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Ore 20.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) L’assemblea «totalitaria» di venerdì ha fatto compiere un ulteriore passo fondamentale verso la tanto attesa firma tra Finalfa, proprietaria del 92% delle quote del Vicenza calcio e Vi.Fin., la finanziaria che si appresta a succedere nelle stanza dei bottoni. L’aumento di capitale sottoscritto garantirà il 16 dicembre il pagamento degli stipendi e dei relativi contributi ai tesserati, un impegno economico di oltre un milione di euro che conferma la volontà di Vi. Fin. L’assemblea ha anche ufficializzato l’ingresso tra i soci di Stelvio Dalla Vecchia, imprenditore vicentino già vicino ai colori biancorossi con le sponsorizzazioni delle sue aziende, Utensilnord e Metrotecnica, e di Andrea e Cristina Costa; per il momento rimane anche Luigi Morato, che non ha partecipato all’aumento di capitale ed è quindi rimasto come socio con un numero di quote ridotto. Vi.Fin. definito l’aumento di capitale, ha compiuto un ulteriore, fondamentale passo verso la definizione dell’acquisizione della società, da dove uscirà Sergio Cassingena che ha già concordato e firmato le condizioni della sua uscita. Ormai restano da definire solo i dettagli, come nel caso del centro tecnico di Isola Vicentina, che ospiterà i biancorossi probabilmente fino alla fine della stagione in corso; a partire dal prossimo campionato il Vicenza quasi sicuramente si allenerà presso l’impianto San Lazzaro. C’è attesa quindi per le firme tra le parti, atto che potrebbe essere fissato prima di Natale oppure nei primi giorni del nuovo anno.
Ore 20.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) C’è delusione nel dopogara per una sconfitta immeritata arrivata nonostante un secondo tempo tutto all’assalto. E Pasquale Marino ammette che in difesa si è commesso qualche errore. «Sul primo gol si poteva fare meglio — ammette il tecnico del Vicenza — sul secondo è stato bravo Caracciolo. Nella ripresa abbiamo giocato a tutta ma non è bastato. Prendiamo atto della classifica ma la squadra deve continuare su queste prestazioni, sperando che la fortuna torni dalla nostra parte. Adesso dobbiamo compattarci e stare uniti per venirne fuori, ma se giocheremo sempre così i risultati arriveranno di certo». Amareggiato anche Filip Raicevic, autore del settimo gol in stagione. «Il numero dei gol non conta, è importante il risultato — spiega l’attaccante montenegrino — se servisse preferirei non segnare più ma vedere vincere il Vicenza. Nel primo tempo dopo il loro gol abbiamo sbagliato qualche pallone di troppo, nella ripresa ci siamo rialzati e abbiamo giocato solo noi. Non siamo riusciti nemmeno a pareggiare, significa che dobbiamo lavorare ancora molto specie davanti al portiere avversario. Abbiamo dato tutto ma dobbiamo dare ancora di più. Chi ha visto la partita, qualche fischio a parte, ci ha applaudito perché abbiamo giocato un buon calcio».
Ore 20.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Perdere così fa male. Perché per generosità, impegno, cuore e volontà il Vicenza avrebbe meritato sicuramente di più: già il pareggio sarebbe andato stretto, figurarsi una mazzata del genere. Grande reazione e prestazione da applausi nel secondo tempo, un po’ meno il primo, ma alla fine i biancorossi pagano a caro prezzo i due errori commessi sulle reti di Andrea Caracciolo. E la cosa più grave, che non può che far aumentare la rabbia e il rammarico per come si stanno mettendo le cose, è che quest’anno purtroppo non è la prima volta che il Vicenza esce dal campo con la netta sensazione di aver raccolto molto meno di quanto avrebbe meritato. Sfortuna, ingenuità, casualità? Forse un po’ di tutto questo: di certo al Vicenza in questo periodo non sta girando bene nulla e di certo non è questo il momento di fare polemiche nella vana ricerca di trovare un colpevole (dirigenza, tecnico, giocatori?) ammesso che un colpevole ci sia. Di una cosa si può star certi: questa squadra non merita la classifica che ha in questo momento: però a da passà a nuttata in attesa di tempi migliori e magari anche di un po’ di buona sorte. E’ la quarta gara in dieci giorni, la stanchezza si fa sentire e Marino si affida ad un po’ di turn-over, complici anche le tante assenze per infortunio a cui si aggiunge quella dell’ultima ora di Laverone, colpito nella notte da un virus intestinale. Si comincia al piccolo trotto, con i biancorossi che provano a fare la partita ma la manovra a tratti è lenta e prevedibile visto che si gioca costantemente a sinistra dalle parti di Giacomelli; comunque il Vicenza gioca bene, anche se in avanti manca un po’ di incisività. Il Vicenza crea, il Brescia segna; ci pensa Caracciolo aiutato in maniera determinante dal grave errore di El Hasni che prima sbaglia posizione e marcatura e poi lascia all’attaccante lo spazio per girarsi in area. La reazione biancorossa al 26 con un azione di confusione in area avversaria, in cui tra tiri «ciccati» e rimpallati ci provano in tre senza però trovare il pertugio giusto. Tre minuti più tardi il raddoppio del Brescia, ancora con Caracciolo pescato da un traversone di Kupisz sulla linea di fondo del secondo palo, libero di saltare indisturbato e di beffare con un pallonetto di testa un distratto Vigorito. La mazzata si sente: il Vicenza sbanda e il tempo si chiude senza che nulla cambi. Dopo trenta secondi dall’inizio della ripresa, lo squillo biancorosso: azione in velocità di Giacomelli che brucia Camilleri, palla al centro e per la zampata di Raicevic che insacca. È un altro Vicenza per intensità, cattiveria e voglia di rimettersi in corsa. Si gioca in una solo metà campo, quella ospite. Palo esterno di Embalo su azione di contropiede e una parata di Vigorito su colpo di testa di Dell’Oglio, per il resto solo Vicenza. Traversa di Gagliardini su colpo di testa da ottima posizione, netto ed evidente (ma non per il direttore di gara) tocco di mano in area di Antonio Caracciolo, vari batti e ribatti stile flipper, Raicevic anticipato al momento del tiro, Gatto di testa fuori di poco, ma come dice il cronista, «non va».
Ore 19.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Alessandria 30, Cittadella 29, Bassano e FeralpiSalò 27, Reggiana 24, Pavia e SudTirol 23, Cremonese, Cuneo e Pordenone 22, Padova 21, Pro Piacenza 19, Giana Erminio 18, Lumezzane 16, Mantova 14, AlbinoLeffe 11, Renate 9, Pro Patria 6.
Ore 19.20 – Lega Pro girone A, fischio finale: Bassano-Renate 2-0, reti di Stevanin al 29′ st e di Fabbro al 47′ st.
Ore 19.10 – (La Provincia Pavese) «Chiedo scusa prima di tutto al presidente Zhu, che garantisce ai giocatori e ai dirigenti stipendi importanti, e poi ai nostri tifosi perché per quello che si è visto oggi bisogna solo vergognarsi». Il direttore generale del Pavia Nicola Bignotti si presenta nel dopopartita in sala stampa. L’aria è pesante. Ai giornalisti non si presentano né giocatori, nè mister. Parla Bignotti, il dg arrivato la scorsa estate dal Genoa. «E’ una scelta che ho preso io – ribadisce il dirigente –. Poi, nelle prossime ore, faremo delle valutazioni su questo momento negativo. Abbiamo la fortuna di avere qui il presidente Zhu e tra stasera (ieri per chi legge, ndr) e domani mattina presto decideremo il da farsi». Parole che fanno presagire la decisione di un esonero anticipato per Michele Marcolini, pesantemente contestato (e non è la prima volta) dalla curva sud, ma anche dalla tribuna. Nonostante le voci di contestazioni preparate, la curva si presenta a inizio gara per sostenere la squadra. Scorrono i primi minuti, nei quali è già chiaro che la squadra non gira. Non c’è regia («Perché La Camera è fuori rosa?» si domandano tutti, senza avere risposta), molti passaggi sono imprecisi, il Lumezzane pressa come una squadra inglese in buona salute. Il Pavia subisce. Dopo lo 0-1, a inizio ripresa i tifosi ammutoliscono. Basta cori, basta incitare. Fino allo 0-2 del ko. A quel punto le contestazioni sono aperte. Urla contro il mister e a favore solo dei colori azzurri. Poi si passa al dileggio nei confronti del presidente Zhu che, improvvidamente, nel giugno scorso aveva profetizzato un futuro roseo e – addirittura – l’ipotesi delle coppe continentali. «Presidente portaci in Europa», gridano amaramente ironici i tifosi. Da più di un mese a questa parte il Pavia ha cambiato volto e raccolto solo tre punti nelle ultime sei gare. Il direttore generale Bignotti dice di non avere spiegazioni: «Cosa sia successo non lo so. Se lo sapessi non sarei qui in questo momento e si sarebbe intervenuti prima – risponde il dirigente in sala stampa – E’ vergognoso che giocatori come i nostri, che sono strapagati, e una squadra che costa dieci volte più del Lumezzane possa fare questa figura. Si deve dimostrare di essere uomini prima che calciatori». Il dirigente è severissimo: «Credo che molti debbano farsi un esame di coscienza. Sono uomini, prima che calciatori. Abbiamo annunciato che alcuni saranno messi sul mercato. E’ vero. E spero che da domani sul mercato ne vadano molti altri, oltre a La Camera. Almeno dieci, anche venti». Sotto la curva i giocatori parlano con i tifosi. Si spiegano. Restano a lungo a dialogare, dicono che loro ci mettono l’anima. Ghiringhelli è l’immagine della tristezza. Del Sante si batte la mano sul petto. Sotto la curva ci sono tutti. Meno il mister. Marcolini se ne va mestamente in mezzo al campo e saluta con una certa enfasi i suoi giocatori. A qualcuno sembra un addio. Batte un cinque al capitano Facchin, a Ferretti (freddino), a tutti gli altri. «Abbiamo consulenti tecnici (Antonio Imborgia che si occupa da pochi giorni del mercato ndr), posso dire che sicuramente faranno valutazioni sui calciatori e capiremo cosa fare. Sicuramente così non ce ne sono due o tre da cambiare, ma dieci o più….», sono le conclusioni di Bignotti. Oggi potrebbe arrivare l’indicazione del nuovo mister. Il toto-allenatore è partito.
