Live 24! Padova-AlbinoLeffe, -4: Moriero può scavalcare Galderisi e Pillon

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Ore 21.50 – (Il Piccolo) Con tutto il bailamme che sta accadendo attorno all’Unione Triestina 2012, fra tribunale, concordati, possibili fallimenti, acquisti in dirittura d’arrivo poi smentiti, virate improvvise a 360 gradi e mille altri colpi di scena che non fanno intravvedere per il momento un minimo di chiarezza sul futuro della società, assume ancora maggior significato la prova della squadra domenica contro il Dro. Non inganni lo 0-0 finale, perché i ragazzi guidati da Roncelli avrebbero meritato non solo la vittoria, ma anche un successo largo, per il gioco messo in mostra, le occasioni create, il carattere e l’insospettabile verve atletica messa in mostra. E andare in campo con questo spirito, pur vivendo alla giornata e non sapendo mai se ci sarà un domani, tra l’altro con possibilità di cambi ridotta ai minimi termini, non può che deporre a favore della squadra. Tutto merito dei ragazzi, certamente, ma anche di chi in questo momento sa tirar fuori da loro cuore e grinta, li fa correre e aiutarsi uno con l’altro, con pressing alto e raddoppi costanti quasi mai visti da queste parti negli ultimi anni. Pertanto, anche se si definisce solamente un traghettatore e vorrebbe tornare al più presto a occuparsi solamente dei portieri, va detto che Elio Roncelli ha il gran merito in questo momento di trasmettere ai ragazzi qualcosa di importante. E la voglia di fare fra i giocatori è tanta che dopo la mancata vittoria c’è ancora tempo negli spogliatoi per qualche parola grossa e per qualche vivace scambio di idee ad alta voce, giusto per smaltire l’adrenalina e la rabbia accumulata in 95 minuti: normali battibecchi di fine partita, quando l’agognato traguardo non si è raggiunto. Se poi non si riesce a far gol nonostante le tante occasioni create, è anche colpa di una rosa ridotta all’osso, ulteriormente penalizzata dalla squalifica di Giordani. Se in una sorta di amarcord dei tempi di Ildefonso Lima, a giocare in attacco ci deve andare Andjelkovic, una lunga carriera spesa a fare il centrale difensivo, evidentemente la coperta è molto corta. E lo sloveno non ha certo colpe specifiche, anzi ha fatto pure meglio di altri improbabili attaccanti visti negli ultimi anni a Trieste, ma è ovvio che buttare la palla dentro non è il suo mestiere.

Ore 21.30 – (Corriere delle Alpi) Anticipo negato. Il Belluno aveva chiesto di giocare sabato la trasferta contro l’Abano, per gestire meglio le forze in vista del turno infrasettimanale di Coppa Italia col Vecomp pochi giorni dopo, ma la società padovana ha risposto negativamente. Il Belluno conferma il suo ottimo stato di salute. Contro il Venezia la squadra gialloblù ha raccolto il nono risultato utile consecutivo tra campionato e Coppa Italia. Bertagno e compagni hanno infilato sette vittorie consecutive, e due pareggi in casa contro la Triestina e appunto contro la formazione della laguna. Dopo un avvio di stagione sfortunato e caratterizzato da episodi sfavorevoli, la banda di Vecchiato ha ritrovato la solidità difensiva che ha caratterizzato il Belluno nelle ultime due stagioni. «Abbiamo trovato la giusta compattezza di squadra – spiega il difensore centrale Sebastiano Sommacal, autore di una gara perfetto contro il Venezia – abbiamo subito un solo gol nelle ultime sei partite e questo è un segnale importante. La squadra ha capito come aiutarsi in campo, la fase difensiva non la fanno solo i difensori ma parte dagli attaccanti e comprende tutti i giocatori in campo. Siamo cresciuti, adesso conosciamo meglio i nostri pregi e i nostri difetti». Nicola Calcagnotto fermo ai box. Il difensore del Belluno è rimasto in panchina per l’infiammazione all’adduttore, non sappiamo chi dei due mister Vecchiato avrebbe schierato se il “biondo” fosse stato in condizione di giocare, rimane però l’ottima prestazione di “Seba” che dietro non ha sbagliato nulla, annullando gli attaccanti avversari e vincendo ogni contrasto aereo. «Questa è la nostra forza – spiega Sommacal – chi gioca dà sempre il massimo». Grande partita, soprattutto il primo tempo. Come sottolineato dall’allenatore del Belluno, la squadra è stata capace di rischiare il giusto e di creare altrettanto, contro una corazzata del girone come il Venezia. «Abbiamo guadagnato un punto contro una delle squadre più forti del campionato, rimane un po’ di amaro in bocca visto il primo tempo e le occasioni create ma alla fine va bene così. Il nostro obiettivo in classifica? Arriviamo più in alto possibile». Con il pareggio contro il Venezia il Belluno è sceso al quarto posto, superato dall’Este, ed è stato raggiunto dalla Virtus Vecomp, vittoriosa sul campo del Ripa Fenadora con un rotondo cinque a zero. Alla fine del girone di ritorno mancano tre partite: i gialloblù dopo la trasferta contro l’Abano attenderanno tra le mura amiche la rivelazione e capolista Campodarsego. Cinque giorni prima di Natale sarà invece la volta del match insidioso in casa della Liventina. Dopo la pausa si riprenderà a giocare il 6 gennaio in casa del Tamai.

