Live 24! Padova-Bassano, -5: allenamento pomeridiano, si comincia a pensare alla sfida di domenica

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Ore 22.20 – (Il Piccolo) Ieri pomeriggio, dopo aver fatto la sua comparsa in tribunale in mattinata, Marco Pontrelli (nella foto Lasorte con l’avvocato Dario Lunder prima dell’udienza) era già a Roma assieme a Pangrazio Di Piero: nessuna dichiarazione da parte sua, solo la soddisfazione di non aver visto fallire la Triestina e il desiderio di una vacanza dopo questo periodo turbolento. Pare che Pontrelli parlerà più avanti. Per quanto riguarda invece quella che dovrebbe essere la nuova proprietà, ieri mattina si era diffusa la voce di una conferenza stampa da tenersi entro qualche ora, che però non è mai stata convocata. Cosa peraltro comprensibile, visto che la fidejussione di 500mila euro deve essere consegnata oggi. Ma di certo, chi ha preso in mano le redini deve cominciare a schierare le sue pedine: dirigenza, staff tecnico e quant’altro, devono entrare subito in pista, anche perché se si vuol sistemare la rosa ridotta all’osso, restano solo due giorni alla chiusura del mercato dilettanti. Certo, poi si potrebbe attingere dagli svincolati e più avanti dai professionisti, ma intanto una sistemata va data.

Ore 22.10 – (Il Piccolo) Era il 17 novembre, quasi un mese fa: due giorni dopo l’annuncio di Pontrelli di aver venduto l’Unione Triestina 2012 a un imprenditore veneto, con l’assicurazione che alla ripresa degli allenamenti ci sarebbe stato al lavoro il nuovo staff tecnico, effettivamente sul campo di allenamento di Prosecco arrivano in quattro. Mantengono un misterioso anonimato, tanto che simpaticamente vengono ribattezzati i “visitors”: in teoria dovrebbero essere direttore sportivo, consulente (probabile responsabile del marketing) allenatore e preparatore atletico. I primi due hanno uno spiccato accento veneto, e si affrettano a chiarire che non c’è stata nessuna vendita e nessuna ufficialità sull’operazione, e che lo scopo della loro visita è solamente quello di prendere un primo contatto con la nuova realtà che potrebbe diventare la loro. In ogni caso confermano di essere venuti a Trieste raccogliendo l’appello del potenziale nuovo acquirente, ma anche per dare un segnale alla squadra e all’ambiente che le voci degli ultimi giorni non erano solo chiacchiere, ma che davvero si stava muovendo qualcosa. Una delle tante voci che impazzano sul web, mai confermate, li ricollega all’imprenditore agricolo veneto Renzo Corvezzo, ma quest’ultimo smentisce categoricamente non solo che siano suoi uomini, ma anche qualsiasi trattativa per l’acquisto della Triestina. Il gruppetto aveva detto che servivano un paio di giorni per verificare se ci sarebbe stato qualcosa di concreto. Ma non accade nulla e i quattro non si fanno più vedere per quasi un mese. Fino a domenica, quando in tribuna, a guardare la partita contro la Luparense, ci sono di nuovo loro. E assicurano che l’acquisizione della Triestina, da parte dell’imprenditore che li ha scelti come staff tecnico, è cosa fatta al 90%. Ieri arriva la conferma, perché evidentemente quell’imprenditore veneto è Silvano Favarato. E, come anticipato da loro domenica, si tratta di un nome che mai era uscito nella marea di ipotesi, voci e illazioni che erano state fatte in questo periodo attorno alla Triestina. Tutto merito, pare, di un lavoro sottotraccia fatto con grande abilità in questo mese, nel quale si è riusciti a tener nascosto il nome giusto tra cordate vere o presunte. E adesso finalmente, si spera, anche i “visitors” potranno rivelare la loro identità.

Ore 22.00 – (Il Piccolo) Dal Quinto alla Triestina. Dai 9mila abitanti dell’omonimo Comune alle porte di Treviso ai 200mila del capoluogo giuliano. Dalla Promozione a una piazza gloriosa che sogna di tornare fra i professionisti. Da una squadra che non è mai andata oltre l’Interregionale, alla leggendaria Alabarda che ispirò i versi di Saba e tenne a battesimo Cesare Maldini. Dal campetto di Dosson, dove la compagine del Sile è confinata quest’anno, allo stadio “Nereo Rocco”. Insomma, se il metro di paragone fossero le automobili, come passare da una Punto a una Ferrari. Almeno potenzialmente. Eppure Silvano Favarato, 61enne di Quinto, commerciante di veicoli industriali (multimarche) e collaboratore per due aziende navali turche, non ci ha pensato due volte. E da ieri mattina, oltre ad essere presidente del Quinto, è diventato anche proprietario della Triestina. Ad affiancarlo nell’operazione sono i turchi Berk Eksioglj e Mehmet Efe Orgun, che nel capoluogo operano nel trasporto e logistica navale. Figure di riferimento della Efe Project, sono in affari con Favarato nell’ambito strettamente lavorativo e, da un anno e mezzo, anche nel Quinto. Eksioglj, già vicepresidente del club rossoblù, potrebbe ricoprire la medesima carica a Trieste: ha ereditato la passione per il calcio dallo zio, ex dirigente del Besiktas. «Il calcio mi piace, voglio dimostrare che si può far bene anche senza avere i miliardi», commenta Favarato. «Tanti chiacchierano, io ho voluto parlare con i fatti». Perché proprio i giuliani? «A Quinto ti ridono dietro, qui è un altro mondo, una piazza da 200mila abitanti: ho ricevuto tante telefonate e in poche ore si sono proposti tre allenatori. Dal Comune di Quinto non ho avuto tanta soddisfazione e mi hanno costretto a emigrare a Casier. È la mia città, ci tenevo, ma il sindaco (Dal Zilio, ndr) non mi ha aiutato. Ora sogno di portare la Triestina in Lega Pro: vuoi mettere? E poi c’è l’aspetto lavorativo: a Trieste passo il 99% della mia vita, gli amici turchi mi daranno una mano». Il suo battesimo sarà domenica a Sant’Elena con il Venezia. Tacopina contro Favarato: chi l’avrebbe mai detto? E per il 27 dicembre è già in calendario un’amichevole al Rocco: Triestina-Quinto. Il nuovo patron degli alabardati non dimentica infatti le origini: «Il cuore resta a Quinto e manterrò la squadra con cui punto alla salvezza». Gli chiediamo se non sia un azzardo aver scommesso sulla Triestina: «Non la considero un’avventura, ma una bella cosa. I debiti sono abbastanza, ma ci sono persone che stanno lavorando per limarli. Il Quinto lo seguono in cinque, la Triestina ha 3-5mila tifosi. In uno stadio invidiato al mondo». La prima casalinga sarà il 6 gennaio con la Liventina: «Porto 4-5 giocatori, facciamo subito 5 risultati utili».

Ore 21.50 – (Il Piccolo) All’inizio il clima era da requiem. «Cosa dirò a mio figlio se la Triestina non c’è più», aveva detto un tifoso con gli occhi lucidi. Poi dopo mezz’ora dall’inizio dell’udienza, quando tutti meno se lo aspettavano, è arrivato in campo Silvano Favarato. All’improvviso è entrato nello studio del giudice a udienza già iniziata e ha appoggiato sulla scrivania la fotocopia di una fidejussione da 500mila euro. «La Triestina – ha detto – la compro io. Sono qui per questo. Mi chiamo Favarato Silvano, da Quinto di Treviso». Da ieri di fatto è il nuovo presidente della Triestina. È andata più o meno così in Tribunale nello studio del giudice Riccardo Merluzzi. Chi compra o almeno ha mostrato la concreta intenzione di acquistare la società alabardata sull’orlo del fallimento – e che oggi dovrà necessariamente depositare in cancelleria i documenti in originale, è un imprenditore nel settore della logistica coinvolto come titolare della Eurocar in una vicenda di bancarotta e uscito dall’inchiesta con una sentenza per reato prescritto, presidente dell’Union Quinto che ha alle spalle un’agitatissima gestione della squadra trevigiana, con beghe contro quel Comune per la gestione dello stadio, annunci roboanti sulle ambizioni sportive della società (che ha disputato anche un campionato di Serie D) e seguenti retrocessioni e penalizzazioni. Ma può vantare anche una causa in corso per non aver pagato un allenatore: per questo un mese fa è stato condannato a sei mesi di inibizione. Certo è che Favarato è un buon conoscente di Marco Pontrelli, dal momento che l’ha incontrato prima dell’udienza nello studio dell’avvocato Dario Lunder in via Cesare Beccaria dove poi si è trattenuto fino all’arrivo del fax della banca con il documento della fidejussione. Lì nello studio di Lunder, Pontrelli e Favarato hanno infatti firmato l’atto d’acquisto delle quote della società Unione 2012. «Si è trattato – spiegherà poi lo stesso Lunder – di una cessione tra parti private». Valore nominale delle quote 12mila 500 euro, pari al 100% della società. Ma quello che dopo ha spiazzato tutti, pm Chergia, giudice Melruzzi e soprattutto i creditori rappresentati dagli avvocati Alberto Kostoris, Maria Chiara Dessardo dello studio Borgna, Daniele Vidal e Alessandro Vio è stato il fatto che di questi 500mila euro messi – per ora virtualmente – sul piatto della bilancia almeno 300mila serviranno per pagare i debiti e il resto potrà, nelle intenzioni, essere utilizzato per finanziare la stagione agonistica fino alla fine del campionato. Tant’è che hanno annunciato che già da domani i creditori, che fino a ieri non erano stati per nulla soddisfatti ed erano pronti a far fallire la società alabardata, depositeranno in cancelleria gli atti di desistenza. Insomma quando vedranno i soldi si tireranno indietro, nessun fallimento. Non solo: già in questi giorni poi dovrebbero arrivare dei giocatori da Padova (squadra con cui Favarato sembra avere rapporti solidi), per far fronte anche agli svincoli dei giocatori fuori rosa, con i quali, ha confermato Lunder, sono già stati trovati gran parte degli accordi di svincolo. Oggi pomeriggio dopo il deposito della ricevuta in originale della fidejussione – il termine ultimo è stato fissato alle 13 – si riunirà il collegio della sezione fallimentare del tribunale civile presieduta da Arturo Picciotto e composta dai giudici Riccardo Merluzzi e Daniele Venier. Verrà concessa probabilmente l’ulteriore proroga e sarà probabilmente fissata una nuova udienza tra due mesi. In quell’occasione entrerebbe a regime la nuova gestione di Favarato alla Triestina, società che fino ad allora è in concordato preventivo. A margine dell’udienza è emerso un altro particolare che merita di essere annotato. È un piccolo mistero. Favarato – anche se al momento agli atti compare solo il suo nome – avrebbe acquistato l’Unione 2012 per conto di una società straniera, stando ai “si dice”, di diritto lussenburghese. Il proprietario reale, quello che avrebbe garantito a sua volta la fidejussione da 500mila euro si potrebbe infatti appalesare nelle prossime settimane evidentemente dopo una seconda transazione delle quote. Al momento l’unica cosa certa è che quando Pontrelli è uscito dallo studio del giudice Merluzzi è stato salutato da un roboante «buuu!» urlato da una decina di tifosi guardati a vista dai carabinieri.

