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Ore 21.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Oggi Simone, ieri Andrea, l’altroieri Gianni. «Ma un tridente è impensabile». Mentre Corbanese è a 2 passi dal centesimo gol con la maglia del Belluno, è un attimo pensare ai grandi bomber della storia gialloblù. E se oggi c’è lui, ieri c’era Intrabartolo e 40 anni fa Inferrera. Il tridente dei sogni? «No, impossibile – assicura Toni Tormen, che con Inferrera ha giocato, di Intrabartolo è stato l’allenatore e Corbanese l’ha lanciato – perché Corbanese è una prima punta perfetta, ma gli altri due esterni proprio no… Diciamo che con tre giocatori così a disposizione potresti formare coppie mostruose». Dovendo sceglierne uno solo? «Inferrera era di un’altra categoria, uno dei più forti che abbia mai visto. Se non ha sfondato è perché a una tecnica sopraffina non ha saputo affiancare altrettanta voglia, determinazione e spirito di sacrificio. E in questo somigliava proprio a Intrabartolo… Corbanese è diverso, meno tecnico ma più fisico. Una vera prima punta che in più rispetto agli altri due ha il colpo di testa. Intrabartolo ha segnato con me circa 50 gol, di cui uno solo di testa, sulla linea di porta. Nemmeno tra loro due saprei scegliere: li terrei entrambi in una squadra a due punte, che è il calcio che preferisco. Sarebbe una coppia capace di segnare uno sfracello di gol». Metterebbe il Cobra tra i top player della serie D? «Senza alcun dubbio. All’epoca io e Andreucci decidemmo di vendere Trincheri, uno dei più forti di tutta la categoria, per puntare su di lui, fuoriquota, e lanciarlo definitivamente. Insieme si pestavano i piedi, Simone ha sempre avuto la stoffa da goleador, esterno non rendeva. Il tempo ci ha dato ragione. Oggi segna in tutte le maniere: di rapina, da fuori, su rigore, di testa, di fino…». Insomma, l’attaccante giusto per arrivare tra le prime tre? «Io ci scommetterei. Tra le prime cinque di certo, per il podio se la gioca. Occhio solo al possibile ritorno del Mestre. Analizzando l’inizio traballante dei gialloblù è stato sottovalutato il peso dell’infortunio di Pellicanò: in un colpo solo hanno perso uno dei più forti e un fuoriquota». Domenica arriva al polisportivo la capolista Campodarsego, allenata proprio da Andreucci: si può battere? «Certo. Davanti ha qualcosa in più anche rispetto al Venezia, nei fuoriquota è meglio equipaggiato il Belluno. Li ho appena visti giocare: dietro gli si può far male». COPPA ITALIA – Domani alle 14.30 a Verona vanno di scena i sedicesimi di finale: il Belluno sfida la Virtus Vecomp con cui condivide il terzo posto in campionato.
Ore 21.10 – (Corriere delle Alpi) Terzo posto riconquistato e la Coppa Italia nel mirino. Il Belluno non ha perso tempo e domenica contro l’Abano è tornato alla vittoria dopo il pareggio casalingo contro la corazzata Venezia. La squadra allenata da Roberto Vecchiato , contro i padovani, ha messo in campo la solita prestazione di qualità, dominando gran parte del match, ma sapendo anche soffrire al momento giusto senza però rischiare mai di subire gol. Domani Corbanese e compagni (il capitano è a meno due dalle cento reti con la maglia gialloblù), scendono in campo in trasferta contro la Virtus Vecomp, per provare ad accedere agli ottavi di Coppa Italia, competizione che sta sempre di più acquistando fascino. Uno dei simboli del Belluno in questo momento è Paolo Pellicanò che, grazie a prestazioni di alto livello e ad una grande duttilità tattica, sta guidando i compagni a grandi risultati, come quello maturato sul campo dell’Abano. «È stata una bella partita, soprattutto nel primo tempo dove però dovevamo concretizzare molto di più- commenta il difensore ex Feltrese che poi analizza la rete subita – abbiamo preso gol di nuovo su una palla inattiva, la sfera è rimasta lì ed è stato bravo l’avversario di rapina a segnare. Dispiace aver preso gol su un episodio così. Nel secondo tempo l’Abano ha attaccato di più rispetto a noi, perchè dovevano recuperare lo svantaggio però ci siamo difesi bene, Brino parate miracolose non ne ha fatte. Hanno attaccato tanto ma li abbiamo contenuti bene respingendoli fino alla fine». Ritorno alle origini. Paolo Pellicanò quest’anno ha iniziato a giocare centrale difensivo, grazie all’intuizione di Ivan Da Riz, e il ragazzo in pochi mesi si è adattato molto bene alla nuova posizione dimostrando grande sicurezza. Contro l’Abano però Pellicanò ha giocato sulla corsia di sinistra, suo ruolo di origine, complice l’infortunio muscolare di Stefano Mosca, facendo subito vedere di non essersi dimenticato come si fa a spingere in avanti, soprattutto nel primo tempo. «Nella ripresa sono salito meno visto anche il risultato, ho pensato di più alle coperture perchè loro sono rientrati dagli spogliatoi più organizzati e attaccavano di più». Il prossimo impegno è domani in Coppa Italia contro la Virtus Vecomp. «Non vogliamo mollare questa competizione – continua Pellicanò – sappiamo di avere di fronte una bella squadra, averlo battuto in campionato 4-0 al Polisportivo non vuol dire niente. Dopo dovremo provare a vincere contro la rivelazione Campodarsego che è ancora imbattuta in questo campionato ed è prima in classifica».
Ore 20.40 – (La Provincia Pavese) Le voci davano la presenza di uno striscione anti-Marcolini in curva al Fortunati già la settimana scorsa. In realtà non venne esposto nulla, ma verso la fine della gara contro il Mantova dopo il 2-2 degli ospiti dai tifosi azzurri partirono le prime invettive contro il tecnico. Stessa cosa successa domenica a Reggio Emilia dopo lo 0-0. I tifosi lamentano un atteggiamento troppo passivo da parte della squadra, non altezza di una rosa che si ritiene superiore alla classifica attuale. Atteggiamento che viene imputato soprattutto all’allenatore. I toni sul web sono anche peggiori, e c’è chi contesta al tecnico del Pavia di non essersi presentato sotto la curva alla fine della gara con la Reggiana. Colpisce però la tempistica di questa contestazione nei confronti dell’allenatore, perché le critiche sono cominciate già da alcune settimane, quando il Pavia era comunque secondo, pur esprimendo solo a tratti un bel calcio. Sorprende anche perché a inizio stagione, con l’ottima Coppa Italia, il Pavia veniva esaltato e considerato più forte di quello della passata stagione e quindi autorevolmente candidato alla promozione. E sorprende l’accanimento pure perché quella di Pavia è una piazza abituata a digerire, magari mugugnando ma senza toni accesi, situazioni ben peggiori.
