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Ore 22.30 – (Il Piccolo) Domenica a Monfalcone, nel derby contro l’Ufm, ci sarà ancora Elio Roncelli sulla panchina dell’Unione Triestina 2012. Il preparatore dei portieri è insomma stato promosso definitivamente a tecnico titolare fino a nuovi ordini, e anche dal punto di vista regolamentare tutto è stato sistemato con la Federazione, in maniera che adesso non ci siano nemmeno bisogno di nuove deroghe. Anche se lui continua a definirsi solo un traghettatore e vorrebbe tornare al più presto a occuparsi solamente dei portieri, va detto che Roncelli la conferma se la merita, perchè in mezzo alla bufera societaria sta effettivamente guidando il timone della squadra nel miglior modo possibile, almeno fino a questo momento. Adesso lo aspetta un’altra prova difficile, perché conta poco che l’Ufm sia al penultimo posto a ben dieci lunghezze dalla Triestina: a parte l’aria del derby e la necessità di fare punti salvezza, c’è grande voglia di rivincita anche da parte dei tanti ex del Monfalcone, pertanto per Migliorini e compagni si prospetta una battaglia. Tanto più che Roncelli si trova a dover fare i conti con una rosa ancora più ristretta: al momento la burrasca societaria non ha provocato ulteriori defezioni e tutti i giocatori sono pronti a stringere i denti e andare avanti, ma adesso al già esiguo numero di giocatori disponibili si è aggiunta la squalifica per un turno di Catalano, che tra l’altro si somma a quella di Giordani, che dovrà scontare la seconda delle sue tre giornate di squalifica (anche l’Ufm ha due squalificati, Djukic e Wembolowa). Inoltre si spera di recuperare Santoni, che negli ultimi giorni ha accusato un affaticamento e ha lavorato a parte. Con la squalifica di Catalano, che contro il Dro si era ben disimpegnato al centro del reparto arretrato, si prospetta un ritorno di Andjelkovic in difesa, nel suo ruolo naturale di centrale. Certo in attacco si resta davvero in pochi, in pratica solamente Pontrelli e Baggio con la speranza di recuperare Santoni. «Siamo pochi – dice Roncelli – ma tutti hanno dato disponibilità a dare il massimo e questo è quello che conta. In settimana ci siamo allenati con intensità, quindi speriamo di fare bene e magari di essere aiutati anche da un pizzico di fortuna».
Ore 22.00 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno è alla ricerca di un portiere fuoriquota. La squadra gialloblù, dopo l’infortunio al ginocchio di Giulio Righes che lo terrà fermo fino alla prossima stagione, si è buttata nel mercato alla ricerca di un estremo difensore. Al momento i primi due portieri della Prima squadra sono Gabriele Brino e Davide Solagna, ma durante l’infortunio di quest’ultimo Righes era andato in panchina come possibile cambio. In questo momento è Della Libera, classe 1998, il portiere che si sta dividendo tra Allievi e juniores, ma è ovvio che non possa proseguire con questo doppio impegno, che potrebbe anche comprendere la Prima squadra in caso di bisogno. Il Belluno avrebbe pensato ad Andrea Casagrande, al Piave in prestito dal Ponte, ma il trasferimento non è stato possibile per motivi burocratici. «Siamo in difficoltà su questo fronte – spiega Augusto Fardin – è venti giorni che cerchiamo qualcuno, ma per ora non abbiamo trovato nessuno. Non escludo possa arrivare da fuori provincia, il nostro obiettivo è un ragazzo tra il 1997 e il 1999». Come finirà la telenovela con Paolo Pellicanò? Il ragazzo andrà a Padova? «La squadra biancoscudata ha altri problemi in questo momento, ha appena cambiato allenatore ed è stato scelto Giuseppe Pillon, se vorranno prendere Pellicanò decideranno nei prossimi giorni insieme al nuovo tecnico, se la cosa si farà non sarà prima di gennaio, ammesso si faccia, cosa di cui non sarei tanto sicuro. Non abbiamo sentito più nessuno del Padova». Andrea Radrezza potrebbe tornare a Belluno? «Non c’è la possibilità – continua Fardin – non per le sue qualità tecniche, ma perchè in questo momento non ci serve. Nel suo ruolo abbiamo diversi giocatori, e qualcuno deve già rimanere fuori. Ruben D’Incà? Sta giocando poco, ma non ci ha chiesto di andare via, sta bene qui». Mancano tre partite alla fine dell’andata. Gli avversari sono Abano in trasferta, Campodarsego in casa, e Liventina ancora lontano dal Polisportivo. Con quanti punti saresti soddisfatto di uscire da questo trittico? «Tra i cinque punti e i sette sarei soddisfatto – conclude Fardin – sono tre partite non semplici da affrontare. E poi vogliamo andare avanti in Coppa Italia, competizione a cui teniamo molto».
Ore 21.30 – (La Provincia Pavese) Non si fermano i movimenti nel Pavia calcio, dopo la burrascosa uscita di scena dell’ex dg e ds Massimo Londrosi questa estate. La società sembra da giorni in procinto di chiudere l’accordo con un direttore sportivo. Il tutto proprio mentre Andrea Mussi, collaboratore del dg Bignotti, sta per ottenere l’abilitazione a direttore sportivo dopo aver concluso il corso a Coverciano. Le voci relative all’ingaggio di un ds farebbero quindi pensare a un nuovo cambio all’interno del Pavia. Le ipotesi sono due. O si teme che Mussi, denunciato da Londrosi (che lo ha accusato di esercitare di fatto il ruolo di ds senza però avere l’abilitazione), possa essere squalificato, e quindi non in grado di operare sul mercato di gennaio. Oppure che si ritiene di affidare il ruolo di ds o comunque di consulente del mercato a una persona con maggiore esperienza. Nella girandola di nomi sono usciti prima quello di Carlo Taldo (che a Lugano aveva già lavorato con Bignotti, dg del Pavia), e poi di Antonino Imborgia (con Preziosi al Como e al Genoa, poi Salernitana, Piacenza, Grosseto, Parma e Varese). Potrebbe cambiare anche il team manager, ricoperto da Gianluca Sacchi. E’ possibile che per le firme si aspetti l’arrivo della proprietà cinese: il presidente Xiaodong Zhu e il vicepresidente Qiangming Wang dovrebbero essere a Pavia il 12 dicembre, giorno in cui il Pavia affronterà in casa il Lumezzane. Ma è anche possibile che i nuovi ingaggi vengano formalizzati prima, anche perché in società c’è chi ha pieni poteri per operare: si tratta non del direttore generale Bignotti, ma del ventinovenne di Pechino (ma residente a Milano) Sun Wei, al quale già dalla fine di luglio sono state trasferite tutte le deleghe in precedenza affidate a Wang. Dalla scorsa estate già parecchi dei contratti a termine in scadenza non sono stati rinnovati, tra staff dirigenziale, segreteria e vario personale.
Ore 21.10 – (La Provincia Pavese) Nell’amara serata della beffa-bis (dopo quella di Alessandria) e dell’uscita dalla Coppa Italia, il Pavia torna a casa comunque con tante prove positive e un’indicazione tattica interessante per il futuro. Per la prima volta nel corso della stagione Michele Marcolini ha derogato dalla difesa a tre, schierando una linea arretrata a quattro. E il 4-3-1-2, con Bellazzini dietro le punte, si è dimostrato una scelta valida di fronte a un Verona mai pericoloso prima del gol decisivo al 91’, a parte il colpo di testa di Toni verso la fine del match. Il Pavia ha giocato senza alcun timore e anzi con buona disinvoltura, almeno fino ai venti metri. Ma la prova è stata convincente e a questo punto il modulo con il «rombo» di centrocampo potrebbe essere nuovamente utilizzato in futuro, come ha fatto intuire lo stesso Marcolini. «Era da un po’ di tempo che pensavo a questo assetto e direi che l’abbiamo interpretato bene», ha spiegato il tecnico a fine gara. Rombo promosso anche da Stefano Del Sante: «Con questo modulo abbiamo la possibilità di attaccare con più uomini». In campo il Pavia è stato compatto, equilibrato, perfettamente a suo agio contro una squadra di A sia pure in formazione rimaneggiata. C’è anche da dire che sempre in Coppa Italia, e contro formazioni di categoria superiore (Bologna e Latina), a inizio stagione il Pavia aveva fatto un’ottima figura pure con il solito 3-5-2. La sensazione è che per caratteristiche dei suoi elementi e modo di proporsi la squadra azzurra sia capace di esprimersi meglio proprio contro squadre di A e B, che lasciano più giocare. L’avvertimento di Marcolini a non lasciarsi ingannare dallo storico successo con il Bologna di ferragosto non era dunque il solito discorso per mettere le mani avanti. La realtà è che nel suo campionato, in Lega Pro, il Pavia fatica di più perché sembra a volte difettare di quelle qualità, non tecniche né tattiche ma ugualmente indispensabili per vincere: capacità di giocare sempre agonisticamente al massimo, di non interrompere mai il circuito della concentrazione, e di non permettere che mezze opportunità si trasformino per gli avversari in gol, come è successo un po’ troppo spesso negli ultimi tempi. Basti pensare non solo al 2-1 di Alessandria al 93’, ma anche agli errori difensivi evitabili che sono costati la vittoria contro il Mantova e ancora mercoledì sera il passaggio del turno in Coppa Italia. Obiettivi sfuggiti per un niente. E’ su questo che il Pavia dovrà lavorare per rimettersi al passo delle squadre che lo precedono.