Ore 21.30 – (Corriere delle Alpi) «Belluno, devi stare più attento». Dopo il match perso contro il Campodarsego, Paolo Pellicanò “tira le orecchie” alla squadra gialloblù per gli errori commessi dalla squadra contro la capolista, e per le occasioni sprecate in attacco. «Serve più attenzione, soprattutto in partite come queste – spiega il centrale difensivo del Belluno – abbiamo commesso tanti errori ed è arrivata la sconfitta. Ovviamente volevamo vincere, ma non ce l’abbiamo fatta, avremmo dovuto concludere di più in porta, questo ci è mancato». Trittico negativo. Contro il Venezia e Campodarsego la squadra gialloblù ha raccolto un punto, mentre nel turno infrasettimanale di Coppa Italia contro la Virtus Vecomp, Corbanese e compagni, sono usciti dalla Coppa Italia con una sconfitta per due a zero. «È andato così, ma dobbiamo pensare subito alla prossima partita – spiega Paolo Pellicanò – sarà importante ripartire subito con la mentalità giusta e possibilmente con una vittoria. L’eliminazione dalla Coppa Italia non penso possa essere stato un colpo psicologico determinante per la sconfitta contro il Campodarsego, l’importante adesso è non fermarsi e pensare a vincere in trasferta contro la Liventina, dove giocheremo l’ultima partita del girone di andata». Bomber Aliù castiga il Belluno. L’attaccante del Campodarsego ha giocato una gran partita facendo praticamente reparto da solo li davanti tenendo tutta la difesa del Belluno in apprensione. Il suo gol, approfittando di un errore di Sebastiano Sommacal, ha punito la squadra di Piazzale della Resistenza alla mezz’ora del secondo tempo. «Si è dimostrato un attaccante davvero tosto – spiega Pellicanò, che ha battagliato con lui per tutti i novanta minuti di gioco – ha un gran fisico e lo sfruttava bene. In attacco il Campodarsego ha dimostrato di essere molto veloce e ci ha messo in difficoltà ma penso che sia una cosa normale, se no non sarebbero lassù in classifica». Situazione infortunati. Yari Masoch è stato costretto ad uscire dopo mezz’ora del primo tempo per una botta al quadricipite mentre Stefano Mosca è rimasto a bordo campo nel finale, ed è uscito in barella, per dei crampi che non volevano saperne di passare. Per il terzino agordino non dovrebbe trattarsi niente di grave e questo pomeriggio, salvo imprevisti, dovrebbe allenarsi regolarmente alla Gol Arena. Le condizioni di Yari Masoch invece saranno valutate nei prossimi giorni, ma difficilmente oggi il ragazzo si allenerà vista la grande botta subita ad inizio partita. Per la trasferta di domenica contro la Liventina mister Vecchiato recupera Nicola Calcagnotto, squalificato contro il Campodarsego. Dopo sarà la volta della pausa natalizia e si tornerà in campo il 6 gennaio con la trasferta a Tamai.

Ore 21.10 – (Gazzetta di Reggio) Comincia oggi pomeriggio in via Agosti a partire dalle ore 14.30 l’ultima settimana di lavori nell’anno solare per la Reggiana, settimana che porterà al match di domenica pomeriggio contro la capolista Alessandria (in programma alle ore 17.30 allo stadio Città del Tricolore). Tra i granata c’è da verificare l’incognita Andrea Parola che dovrebbe provare a unirsi al gruppo per qualche giorno prima di decidere se far parte o meno della sfida coi piemontesi, dolore al costato permettendo. Reduce dalla vittoria nella trasferta di Bergamo contro l’Albinoleffe, successo che lontano da Reggio mancava da fine ottobre, la squadra granata ha finalmente ritrovato il sorriso mettendo in luce i progressi già evidenziati nella trasferta di Cittadella e nel pari interno col Pavia con l’unico rimpianto di non aver chiuso prima la partita rischiando di essere raggiunta dagli orobici nella ripresa. Quello che attende la Reggiana domenica pomeriggio sarà un impegno particolarmente ostico perché la squadra dell’ex Gregucci è attualmente tra le più in forma del torneo come evidenziato nelle ultime uscite. Va ricordato come in estate le due formazioni prossime avversarie al Città del Tricolore si sarebbero dovute incontrare in un’amichevole cancellata appena la Lega Pro ha diramato i calendari, inserendole entrambe nel firone A. Erano altri tempi infatti sulla panchina alessandrina sedeva un altro ex granata, l’indimenticato Beppe Scienza.

Ore 21.00 – (Gazzetta di Reggio) Il direttore generale granata Raffaele Ferrara ha confermato anche ieri alla Gazzetta di Reggio la volontà della società di muoversi da subito per avere già a disposizione qualche innesto nella prima gara dell’anno, la trasferta insidiosa in casa del Bassano in programma il prossimo 10 gennaio. Ovviamente segretissime le strategie, mentre viene ribadito che soltanto allo scattare della sosta si potranno fare valutazioni adeguate, anche per capire dove sarà la Reggiana dopo la sfida di domenica con l’Alessandria. Se quello di centrocampo è un settore in cui si presentano addirittura degli esuberi – si è sempre in attesa delle volontà di Federico Angiulli se restare fino a giugno o salire subito di categoria – qualche ritocco è indispensabile in difesa dove resta aperta la pista che porta al centrale della Salernitana Trevor Trevisan. Il direttore generale dopo la sconfitta a Cittadella aveva sottolineato come i ritocchi sarebbero stati fatti in difesa e sulle fasce. Raffaele Ferrara ha anche detto che molto dipenderà da quale modulo l’allenatore deciderà di utilizzare, anche se ormai è chiarissimo che il 3-5-2 è lo schema preferito dall’allenatore granata Alberto Colombo. Accantonato il sogno dei tifosi di rivedere in granata Matteo D’Alessandro sulla corsia di destra, su quella di sinistra molti aspettano il ritorno di Daniele Mignanelli in prestito dal Pescara che, però, preferirebbe girarlo a un altro club cadetto per fare esperienza e in questo caso una delle destinazioni potrebbe essere Como dove, tra l’altro, il giocatore è nato sia anagraficamente che calcisticamente. Il reparto avanzato ultimamente sembra essersi inceppato ma numericamente e qualitativamente è competitivo pertanto molto dipenderà dalla volontà di restare di Luca Giannone, in caso contrario, lo staff di osservatori capeggiato da Mariano Armonia, è già al lavoro per individuare l’eventuale sostituto. A testa bassa, dunque, lo staff reggiano è al lavoro in queste settimane per trovare le soluzioni migliori per integrare la squadra. Non sono mancate anche diverse “missioni” in vari campi della penisola per tenere d’occhio e visionare dal vivo qualche giocatore particolarmente interessante.

Ore 20.40 – (Gazzetta di Mantova) Dopo il pareggio ottenuto domenica al “Garilli” contro il Pro Piacenza, i biancorossi già ieri mattina hanno ripreso la preparazione in vista della sfida di sabato (ore 15) al Martelli contro la Pro Patria. Il confronto con il fanalino di coda del campionato, che però proprio nell’ultimo turno ha vinto la sua prima partita battendo la Cremonese, sarà l’ultimo dell’anno solare 2015. Il campionato si fermerà poi per la sosta natalizia e riprenderà il 10 gennaio, quando l’Acm affronterà per l’ultima giornata di andata la trasferta di Bergamo contro l’Albinoleffe. Tornando al campo, mister Javorcic ieri mattina ha fatto allenare i suoi al Martelli, con razione molto ridotta per chi ha giocato a Piacenza. Non ci sono atleti acciaccati (a parte la solita, cauta gestione di Ruopolo), per cui Javorcic sabato dovrebbe poter contare su tutta la rosa a parte gli infortunati di lungo corso Caridi e Beretta. Oggi la squadra si allenerà alle 14.30 al “Dante Micheli”, poi da domani a venerdì le sedute saranno mattutine.

Ore 20.30 – (Gazzetta di Mantova) Il momento è delicato e, dopo i cori di contestazione riservati alla squadra dai tifosi nelle ultime due partite, l’obiettivo numero uno del Mantova è quello di ricucire lo strappo con la piazza. A provarci è il presidente Sandro Musso, chiamando al Martelli il popolo biancorosso per la sfida di sabato con la Pro Patria. Il numero 1 del club di Viale Te lo fa con i fatti (biglietti a 5 euro e altre agevolazioni) e anche con un appello accorato. «Premetto che so che è difficile farsi venire la voglia di andare allo stadio per vedere la propria squadra sapendo che ci sarà da soffrire – attacca Musso -, ma in questo momento abbiamo bisogno dell’affetto di tutta la gente di Mantova. E dunque spero che sabato al Martelli venga un pubblico molto numeroso, per sostenere i giocatori dall’inizio alla fine e non per contestarli». Musso si ferma un attimo e poi aggiunge: «Capisco l’amarezza dei tifosi ed è vero che evidentemente sono stati fatti degli errori per i quali ci ritroviamo in questa condizione. Ma fischiare o contestare la squadra purtroppo non risolve il problema. Posso garantire che i giocatori lavorano sodo in allenamento e si impegnano al massimo in ogni partita: purtroppo in questo momento il Mantova non può fare meglio di così e la gara di Piacenza lo ha confermato». Al “Garilli” in realtà Musso non c’era («ho avuto guai anche con il Rezzato e bisogna un po’ dividersi per raddrizzare entrambe le situazioni»), ma sa più o meno tutto di ciò che è accaduto sul terreno di gioco: «Ci abbiamo provato dall’inizio alla fine, abbiamo giocato meglio degli avversari, ma purtroppo il gol non è arrivato. Facciamo una fatica bestiale anche contro squadre del nostro livello, questa è la verità. E dobbiamo prenderne atto, cercando di stare tutti ancora più vicini al mister e ai giocatori per difendere a tutti i costi la categoria». La società, assicura Musso, farà la sua parte migliorando la rosa: «Non c’è intenzione di fare delle rivoluzioni o delle follie economiche – spiega -, ma è chiaro che bisognerà fare qualcosa sul mercato per rendere la rosa più funzionale al nostro obiettivo. Ne abbiamo già parlato con Javorcic e con Graziani, con loro c’è un confronto costante e continuo». Interrogato in merito, Musso chiarisce inoltre quanti innesti e in quali ruoli è lecito attendersi a gennaio: «Potrebbero servire un uomo di fascia, un centrocampista e un attaccante. Dovremmo fare 3-4 acquisti, ma in maniera chirurgica, perché stavolta non si potrà sbagliare. Bisognerà trovare elementi validi, atleticamente pronti e in grado caratterialmente di sostenere il peso di una piazza come Mantova». Secondo Musso, infatti, uno dei problemi dell’Acm sta proprio nella «straordinaria sensibilità di molti dei nostri giocatori. Avete presente i numeri di Javorcic? In trasferta 6 punti in 4 partite, senza mai perdere; al Martelli invece 3 sconfitte di fila. La realtà è che la nostra squadra in casa gioca con troppa ansia ed è anche per questo che chiedo a tutti i tifosi di darci un sostegno speciale sabato». La gara con il fanalino di coda Pro Patria, fra l’altro, è di quelle in cui c’è tanto da perdere e poco da guadagnare… «È proprio così – concorda Musso -, perché giocando contro l’ultima si pensa di poter vincere facile e invece ci aspetta una battaglia durissima. La Pro Patria è in netta ripresa, ha appena battuto la Cremonese e sicuramente sarà un avversario duro da piegare. Noi, d’altro canto, siamo quelli che abbiamo visto anche a Piacenza – conclude il presidente -. Daremo l’anima, ma per salvarci c’è bisogno dell’aiuto di tutti».