Ore 21.10 – (La Provincia Pavese) Il Pavia sarebbe sul punto di chiudere per l’ingaggio di un direttore sportivo. Il nome più gettonato è quello di Carlo Taldo, già ds al Lugano assieme all’attuale dg del Pavia, Nicola Bignotti, e poi capo degli osservatori alla Cremonese. La necessità di avere un ds operativo è dettata dalla prossima apertura del mercato di gennaio. In realtà Andrea Mussi, già collaboratore di Massimo Londrosi nella passata stagione e oggi del dg Bignotti, è vicinissimo a ottenere l’abilitazione a direttore sportivo dopo aver concluso il corso a Coverciano. Ma lo stesso Mussi potrebbe essere sanzionato con l’inibizione dopo l’esposto presentato alla procura federale della Figc proprio da Londrosi, nell’ambito della querelle che lo vede opposto al Pavia. Secondo l’ex dg e ds azzurro, allontanato a metà luglio dopo aver allestito anche la rosa di questa stagione, Mussi da allora avrebbe esercitato di fatto il ruolo di direttore sportivo senza però avere la necessaria abilitazione. Se la denuncia di Londrosi dovesse essere ritenuta fondata dagli organi di giustizia sportiva, il Pavia si troverebbe a dover operare sul mercato senza un ds abilitato. In questo senso potrebbe essere letto l’imminente ingaggio di un direttore sportivo. La spiegazione alternativa è che il Pavia intende comunque rafforzare l’area della dirigenza tecnica per poter operare al meglio sul mercato e continuare a perseguire l’obiettivo della promozione in serie B, considerato anche che lo stesso Mussi finora ha potuto maturare una ridotta esperienza.

Ore 20.50 – (La Provincia Pavese) Il Pavia riprende da dove era iniziata, trionfalmente, la stagione. La sfida di Coppa Italia di domani pomeriggio (ore 18) al Bentegodi contro il Verona vale gli ottavi di finale e per di più a Napoli. Scenari straordinari per una squadra che è già entrata nella storia del club battendo a Ferragosto il Bologna e raggiungendo così il quarto turno della competizione, cosa mai successa prima. Sull’onda di quelle vittorie (prima del Bologna era stato demolito il Latina, trafitto quattro volte dagli azzurri) forse qualcuno si sarebbe aspettato un cammino trionfale in Lega Pro, dove invece il Pavia ha incontrato più difficoltà. E nonostante che la classifica sia tuttora buona (quarto posto a -4 dalla vetta) i pochi punti raccolti in particolare nelle ultime giornate hanno alimentato le critiche di parte dei tifosi e persino le voci di un imminente cambio in panchina. La società per quanto abbia confermato la fiducia a mister Marcolini a inizio settimana non appare convinta delle prestazioni della squadra e riflette sull’allenatore in attesa dell’esito delle prossime gare di campionato. Ma adesso è tempo di concentrarsi sulla Coppa Italia, che offre un’occasione storica e che può ridare quell’entusiasmo che il campionato sembra aver smorzato. Il Verona, d’altronde, se la passa tutt’altro che bene: ultimo in serie A a soli 6 punti, non ha ancora vinto in 14 giornate, ruolino di marcia che ieri pomeriggio è costato a Mandorlini l’esonero. Dunque in questo momento la distanza tra le due squadre è decisamente meno ampia di quanto direbbero le due categorie di differenza: il Verona a oggi vale una squadra di B, il Pavia è comunque nella fascia alta di Lega Pro e in un girone molto competitivo che alcuni addetti ai lavori considerano una sorta di B2. I pochissimi precedenti tra le due squadre dicono che il Pavia con il Verona non ha mai vinto nelle sei sfide finora disputate. Le prime quattro risalgono agli unici due campionati di B disputati dal Pavia nella sua storia: nel 1953-54 il Verona vinse in casa 5-1, al Fortunati invece fu pareggio 1-1; l’anno successivo invece il Pavia strappò un pareggio esterno ma in casa fu sconfitto 1-0 dagli scaligeri. Le due squadre si sono poi ritrovate più di mezzo secolo dopo, esattamente il 28 novembre 2010, con il Verona scivolato in Prima divisione, l’ex C1 nella quale il Pavia era approdato quell’anno tramite ripescaggio. Gli azzurri, guidati in panchina da Gianluca Andrissi, davanti ai 9.000 spettatori del Bentegodi riuscirono a fermare sullo 0-0 un Verona che aveva appena cambiato allenatore: dalla settimana precedente era infatti subentrato proprio Andrea Mandorlini, che ieri alla vigilia della gara con il Pavia ha concluso il suo ciclo di cinque anni in gialloblù. In campo c’erano gli attuali azzurri Facchin, Ferretti e anche Del Sante (subentrato proprio a Ferretti nel finale), e il portiere Rafael e Halfredsson che fanno tuttora parte della rosa dell’Hellas. Al ritorno, con Carbone subentrato ad Andrissi, il Pavia pareggiò 1-1 contro un Verona lanciato verso la promozione. Al gol ospite di Russo replicò Blanchard, oggi in A con il Frosinone.