Ore 18.50 – (La Provincia Pavese) Dalla curva, fin dal primo minuto, si invoca «gente che lotta», ma in realtà sotto questo aspetto non è che si possa rimproverare granché al Pavia. Perché il tonfo azzurro di ieri contro il Lumezzane non è figlio di uno scarso impegno, piuttosto di idee annebbiate dalla frenesia di dover combinare qualcosa a tutti i costi. E che spesso porta, in mancanza della tranquillità e della lucidità necessaria, a ottenere l’effetto opposto. Proprio quello che è successo in un pomeriggio da dimenticare per il Pavia e che può essere il capolinea per mister Marcolini. Già dalle prime battute si intuisce che sarà tutt’altro che una passeggiata, anche se di fronte c’è una squadra che arriva da una serie drammatica: un solo punto nelle ultime sei gare. Gli azzurri sembrano mal disposti in campo e tendono a improvvisare soluzioni. Le occasioni in ogni caso arrivano, sia pure con spunti individuali anziché con la costruzione lineare di trame gioco. Al 13’, per esempio, la spizzata di Mattia Marchi su lancio lungo fa correre verso la porta Ferretti, che si porta la palla sul piede preferito, il sinistro, e calcia bene a giro ma trova la risposta di un grande Furlan. Il Lumezzane, che nei primi minuti si era fatto vedere con una diagonale comunque largo di Sarao, va in rete alla prima occasione: affondo con più giocatori sul versante destro, che coglie impreparata la difesa azzurra, Baldassin fa partire una rasoiata che Facchin respinge in allungo, ma il più rapido a seguire la traiettoria è Cruz, che mette in rete sotyo la traversa. Due minuti dopo potrebbe arrivare il pareggio con il cross di Ferretti per la girata di Mattia Marchi di testa, ma ancora una volta Furlan è più che reattivo e va a chiudere sull’angolo. Nell’azione si infortuna Marco Cristini, che con un bel tacco aveva liberato Ferretti. Come se non bastasse per una squadra squadra che ha già l’infermeria piena. Al posto di Cristinio entra Martin che dopo una manciata di minuti ha sul piede la palla dell’1-1: Ferretti tenta la percussione ma non sfonda il muro del Lumezzane, la palla arriva al terzino sinistro che calcia una gran botta a fil di palo. Finale di tempo con il diagonale largo di Sarao e una nuova opportunità per Marchi. Comincia la ripresa e a completare l’opera, entra in scena anche l’arbitro De Remigis di Teramo. Che prima, al 6’, assegna al Lumezzane un rigore per un mani chiaramente involontario di Siniscalchi (dopo che il Pavia ne aveva reclamato uno in area dei bresciani), che Sarao trasforma. Poi espelle Martin per un fallo semmai da ammonizione, non certo da rosso diretto. Il Pavia in dieci ci mette tanta buona volontà e annaspa ancora di più, tra nervosismo e contestazione che inizia a montare. Qualcosa succede, ci provano Ferretti, poi Mattia Marchi e soprattutto Alessandro Marchi, che servito dal suo omonimo sparacchia la palla dell’1-2 alla mezzora. Poi si smorzano le speranze e anche la luce sul Pavia.
Ore 18.20 – Lega Pro girone A, fine primo tempo: Bassano-Renate 0-0.
Ore 17.50 – (Gazzetta di Reggio) Più che una partita, all'”Atleti Azzurri d’Italia” è andato in scena un amarcord. Con un protagonista sulla panchina ospite che rinverdisce i fasti di quando, da esterno tignoso e irriducibile, lo era sul campo. «È bello aver rivisto il presidente Andreoletti, il dirigente Servalli, il dottor Poggioli: persone con cui in due anni a mezzo intensi, all’inizio del secolo (2002-2004, ndr), avevo condiviso una Coppa Italia di serie C, la storica promozione in B e poi la prima salvezza. Lo devo anche a loro se oggi posso dire di aver intrapreso una carriera di allenatore e di allenare una squadra che prova a giocare a calcio. E credo che stavolta l’abbiamo fatto abbastanza bene». Nel dopogara le parole al miele di Alberto Colombo sono tutte per l’AlbinoLeffe che è rimasto nel suo cuore. Ex di turno al pari di Max Pesenti sul campo, il tecnico della Reggiana concede ai vinti l’onore delle armi: «Hanno obiettivamente avuto meno occasioni delle nostre, ma molto più nitide – spiega -. Soncin è arrivato due volte davanti al nostro portiere, già nel primo tempo avremmo potuto subire il pari. Nel secondo tempo ci siamo difesi abbassandoci troppo e abbiamo peccato di leziosità. Alla fine un pareggio poteva anche starci, anche se ai punti avremmo vinto comunque noi». Un po’ di sorci verdi in salsa bluceleste, insomma, nella serata del ritorno al bottino pieno i granata li hanno visti: «Dopo sei partite raccogliendo solo tre pareggi, forse a un certo punto la paura di vincere ci ha un po’ frenati – prosegue Colombo -. Non mi è piaciuto il calo di personalità dopo l’intervallo. Del resto se ultimamente abbiamo avuto qualche difficoltà a gestire le situazioni qualcosa vorrà pur dire». L’analisi del confronto con la pericolante di turno non lascia spazio ai voli pindarici: «Siamo partiti a spron battuto sfruttando intensivamente le fasce – chiosa il brianzolo sulla tolda di comando -. Mogos e Siega hanno lavorato a dovere, in settimana l’avevamo preparata per tenere palla e attaccare mettendo palloni in mezzo e facendo i tagli. Complessivamente posso dirmi soddisfatto della prestazione, anche se ci sono le pecche che ho appena ricordato: non possiamo assolutamente permetterci di stare sulla difensiva, non dev’essere questo il nostro modo di giocare. Siamo una squadra costruita per creare superiorità numerica, perché abbiamo qualità da vendere e dobbiamo sfruttarla».
Ore 17.30 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana ritrova finalmente la vittoria che mancava dal 25 ottobre in casa con la Cremonese. La squadra di Colombo ha dominato nel primo tempo, segnando con Siega, dopo una bella progressione di Mogos, che poco prima aveva sprecato il vantaggio. L’ex Pesenti è stato pericoloso in due occasioni nella prima frazione di gioco. Nella ripresa invece i granata si sono fatti schiacciare indietro e hanno rischiato più volte di subire il pareggio, indice forse di qualche paura di troppo. Perilli ha compiuto due autentici miracoli e altri interventi importanti. Ma per fortuna alla fine la gara si è conclusa con la vittoria di Siega e compagni. Una vittoria molto importante sotto il profilo psicologico, dato che nel prossimo turno al Città del Tricolore arriverà l’Alessandria, che ultimamente non sbaglia un colpo. Il confronto decolla al 7′, quando addosso alla saracinesca di Amadori sbattono il cabezazo di Arma sulla pennellata di Siega e il tap-in di Mogos, che clamorosamente a due passi non riesce a insaccare. Il vantaggio è solo questione di pazienza e della sveglia di Mogos che al 15′ pesca il taglio fulmineo di Siega. Mentre i bergamaschi sciorinano un gioco intirizzito, in capo a una decina di minuti l’autore del rompighiaccio, dopo un borseggio a Vinetot, vede frustrato il suo conato dal vertice dalla deviazione di Gianola. In mezzo al nulla, un paio di lampi blucelesti spenti da un Perilli anguillesco: il primo (31′), sulla verticale Perini-Soncin, provoca il corner sugli sviluppi del quale l’inzuccata di Magli, imbeccato in posizione sospetta dal Cobra, chiama il portierone al colpo di reni. Prima dell’intervallo, tris di occasioni reggiane: 37′, Siega ruba palla a Muchetti e allunga per la spaccata di Pesenti cui Amadori nega la vendetta dell’ex; sessanta secondi e l’estremo locale dice di no alla stoccata mancina di Bruccini dalla distanza, e al 42′ l’attaccante non sfrutta a volo d’angelo il flipper tra Angiulli e difesa sull’ennesimo tiro dalla bandierina. La ripresa si apre con un diagonale debole del Peso dopo appena 25 secondi; al 5′ un rimpallo sulla mano di Magli fa gridare al rigore la tribuna di colore ospite. Al 18′ Soncin potrebbe impattare, ma dopo lo scambio col neo entrato Girardi alza incredibilmente al cospetto di Perilli. Stessa sorte per Angiulli tre minuti più tardi: il suo sinistro in corsa sull’angolo di Bruccini sbatte contro la retroguardia locale. Ma è al 23′ che l’ex atalantino, nell’azione fotocopia della precedente, getta alle ortiche il possibile pari facendosi ipnotizzare dalla manona del guantìpede nemico. Succede poco altro, ma va bene così: la quota 24 riporta in auge i sogni di post season. La gara di Bergamo conferma i progressi degli ultimi tempi della squadra di Colombo.
Ore 17.00 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Alessandria 30, Cittadella 29, FeralpiSalò 27, Bassano e Reggiana 24, Pavia e SudTirol 23, Cremonese, Cuneo e Pordenone 22, Padova 21, Pro Piacenza 19, Giana Erminio 18, Lumezzane 16, Mantova 14, AlbinoLeffe 11, Renate 9, Pro Patria 6.
Ore 16.50 – Lega Pro girone A, fischio finale: Cittadella-FeralpiSalò 0-2 (Romero (Fs) al 10′ st, Bracaletti (Fs) al 23′ st), Pro Piacenza-Mantova 0-0.
Ore 16.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Un regalo di Natale anticipato. Bello e prezioso, perché inatteso. È quello che i ramarri hanno spedito ai loro supporter al De Marchi e davanti ai computer (per guardarsi il match trasmesso da Sportube.tv) dal lontano (600 chilometri) Paschiero. Inutile negarlo: i timori erano parecchi. Nati dal momento non proprio felice (due ko consecutivi), da un paio di settimane di allenamenti pieni di problemi e dalla lunga lista d’indisponibili. In stretto ordine alfabetico: Berardi, De Cenco, Gulin, Mandorlini, Marchi, Pavan, Savio, Strizzolo e Talin. Ci ha pensato il settebello Alberto Filippini a spazzare via ogni residua paura, a 13′ dalla fine. Già negli 81′ precedenti però le ansie del popolo neroverde si erano via via dissolte grazie a una prestazione accorta, decisa e intelligente dei ramarri. Un punto sarebbe bastato per ridare la carica a tutto l’ambiente. Tre sono un’autentica scossa di entusiasmo. Bruno Tedino è dotato di un autocontrollo da ragioniere scandinavo, oppure è un attore consumato. Entra in sala stampa al Paschiero mostrando l’entusiasmo di chi ha appena finito di assistere a una rappresentazione di Cechov. «Complimenti – è il suo esordio – al Cuneo e a Iacolino, che stimo moltissimo. Non è stata una gara eccezionale, ma non era facile giocare palla a terra su un fondo così gibboso. Ne abbiamo risentito, sia noi che loro. I miei ragazzi hanno comunque cercato di fare la partita per lunghi tratti, anche senza essere pericolosi. Buona la fase difensiva». I rivali? «Sono stati veramente pericolosi solo nei primi minuti della ripresa. Permettetemi – aggiunge – di esprimere grande soddisfazione per l’esordio di Baruzzini e Martignago. Alberto Filippini? È il nostro Totti: talento, genio e qualità tecniche. Ha fatto una gara strepitosa. Non è la prima. In questo momento – conclude – per noi è indispensabile».