Ore 20.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Alberto Filippini ha firmato l’1-0 del Pordenone a Cuneo. «Una vittoria preziosa – racconta -, contro una squadra ostica e su un terreno non facile. Abbiamo rischiato poco e colpito al momento giusto, più forti delle assenze». In questo gruppo anche chi gioca meno può diventare fondamentale. Lui è l’esempio: dall’infermeria a grande protagonista, con 4 gol in 4 partite. «Sono contento – osserva – ma le reti contano solo se portano punti, come a Reggio e Cuneo. A Salò era meglio non segnare». Una dedica? «Al mio amico Germinale, attaccante del Bassano, nonché ai nostri super fisioterapisti Gigi e Alessandro». Quattro sigilli tutti in trasferta, manca l’acuto in casa. «Magari arrivasse sabato con il Pavia – sorride il jolly -. Abbiamo 22 punti, un buon bottino, ma chiudere l’anno con un altro botto sarebbe il top. Al Bottecchia segnerà Caio, io mi accontenterei di un assist». Come si trova sul Noncello? «Benissimo, l’ambiente è familiare e sereno, il progetto serio, la società molto organizzata, il gruppo unito. E poi giochiamo un calcio frizzante». L’obiettivo? «Salvezza prima possibile – conclude -, il resto si vedrà».

Ore 20.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il Dc9 resta a Pordenone. Parola di Bruno Tedino. Il nome di Caio De Cenco è sui taccuini di alcune società di B. Lo ha rivelato lo stesso Mauro Lovisa. Ci sarebbe anche l’interessamento dell’Empoli che, secondo il presidente, lo sta «osservando» da un paio di mesi. Troppo grande sarebbe però il salto in serie A, con il rischio di panchina e tribuna. CAIO IN LOVE – «No – sorride Tedino -, Caio non se ne va. È troppo innamorato di questa squadra, della società, della città e del tifo neroverde. Resterà con noi almeno sino a giugno. Dove – il tecnico mette il carico – troverebbe altrettanta attenzione, altrettanta professionalità in chi lo segue e altrettanto calore in chi va a vederlo?». Importante sarà la posizione del suo procuratore, determinante per la permanenza sino a campionato concluso la volontà del bomber. De Cenco è in prestito, ceduto dal Pavia che sabato sarà al Bottecchia nell’ultimo incontro prima della pausa natalizia. SOTTO L’ALBERO – Il Pavia “cinese” non sta vivendo un grande momento. Negli ultimi 6 turni ha incassato solo 4 punti. Un cammino che è costata la panchina a Michele Marcolini. «Sarà – mette le mani avanti Tedino – ancora più difficile affrontarla. La nostra volontà è comunque di chiudere bene questo 2015, con un regalino ai nostri tifosi, che ci hanno sempre seguito con tanto calore. Anche nei momenti difficili, come quello dell’ultimo turno in casa con il Cittadella. Speriamo – aggiunge – di riuscire a recuoerare qualcuno dei 9 assenti a Cuneo, anche se quelli che hanno giocato al Paschiero hanno fatto bene e non sarà facile portar loro via la maglia». Perché tanti infortuni? «Se fossero guai muscolari ci saremmo messi in discussione – risponde il mister -. Si tratta però di fratture, contusioni e microtraumi. Il fatto che siano arrivati tutti insieme è solo un caso, un periodo di malasorte. Ho uno staff fantastico. Grazie al lavoro di tutti – conclude Tedino – stiamo facendo un buon campionato».

Ore 19.40 – (Messaggero Veneto) Primo allenamento in gruppo dopo quasi due mesi di stop per Mattia Marchi. Il difensore ha ritrovato ieri i compagni: la caviglia sembra guarita e già sabato può mettersi a disposizione di mister Tedino. Recuperati anche De Cenco, Mandorlini, Talin e Berardi, ancora assenti Gulin, Pavan, Savio. Out Strizzolo, ma l’attaccante ha sostenuto un’ecografia che ha escluso infortuni: già oggi potrebbe lavorare con la squadra. Lavoro a parte per Pederzoli. Infine, oggi sarà in visita al De Marchi il vescovo Pellegrini, che incontrerà per gli auguri i ragazzi dai giovanissimi 2002 alla Berretti, più la prima squadra. Seguirà un brindisi natalizio.

Ore 19.30 – (Messaggero Veneto) Pizzetto, aria scanzonata, voglia di parlare. Si presenta come uno “normale”, invece è una sorta di “special one”. Perché lui, Alberto Filippini, è l’arma in più del Pordenone. L’attaccante bresciano, classe ’87, ha realizzato 4 gol nelle ultime 4 gare. Tutti in esterna, di cui tre valsi sei punti: quelli di Reggio Emilia (2) e l’ultimo a Cuneo tre giorni fa. Al nuovo bomber manca la rete in casa. Ed è ciò che si augura di fare sabato, col Pavia, nell’ultimo incontro dell’anno. «Ora voglio il gol al Bottecchia – afferma –: anche per sugellare il bel rapporto che ho instaurato coi tifosi e la città». Sì, perché a Pordenone, Filippini, si è fatto benvolere, diventando uno dei “ramarri” più conosciuti. Partiamo da qui: in città la conoscono in tanti. E lei è sempre disponibile. «Mi piace legare con la gente del posto. Ovunque sono andato ho fatto così. A me piace giocare a calcio, amo il mio lavoro. Ma preferisco nel tempo libero frequentare persone non legate al mio ambiente. Mi permette di staccare». Però lei in campo è… collegato. Sta vivendo un periodo d’oro. «Ci voleva, dopo il brutto inizio: ero sempre fuori, per colpa di un infortunio. Non è stato facile. Poi, grazie allo staff medico, ne sono uscito. Ma io soprattutto sono contento per la squadra: questo è un grande gruppo e se vinciamo è grazie a chi sta fuori. I gol? Sono importanti, ma non ne faccio un ossessione». Ne scelga uno di questi 4, però. «Quelli al Mapei Stadium con la Reggiana. Sono valsi un successo prestigioso. Perché le reti sono importanti solo se portano punti. Adesso mi piacerebbe segnare al Pavia, in casa: mi manca il gol di fronte ai nostri tifosi. E natrualmente voglio un’altra vittoria». Filippini, nel 2005 ha esordito con l’Atalanta in B. Poi ha cambiato dieci squadre in 11 anni, ma non è mai esploso. Come mai? «Il calcio è strano. A volte non puoi rimanere in un posto perché sei in prestito e devi rientrare, come è capitato a me, che a inizio carriera (2005, ndr) firmai un quadriennale con l’Atalanta e mi spedirono in prestito sempre in posti diversi. Da Ferrara, lo scorso torneo, non me ne sarei andato. Però non mi hanno rinnovato il contratto. Non è facile fare bene e dare continuità. E se a Pordenone lo sto facendo è perché ho trovato un ambiente sano, tranquillo, non ossessivo come altre piazze che ho vissuto. Rimarrei, dopo tanto girovagare, ma di questo si occupa la società». Sa giocare mezzala, trequartista, ala, centravanti: un all-around. Ma a lei dove piace stare in campo? «Gioco dove mi chiede il mister. Tedino mi ha definito il “suo” Totti? Mi sa che si è sbagliato (sorride, ndr). A parte gli scherzi, lo ringrazio. Se riesco a stare dappertutto è grazie al lavoro fatto nel vivaio dell’Atalanta: vengo da lì e lì ti insegnano tanto». A proposito di allenatori: qual è la persona a cui più è legato nel mondo del calcio? «Oscar Brevi, l’attuale tecnico del Rimini. Mi ha avuto al Como e da lì mi ha portato a Cremona, quindi alla Spal. Tra i giocatori il mio grande amico è Domenico Germinale, attaccante del Bassano, rientrato ora dall’infortunio. A lui dedico il gol segnato sabato scorso».

Ore 19.10 – (La Provincia Pavese) Stop lungo, come si temeva, per Tommaso Bellazzini che si era fatto male in allenamento alla vigilia della partita contro il Lumezzane. Per la l esione di terzo grado del collaterale mediale del ginocchio sinistro è stato necessario l’intervento, al quale ieri il giocatore è stato sottoposto dal professor Giacomo Zanon del reparto di Ortopedia del San Matteo. Si prevede ora un’assenza di circa tre mesi per Bellazzini, che inizierà subito il lavoro di riabilitazione. Oggi intanto si dovrebbe sapere qualcosa su Marco Cristini, uscito per infortunio sabato a causa di un infortunio muscolare alla coscia.