Ore 20.20 – (La Provincia Pavese) Si va avanti a piccoli passi. I pochi punti fatti nelle ultime giornate – da ultimo il pareggio a Reggio Emilia – hanno fatto scivolare il Pavia per la prima volta fuori dalla zona play off, con un distacco dalla prima che comincia a diventare marcato. I tifosi, dopo gli annunci estivi e un ottimo avvio di stagione, hanno cominciato a contestare squadra e allenatore e la sensazione è che a gennaio molte cose potrebbero cambiare, nel club e nella rosa. Perché la stagione, che comunque non è negativa, non sta andando come ci si aspettava ora che mancano le due ultime gare dell’anno (quella di sabato, in casa con il Lumezzane, è stata anticipata alle 17.30). Il divorzio burrascoso. All’origine c’è il clamoroso siluramento, all’inizio di luglio, dell’ex ds e dg Massimo Londrosi da parte della società. L’anno scorso il direttore, all’avvio dell’avventura cinese nel Pavia calcio, aveva sicuramente operato bene: disponeva, è vero, di un budget elevato, ma costruì quasi da zero e in fretta e furia (il Pavia fa ceduto dagli Zanchi solo il 3 luglio) una rosa competitiva. Azzeccò anche la scommessa allenatore, affidando la panchina a Riccardo Maspero, che aveva alle spalle solo un campionato alla guida del Ciliverghe in Eccellenza. Londrosi ha fatto anche il mercato di quest’anno, a detta di tutti rafforzando ulteriormente il Pavia e scegliendo un altro allenatore giovane, Michele Marcolini, che aveva fatto bene con il Real Vicenza. Però il licenziamento di Londrosi qualche giorno dopo il raduno precampionato ha dato il via a una guerra tra l’ex dg e il club che ha lasciato strascichi importanti, con ripercussioni alla lunga anche sulla squadra. La proprietà cinese si è affidata a Nicola Bignotti, ex Albinoleffe e Genoa, sono cominciati cambiamenti interni al club con altre persone allontanate e nuovi ingressi in un tourbillon non semplice da seguire. Marcolini ha vissuto una situazione per certi versi paradossale: qualche giorno dopo essere stato presentato alla stampa ha visto cacciare il ds che l’aveva scelto. La rosa e i fuori rosa. A luglio, al ritiro, l’organico si presentava sicuramente migliore dell’anno precedente con gli innesti di La Camera, Marco Cristini, Bellazzini, Del Sante, Siniscalchi, Alessandro Marchi, Martin. Però al di là di quelle già previste (per esempio Pederzoli e De Cenco) alcune cessioni avvenute dopo l’uscita di Londrosi hanno tolto qualcosa alle potenzialità della rosa. Intanto Soncin, che sarebbe tornato utilissimo visto anche il doppio infortunio di Mattia Marchi e Del Sante. E poi Rosso, elemento di esperienza e grande rendimento in campo, e importantissimo anche per lo spogliatoio. Ora la situazione si è appesantita con la sorprendente messa fuori rosa di La Camera, uno dei pezzi pregiati del mercato. Il suo caso segue quello di Cardin, anche lui non convocabile per decisione della società dopo avere rifiutato il trasferimento a gennaio alla Pro Patria ritenendo troppo basso l’incentivo all’esodo offerto dal club. Poi c’è il caso Angelotti, fuori rosa da tempo che ha intentato un’azione legale cintestando il mobbing. E la lista degli esclusi potrebbe allungarsi. Il nuovo ds e il mercato. Insomma l’atmosfera non è delle più tranquille, al di là di una classifica che comunque è ancora discreta, considerando anche che manca più di metà campionato. Ma la sensazione è che a gennaio potrebbe esserci una mezza rivoluzione, di pari passo con i nuovi recenti cambiamenti societari. L’arrivo di Antonio Imborgia come consulente di mercato e di Eugenio Caligiuri come team manager fa pensare che si metterà mano pesantemente alla rosa. Oltre a La Camera e a Cardin, messi ai margini del progetto tecnico, c’è un Andrea Cristini che vuole andare via (l’anno scorso era un quasi titolare, invece adesso non trova spazio), e lo stesso Abbate potrebbe essere tentato da qualche offerta. Sicuramente si interverrà sul centrocampo, vista l’esclusione di La Camera e l’infortunio a Carraro. Ma anche in attacco dovrebbe arrivare qualcuno, visto anche il cambio di modulo. E a proposito di attacco, il Pordenone spinge per riscattare subito De Cenco dopo l’exploit della punta brasiliana che è di proprietà del Pavia.
Ore 19.50 – (Gazzetta di Reggio) Maltese e compagni, dopo l’ottima prova casalinga col Pavia nella quale è mancato davvero solo il gol, si ritrovano questo pomeriggio in via Agosti per preparare la sfida di sabato prossimo, ore 20.30, allo stadio Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo contro l’Albinoleffe. La Reggiana cercherà in Lombardia una vittoria che insegue da sei giornate anche se gli orobici fra le mura amiche hanno raccolto ben 9 degli 11 punti fin qui racimolati. Dovrebbe essere la settimana del definitivo rientro in squadra per Minel Sabotic, dopo l’intervento al menisco di fine ottobre, mentre per il recupero di Andrea Parola, alle prese con una microfrattura al costato, ci vorrà più tempo: va comunque ricordato come la linea a tre di difesa, quasi improvvisata, – composta da Alessandro Spanò, Riccardo De Biasi e Paolo Frascatore – nell’ultima uscita si sia comportata benissimo, annullando due attaccanti forti ed esperti come Mattia Marchi ed il reggiano Andrea Ferretti. Ad ogni modo, se si escludono i casi di Sabotic e Parola, tutti gli altri giocatori saranno a disposizione del tecnico Alberto Colombo che potrà lavorare sull’onda delle note positive di una squadra in ripresa sia sotto il profilo del gioco di gruppo, sia nelle individualità di atleti come Luca Giannone, Mirko Bruccini o Federico Angiulli, apparsi in netta crescita. Le altre. Salta l’ennesima panchina nel girone dei granata infatti dopo Albinoleffe, Alessandria, Feralpisalò, Mantova, Padova e Pro Patria ieri è toccato al Renate con la società che in queste ore sta facendo valutazioni per la futura guida tecnica: Simone Boldini dunque non è più l’allenatore dei nerazzurri brianzoli, per lui è stato fatale lo 0-2 casalingo col Pro Piacenza di domenica, oltre ad un ruolino di marcia che colloca la squadra al penultimo posto con nessuna rete segnata nelle ultime cinque gare. Dopo l’ultima prestazione non proprio esaltante del Pavia al Città del Tricolore contro la Reggiana, resta precaria anche la situazione per il suo tecnico Michele Marcolini, in bilico da più settimane.
Ore 19.30 – (Gazzetta di Reggio) L’amministratore delegato Guido Tamelli, seduto al fianco del presidente Compagni, snocciola numeri: «Il presidente ha parlato di spending review, di perdite di bilancio e ricapitalizzazione. Uno sforzo importante per immettere liquidità nell’azienda». Possiamo fare dei numeri sul bilancio chiuso a giugno? «Credo che sui numeri ci debba essere discrezione e anche rispetto per chi ci mette i soldi». Gli sforzi economici che fate sono anche in chiave futura? «Soprattutto, in cantiere ci sono diversi progetti e tra questi c’è la ristrutturazione e il recupero dello stadio Mirabello. E’ un progetto che illustreremo più avanti quando avremo concluso tutto l’iter. Però questo sarà un passaggio fondamentale per strutturare la Reggiana in un certo modo. A breve invece andremo a discutere con la Curia per avere in gestione i campi di via Agosti per i prossimi 20 anni. Mentre oggi, alle 16.15, ci sarà l’inaugurazione del Temporary Store granata in piazza Prampolini con la Pallacanestro Reggiana. Per ora è una sede provvisoria, ma chissà che in futuro non trovi una collocazione definitiva nel Mirabello».
Ore 19.10 – (Gazzetta di Reggio) Adesso è ufficiale: Pietro Vavassori non entra nella Reggiana. E’ stato questo il passaggio più significativo della conferenza stampa che si è tenuta ieri nella stupenda tenuta di Aljano a Jano di Scandiano. E’ stato il presidente granata Stefano Compagni, affiancato dall’amministratore delegato Guido Tamelli, a chiarire tutto ad inizio conferenza: «Pietro Vavassori – va subito al sodo Compagni – rimarrà come sponsor della Reggiana ma non entrerà in società e non acquisirà quote di capitale. Questo è il quadro ad oggi». Quando e perché è arrivato il no di Vavassori? «Quando è arrivato il no lo posso dire, cioè qualche giorno fa. Sul perché lo dovreste chiedere a lui. Però era giunto il momento di tirare una riga e vedere cosa fare da grandi: adesso lo sappiamo». Ora potrebbero cambiare anche gli equilibri all’interno della società? «Noi portiamo avanti un progetto di reggianità. Detto questo, con tutti i colleghi ci troviamo molto bene. E’chiaro che ognuno dovrà fare le sue scelte. Posso dire che in futuro cercheremo, in alcuni ruoli, di mettere gente del nostro territorio». Nella società ci saranno nuovi ingressi in tempi brevi? «La certezza è quella che la Reggiana andrà avanti con i soci attuali e per gennaio vi posso già anticipare che ci sarà l’ingresso di due nuovi soci, reggiani doc, che ci accompagneranno in questo percorso». Forze nuove per affrontare la stagione in tranquillità? «Posso dire che nell’ultimo consiglio di amministrazione si è deciso di ripianare le perdite di bilancio e di sottoscrivere un finanziamento per mettere in sicurezza la Reggiana per i prossimi anni». Questo deve essere il biglietto da visita per eventuali altri soci? «Certo, i nuovi soci devono entrare e noi dobbiamo fare in modo che le cose vengano tutte fatte alla luce del sole senza bisogno di dover guardare i numeri tutti i giorni». Ci sono altri interventi che andrete a fare a breve? «Sicuramente in termini di spending review dovremo andare a rivedere qualcosa. Abbiamo verificato in modo approfondito i numeri societari e dobbiamo capire dove stiamo spendendo i soldi. Lo scopo è quello di eliminare i costi extra o che si possono eventualmente tagliare». Ne risentirà il mercato? «Assolutamente no. Il budget per il mercato non verrà toccato». A proposito di mercato cosa dobbiamo aspettarci? «Ci siamo resi conto che la squadra deve essere ritoccata nonostante la partita col Pavia ci abbia fatto rivedere la vecchia Reggiana. E sarà un mercato che inizierà a breve, senza aspettare la fine di gennaio. E dovrà essere un mercato sia in entrata che in uscita». Capitolo Mirabello? «Progetto importante che intendiamo condividere col calcio femminile e con il rugby». Che ruolo avranno Comune e Fondazione dello Sport? «Siamo ancora al progetto e una volta terminato andrà presentato alla Fondazione e al Comune. E comunque a gennaio ci sarà un regolare bando al quale parteciperemo con il nostro progetto».
Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Due sconfitte di fila (1-2 a Salò, 1-3 con il Cittadella): non era mai successo prima. Anzi, prima di queste due battute d’arresto consecutive il Pordenone aveva perso una sola volta a Lomezzane (0-2), ma si era subito riscattato rifilando 3 gol al Bassano nel turno successivo. Campanello d’allarme? Forse. Vediamo cosa succederà sabato a Cuneo (inizio alle 14). Feralpi e soprattutto Cittadella sono formazioni da fascia altissima. I piemontesi, pur se reduci da 3 vittorie consecutive (l’ultima propria a Salò per 1-0), sulla carta sono decisamente più alla portata dei ragazzi di Tedino. Al “Fratelli Paschiero” rientreranno sicuramente Pederzoli (che ha scontato la squalifica) e torneranno a disposizione probabilmente Finocchio, Strizzolo e Marchi, ma ieri in allenamento si sono infortunati i centrocampisti Mandorlini e Berardi. SCONFITTE DIVERSE – A valutare il momento dei ramarri è Matteo Buratto, classe ’94, che per numero di presenze in neroverde (59 nelle ultime tre stagioni) meriterebbe la fascia di capitano. «Quella con la Feralpi e quella con il Cittadella – premette il giovane centrocampista – sono state due sconfitte diverse. La prima è maturara dopo una gara equilibrata al termine della quale avremmo meritato almeno il pareggio. Il Cittadella invece è una grande squadra, da categoria superiore. Noi l’abbiamo affrontata a viso aperto, come siamo soliti giocare. Il nostro atteggiamento forse ha sorpreso il team di Venturato e siamo riusciti pure ad andare in vantaggio (gol di Boniotti, ndr). Poi è uscita la capolista e ci ha messo sotto». SOGNO INFRANTO – Finito il magic moment neroverde? «Di magic moment – risponde Buratto – parlavano quelli che stanno fuori e intorno al Pordenone. Noi che stiamo dentro sappiamo benissimo che la squadra si valuta solo a fine stagione, anche se, tutto sommato, per ora stiamo facendo bene. Adesso abbiamo tutti voglia di tornare a vincere. Andiamo a Cuneo “armati”, pronti a dar battaglia». MISTER FACTOR – Buratto ha collezionato 33 presenze nella stagione di Parlato, 19 in quella di Rossitto (dopo Zauli e Foschi) e 7 in quest’ultima con Tedino. Può giudicare chi, per lui, sia il migliore fra i tre. «Parlato – afferma – mi ha valorizzato. È stata una stagione fantastica conclusa con la promozione e lo scudetto dilettanti. Mister Tedino mi ha lanciato a San Donà, quando avevo appena 17 anni. Ora ci siamo ritrovati qui, a Pordenone. Per me è il migliore. Se fosse arrivato lui sino dall’inizio la scorsa stagione – dichiarazione d’amore – non saremmo di certo retrocessi».
Ore 18.20 – (Messaggero Veneto) Non sembra avere fine la serie di infortuni che bersaglia il Pordenone. Nel corso dell’allenamento di ieri, alla ripresa, Mandorlini e Berardi hanno accusato problemi fisici e sono entrambi a forte rischio per la partita di Cuneo. Rientra Pederzoli dalla squalifica, ma piove sul bagnato per Tedino. Dovrebbero rientrare nel gruppo anche Finocchio e Strizzolo, in modo da allargare la possibilità di scelta in attacco. La coppia sarà comunque valutata oggi dallo staff medico, al pari degli altri indisponibili Castelletto e Talin. Ancora out Pavan e, al contempo, Marchi. Quest’ultimo manca da più di un mese, per colpa di una caviglia in disordine. Al suo posto in difesa Pasa sta facendo bene, ma il suo rientro è importante per poter permettere allo stesso Pasa di avanzare a centrocampo, ovvero nel suo habitat naturale.
Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) Il Pordenone non molla la presa. Non ridimensionano le ambizioni societari i due ko consecutivi maturati con FeralpiSalò e Cittadella. Anzi: il club si sta muovendo sul mercato per rinforzare la squadra a centrocampo, settore dove attualmente ce n’è più bisogno. Lo fa seguendo lo stile intrapreso la scorsa estate: ingaggiare giovani, di qualità, da rilanciare. Nel mirino ci sono infatti due ventiduenni, prodotti dei vivai di Inter e Milan: il primo è Andrea Romanò, mezzala del Renate e in particolare vincitore della NextGen (la Champions League dei giovani) con Stramaccioni; il secondo è Filippo Lora, pariruolo del Cittadella ed ex rossonero. Per ora ci sono stati dei contatti: degli eventuali trasferimenti si riparlerà a gennaio. Profilo giusto. Giocatori così, va detto, hanno bisogno di tempo: vanno rilanciati, perché dove sono non scendono in campo con continuità. Per puntare a qualcosa di grande forse ci vorrebbe elementi di un altro spessore. Tuttavia le due mezzali hanno qualità e con un guru dei giovani come Tedino potrebbero dare subito un ottimo contributo. Romanò, per esempio: nella Primavera vincitrice della NextGen era considerato uno degli elementi più talentuosi e futuribili, quanto Crisetig e forse più di Benassi – l’unico che ha sfondato davvero del gruppo – e di Duncan e M’Baye. Poi, anche per limiti caratteriali si è perso, passando dal Prato al Renate. Lora è un’altra mezzala con grandi doti, limitate però da due ginocchia di cristallo (e il Pordenone lo sa). Eppure è dal 2013 al Cittadella, ed è un segnale vista l’attenzione sul mercato dei granata. I due interessano perché il profilo è quello giusto: per dire, nella categoria la scorsa estate rientrava Pasa. Che nel giro di poco è diventato uno dei big della squadra neroverde. Interventi. A ogni modo il lifting a centrocampo è necessario, considerato quanto è corta la coperta nel reparto. Con Marchi sempre fuori, Pasa è stato spostato in difesa, togliendo al settore di mezzo una pedina importante: se manca uno tra Pederzoli e Mandorlini si va in difficoltà numerica e i unici presenti devono fare gli straordinari (è il caso di Buratto e Berardi). Se la difesa – sempre a livello numerico – è ok dato il pieno recupero di Ingegneri, davanti servirà dare una “sforbiciata”, anche considerato l’arrivo di Martignago. L’indiziato numero uno a partire è Axel Gulin, che non è praticamente mai sceso in campo. Per il triestino solo una mezzora col Lumezzane. Troppo poco per rimanere, vista l’abbondanza.
Ore 17.30 – (Gazzetta di Mantova) In casa Alessandria il morale è alle stelle e non può essere altrimenti. Dopo l’incredibile impresa di Coppa in quel di Palermo i grigi hanno ripreso la loro marcia in campionato col 4-0 al Mantova, ex squadra del direttore sportivo Giuseppe Magalini, tornato in quel Martelli che sente ancora un po’ suo. «Quando sono arrivato in auto ho parcheggiato e mi sono fermato per qualche istante ripensando a quante volte avevo varcato quei cancelli, finché mi sono deciso ad entrare – racconta Magalini in un iniziale momento di amarcord -. Sulla partita che dire, abbiamo sfoderato una grande prestazione e negli spogliatoi ci abbiamo tenuto, io, gli altri dirigenti ed il mister, a complimentarci con questo gruppo che sta facendo cose straordinarie. Abbiamo dimostrato grande maturità, soprattutto dopo Palermo, un impegno che per forze nervose, visibilità e tutto ciò che comportava poteva distrarci. Invece siamo venuti qui per prenderci la gara e l’abbiamo fatto in maniera strepitosa». Forse si aspettava qualcosa di più dal Mantova. «Era un impegno che temevo perché i biancorossi nelle ultime uscite avevano fatto bene giocandosela alla pari con avversari quotati. Ma c’è stata una nostra grande prova». Non si discosta di molto l’analisi del tecnico alessandrino Angelo Gregucci. «L’insidia più grande che ci aspettava in questa serata era quella di incappare in un calo di tensione – spiega – e poteva succedere, reduci come eravamo da una serie di risultati così positivi. Niente di tutto questo invece, siamo stati da subito lucidi e presenti, debbo fare i complimenti ai ragazzi perché hanno sfoderato una prestazione di spessore e di maturità. Fin dal calcio d’inizio siamo stati compatti e bravi a chiudere ogni traiettoria di passaggio come ci eravamo proposti alla vigilia».
Ore 17.10 – (Gazzetta di Mantova) Per fortuna, viene da dire, che questa mattina il Mantova sarà in campo (ore 11) al Dante Micheli per riprendere la preparazione in vista della trasferta di domenica (ore 15) a Piacenza con la Pro degli ex Bini e Schiavini. Nel senso che le scorie della pesante batosta subita dovranno essere immediatamente messe da parte per concentrarsi sulla prossima gara che assume notevole importanza per non allontanarsi ulteriormente dalla zona salvezza diretta. Nessun biancorosso tra gli ammoniti era diffidato, dunque mister Javorcic potrà contare su quasi tutta la rosa a parte Caridi, Beretta e Pane, sempre più vicino al rientro. Saranno semmai da valutare le condizioni di Andrea Trainotti, che ha subito una doppia gomitata, prima al naso e poi in testa ma sembrerebbe in discreta salute. Il programma proseguirà poi domani con un allenamento al pomeriggio (ore 14.30), giovedì con una seduta mattutina (11.30), venerdì alle 11 e conclusione sabato (ore 11) con la rifinitura nel corso della quale sarà sperimentata la formazione anti-Pro Piacenza.