Ore 20.40 – (Gazzetta di Reggio) Il calciomercato è ancora chiuso, ma i tifosi granata attendono la finestra di gennaio nella speranza che arrivino uomini in grado di rinforzare la squadra. Un nome di cui si parla da tempo è quello di Mignanelli, passato dalla Reggiana al Pescara, in serie B. In molti gradirebbero un suo ritorno, ma non è scontato che il giocatore accetti di scendere di categoria. Un altro nome che viene fatto dagli appassionati è D’Alessandro, che però negli ultimi due anni è stato impiegato con il contagocce e dunque potrebbe non avere il ritmno partita. Dopo il ko di Cittadella il dg Raffaele Ferrara ha comunque confermato che la società si muoverà sul mercato di gennaio.
Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana si prepara alla delicata sfida contro il Pavia con una difesa rivoluzionata. Le ultime dai campi fanno intendere che sono quasi scontate le assenze di Sabotic, sempre al lavoro differenziato per un gonfiore al ginocchio operato il mese scorso, e Parola, sottoposto a terapie per sistemare la microfrattura del costato, con la quale è costretto a convivere dalla partita con il Cuneo. Il tecnico Alberto Colombo deve fare di necessità virtù nel reparto difensivo, dando fiducia al trio visto nel secondo tempo a Cittadella: Spanò, De Biasi e Frascatore, che insieme non avevano praticamente corso rischi. Stamattina (ore 10) la Reggiana trasloca in via Mutilati del lavoro, alla Rosta Nuova, sull’impianto in sintetico della Tricolore Reggiana per terminare la preparazione settimanale in vista dell’incontro col Pavia di domenica al Città del Tricolore ( ore 17.30 ), valevole per la 14^ giornata del campionato di Lega Pro. Confermato il nuovo 3-5-1-1, in allenamento vengono ovviamente provate anche altre alternative dietro, come Castellana oppure Panizzi (eventualmente in ottica futura dal momento che è fuori lista ), ma sarebbero comunque soluzioni temporanea poiché si tratta di due terzini di fascia. Per quanto riguarda gli altri reparti la squadra è al gran completo quindi il trainer può optare per le scelte che riterrà più opportune. Durante l’allenamento di ieri in via Agosti Colombo non ha lasciato trapelare particolari indicazioni per tenere tutti gli uomini sulla corda: in attacco, ad esempio, sono state le coppie Arma-Giannone e Pesenti-Nolè ad aver provato nei due undici che si sono fronteggiati alla fine; a centrocampo, col rientro di Danza, c’è solo imbarazzo della scelta ma probabilmente saranno i soliti quattro – Bruccini, Bartolomei, Maltese ed Angiulli – a contendersi le tre maglie della linea mediana mentre sulle fasce Mogos e Siega sono in vantaggio rispettivamente su Rampi e Di Nicola. I lombardi, reduci dalla bella prova in Coppa Italia Tim a Verona (dove hanno perso per 1-0 nel finale) sono una squadra che predilige attaccare in massa e con velocità motivo per cui, tra i tanti esercizi visti ieri, ve n’era uno dedicato ad arginare le ripartenze con palla persa a metà campo (una situazione che tra l’altro si è verificata più volte nel mese di novembre).
Ore 19.50 – (Gazzetta di Mantova) Con l’avvicinarsi della sosta natalizia e della successiva apertura del mercato di gennaio (dal 5 al 2 febbraio alle ore 23), anche in casa biancorossa bisognerà cominciare a ragionare sul da farsi per “correggere” la rosa allestita in estate e renderla più aderente per caratteristiche dei giocatori alle idee di mister Javorcic. La prima mossa da fare, però, che prescinde dal mercato in senso stretto, è quella per blindare i “gioiellini” biancorossi Juri Gonzi (21 anni) e Andrea Trainotti (22). Sia il biondo esterno e sia il difensore centrale hanno infatti il contratto in scadenza a giugno 2016. Il che significa che, a partire dal 3 febbraio, entrambi in linea teorica sarebbero liberi di firmare contratti per la stagione 2016-2017 con qualsiasi altro club. Un anno fa, per capirsi, nella stessa situazione si trovava Filippo Boniperti e sappiamo tutti com’è andata poi a finire. Stavolta la speranza è che il ds Pelliccioni e la nuova società siano più tempestivi. Detto dei “gioiellini” da trattenere in biancorosso, si può affrontare il discorso complessivo della rosa. E qui non serve essere veggenti per capire che – visto il gioco che ha in mente di applicare Javorcic – nella lista della spesa il Mantova dovrà mettere una o due seconde punte, un centrocampista e forse anche un difensore. I movimenti saranno condizionati da tre fattori: il bilancio già pesante dell’Acm (il presidente Musso ha già specificato giustamente al riguardo «non faremo follie»); le rose bloccate a 24 giocatori, che costringeranno a fare scambi; la volontà dei giocatori di restare a Mantova o di cambiare aria. Bisognerà verificare ad esempio su questo fronte se elementi del calibro di Gavazzi e Puccio saranno disposti a continuare nell’Acm, dove attualmente non trovano spazio, o se preferiranno chiedere di essere ceduti. In avanti, Javorcic avrà bisogno di una o due seconde punte rapide, che attacchino la profondità. E, per contro, bisognerà rinunciare a una delle tre prime punte in organico: in tal senso è immaginabile un ballottaggio Momentè-Anastasi.
Ore 19.30 – (Gazzetta di Mantova) Ieri i biancorossi hanno goduto di una giornata di riposo e questa mattina riprenderanno al Te, sul prato del “Dante Micheli”, la preparazione in vista della sfida di lunedì (ore 20) al Martelli con l’Alessandria. Mister Javorcic deve valutare le condizioni di Valerio Foglio, che accusa un affaticamento muscolare e di Francesco Ruopolo, che da tempo sta stringendo i denti a causa di un fastidio al ginocchio. Fra gli acciaccati c’è poi anche il giovane Del Bar, alle prese con una contrattura muscolare, mentre fuori causa restano sempre gli infortunati Caridi e Beretta, oltre al portiere Pane. Da oggi Javorcic comincerà a provare uomini e schema per la gara di lunedì ed è probabile che il tecnico croato non cambi molto rispetto all’ultimo match pareggiato a Pavia. Alcuni ballottaggi, comunque, sono immagnabili fin d’ora. Innanzitutto in difesa, dove Scrosta torna a disposizione dopo la squalifica e dovrebbe riprendersi la maglia numero 3, anche se Sereni è stato protagonista di una buona prova a Pavia e dunque potrebbe essere candidato alla conferma. In avanti ci sarà il solito ballottaggio Ruopolo-Momentè e anche a metà campo bisognerà verificare le intenzioni di Javorcic. Nell’ultima gara l’allenatore ha infatti concesso un turno di riposo a Di Santantonio, ma potrebbe scegliere di rigettare nella mischia il giovane mediano francese, soprattutto se Foglio non dovesse essere al 100% della condizione. Decisivi saranno comunque gli ultimi allenamenti, in programma domani e mattina e domenica pomeriggio, quando Javorcic dirigerà la rifinitura.
