gradinata est, inagibile ormai da più di vent’anni. Dopo la cerimonia, alle 14, ci sarà un’amichevole tra il Padova e la squadra dell’UGL Polizia di Stato. L’ingresso è a pagamento, con il biglietto al prezzo di 5 euro (botteghini dell’Appiani aperti dalle 12.30) e il ricavato destinato alla fondazione Città della Speranza. L’amichevole segna anche l’ultima sgambata della squadra biancoscudata prima delle vacanze natalizie. Cunico e compagni godranno di una settimana di riposo e si ritroveranno alla Guizza martedì 29.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Sono passati più di tre anni dal bando lanciato dall’allora presidente della commissione sport del Comune di Padova, Michele Toniato, e dall’assessore Umberto Zampieri, per cercare finanziatori che volessero ristrutturare lo stadio Appiani. Dopo qualche ritardo, lunghe attese per il parere della Sovrintendenza e alcune modifiche ai lavori, l’impianto è finalmente pronto, e con una cerimonia in programma oggi a partire dalle 13, verrà riconsegnato all’amministrazione comunale. A dir la verità lo stadio è agibile già da fine settembre, vi gioca la Primavera biancoscudata e il San Precario, e alcuni appassionati e curiosi hanno già potuto ammirarne i lavori. In questi ultimi due mesi, tuttavia, è stato rifatto il look anche alla curva sud. La parte più affascinante resta senza dubbio la tribuna ovest, quella centrale, che ha visto l’installazione di nuovi seggiolini (a formare lo stemma bianco e rosso del Comune di Padova), e di 20 grandi pannelli rievocativi della storia dello stadio. Eliminate completamente le barriere tra spalti e campo, sono stati installati dei parapetti in vetro con un piccolo parterre di erba sintetica che separa il terreno di gioco dalla tribuna.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) «Mi candido perché voglio fare qualcosa di buono per questo mondo, del quale negli ultimi tempi si è parlato più nelle aule dei tribunali che sulle cronache calcistiche. Per me – spiega Pagnozzi, già commissario della Figc nel 1996 e sfidante di Malagò nella corsa al Coni – è una sfida e in questi 12 mesi vorrei far sì che per la Lega Pro nasca la stagione della garanzie. Dodici mesi, perché tanti sono quelli che ci separano da qui al rinnovo delle cariche federali, per cercare di ricostruire un clima di armonia andato perduto e mettere fine alle litigiosità che hanno caratterizzato gli ultimi anni. La Lega Pro – insiste Pagnozzi che promette la convocazione degli Stati Generali della terza serie tra marzo e aprile – ha bisogno di ricostruirsi l’immagine con nuove regole che permetta a tutti i suoi attori di recuperare una credibilità oggi compromessa». Pagnozzi rigetta poi le critiche di quanti lo ritengono espressione della vecchia classe dirigente: «Dei tre candidati io sono sicuramente il più nuovo in quell’ambiente». Per l’outsider Paolo Marcheschi «le società di Lega Pro sono una ricchezza per i territori che non va dispersa. Quello a cui punto – osserva il subcommissario uscente – è rendere autonoma la LegaPro, attraverso un progetto che riesca a trovare sostegno ben oltre i diritti tv, in modo da alimentare quella ricchezza per l’Italia che è rappresentata dalle squadre di calcio di una categoria da sempre legata ai propri territori». Gabriele Gravina ha invece condensato in 144 pagine le sue «Idee per il cambiamento», un programma, spiega, «completo e non utopico». «Bisogna abbandonare la stagione dell’ipocrisia. Basta con quelli che io chiamo pozzangheristi – attacca Gravina che poi libera il campo da chi insinua che ci possano essere accordi politici con Claudio Lotito («Con me non ha nulla a che vedere»)».