Ore 16.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Tedino pesca ancora il suo settebello, al secolo Alberto Filippini. Nel momento di maggior difficoltà dei suoi ramarri, il mancino di Brescia firma (di testa) il quarto gol in 20 giorni e rilancia il Pordenone, reduce da due sconfitte. «Il nostro Totti», lo definirà il tecnico a fine gara. È un colpaccio per i neroverdi, che alla partenza dal De Marchi avevano lasciato a piedi 8 uomini per acciacchi vari. Tra loro bomber De Cenco e gli altri due attaccanti di ruolo: Finocchio e Strizzolo. Le premesse non erano certo incoraggianti, affrontando un team che nelle ultime 9 giornate aveva incassato 22 punti ed era quindi capolista virtuale. Sono stati la forza del gruppo e lo spirito di sacrificio le carte vincenti. Mai avevamo visto prima, tanto per fare un esempio, Pederzoli liberare l’area nei minuti finali calciando la sfera sopra la tribunetta dei popolari. Tedino mette insieme ciò che ha. In difesa un solo cambio: Cosner al posto di Boniotti a destra, con i soliti Pasa e l’insuperabile Stefani centrali e De Agostini a sinistra. In mezzo rientra Pederzoli, con Buratto e Baruzzini (prima da titolare) ai fianchi. Davanti si scambiano in continuazione le posizioni Cattaneo, Martignago (esordio) e Filippini. Iacolino risponde con un 4-4-2 che vede Ruggiero e Banegas punte. Primo tempo abbottonato e senza grandi emozioni. I due team cercano di costruire qualcosa senza creare problemi ai portieri. Al 21′ i ramarri reclamano un rigore per fallo di Quitadamo su Martignago, dopo piazzato di Pederzoli. La manata c’è, il penalty no. Al 32′ Martignago fa da torre per Buratto che di testa centra il legno. Il 10 neroverde era però in fuorigioco. Ma il Pordenone c’è e al 32′ Pederzoli, Buratto e Filippini confezionano una splendida azione. «Totti» usa il destro per finalizzarla: ne esce un tiro debole. In chiusura della prima frazione (45′), dalla parte opposta un errore di Baruzzini in mediana libera la corsa di Banegas, che solo davanti a Tomei spreca un’occasione d’oro. Il Cuneo entra più determinato dal riposo. Tedino corre ai ripari e inserisce Valente e Castelletto per Martignago e Baruzzini. Pressano alto i piemontesi, sugli scambi dei difensori neroverdi. Banegas si mangia due occasioni e Iacolino lo sostituisce con Chinellato. I ramarri si sistemano e torna l’equilibrio. Cercano inutilmente fortuna Cattaneo (64′) e Corradi (68′). È Filippini a decidere il match (81′), deviando di testa un invitante cross di Cosner. Il pallone si infila nel “sette”. Esultano i ramarri in campo e il popolo neroverde davanti al maxischermo del De Marchi. Reagisce con rabbia il Cuneo. Protestano i rossocrociati, chiedendo il rigore (90′) quando Gatto si affloscia in area ospite. Zingarelli non si commuove. Ultimo assalto in pieno recupero. Si accende una mischia furibonda sotto la porta neroverde dove spiovono palloni. Uno di questi arriva sulla testa di Chinellato. Tomei è un felino e smanaccia, salvando la vittoria che consente al Pordenone di agganciare i piemontesi a quota 22. Sabato al Bottecchia (17.30) auguri di buon Natale e chiusura del 2015 con il Pavia. Si riprenderà il 10 gennaio (ultima d’andata) sul rettangolo della Giana.
Ore 16.00 – (Messaggero Veneto) «E’ la vittoria del gruppo e dell’organizzazione». Bruno Tedino non ha alcun dubbio sul come definire il blitz di Cuneo, insperato e stupendo, forse il più bello di tutta la stagione. Il tecnico del Pordenone rilascia un concetto importante, dopo questo successo: «La squadra dev’essere un orgoglio per tutta la città». Tedino, 3 punti nonostante 9 infortunati: un’affermazione che pesa. «Sono molto soddisfatto del carattere che ha questo collettivo. Abbiamo sbagliato soltanto una gara su 15, quella col Cittadella, alla quale peraltro siamo arrivati in difficoltà. Anche oggi (ieri, ndr) lo eravamo, però siamo riusciti lo stesso a fare nostra la partita». Il Cuneo è partito forte, il Pordenone l’ha saputo aspettare e gestire. «Ripeto: qui vedo un grande gruppo e una grande organizzazione. Loro hanno disputato un’ottima partita, noi li abbiamo contenuti, non facendoli mai tirare in porta. La gara era incalanata sul risultato di 0-0, però noi abbiamo continuato a giocare per cercare di vincere. E ce l’abbiamo fatta. Un successo di carattere». Un incontro deciso da Filippini: quarto gol nelle ultime, altrettante gare. «E’ il nostro Totti. Alberto ha grandi qualità tecniche, è un valore aggiunto. Per me non riesce a fare l’esterno: ha talmente tanto genio nella testa che va lasciato un po’ libero di svariare. E’ entusiasmente avere un giocatore così». Ha debuttato Baruzzini, un altro giovane del vivaio dopo Savio all’esordio tra i grandi. «Un orgoglio per noi e per la società. E’ un ragazzo che ha doti, deve crescere sotto il profilo del ritmo ma abbiamo pazienza. Ha disputato una buona partita, mi ha soddisfatto, come Martignago. Riccardo E’ stata la nostra carta a sorpresa. E volevo far capire al ragazzo quanto può essere importante per noi». Tedino, 22 punti in classifica: c’è da essere soddisfatti. «La graduatoria non la guardo. Penso invece che bisogna essere orgogliosi di questa squadra, di ciò che sta facendo. Adesso mi concentro soltanto alla prossima partita, quindi al Pavia. Lunedì (domani, ndr) riprendiamo e prepariamo l’ultima gara del 2015, che sarà difficilissima».
Ore 15.40 – (Messaggero Veneto) Vincere in Piemonte, sul campo della squadra più in forma del campionato e nonostante un’incredibile emergenza: roba da “Mission impossible”. Eppure questo Pordenone srotola la pellicola, buca lo schermo e disegna una storia reale, stupendamente vera. La squadra di Tedino, priva di 9 giocatori (tra cui i 2 centravanti) supera in trasferta il Cuneo, ripartendo dopo 2 ko di fila e fermando un team capace di 22 punti da ottobre (miglior ruolino di marcia del girone A), raggiungendolo in classifica. Decide una rete del solito Filippini, sempre più protagonista, al quarto gol nelle ultime 4 gare. Il 15º turno del girone A di Lega Pro regala un capolavoro di questo gruppo, un’opera diversa rispetto a quella girata a Reggio Emilia e col Bassano, non così esteticamente bella, ma densa di altre qualità, soprattutto dal punto di vista morale e organizzazitivo. Sì, perché quando una squadra non vive di espedienti, di soluzioni individuali, bensì ha una precisa identità di gioco e di gruppo, può cogliere vittorie, come questa, assolutamente insperate. Coi certotti. Estremo Ovest, quasi 600 km di viaggio: è la trasferta più lunga dell’anno. La traversata Oriente-Occidente il Pordenone la fa in condizioni di totale emergenza, privo di 9 elementi: qualche riserva (Pavan, Gulin, Talin, Savio) ma soprattutto cinque giocatori importanti, come Mandorlini, Marchi, Berardi, il capocannoniere De Cenco e il suo sostituto, Strizzolo, fermatosi nella rifinitura. Team senza centravanti: si opta così per Filippini “falso nueve” nel 4-3-1-2. Debuttano dal 1’ il nuovo Martignago e il giovane del vivaio (classe ’97) Baruzzini. Nel Cuneo ci sono praticamente tutti e l’aria sembra favorevole ai locali, autori di 7 vittorie nelle ultime 9 gare. L’inizio è ad alto ritmo e di marca piemontese, seppur non si vedano tiri in porta: il Pordenone se la gioca, ma allo stesso tempo non vuole scoprisi molto, ripiegando in fase difensiva in un 4-5-1 molto corto e compatto. Il momento è difficoltà, inutile cercare di predicare calcio champagne. Tiri in porta, si diceva: uno per parte. Al 31’ quello di Filippini, bloccato da Tunno; al 46’ di Banegos, neutralizzato da Tomei. Tutto qui il primo tempo. La prodezza. Nella ripresa il Cuneo cerca di alzare il ritmo, di affondare: ma qui emerge sempre la grande organizzazione neroverde e capitan Stefani, che sbroglia due-tre situazioni pericolose. Tedino sa che il momento è delicato, toglie chi ha meno minuti sulle gambe – Martignago e Baruzzini – e inserisce Valente e Castelletto, per avere più energia nelle ripartenze e cercare di mantenere ordine in mezzo. Qui il Pordenone alza la qualità del gioco, riesce ad andare in contropiede e a fare male: al 20’, infatti, Cattaneo sfiora il gol, mandando alto di sinistro su cross di Filppini. Ecco, proprio lui, il giocatore bresciano, il finto centravanti della gara. Non ci sono i centimetri di De Cenco e Strizzolo ma c’è lui, al 36’. Cross di Cosner da calcio d’angolo, il numero 7 neroverde si inserisce e, con uno stacco da vero predatore d’area, batte di testa Tunno: 0-1, rete del vantaggio, centro da 3 punti. Perché il Cuneo prova a reagire, ma produce poco se non un’occasione di Rinaldi, bloccata da un attento Tomei a poco dalla fine. Finisce qui la gara in Piemonte, termina con una vittoria pesante come un macigno, che mette in luce la solidità del gruppo e dell’impianto di gioco. Le doti che, di fatto, ti permettono di uscire dal campo con qualcosa in tasca nei momenti di difficoltà e di stanca. Esattamente come lo è questo.
Ore 15.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Spifferi di mercato. Non arriverà un attaccante, nonostante il grave infortunio di Germinale, perché il recupero di Maistrello (a sua volta in recupero da un gravissimo crack al ginocchio) è ormai imminente. Potrebbe arrivare un centrocampista duttile in grado di fare l’esterno e pure l’interno (La Camera?) ma a Bassano nel frattempo la strettissima attualità si chiama Renate (fischio d’inizio alle 17.30 al Mercante) e una partita da vincere ad ogni costo per non perdere contatto col treno di testa, che corre a ritmi indiavolati. Per questo e tanti altri motivi oggi al Mercante il clima è quasi quello di esame di maturità, perché la sconfitta di Coppa Italia a Cittadella Stefano Sottili ha faticato a mandarla giù. «Abbiamo voglia di tornare alla vittoria in casa — ammette l’allenatore giallorosso — la squadra dovrà esprimersi per ciò che sa fare, anche se magarì sarà un match difficile. C’è stata l’incognita di preparare la gara senza sapere come saranno disposti in campo gli avversari, visto l’avvicendamento in panchina». E Sottili sottolinea le qualità del Renate e la sua pericolosità. «Fa dei contropiede e delle palle inattive le proprie armi, inoltre dispone di due dei giovani più interessanti della categoria: Scaccabarozzi e Valotti. Non dobbiamo essere presuntuosi, potremmo incontrare delle difficoltà ma non dobbiamo farci innervosire perchè la squadra non trae benefici dalle giocate in verticale. Non dobbiamo avere cali di concentrazione durante la gara ma essere continui nella nostra prestazione». Il cambio di allenatore del Renate è un’incognita, ma ancora di più lo sono i ko di Cenetti e Martinelli, che vanno ad aggiungersi a quelli di Germinale e Maistrello, in recupero. Intanto Enrico Zanella, positivo a un metabolita della cocaina dopo Pavia-Bassano del 14 novembre scorso, ha visto confermata la sua positività anche dalle controanalisi. Un’autentica mazzata per l’ex giocatore giallorosso.