Ore 16.50 – (Gazzetta di Mantova) Parlare di musi lunghi tra i biancorossi significherebbe usare un pietoso eufemismo. Una sconfitta casalinga è dura da mandare giù, ma con un passivo di 4 gol è veramente una mazzata tra capo e collo. Qualcuno sfila via a testa bassa, qualcun altro si siede sui gradini con la testa tra le mani, altri ancora cercano di cancellare al più presto questa serata molto più nera del grigiore della nebbia incombente. In sala stampa vengono Manuel Scalise e Silvano Raggio Garibaldi ad analizzare questo tracollo e aggrapparsi alle speranze di riscossa. «Abbiamo incontrato una squadra che è in forma ed in questo momento è molto più forte di noi – dice Scalise – e credo che ci sia ben poco da aggiungere. Certo, ci abbiamo messo del nostro ma l’Alessandria è attrezzata per fare un campionato di vertice, noi dobbiamo pensare a salvarci. Dunque mettiamo subito in archivio questa batosta e pensiamo alle prossime due partite: affronteremo Pro Piacenza e Pro Patria, ovvero due formazioni che lottano con noi e non possiamo sbagliarle». Raggio Garibaldi è il ritratto dell’amarezza: «Questo ko fa male per noi, per la piazza ed i tifosi ma non dobbiamo dimenticare quello che di buono siamo stati capaci di fare in precedenza. C’è poco da dire: l’Alessandria ci ha soverchiato sotto ogni punto di vista e noi dobbiamo analizzare perchè è successo. Perché tutte le mezze palle le vincevano loro, il clima nello spogliatoio è pesante ma dobbiamo reagire perché ci attendono, da qui alla fine del girone di andata, tre sfide che valgono per noi come tre finali. So che non è facile ma guardiamo avanti e rialziamoci subito».
Ore 16.30 – (Gazzetta di Mantova) Mantova affondato. Preso a pallate. Mai in partita. Alla vigilia del match di ieri sera con l’Alessandria mister Ivan Javoric aveva provato a caricare i suoi mettendo l’accento sull’importanza di fare punti al Martelli. È andata nel peggiore dei modi. Zero a quattro. In sala stampa l’allenatore croato parla chiaro: «Chiedo scusa alla città. Sono io che dò gli ordini ai giocatori, mi assumo le mie responsabilità. Abbiamo corso tanto e male, loro sono troppo forti». È difficile analizzare 95 minuti dominati dall’avversario, ma il tecnico biancorosso ci prova: «Il gol a freddo ci ha tagliato le gambe e ci ha fatto perdere tutte le nostre certezze. L’Alessandria è una squadra superiore, ma noi ci abbiamo messo molto del nostro. Dopo essere andati in svantaggio ci siamo innervositi: abbiamo fatto una brutta figura, mi scuso con la città». Una domanda d’obbligo è quella sulle motivazioni dei 14 giocatori scesi in campo. Perché perdere contro i piemontesi ci può stare, ma tirare una sola volta in porta (palo di Dalla Bona su punizione alla fine del secondo tempo) è da allarme rosso. «Non ci sono problemi di motivazione – taglia corto Javorcic – Non credo nella maniera più assoluta che la sconfitta di oggi (ieri, ndr) dipenda da quello. Però può darsi che io non sia riuscito a trasmettere ai ragazzi lo spirito giusto». Insomma, secondo l’allenatore del Mantova, al netto di una prestazione sottotono (per usare un eufemismo), la sconfitta contro un’Alessandria in palla era quasi inevitabile. «I giocatori hanno corso tanto e male – insiste Javorcic – C’è molto da lavorare, già lo sapevamo. In particolare dobbiamo migliorare in termini di maturità e lucidità». Nella ripresa il tecnico croato ha provato a mischiare le carte davanti inserendo Ungaro, Anastasi e Gonzi dopo essere partito con Momentè supportato sugli esterni da Zammarini e Foglio. «Non ci sono le condizioni per schierare due punte – conferma Javorcic – Nel calcio moderno due attaccanti puri devono andare a cento all’ora ed essere al 100% della forma per giocare insieme: al momento non possiamo permetterci due centravanti». Domenica si va a Piacenza in uno scontro diretto che semplicemente non si può perdere: «La squadra che stasera (ieri sera, ndr) ha perso – conclude il mister – è la stessa che ha vinto con il Bassano e pareggiato con Cittadella e Pavia, quindi guardiamo avanti. A Piacenza bisogna vincere».
Ore 16.10 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova, nella serata in cui era chiamato a riscattare le ultime sconfitte casalinghe (subite ad opera di Giana e FeralpiSalò) viene invece umiliato dall’Alessandria al Martelli, sempre più tabù per Scalise e compagni. I biancorossi non entrano praticamente mai in partita, annichiliti nel gioco dalla formazione di Gregucci e messi al tappeto con due gol per tempo. Una figuraccia colossale, che fa scattare la protesta del pubblico («andate a lavorare» è il coro che si alza dalla Te) e l’allarme rosso per quanto riguarda la classifica, che ora vede l’Acm lontana 5 punti dalla salvezza diretta. Si comincia nella nebbia, che caratterizzerà tutto l’incontro impedendo una visuale ottimale al pubblico, con le squadre schierate secondo moduli e formazioni annunciate. Javorcic conferma il consueto 4-3-2-1 e propone due novità rispetto all’ultima trasferta di Pavia: in attacco c’è Momentè al posto dell’acciaccato Ruopolo, mentre a metà campo torna Di Santantonio, con Zammarini avanzato trequartista al posto di Gonzi. L’Alessandria risponde con il collaudato 4-3-3 nel quale l’ex di turno Nicco (l’altro è Scalise) agisce da mezzala destra. L’avvio pare equilibrato ma al primo, vero affondo (9’) l’Alessandria passa con Mezavilla, che batte Bonato (non perfetto nella circostanza) dal limite. Il Mantova accusa il colpo, non riesce a reagire e rischia ancora su colpo di testa di Bocalon. Poi, quando sembra che i biancorossi riescano a organizzare una minima reazione, sfondando soprattutto a destra con Scalise (dall’altra parte Foglio non pervenuto), ecco arrivare il raddoppio dei grigi. È un classico contropiede, che Scalise sbaglia a non fermare con un fallo e che poi Branca finalizza in area, a tu per tu con Bonato. È il 24’ e la mazzata è terribile, tant’è che il Mantova va in bambola, perde le misure in campo e viene più volte tagliato a fette dall’Alessandria, che spreca tre occasioni per chiudere definitivamente il match. Scampato il pericolo, il Mantova nel finale di tempo riesce almeno a creare qualche mischia pericolosa nell’area avversaria. Ma di nitide occasioni da gol neanche l’ombra. Tanto che nell’intervallo si riesce a immaginare solo una sospensione per nebbia come ancora di salvezza. Javorcic lascia negli spogliatoi Foglio e inserisce Ungaro, che va a fare la punta al fianco di Momentè, con Zammarini trequartista. Il modulo del Mantova ora è il 4-3-1-2 ma in campo cambia poco o nulla e allora il mister all’11’ butta dentro anche Anastasi per Di Santantonio. L’assetto tattico non cambia (Zammarini va a centrocampo, Ungaro passa trequartista) ma ovviamente adesso gli interpreti sono più offensivi. La partita, però, è sempre quella, con l’Alessandria che manovra alla perfezione e i biancorossi che si affannano invano rincorrendo gli avversari. Una tragedia. Che Gregucci rende ancor più drammatica inserendo prima Marconi e poi Fischnaller, autori del terzo e del quarto gol. Il Mantova? Unico segno di vita un palo di Dalla Bona su punizione a 5’ dal termine. Il triplice fischio è allora un sollievo, perché mette fine a un’agonia e permette agli infreddoliti spettatori (dopo i fischi di rito alla squadra) di andare a cercar tepore altrove.