Ore 19.10 – (Gazzetta di Mantova) «Riprendiamoci il Martelli». È questo il messaggio che Ciccio Graziani (Gabriele per chi non è di Mantova) lancia alla squadra e a tutto il popolo biancorosso in vista della gara di lunedì contro l’Alessandria. L’ex bomber, un mese e mezzo dopo essersi seduto in panchina al fianco di Ivan Javorcic, fa un primo bilancio della nuova esperienza da viceallenatore e guarda al futuro della squadra, scommettendo sulla salvezza. Quando smise di giocare disse che il suo sogno sarebbe stato allenare un giorno il Mantova: ora che lo fa che ne pensa? «Sono felice, questa è un’occasione fantastica per la mia carriera, di cui devo ringraziare la società a Ivan (Javorcic, ndr). La vivo con grande voglia ed entusiasmo, ho trovato ragazzi disponibili e un mister sincero, intelligente e competente, al quale spero di essere utile per uscire da questa situazione di classifica». Come collaborate con Javorcic? «Benissimo. Non mi conosceva, ma mi ha fatto sentire da subito un suo uomo di fiducia. Ci confrontiamo quotidianamente su tutto, dalla A alla Z, anche se ovviamente le decisioni alla fine sono esclusivamente sue. I miei sono due occhi in più e spero che a volte servano a migliorare qualcosa. Da Javorcic comunque sto imparando tanto, è davvero competente. E mi piace anche perché vediamo il calcio nello stesso modo. Un esempio? Pensiamo che in questa categoria servano prima di tutto intensità, grinta, cattiveria agonistica e voglia di arrivare primi sul pallone. Se una squadra arriva ad avere queste caratteristiche, poi si può costruire qualcosa di importante». È per questo che a inizio settimana avete raddoppiato gli allenamenti? «Sì, abbiamo fatto una mini-preparazione perché dobbiamo alzare l’intensità di gioco e portare tutti alle stesse condizioni di forma. Soprattutto i giocatori di qualità come Momentè, Foglio, Anastasi e lo stesso Ruopolo, che si sta sacrificando nonostante i problemi al ginocchio». Guidate la squadra da 5 partite: che idea ve ne siete fatti? «C’è una buona base, ci sono valori importanti sia tecnici e sia umani. I ragazzi lavorano sodo e seguono alla lettera l’allenatore, cosa importantissima. Non so ovviamente cosa sia successo prima, ma il Mantova attuale non merita la classifica che ha». Eppure i numeri non invitano a sorridere… «È chiaro e bisogna guardare in faccia la realtà. Ma va anche detto che, a parte il secondo tempo con la FeralpiSalò, abbiamo giocato alla pari con 4 delle prime cinque in classifica. E questo ci dà grande fiducia, a noi e ai giocatori che ne sono consapevoli». Manca all’appello una vittoria al Martelli. «E mi dispiace molto, perché storicamente il nostro stadio è stato per il Mantova un fortino in cui costruire le sue fortune. Dobbiamo assolutamente invertire la rotta, sfatando il tabù ma senza farci prendere da una sindrome del giocare le gare in casa». In arrivo però c’è l’Alessandria seconda in classifica: che gara sarà? «Difficilissima. È una squadra che da metà campo in giù è solidissima e davanti ha valori importantissimi per la categoria. Dovremo affrontarla con umiltà, ma anche senza paura. L’ideale sarebbe far passare ai tifosi un Natale con il Mantova fuori dalle sabbie mobili e ci proveremo senza far tabelle ma dando tutto partita dopo partita».
Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Cambiano i toni di chi si appresta a giocare al Bottecchia. Se fino a poco tempo fa si registravano dichiarazioni sulla “terra di conquista”, adesso anche da parte di chi comanda la classifica le considerazioni sono diverse. «Sabato ci aspetta il Pordenone, un avversario forte, con giocatori di qualità. Sono una squadra difficile da affrontare e in allenamento dovremo lavorare al meglio, senza sottovalutare niente». Parola di Manuel Iori. Il capitano del Cittadella riferisce come, pur da battistrada, sia ancora troppo presto per considerare la situazione duratura. «C’è l’equilibrio pronosticato alla vigilia – puntualizza -. La gara con la Reggiana ce lo ha dimostrato, perché loro sono attrezzati per lottare sino in fondo per la testa della classifica». Quella Reggiana in casa della quale il Pordenone ha ottenuto una sonante vittoria due settimane fa. Nonostante il capitano veneto si sia sbloccato con un gol, Iori ammette che «per me è un fatto raro, pur avendo segnato di testa anche l’anno scorso a Pisa. Le mie caratteristiche sono altre, ma lavoriamo preparando diversi tipi di schemi sulle palle inattive: sono sempre più decisive, specie in gare dove la manovra diventa complicata». Poi un avvertimento-consiglio al Pordenone: «guardare una partita alla volta e prepararla nei dettagli». «Ci giochiamo molto con i neroverdi e con la FeralpiSalò – sostiene pure il centrocampista Andrea Paolucci -, due fra le squadre più in forma». Dalla sezione Roma 1, sabato arriverà a dirigere Andrea Morreale, coadiuvato dagli assistenti Vono di Soverato e Tribelli di Castelfranco. Un arbitro esperto, con oltre un quadriennio in Terza serie. Intanto è stato ingaggiato l’attaccante Riccardo Martignago, ex Cittadella. Anche al Bottecchia, su disposizione del ministero dell’Interno per le vicende legate al terrorismo internazionale, saranno intensificati i controlli all’ingresso su persone, borse e zaini.
Ore 18.20 – (Messaggero Veneto) Riposo precauzionale, ieri, per il bomber del Pordenone Caio De Cenco. Il centravanti, capocannoniere del torneo con 8 gol assieme a Brighenti e Bocalon, da tempo deve convivere con dei problemi alla schiena: da qui la scelta di gestirlo e di preservarlo da alcune sedute. Non dovrebbero esserci sorprese, però, e quindi il brasiliano sarà regolarmente in campo domani col Cittadella. Differenziato anche per l’altro attaccante, Strizzolo – anche la sua presenza non è in dubbio – mentre Castelletto è tornato ad allenarsi col gruppo. Assenti Finocchio (tornerà ad allenarsi con la squadra la prossima settimana), Marchi e Pavan. Tedino ieri ha provato alcuni movimenti difensivi atti a limitare il 4-3-1-2 del Cittadella. Stamattina alle 10.30 è in programma la rifinitura (a porte chiuse). In casa granata hanno lavorato tutti eccetto Donazzan: ormai è certo che sarà Bendetti a sostituirlo come terzino sinistro. Stabilito intanto l’arbitro della sfida, che sarà Andrea Morreale di Roma 1. Per la gara di domani biglietteria di via Stadio aperta dalle 11, cancelli dalle 13.30. Saranno intensificati i controlli all’ingresso dell’impianto, come già in atto in tutti gli stadi d’Italia sua disposizione del Ministero dell’Interno: il Pordenone consiglia ai propri tifosi di recarsi allo stadio leggermente in anticipo rispetto al solito.
Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) Tifare la sua ex squadra? No: scegliere le proprie origini. «Spero vinca il Pordenone». Federico Gerardi non ha dubbi. Il centravanti del Como, cresciuto in riva al Noncello, la scorsa stagione al Cittadella, tifa per i neroverdi nella sfida di domani tra la capolista e i “ramarri” del Bottecchia. Con la società padovana, infatti, non si è lasciato bene pochi mesi fa ma soprattutto è legato al club della sua città e stima molto il tecnico Bruno Tedino. «Mi ha allenato in due circostanze: gli auguro di conquistare i tre punti». Trascorso. Gerardi, classe ’87, è retrocesso in Lega Pro col Cittadella lo scorso campionato. La dirigenza voleva trattenerlo anche in C, per tornare in alto con lui al centro dell’attacco, eppure il bomber aveva richieste dalla B. Ne è nato un braccio di ferro durato tutta l’estate e concluso solo gli ultimi giorni di mercato. «Volevo mantenere la categoria – spiega – per questo mi sono impuntato, dopo aver fatto tutta la preparazione coi granata». Il “Citta” Gerardi lo conosce bene. «E’ un’ottima squadra ma è battibile – afferma –. Gioca col 4-3-1-2 e ha in Iori, il regista, il suo punto di forza. Bisogna bloccare lui e Sgrigna. Quest’ultimo è devastante palla al piede. Serve aggredirlo subito, non farlo girare: con queste due accortezze, unito al fatto di dover giocare una partita di grande agonismo, il Pordenone può vincere. E spero che ce la faccia». Legato. Gerardi guarderà la partita. «Sarò in viaggio per Cagliari, dove gioco col Como, ma seguirò il match del Bottecchia su Sportube – confida –. Se fosse stata di domenica sarei venuto allo stadio. Sarà una bella sfida. Il Pordenone sta disputando un grande campionato, lo seguo. Ha una squadra che gioca bene: in mezzo al campo conosco Pederzoli, mio compagno ad Ascoli. Sicuramente uno dei registi più forti della Lega Pro». Il centravanti tifa il Pordenone anche per la presenza di Bruno Tedino, suo ex allenatore. «L’ho avuto a Pistoia e a San Giovanni Valdarno, nei miei primi anni di carriera – spiega –: è un professionista molto preparato e una persona seria. Ce ne sono pochi così bravi dal punto di vista tecnico-tattico». Con Tedino in panchina, dunque, Gerardi potrà vestire il neroverde in un futuro? Chissà. Intanto è a Como e, pur essendo in una situazione difficile – squadra ultima in classifica – il giocatore spera di lasciare il segno. In un futuro «mai dire mai – chiude –. Mi piacerebbe molto indossare la maglia del Pordenone. Magari tra qualche anno». Certi matrimoni s’hanno da fare. Quello tra Gerardi e i “ramarri” potrebbe appartenere a questa famiglia.