Ore 14.40 – (Gazzetta di Mantova) Al termine di una settimana decisamente pesante sotto il profilo psicologico, il Mantova torna oggi in campo al “Garilli”, contro il Pro Piacenza, per uno scontro diretto importantissimo in chiave salvezza. Già, perché è vero che il campionato non è giunto ancora nemmeno al giro di boa e che dunque la classifica conta fino a un certo punto, ma è anche vero che perdere la sfida odierna sarebbe devastante a livello morale. Una vittoria, al contrario, rilancerebbe Scalise e compagni a 2 lunghezze dalla salvezza diretta, cancellerebbe almeno in parte il ricordo dell’umiliante 0-4 subìto ad opera dell’Alessandria e consentirebbe di affrontare con meno assilli l’ultima gara del 2015, sabato al Martelli contro il fanalino di coda Pro Patria. Insomma, non è un caso che nei giorni scorsi Ivan Javorcic abbia definito quella contro il Pro Piacenza «una gara da 6 punti». La prima, fra l’altro, di una serie che vedrà l’Acm sfidare poi Pro Patria, Albinoleffe e Renate, giocandosi una bella fetta di salvezza a cavallo fra la fine del girone d’andata e l’inizio di quello di ritorno. Per l’occasione mister Javorcic rispolvera quasi completamente la formazione che all’inizio della sua avventura in biancorosso, a Bassano e a Cittadella, gli diede grosse soddisfazioni. L’unica eccezione è Sereni, confermato sulla fascia sinistra al posto di Scrosta probabilmente perché il tecnico vuole avere su quel fronte un giocatore più adatto a spingere in fase offensiva. Per il resto, ecco i rientri in avanti di Gonzi e Ruopolo, che si spera diano un minimo d’incisività in più alla prima linea. Decisione condivisbile, quella del tecnico croato, per cercare di ritrovare solidità, compattezza e quel piglio “guerriero” di cui nell’ultimo match (ma a tratti anche a Pavia nella gara precedente) si sono perse le tracce. La prima cosa che servirà al “Garilli”, del resto, è quella «reaziona caratteriale» chiesta a gran voce in settimana dal presidente Musso. Fuori causa restano come al solito Caridi e Beretta, mentre al gruppo che partirà stamani per Piacenza è aggregato anche Pane. Il portiere però non andrà in panchina e tornerà nella lista dei 24 giocatori utilizzabili soltanto a gennaio. Per quanto riguarda gli avversari, attraversano un ottimo periodo di forma e hanno raccolto nelle ultime quattro gare ben 8 punti, contro i 2 del Mantova. In comune le due squadre hanno finora una specie di “allergia” alle gare casalinghe, al punto che il Pro Piacenza al “Garilli” ha collezionato soltanto pareggi (5) e sconfitte (2). Mister Viali, che vuole sfatare il tabù, confermerà il consueto modulo 4-3-1-2 ma conserva due dubbi: in ballottaggio l’ex Castiglione Cristofoli e Lombardi in attacco, Sall e Piana in difesa. Saranno in campo dal primo minuto due dei tre ex di turno: Bini guiderà la difesa rossonera con la fascia di capitano al braccio, mentre Carrus sarà come sempre la “mente” del centrocampo emiliano. Schiavini invece partirà dalla panchina. Il Pro Piacenza, come il Mantova, accusa due assenze: il terzino sinistro Ruffini (anch’egli ex Castiglione) e il centrocampista Aspas.
Ore 14.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Chi gioca, o ha giocato, sa bene le sensazioni che si provano quando ci si vede costretti ad assistere ai propri compagni, senza aver la possibilità di lottare assieme a loro sul terreno di gioco. Così come lo sa Matteo Serafini, che oggi, al comunale di Castelfranco Veneto, tornerà nuovamente in campo dopo aver scontato le due giornate di squalifica rimediate a causa dell’espulsione contro l’Este, in quella rocambolesca sconfitta che costò la panchina a Paolo Favaretto. Il capitano arancioneroverde è pronto a tornare ad essere un punto di riferimento per l’attacco, che in sua assenza, è riuscito a marcare una sola rete (su rigore): «Non vedo l’ora di tornare in campo, non mi era mai capitato di saltare quattro giornate in diciassette partite, ho tanta voglia di contribuire per continuare quanto iniziato dai ragazzi domenica scorsa, cercando di portare positività». In una gara che può riservare davvero molte insidie: «Da quanto so, il Giorgione aspetta questa partita da Agosto, ed è normale che giocheranno al 120% delle loro possibilità, come d’altronde succede a tutte le squadre che giocano contro di noi». Un aspetto che non va sottovalutato, perché come ha spiegato anche il tecnico Giancarlo Favarin, visto l’incredibile passo che sta tenendo il Campodarsego (impegnato a Belluno), il Venezia non può più permettersi passi falsi: «Loro stanno marciando ad una velocità che nessuno si sarebbe aspettato, facendo una decina di punti in più rispetto alle previsioni. Noi abbiamo fatto il Venezia, tenendo un passo importante che credo alla fine ci permetterà di chiudere in testa, ma se non dovesse essere sufficiente, stiamo lavorando sodo per poter fare cose straordinarie». E le due ultime uscite hanno testimoniato come i lagunari siano stati in grado di affrontare le emergenze: «Sia a Belluno che contro l’Union Ripa abbiamo giocato oltre metà gara in dieci, non subendo gol e dimostrando una grande coesione. Siamo una squadra con carattere, quello che ci ha permesso di uscire dalla situazione di stallo creatasi dopo la nostra grande partenza, e che domani ci aiuterà a fare meglio del Giorgione permettendoci di esprimere la meglio le nostre qualità».
Ore 14.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Sull’asse Castelfranco-Belluno si gioca la rincorsa del Venezia al Campodarsego. Oggi gli arancioneroverdi affrontano il Giorgione e confidano in un passo falso della capolista, impegnata sul difficile campo bellunese. «Abbiamo ancora due partite prima della fine del girone d’andata — ricorda mister Giancarlo Favarin — e vogliamo vincerle entrambe. Poi rialzeremo la testa e vedremo dove siamo». Due partite da non sbagliare, a cominciare da quella odierna di Castelfranco, a dispetto delle emergenze con cui Favarin dovrà fare i conti. Non sono poche, infatti, le defezioni tra squalifiche, infortuni e problematiche varie. Ed è soprattutto l’attacco a trovarsi in sofferenza: non solo manca Vitor Barreto, in rotta di collisione con la società tanto da aver chiesto un permesso iniziato già martedì scorso, ma alla sua assenza si somma quella di Denis Maccan, per un problema muscolare dell’ultimo momento. Di fatto, con l’attuale modulo tutti gli attaccanti a disposizione (Innocenti, Carbonaro, Fabiano e il rientrante Serafini) saranno in campo. Non a caso tra i convocati figura lo juniores Dimitri Piccolo, a puntellare il reparto in caso di necessità. Ma le emergenze non sono finite, perché a centrocampo manca lo squalificato Calzi, anche se da queste parti c’è una discreta abbondanza, visto anche l’arrivo in settimana di Marcolini. Mentre in difesa sono in dubbio Busatto e Ferrante, entrambi con problemi fisici da smaltire. Il neo arrivato Marcolini potrebbe per il momento partire dalla panchina, anche se è evidente che su di lui mister Favarin conta molto. «E’ un giocatore concreto, che ha esperienza e personalità. Qui ha fatto bene e abbiamo colto l’opportunità di prenderlo». In difesa viene confermato Francesco Cernuto, che ha da subito ottenuto la fiducia di Favarin. «Sono contento di questo. Io mi sto trovando molto bene. Ora — osserva il difensore arancioneroverde — stiamo cercando equilibri nuovi legati all’idea di gioco del tecnico, ma abbiamo ottenuto risultati importanti. Speriamo di continuare a crescere, soprattutto per quanto riguarda la mentalità, che è uno degli aspetti principali che mister Favarin ci sta trasmettendo». La squadra avversaria è reduce dal ko della settimana scorsa con la Virtus Vecomp, che ha interrotto una striscia di quattro risultati utili consecutivi. «E’ una squadra giovane — prosegue Cernuto — molto vivace. E poi lo sappiamo che tutti contro il Venezia si esaltano e dunque dobbiamo aspettarci una partita molto difficile». Sugli spalti ci sarà anche il presidente Joe Tacopina, arrivato venerdì in città in occasione della festa di Natale organizzata dalla società arancioneroverde a palazzo Flangini con la squadra, i dirigenti, lo staff e gli sponsor.
Ore 14.00 – (La Nuova Venezia) Due giri di lancette per assegnare il titolo di campione d’inverno: Venezia a Castelfranco contro il Giorgione, Campodarsego a Belluno. Venezia in emergenza attaccanti: se è vero che rientra Serafini dopo il doppio turno di squalifica, Favarin si ritrova senza Barreto, e questo si sapeva in attesa che il brasiliano decida il suo futuro, ma anche senza Maccan, messo fuori gioco da un affaticamento muscolare all’ultima ora. Con Cangemi pure out e Calzi squalificato, Favarin ha chiamato Piccolo per avere almeno un cambio in panchina per gli attaccanti, qualora decidesse di schierare subito tutte le sue bocche da fuoco. Partita delicata, Venezia che deve ritrovare il feeling con il gol, sotto lo sguardo attento del presidente Tacopina, Giorgione che replica con il 4-3-3 di Antonio Paganin. Busatto e Ferrante convocati, ma dopo una settimana tribolata, Favarin potrebbe preferir loro Luciani e Modolo, almeno in partenza. Panchina ricca di difensori, poche alternative agli attaccanti, anche se Gualdi può eventualmente coprire una zona offensiva del campo in caso di necessità. Ballottaggi anche in mezzo al rettangolo di gioco con Soligo quale alternativa al nuovo innesto Marcolini e Callegaro a giocarsi con Acquadro la seconda maglia. Il forfait di Maccan comporterà la conferma in zona avanzata di Serafini con Fabiano, Carbonaro e Innocenti (o Gualdi) a giostrare dietro al totem con la facoltà di inserirsi in area avversaria. Quanto al Giorgione, quattro punti sopra la zona playout, la squadra di Antonio Paganin ha avuto finora un percorso lineare. In casa ha faticato in avvio di torneo (due punti con Abano, Campodarsego, Tamai e Fontanafredda), poi i conti sono tornati esatti (vittorie con Belluno, Montebelluna e Sacilese, pareggio con l’Union Ripa). Gol ben distribuiti con Vigo, Gashi, Podvorica, Gazzola e Bernardelle autori di tre reti a testa. L’ultimo innesto, Brotto (ex Luparense), dovrebbe iniziare in panchina. Infine il mercato: ultimi quattro giorni, si chiude alle 19 di giovedì 17. Preso Zubin, manca solo l’annuncio, in arrivo anche una punta under, dopo gli innesti di Taddia e Marcolini. Ma in arrivo anche qualche altra sorpresa. Probabili formazioni. Giorgione (4-3-3): 1 Bevilacqua; 2 Dotti, 5 Vio, 6 Fontana, 3 Eberle; 8 Vigo, 4 Gusella, 10 Gazzola; 7 Bernardelle, 9 Cendron, 11 Gashi. A disposizione: Pazzaia, De Stefani, Favaro, Maran, Zanin, Tommasi, Libralato, Podvorica, Brotto. Allenatore: Antonio Paganin. Venezia (4-2-3-1): 1 Vicario; 2 Luciani, 5 Modolo, 6 Cerrnuto, 3 Galli; 4 Soligo, 8 Callegaro; 10 Fabiano, 11 Carbonaro, 7 Innocenti; 9 Serafini. A disposizione: D’Alessandro, Di Maio, Taddia, Beccaro, Marcolini, Busatto, Gualdi, Acquadro, Piccolo. Allenatore: Giancarlo Favarin. Arbitro: Eduart Pashuku di Albano Laziale.