Ore 15.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Buona la prima di Riccardo Busatto nel Venezia che, battendo col rigore di Fabiano la Ripa Fenadora, continua il suo inseguimento a -3 dal Campodarsego. Un esordio promettente per il 22enne difensore di Cannaregio, bravo a togliersi di dosso l’etichetta di «oggetto misterioso» alla prima occasione utile, prezioso per mascherare in coppia con Cernuto l’assenza per squalifica di Modolo e Beccaro. «Aspettavo dal primo giorno questo momento, mi spiace non aver mai avuto l’opportunità di giocarmela ad armi pari con i miei compagni – non può che ammettere avendo giocato solo 2 gare su 3 in Coppa Italia – però sono felice del mio debutto e vorrei fosse un nuovo inizio dopo esser stato messo da parte». Nella gestione-Favaretto il giovane Busatto è riuscito di rado ad entrare nella lista dei 20-21 convocati, per lui solo qualche panchina pur essendo tutt’altro che un novizio curriculum alla mano. «A casa avevo iniziato nell’AlvisianaMuranese – si racconta Busatto – dopo un anno all’Edo Mestre e uno a Noventa Padovana ho avuto una piccola parentesi alla Sampdoria, ma il vero salto è stato a 15 anni con il trasferimento a Ferrara. Con la Spal giocavo ala destra, poi sono passato in difesa prima in fascia e poi al centro». In serie D per lui 11 presenze al SandonàJesolo, 33 con 2 gol alla Clodiense, 12 in Lega Pro al Real Vicenza e 29 lo scorso anno in D con i sardi dell’Arzachena. «Domenica contro la Ripa non è stata una passeggiata, bene ha fatto nell’intervallo mister Favarin a scuoterci chiedendoci di più. Forse, paradossalmente, il fatto di esser rimasti in 10 a fine primo tempo ci ha spinto a dare tutto. La difesa nuova per tre quarti non ha concesso nulla e gli automatismi con il nuovo modulo possono solo migliorare. Era fondamentale portare a casa tre punti di carattere». Domenica in casa del Giorgione (ore 14.30) penultima gara di andata: Favarin ritroverà Serafini, Modolo e Beccaro dalla squalifica ma perderà Calzi. CURVA SUD – La Curva Sud invita i tifosi alla trasferta di Castelfranco con il treno di linea: partenza alle ore 11.56 da Venezia e alle 12.08 da Mestre (info 340/4675054).
Ore 15.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Il Venezia è tornato a vincere ma la vetta rimane ancora nelle mani del Campodarsego, a +3 sugli arancioneroverdi. Pur faticando — il successo sull’Union Ripa al Penzo è arrivato solo con il rigore trasformato da Fabiano — la cura di Giancarlo Favarin inizia a funzionare. Il rigore è stato contestato dai bellunesi ma sul presunto trattamento di favore degli arbitri il direttore sportivo Giorgio Perinetti non ci sta. «Abbiamo giocato per 50 minuti in dieci per l’espulsione, a mio avviso ingiusta, di Calzi. Di quel vantaggio l’Union Ripa non si è lamentata… Cosa dovremmo dire noi, invece, di tutte le decisioni arbitrali che ci hanno penalizzati?». La querelle nei confronti degli arbitraggi da parte del Venezia non si placa. «Sappiamo che questi arbitri sono giovani — dice Perinetti — e giustamente devono crescere. Qualche errore o disattenzione ci sta e lo accettiamo. Quel che non accettiamo è l’atteggiamento di prosopopea e arroganza che talvolta li contraddistingue, per dimostrare di non essere intimiditi dal Venezia. E mi chiedo da cosa mai dovrebbero essere intimiditi dal momento che arrivano in un ambiente tranquillo, direi addirittura ovattato, dove tutto è curato nei minimi particolari perché ciascuno possa svolgere al meglio il proprio ruolo. L’errore ci sta, ripeto, ma non l’atteggiamento di sfida con cui talvolta scendono in campo». Anche domenica al Penzo, ricorda Perinetti, si è assistito a qualcosa del genere e non solo per l’espulsione di Calzi. «Come è possibile – chiede – che avendo fatto noi la partita e, dunque, avendo tenuto palla per la gran parte del tempo, gli interventi arbitrali siano stati di gran lunga a nostro sfavore?». Se il Venezia è riuscito comunque a conquistare i tre punti, pur rimanendo in dieci, il Campodarsego ha approfittato della propria superiorità numerica per ribaltare il risultato, portandosi dal 2-3 al 4-3 sul Fontanafredda nei minuti di recupero. «Abbiamo un’avversaria molto forte davanti», commenta il ds arancioneroverde Giorgio Perinetti, rendendo merito alle virtù del Campodarsego capace di sfruttare al meglio i minuti di recupero. Proprio quelli nei quali invece il Venezia si è trovato in più occasioni a lasciare punti per strada. Ma ora le cose si spera vadano meglio, man mano che la «cura Favarin» darà i suoi effetti. «Il nuovo modulo va assimilato — analizza il ds — e anche sul piano fisico si sta scontando qualcosa visto il lavoro al quale il tecnico sta sottoponendo i ragazzi. Ci sarà da lavorare e approfitteremo della sosta per farlo». Con il nuovo modulo ci sarà anche qualche aggiustamento in corsa: «Nessuna rivoluzione, ma qualche cambiamento sì. Ora abbiamo centrocampisti in abbondanza, ma meno attaccanti», osserva Perinetti facendo capire che qualche centrocampista partirà (Gualdi?) in favore di uno o più attaccanti. In partenza anche Cantini, chiuso per quanto riguarda gli under dall’arrivo di Taddia e Malagò.
Ore 15.00 – (La Nuova Venezia) Rosso, nuovo colore di moda al Venezia. E non è un primato positivo. A larghe falcate, più veloce di quanto non stia avvicinando il Campodarsego, il Venezia si sta inserendo nei quartieri alti di un’altra graduatoria, quella dei cartellini rossi. Primato di cui fare poco vanto, però. L’espulsione di Giampaolo Calzi contro l’Union Ripa La Fenadora è la settima della stagione, la seconda per il centrocampista dopo quella di Tamai (contestata sia da Calzi stesso che dal club tanto da presentare ricorso per le due giornate di stop raggiunte). Calzi raggiunge a quota due Serafini, messo fuori gioco ad Abano e con l’Este, entrambe dirette con tanto di doppio turno di squalifica. Le altre tre espulsioni portano la “firma” di Fabiano a Montebelluna, Carbonaro con l’Este e Beccaro a Belluno. Nelle ultime due partite il Venezia è stato costretto a giocare più di un tempo in inferiorità numerica, nelle sei occasioni in cui è rimasto con un uomo in meno gli arancioneroverdi hanno collezionato nove punti (vittorie con Montebelluna e Union Ripa, pareggi con Abano, Tamai e Belluno, sconfitta con l’Este). Espulsioni che diventano otto se si aggiunge anche quella dell’ex allenatore Paolo Favaretto nella partita contro l’Este. E non è un caso se le espulsioni sono aumentate (sei contro una) nella seconda parte del girone d’andata (quattro tra Este, Belluno e Union Ripa La Fenadora, ultime tre giornate) quando sono venuti a mancare anche i risultati (21 punti nelle prime sette giornate, 17 nelle successive 10). Davanti al Venezia ci sono soltanto Liventina e Luparense con otto espulsioni: Vianello (1ª giornata), Cardin (2ª), Perissinotto (4ª), Bettin (4ª), Cofini (7ª), Fornasier (9ª), Grandin (12ª) e Boem (14ª) per la Liventina, contro Murano (3ª giornata), Abubakar (4ª), Praticò (8ª), Severgnini (10ª), Nichele (10ª), Perosin (12ª), Donè (13ª) e ancora Nichele (14ª)). Appena dietro al Venezia con 6 espulsioni, compare l’Este. Due giornate per assegnare il titolo di campione d’inverno nel girone C, obiettivo già centrato da Piacenza (B), Parma (D) e Sambenedettese (F), il Campodarsego (41) deve difendere tre punti di vantaggio tra Belluno e Mestre, mentre il Venezia chiuderà il girone d’andata con Giorgione e Triestina. Oggi la ripresa al Taliercio: lo staff medico dovrà valutare le condizioni della caviglia di Ferrante, mentre dovrebbe riprendere Gualdi.
Ore 14.30 – Qui Guizza: allenamento pomeridiano per i Biancoscudati.