Ore 19.00 – (La Provincia Pavese) Non sarà sciolto subito il rebus del nuovo allenatore del Pavia, dopo l’esonero di Michele Marcolini. Questa almeno è l’impressione, con la concreta possibilità che a guidare gli azzurri a Pordenone sia Stefano Rossini, l’allenatore della Berrettti che ieri pomeriggio ha diretto l’allenamento della prima squadra e farà lo stesso oggi. Di nomi in pista ce ne sono tanti, ma probabilmente per sapere chi sarà a sedersi sulla panchina azzurra bisognerà aspettare ancora. Tra i tanti papabili figura Alessandro Calori, ultimo incarico lo scorso anno in serie B subentrando alla guida del Brescia, poi retrocesso. Un contatto ci sarebbe già stato tra il club azzurro e il tecnico, con un’offerta economica piuttosto sostanziosa per la Lega Pro (si parla di centomila euro fino a giugno, più altrettanti come premio in caso di promozione), ma Calori avrebbe già rifiutato, probabilmente perché in attesa di una chiamata dalla serie cadetta. Così come Andrea Camplone, che ha portato il Perugia in B nel 2014 e ai play off per la A a giugno scorso, per poi essere esonerato: ma anche il tecnico pescarese avrebbe declinato l’offerta del club azzurro. Camplone peraltro è ancora sotto contratto con il Perugia. Libero invece Luca Prina, dato nel lotto dei papabili (il contratto con la Virtus Entella è scaduto a giugno) e che gradirebbe la panchina azzurra. Ma probabilmente è il Pavia a non essere del tutto convinto. Nelle ultime ore è spuntato anche un altro nome, quello di Fabio Liverani, sotto contratto con il Genoa e che il dg del Pavia, Nicola Bignotti, aveva ingaggiato a Lugano per quella che doveva essere l’ultima stagione da calciatore dell’ex Lazio e Fiorentina (in realtà Liverani non collezionò presenze in Svizzera, passando a novembre nello staff delle giovanili del Genoa, per poi essere allenatore della prima squadra per tre mesi nell’estate 2013). Dovrebbe liberarsi anche Leonardo Menichini, il tecnico che ha riportato la Salernitana in B ma che dopo l’esonero è tuttora a libro paga della società di Lotito. Scendono invece le quotazioni di Dino Pagliari e Fabio Brini, mentre resta la candidatura di Francesco Moriero, così come quella di Giuseppe Galderisi. La situazione, comunque, non appare chiaramente delineata. E’ per questo, e anche perché ormai manca solo una partita alla sosta di fine anno, che prende sempre più quota la possibilità che Stefano Rossini conduca gli azzurri fino alla gara di sabato contro il Pordenone. Rossini tra l’altro sta facendo benissimo alla guida della Berretti, che sabato scorso ha infilato la sesta vittoria consecutiva in campionato salendo al terzo posto in classifica dietro alla capolista Inter (prossima avversaria) e all’Alessandria. Rossini ha guidato ieri un allenamento di grande intensità, il primo dopo la sconfitta 0-2 di sabato pomeriggio al Fortunati contro il Lumezzane che è costato l’esonero a mister Michele Marcolini, al suo vice Davide Mandelli e al preparatore atletico Roberto Ziggiotti. Il tutto sotto lo sguardo attento di Antonino Imborgia, nuovo uomo mercato del Pavia, e del suo collaboratore Eugenio Caligiuri.

Ore 18.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Un rigore fallito, tante difficoltà inattese, poi la liberazione. Prima Stevanin, poi Fabbro. Il Bassano si tiene stretto il successo contro il Renate, respira a pieni polmoni aria di alta classifica e guarda con fiducia al derby di domenica all’Euganeo contro il Padova. La prima volta in campionato fra i professionisti, sarà un’occasione particolare e storica. Stefano Sottili abbozza un sorriso e si lascia scappare un significativo «la cosa fondamentale sarebbe di recuperare un po’ di giocatori. Sotto questo profilo siamo un po’ in difficoltà. La classifica è corta e basta poco per salire o scendere». Sottili è contento per il gol di Fabbro, che mancava e potrebbe regalare fiducia al giovane attaccante di scuola Milan, in un momento in cui il reparto è falcidiato dalle assenze. Sbuffa quando ripensa allo sbandamento avuto dopo il vantaggio siglato da Stevanin: «Mi sono piaciute – spiega l’allenatore giallorosso – la capacità di non disunirsi dopo il rigore fallito e la condizione fisica. Atleticamente stavamo meglio di loro nonostante avessimo giocato in settimana in Coppa Italia. Non mi è piaciuta la flessione mentale che avevo notato già a Lumezzane. Abbiamo rischiato di subire il pareggio in un pomeriggio in cui avevamo dominato».

Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Normalmente, svegliarsi al sesto rintocco delle campane corrisponde ad una di quelle levatacce di cui si farebbe volentieri a meno. Non è così però per il Venezia, che domenica, con i sei gol messi a segno a Castelfranco, sembra essersi destato dal torpore che aveva investito la truppa arancioneroverde, mostrando nuovamente lo splendore apprezzato ad inizio anno. Una goleada che fa sorridere tifosi, giocatori nonché il direttore sportivo Giorgio Perinetti. «Abbiamo avuto un grande approccio alla partita, che dobbiamo saper replicare in ogni gara da qui fino al termine del campionato. Vogliamo fare cose straordinarie nel girone di ritorno». Perché nonostante i 41 punti conquistati in 18 giornate che metterebbero la squadra di Favarin in vetta in quasi girone di Serie D, l’exploit del Campodarsego continua, tenendo i lagunari ancora indietro di tre lunghezze. «La squadra sta lavorando duramente per fare in modo che non ci siamo più cali, come quello che ha permesso ai nostri avversari di sorpassarci. Loro stanno facendo cose che sono andate oltre ogni previsione, sono stati bravi e fortunati in alcuni finali di partita, al contrario nostro, ma abbiamo ripreso la strada che ci permetterà di portare a termine il nostro compito. Siamo nati per vincere questo campionato». L’obiettivo non è mai cambiato, mentre lo è stato l’organico, con la partenza di Malagò rimpiazzato da Marcolini, e l’arrivo sulla panchina di Favarin per Favaretto, che ha cambiato il modulo e dunque le necessità dei ruoli. «Adesso giochiamo con 4 attaccanti, e avendone pochi in più a disposizione, stiamo cercando di integrare giocatori che ricoprano questo ruolo per poter dare freschezza al reparto offensivo». Nel nominare gli avanti a disposizione del tecnico, viene lasciato indietro un nome che ad inizio anno aveva fatto sognare i tifosi. «Barreto si trova in una situazione particolare, che solo lui può risolvere. Non possiamo però aspettarlo in eterno, deve capire se vuole restare o meno, così come deve capire se vuole giocare o meno. Il suo problema è a livello mentale, e già da oggi, cercheremo di capire il da farsi in base all’allenamento, se lo farà».

Ore 17.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Il Venezia festeggia i 6 gol segnati al Giorgione, ma saluta Vitor Barreto. Era nell’aria dopo l’assenza della settimana scorsa e a questo punto manca solo la rescissione ufficiale. «Barreto ha scelto così. Non se la sente di continuare. Noi ora stiamo lavorando per sostituirlo», sono le parole del direttore sportivo Giorgio Perinetti. Era stato Il dirigente arancioneroverde a portarlo al Venezia, dopo la stagione di quasi totale inattività al Torino lo scorso anno. Era stato un colpo di mercato per la società guidata da Tacopina, ma era anche un’opportunità per il brasiliano. Invece, complici una serie di problemi fisici, Barreto non è mai entrato nelle economie della squadra. E quando è arrivato mister Favarin, gli è stato di fatto lanciato un ultimatum. Ma il giocatore ha scelto diversamente. «Dispiace. Va anche detto che lui non ha contribuito per nessuno dei 41 punti conquistati», aggiunge Perinetti. Solo un gol all’attivo del brasiliano, segnato in Coppa Italia nel 5-2 sul Monfalcone. Ora la dirigenza si sta guardando intorno, con l’obiettivo di portare a casa almeno un attaccante prima della scadenza del 17 dicembre. «Non vogliamo aspettare il mercato dei pro a gennaio, Rischiamo di far passare troppo tempo. Preferiamo un giocatore adatto al gioco del mister». Nelle ultime ore si è parlato di Riccardo Lattanzio, ex Fidelis Andria e ora al Nardò (serie D), già protagonista con mister Favarin della promozione dell’Andria. La vittoria di Castelfranco non è però servita a scalfire la corsa del Campodarsego, che ha espugnato il campo di Belluno. «Vorrà dire – commenta Perinetti – che nel girone di ritorno dovremo fare cose superlative». Intanto il Mestre (domenica 1-1 con il Calvi Noale), ha presentato il nuovo dg Giuseppe Del Bianco e il segretario generale Stefano Bazzocco.

Ore 17.30 – (La Nuova Venezia) Venezia a forza sei, Giorgione tramortito, ma il Campodarsego è sempre davanti, tre passi sopra dopo il blitz di Belluno. Sei reti realizzate prima della trasferta a Castelfranco in otto gare, sei reti infilate in una sola partita, un segnale chiaro mandato dal Venezia al Campodarsego con gli attaccanti tutti a segno (Carbonaro 2, Serafini 1, Innocenti 1), anche se sul mercato Perinetti sta lavorando per arricchire ulteriormente il reparto offensivo. Sarà una lunga volata, tra Venezia e Campodarsego, che durerà 20 partite: domenica arancioneroverdi al Penzo con la Triestina, padovani al Gabbiano contro il Mestre. Archivi. Sei gol in trasferta, bisogna risalire al torneo 1913-1914, trasferta per modo di dire, contro i Volontari Venezia travolti da Vecchina (2), Bighin (2), Piccoli e Padovan. Il 6-0 più recente è di tre anni e mezzo fa, ma fu ottenuto al Penzo contro il Torvicosa, demolito da Zubin (2), Mazzeo (2), Nichele e Ferretti. Mercato. Tre giorni alla chiusura del mercato per le squadre di serie D e il Venezia ha tempo fino alle 19 di giovedì sera per rinforzare l’organico e cedere giocatori. Accanto al nome di Emil Zubin (da ieri la Triestina ha un nuovo proprietario), spunta anche quello di Riccardo Lattanzio per l’attacco. Se Marcolini è stato uno dei “pretoriani” di Favarin al Venezia, Lattanzio è stato il bomber della Fidelis Andria della passata stagione, portata in Lega Pro proprio dal tecnico pisano. Ventisei anni, pugliese, Lattanzio ha finora realizzato 10 reti in 13 presenze con il Nardò, in serie D, dove è andato in estate dopo aver lasciato la Fidelis Andria (14 gol in 24 partite con Favarin). Emergency. È il giorno dell’asta. Stasera, dalle 18 alle 20, saranno messe all’asta metà delle maglie “speciali” indossate dai giocatori del Venezia nella gara casalinga con l’Este, che avevano nella parte centrale il marchio di Emergency e sopra il simbolo della società la scritta “Pray for Valeria”, in ricordo di Valeria Solesin, uccisa nel l’attentato al Bataclan di Parigi. Le maglie saranno messe all’asta all’Osteria “Ai Do Farai”, a Dorsoduro, e saranno presenti anche Vicario e Gualdi. Il ricavato sarà destinato alla costruzione del nuovo Centro di maternità di Anabah, in Afghanistan, che sarà dedicato a Valeria. Sede. Domani sarà invece inaugurata (ore 17) la nuova sede del Venezia Football Club, a Mestre in viale Ancona 43, con la presenza dei dirigenti, dello staff tecnico e dei giocatori. Il presidente Tacopina dovrebbe ritornare a New York sabato prima della partita contro la Triestina. Vicario. Il portiere del Venezia ha allungato la sua imbattibilità, sono ora tre le partite che non prende gol, l’ultimo a batterlo è stato Arvia dell’Este in pieno recupero. Va anche sottolineato come Vicario non abbia preso gol in otto delle ultime dieci gare (due a Tamai e due con l’Este). Ripresa. Oggi tutti di nuovo al Taliercio, da verificare le condizioni di Denis Maccan, costretto a dare forfait in extremis a causa di un risentimento muscolare.