Ore 13.40 – (Gazzettino) È la trasferta della capolista Campodarsego con il Belluno il match clou della penultima giornata del girone d’andata in programma oggi alle 14.30. In caso di successo sul campo della terza forza del campionato, i biancorossi possono avere la certezza di laurearsi campioni d’inverno avendo tre lunghezze di vantaggio sul Venezia, prima inseguitrice. Antonio Andreucci, ex di turno, deve scontare la prima delle due giornate di squalifica, al suo posto Luciano Stevanato. «Mi dispiace molto non poter essere in panchina, ma ho grande fiducia nella mia squadra. Troviamo un avversario molto in palla, andiamo con umiltà per fare un risultato positivo. I ragazzi si sono allenati bene in settimana e c’è entusiasmo per una situazione di classifica che nessuno si aspettava». Che partita sarà? «Siamo due formazioni che giocano, mi aspetto una gara aperta a qualsiasi risultato. Andremo in campo con quella personalità e voglia di fare bene che ci hanno contraddistinto finora». Tutti a disposizione, convocato anche il terzino Santinon (classe 1999). ESTE. Ultima partita casalinga del 2015 per Mastroianni e compagni, che puntano ad allungare la striscia positiva con la Liventina. Così il tecnico Andrea Pagan: «Veniamo da un buon momento e cercheremo di chiudere al meglio l’anno davanti al nostro pubblico che in questi mesi ci ha seguito con grande passione. Sarà comunque una partita impegnativa con una squadra che fa un calcio propositivo, ma dobbiamo pensare solo a noi stessi consapevoli che se facciamo quello che sappiamo, possiamo fare male a tutti. Abbiamo solo un risultato a disposizione, ossia vincere». Sulla partenza di Marcolini approdato al Venezia, aggiunge: «Dispiace, ma non sono preoccupato. La forza di questa squadra è il gruppo». Squalificato Arvia, Niselli è in forte dubbio (affaticamento muscolare), Favre infortunato. ABANO. È di scena in terra bellunese con l’Union Ripa Fenadora, gara che segna il debutto di Karel Zeman al timone della squadra. «È una partita che potrebbe essere più difficile rispetto alle altre dato che c’è stato un avvicendamento in panchina che presuppone un cambiamento di mentalità e di sistema di gioco che richiedono tempo. Le sensazioni sono comunque positive, ho trovato un buon gruppo che è stato allenato bene dal tecnico precedente. Proveremo a fare del nostro meglio». È comunque necessario fare punti essendo uno scontro diretto per risalire la classifica. «Non è necessario, se dovessimo perdere ci sono molte altre partite per vincere. Anche se c’è la voglia di superare l’avversario». In forte dubbio Thomassen che ha saltato ieri la rifinitura. LUPARENSE SAN PAOLO. Rifinitura e partenza per il ritiro di Gradisca in vista dello scontro diretto in chiave salvezza sul campo della Triestina. Ecco il tecnico Enrico Cunico: «Sono arrivati dei nuovi giocatori e il ritiro serve per compattare il gruppo, oltre che per l’importanza della partita. Il primo obiettivo è conquistare i tre punti con una squadra che ci precede in classifica, fermo restando che conta comunque muoverla. Dobbiamo essere meno belli, ma più concreti». Convocati diciotto giocatori.
Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Centottanta minuti al giro di boa. Per le squadre padovane di Serie D, gli ultimi due turni saranno fondamentali: oggi, intanto, tre su quattro, Campodarsego, Abano e Luparense (calcio d’inizio alle 14.30) giocheranno in trasferta, mentre l’Este avrà il vantaggio del pubblico amico. CAMPODARSEGO. Alla capolista toccherà il match più difficile della giornata. Il Belluno, che domenica scorsa ha vinto ad Abano, sta affilando gli artigli per accorciare le distanze sulla testa della classifica, distante 10 punti. E sarà proprio con i gialloblù (arbitro Antonio Borriello di Torre del Greco) che dovrà evitare passi falsi, la compagine di mister Antonio Andreucci (squalificato, in panchina andrà il vice Luciano Stevanato), chiamata a gestire il vantaggio di tre punti sul Venezia. I lagunari stanno duellando con i biancorossi pure sul mercato: all’acquisto di Mehdi Kabine (già a segno domenica scorsa col Fontanafredda) il ds arancioneroverde Giorgio Perinetti ha risposto con l’ingaggio di Matteo Marcolini, centrocampista esperto, prelevato dall’Este. Il Venezia oggi sarà a Castelfranco Veneto contro il Giorgione. Formazione Campodarsego (4-3-3): Merlano; Buson, Gal, Ruopolo, Arthur; Pellizzer, Bedin, Piaggio; Radrezza, Kabine, Cacurio. All. Stevanato. ESTE. Il pareggio di domenica scorsa a San Martino di Lupari ha fatto perdere leggermente terreno all’Este, “scivolato” al quinto posto ma ancora in zona playoff. In settimana, come già accennato, se n’è andato Marcolini, giocatore fondamentale per gli equilibri del centrocampo giallorosso. In attesa del sostituto, che dovrebbe essere annunciato tra lunedì e martedì, mister Andrea Pagan, contro la Liventina, compagine piuttosto insidiosa (arbitro Gabriele Cascella di Bari), dovrà fare di necessità virtù, schierando Caporali mezzala di ruolo, davanti alla difesa. Tra gli indisponibili, Giuseppe Arvia, fermato per un turno dal giudice sportivo. Formazione Este (4-3-3): Lorello; Tiozzo, Montin, Guagnetti, Colombara; Caporali, Favre, Maldonado; Coraini, Mastroianni, Franciosi. All. Pagan ABANO. C’è grande attesa per l’esordio sulla panchina neroverde del Boemo jr, Karel Zeman. Il nuovo tecnico, ufficializzato venerdì, nella partita odierna con l’Union Ripa La Fenadora (arbitro Fabiano Simone di Bologna) porterà già una piccola rivoluzione tattica, passando al 4-3-3, tanto caro al papà Zdenek. Moduli a parte, l’Abano deve risollevarsi dalla zona playout e il match con i bellunesi potrebbe essere l’occasione giusta. Domani, invece, dovrebbe arrivare una risposta dal centrocampista Nicola Segato: la società vorrebbe trattenerlo, ma lui ambisce a un posto da titolare. La Luparense è già molto vicina al giocatore, che piace anche all’Este. Formazione Abano (4-3-3): Ruzzarin; Tescaro, Meneghello, Thomassen, Zattarin; De Cesare, Ballarin, Caridi; Rampin, Bortolotto, Gnago. All. Zeman. LUPARENSE. I Lupi, infine, saranno di scena al “Nereo Rocco” di Trieste (arbitro Gabriele Citarella di Matera). La Triestina, dodicesima a quota 19 punti, è a +2 dai ragazzi di mister Enrico Cunico ma è reduce da un pareggio (Dro) e da una sconfitta (Monfalcone). Il pareggio con l’Este, però, ha dato fiducia all’ambiente rossoblù, rinfrancato dai nuovi arrivi Baggio, Sottovia, Cavallini e Roveretto, pronti a trascinare la squadra verso la medio-alta classifica. Sul fronte mercato, invece, il duo Zarattini-Cunico è ancora all’opera: Tommaso Lelj (Rapallo) e appunto Segato sono ipotesi per il centrocampo, così come Michele Villanova (Sacilese) per l’attacco. Hanno fatto le valigie, invece, il difensore Alberto De March, al Sandonà e il mediano Nandor Benucci, alla Piovese. Formazione Luparense (3-4-3): Rossetto; Severgnini, Baggio, Antonello; Perosin, Nicoletti, Cavallini, Faggin; Sottovia, Giglio, Roveretto. All. Cunico.
Ore 13.10 – (Gazzettino) Obiettivo riprendersi il primo posto. Il Cittadella oggi contro il Feralpisalò punta al controsorpasso ai danni dell’Alessandria, che ieri pomeriggio vincendo 2-1 con il Sudtirol è diventata la prima della classe. Roberto Venturato è consapevole dell’importanza e anche delle difficoltà della gara del Tombolato, per questo chiede ai suoi di “alzare l’asticella”. La prova di Pordenone non dev’essere un punto di arrivo bensì quello di partenza per migliorare ancora, specie se troverai sulla tua strada un’altra squadra candidata a stazionare nelle zone alte di classifica. «Per battere il Feralpisalò – sottolinea il tecnico – servirà una prestazione maiuscola. In questo finale di calendario affronteremo le formazioni più forti del girone, per questa ragione ho chiesto ai ragazzi di crescere ancora. Abbiamo qualità importanti, lo sappiamo, a Pordenone abbiamo dimostrato carattere, ma si può e si deve fare ancora meglio. Servono maturità e continuità per puntare a vincere, e quello con il Feralpisalò lo considero un esame significativo, di crescita». Sul valore dell’avversario, Venturato spiega: «È una squadra che sta facendo bene da anni, non soltanto in questo campionato. Ha mantenuto gran parte della rosa, ha cambiato allenatore, affidandosi a una persona interna, che conosce bene l’ambiente. La società è forte, mira molto in alto. Il Feralpisalò è la formazione che in trasferta ha fatto meglio di tutte, un aspetto da tenere in considerazione. Sa attaccare, aggredire, ma anche mantenere il possesso del pallone e agire di rimessa, sfruttando gli spazi. L’abbiamo studiata molto bene in questi giorni. Davanti c’è un giocatore, Romero, di grande fisicità, in grado di finalizzare la manovra ma anche di fare salire la squadra. Ci sono altri bravi elementi a livello tecnico come Bracaletti, Guerra e Greco, tanto per fare qualche nome». Nel Cittadella molto probabilmente non ci sarà Iori: è stato convocato, ma la sensazione è che il capitano granata per una volta si accomoderà in panchina. «Fa parte dei chiamati, poi vedremo. Non ha alcun problema rilevante, si tratta di un’elongazione che non crea particolari preoccupazioni. Abbiamo ancora un certo margine di tempo per valutare le sue condizioni, poi decideremo se mandarlo in campo o meno». Al suo posto ci sarà Bobb, affiancato da Schenetti e Paolucci, con Chiaretti a supporto di Litteri e Bizzotto. Donazzan, alle prese con la pubalgia, è ancora indisponibile. «Con i medici stiamo monitorando la situazione, non vale la pena di rischiare una ricaduta. Nei prossimi giorni decideremo se aggregarlo al gruppo in proiezione della gara di Cremona oppure continuare a farlo lavorare a parte per averlo alla ripresa dell’attività, con l’anno nuovo». QUI FERALPISALÒ. Il tecnico Aimo Diana dovrà fare a meno di Pinardi, uno dei talenti della squadra. «Il Cittadella merita grande rispetto, ma non saremo certo la vittima sacrificale».
Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Qual è la squadra che ha ottenuto più punti in trasferta? Se avete risposto la FeralpiSalò, significa che seguite con attenzione la Lega Pro. I “Leoni del Garda”, per rifarsi all’appellativo utilizzato dai tifosi verdeblù, ne hanno sin qui raccolti 17 in sette partite e comandano di gran lunga un’ideale classifica da gare esterne che vede alle loro spalle Sudtirol e Pro Piacenza, a quota 13, e il Cittadella appaiato ad altre cinque formazioni a 12. Se poi si va a guardare qual è invece l’undici che meglio si è comportato davanti al proprio pubblico le prospettive mutano radicalmente, perché sono proprio gli uomini di Venturato a guidare il girone, e sempre con 17 punti in sette giornate, con i salodiani fermi a 7. Tutto ciò per dire che questo pomeriggio, al Tombolato, si sfideranno le migliori interpreti su piazza per quanto concerne rendimento interno ed esterno. Un incontro che promette spettacolo. Iori? Nì. A tenere banco, negli ultimi tre giorni, sono state le condizioni di Iori, che giovedì ha interrotto anzitempo l’allenamento per un risentimento al polpaccio destro. «Manuel sarà regolarmente convocato» chiarisce il tecnico granata, «ma decideremo solo nelle ultime ore se impiegarlo o no. Ho una leggera elongazione, ma nessun tipo di lesione. Valuteremo assieme». L’impressione è che, alla fine, il regista non sarà rischiato. Rimanesse in panchina, il suo sostituto naturale è Bobb, che sin qui si è sempre spostato in mezzo al campo quando Iori non c’era, anche se Venturato, al solito, non si sbilancia: «Yusupha ha le caratteristiche per ricoprire quel ruolo, ma non è l’unico nella rosa». Fra i convocati, e si sapeva, non figura invece Donazzan, che dovrebbe rientrare in gruppo a breve. Pure in questo caso, però, il condizionale è d’obbligo: «Occorre considerare se c’è il rischio di una ricaduta della pubalgia» precisa l’allenatore. Di fatto, tenendo conto delle scelte operate per la gara di Coppa Lega Pro disputata appena giovedì scorso con il Bassano, i dubbi non sono molti, con Bizzotto, tenuto a riposo nel derby, che sarà riproposto nel tridente offensivo. Romero e non solo. Di fronte c’è una squadra in palla: da quando Aimo Diana ne ha preso la guida la Feralpi ha raccolto quattro successi su cinque partite, perdendo per la prima volta nello scorso turno, uno 0-1 casalingo incassato dal Cuneo. «Ma sta facendo bene da diverso tempo, non solo nelle ultime giornate. Ha mantenuto l’intelaiatura della scorsa stagione e il cambio di conduzione tecnica non è stato traumatico, perché Diana lavorava nello staff della società. È una squadra matura, capace sia di fare la partita che di aspettare e colpire in ripartenza. Ecco perché servirà particolare attenzione. Davanti il suo punto di riferimento è Romero, attaccante molto fisico ma anche capace di dialogare nello stretto e favorire gli inserimenti di Bracaletti, Tortori e Fabris, tutti elementi di notevole qualità tecnica». « Maturità. Anche i bresciani sono alle prese con un’assenza importante, quella di Pinardi, il loro regista offensivo, operato ieri al menisco. «Ma hanno risorse per sostituirlo» sottolinea Venturato che, a proposito di maturità, sabato scorso a Pordenone ha ottenuto dai suoi uomini la risposta che voleva. «E’ vero, è stato compiuto un passo avanti nella capacità di gestire l’incontro, ma a ogni partita occorre fare qualcosa in più. Voglio continuità anche nella maturità».