Ore 14.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Sta diventando una sorta di autentico tabù, perché anche contro la Salernitana il Vicenza non è riuscito a prendersi i tre punti: sesto pareggio in otto gare interne. Il bottino al Menti è di 9 punti in otto gare con una sola vittoria ottenuta contro l’Ascoli; troppo poco per una squadra che nella scorsa stagione aveva fatto del suo stadio un autentico fortino, costruendo la risalita dai bassifondi fino alle primissime posizioni. E proprio le mancate vittorie davanti al pubblico amico hanno portato il Vicenza a scendere in classifica, dopo che i biancorossi erano sempre stati nella parte sinistra della graduatoria, a ridosso della zona play off. «Volevamo vincerla a tutti i costi ma non ci siamo riusciti — sottolinea Stefano Giacomelli — e’ un periodo che gira un po’ così, dobbiamo continuare a lavorare e fare ancora di più per arrivare alla vittoria, visto che quello che stiamo facendo evidentemente non basta. Abbiamo commesso qualche errore nel primo tempo, ma sotto il punto di vista del gioco abbiamo dimostrato di saper giocare a calcio, palla a terra, costruendo anche delle pregevoli azioni in cui siamo mancati nelle conclusioni davanti al portiere avversario». L’ex pescarese contro la Salernitana è stato ammonito e salterà la partita di domani a La Spezia, un cartellino giallo che Giacomelli contesta con decisione. «L’arbitro mi ha ammonito per una simulazione che non ho commesso — assicura l’esterno — nel contrasto con Lanzaro sono caduto a terra perché sono stato spinto. Magari non era un contrasto da rigore, d’accordo, ma di sicuro non era una simulazione. Non andare a la Spezia mi dispiace molto, avrei voluto dare il mio contributo alla causa, ma sono certo che i miei compagni scenderanno in campo per conquistare il massimo». Domani a La Spezia il Vicenza affronterà una squadra costruita per puntare ai primissimi posti della cadetteria e allenata da un grande ex biancorosso come Mimmo Di Carlo. «Siamo consapevoli delle difficoltà che incontreremo — sottolinea l’attaccante del Vicenza — ma a parte contro il Novara e a Terni abbiamo sempre giocato alla pari con tutti, ottenendo spesso meno di quanto avremmo meritato. Purtroppo finora abbiamo dovuto far fronte a tanti infortuni che ci hanno privato di giocatori importanti, anche se chi è sceso in campo ha sempre dato il massimo a conferma che il gruppo unito e compatto è, come nello scorso campionato, la nostra forza. Da qui alla fine del girone di andata dovremo giocare quasi ogni tre giorni, quindi siamo obbligati a stringere i denti per arrivare a fine anno avendo conquistato il massimo dei punti a disposizione. Non sarà certo semplice ma ci proveremo, questo è certo». Per il Vicenza saranno giorni caldi anche a livello societario con il pagamento degli stipendi e dei contributi da eseguire entro la scadenza del 16 dicembre e il passaggio della maggioranza delle quote da Finalfa Srl a Vi.Fin. che potrebbe avvenire nei primi giorni della prossima settimana. «Sono cose che leggiamo sui giornali – spiega Giacomelli – ma che non ci distraggaono, la nostra attenzione è sempre rivolta solo al campo. Finora la società non ci ha mai fatto mancare niente, quindi attendiamo sereni di sapere cosa accadrà».
Ore 13.30 – (Gazzettino) È arrivato da pochi giorni al Campodarsego, e si è già rivelato decisivo. Biglietto da visita migliore non poteva esibire Mehdi Kabine, che al debutto ha firmato con una magia su punizione la vittoria 4-3 al fotofinish dei biancorossi con il Fontanafredda, puntellando il primato in classifica. Tanto più che poco prima dai suoi piedi era partita la pennellata, sempre su punizione, per il 3-3 di Cacurio. «Calcio spesso le punizioni, a volte ci vuole anche un pizzico di fortuna. Appena ho calciato, ho capito di avere preso bene la palla: è stata una traiettoria perfetta. Dedico questo gol a mia moglie Monique che ha compiuto gli anni oggi», ossia ieri. Tra l’altro tutti i compagni, inclusi quelli dalla panchina, le sono saltati addosso. «È stato bellissimo, è come se fossi con loro da luglio. Mi sono già inserito nel gruppo, è talmente facile quando trovi uno spogliatoio genuino come questo. Il merito di questa vittoria è di tutti, in settimana dovrò portare i pasticcini. Sono strafelice per questa opportunità che mi è stata data al Campodarsego, ringrazio tutta la società». Destinazione che ha voluto fortemente. «Con il direttore Gementi ci siamo messi subito d’accordo. Conoscevo già capitan Bedin essendo stati compagni di squadra alla Pro Sesto, mi aveva detto che al Campodarsego c’è un ambiente ottimo per fare grandi cose, e non ci ho pensato due volte». La favola Campodarsego continua. «Sì, ma non è frutto del caso. Qui ci sono giocatori di alto livello, l’ambiente è sereno e non ci sono pressioni». Un pensierino alla Lega Pro lo si fa. «A me piace giocare per vincere, e la Lega Pro non è così lontana. In carriera ho vinto tre campionati con Sacilese, Carpi e Rimini, tutte squadre che avevano i colori sociali biancorossi come il Campodarsego». Tre stagioni fa proprio con il Carpi ha segnato i due gol decisivi nella doppia finale play off con il Lecce per la promozione degli emiliani in serie B. «Sono stati i gol più importanti della mia carriera, rimarrò nella storia di quel club e ancora oggi i tifosi mi chiamano. Adesso mi piacerebbe entrare nella storia del Campodarsego insieme ai miei compagni. Arrivare in Lega Pro è fattibile mantenendo la giusta umiltà e consapevoli di essere ottimi giocatori».
Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Non ha avuto bisogno di presentazioni, strette di mano e foto di rito col presidente Daniele Pagin, Mehdi Kabine. Si è dato… il benvenuto da solo, dopo cinque allenamenti a Campodarsego, con un calcio di punizione semplicemente perfetto. Ma soprattutto decisivo, perché ha regalato una vittoria insperata ai compagni, messi in difficoltà da un Fontanafredda specializzato nelle imprese d’alta classifica. Insomma, domenica scorsa, al “Gabbiano”, Kabine l’ha fatta grossa: a preservare l’imbattibilità (è caduta la Caronnese, ora Campodarsego e Parma sono le uniche squadre dalla A alla D a non avere ancora perso!) ci aveva già pensato Raffaele Cacurio al 91’. Il centravanti marocchino, entrato nella ripresa, ha fatto il resto al 95’. D’altra parte, la vittoria in rimonta all’ultimo secondo mancava all’appello in questo scampolo di storia scritto da capitan Bedin e compagni in Serie D. Ora i punti sono 41, sempre 3 in più del Venezia. «Questa squadra non è prima in classifica per caso», afferma Kabine, 31 anni, marocchino nato a Casablanca ma cresciuto a Udine, dove ha messo su famiglia (ha quattro figli, due maschi e due femmine). «Qui ci sono i giocatori per vincere il campionato e io, non lo nascondo, sono venuto qui per aiutarli a raggiungere l’obbiettivo». Vincere il campionato, parole grosse: dalle parti di Reschigliano si fanno i dovuti scongiuri, ma il buon Mehdi, oltre alle capacità tecniche, pare porti fortuna ai colori biancorossi. E viceversa: «Sì (ride, ndr), finora ho vinto tre campionati con Sacilese, Carpi (dalla Lega Pro alla B) e Rimini, segnando qualche gol decisivo. Tutte queste squadre avevano la maglia biancorossa, proprio come il Campodarsego». Cresciuto nelle giovanili del Treviso (anche se non ha mai esordito in prima squdra), Kabine è arrivato a Campodarsego dopo un lungo girovagare: San Polo, Belluno, Arzachena, Sacilese, Pro Sesto, Carpi, Barbastro (formazione di C spagnola), Altovicentino, Rimini e Triestina: «A Campodarsego sono arrivato grazie a capitan Bedin», racconta, «Vengo da un’esperienza difficile a Trieste, segnata dai problemi societari, e cercavo un po’ di serenità. Bedin, che conosco dai tempi della Pro Sesto, non appena ha saputo dell’interessamento nei miei confronti mi ha telefonato per convincermi. Il presidente Pagin e mister Andreucci mi hanno entusiasmato, mostrando grande fiducia nei miei confronti». Sul testa a testa col Venezia, Kabine ha le idee chiare: «Io sono venuto per vincere il campionato. Il Venezia è forte, ma noi abbiamo tutto per arrivare fino in fondo».
Ore 12.50 – (Corriere del Veneto) Una fiammata nel finale, per ribadire che sul mercato un colpo mirato può fare la differenza. Mehdi Kabine, appena arrivato, ha subito lasciato il segno. Il 4-3 sul Fontanafredda in pieno recupero e che consegna al Campodarsego, ancora per almeno una settimana, la palma di prima della classe è merito dell’attaccante arrivato dalla Triestina. Operazione che ha consegnato un rinforzo di lusso a mister Antonio Andreucci. E ora si pensa già al Belluno, trasferta difficilissima che rappresenta un banco di prova fondamentale nella volata con il Venezia per il titolo di campione d’inverno. Simbolico finché si vuole, ma allo stesso tempo significativo di quanto il Campodarsego faccia sul serio. «E’ stato fondamentale vincere – ammette Antonio Andreucci – merito del carattere e della determinazione della squadra, che ha saputo ribaltare un risultato a noi sfavorevole senza mai perdersi d’animo. Ma ci sono state tante cose che non hanno funzionato a dovere e in settimana bisognerà riparlarne con il gruppo».