Ore 17.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Nella scorsa stagione a tre turni dalla fine del girone di andata, il Vicenza si trovava a quota 23 in classifica, tre punti in più di questo campionato alla stessa giornata. La vittoria manca dal 7 novembre scorso, dalla vittoria sull’Ascoli al Menti, con un netto 3 a 0. Da allora il Vicenza ha ottenuto solo tre punti in sei partite, e la classifica è peggiorata, tanto che i biancorossi si trovano in sedicesima posizione, in compagnia di Latina e Salernitana. «Non ho nulla da rimproverare ai miei giocatori – spiega Pasquale Marino – dal punto di vista dell’impegno e della volontà sono stati lodevoli, anche se il risultato non è arrivato. Il Brescia nel primo tempo ha fatto due azioni e ha segnato due gol, noi abbiamo creato tanto e abbiamo raccolto davvero poco. Senza dubbio abbiamo commesso degli errori, abbiamo problemi a finalizzare, ma non si può dire che non meritassimo almeno il pareggio». Contro il Brescia hanno pesato le assenze, in difesa il tecnico dei berici aveva a disposizione solo quattro giocatori e quindi scelte obbligate. «Poco prima del match si è fermato anche Laverone a causa di un virus intestinale: è stato solo l’ultimo di tanti problemi che ormai da inizio campionato ci troviamo ad affrontare. Adesso però dobbiamo fare punti e recuperare i tanti infortunati che abbiamo, anche se l’attenzione deve essere rivolta a sabato perché contro la Virtus Entella non possiamo sbagliare». Ne è consapevole anche capitan Cinelli, che ammette come il momento sia delicato. «Perdere contro il Brescia dopo aver giocato in quel modo è stata dura da accettare – sottolinea Cinelli – nella ripresa abbiamo attaccato a testa bassa, ma senza riuscire a pareggiare anche se abbiamo avuto tante occasioni. Normale che il morale sia quello di un gruppo che si allena bene durante la settimana, ma non riesce ad ottenere ciò che vorrebbe. E la cosa ci fa male anche per la nostra tifoseria che si merita ben altri risultati: ci sostengono con grande entusiasmo e noi dobbiamo fare di tutto per ripagare al meglio la loro fiducia». Sabato prossimo a Chiavari contro l’Entella, ottava in classifica, non sarà semplice. «Non dobbiamo guardare agli avversari – spiega Cinelli – è necessario limitare al massimo gli errori ed essere più determinati e grintosi n tutto. La classifica non è bella, dopo lo scorso anno forse ci si aspettava qualcosa in più ma il nostro obiettivo non cambia, puntiamo ai cinquanta punti e per arrivarci prima possibile dobbiamo pensare, come l’anno scorso, ad una partita alla volta».

Ore 16.30 – Qui Guizza: termina dopo due ore l’allenamento odierno.

Ore 16.10 – Qui Guizza: partitella finale.

Ore 15.50 – Qui Guizza: lavoro col pallone ad alta intensità.

Ore 15.30 – Qui Guizza: i Biancoscudati si spostano sul campo in erba per lavorare col pallone.

Ore 15.10 – Qui Guizza: esercizi di stretching, assente Corti causa contusione.

Ore 14.40 – Qui Guizza: Biancoscudati sul campo sintetico per svolgere lavoro atletico.

Ore 14.10 – (Gazzettino) Altri due acquisti e una cessione per la Luparense San Paolo, reduce dal ritorno alla vittoria nella trasferta con la Triestina. Il club rossoblù ha ufficializzato le operazioni in entrata del difensore centrale classe 1995 Andrea Pregnolato dall’Altovicentino e del ventunenne centrocampista Alberto Pignat dall’Union Arzignano Chiampo, che Enrico Cunico ha già avuto l’anno scorso proprio in forza all’Altovicentino. A fare le valigie è invece il centrocampista Matteo Nicoletti. Ecco il presidente Stefano Zarattini: «Sono due innesti che vanno a rafforzare ulteriormente la squadra, ed entrambi sono obiettivi che avevamo individuato da tempo. Sono contento dei risultati ottenuti dalla squadra nelle ultime due partite, e sono arrivati grazie ai sei acquisti operati nelle ultime settimane. Abbiamo capito che il problema era stato nella costruzione della squadra, adesso invece il pareggio con l’Este e la vittoria nello scontro diretto con la Triestina hanno riportato un po’ di entusiasmo e dobbiamo solo cercare di continuare su questa strada». Il mercato chiuderà giovedì, avete qualche altro acquisto nel mirino? «Siamo a posto così, ma se capita l’occasione last minute valuteremo». Intanto, i Lupi anticiperanno sabato alle 14.30 la sfida casalinga con l’Union Ripa Fenadora valida per l’ultima giornata d’andata.

Ore 13.50 – (Gazzettino) «Pensare alla mia età di vincere a casa la scorsa stagione il campionato d’Eccellenza e quest’anno essere primo in serie D è la gioia più grande vissuta in carriera, un regalo di Gesù». Profeta in patria, si usa dire. Niente di meglio rende l’idea nel caso del trentaseienne Maurizio Bedin, originario di Reschigliano e capitano del Campodarsego che vincendo domenica a Belluno ha conquistato il titolo di campione d’inverno con una giornata d’anticipo avendo tre punti di vantaggio sul Venezia. Una lunga carriera nei professionisti inclusa la parentesi al Padova. E da due stagioni Bedin è un punto di forza del miracolo biancorosso. «La vittoria con una squadra come il Belluno, imbattuta tra le mura amiche e che aveva vinto sei volte nelle ultime sette gare, è l’ennesima dimostrazione che siamo davanti a tutti non per caso, e ci dà ancora più consapevolezza che ce lo meritiamo. Tutti parlano di quello che stiamo facendo, ma il miracolo Campodarsego è iniziato l’anno scorso quando siamo partiti da zero e abbiamo creato questa mentalità, ovvero quella di essere una famiglia. Rispetto alla passata stagione siamo una squadra nuova, che ha ancora margini di miglioramento e che si sta abituando ad affrontare partite importanti come quelle di domenica. Se siamo primi è merito di tutti, dal presidente Daniele Pagin a Livio che gestisce i campi». Avete la consapevolezza che la Lega Pro non è poi un sogno. «Guardare una partita alla volta è la nostra forza, radicata già dall’anno scorso. In spogliatoio non parliamo di vincere il campionato, si pensa sempre al prossimo avversario». Che domenica al Gabbiano sarà il Mestre, staccato di 21 punti in classifica. «Se sono lì vuole dire che hanno avuto qualche problema, anche se hanno giocatori che possono risolvere la gara in ogni momento. Sarà difficile, ma andremo in campo con la mentalità di sempre». Tra i protagonisti del trionfo in Eccellenza di un anno fa è rimasto anche Grasjan Aliù. Suo il sigillo che è valso il blitz di Belluno, tanto più che è il cannoniere della squadra con otto centri. «Sono molto contento perché il mio gol è servito a vincere una partita fondamentale, e il sogno continua. A inizio stagione si era parlato di fare bene, durante la preparazione non era andato tutto benissimo, poi abbiamo trovato la giusta compattezza e voglia di vincere, speriamo di continuare». Il compito di segnare, e quindi di far volare la squadra, spetta soprattutto agli attaccanti. Tra lei, Cacurio, Radrezza e Kabine formate un reparto bene assortito. «Abbiamo le potenzialità per fare bene, abbiamo trovato il giusto affiatamento e tutto viene da sè. È vero che sono il cannoniere della squadra, ma anche gli altri colleghi di reparto hanno segnato: Cacurio sei gol, Radrezza quattro e Kabine al debutto ha fatto subito centro, senza dimenticare gli assist. Funziona tutto a meraviglia». Quale è il segreto del Campodarsego? «Non abbiamo grandi pressioni, ci alleniamo in un ambiente tranquillo. E il tecnico ci tiene sempre con la testa sul pezzo con grande umiltà». Il Venezia non si aspettava certo di dovere fare i conti con un Campodarsego stratosferico. «Anche loro stanno disputando un grande campionato, basti pensare che hanno gli stessi punti che aveva il Padova l’anno passato a questo punto della stagione. Siamo noi che stiamo facendo cose straordinarie». Il fresco titolo di campione d’inverno della truppa di Andreucci sarà festeggiato anche questa sera all’Alta Forum in occasione dello scambio degli auguri natalizi di tutto il pianeta biancorosso.

Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Altri due acquisti e una cessione. In Serie D la Luparense (che sabato anticiperà alle ore 14.30 la gara di campionato casalinga con l’Union Ripa La Fenadora) ha annunciato gli arrivi di Alberto Pignat e Andrea Pregnolato: il primo, centrocampista 21enne, proviene dall’ArzignanoChiampo e ha già un bel passato tra Altovicentino, Piacenza (Serie D), Venezia e Portogruaro (Lega Pro), mentre Pregnolato, 20 anni, prodotto delle giovanili del Vicenza, è stato prelevato dall’Altovicentino. Ha salutato tutti, invece, Matteo Nicoletti: il mediano di Valdobbiadene è stato lasciato libero. Il mercato dei “Lupi”, però, non è ancora chiuso. Il presidente Stefano Zarattini ha già confermato che ci sarà un colpo last minute. Si stanno muovendo pure Abano ed Este: i neroverdi hanno dato il via libera a Nicola Segato, ma dovrebbero prendere un terzino ed un esterno d’attacco (entrambi fuori quota), mentre l’Este oggi dovrebbe ufficializzare un centrocampista. Il nome più caldo è quello di Emanuele Busetto, in uscita dal Mestre.