Ore 12.50 – (Corriere del Veneto) Missione possibile. Stringere i denti e mantenere la testa della classifica. Il Cittadella, vuole, osa, può. Col pass dei quarti di Coppa Italia in tasca e con la vetta che fa buona compagnia ai granata ormai da settimane, Roberto Venturato si prepara ad affrontare oggi al Tombolato una delle formazioni più in forma del momento. Il Feralpisalò, dopo il cambio di allenatore da Michele Serena ad Aimo Diana, sta viaggiando su ritmi altissimi. «Il FeralpiSalò da svariati anni sta facendo molto bene — evidenzia Venturato — ha mantenuto l’intelaiatura dello scorso anno. Credo sia una società forte e ambiziosa, ha giocatori molto importanti sia a livello tecnico che agonistico. Fuori casa sono molto molto forti, la migliore squadra del girone in trasferta, lo dicono le statistiche. Sanno aspettare e attaccare ma anche fare gioco, hanno maturità. Noi dobbiamo alzare l’asticella per cercare di portare a casa il risultato, non sarà facile contro una squadra cosi versatile». insomma, una bella gatta da pelare. «Romero davanti ha una grande fisicità — dice Venturato — ma anche ottime qualità tecniche, tutti sono molto rapidi, veloci, tecnici. Andremo ad affrontare una partita molto importante. In questo finale di campionato stiamo affrontando le squadre secondo me più forti, ma anche noi siamo in un buon momento di forma e cercheremo di sfruttarlo». La tegola della vigilia sono le condizioni di Manuel Iori, che ha subito un’elongazione muscolare ed è in forte dubbio. Al momento è più no che sì, l’impressione è che non si rischierà nulla, ma Venturato lascia la porta socchiusa. «Manuel non è al meglio — ammette l’allenatore — ha avuto una piccola elongazione, nessuna lesione, è in dubbio la sua presenza in campo, sarà convocato e si deciderà insieme in queste prossime ore. Per quanto riguarda Donazzan stiamo valutando con attenzione la sua situazione con i medici, non ci sarà e dovrebbe ricominciare la prossima settimana con il gruppo». Al posto di Iori verrà impiegato Bobb, con Paolucci e Schenetti ai suoi lati, anche se c’è pure la possibilità del 4-4-2. Il Feralpisalò ha perso però un pezzo da novanta come Alex Pinardi, operato al menisco mediale destro e out per almeno trenta giorni. Diana imposterà una partita d’attacco e confermerà un atteggiamento aggressivo e propositivo. Anche in casa della prima della classe, non ci saranno tatticismi. A pensarci bene, un marchio di fabbrica inequivocabile e inconfondibile per i lombardi. «La fame e l’atteggiamento — chiude Venturato — saranno anche questa volta fondamentali. Contro il Pordenone siamo stati perfetti ed è arrivata la vittoria, contro il Feralpi sarà necessaria un’altra prova di maturità».
Ore 12.30 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Serenità mentale e chirurgica lucidità”) Il Padova di Pillon festeggia la seconda vittoria di fila e soprattutto rompe il ghiaccio in trasferta. Sei punti importantissimi per il morale e la classifica, che rilanciano prepotentemente le quotazioni della truppa biancoscudata. La mano del nuovo allenatore comincia a vedersi: l’atteggiamento in campo è propositivo, il gioco si sviluppa in modo abbastanza fluido, c’è una buona copertura degli spazi e la difesa riesce quasi sempre a tenere una linea abbastanza alta. Segnali di una ritrovata serenità mentale e anche di un rigore tattico che prima lasciava un po’ a desiderare. Il tutto sfruttando con chirurgica lucidità gli errori degli avversari e girando a proprio favore gli episodi che abitualmente cambiano il volto delle partite. Decisive la parata di Petkovic sul penalty di Bruno, che poteva valere il pareggio della Giana Erminio, e la giocata vincente di Neto Pereira in avvio di ripresa sullo sciagurato disimpegno di Biraghi. Quando poi c’è stato da soffrire, la squadra ha saputo anche tirare fuori gli artigli. E il sabato biancoscudato è finito giustamente in gloria.
Ore 12.20 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Pierpaolo Spettoli): Petkovic 7; Dionisi 6, Diniz 7, Fabiano 6, Favalli 6; Ilari 6, Corti 6.5 (Ramadani sv), Bucolo 6.5, Petrilli 6.5 (Bearzotti sv); Neto Pereira 7, Altinier 7 (Giandonato sv).
Ore 12.10 – (Gazzettino) L’avvio di ripresa è dolce più che mai, perché il Padova raddoppia complice un errore di casa. Biraghi sbaglia il retropassaggio verso Polenghi, Neto Pereira capisce tutto e salta il difensore per poi freddare Sanchez. La partita appare ora in totale controllo e ad andare vicino al gol è ancora il Padova: angolo di Petrilli, Altinier gira di testa non trovando per poco la porta, recupera palla a Neto Pereira che ci prova con un tiro a giro poco fortunato. A metà frazione primo cambio: fuori Corti (non al meglio dopo un colpo da dietro), dentro Ramadani. Passano i minuti e la squadra sembra sempre più sciolta, ma a sorpresa la Giana accorcia le distanze: palla dentro di Marotta per Bruno (tenuto in gioco da Favalli e Petrilli in ritardo nell’uscita con i compagni) che infila Petkovic sotto le gambe. Adesso la partita gira e si soffre, con la Giana che tenta il tutto per tutto. Pillon opera altri due cambi: Bearzotti per Petrilli, poi Giandonato per Altinier. È 4-1-4-1, si bada a portare a casa il risultato con le unghie. Favalli chiude su Perico, poco più tardi Petkovic esce di testa fuori area. Sono gli ultimi brividi, poi è solo festa biancoscudata.
Ore 12.00 – (Gazzettino) Quando invece il Padova riesce a fare viaggiare il pallone a pelo d’erba, ecco il vantaggio. E l’azione è un capolavoro. Corti favorisce l’incursione sulla sinistra di Favalli, abile a mettere a sedere due avversari, scarico per Petrilli che mette al centro di prima intenzione, Neto Pereira vince il duello aereo con il diretto marcatore dando la possibilità ad Altinier di timbrare da pochi passi proprio sotto la curva che ospita gli ultras biancoscudati. Il vantaggio sembra dare maggiore sicurezza alla squadra, Fabiano si fa apprezzare per una chiusura da applausi su Bruno. La Giana invece cerca di reagire, e crea un grattacapo quando Pinto recupera una palla sporca incuneandosi tra Corti e Fabiano, sul suo cross dal fondo Perna s’impappina pressato dal ritorno di Corti. Sul versante opposto ecco invece la fiammata biancoscudata con Altinier (tallonato da Perico) che non trova la palla da posizione favorevole. Prima del riposo Petkovic diventa il protagonista. Sugli sviluppi di un angolo la palla arriva a Perna che conclude, Dionisi tocca con il braccio (sta però cadendo dopo un contatto con Perico ed è girato di spalle) e l’arbitro indica il dischetto, ammonendo il terzino. Va alla battuta Bruno, tiro debole e il portiere respinge con i piedi, poi Fabiano libera.
Ore 11.50 – (Gazzettino) Eccola finalmente la prima vittoria lontano dall’Euganeo. Altinier e Neto Pereira firmano il blitz a Gorgonzola che certifica i progressi del Padova dopo il cambio in panchina. E nell’economia del successo è pesante anche il rigore parato da Petkovic a Bruno sull’1-0. Nel finale però un po’ di sofferenza di troppo dopo il sigillo di casa, ma alla fine il successo ci sta tutto e consente ai biancoscudati di fare un bel balzo avanti in classifica. Fiducia in avvio allo stesso undici schierato con l’Albinoleffe. Subito propositivi i biancoscudati nei primi minuti, tanto da confezionare la palla del possibile vantaggio con il cross di Ilari per la testa di Altinier, sfera sul fondo. Dopo lo sfogo iniziale, è la Giana ad affacciarsi in avanti: Augello scappa a Dionisi, palla in mezzo per Bruno che non si coordina al meglio. Pochi istanti e questa volta il numero nove biancazzurro va alla conclusione da fuori area, Petkovic è attento nella respinta. Fin qui comunque Neto Pereira e compagni tengono con buona padronanza, in mezzo al campo Bucolo e Corti s’invertono di posizione. Davanti però i rifornimenti non arrivano con una certa pericolosità anche perché quando si verticalizza alzando la palla, diventa facile preda dei difensori.
Ore 11.40 – (Gazzettino) Il rigore? «Non so se c’era, ma è stato bravissimo Petkovic». Sei punti in due partite, cinque gol fatti e uno subìto. Non male il suo approccio. «Sono molto contento per i punti conquistati, ma è proprio quel gol preso che mi dà fastidio, potevamo evitarlo. Ora non dobbiamo cullarci sugli allori, domenica ci aspetta una partita molto difficile». Vale a dire con il Bassano, e ieri a Gorgonzola era presente il direttore generale Seeber per vedere all’opera Neto Pereira e compagni. È il turno dei giocatori, ecco Petkovic: «Il rigore? Non avevo studiato il modo di calciarli di Bruno, ma pensavo che lo volesse tirare in quel modo, quindi sono rimasto fermo e l’ho preso con le gambe. È stato un momento importante della partita dato che ci ha dato ancora più fiducia, al pari del vantaggio di Altinier». Sul gol di Bruno: «Mi fa arrabbiare, la palla è passata sotto le gambe». Ecco Altinier, che descrive così il suo gol: «Ho fatto una bella sponda Neto e sono andato su quella palla perchè ci credo sempre quando sono davanti alla porta. Sono contento che sia andata bene perchè ci tenevamo a vincere la prima partita in trasferta». Cosa è cambiato con l’arrivo di Pillon? «L’avvicendamento tecnico dà sempre una scossa. Purtroppo prima eravamo in una situazione non bella e il fatto che non arrivassero i risultati ci aveva un po’ abbattuto. Queste due vittorie sono utili non solo per la classifica ma anche per il morale. Ora dobbiamo continuare a migliorare».