Ore 12.20 – (Gazzettino) Lucas Chiaretti è il giocatore ideale nel 4-4-2 a “rombo” del Cittadella. Quando agisce tra le linee, tra centrocampo e attacco, risulta spesso devastante per la squadra avversaria, perché il giocatore brasiliano riesce a coniugare velocità e grande tecnica: numeri di “classe” come quello che ha portato al gol facile facile di Bizzotto, a Pordenone. Favore ricambiato nella ripresa: «Ci tenevamo a dare un segnale di forza dopo le ultime uscite non proprio brillanti. Sabato abbiamo vinto esprimendo un buon calcio, adesso continuiamo così. Il Cittadella di Pordenone può vincere contro chiunque». E dimostrato anche grande forza di carattere, perché lo svantaggio iniziale è stato immediatamente recuperato: «In campo ero tranquillo nonostante il gol preso. Il Cittadella aveva preparato bene l’incontro, sapeva cosa fare: nel corso della stagione ci capiterà ancora di andare sotto, dobbiamo far tesoro della rimonta di Pordenone». La rosa granata comprende giocatori assolutamente all’altezza della categoria. Con il dovuto rispetto per tutte le altre, ma la vittoria di sabato ha restituito la netta sensazione che il Cittadella debba temere soltanto se stesso: «Ci sono però squadre altrettanto forti. Alessandria, Bassano, Feralpisalò sono avversarie toste, che ci possono dare fastidio nella corsa per il primo posto. Noi però abbiamo imboccato la strada giusta e possiamo ancora crescere tanto. Il Cittadella può contare su tanti giocatori bravi che, ammettiamolo, è un peccato non vedere calcare i campo di serie B. Cercheremo di conquistarla alla fine della stagione». Chiaretti si è subito ambientato da queste parti: «Ho trovato un ambiente sano, giusto per riscattarmi. Nel calcio ho già vissuto esperienze non felici, qui invece ci sono persone serie, che sanno quello che vogliono e sanno come muoversi. Niente succede per caso, sono convinto quindi che possiamo raggiungere traguardi importanti». Si è plasmato anche un bel gruppo: «È fondamentale, quando lo spogliatoio è unico i risultati si vedono in campo, ed è un piacere lavorare perché ti diverti assieme ai compagni. A Cittadella non ci sono invidie né gelosie, tutti remano in un’unica direzione». Oggi e domani allenamento pomeridiano, giovedì alle 20.30 la gara di Coppa Italia con il Bassano, al Tombolato. Intanto ieri sera nel posticipo l’Alessandria ha espugnato (0-4) Mantova portandosi al secondo posto a due lunghezze dal Cittadella.
Ore 12.00 – (Mattino di Padova) Non c’è ancora la fuga. Colpa dell’Alessandria che ieri sera ha strapazzato per 4-0 il Mantova fuori casa (a segno Sartorio, Branza, Marconi, Fischnaller). L’Alessandria così è a meno due dai granata. Intanto tra i punti di forza del Cittadella capolista c’è sicuramente Filippo Scaglia, a Pordenone capace di annullare lo spauracchio De Cenco. «Avere davanti il capocannoniere del campionato ha inconsciamente spinto sia me che Pascali ad alzare l’asticella dell’attenzione», spiega il centrale granata, che ha trascorso la domenica di riposo concessa da Venturato assieme a papà Giuseppe e mamma Elisabetta, giunti a trovarlo da Torino. «Ma sabato tutta la squadra si è espressa coralmente ad alto livello, permettendo ai singoli di dare il meglio». Dove può ancora crescere questo Citta? «Nella fase difensiva i movimenti della linea non sono ancora perfetti. E poi nella gestione della palla, anche se da questo punto di vista a Pordenone c’è stato un bel passo avanti: abbiamo avuto la voglia e la capacità di chiudere la partita. Non sempre ci siamo riusciti in passato». Ci faccia una classifica delle principali rivali. «Il girone è molto equilibrato ma, per la qualità della manovra espressa, al primo posto metterei la Reggiana. Al Tombolato ci ha messo in difficoltà: è una squadra che va aggredita, altrimenti diventa molto pericolosa. Per la qualità della rosa, credo che la più attrezzata sia invece l’Alessandria. E poi ovviamente ci sono Pavia e Bassano». Fermiamoci al Bassano, che appena un paio di settimane fa vi ha fatto penare in campionato e che affronterete giovedì sera in Coppa, al Tombolato. «La sua forza sta nella solidità di un gruppo che gioca assieme da anni e nella cattiveria agonistica, unita al talento di elementi come Misuraca e Iocolano». Proprio con la maglia del Bassano lei esordì nel calcio “vero”, nel 2011-2012. «Ho bei ricordi legati all’ambiente e alla città, e sono rimasto in ottimi rapporti con alcuni giocatori, come Proietti e Iocolano».
Ore 11.30 – Qui Guizza: altra mattinata di intenso lavoro, nessuna defezione.
Ore 11.10 – (Gazzettino) Con Pillon è iniziato un nuovo corso, ma non si può dimenticare l’esonero di Parlato. «Non è stata colpa sua, ma solo di noi giocatori che siamo andati in campo. Purtroppo si sa che nel calcio paga l’allenatore. Con il Pordenone abbiamo fatto la migliore prestazione stagionale e non siamo riusciti a vincere, lo stesso con la Cremonese. Se avessimo raccolto i tre punti sarebbe magari andata diversamente. Mi è dispiaciuto l’esonero di Parlato, la squadra era con lui. Ma pur dando il massimo in campo, a volte le cose non vanno come vorresti. Mi ha insegnato molte cose in questi pochi mesi che l’ho conosciuto, è un grande professionista». Tornando all’attualità, c’è da pensare alla trasferta sabato con la Giana Erminio che vale come uno scontro diretto. «Avremo modo di prepararla nel migliore dei modi, e di sicuro arriveremo pronti. Anche se sappiamo che sarà una trasferta difficile». Speriamo che lei possa essere ancora determinante. «Se con i miei gol arriva anche la vittoria, è la cosa più importante».
Ore 11.00 – (Gazzettino) «Di sicuro è un tecnico che pretende sempre il massimo, e nei prossimi giorni avremo modo di conoscerlo più a fondo». Un primo cambiamento a livello tattico comunque c’è stato dato che avete giocato con il 4-4-2. «Questa è la sua idea e avendo in squadra molti giocatori di qualità vedremo di sfruttarla al meglio. Il tecnico ci trasmetterà i suoi concetti e speriamo di continuare su questa strada». Tra l’altro al suo arrivo Pillon ha avuto parole al miele per lei, sottolineando che è un’attaccante da valorizzare ulteriormente. «Sono parole che fanno sempre piacere, cercherò come sempre di dare il mio contributo. Ma abbiamo molti giocatori importanti e tutti insieme dobbiamo aiutare la squadra dato che solo così possiamo dare continuità a questa vittoria». Al suo fianco ha giocato Altinier, ne ha avuto giovamento anche lei davanti. «È un’attaccante di qualità, sa tenere palla per fare salire la squadra. È un vantaggio per tutti». Si aspettava la fascia di capitano? «Sono stato sempre il vice, e non giocando Cunico è toccato a me. Oltre a essere una responsabilità, è anche un onore e motivo d’orgoglio essere il capitano di una società importante come il Padova».
Ore 10.50 – (Gazzettino) «Avevamo bisogno di questa vittoria, ci mancava da troppo tempo. È stato un primo passo, adesso dobbiamo dare continuità». A parlare è Neto Pereira, autore del primo sigillo che ha spianato la strada al rotondo successo nella sfida con l’Albinoleffe. Per l’attaccante brasiliano si tratta del quarto centro con il Padova, ed è stato proprio lui a indurre in errore il portiere lombardo. «Sono andato a contrastarlo sul rinvio toccando la palla che è arrivata ad Altinier, che poi me l’ha data per segnare. Un gol arrivato grazie al pressing mio e di Cristian lì davanti, è un aspetto molto importante. Siamo consapevoli che c’è ancora tanta strada da fare per risalire in classifica, ma questa vittoria ci aiuta a lavorare con un po’ più di serenità». Un successo che ha bagnato al meglio il debutto in panchina di Bepi Pillon. «È un allenatore di grande esperienza che sa trasmettere tranquillità, ed è proprio quello di cui avevamo bisogno in questo momento. Naturalmente è appena arrivato e in un giorno e mezzo non poteva stravolgere la situazione, quindi ha lavorato soprattutto sull’aspetto mentale».
Ore 10.40 – (Gazzettino) Tour de force per i biancoscudati ieri alla ripresa della preparazione in vista della trasferta con la Giana Erminio in programma sabato alle 17.30. Squadra divisa in due gruppi con i giocatori impiegati con l’Albinoleffe che sono stati affidati al preparatore atletico Tafuro in un lavoro culminato con una serie di ripetute a bordo campo, mentre il resto dei compagni è stato seguito da Pillon rimanendo un po’ più a lungo sul campo. Oltre a fare svolgere alcuni esercizi con il pallone, il tecnico ne ha approfittato per impartire spiegazioni relative ai meccanismi del 4-4-2, modulo con il quale è stata affrontata anche la partitella finale su campo ridotto. Oggi doppio appuntamento (mattino e pomeriggio). AICB. Organizza la trasferta in pullman per la sfida in programma sabato. Partenza alle 13.15 dal capolinea del tram alla Guizza e passaggio alle 13.30 all’Euganeo (lato ovest). La quota di partecipazione per il viaggio è dieci euro (tesserati Aicb) e quindici euro (non tesserati). Per prenotare: 338-4578666.