Ore 13.10 – (Corriere del Veneto) Di vessilli biancorossi in giro ancora non se ne vedono. «Ci toccherà preparare anche il merchandising se continua così», scherza il presidente del Campodarsego, Daniele Pagin. La piazza principale del paese vive un suo tranquillo lunedì pre-natalizio. I colori sono gli stessi della squadra locale e allora il tocco per ricordare i successi calcistici lo forniscono le vetrine dei negozi. Il mercato ha appena «sbaraccato», i bar sono semivuoti e mentre bevi un caffè un anziano ti confida che «Questo è sempre stato un feudo biancoscudato. Si tifa Padova, ma il Campodarsego ha un nuovo seguito. È come un fratello minore da coccolare. Sarebbe un sogno il derby e magari diventare il nuovo Chievo». La parola per descrivere il primo posto (da imbattuti) nel girone C della serie D sono semplici: «Grande Famiglia». Così si rappresentano in questo lembo di terra da quindicimila abitanti, a nord del capoluogo euganeo. Domenica a Belluno l’ennesima vittoria ha lasciato i biancorossi in testa alla classifica. Nello stesso girone del Venezia «americano». Questa favola di provincia inizia nove anni fa quando Pagin compra la squadra. «Diversi campionati tra promozione ed eccellenza, poi ho capito che bisognava dare una struttura professionistica all’ambiente. Allenamenti al pomeriggio, ritiro e una convinzione: non ci sono fuori classe, siamo tutti uguali. Dal capitano al giovane di belle speranze rappresentiamo una realtà completa. I tifosi? Sono tanti, raddoppiati negli ultimi due mesi». La matricola terribile sta facendo innamorare un pubblico che non va mai sotto le cinquecento presenze e che in trasferta porta anche cento persone, spesso guidati dal sindaco Mirko Patron. «Non me ne perdo una – dice il primo cittadino – la squadra gioca bene, sognare non costa nulla, anche un derby col Padova sarebbe epico in un qualsiasi stadio. A me piace il calcio, lo seguo, chissà cosa succederà». Le facce vittoriose di questa medaglia sono diverse. Tutti indicano nel direttore generale Attilio Gementi, il fulcro del progetto: «Quando unisci il lavoro alla familiarità riesce tutto più facile. Siamo una favola, ma fino a un certo punto. Sono tante le componenti che stanno portando i risultati. Il presidente, che ci lascia lavorare, l’allenatore che è di altra categoria e l’ambiente. Al giovedì sera organizziamo una cena con tutta la squadra che ormai è mitica e rituale. Ci aiutano i tifosi a prepararla». Vietato svelare i mille riti scaramantici prima di ogni match. «Domenica però – continua Gementi – ha offerto la colazione a me e il presidente. Gli abbiamo riportato i soldi, perché deve essere il nostro numero uno a pagarla». Ai biancorossi strizza l’occhio anche l’aficionado biancoscudato. Tanti gli appassionati che al sabato seguono il Padova e alla domenica scelgono il Campodarsego. E chissà che la piccola realtà riesca a stare davanti sino a maggio agli «odiati» cugini del Venezia: due piccioni con una fava e un sogno di derby in Lega Pro. «Io spero che il Padova riesca a raggiungere i playoff – spiega Gementi- ho ottimi rapporti con loro, andremo a cena la prossima settimana». Mister Antonio Andreucci, tecnico di caratura, non ha paura che il sogno si infranga: «Perché mai dovrei temere? Siamo una favola con basi solide. Non abbiamo ancora perso, i risultati sono frutto di un lavoro profondo. Il gruppo è coeso, coinvolgere un intero paese è splendido. Grande famiglia? Diciamo che è il segreto unito alla professionalità». Stasera nel paese si preparano a trascorrere una notte di festa. Un banchetto annuale per 700 invitati della società fondata nel 1974 che brinderanno per gli auguri natalizi e per un 2016 radioso. Tra loro anche Maurizio Bedin, una vita da professionista, cinque stagioni al Padova, molteplici campionati in giro per l’Italia, che ha deciso di chiudere nel suo paese natale: «L’amalgama dei senatori e dei giovani è perfetta – racconta il difensore -, per me che sono nato a Campodarsego è il top portare al braccio la fascia di capitano. Finché sto bene e mi diverto continuo. Il gruppo è la nostra prerogativa. Se vivi in famiglia, dai qualcosa in più. Per un padovano poi stare davanti al Venezia è una goduria doppia».

Ore 12.40 – (Gazzettino) Stefano Marchetti l’ha presa con filosofia. Seccato per avere perso il primato nel girone – l’Alessandria è comunque a una sola lunghezza di distanza – ma senza grosse cose da imputare al suo Cittadella. «La squadra ha fatto la sua partita, il portiere avversario si è esaltato, negandoci il gol in più di un’occasione». Niente da ridire: i numeri parlano da soli, con i granata che hanno messo cinque volte un proprio giocatore davanti alla porta del Feralpisalò, hanno colpito due pali, si sono visti annullare altrettanti gol per (dubbi) fuorigioco e hanno calciato dieci angoli. Con una mole così importante di occasioni create, c’è davvero da stupirsi per la sconfitta, ma il risultato del campo è questo. E se perdi, qualche errore l’hai commesso. «In certe partite devi limitare al massimo le disattenzioni – spiega il direttore generale – Anche la virgola fuori posto fa difetto. Nel primo gol abbiamo perso il pallone a metà campo e loro sono partiti in contropiede. Una squadra che sta attaccando, che allarga la manovra, deve giocare in sicurezza per non concedere le ripartenze. E una volta passato in vantaggio, per il Feralpisalò è diventato tutto più facile». Marchetti archivia dunque la sconfitta come una giornata storta. «Caglioni ha fatti i miracoli ma è in porta per questo. Noi abbiamo sbagliato tanto al momento di concludere, in certi frangenti gli abbiamo calciato addosso. Detto questo, siamo stati anche sfortunati perché ci hanno annullato due gol, dalla panchina però non posso giudicare l’operato dell’arbitro. Sono partite nate così, dove puoi fare cento tiri, ma non segnerai mai. Ci può stare in una stagione». Anche la beffa di aver perso il primo posto. «Preferisco restare sempre davanti. In questo momento però conta poco essere primi o secondi, il campionato è talmente lungo che in ogni caso non hai ancora vinto niente. E per primeggiare dobbiamo essere non dico perfetti, ma quasi. In difesa come in attacco». Non ci sono arrabbiature tipo quella di Lumezzane. «No, assolutamente. Ho visto il Cittadella dare tutto in campo, gli errori ci possono stare, fanno parte del calcio. Dopo lo svantaggio la squadra è ripartita a testa bassa, lottando su ogni pallone, e questa è la cosa mi interessava vedere. La reazione c’è stata, convinta». Domenica, ultima gara dell’anno solare, si può mettere a posto ogni cosa. «Il Cittadella deve puntare a vincere tutte le partite, in casa come in trasferta. Ripartiremo da Cremona». Dopo il giorno di riposo, la squadra tornerà oggi ad allenarsi. Da valutare le condizioni di Iori, non impiegato domenica, ma il capitano sarà presente nell’ultima gara prima di Natale. Pascali, invece, sarà squalificato per avere raggiunto la quinta ammonizione.

Ore 12.20 – (Mattino di Padova) Il primo k.o. interno stagionale non ha modificato i piani di Roberto Venturato, che ieri ha tenuto i suoi uomini a riposo. Questo pomeriggio, alle 14.30, inizierà la settimana di allenamenti che porterà alla trasferta di domenica 20 (ore 17.30) allo Zini di Cremona, stadio che porta alla mente dei tifosi i dolci ricordi legati alla promozione in Serie B del 2008. La seduta sarà aperta dall’analisi video della partita con la FeralpiSalò, dove la quantità industriale di occasioni create dai granata non ha fruttato neppure un gol. In campo, poi, capitan Iori, che sta smaltendo la contrattura al polpaccio rimediata giovedì scorso, e il vice-capitano Donazzan, in recupero dalla pubalgia, lavoreranno a parte. Fissata anche un’amichevole, giovedì alle 14.30, sempre al Tombolato, contro gli amatori del Vulcania ’95, squadra di Curtarolo. IL RENATE A COLELLA.Come anticipato, Giovanni Colella è il nuovo allenatore del Renate. Ingaggiato al posto dell’esonerato Boldini, ha 49 anni e ha cominciato la sua carriera sulla panchina del Sandonà Jesolo, in Serie D, per poi proseguire con il vivaio dell’Hellas Verona e il recente triennio al Como. Oggi alle 18 la presentazione alla stampa.

Ore 12.00 – (Mattino di Padova) Presidente, ha già avuto modo di parlare ai suoi uomini dopo la sconfitta rimediata domenica contro la FeralpiSalò? «Sì», risponde Andrea Gabrielli, primo tifoso del Cittadella, «appena terminata la gara, in spogliatoio». E cos’ha detto? «Che è il momento di ripartire subito, senza farne un dramma. Essere scivolati al secondo posto non deve cambiare le prospettive di questa squadra, che deve continuare a credere nella vetta. Non è il momento di buttarsi giù». Non è neanche un po’ preoccupato? «Lo sarei se non avessimo creato il numero impressionante di occasioni avute domenica. Ci siamo presentati al tiro molte più volte di quanto non fosse accaduto in altre gare, che pure siamo riusciti a vincere. Certo, è mancato il cinismo sotto porta e occorre lavorare per migliorare da questo punto di vista, ma tra pali, traverse e la giornata straordinaria di Caglioni, estremo difensore dei bresciani, abbiamo pagato in un colpo solo quel pizzico di fortuna che avevamo avuto in altre circostanze. Sono convinto che, se avessimo trovato il gol dell’1-2 anche soltanto a cinque minuti dalla conclusione, poi sarebbe arrivato pure il pareggio». Intanto, però, l’Alessandria ha messo la freccia. «Ho l’impressione che dovremo fare i conti con i piemontesi sino alla fine, ma è un’idea che avevo maturato già quando in testa eravamo noi. Non credo proprio che ci saranno fughe: questo campionato si deciderà a maggio, probabilmente all’ultima giornata». Pensa che sarà uno sprint a due o c’è margine perché rientri qualche altra avversaria? «L’Alessandria non è lì davanti per caso, ed è importante averla battuta nello scontro diretto, cosa che dovremo riprovare a fare al ritorno. Però anche altre rivali mi hanno colpito: su tutte il Bassano, che ha saputo metterci in difficoltà, e proprio la Feralpi, che ha dimostrato di saper stare in campo. In ogni caso, resto dell’idea che avevo all’inizio della stagione». Quale? «Che probabilmente è più facile salvarsi in Serie B che vincere il campionato di Lega Pro. I risultati lo attestano: questa è una sorte di palude, e il girone A lo è ancor più degli altri, visto l’estremo equilibrio che vi regna». La promozione potrebbe passare anche attraverso i playoff… «Ma è un’eventualità a cui al momento non voglio pensare. I playoff di Lega Pro sono lunghi ed incerti. Noi dobbiamo concentrarci sul primo posto». Magari avere un aiuto maggiore dal pubblico aiuterebbe. Domenica gli spettatori paganti erano appena 371, oltre a 1.109 abbonati: pochi per una squadra sin lì in testa alla classifica e capace di divertire. Ancor meno considerato lo sforzo economico fatto la scorsa estate per dare un tetto alla Tribuna Est. «Non ho mai avuto grandi aspettative al riguardo. Chi è davvero interessato a seguirci si è abbonato: il numero delle tessere sottoscritte è in linea con quello che mi attendevo, con un calo leggero rispetto alla Serie B. Quanto ai paganti, è vero che non sono molti per una squadra che esprime un buon calcio come la nostra, ma la politica della Lega, che cambia continuamente giorno e orario agli incontri, non aiuta a fidelizzare il pubblico. Mettiamoci pure la giornata fredda, che ha tenuto tanti potenziali spettatori a casa. Però… sì, vorrei vedere più gente allo stadio».