Ore 17.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Difesa titolare dimezzata, Favarin ridisegna il Venezia per ottenere la prima vittoria della sua gestione. Prosegue a ritmo serrato al Taliercio la preparazione ai 90′ di dopodomani al Penzo (ore 14.30) contro i bellunesi dell’Union Ripa La Fenadora. Un match da «uno fisso» in quella che sarà la penultima uscita a Sant’Elena del 2015 e di un finale di girone d’andata che vede gli arancioneroverdi a -3 dalla capolista Campodarsego. A costringere il tecnico Giancarlo Favarin a mettere mano all’undici dello 0-0 di Belluno sono le tre squalifiche, non tanto quella di Serafini (al secondo di due turni di stop) in attacco quanto quelle dei difensori Modolo e Beccaro. Al centro del quartetto difensivo scontato il rientro di Cernuto, a fianco del quale l’allenatore pisano sta studiando due opzioni: l’arretramento del mediano Calzi come a Belluno pare la più gettonata anche per cercare una migliore impostazione della manovra. L’alternativa di ruolo, invece, è il lancio del 22enne veneziano Riccardo Busatto, 29 presenze in D ad Arzachena ma finora a zero minuti in campionato con appena due gettoni in Coppa Italia contro Villafranca e Clodiense. Sempre in difesa dubbi a sinistra con Galli rientrato solo da un paio di allenamenti: l’esordio del ’97 Taddia, arrivato martedì dalla Calvi Noale (dopo 12 presenze, 10 da titolare), non è del tutto da escludere pur di non adattare ancora fuori ruolo i destri Luciani o Ferrante. Senza Calzi in cabina di regia con Callegaro tornerebbe l’esperienza Soligo (Malagò cercherà di tornare tra i convocati dopo l’esclusione di Belluno) mentre in attacco il quadro è abbastanza chiaro: come punta centrale conferma scontata per Maccan, intoccabile a destra Fabiano mentre Barreto, Innocenti e il rientrante Carbonaro (dopo la squalifica e una contusione) si giocano le restanti tre maglie. PERUZZI – Lunedì 7 dicembre al Taliercio (ore 15) tecnici e dirigenti del Venezia e delle società gemellate potranno partecipare all’incontro «La tecnica del portiere» con l’ex numero uno azzurro Angelo Peruzzi e l’ex preparatore di Roma e Milan Roberto Negrisolo.
Ore 17.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Il Venezia prepara la sfida di domenica al Penzo contro i bellunesi dell’Union Ripa La Fenadora e la buona notizia è il rientro di Vitor Barreto. Fermato dall’influenza nei giorni scorsi, il brasiliano ieri si è allenato con la squadra per una buona parte della seduta, mentre da oggi lavorerà a pieno ritmo con il gruppo. Gualdi invece rientrerà solo oggi, mentre sono già all’opera Carbonaro e Galli. L’infermeria, insomma, si sta svuotando ed è un evento positivo, considerate le squalifiche di Serafini, Modolo e Beccaro che costringeranno mister Giancarlo Favarin a scelte obbligate per domenica. Ci sarà un giocatore in più nella rosa, con l’arrivo del difensore Marco Taddia, unico innesto in questi primi giorni di mercato. E’ più facile, invece, che a breve si debba registrare una partenza, quella di Matteo Malagò. Il centrocampista era stato il primo acquisto dell’estate, annunciato subito dopo l’ufficializzazione di Paolo Favaretto. Ma con l’arrivo di Favarin la musica è cambiata e, dopo una prova di squadra negativa in Coppa Italia, al primo impegno ufficiale il centrocampista è stato escluso dalle convocazioni per «scelta tecnica». Ieri Malagò non si è allenato, assente giustificato perché in permesso. Ma tutto fa pensare che possa, ben presto, essere girato dalla società altrove. E la «finestra» di mercato della serie D, aperto fino al 17 dicembre, dirà se le sensazioni di questi giorni sono esatte. La società, intanto, annuncia per domenica una modifica al servizio di trasporto acqueo da Mestre a Venezia: la partenza non sarà più dal Padiglione Aquae ma da San Giuliano, (parcheggio Avm Porta Gialla). La barca partirà alle 13. Confermate le corse bis da piazzale Roma alle 12,40 e 13,40 (ritorno dalle 16,30). Lunedì l’ex portiere Angelo Peruzzi e Roberto Negrisolo interverranno al Centro sportivo Taliercio per parlare ai tecnici delle società gemellate sul tema «La tecnica del portiere».
Ore 16.50 – (La Nuova Venezia) Operazione aggancio e sorpasso: il Venezia ci prova. Tre partite per chiudere il girone d’andata, poi le prime tre del girone di ritorno: il calendario, sulla carta, sembra dare una mano alla truppa di Giancarlo Favarin. Non tanto nel prossimo turno visto che l’avversario del Campodarsego, il Fontanafredda (17 punti), più o meno equivale quello del Venezia, l’Union Ripa La Fenadora (19 punti). Il primo step favorevole agli arancioneroverdi coincide con i match verso Natale: Belluno in trasferta e Mestre in casa dovrebbero rappresentare ostacoli più improbi per i padovani che non Giorgione fuori casa e Triestina al Penzo per il Venezia. Recuperare tre punti in tre domeniche potrebbe non riuscire, ridurre il solco sembra invece possibile. È comunque in avvio di girone di ritorno che il Venezia può calare tre jolly in rapida successione, dovendo affrontare Dro, Sacilese e Monfalcone, mentre il Campodarsego riceverà Union Ripa La Fenadora e Giorgione e andrà far visita all’Este. Campo. Gualdi torna in gruppo oggi, Barreto ieri ha fatto una parte dell’allenamento e anche lui questo pomeriggio sarà a pieno regime. Malagò assente per permesso. Servizi. A partire da domenica fino a fine stagione, il servizio acqueo da Mestre a Venezia non partirà più dal Terminal Aquae, ma da San Giuliano. I tifosi arancioneroverdi potranno utilizzare il parcheggio Avm Porta Gialla, a 150 metri dall’approdo. Le tariffe del parcheggio sono: gratuito per le prime 3 ore (consentito una sola volta nel corso dell’intero orario di apertura), 2 euro per 4 ore, 4,50 euro per 5 ore, 8 euro per 6 ore e 12 euro oltre le 6 ore o tutto il giorno. Il costo del servizio rimane invariato (3 euro andata e ritorno), partenza alle ore 13, ritorno previsto verso le 16.40. Venezia United. L’associazione Venezia United ha rinnovato le cariche per il prossimo biennio: il nuovo presidente è Gianluca Maschera, il vice Riccardo Venturini, mentre il consiglio è composto da Franco Vianello Moro, Carlo Rubini, Bruno Agazia, Nicola Comunello, Alberto Fiorin, Francesco Peverieri e Fabio Di Pieri. Peruzzi-Negrisolo Day. Lunedì 7 è previsto “La tecnica del portiere” vedrà protagonisti Angelo Peruzzi (ex Roma, Verona, Juventus) e Roberto Negrisolo (preparatore dei portieri della Roma di Liedholm e del Milan di Capello).
Ore 16.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Nebbia fitta al Braglia di Modena, il Carpi batte il Vicenza per 2-1 e il 16 dicembre sfiderà la Fiorentina al Franchi nella gara valida per gli ottavi della Coppa Italia. La formazione di Fabrizio Castori ha avuto la meglio sui biancorossi che si sono presentati in una formazione largamente rimaneggiata, a causa di infortuni e di alcuni titolari che Pasquale Marino non ha convocato o ha tenuto in panchina. Il tecnico siciliano ha cercato di «tutelare» in questo modo la squadra che domenica affronterà la Salernitana al Menti, mercoledì lo Spezia di Mimmo Di Carlo, per chiudere sabato 12 dicembre contro il Brescia di nuovo davanti ai propri tifosi. Un autentico tour de force che ha costretto Marino a valutare bene la situazione, lanciando a Modena dal primo minuto il giovane Bianchi (buona per altro la sua prova) e portando in panchina altri cinque giovani della Primavera. Nonostante tutto, il Vicenza ha tenuto bene il campo e nel primo tempo ha rischiato solo in un paio di occasioni, confermando le difficoltà in fase difensiva nelle palle inattive. La formazione di Castori ha tenuto a lungo il possesso del pallone e conseguentemente la supremazia territoriale, ma Marcone non ha dovuto mai compiere parate importanti e si è limitato all’ordinaria amministrazione. La partita si è sbloccata al secondo minuto della ripresa, quando Matos di testa ha battuto Marcone sfruttando la «solita» disattenzione difensiva del Vicenza che anche a Modena, come troppo spesso è accaduto ultimamente, è costata il gol dello svantaggio. La rete del vantaggio ha dato maggiore serenità alla formazione di Castori che ha cominciato a far girare palla con maggior precisione e rapidità, e sullo slancio il Carpi ha trovato il raddoppio grazie ad un rigore trasformato da Borriello, penalty che l’ex attaccante di Roma, Juventus e Genoa si è guadagnato, costringendo Sampirisi al fallo da ultimo uomo che è costato all’ex genoano anche l’espulsione. Il Vicenza ridotto in dieci e sotto di due gol, ha avuto il merito di non sfaldarsi, e di cercare di restare in partita trovando il gol dell’1-2 a poco più di un quarto d’ora dalla fine; l’ex juventino Marrone, su cross di D’Elia, ha toccato in maniera scomposta il pallone con il braccio e l’arbitro ha decretato il rigore. Il neoentrato Gatto ha calciato forte ma centrale, con Brkic che ha respinto proprio sulla testa dell’attaccante biancorosso che, a porta vuota, ha realizzato la rete che ha riaperto di fatto la gara. Nel quarto d’ora finale il Vicenza ci ha provato, Marino ha inserito anche Giacomelli in attacco ma il portiere del Carpi non ha corso rischi e la gara si è conclusa con una bella parata di Marcone su tiro angolato dai venti metri di Lasagna. Al triplice fischio finale i biancorossi hanno ricevuto ugualmente gli applausi dei circa cento tifosi biancorossi giunti a Modena per sostenere il Vicenza. In tribuna l’attenzione era tutta rivolta alla presenza del presidente di Vi.Fin. Alfredo Pastorelli, che insieme agli altri soci che compongono la società finanziaria vicentina sta trattando il passaggio delle quote di maggioranza del Vicenza calcio da Finalfa, società che ad oggi detiene il 92% dell’azioni del club di via Schio. Pastorelli ha preferito non rilasciare dichiarazioni sulla trattativa in corso, ma tutte le indiscrezioni raccolte confermano che le contrattazioni proseguono a buon ritmo. Si sta lavorando per chiudere la cessione delle quote societarie al massimo nel giro di una decina di giorni.