Ore 20.30 – (Gazzetta di Reggio) «Un club granata a mio nome è una cosa emozionante, che mi riempie d’orgoglio. Per questo voglio ringraziare tutti, in particolare Cristiano Giaroni della Lens Solution e i ragazzi della Nuova Lifferia». Beppe Alessi non nasconde la soddisfazione per questo ennesimo gesto d’affetto da parte del mondo granata, anche se purtroppo è stato colpito dalla varicella e non potrà essere presente oggi pomeriggio all’inaugurazione del club a lui intitolato. «Appena mi rimetterò sarò il primo posto dove andrò», assicura Alessi, 94 presenze in maglia granata e 45 gol realizzati. La festa a Montecchio, in via del Municipio 25, si svolgerà comunque. L’appuntamento con tifosi, atleti, tecnici, dirigenti e appassionati della Reggiana è per le 17.30. Alessi, la Reggiana sta attraversando un momento di difficoltà. Cosa si sente di dire ai giocatori? «Che abbiamo passato momenti sicuramente peggiori. Ho visto la partita con il Cittadella e penso che questo sia proprio un momento dove le cose non girano. Loro hanno fatto due tiri in porta, noi abbiamo avuto un sacco di occasioni». Dunque ha fiducia in questa squadra? «Sono serenissimo. In campo ho visto solo una squadra. Soltanto che la palla non voleva entrare. Questi ragazzi hanno tutte le carte in regola per fare bene». Cosa accade nello spogliatoio quando ci sono momento di difficoltà come questo? «In questi momenti, e ne abbiamo avuti anche nella scorsa stagione, viene fuori l’importanza della società e dello staff. Così come i giocatori più anziani che hanno la personalità giusto per aiutare i più giovani. Il presidente Compagni inoltre ha fatto bene a ribadire la sua fiducia nel mister». Nonostante un mese di novembre infelice c’è entusiasmo intorno alla Reggiana… «Sono qua da 8 anni e mai come in questi due ho percepito così voglia di fare il salto». Le hanno anche intitolato l’Accademia del calcio dove è maestro di tecnica. Come sta andando l’esperienza con i bambini? «Benissimo. Non pensavo di avere così tante soddisfazioni». Lei si occupa anche degli esordienti della Reggiana. Si vede in futuro come allenatore? «Sto prendendo il patentino per allenare fino in D e fare il secondo in Lega Pro. Mi piace molto».