Ore 11.40 – (Corriere del Veneto) Una sconfitta non può certo cancellare quanto di buono fatto. Certo, non dà piacere a nessuno cedere il passo al Feralpisalò, perdere la vetta lasciando via libera all’Alessandria e vedere la concorrenza che si fa nuovamente minacciosa. Tutto insieme in una domenica da dimenticare alla svelta, ma il Cittadella può guardare avanti con fiducia in attesa della ripresa degli allenamenti. La squadra ha comunque creato diverse occasioni e a Cremona nell’ultimo turno del 2015 può riprendere la marcia interrotta: «C’è parecchia amarezza – ringhia Manuel Pascali, che proprio non riesce a digerire il ko del Tombolato – perché perdiamo il primo posto e l’imbattibilità. Tutti tenevamo a far bene. Ripartiamo da una prestazione certamente più che positiva e dalla consapevolezza di poter tornare a a vincere già dalla prossima partita a Cremona». Dopo aver visto l’Alessandria mettere la freccia, il Cittadella vuole rialzarsi subito. E Pascali ha già un’idea su come intervenire a sostegno del gruppo: «Abbiamo concesso due gol che potevano essere evitati – sospira l’ex centrale difensivo del Kilmarnock – avevamo studiato il Feralpi e il suo modo di giocare, sapevamo avrebbero cercato di chiudersi e ripartire e per questo non avremmo dovuto concedere loro certi spazi. Nel secondo tempo la palla non ne ha voluto sapere di entrare, abbiamo creato un sacco di occasioni senza riuscire a buttarla dentro. E questo a lungo andare potrebbe rappresentare un grosso problema. Non dovrà più ripetersi una situazione simile». La Cremonese porta con sé dolci ricordi (lo spareggio vinto allo Zini nel giugno 2008 che regalò la seconda storica promozione in Serie B) e metterà di fronte ai granata una squadra in grossa crisi. Il ko contro il fanalino di coda Pro Patria fa vacillare le certezze di Fulvio Pea, a rischio a cui se non ci dovesse essere un’inversione di rotta immediata.

Ore 11.10 – (Gazzettino) «Ma già nella precedente vittoria con l’Albinoleffe avevo visto gente correre sul 3-0 per andare a fare il quarto gol. È lo spirito giusto che fa ben sperare. Si comincia a vedere la mano di Pillon, e la si vedrà soprattutto dopo la sosta. Intanto facendo bene con il Bassano potremo passare un bellissimo Natale, poi appunto durante la sosta il tecnico avrà più tempo per lavorare e per fare considerazioni sui giocatori». Al riguardo, a gennaio si apre la finestra dedicata al mercato invernale. «Abbiamo un direttore sportivo che si sta guardando attorno e al momento opportuno sarà lui con il tecnico a dire se ci sarà la necessità d’intervenire. Ma sarà dopo le partite con Bassano e Alessandria che faremo una taratura: obiettivo A guardare all’alta classifica e programmare un certo tipo d’interventi, obiettivo B consolidarci in prospettiva dell’anno prossimo». Come società comunque siete pronti ad aprire ancora i cordoni della borsa. «La società vuole il bene del Padova – sottolinea Bonetto – il che significa che se dobbiamo investire ancora qualcosa, lo faremo. Sempre restando all’interno del nostro budget che può essere leggermente aumentato».

Ore 11.00 – (Gazzettino) «Aspettiamo le sfide con Bassano e Alessandria e poi possiamo fare qualche considerazione più approfondita su chi siamo e dove possiamo arrivare». A proposito del Bassano, a Gorgonzola era presente il direttore generale Seeber per vedere all’opera i biancoscudati. «Ci conosciamo sin dai tempi del Cittadella, sabato allo stadio era seduto vicino a mio figlio e ci siamo salutati al telefono. Era già venuto a vedere il Padova con il Cuneo, in quella giornata nefasta per le condizioni meteorologiche e per il risultato. Si è forse reso conto che quello non era il vero Padova, ed è venuto a verificarlo a Gorgonzola. Lì ha potuto vedere il vero Padova, le vittorie aiutano a ritrovare autostima e fiducia». La cura Pillon sta dando il suoi frutti con due successi di fila, cinque gol fatti e appena uno subito. «La squadra ha ritrovato un certo equilibrio. Il nuovo allenatore ha toccato la coscienza di più di qualche giocatore: è stato un insieme di cose che ha portato la squadra a essere più attiva, compatta e sicura dei propri mezzi».

Ore 10.50 – (Gazzettino) Rientrerà domani dalla trasferta di lavoro in Indonesia, ma anche dall’altra parte del mondo l’amministratore delegato Roberto Bonetto non si è perso sabato la prima vittoria in trasferta del Padova. «È stata una bella partita, anche se un po’ strana da vedere sullo schermo dell’iPad. Non c’era di sicuro lo stesso feeling di quando sono allo stadio, ma ho sofferto lo stesso. È stato fondamentale essere riusciti a fare il secondo gol, ci ha dato più tranquillità. Purtroppo c’è stata una sbavatura sul loro sigillo e abbiamo dovuto soffrire un altro quarto d’ora. È giusto ciò che ha dichiarato il nostro allenatore, ossia dobbiamo gestire meglio il risultato se vogliamo diventare una squadra in grado di dare fastidio alle altre compagini che sono nella zona alta della classifica. Era già successo con Reggiana e Feralpi di passare in vantaggio e poi eravamo stati ripresi». Il tabù del primo acuto lontano dall’Euganeo è comunque stato sfatato. «C’è sempre un dare e un avere nella vita, ed eravamo un po’ in credito con la fortuna tra pali e rigori mancati. Qualcosa ci sta tornando indietro, oltre naturalmente alle capacità dei ragazzi. Un po’ di fortuna non guasta se ci accompagna nel percorso per uscire da questo tunnel: si comincia a vedere la luce, ma ancora non ne siamo venuti fuori».