Ore 10.30 – (Gazzettino) Non c’è solo l’azionariato popolare nella mission dell’Associazione Magico Padova, organismo nato ad aprile e che ha già raggiunto il traguardo nel suo primo progetto, quello di una raccolta fondi per contribuire alle spese sostenute per le radiocronache biancoscudate. Proprio a tale scopo all’agriturismo “La Rosa” a Bosco di Rubano si è svolta una cena a cui hanno partecipato, tra gli altri, Marco Cunico e Damiano Longhi, in una sorta di staffetta generazionale tra capitani biancoscudati. Sono andati all’asta i guantoni usati da Petkovic e Favaro, la fascia di Cunico e un libro, con un ricavo di 170 euro. «Questa è la nostra prima uscita ufficiale – ha spiegato il presidente Massimo Benedetti e abbiamo in mente vari progetti, tra cui quello che coinvolgerà le scuole per fare crescere una corretta mentalità sportiva nei giovani, la realizzazione di aree per famiglie e bambini allo stadio e la gestione del Museo del Calcio Padova». Nel frattempo, in due sole settimane, con le somme offerte attraverso il portale web di crowdfunding eppela.com. “Progetto da Gildo ad Antonio la tradizione continua” è stato superato il target previsto di 1.100 euro a disposizione della concessionaria Mediastar.
Ore 10.10 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento mattutino.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Fino ad ora aveva giocato anche in ruoli non proprio suoi, vedi col Pordenone quando Parlato la schierò di fianco a Neto. E da lì alcuni cominciarono a dire che il tecnico era troppo affezionato ai “veterani”. Come la vede? «Queste sfumature sinceramente non le avevo percepite. Della vecchia guardia, in fin dei conti, non siamo rimasti in tanti: quando vinci un campionato, è normale che si confermi un blocco di partenza sul quale lavorare». Emblematici i numeri della gara con l’Albinoleffe: 15 conclusioni, di cui 5 tiri nello specchio. Da quanto non si vedeva il Padova attaccare così? «Penso che ci siano dei meriti innegabili della squadra, abbiamo fatto tre gol e creato tante occasioni, bravi, soprattutto dopo essere andati in vantaggio, ad accelerare a fare il secondo e il terzo. Quando sono entrato in campo io, c’era chi stava provando a segnare il quarto, è un segnale molto positivo». Non ha avuto l’impressione che qualcuno abbia dato qualcosa in più, dopo il cambio di allenatore? «Ho visto una squadra concentrata e consapevole del momento delicato. Chi più chi meno, ognuno ha dato il suo».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Non ha quindi il timore che da qui in poi possa trovare poco spazio? «Timore di certo no no. Sto bene e mi alleno bene, e il mio unico modo per far vedere che posso giocare è questo. Però posso dire una cosa: fino ad oggi a volte ho giocato bene, altre volte magari meno, ma non direi di aver fatto schifo (utilizza un termine ben più colorito, ndr) finchè c’era Parlato». Sulla carta, però, il 4-4-2 non la favorisce. «Se il modulo rimane schematico è vero: Altinier e Neto Pereira sono due attaccanti veri, mentre io no, e quindi questa lettura ci sta. Ma non sono preoccupato, perché siamo solo all’inizio: adesso è così, ma chissà, potrebbe essere che in corso d’opera anche io abbia modo di far vedere che posso essere importante».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) In una stagione e mezza, Marco Cunico ha saltato per scelta tecnica una sola gara: quella di Meda col Renate. Carmine Parlato ne aveva fatto l’uomo immagine delle sue squadre, in Serie D prima e in Lega Pro poi, privandosene solo quelle poche volte in cui a tradirlo è stato il fisico. Sabato, con l’avvento in panchina di Giuseppe Pillon, Cunico è subentrato per gli ultimi sei minuti di gara: il capitano storico del nuovo Padova, adesso, per questioni prima di modulo, e poi anche di opportunità, rischia di diventare il capitano “non giocatore” del tecnico trevigiano. «Fa parte del gioco, se ha fatto panchina Roby Baggio posso farla anche io», spiega Cunico. «La cosa che conta è che il Padova ottenga i punti di cui ha bisogno, non il modo in cui arriveranno e i giocatori che li porteranno a casa».
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Giandonato è il caso più spinoso. Il giocatore potrebbe chiedere la cessione, «bocciato» pure da Bepi Pillon che ha seguito la traccia di Carmine Parlato lasciandolo in panchina contro l’Albinoleffe. Un segnale chiaro, che pare accelerarne la partenza a gennaio. Difficile, però, individuare un club disponibile a farsi carico di uno stipendio molto elevato per la categoria e in tal senso sarà decisivo il lavoro del suo agente, che si sta già muovendo per trovargli una destinazione. Quanto a Niccolini, è sul piede di partenza e nei prossimi giorni potrebbe essere intavolata una trattativa per la sua cessione a un club di serie D. Da valutare Cristian Altinier e Marco Cunico: Pillon vuole recuperare l’attaccante dopo un avvio di stagione difficile, Cunico è finito fuori dall’undici titolare in coincidenza del cambio in panca. L’obiettivo della società è fare almeno quattro punti fra Giana Erminio e Bassano. Se la posizione di classifica sarà interessante il mercato potrebbe decollare. In arrivo ci sono un centrale difensivo, un centrocampista e un attaccante. Va a gonfie vele, nel frattempo, il Cittadella. Giovedì c’è la Coppa Italia contro il Bassano, domenica al Tombolato arriverà il Feralpisalò per un altro scontro diretto. La capolista per ora ha respinto egregiamente tutti gli assalti. E a gennaio difficilmente muoverà qualche pedina, visto che la rosa offre garanzie in ogni reparto.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Sono giorni fondamentali per il futuro del Padova. Sono cominciate le «grandi manovre» in vista della riapertura delle liste a gennaio e l’obiettivo della società è quello di mettere le mani alla rosa in modo massiccio. Certo, il budget che verrà concesso a Fabrizio De Poli sarà contenuto e la premessa fondamentale è che, prima di comprare, bisognerà cedere. Fra i giocatori a rischio cessione ci sono Daniel Niccolini , Armando Anastasio , Manuel Giandonato e Salvatore Amirante . Quest’ultimo non certo per demeriti tecnici, quanto piuttosto per un ginocchio che continua a scricchiolare nonostante i miglioramenti degli ultimi giorni. La società aveva già concordato con il centravanti ligure la riduzione dei compensi per l’attuale stagione e adesso dovrebbe procedere al taglio. La nuova Reggina (serie D) è disponibile ad accogliere Amirante e ad aspettarlo fino a quando sarà guarito. Si attendono sviluppi nei prossimi giorni, mentre Anastasio dovrebbe far ritorno a Napoli per essere rigirato in prestito. Al suo posto i nomi più caldi sono quelli di Alberto Tentardini (Como) e di Paolo Pellicanò (Belluno).
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 29, Alessandria 27, Bassano e FeralpiSalò 24, Pavia e SudTirol 23, Cremonese e Cuneo 22, Reggiana 21, Pordenone 19, Giana Erminio, Padova e Pro Piacenza 18, Lumezzane e Mantova 13, AlbinoLeffe 11, Renate 9, Pro Patria 3.
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la quattordicesima giornata (5-6-7 dicembre): Lumezzane-Bassano 2-3 (Pietribiasi (Ba) al 33′ pt, Falzerano (Ba) al 10′ st, Nossa (Lu) al 16′ st, Mancosu (Lu) al 26′ st, Proietti (Ba) al 33′ st), Padova-AlbinoLeffe 3-0 (Neto Pereira (Pd) al 42′ pt, Petrilli (Pd) al 13′ st e al 27′ st), Pordenone-Cittadella 1-3 (Berardi (Pn) al 12′ pt, Litteri (Ci) al 20′ pt, Bizzotto (Ci) al 34′ pt, Chiaretti (Ci) al 3′ st), SudTirol-Pro Patria 2-1 (Gliozzi (St) su rigore al 34′ pt, Marra (Pp) al 16′ st, Bassoli (St) al 44′ st), Cremonese-Giana Erminio 1-1 (Pinto (Ge) al 21′ st, Brighenti (Cr) al 45′ st), FeralpiSalò-Cuneo 0-1 (Corradi (Cn) al 29’st), Reggiana-Pavia 0-0, Renate-Pro Piacenza 0-2 (Barba (Pp) al 11′ st, Sall (Pp) al 18′ st). Mantova-Alessandria 0-4 (Mezavilla (Al) al 9′ pt, Branca (Al) al 24′ pt, Marconi (Al) al 25′ st, Fischnaller (Al) al 39′ st).
Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 7 dicembre: primo allenamento settimanale per i Biancoscudati, seduta di due ore prettamente atletica.