Ore 20.10 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana con il fiato sospeso per Parola trova motivo d’ottimismo nel possibile rientro di Sabotic. Oggi pomeriggio alle 15 in via Agosti riprendono gli allenamenti, dopo un paio di giorni di riposo concessi dal tecnico Alberto Colombo al termine del match di Cittadella, terminato col risultato di 2-1 per i granata padroni di casa. La trasferta al Tombolato ha restituito una difesa in piena emergenza. Andrea Parola è uscito a fine primo tempo per il riacutizzarsi di un dolore al costato. Oggi le sue condizioni saranno valutate, ma toccherà a lui capire se è nelle condizioni di stare in campo contro il Pavia, (domenica ore 17.30 al Città del Tricolore), di gestione cinese che annovera tra le sue file l’attaccante montecchiese Andrea Ferretti oltre all’ex Andrea Mussi (ora collaboratore dell’area tecnica ). La squadra lombarda vanta due punti in più in classifica ed è considerata, insieme a Cittadella, Alessandria e Bassano, tra le pretendenti al primo posto finale, che significherebbe Serie B senza passare dai playoff. Vive però un momento simile alla Reggiana infatti l’ultima vittoria risale alla nona giornata, 2-0 al Padova, proprio nel giorno in cui Minel Sabotic fu costretto ad abbandonare il terreno di gioco a Bolzano per essere successivamente operato al menisco. Questo è stato per ora lo spartiacque di questa stagione, l’infortunio al montenegrino ha fatto emergere tutta la fragilità di un reparto scarso numericamente e, da allora, sono arrivate tre sconfitte ed un solo pari, lo 0-0 col fanalino di coda Pro Patria. Oggi Sabotic torna in gruppo e molto probabilmente sarà già a disposizione del tecnico per la gara col Pavia. Proprio ieri Il dg Raffaele Ferrara ha confermato alla Gazzetta di Reggio di voler tornare sul mercato appena aprirà la finestra di gennaio: la squadra è alla ricerca sicuramente di un centrale difensivo di piede sinistro (la Reggiana non ne ha nemmeno uno in organico) ma sotto osservazione ci sono anche le due fasce perché hanno deluso parecchio in queste prime tredici giornate di campionato. La squadra deve tenere duro almeno fino a Natale e, purtroppo, il calendario è quasi proibitivo, dovendo incontrare le forti Pavia, Alessandra e Bassano oltre ad una trasferta ostile come quella di Bergamo contro l’Albinoleffe. In poche parole, se alla fine del girone ascendente la distanza dalle prime non sarà eccessiva verranno fatti ulteriori investimenti per rinforzare la rosa e puntare quanto meno ai playoff ma, in caso di un gap ritenuto incolmabile, potrebbero vedersi movimenti orientati già alla prossima stagione e qualcuno dei pezzi pregiati, Federico Angiulli su tutti dato che ha diverse pretendenti in Serie B, potrebbe partire per dare ossigeno alle casse della società.

Ore 19.50 – (Gazzetta di Mantova) Dopo due giorni di riposo seguiti al prezioso pareggio (2-2) conquistato sabato a Pavia, oggi i biancorossi riprenderanno la preparazione in vista della sfida casalinga con l’Alessandria, in programma lunedì (ore 20) al Martelli. Ivan Javorcic e il preparatore Corrado Merighi approfitteranno della settimana “lunga” per far lavorare sodo i calciatori sul piano atletico. Sia oggi e sia domani, infatti, il tecnico croato ha previsto doppi allenamenti, con sedute in programma al mattino e nel pomeriggio. Dopo la due giorni di lavoro supplementare, però, Javorcic concederà ai suoi una giornata di riposo giovedì, per poi riprendere la preparazione venerdì mattina e concluderla con una seduta mattutina sabato e con la rifinitura di domenica pomeriggio. L’allenatore biancorosso per la prossima gara di campionato dovrà fare ancora a meno di capitan Caridi e dell’attaccante Beretta, rispettivamente alle prese con uno stiramento muscolare e con una microfrattura al piede. Javorcic per il resto avrà però a disposizione tutti i componenti della rosa, compreso Scrosta che ha scontato la squalifica saltando la trasferta di Pavia. Fuori causa c’è poi anche il portiere Pane, che è ormai prossimo al recupero dopo il grave infortunio subìto alla prima giornata di campionato. Mantova-Alessandria sarà giocata lunedì alle ore 20 per consentirne la trasmissione televisiva in diretta su Raisport 1. I successivi impegni dell’Acm saranno domenica 13 (ore 15) sul campo della Pro Piacenza e sabato 20 (sempre ore 15) al Martelli contro la Pro Patria.