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Un inizio non certo perfetto, che diede però il via ad una cavalcata arrestatasi solo in finale playoff con il Novara: il suo grande merito non fu evidentemente la partenza, ma le successive vittorie contro Portogruaro, Vicenza, Ascoli, Sassuolo, Livorno e Torino che portarono i biancoscudati agli spareggi per la Serie A. I peggiori. Da quota 4 in giù ci sono i tanti allenatori che qualche difficoltà l’hanno incontrata, quando si sono dovuti misurare con il Padova a campionato in corso. I punti sono quelli che conquistò in tre gare Mario Colautti, guarda caso proprio colui che divenne allenatore dopo l’esonero di Bepi Pillon: a distanza di 17 anni, il nuovo tecnico biancoscudato la sua piccola rivincita personale se l’è già presa. Sorprendentemente, a chiudere questa particolare graduatoria ci sono i mister più quotati, da Renzo Ulivieri, ultimo con 1 solo punto dopo aver sostituito Glerean, a Serena, Mandorlini e Tesser. Oggi la ripresa. C’è quindi un motivo in più, nel confronto inedito tra Padova e Bassano, il cui unico precedente ufficiale è una sfida di Coppa Italia Lega Pro del 2008 (vinta 2-1 dai biancoscudati sui giallorossi di Glerean grazie alle reti di Raimondi, all’epoca poco più che maggiorenne, e di Gasparello). Oggi pomeriggio appuntamento alle Guizza per la ripresa degli allenamenti: alle 14.30 si ricomincia a fare sul serio.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Oltre che recordman di punti, Sabatini è anche recordman di subentri, visto che nel giro di tre stagioni per altre due volte ha riconquistato la panchina biancoscudata: l’anno successivo, culminato con la promozione a Busto Arsizio, rilevò Tesser e fece sei punti nelle prime tre gare; quello dopo ancora, sostituendo Di Costanzo in Serie B, ne portò a casa solo due. Negli ultimi vent’anni, insomma, non c’è stato chi abbia fatto meglio, con tre vittorie in altrettante gare. Pillon ora può riuscirci se batte i giallorossi di Sottili, una sfida nella sfida che arricchisce di fascino il primo derby di campionato tra Padova e Bassano della storia del calcio. Gli altri subentrati. Con i sei punti conquistati finora, Pillon ha già comunque eguagliato un bottino da medaglia d’argento. Dopo Sabatini, infatti, con sei punti conquistati da subentrante nelle prime tre gare c’è, paradossalmente, Bortolo Mutti, uno dei tecnici meno amati dalla piazza. Il quale, chiamato da Penocchio, rilevò Marcolin vincendo con Varese e Juve Stabia, e perdendo nel mezzo a Cittadella. A quota 5 punti, e quindi già alle spalle di Pillon, si trova invece Alessandro Dal Canto, chiamato da Cestaro a sostituire Calori: esordì con una vittoria a Pescara, quindi ottenne due pareggi contro Atalanta ed Empoli.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Due partite, due vittorie. Che Bepi Pillon potesse partire con il piede giusto l’avevano sperato in tanti, primi fra tutti i dirigenti che l’hanno scelto per guidare il Padova dopo il doloroso divorzio da Carmine Parlato. Ma che tra Albinoleffe e Giana Erminio potesse raccogliere sei punti su sei, nessuno l’avrebbe mai preteso. Il tecnico trevigiano è partito a razzo e domenica, alle 14, all’Euganeo arriva il Bassano per l’ultima gara dell’anno solare: l’ostacolo che lo separa dall’eguagliare il record di Carlo Sabatini. Numeri da primato. Subentrare in corsa ad un allenatore non è mai facile, e a Padova, negli ultimi vent’anni, dall’addio alla Serie A, se ne sono avuti svariati esempi: addirittura 16 i subentri, compreso quello di due settimane fa. Tra coloro che sono saliti in corsa sulla panchina biancoscudata – e sono esclusi, quindi, quelli che hanno iniziato la stagione – nessuno è partito forte come Sabatini. L’allenatore perugino, nel marzo 2008, prese il posto dell’esonerato Ezio Rossi e cominciò la sua prima esperienza con un filotto sin qui ineguagliato: all’esordio sconfisse 1-0 il Sassuolo, quindi vinse 3-0 con il Verona al Bentegodi e 2-1 con la Pro Patria all’Euganeo.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Anche se poi corregge il tiro: «Segnare e vincere è il culmine di un lavoro di squadra settimanale, quello di sabato lo dedico a noi, al gruppo». Cristian Altinier, professione ben precisa: “9” biancoscudato. «Con Padova è stato un colpo di fulmine: mi ha convinto subito. Ho accettato la destinazione in un secondo perché il club mi ha fatto sentire importante sin dal primo approccio». Quando ancora giocava a sette – «facevo il centrocampista» – il gol se l’è sempre sentito dentro perché gli veniva naturale; tanto da… appiccicarselo in camera. Ossia? «Ho iniziato a seguire il calcio da fine anni ’80, ero milanista… Il mio idolo non poteva che essere Van Basten! Il mio “9” preferito. Ho ancora tutti i suoi poster attaccati in camera, a casa dei miei». Ma c’è di più. «Pensa, mi ero persino comprato le scarpette come le sue: Diadora con il baffo rosso». Un salto nel presente. Oggi chi citerebbe? «Dico Lewandowski. Per come si muove, per il gioco che fa in area ma anche fuori area. Tecnica altissima, bravo spalle alla porta, gioca per la squadra: è meno macchina di Ronaldo ma più completo, lo preferisco». Nel calcio tanti amici, ma «Marco Cunico (con lui al Padova, ndr) resta in cima alla lista perché è davvero una persona speciale. Ci siamo conosciuti a Portogruaro, ci vogliamo bene oltre al calcio. Tra noi c’è un bellissimo rapporto». Il sogno che fa cucù nel suo cuore è bello chiaro: «Fino a quando l’età mi permetterà di giocare, proverò a tornare in Serie B. L’ho già fatta, eh – tra Mantova e Portogruaro – ma mai come avrei voluto. Se l’anno scorso fossi rimasto ad Ascoli, sarei salito, ma le strade si sono divise prima del ripescaggio. Tornare in B sarebbe la chiusura del cerchio che vorrei».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Un inedito Cristian Altinier. È quello che emerge dall’intervista che Matteo Moretto ha realizzato per GianlucaDiMarzio.com e di cui riportiamo i passaggi più significativi. «Tatuaggi zero, creste men che meno. Non sono nemmeno così social: utilizzo Instagram, su Facebook posto qualche foto ma non commento mai. Se non gioco a pallone, sto in famiglia, esco con gli amici, vado al cinema. Quando posso, visito città nuove». Tra gli hobby, golf e selfie? «No no, non faccio nemmeno il collezionista, mi dispiace». Poi Cristian sorprende quando meno te l’aspetti. «Sai che c’è? Impazzisco per il tennis! Ora posso solo guardarlo perché non sarei più in grado, ma da piccolino ci giochicchiavo abbastanza. Anzi, ti dirò di più, quando smetto di dare calci ad un pallone vorrei riprendere la racchetta in mano… magari con mia figlia, perché no?». La piccola Melita oggi di anni non ne ha nemmeno uno, ma si fa già sentire… «Da quando c’è lei, è cambiato tutto, cambiano soprattutto le ore di riposo», scherza Cristian. «Sai, le solite cose: la bambina si sveglia di notte, la pappa, il latte… . Però mia moglie è bravissima, attenta e davvero sempre presente». Papà Altinier suona decisamente bene. «Sai che non me ne sto ancora rendendo conto? È una sensazione unica, non saprei nemmeno descriverla, bisogna provarlo per capire. Prima di esserlo non avevo minimamente idea…». Il Duca – soprannome che si porta dietro da anni – (suona) forse meglio. «Perché non sono uno che si scompone, parlo poco anzi spesso preferisco osservare in disparte. Stravagante? Per niente, mi definirei uno vecchio stampo». Normal boy a tutti gli effetti, prima di una partita «non sento il bisogno di mettermi le cuffione e ascoltare la musica come tanti ragazzi di oggi», e se gli chiedi per chi fosse il suo ultimo gol (contro la Giana) risponde con un’altra domanda: «Bisogna per forza dedicarlo sempre a qualcuno?».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Questo migliora la visibilità verso il campo e regala una linea estremamente originale. Ma la grande novità è l’eliminazione della vecchia rete in ferro che separava le tribune dal terreno di gioco con la realizzazione di un parterre in erba sintetica drenante che forma un tutt’uno con il prato verde. Insomma, i tifosi dalle tribune possono seguire ancora meglio le varie fasi della partita. Per far rivivere a tutti gli appassionati, anche ai più giovani, i fasti della gloriosa “Fossa dei Leoni”, la Tribuna Ovest è stata impreziosita da 20 pannelli rievocativi che ritraggono alcuni dei giocatori e delle sfide che hanno reso grande l’Appiani, in 70 anni, dal 1924, quando fu inaugurato, al 1994, quando si passò all’Euganeo. Al termine dei lavori del secondo stralcio verranno posizionati altri 8 pannelli anche sulla porzione sud della stessa Tribuna Ovest, per un totale di 28. Le foto storiche stampate su di essi sono state selezionate direttamente dai tifosi attraverso un concorso svolto in estate sulla pagina Facebook di Birra Antoniana, il prodotto di punta della Interbrau dei fratelli Vecchiato: un modo per rinsaldare il legame tra lo stadio e la città.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Grazie al contributo di Birra Antoniana e di Sunglass, si sono conclusi i lavori relativi al primo stralcio di riqualificazione dello stadio Appiani, iniziati nel febbraio scorso. E come tutti i… regali di Natale che si rispettino, il Calcio Padova ha deciso di organizzare un evento speciale per martedì 22 dicembre. Il programma prevede alle ore 13 la cerimonia di consegna dell’impianto al Comune, rappresentato dal sindaco Massimo Bitonci e dall’assessore allo Sport Cinzia Rampazzo. Un’ora dopo scenderanno in campo, per un’amichevole a scopo benefico, il cui ricavato sarà devoluto alla Città della Speranza (costo del biglietto 5 euro), la squadra di Bepi Pillon e una formazione della Polizia di Stato. Saranno anche presentati due libri che celebrano la storia del club biancoscudato e dell’impianto di via Carducci. La Tribuna Ovest dell’Appiani si presenta oggi in una veste tutta nuova, che, pur rispettando le caratteristiche originali dello stadio, mostra linee attuali e modernissime. I lavori eseguiti sono stati più ampi e migliorativi rispetto a quanto stabilito dall’iniziale convenzione con il Comune. Grazie alla collaborazione con Sunglass, l’azienda del presidente del Padova Bepi Bergamin, è stato realizzato un parapetto di vetro che incornicia tutta la Tribuna Ovest e che, in futuro, ne completerà anche la porzione sud.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Il ritorno di Fabiano Sul brasiliano se ne sono dette di tutti i colori: che sarebbe in sovrappeso di almeno cinque chili, che abbia remato contro Parlato (difficile capire come, visto che nelle ultime tre partite della precedente gestione non ha mai messo piede in campo) e che volesse andare via a gennaio. La verità: con lui in campo ne beneficia anche il rendimento di Diniz. In estate Fabiano aveva pensato di lasciare per incompatibilità con Parlato, ma ha deciso di rimanere e i suoi due gol nella gestione dell’allenatore campano ne dimostrano l’indiscussa professionalità. Tutti al loro posto. Le due ali del Padova (Ilari e Petrilli) e l’unico centravanti di ruolo in rosa, Altinier. Tutti in campo al loro posto, con risultati buoni, in alcuni casi perfino ottimi. Altinier ha ricominciato a segnare e a servire assist, dimostrando che la sua presunta sterilità dell’era Parlato era solo dovuta a incapacità della squadra di sfruttarne appieno le caratteristiche. Ilari e Petrilli saranno offensivi, ma sanno cosa fare. E i risultati si vedono anche nelle giornate di scarsa vena. Piccole mosse e il motore è ripartito.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) L’esclusione di Cunico Dolorosa, certo, ma a pensarci bene forse necessaria. Non perché il capitano stesse attraversando un periodo di forma scadente, anzi: le ultime sue esibizioni avevano certificato un rendimento in ascesa. Ma la squadra ha dimostrato spesso e volentieri di non reggere la presenza contemporanea in campo di Neto Pereira e del capitano. Due giocatori con caratteristiche simili, entrambi over 35. Il sacrificato eccellente è proprio il fantasista di Thiene, che può fare la seconda punta e potrebbe tornare utile molto presto. Magari accanto ad Altinier, che conosce benissimo dai tempi di Portogruaro. Basta dare un’occhiata al passato di Neto Pereira: senza voler chiamare sventure, è quantomeno probabile che il brasiliano possa incappare in un nuovo infortunio, come accaduto praticamente in tutte le stagioni precedenti all’attuale. Talento purissimo indiscutibile, ma anche purtroppo facilità a infortunarsi.

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Inversione di rotta in quattro mosse: firmato Giuseppe Pillon. Il Padova che torna a fare il pieno di punti, che si allontana dalla zona bassa della classifica, che segna cinque gol in due partite (subendone solo uno), che punta all’en plein anche domenica prossima all’Euganeo contro il Bassano, ha già l’impronta chiara dell’allenatore trevigiano. Il quale ha operato quattro variazioni rispetto al tema prediletto di Carmine Parlato. Cambio di modulo Dal 4-3-1-2 al 4-4-2. Variazione sostanziale, tutt’altro che indolore. Fuori il trequartista (Cunico), via un centrocampista centrale, dentro due esterni e una punta (vera) in più. Si è tornati agli albori, al tema classico del calcio, quel 4-4-2 che garantisce equilibrio e che può, allo stesso tempo, regalare certezze anche in fase offensiva. Gli uomini giusti, insomma, al posto giusto. E la sicurezza restituita alla squadra di poter esaltare le caratteristiche degli uomini della rosa.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Alessandria 30, Cittadella 29, Bassano e FeralpiSalò 27, Reggiana 24, Pavia e SudTirol 23, Cremonese, Cuneo e Pordenone 22, Padova 21, Pro Piacenza 19, Giana Erminio 18, Lumezzane 16, Mantova 14, AlbinoLeffe 11, Renate 9, Pro Patria 6.

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, quindicesima giornata: Cuneo-Pordenone 0-1 (Filippini (Pn) al 37′ st), Pro Patria-Cremonese 1-0 (D’Alessandro (Pp) al 1′ pt), Alessandria-SudTirol 2-1 (Bocalon (Al) al 5′ pt e al 20′ pt, Kirilov (St) al 34′ st), Giana Erminio-Padova 1-2 (Altinier (Pd) al 28′ pt, Neto Pereira (Pd) al 2′ st, Bruno (Ge) al 31′ st), Pavia-Lumezzane 0-2 (Cruz (Lu) al 23′ pt, Sarao (Lu) su rigore al 7′ st), AlbinoLeffe-Reggiana 0-1 (Siega (Re) al 16′ pt), Cittadella-FeralpiSalò 0-2 (Romero (Fs) al 10′ st, Bracaletti (Fs) al 23′ st), Pro Piacenza-Mantova 0-0, Bassano-Renate 2-0 (Stevanin (Ba) al 29′ st, Fabbro (Ba) al 47′ st).

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 14 dicembre: giorno di riposo per i Biancoscudati




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