La risposta che serviva è arrivata. Non che il Cittadella capolista avesse bisogno di dimostrare qualcosa, ma è vero che nel mese di novembre le prestazioni di Iori e compagni, che pure erano bastate a mantenere la squadra in vetta al girone A di Lega Pro, non avevano convinto del tutto. Allo stadio Bottecchia di Pordenone, invece, sabato gli uomini di Venturato hanno saputo ribaltare l’iniziale svantaggio con una semplicità quasi disarmante, pressando alti e coordinati per tutta la durata del match, dando sempre l’impressione di avere la sfida sotto controllo e sferrando il colpo del k.o. alla prima occasione utile, all’alba della ripresa. Stante l’inaspettato stop interno della FeralpiSalò contro il Cuneo (0-1), e in attesa di quello che accadrà stasera fra Mantova e Alessandria, i punti di vantaggio sul quarto posto sono saliti a 5. In più si è finalmente rivisto uno dei giocatori più amati dalla tifoseria, Giulio Bizzotto, talento di casa tornato a bersaglio anche in campionato e capace così di interrompere un digiuno che durava dalla prima giornata, quando un suo centro servì ad abbattere il Cuneo. «Per nonno Bepi». «Ma io non ho mai vissuto la mancanza di gol come un’ossessione», racconta il diretto interessato. «Ho avuto le mie opportunità anche nelle scorse giornate, ma non avendo giocato tantissimo non me ne sono mai preoccupato. Sono felice della mia prestazione, questo sì. E ringrazio Chiaretti, che mi ha dato l’opportunità di realizzare il momentaneo 2-1: gran parte del merito, in quell’azione, è suo. In un certo senso mi sono sdebitato con lui nella ripresa, perché nel 3-1 ci siamo scambiati le parti: sono stato io a tener palla e ad offrirgli un assist abbastanza comodo». E per la rete messa a segno – l’ottava nella sua stagione, considerando anche le cinque firmate in Coppa Italia e quella siglata nella Coppa Lega Pro contro il Sudtirol – c’è una dedica speciale. «Il gol è tutto per mio nonno Bepi, che ha da poco compiuto gli anni e che non sta troppo bene di salute. Tenevo a fargli questo regalo». Anche a Pordenone, però, “baby Biz” non è durato sino alla fine: allo scoccare dell’ora di gioco ha lasciato spazio a Jallow, all’incirca com’era accaduto contro la Reggiana, quand’era stato rilevato da Cappelletti. «Ma stavolta sono stato io a chiedere il cambio all’allenatore. Mi ero reso conto di essere stanco e non volevo incappare negli errori della gara con gli emiliani». Un’ulteriore riprova della maturità di questo 19enne, ma anche un segnale: il definitivo salto di qualità, per Bizzotto, ci sarà quando riuscirà a gestire le proprie energie in modo più accorto. Il tempo, però, gioca tutto dalla parte di questo ragazzo, che vive con i genitori a Nove (Vicenza) e che, dopo aver raggiunto il diploma di ragioneria la scorsa estate, studia commercio estero all’Università di Treviso come privatista.
(Fonte: Mattino di Padova)
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Giulio Bizzotto incarna lo stereotipo del bravo ragazzo. Faccia pulita, atteggiamento educato e gentile, un grande cuore. Il gol di Pordenone lo sognava di notte, ci teneva in maniera particolare perché aveva già pronta una dedica: al nonno “Bepi” come lui lo chiama affettuosamente. «È stato il suo compleanno qualche giorno fa, non sta tanto bene e ci tenevo a riservargli il gol. Sono contento di esserci riuscito». L’assist di Chiaretti è stato al bacio. «L’ho ringraziato molto, un assist perfetto. Durante la gara non ha compreso tutta la mia gioia, a fine partita gli ho spiegato perché ero così contento». Favore prontamente ricambiato nella ripresa. «È stato un caso che il mio assist fosse indirizzato proprio a lui. È stato bravo ad essere lì, pronto, un po’ com’era successo a me nel primo tempo». Prestazione splendida del Cittadella, ottima quella di Bizzotto. Lei è stato critico verso se stesso nell’ultimo periodo, dicendo ad esempio di dover imparare a correre di meno e meglio. «Devo un po’ prendere il ritmo-partita. A Pordenone magari avrei tenuto un’altra decina di minuti ma non di più. Fisicamente però finché posso cerco di dare tutto». Venturato l’ha sempre detto: Bizzotto è un giocatore importante, tornerà il suo momento. Il tecnico le ha detto qualcosa a fine partita? «Nulla di particolare, aldilà della stretta di mano negli spogliatoi». Diversi invece i gesti di riconoscenza dei compagni di squadra. «Tanti di loro non stanno giocando eppure mi hanno sempre sostenuto. Dovevo andare a festeggiare con loro il gol, l’ho fatto alla fine». La panchina granata di sabato era ricchissima: Jallow, Sgrigna, Coralli… «È la nostra forza, l’allenatore può scegliere chi vuole e sa di pescare sempre bene. La squadra è stata costruita per puntare in alto, per vincere». Riuscirvi a Pordenone, campo ancora inviolato, con una prestazione autoritaria, è un segnale ben preciso a tutte le inseguitrici. «Abbiamo giocato davvero bene. L’allenatore aveva preparato l’incontro dicendoci che ci sarebbe stato da battagliare. La nostra idea era quella di passare subito in vantaggio per poi amministrare la partita. L’ha fatto invece il Pordenone ma non ha cambiato l’inerzia della gara. Il Cittadella non ha abbassato la testa e continuato a giocare. Potevamo finire i primi 45 minuti con un vantaggio maggiore, in avvio di ripresa sul 3-1 siamo riusciti a controllare senza rischiare niente. Una dimostrazione di forza collettiva». Sollecitato sull’argomento, Venturato alla vigilia dell’incontro di Pordenone aveva detto che il Cittadella doveva fare qualcosa di più sul possesso-palla, per restare in alto. Prendere in mano la partita e portarla al termine con il piglio di grande squadra. «Ci siamo riusciti bene, su un campo difficile, dove nessuno aveva raccolto un risultato pieno». Adesso vi attende una settimana impegnativa, con un doppio appuntamento al Tombolato: giovedì sera la Coppa Italia con il Bassano, domenica altro big match di campionato con il Feralpisalò. Potrebbero essere giorni significativi in ottica futura? «Credo che certi discorsi siano già cominciati a Bassano prima e con la Reggiana poi. A Pordenone il Cittadella ha vinto allungando la serie positiva. La parte finale del campionato è difficile, ma vogliamo restare lì dove siamo in questo momento. Adesso, e alla fine del torneo». Le pressioni ce le avranno quelle che si trovano dietro. «Inseguire è sempre dispendioso, allenarci da primi in classifica invece è una sensazione bellissima».
(Fonte: Gazzettino)