Ore 11.30 – (Gazzettino) «Non è stata una grandissima partita, ma era importante sfatare il tabù della vittoria in trasferta». Esordisce così il presidente Giuseppe Bergamin nel commentare il successo dei biancoscudati, secondo di fila sotto la gestione Pillon. «Abbiamo preso questi tre punti con un po’ di patema d’animo, anche se era importante portare a casa questa vittoria che ci dà un po’ più di tranquillità. Sinceramente non mi sono divertito, però alla fine pensavo che la vincessimo. Dopo il rigore parato da Petkovic ho pensato che era la volta buona, pur soffrendo nel finale. Dobbiamo continuare a lottare per tirarci fuori da questa situazione e per trovare ancora più fiducia in noi stessi. Abbiamo giocato a intermittenza, l’impegno si è visto, ma abbiamo commesso alcuni svarioni». Un flash del vice Edoardo Bonetto. «È una vittoria che porta ottimismo. Era una trasferta difficile, abbiamo dato il massimo. Cosa mi è piaciuto di più? I tre punti, danno entusiasmo e ora dobbiamo andare avanti». Soddisfatto Bepi Pillon, anche se non tutto gli è piaciuto. «Forse il risultato è stato un po’ troppo sofferto, non dovevamo dare la possibilità alla Giana di riaprire la gara: basta una disattenzione e le partite cambiano. Sul gol è stato un nostro errore, Favalli non ha seguito la linea. Ed è stato un nostro errore non chiuderla prima, potevamo gestirla meglio sul 2-0 perché dopo il loro gol è stata una sofferenza. Dobbiamo migliorare alcuni aspetti, abbiamo perso molte palle in uscita, ma era importante vincere per risalire la classifica. E alla fine bisogna fare i complimenti ai ragazzi».
Ore 11.10 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Eccola qui, la serenità ritrovata. Ma per risalire serve continuità”) Discorso ormai superato, ma noi restiamo dell’idea che, se si era puntato su di lui con tanto di contratto biennale, sarebbe stato doveroso tutelarlo maggiormente nel suo percorso di crescita professionale. A Padova, evidentemente, non c’è tempo per aspettare… Rivisitando il film dei 96’ di Gorgonzola, non è che tutto sia filato liscio. Nella parte centrale del primo tempo, ad esempio, quando si era ancora sullo 0 a 0, Neto Pereira & compagni sono andati in difficoltà a centrocampo, dove la Giana passava da 3 a 5, visto che uscivano gli esterni della retroguardia. Come in altre occasioni si sono visti i lanci lunghi, alla ricerca dell’attaccante brasiliano o di Altinier, spesso chiusi in una tenaglia efficace. Meglio, invece, quando la palla veniva fatta viaggiare a pelo d’erba, con triangolazioni precise e più finalizzate alla profondità. Qui bisogna crescere, pur dando atto al nuovo mister di aver portato una maggiore chiarezza di idee nel gruppo, e con essa la consapevolezza che si può fare di più, giocando con maggiore ordine e sviluppando le azioni prevalentemente sulle fasce. Poi c’è il capitolo del finale, 20’ compreso il recupero. Una squadra che voglia farsi rispettare non deve commettere l’errore di considerare chiusa la gara solo perché vince 2 a 0: l’attenzione e i movimenti devono essere sempre intensi, rilassamenti in queste situazioni non sono ammessi. Errore da non ripetere più dietro, ma anche davanti alcune ripartenze andavano finalizzate in ben altra maniera. In conclusione, la continuità è indispensabile, insieme ad una maturità che solo le vittorie in serie possono assicurare, per farsi largo in un girone assai equilibrato, dove può succedere di tutto da qui a maggio. Anche di vedere il Padova scalare la classifica verso le prime 5-6 posizioni.
Ore 11.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Eccola qui, la serenità ritrovata. Ma per risalire serve continuità”) Bepi Pillon è un allenatore preparato, ma anche onesto. E a fine partita ha ammesso con la massima sincerità: «Certe partite vanno chiuse prima». Chiaro il riferimento all’errore collettivo della squadra, che ha consentito alla Giana Erminio di ringalluzzirsi e di tentare un disperato, quanto vano, assalto alla porta di Petkovic per centrare un pareggio che avrebbe avuto del clamoroso, se raggiunto. Poteva benissimo guardare solo al risultato, l’allenatore trevigiano, considerato oltretutto che era stato violato il tabù trasferta, e gongolare per il fatto che con lui sono arrivati due successi su due; invece ha puntato subito il dito sugli aspetti che non gli sono piaciuti, della prova del Padova, e su quel finale di gara da gestire in maniera diversa. Gli fa onore, questa disamina, ma non avevamo dubbi sulla chiarezza del modo di porsi dell’uomo e sul suo senso (auto)critico. E questa è una garanzia per il futuro, perché il gruppo biancoscudato va tenuto sempre sulla corda e guidato con intelligenza, mettendolo di fronte alle proprie responsabilità partita dopo partita. Il cambio in panchina, per gli effetti che ha prodotto, è dunque servito, ma da qui a sostenere che tutto il lavoro di Parlato fosse da buttare ce ne corre… Il ragionamento sarebbe miope e ingiusto. È vero che ultimamente il tecnico napoletano aveva smarrito alcune delle sue proverbiali certezze, incasinandosi (consentiteci il termine) da solo. Ma non è certo stato aiutato come logica imponeva: nè dai giocatori, nè dalla società.
Ore 10.50 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Petkovic 7; Dionisi 6.5, Diniz 7, Fabiano 6, Favalli 6.5; Ilari 6, Corti 7 (Ramadani 6), Bucolo 6.5, Petrilli 6.5 (Bearzotti sv); Altinier 7 (Giandonato sv), Neto Pereira 7.5.
Ore 10.40 – (Mattino di Padova) La grossa opportunità per rimettersi in carreggiata la Giana l’ha avuta al 44’: angolo dalla destra, tiro di Perna da fuori e Dionisi, in scivolata e girandosi, con il braccio sinistro ha intercettato il pallone. Per il debuttante (in Lega Pro) Meleleo nessun dubbio: fallo da rigore. Generoso? Diciamo che ci poteva stare come anche no. Sul dischetto è andato lo specialista Bruno, che ha calciato debolissimo e centrale, con Petkovic bravissimo a respingere di… gamba. “Gol sbagliato, gol subìto” recita un vecchio adagio del calcio. In avvio di ripresa, eccone la riprova: al 2’ Biraghi ha sbagliato l’appoggio al compagno Polenghi, Neto ha intuito e si è avventato sulla sfera, anticipando il difensore, superandolo e piazzando un diagonale “velenoso” nell’angolo. Il 2-1 evitabile. Tutto finito? Macchè, i biancoscudati sono riusciti a rimettere in corsa la Giana, quando al 31’ Bruno, tutto defilato sulla sinistra dell’area, è stato imbeccato alla perfezione dal neo-entrato Marotta, mentre la difesa saliva. Tenuto in gioco da Favalli e Petrilli, il bomber napoletano ha controllato e battuto Petkovic con un tiro che è passato in mezzo alle gambe del portiere. Vani gli assalti dei padroni di casa nel finale, il Padova ha resistito, serrando le fila per parecchi minuti. E adesso il derby con il Bassano, domenica 20. Durissimo, considerato il valore dei giallorossi, ma nessuno lo ha già vinto in partenza. Dunque…
Ore 10.30 – (Mattino di Padova) La personalità è venuta comunque fuori, proprio come aveva chiesto Pillon alla vigilia. Il Padova non ha mai mollato, anche dopo aver rischiato di subìre il pareggio dei biancoazzurri, e alla distanza ha imposto la legge del più forte, anche se il più forte avrebbe dovuto chiudere prima il match. La Giana, da parte sua, ci ha messo tanta buona volontà, ha attaccato sino al 95’ con cuore e generosità, ma gli errori commessi dietro e soprattutto il penalty sbagliato hanno pesato troppo. Squadra che vince… Pillon ha confermato gli stessi undici che avevano battuto l’Albinoleffe all’Euganeo, e in questo ha svoltato decisamente rispetto a Parlato: mai era scesa in campo prima la stessa formazione per due gare di fila. Il 4-4-2, tuttavia, nei primi 45’ ha prodotto risultati tangibili a strappi: ha funzionato bene l’asse di sinistra Favalli-Petrilli, meno quello di destra Dionisi-Ilari. E proprio quando il terzino cremonese ha sfondato sulla fascia – era il 28’ – il Padova è passato in vantaggio: Corti ha aperto per Favalli, appunto, che è rientrato magistralmente verso l’interno, ha superato due avversari e servito Petrilli, cross immediato di quest’ultimo, sponda aerea di Neto Pereira e Altinier, a tu per tu con il portiere, ha messo dentro. Gol da centravanti vero, qual è il mantovano, al quarto centro stagionale.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Premiata ditta Altinier&Neto Pereira e il Padova fa il pieno di… Gorgonzola, pur complicandosi la vita ad un quarto d’ora dal 90’ e vivendo un finale di (troppa) sofferenza. Pillon centra il secondo successo consecutivo in dieci giorni, ma la notizia è che i biancoscudati rompono finalmente il ghiaccio in trasferta: dopo 5 pareggi e 2 sconfitte (Cittadella e Pavia), la squadra azzecca l’en plein contro un avversario alla pari come punti (sino a ieri sera) in classifica, ma inferiore sia sul piano tattico che sotto il profilo tecnico. Il cinismo e la concretezza sono le caratteristiche nuove del gruppo dopo il cambio di guida tecnica, e le 5 reti realizzate negli ultimi 180’ (contro una sola subìta, peraltro per un’ingenuità collettiva della retroguardia) lo testimoniano in modo inequivocabile. Che poi ci si metta anche la fortuna a dare una mano, tanto meglio, visto e considerato che la Giana Erminio ha avuto la possibilità di pareggiare (su un rigore generoso) e l’ha fallita maldestramente con il suo elemento di maggior classe ed esperienza, Sasà Bruno, il cui tiro stratelefonato è stato respinto da Petkovic. Sul piatto della bilancia non c’è dubbio che abbiano pesato gli errori della difesa lombarda, soprattutto in occasione del 2 a 0, ma sulla legittimità della vittoria degli ospiti non si discute, sebbene tutti avremmo fatto volentieri a meno di quella “coda” piuttosto tribolata, dove forse è mancata un po’ di lucidità.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Nel finale se l’è vista brutta anche il presidente Giuseppe Bergamin, che applaude comunque il risultato ottenuto dai suoi. «Non è stata una grandissima prestazione, ma era molto importante sfatare il tabù esterno», spiega il numero uno della società. «Non mi sono divertito molto, ma contava vincere e così è stato. Quando Petkovic ha parato il rigore, ho pensato che poteva essere la nostra giornata. Adesso il tecnico potrà lavorare con tranquillità in settimana per valutare le cartucce a disposizione. Abbiamo bisogno di fiducia e tranquillità, e credo che questi risultati possano darci una grossa mano in questo senso». Presente a Gorgonzola anche il vice-presidente biancosudato Edoardo Bonetto, che preferisce mantenere i piedi per terra. «Non parliamo di svolta e cerchiamo un po’ di equilibrio, sennò finisce come le prime quattro giornate quando pensavamo di avere uno squadrone. Sono contento perché questa vittoria porterà ottimismo e, nonostante la sofferenza finale, a tratti abbiamo giocato bene. La cosa più importante era ritrovare l’entusiasmo».