Ore 15.50 – (Gazzettino) Gli attaccanti Mehdi Kabine al Campodarsego e Gianluca Franciosi all’Este, mentre Giuseppe Camparmò è il nuovo allenatore del Mestrino. Il marocchino classe 1984 Kabine arriva al Campodarsego dalla Triestina e nel suo passato spiccano i gol (andata e ritorno) segnati con il Carpi nella finale play off di Lega Pro con il Lecce che sono valsi la promozione in serie B degli emiliani. «Abbiamo avuto questa possibilità di rinforzare il reparto avanzato – spiega il digì Attilio Gementi – la trattativa era saltata una settimana fa, ora abbiamo chiuso grazie alla disponibilità del giocatore che ha accettato con entusiasmo rinunciando a offerte economiche più vantaggiose di altre società. Ha già iniziato ad allenarsi con la squadra, anche se ci vorrà un pò di tempo per vederlo al top della forma dato che ha giocato l’ultima partita un mese fa». L’Este si è assicurato l’attaccante classe 1991 Franciosi che era in forza alla Correggese e che nella passata stagione ha militato con il Thermal. Così il vice presidente Stefano Marchetti. «Nessuno si aspettava a inizio stagione l’Este al terzo posto in classifica e con l’arrivo di Franciosi abbiamo voluto rinforzare ulteriormente il nostro attacco».
Ore 15.30 – (Mattino di Padova) L’Este ha messo a segno il primo “colpo” del mercato invernale: si tratta di Gianluca Franciosi, attaccante 24enne proveniente dalla Correggese. Oltre ad essere una vecchia conoscenza del calcio padovano (l’anno scorso giocava nella Thermal Abano in Serie D), è stato la punta di diamante della Clodiense nella stagione 2013/2014, proprio con mister Andrea Pagan, che l’ha voluto fortemente in giallorosso e che potrebbe mandarlo in campo già domenica, in occasione del derby con la Luparense a San Martino di Lupari. La prossima mossa del presidente Lucchiari e del suo staff riguarderà il sostituto di Mario Scotton, il terzino sinistro che ha lasciatop il gruppo per motivi di studio. Mancano solo i crismi dell’ufficialità, invece, per Mehdi Kabine al Campodarsego. Il bomber marocchino si allena già con i biancorossi, anche se la situazione precaria della sua ex società, la Triestina (sull’orlo del fallimento), sta rallentando l’iter burocratico per il trasferimento.
Ore 15.00 – (Gazzettino) Il Cittadella sta completando la preparazione per la insidiosa trasferta di domani con il Pordenone, squadra che ha messo a segno quattro gol in casa della Reggiana. Nonostante abbiano perso nell’ultima trasferta contro l’emergente Feralpisalò, i friulani sono una delle sorprese di questo campionato con il centravanti Caio De Cenco che è capocannoniere del girone con otto gol. Filippo Scaglia, assieme a Manuel Pascali, domani se lo troverà di fronte, ma non è solo lui a preoccuparlo. «Abbiamo analizzato il Pordenone -spiega-, che è una buona squadra nel suo insieme, anche se è stata ripescata. Ha le idee chiare e gioca sempre un calcio propositivo, davanti ha trovato De Cenco che riesce spesso a fare gol». Sull’attaccante aggiunge: «È bravo in area sia nella palle basse che nel gioco acrobatico, sa muoversi bene creando situazioni pericolose. È da tenere particolarmente d’occhio, ma -ribadisco- più che il singolo nel Pordenone è da prestare la massima attenzione al gioco collettivo». Ieri è proseguita la preparazione con il solo Donazzan a parte a causa di una persistente pubalgia. Stamattina rifinitura alle 10,30, mentre alle 17 ci saranno le convocazioni e la partenza. Domani alle 15 allo stadio «Bottecchia» di Pordenone arbitrerà Morreale di Roma. I biglietti sia per la trasferta di Pordenone che per la partita di Coppa Italia con il Bassano di giovedì prossimo sono acquistabili in sede.
Ore 14.40 – (Mattino di Padova) Di lui Roberto Venturato ha detto che ha «una grande testa e una maturità fuori dal comune». E lo si capisce bene parlandoci assieme: Giulio Bizzotto, ad appena 19 anni, sa perfettamente riconoscere quali sono le qualità che ha in dote ma anche i difetti su cui deve lavorare. In Cittadella-Reggiana di sabato scorso è tornato titolare, a due mesi dalla sua ultima presenza in campionato. Come valuta la sua prova? «Ero carico a mille», ammette l’attaccante di Nove. «Ma penso che si sia visto che non ho i 90’ nelle gambe, perché ho giocato poco ultimamente, ma anche perché sono uno che corre molto ma che ancora non lo fa con la dovuta intelligenza. Dovrei imparare a gestirmi meglio: dopo 50-60’ ho accusato una certa stanchezza e sono stato giustamente sostituito». Sulla carta, con Litteri costituisce una coppia che si completa bene. «Lo penso anch’io: Gianluca è forte fisicamente, io sono più rapido e tecnico. Ci avevo giocato assieme solo ad inizio stagione, contro Renate e Pro Piacenza, quella con la Reggiana è stata la terza partita. Mi ci trovo bene, l’amalgama può solo migliorare». Venturato ha anche dichiarato che lei è il granata che l’ha stupita di più. Poi, però, l’ha fatta giocare poco. Che rapporto ha con l’allenatore? «Se non mi ha utilizzato, delle ragioni c’erano. Ho avuto un calo di forma e poi so che devo ancora crescere sotto diversi punti di vista. Devo imparare a coprire di più la palla e ad essere un riferimento per i compagni, e poi ho un difetto tipico di molti giovani: tendo troppo spesso a cercare di saltare l’uomo, mentre a volte dovrei giocare più semplice. Ma Venturato queste cose me le ha sempre dette in faccia, e lo reputo importantissimo: è sempre disponibile per un confronto a qualsiasi ora della giornata ed è il primo a darti una pacca sulla spalla quando le cose non vanno. Anche se ho giocato poco, sapevo di godere della sua fiducia e che la mia occasione sarebbe tornata». E magari tornerà pure a Pordenone domani pomeriggio… «Io spero sempre di giocare. Di sicuro sarà una partita tosta. Quella friulana è una squadra completa, sa stare in campo e deve riscattare la sconfitta con la Feralpi. È vero che noi ci siamo sempre espressi meglio contro chi ci ha affrontato a viso aperto, come probabilmente faranno loro, ma allo stesso tempo sappiamo che, contro un avversario così, alla minima occasione si può subire il gol». Dal campo. Donazzan ha continuato a lavorare a parte anche ieri per la pubalgia, sempre più improbabile una sua presenza domani. In casa Pordenone all’allenamento di ieri non hanno preso parte gli attaccanti Strizzolo e De Cenco, che ha problemi alla schiena. Si tratta però di uno stop precauzionale. Difficile che Tedino possa privarsi del capocannoniere del campionato ( 8 reti).
Ore 14.20 – (Corriere del Veneto) Sembra quasi uno scherzo del destino. Eppure l’ex di turno compare, quando meno te l’aspetti, sulla scena. Svincolato dopo aver militato nella scorsa stagione di Lega Pro prima nel Catanzaro e poi nella Pistoiese, Riccardo Martignago ha firmato con il Pordenone un contratto fino a giugno 2016. Classe ’91 originario di Montebelluna, l’attaccante trevigiano si stava allenando da tempo con i neroverdi. Nel passato di Martignago Pistoiese e Catanzaro, Cittadella, Latina e Montebelluna. Con i granata e sotto la gestione Foscarini, Martignago ha collezionato 18 presenze in serie B. «Il Pordenone – dice — ha creduto molto in me, ha aspettato che recuperassi da un piccolo infortunio: voglio ripagare la grande fiducia che mi è stata data. In queste settimane ho conosciuto un gruppo sano e unito, uno staff qualificato, una società seria, una bella tifoseria. Grazie a ciò il Pordenone sta facendo un ottimo campionato: sono fiero ora di farne parte e poter dare il mio contributo». Per la trasferta di domani Roberto Venturato dovrà quasi certamente rinunciare per la seconda settimana consecutiva a Nicola Donazzan, che anche ieri ha lavorato a parte in attesa del rientro in gruppo a pieno regime. Al momento la soluzione più probabile resta la conferma di Amedeo Benedetti sulla corsia sinistra. L’unico dubbio di formazione dovrebbe riguardare il ruolo di seconda punta accanto a Gianluca Litteri. Bizzotto, Sgrigna e Jallow si giocano una maglia e al momento è veramente difficile dire chi la spunterà e nessuno dei tre attraversa un periodo di forma sfavillante. Non è da escludere, però, una nuova chance per il fantasista romano, che ha molto bisogno di mettere minuti sulle gambe. Per il resto è praticamente certa la conferma per Paolucci, che ha ben figurato sabato scorso contro la Reggiana.