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Dopo quasi vent’anni la Lega Pro farà definitivamente scendere il sipario sull’era Macalli, l’incontrastato deus ex machina della terza serie finita nel pantano delle aule giudiziarie, degli scontri assembleari, dei bilanci bocciati, del calcioscommesse e, alla fine, per scelta quasi obbligata, dell’arrivo del commissario straordinario. Tre i candidati oggi in corsa, a guidare quella che una volta era la Serie C, il serbatoio del calcio giovanile, ma anche azionista pesante del Consiglio Figc (ha il 17% dei voti e come tale rappresenta un possibile ago della bilancia nelle elezioni federali): all’assemblea di Firenze Gabriele Gravina, Paolo Marcheschi e Raffaele Pagnozzi. Dopo le dimissioni di Macalli, il primo sembrava favorito alla successione, con molti club che gli avevano assicurato l’appoggio. Poi le candidature di Marcheschi e, soprattutto, dell’ex segretario generale del Coni, sembrano aver rimescolato le carte. L’odg dell’assemblea convocata dal commissario straordinario Tommaso Miele recita per prima la discussione e l’approvazione del bilancio (bocciato due volte, ha portato addirittura all’apertura di tre inchieste), poi l’elezione del presidente. «Basta con i tribunali, torniamo al calcio», promette alla vigilia del voto Raffaele Pagnozzi.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Nei prossimi giorni Niccolini verrà sottoposto a un intervento chirurgico e i tempi di recupero si annunciano molto lunghi. Per Neto Pereira, invece, sono attesi oggi gli accertamenti con risonanza specifica. Si teme uno stiramento ma si spera in una contrattura: in questo caso ci sarebbe la concreta speranza di rivederlo in campo alla prima del nuovo anno, sabato 9 gennaio alle 15 ad Alessandria. In difesa sul taccuino ci sono diversi nomi: il più caldo è quello di Simone Salviato, al momento fuori lista a Bari. Pillon lo ha avuto a Livorno, può giocare sia centrale difensivo che esterno destro o sinistro, piace molto per la sua duttilità. Irraggiungibile Porcari (Perugia), c’è concorrenza anche su un altro ex Carpi, Emanuele Pesoli, conteso da Maceratese e L’Aquila. In attacco si segue Infantino, che sta per svincolarsi dalla Carrarese con una lunga fila di pretendenti alla porta. È calda anche la pista su Gianvito Plasmati, poco utilizzato a Catania. Per il centrocampo Giandonato è sul piede di partenza: il desiderio (reciproco) è quello di chiudere anticipatamente ma ingaggio e durata contrattuale sono ostacoli non facili da superare. Ci vorrà un colpo d’ala del suo agente, che si sta attivando per trovargli una sistemazione gradita.

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) La morale di una domenica comunque da ricordare: per un tempo si è visto il miglior Padova della stagione, con una prestazione senza macchia, gioco spumeggiante, sovrapposizioni, gol e difesa all’altezza di una big. Poi gli infortuni e due cambi discutibili, con lo stesso Bepi Pillon che ha ammesso nel dopo gara con grande onestà che, forse, non li rifarebbe. In particolare Ramadani per Neto Pereira, che di fatto ha aperto la strada al ritorno prepotente del Bassano e al pareggio firmato Michael Fabbro. «Anastasio l’avevo visto più pronto in settimana — ha spiegato l’allenatore trevigiano — per questo l’ho inserito. Pensavo di fare la cosa giusta mettendo Ramadani ma il campo ha rivelato che in realtà non era la scelta giusta. Dobbiamo essere contenti di aver fatto sette punti in tre partite e della crescita della squadra. Piano piano le cose le stiamo facendo, anche perché abbiamo domenica affrontato una squadra che ora sarebbe in serie B, se non ci fosse stata la vicenda Novara». Gli infortuni di Neto Pereira e Niccolini aprono, di fatto, un problema da risolvere subito. Soprattutto in difesa, visto che l’ex difensore del Pordenone, con ogni probabilità, ha visto terminare in anticipo la sua stagione e ci sono due soli centrali disponibili.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 32, Alessandria 31, Bassano 28, FeralpiSalò 27, Pavia e SudTirol 26, Reggiana 25, Cremonese, Cuneo, Padova e Pordenone 22, Giana Erminio 21, Lumezzane e Pro Piacenza 19, Mantova 15, Renate 12, AlbinoLeffe 11, Pro Patria 7.

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della sedicesima giornata: Padova-Bassano 1-1 (Favalli (Pd) al 26′ pt, Fabbro (Ba) al 38′ st), Lumezzane-AlbinoLeffe 2-0 (Nossa (Lu) al 31′ pt, Sarao (Lu) al 37′ st), Cremonese-Cittadella 0-1 (Paolucci (Ci) al 38′ st), Reggiana-Alessandria 1-1 (Marras (Al) al 24′ pt, Mogos (Re) al 34′ pt), Mantova-Pro Patria 1-1 (Capua (Pp) al 5′ st, Momenté (Mn) al 44′ st), Renate-Cuneo 1-0 (Napoli (Re) al 6′ pt), SudTirol-Pro Piacenza 2-1 (Rantier (Pp) al 27′ pt, Kirilov (St) al 40′ pt, Tait (St) al 47′ st), FeralpiSalò-Giana Erminio 0-2 (Marotta (Ge) al 2′ pt, Perico (Ge) al 19′ st), Pordenone-Pavia 0-2 (Malomo (Pv) al 24′ pt, Ferretti (Pv) al 17′ st).

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 21 dicembre: giorno di riposo dopo il pareggio col Bassano.




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