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) «Solo molto soddisfatto, questo è chiaro. La continuità è fondamentale e dobbiamo andare avanti così. Nel primo tempo abbiamo giocato in maniera molto diligente, la squadra ha creato occasioni ed è rimasta molto compatta. Petkovic è stato bravo in occasione del rigore e in generale sono molto felice per questi ragazzi. Ho trovato un gruppo che si è messo a disposizione e si è applicato, con grande fame e voglia di arrivare». È ancora presto per parlare di svolta? «Sì perché la strada è lunga, ci siamo rimessi in una posizione di classifica tranquilla ma abbiamo ancora tanto da migliorare». In cosa c’è da progredire in particolare? «Ci sono dei difetti da limare, ad esempio nella gestione della partita. Abbiamo perso tante palle in uscita e, così facendo, ci si espone troppo alle ripartenze avversarie. Dobbiamo migliorare nel ritmo e nei movimenti, anche se ho visto già dei passi in avanti nello sviluppo della manovra. Ma solo il lavoro può limare questi dettagli. In ogni caso siamo contenti, perché non era affatto facile vincere su questo campo».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Ha penato e anche tanto. Alla fine ha esultato, ovviamente, ma negli occhi e nella mente di Bepi Pillon, pochi minuti dopo il fischio finale, c’era ancora la grande sofferenza accusata dal Padova negli ultimi minuti. Sofferenza che è servita a portare a casa una vittoria importantissima, ma che non è piaciuta granché al tecnico trevigiano. «Risultato fondamentale, ma abbiamo sofferto troppo», è l’analisi di Pillon. «Non dovevamo dare la possibilità alla Giana Erminio di rientrare in partita. Avevamo l’opportunità di chiudere la gara e potevamo farlo, invece è bastata una disattenzione per prendere un gol che si poteva tranquillamente evitare. Ci siamo rinchiusi, non siamo più saliti e di sicuro potevamo gestire meglio il vantaggio». Un’analisi molto schietta e sincera, che offusca forse anche un po’ la felicità per la seconda vittoria consecutiva che gli ha permesso di far partire con il botto la sua terza avventura all’ombra del Santo.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Cos’è cambiato con il nuovo allenatore? «Grazie ai risultati è tornato l’entusiasmo e abbiamo preso più fiducia. Pillon è stato bravo a sistemare i giocatori come voleva, e adesso dobbiamo continuare così. Abbiamo ampi margini di miglioramento e possiamo giocarcela con tutti». L’altro protagonista della serata è Cristian Altinier, ancora a segno in trasferta dopo il centro di Cremona. «Neto mi ha fatto un’ottima sponda e io ci ho creduto, sono molto felice», esulta il centravanti, al quarto gol in campionato. «Ci tenevamo tantissimo a sbloccarci in trasferta e io ci tenevo tantissimo a tornare a segnare. Un gol dei miei? Provo sempre a buttarmi su queste palle e a volte va bene». Rete a parte, sembra crescere molto l’intesa con Neto Pereira. Vi completate a vicenda? «Mi trovo bene con lui, anche perché abbiamo caratteristiche diverse. Ma allo stesso modo mi trovo bene con Cunico e tutti gli altri compagni di reparto. L’importante era ritrovare i punti. La situazione, nelle ultime settimane, purtroppo non si era messa bene. Servivano i risultati, che danno morale a aiutano a lavorare meglio. Abbiamo vinto meritatamente, nonostante la sofferenza degli ultimi minuti».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Poco più di un anno dopo il penalty parato a Sacile, Lazar Petkovic torna protagonista dagli undici metri, respingendo il rigore di Bruno. Ma, a differenza di quanto successo in Serie D, quando la prodezza del portiere serbo non servì ad evitare la sconfitta, in quest’occasione la neutralizzazione del tiro dal dischetto è stata decisiva. E porta nuovamente alla ribalta il giovane numero uno biancoscudato. «Sono molto contento, dà grandi soddisfazioni fare una parata decisiva», esulta Petkovic. «Non avevo studiato l’avversario, anche perché poi tanti attaccanti cambiano spesso il modo di calciare. Il segreto forse è stato quello di restare fermo fino all’ultimo. Il fallo? Credo ci fosse, Dionisi l’ha presa di mano, anche se bisogna vedere se sia stato spinto». E così anche il gol subìto nella ripresa dallo stesso Bruno passa in secondo piano… «Ma mi ha dato fastidio», confessa il portiere. «Abbiamo dormito un po’ tutti quanti, rimettendo in partita la Giana Erminio. Bruno è stato molto furbo a farmi passare il pallone sotto le gambe, ci aveva provato anche nel primo tempo, quando l’azione era stata fermata per fuorigioco».
Ore 09.10 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Dimitri Canello): Petkovic 7; Dionisi 6, Diniz 7.5, Fabiano 7, Favalli 6; Ilari 6, Corti 6.5 (Ramadani 5.5), Bucolo 6.5, Petrilli 6 (Bearzotti sv); Altinier 7, Neto Pereira 7.5.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Perché il Padova passa in vantaggio al 20’ con Altinier, ma l’arbitro annulla per fuorigioco sul passaggio di Ilari. Ma Altinier ci riprova e al 29’ fa centro: Favalli scende sulla sinistra, servizio per Petrilli che pennella al centro, Neto Pereira fa da torre per il centravanti mantovano che in spaccata mette dentro per l’1-0. Al 44’ la Giana Erminio potrebbe pareggiare: intervento irregolare di Dionisi, rigore dubbio concesso e battuto da Bruno, su cui Petkovic però è bravissimo a respingere. Parata da cerchiare in rosso, che vale un gol e che spiana la strada al successo biancoscudato. In apertura di ripresa il Padova raddoppia: Biraghi appoggia male all’indietro, Neto Pereira capisce tutto, intercetta, s’invola e batte Sanchez. Sul 2-0 il risultato sembra chiuso e blindato nelle mani dei biancoscudati ma al 31’ Bruno riapre il match: in sospetto fuorigioco il centravanti della Giana sfrutta l’assist di Marotta e fa secco Petkovic. Ma la rimonta non si concretizza, il Padova resiste e porta a casa un successo preziosissimo. Alla resa dei conti, i meriti di Pillon sono chiarissimi. Ha rimesso al proprio posto giocatori impiegati fuori ruolo (Ilari), ha rispolverato Fabiano accanto a Diniz ricomponendo uno dei punti di forza della squadra, ha rivitalizzato Altinier, che con Parlato entrava e usciva dal campo. E che adesso accanto a Neto Pereira sta dimostrando tutto il proprio valore. Se servito a dovere, è un attaccante che può fare tanti gol da qui a giugno. Insomma, il Padova adesso ha una sua identità precisa. E non sono servite certo rivoluzioni copernicane.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Sostenere che quanto avvenuto in dieci giorni, dall’arrivo in panchina di Giuseppe Pillon, sia solo frutto del caso è un’impresa assai ardua. I numeri, del resto, parlano chiaro. Due partite, sei punti. Cinque gol fatti, appena uno subito. Il cambio in panchina con l’esonero di Carmine Parlato e il ritorno dopo 18 anni del «Baffo» di Preganziol ha avuto l’effetto di una scossa elettrica a una squadra che pareva anestetizzata. E che, invece ha ripreso a correre, a giocare, a segnare e a offrire uno spettacolo più che degno. Per il Padova ecco la svolta attesa ed inequivocabile, sia sotto il piano del gioco che sotto quello dei risultati. A Gorgonzola contro la Giana Erminio arriva il blitz esterno atteso da settembre e quel brutto «zero» nella casella delle vittorie in trasferta che, all’improvviso, sparisce. Un occhio alla classifica: a quota 21 la zona playoff è ancora lontana ma nemmeno poi troppo e il sogno di riagganciare il treno dell’alta classifica è ben vivo: se si batte il Bassano domenica prossima all’Euganeo, poi, può davvero cambiare la stagione. Con la Giana Erminio a Gorgonzola finisce 2-1, segnano Altinier e Neto Pereira e dopo tanto, troppo digiuno, l’inversione di rotta è certificata. Segnali chiari, che andranno confermati domenica prossima nel derby contro il feudo di Renzo Rosso, ma che si fanno strada con sempre maggiore chiarezza. Pillon conferma la stessa formazione scesa in campo sette giorni fa all’Euganeo. E i risultati sembrano dargli ragione.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Gioia sì, ma contenuta. Nel dopo partita Giuseppe Pillon (e pure Giuseppe Bergamin) non si lascia andare, anzi. Si dichiara insoddisfatto di come è stato gestito il doppio vantaggio. Un eccesso di severità, forse, ma a pensarci bene pure la chiave per tornare a imporre una mentalità vincente. «Sono felice per il risultato — attacca il tecnico — ma sono arrabbiato per come abbiamo gestito il vantaggio. Credo che sul 2-0 si sarebbe potuto fare molto meglio, diciamo che è stato importante il risultato e ora vincere fa bene. Ma ci sono ancora tante cose da migliorare. Bravo Petkovic a parare il rigore, non so se c’era ma in quel momento la partita è cambiata». Parole un po’ severe (inaspettatamente) anche dal presidente Bergamin, che spiega: «Non mi sono molto divertito — dice — lo ammetto, abbiamo sofferto troppo nel finale. Ma quando Petkovic ha parato il rigore devo dire che ho pensato che avremmo vinto. Credo, comunque, che Pillon abbia visto in campo quello che non va e che adesso avrà il tempo di sistemare alcune cose». Lazar Petkovic è stato uno dei grandi protagonisti con il rigore parato: «Sono molto contento di quella parata e di aver contribuito a questa vittoria molto importante. Spero che questi due successi consecutivi possano essere la svolta».
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Alessandria 30, Cittadella 29, Bassano, FeralpiSalò e Reggiana 24, Pavia e SudTirol 23, Cremonese, Cuneo e Pordenone 22, Padova 21, Giana Erminio e Pro Piacenza 18, Lumezzane 16, Mantova 13, AlbinoLeffe 11, Renate 9, Pro Patria 6.
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, quindicesima giornata: Cuneo-Pordenone 0-1 (Filippini (Pn) al 37′ st), Pro Patria-Cremonese 1-0 (D’Alessandro (Pp) al 1′ pt), Alessandria-SudTirol 2-1 (Bocalon (Al) al 5′ pt e al 20′ pt, Kirilov (St) al 34′ st), Giana Erminio-Padova 1-2 (Altinier (Pd) al 28′ pt, Neto Pereira (Pd) al 2′ st, Bruno (Ge) al 31′ st), Pavia-Lumezzane 0-2 (Cruz (Lu) al 23′ pt, Sarao (Lu) su rigore al 7′ st), AlbinoLeffe-Reggiana 0-1 (Siega (Re) al 16′ pt). Oggi, ore 15.00 Cittadella-FeralpiSalò, Pro Piacenza-Mantova. Oggi, ore 17.30 Bassano-Renate.
Ore 08.10 – Lega Pro girone A, la quattordicesima giornata (5-6-7 dicembre): Lumezzane-Bassano 2-3 (Pietribiasi (Ba) al 33′ pt, Falzerano (Ba) al 10′ st, Nossa (Lu) al 16′ st, Mancosu (Lu) al 26′ st, Proietti (Ba) al 33′ st), Padova-AlbinoLeffe 3-0 (Neto Pereira (Pd) al 42′ pt, Petrilli (Pd) al 13′ st e al 27′ st), Pordenone-Cittadella 1-3 (Berardi (Pn) al 12′ pt, Litteri (Ci) al 20′ pt, Bizzotto (Ci) al 34′ pt, Chiaretti (Ci) al 3′ st), SudTirol-Pro Patria 2-1 (Gliozzi (St) su rigore al 34′ pt, Marra (Pp) al 16′ st, Bassoli (St) al 44′ st), Cremonese-Giana Erminio 1-1 (Pinto (Ge) al 21′ st, Brighenti (Cr) al 45′ st), FeralpiSalò-Cuneo 0-1 (Corradi (Cn) al 29’st), Reggiana-Pavia 0-0, Renate-Pro Piacenza 0-2 (Barba (Pp) al 11′ st, Sall (Pp) al 18′ st). Mantova-Alessandria 0-4 (Mezavilla (Al) al 9′ pt, Branca (Al) al 24′ pt, Marconi (Al) al 25′ st, Fischnaller (Al) al 39′ st).
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E’ successo, 12 dicembre: il Padova espugna Gorgonzola battendo 2-1 la Giana Erminio grazie alle reti di Altinier e Neto Pereira.