Ore 13.50 – (Gazzettino) Cosa si sente di chiedere alla società? «Prima di chiedere, devo dimostrare il mio lavoro. Ho trovato persone squisite che con un progetto triennale vogliono portare il Padova a livelli importanti. Ma non si può avere tutto e subito, per programmare ci vuole tempo e pazienza. La società non mi ha chiesto i play off, ma portare la squadra in zona tranquilla e programma il futuro». Chiederà rinforzi sul mercato? «Non ho fatto richieste precise, anche se con De Poli abbiamo idee concordi». Ha sentito Parlato per chiedergli qualche informazione sulla squadra? «No, non so se gli farebbe piacere. A me quando è successo ha dato sempre fastidio». La maggioranza dei tifosi era contraria all’esonero di Parlato. «Cercherò di convincerli attraverso il lavoro e le prestazioni». L’ultimo a prendere parola è l’amministratore delegato Roberto Bonetto. Cosa non ha funzionato con Parlato? «Purtroppo sono stati i risultati, i nostri rapporti sono stati sempre buoni». Lavezzini ha detto che la squadra poteva fare di più per salvare la sua panchina. «Di sicuro avrebbe dovuto dare di più, ma nessuno ha giocato contro Parlato».
Ore 13.30 – (Gazzettino) Un flash di Fabrizio De Poli. «Mi fa piacere che Pillon sia con noi. Ad averlo scelto sono stato io». Ecco di nuovo il grande protagonista, ossia Pillon. «Il Padova è l’unica squadra per la quale sarei sceso in Lega Pro, sono legato a questa piazza. Se sono qui vuole dire che ci sono delle difficoltà e cercheremo di venirne fuori insieme alla società, ai tifosi e alla stampa. Spero di ripagare la fiducia». Che tasti toccherà con la squadra? «Il mio lavoro dovrà andare per gradi, ma non ho la bacchetta magica. L’aspetto mentale è quello più importante, il che significa portare tranquillità, motivazioni e una certa concorrenza all’interno della squadra. Credo nel mio lavoro, e questa squadra può fare bene». Il suo contratto? «Sei mesi, ma stiamo già lavorando per un’opzione in vista della prossima stagione». Che modulo adotterà? «Devo vedere prima i giocatori sul campo, anche se ho una mia idea. Ci sono elementi importanti come Neto Pereira che cercherò di valorizzare al meglio».
Ore 13.20 – (Gazzettino) «Sono molto felice di essere tornato, ho mille motivi per volere fare bene. Qui ho disputato quattro anni stupendi da giocatore, da allenatore ho fatto male e voglio rifarmi: questa è la mia motivazione più grande». Ecco le prime parole di Giuseppe Pillon, fresco d’investitura come allenatore del Padova. La sala stampa dell’Euganeo è gremitissima, e a fare gli onori di casa è il presidente Giuseppe Bergamin. «È un passaggio importante per superare un momento difficile che abbiamo valutato con molta responsabilità. Parlato merita un plauso per quello che ha fatto, ma il calcio riserva momenti difficili. De Poli ha fatto una scelta ragionata prendendo Pillon e come società l’abbiamo avvallata all’unanimità». Il patron biancoscudato aggiunge. «Siamo due Bepi, vedremo di non fare confusione (risata in sala, ndr). Ha accettato l’incarico con grande entusiasmo consapevole delle responsabilità che si assume. Ci può dare una mano a ottenere quei risultati all’insegna di una continuità del progetto che abbiamo iniziato. Sarà in grado di rivitalizzare quei giocatori che ultimamente non si sono espressi ai livelli che ci aspettavamo. Gli faccio un in bocca al lupo nell’auspicio che questo cambio tecnico possa rappresentare una continuità per il futuro».
Ore 13.10 – (Gazzettino) Il tutto eseguito con concentrazione massima dai giocatori. Prima di rientrare in spogliatoio, Pillon s’intrattiene in mezzo al campo per un colloquio rapido con Neto Pereira, Cunico, Giandonato e Atinier. Per gli ultimi tre, insieme a Dionisi e Petrilli, c’è un lavoro supplementare incentrato su cross e tiri in porta, che è eseguito proprio sotto lo sguardo attento del tecnico affiancato da Lavezzini, mentre il resto della squadra rientra in spogliatoio. Anche gli ultimi biancoscudati fanno rientro in spogliatoio per la doccia, poco prima delle 16, dopo quasi un’ora e mezza di seduta. E oggi alle 10.30 di nuovo in campo per la rifinitura. Ecco un flash di capitan Cunico. «Un impatto positivo. Il primo obiettivo del nuovo allenatore è quello di non metterci confusione e quindi di preparare la partita senza grandi stravolgimenti. Ci ha espressamente richiesto grande concentrazione e applicazione, come del resto richiede anche il momento».
Ore 13.00 – (Gazzettino) Poi tutti in mezzo al campo in cerchio, ad ascoltare in rigoroso silenzio il primo discorso del tecnico. Finalmente si comincia a lavorare: c’è grande curiosità per la prima uscita del nuovo allenatore, e lo dimostra anche il fatto che alla Guizza ci sono almeno una cinquantina di tifosi, decisamente più del solito. La fase di riscaldamento è diretta dal vice Lavezzini, mentre Zancopè lavora con i portieri, poi entra in scena Pillon. La sua è una lezione di tattica (dura una mezzora) nella quale spiega i movimenti da fare domani nella sfida in programma all’Euganeo con l’Albinoleffe. I giocatori divisi per ruolo sono disposti con il 4-4-2, e il tecnico di Preganziol sciorina alcuni concetti chiave. In fase di non possesso gli esterni alti devono accentrarsi, e a tutta la squadra viene detto di muoversi all’unisono per accorciare gli spazi. A Diniz è affidato il compito di guidare il pacchetto arretrato: «sali» quando la palla viene lanciata avanti, «scivola» quando bisogna scalare all’indietro su un lancio degli avversari. Poi si passa alla fase offensiva, e anche qui il tecnico impartisce alcuni movimenti precisi per favorire lo sbocco al tiro.
Ore 12.50 – (Gazzettino) Sono passate da poco le 13 quando Giuseppe Pillon arriva a bordo della sua macchina al centro sportivo Geremia alla Guizza, preceduto dalla vettura del team manager Giancarlo Pontin, nella quale è seduto anche Fabrizio De Poli. Ad aspettare il nuovo tecnico c’è tutta la squadra in borghese: un saluto di presentazione veloce con i giocatori, con tanto di battuta a parte per Neto. «Stai bene, vero? Mi raccomando». Prima di dirigersi verso gli spogliatoi, anche un pranzo veloce al ristorante del centro sportivo a base di toast, acqua e caffè. Al tavolo Pillon è in buona compagnia: oltre a De Poli e Pontin, c’è anche suo figlio Jacopo che è laureato in Scienze motorie ed entra a fare parte dello staff tecnico come collaboratore della parte atletica, affidata al nuovo “prof” Giacomo Tafuro che arriva oggi da Napoli dove abita e si aggregherà al gruppo. Poi con i giocatori, che nel frattempo hanno indossato la divisa d’allenamento, il tecnico si reca nella saletta video per una decina di minuti, dopodiché c’è il trasferimento al campo. Pillon, seguito a ruota dal figlio, fa il suo ingresso sul terreno con la divisa nera dello staff tecnico biancoscudato con leggero anticipo sull’orario d’inizio allenamento, mentre i giocatori nell’attenderlo palleggiano a gruppi.
Ore 12.30 – Sui tifosi: “Dovranno starci vicini e spingerci verso il traguardo, non chiedo altro!”. Termina la conferenza stampa.
Ore 12.25 – Sulla squadra: “Dobbiamo uscire insieme da questa situazione. Ho chiesto loro di aver rispetto del nostro lavoro… Ho visto partecipazione e ritmo anche oggi! Poi la valutazione vera la si può fare solo dopo una partita”.
Ore 12.20 – Sul modulo: “Il 4-4-2? Ho cercato di mettere un po’ di ordine ma bisogna aver pazienza… Neto Pereira va aiutato in avanti da una seconda punta che dà profondità ma anche dagli esterni”.
Ore 12.15 – Arriva Pillon. Sull’AlbinoLeffe: “Ho visto i ragazzi molto impegnati ed applicati, domani dovremo dare il massimo e sono fiducioso! Sono felice di tornare all’Euganeo domani, e spero di frequentarlo a lungo… Loro ci aspetteranno, dovremo aver pazienza ed attaccare con giudizio”.
Ore 12.00 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 11.40 – Qui Guizza: provate soluzioni da palla inattiva.
Ore 11.20 – Qui Guizza: prosegue il lavoro sul 4-4-2.
Ore 11.00 – Qui Guizza: prove tecniche di 4-4-2, testata la medesima formazione di ieri.
Ore 10.40 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per la rifinitura, presente anche il preparatore atletico Giacomo Tufaro.
Ore 10.30 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Niente più scuse, ora bisogna solo correre e fare punti”) È iniziata l’era Pillon, un ritorno carico di attese e speranze a distanza di quasi 18 anni da quella sfortunata esperienza in Serie B – quando guidava un Padova in cui giocavano Max Allegri e Christian Lantignotti, che si guardavano come cane e gatto nello spogliatoio – che si concluse prima del tempo (a gennaio 1998) con l’esonero deciso dall’allora presidente Cesarino Viganò, d’intesa con i soci Corrubolo e Fioretti. Padova ritrova un volto amico, che aveva perso nel lungo peregrinare su e giù per l’Italia, un cammino contraddistinto da tappe felici e da esperienze meno fortunate, ma il cui tratto comune è stato sempre quello della signorilità della persona, della sua umanità e concretezza, un allenatore di poche parole ma di fatti concreti. Forse, se non anche e soprattutto, per questo alla fine la scelta del direttore sportivo De Poli è caduta su di lui. Non siamo di fronte ad un “trombone” che vende fumo, anzi, se è lecito forzare il quadro complessivo, potremmo azzardare che quella offertagli dalla società biancoscudata sia invece “la” grande occasione per un rilancio delle azioni del “baffo” trevigiano, al quale in passato non sono sempre stati riconosciuti i meriti per i traguardi raggiunti in una carriera comunque significativa. Ciò detto, e auguratogli il “buon lavoro” di rito, veniamo ai problemi che il successore di Carmine Parlato dovrà affrontare da subito. «Non ho la bacchetta magica…» ha giustamente sottolineato a metà della conferenza-stampa di ieri mattina. Come dire: lasciatemi prendere coscienza di ciò che non va e cercherò di rimediarvi. Doveroso, anzi sacrosanto. E allora non ci si può non rivolgere ai giocatori, le cui responsabilità nell’esonero dell’allenatore napoletano appaiono evidenti. Usiamo una frase fatta, ma che in queste situazioni non è mai abusata: gli alibi o le scuse non esistono più. Tradotto in soldoni: adesso i biancoscudati devono tirar fuori gli… attributi (che hanno e che chissà dove sono finiti) e cambiare pelle, come i camaleonti. In Lega Pro la differenza spesso la determina la corsa, ma non solo: servono compattezza, disponibilità al sacrificio, senso del collettivo radicato. E un’identità, ovviamente, di gioco. La squadra degli ultimi tempi è stata l’esatto contrario, per cui la proprietà ha deciso di dare la classica “scossa” ad un gruppo smarritosi e dove, come ha dichiarato Rino Lavezzini, il “vice” di Parlato confermato nello staff di Pillon, non tutti si sono impegnati come avrebbero dovuto e potuto. Ebbene, qui si fa il nuovo Padova oppure si rischia grosso. Tutti dediti alla causa, chi gioca e chi no, per sconfessare quella sensazione palese di scollamento nello spogliatoio che è affiorata, in modo sempre più vistoso, nell’ultima partita, a Busto Arsizio. Correre, lottare per la maglia (primo comandamento di qualisasi tifoseria, non solo della nostra) e ottenere risultati rotondi: da qui non si scappa. Il resto verrà da sè. Ma se si vuole la svolta, il primo “segnale”deve arrivare dal gruppo. Sputando sangue e lottando su ogni pallone.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Ha firmato sino a fine stagione, ma sta già discutendo con la società che tipo di opzioni di rinnovo possano essere inserite. «Ho girato tante squadre e ho fatto bene dove c’è sempre stata unione tra società, squadra e tifosi. Per ora mi sembra di aver trovato in società delle persone squisite, che hanno voglia di far bene e portare il Padova a livelli importanti. Per programmare ci vuole pazienza, ora mi hanno chiesto solo di trascinare la squadra in zone tranquille. A marzo vedremo dove potremo arrivare. Di sicuro voglio portare a termine la missione, ripagare la fiducia e programmare un grande futuro». È quello che spera anche la società, costretta a salutare con dispiacere il vecchio tecnico: «Parlato merita un plauso, ma dovevamo portare beneficio alla squadra e ai tifosi», spiega il presidente Bepi Bergamin. «Pillon ha capito le nostre difficoltà e credo sarà in grado di rivitalizzare anche chi non si è espresso al livello che ci aspettavamo. Spero che questo connubio possa rappresentare continuità per il futuro». Sulla stessa riga Roberto Bonetto: «Parlato si è dimostrato un grande uomo e un grande allenatore, ma eravamo stati risucchiati in un vortice pericoloso. Ci aspettiamo che la squadra recepisca le idee di Pillon e assicuro che non ci sono problemi di spogliatoio».
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Il tecnico di Preganziol ha vinto il ballottaggio con almeno altri cinque colleghi contattati nei giorni scorsi, e non ha avuto problemi a ripartire dalla terza serie dopo tanti anni vissuti fra A e B: «Ammetto che sono sceso in Lega Pro soltanto perché mi ha chiamato il Padova, società a cui mi sento legato. C’ero stato anche l’anno scorso (a Pisa, ndr), ma dopo sei giorni ho scelto di andarmene perché avevo visto cose che non mi piacevano». Pillon ha già in mente i primi correttivi per provare a dare una scossa ad una squadra reduce da due mesi opachi. «Prima della prossima gara avrò solo un giorno e mezzo di allenamenti e non potrò certo incidere né a livello tattico né fisico. Il mio lavoro dovrà andare per gradi e cercherò di dare più certezze possibili alla squadra. L’aspetto più importante, secondo me, è quello mentale, cercando di portare le motivazioni giuste. Se non si hanno motivazioni, non si va da nessuna parte. Quindi, sul campo, non voglio creare confusione, proverò a dare equilibrio e serenità». Un’idea, su come sarà il suo primo Padova, Pillon se l’è già fatta. «Cercherò di valorizzare al meglio un giocatore come Neto Pereira, che mi è sempre piaciuto. Ho visto la squadra giocare bene con il “4-3-1-2”, ma allo stesso tempo ci sono giocatori bravi a saltare l’uomo come Petrilli. Devo conoscere i giocatori e valutare, ma ho già un’idea». I tifosi, scossi dall’esonero, si sono schierati dalla parte di Parlato. È una cosa che la preoccupa? «No, è uno stimolo ulteriore per far bene. Io rispetto tutte le opinioni, cercherò di convincere la gente attraverso le prestazioni. Parlato? Non l’ho sentito, ma non so se sia il caso. Quando si viene esonerati non è piacevole ricevere la chiamata del successore».
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Un altro “ex” giocatore biancoscudato. Un altro padovano d’adozione. Ma le similitudini tra Carmine Parlato e Giuseppe Pillon finiscono qui. Se l’allenatore esonerato vedeva in Padova il punto di svolta di una giovane carriera iniziata con il botto tra i dilettanti, il suo successore ha iniziato ufficialmente ieri la sua 20ª esperienza in panchina, in un avventura lunga 23 anni e che l’ha visto toccare tutte le categorie, dalla Promozione alla Serie A. Pillon rimette piede a Padova per la terza volta, eppure, lo dice lui stesso nella conferenza-stampa di presentazione, dalle parti dell’Euganeo ha lasciato qualcosa di incompiuto. «Sono molto felice di essere tornato e ci sono mille motivi per cui voglio far bene. Da giocatore ho passato quattro anni bellissimi ma da allenatore non ho fatto altrettanto, e per questo voglio rifarmi. So che ci sono delle difficoltà, ma assieme al mio staff lavorerò per superarle». Staff che comprende, oltre al preparatore atletico Giacomo Tafuro, anche il figlio dello stesso “Bepi”, Jacopo, laureato in Scienze motorie e che collaborerà con il preparatore.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Il nuovo Padova. «Qualche idea tattica ce l’ho già», la sua ammissione in conferenza-stampa. E sul campo, ieri pomeriggio, l’ha mostrata a tutti: il nuovo Padova giocherà con il 4-4-2, lo schema tradizionale del tecnico trevigiano. «Chi deve guidare la difesa è Diniz», ha urlato sul campo, ascoltato dai giocatori. «La squadra deve rimanere compatta». In fase d’attacco, quindi, veloce avvio d’azione: «Petkovic dovrà cercare subito gli attaccanti». Sugli esterni di centrocampo Ilari e Petrilli, e in cabina di regìa Giandonato. Insieme al centrocampista di scuola Juve, a capitan Cunico e a Neto ed Altinier, Pillon si è fermato oltre la fine dell’allenamento. Ed è probabile che saranno proprio loro gli elementi determinanti nel nuovo modulo di una formazione che, sin qui, ha segnato con il contagocce. «Manuel (Giandonato, ndr) è uno di quei giocatori di qualità, ma che potrebbe dare molto di più»: è trascorso solo il primo giorno, ma le responsabilità maggiori sono già state assegnate. Oggi, alle 10.30, la rifinitura in vista dell’Albinoleffe: la prima prova del nove verso la risalita.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Detto, fatto: sin dal primo approccio, il brasiliano è già stato ufficialmente investito del titolo di re, sullo scacchiere “pilloniano”. Un toast, un caffè, e poi via, verso il battesimo della nuova avventura. Le prime mosse. «Il primo aspetto su cui lavorare è dare alla squadra quelle poche certezze a livello tattico che le possono servire», aveva puntualizzato all’Euganeo. «Il resto, invece, non può essere cambiato con la bacchetta magica: ho solo un giorno e mezzo di allenamenti prima dell’esordio con l’Albinoleffe, e non voglio creare confusione». Prima della seduta, Pillon raduna tutti in sala-video per le prime presentazioni ed illustrare i suoi metodi di lavoro. Quindi, intorno alle 14.30, per la prima volta varca la linea del terreno di gioco con addosso la tuta di lavoro biancoscudata. Con lui il figlio Jacopo, che lo aiuterà curando la parte atletica insieme al preparatore Giacomo Tafuro (che raggiungerà Padova oggi), quindi Rino Lavezzini e Adriano Zancopè, rimasti nello staff dopo l’esonero di Parlato.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Bepi Pillon arriva per la prima volta ai campi della Guizza e trova praticamente tutta la squadra biancoscudata ad attenderlo, quasi sull’attenti. Quando sono passate da poco le 13 di ieri, il nuovo allenatore entra in quello che ormai è il suo nuovo quartier generale. L’incontro. I giocatori lo aspettano davanti alla lounge room del Centro Sportivo del Petrarca, tutti in borghese: prima di andarsi a cambiare negli spogliatoi, distanti un centinaio di metri, salutano uno ad uno il loro nuovo tecnico e si presentano. Pillon non lesina strette di mano, comincia a scrutare gli sguardi della sua nuova squadra. Ma solo ad uno di essi, direttamente, si espone andando oltre le semplici presentazioni. È Neto Pereira: «Ehilà, stai bene? Mi raccomando!», gli dice. Sarà proprio l’ex giocatore del Varese, stando alle prime impressioni, uno dei cardini quasi insostituibili del nuovo Padova. «Ci sono giocatori in questa squadra», aveva detto il tecnico di Preganziol nel corso della presentazione, poche ore prima, «le cui doti vanno valorizzate il più possibile. E uno di questi è Neto Pereira».
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Sabato c’è l’Albinoleffe, Pillon ha due allenamenti per incidere: «Non ho la bacchetta magica — spiega il tecnico trevigiano — e in due giorni non posso stravolgere nulla. Cercherò di lavorare sulla psicologia della squadra, di riportare la gente allo stadio convincendola con il gioco». I tormenti striscianti della scelta del successore di Carmine rimangono sullo sfondo. Compaiono appena quando il ds Fabrizio De Poli ribadisce: «Pillon lo conosco da tanti anni ed è una mia scelta, penso che sia l’uomo giusto per farci uscire da questa situazione. Sono convinto che avrà la capacità di prendere in mano la squadra». Sullo stesso piano anche il presidente Giuseppe Bergamin: «La scelta è stata unanime — chiarisce — conosciamo Pillon e il suo valore. Siamo convinti che sia l’uomo giusto per il Padova, conosce l’ambiente e ha le idee giuste per far rendere al meglio questo organico». E arriva un pensiero per Carmine Parlato. «Grande uomo e grande allenatore – dice l’ad Roberto Bonetto – ma siamo stati risucchiati in un vortice. Non era premeditato l’esonero, altrimenti avremmo avuto il nuovo allenatore il giorno dopo». E i quattro giorni necessari all’investitura ne sono la tangibile conferma.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Non è certo facile mettere da parte le incomprensioni, i veleni, le inquietudini della piazza e i convulsi eventi delle ultime ore. Il Padova, però, ci prova a uscire dalle secche. E si affida, diciassette anni dopo, di nuovo a Bepi Pillon, al «Baffo» di Preganziol, già sulla panchina biancoscudata nella lontana stagione ‘97-’98, in serie B. E in quel Padova, peraltro, c’era un «certo» Massimiliano Allegri a giostrare da centrocampista. E Pillon ebbe un rapporto tormentato con l’attuale tecnico della Juventus, geniale in campo quanto bizzoso e imprevedibile fuori dal campo. Pillon sorride, scegliendo la strada della diplomazia: «Sono contento che Max abbia fatto strada. Sul campo era un giocatore intelligente e si vedeva che di tattica ne capiva già allora». Acqua passata, certo, ma è il punto di «ripartenza» per Pillon, che torna a guidare il club di viale Nereo Rocco a quattro giorni dallo 0-0 di Busto Arsizio contro la Pro Patria. Ha firmato un contratto fino al 30 giugno 2016 e si sta lavorando a un’opzione di rinnovo. Insomma, qualche traccia del famoso progetto triennale ricompare. «Ho tanti motivi per fare bene a Padova — spiega Pillon — dove torno dopo tanti anni. Ho fatto bene come giocatore, meno come allenatore. La società non mi ha chiesto miracoli, di portare la squadra ai playoff oppure a obiettivi fuori portata, ma solo di guidarla fuori dalle zone pericolose. Chiamare Parlato? No, non credo che lo farò… Non lo conosco bene e talvolta a me ha dato fastidio, in passato, quando l’allenatore subentrato mi telefonava».
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Si è presentato al campo e ha subito fatto capire cosa abbia in mente. Il primo abbozzo dell’undici titolare di Giuseppe Pillon è un 4-4-2 con esterni aggressivi e una sorpresa: accanto a Corti non c’è Bucolo bensì il contestatissimo Giandonato, che dunque potrebbe avere una concreta chance da titolare contro l’Albinoleffe. In porta Petkovic; dietro Dionisi, Diniz, Fabiano e Favalli, a centrocampo Ilari e Petrilli esterni, Giandonato e Corti in mezzo, davanti Neto e Altinier coppia offensiva. Gli esclusi eccellenti sarebbero, dunque, Cunico e Bucolo, oltre a Niccolini che verrà molto probabilmente ceduto a gennaio. Insomma, i fedelissimi di Carmine Parlato o buona parte di loro potrebbero avere le ore contate. L’unico che per ora manterrebbe il posto da titolare è Dionisi; Bearzotti, Cunico e Niccolini, sembrano essere finiti ai margini. Al momento solo ipotesi, sensazioni, ma mancando due giorni alla partita le indicazioni potrebbero già avere il loro significato. «Ho visto la squadra schierata col 4-3-1-2 col Mantova fare una buona partita — evidenzia Pillon — ma ci sono giocatori come Petrilli che hanno determinate caratteristiche che cercherò di valorizzare. Poi magari a gennaio interverremo sul mercato. De Poli ha già delle idee, io anche». Per ora la traccia portante è chiara. Solo Dionisi, Ilari e Petrilli erano nella squadra che vinse in serie D. Domani si aspettano le conferme ma qualche indizio importante c’è già.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 26, Alessandria e FeralpiSalò 24, Pavia 22, Bassano e Cremonese 21, Reggiana e SudTirol 20, Cuneo, Pordenone 19, Giana Erminio 17, Padova e Pro Piacenza 15, Lumezzane e Mantova 13, AlbinoLeffe 11, Renate 9, Pro Patria 3.
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, tredicesima giornata (28/29 novembre): Pro Piacenza-Bassano 1-1 (Iocolano (Ba) su rigore al 18′ st, Bini (Pp) al 36′ st), Alessandria-Giana Erminio 1-0 (Bocalon (Al) al 8′ st), Cuneo-Lumezzane 2-0 (Cavalli (Cn) al 26′ pt, Barale (Cn) al 29′ st), Pavia-Mantova 2-2 (Marino (Pv) al 29′ pt, Ruopolo (Mn) al 39′ pt, Ferretti (Pv) al 42′ pt, Ungaro (Mn) al 15′ st), Pro Patria-Padova 0-0, Cittadella-Reggiana 2-1 (Litteri (Ci) al 11′ pt, Iori (Ci) al 38′ pt, Nolé (Re) al 12′ st), SudTirol-Cremonese 1-1 (Brighenti (Cr) al 16′ st, Gliozzi (St) al 29′ st), AlbinoLeffe-Renate 1-0 (D’Iglio (Al) al 37′ pt), FeralpiSalò-Pordenone 2-1 (Filippini (Pn) al 40′ pt, Allievi (Fs) al 5′ st, Romero (Fs) al 41′ st).
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E’ successo, 3 dicembre: presentazione e primo allenamento per Bepi Pillon, che prova il 4-4-2.