Ore 19.30 – (Gazzetta di Mantova) In campo con la maglia biancorossa numero 10 lo rivedremo soltanto a gennaio, ma anche nello scomodo ruolo di “capitano non giocatore” Gaetano Caridi ha un peso specifico notevole nel Mantova. E per Mantova. Ecco allora che in un’intervista a tutto campo, dall’alto della sua esperienza e della conoscenza della piazza, Don Tano fa il punto della situazione e scommette su una «salvezza tranquilla» dell’Acm. Innanzitutto la salute: come va il recupero dall’infortunio muscolare? «Bene, stiamo procedendo con il programma stabilito e a questo punto abbiamo deciso di non forzare troppo i tempi. Tra una decina di giorni sarò in campo ad allenarmi e poi, approfittando della sosta, vedrò di farmi trovare pronto alla ripresa del campionato». Nel frattempo da trequartisti giocano i baby Gonzi, Zammarini e Ungaro, nonché l’esterno Foglio. «Sì e stanno facendo davvero molto bene. Soprattutto Juri (Gonzi, ndr) e Zamma, che sono giovani ma si stanno sobbarcando un peso notevole. E poi Beppe (Ungaro, ndr), che è entrato e ha fatto subito gol, ma anche Valerio (Foglio, ndr) che mi sembra si sia adattato bene a giocare in quella posizione». Mantova però aspetta il ritorno di Caridi… «Ma va – ride -, se siamo appesi al rientro di un giocatore di 35 anni vuol dire che siamo messi proprio male…». Come siamo messi, allora? «Vedendola da fuori, è innegabile che ci siano ancora dei problemi, ma la squadra sta migliorando partita dopo partita. Si vedono un’organizzazione di gioco, una formazione compatta… Insomma, ci sono i margini per venirne fuori: nelle ultime giornate non è stato facile incontrare tutte le prime della classe, ma abbiamo dimostrato di potercela giocare alla pari». Cos’è che non ha funzionato invece all’inizio della stagione? «È difficile dirlo, certo eravamo partiti con altri progetti e non certo per lottare in zona playout. Non so, forse se fosse arrivato qualche risultato positivo le cose sarebbero cambiate… Ormai comunque siamo qui e dobbiamo guardare avanti, per arrivare a una salvezza tranquilla. Ne abbiamo le possibilità». La cura Javorcic insomma funziona? «Sì, la squadra sta seguendo le direttive del mister e i risultati in campo si vedono. Bisogna insistere e migliorare ancora». Ma dica la verità, Graziani riesce a chiamarlo mister? «No, con Ciccio proprio non ce la faccio… Per fortuna fa il secondo, almeno si nota meno che non lo chiamo. Non avrei mai immaginato di averlo come allenatore, ma devo dire che con Javorcic si completano a vicenda. Formano davvero una bella coppia: giovane, competente e motivata». All’appello ora mancano un po’ di punti al Martelli: cos’è che frena la squadra nelle gare casalinghe? «Ci capitò anche tanti anni fa, ai tempi della C1. Forse il fatto di giocare in casa ti porta a voler dimostrare qualcosa in più e ti porta a sbagliare. Bisogna invece stare tranquilli, i risultati arriveranno». Contro l’Alessandria di Magalini? «Con il “Mago” abbiamo visto insieme la gara contro la FeralpiSalò. Gli auguro di vincere il campionato, ma lunedì vinciamo noi». Ai tifosi, per finire, vuol mandare un messaggio? «Sì, di stare vicini alla squadra. Abbiamo una società seria e sana, che è una rarità in Lega Pro. Lottiamo tutti insieme per tenere la categoria, poi in futuro sono convinto che ci divertiremo».

Ore 19.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Un giallo (il quinto) rimediato al Turina di Salò costringerà Alex Pederzoli a saltare il big match di sabato al Bottecchia contro la capolista Cittadella (26 punti, 7 più del Pordenone). È dispiaciuto, ma non disperato Mauro Lovisa. «Peccato – sottolinea – sarebbe stata una sfida importante anche per lui. Riavremo però Mandorlini e rientrerà probabilmente Finocchio. Con l’aiuto del nostro meraviglioso pubblico – confida – potremo farcela ugualmente». L’ARIA DEL GARDA – Il lago non fa bene ai ramarri. L’anno scorso (Zauli in panca) persero per 4-5. Questa volta l’1-2 fa ancora più male. Perchè il Pordenone non meritava la sconfitta, perchè era passato in vantaggio per primo e perchè si è “beccato” il secondo gol in contropiede. «Già – annuisce re Mauro – per volerla vincere a tutti i costi l’abbiamo persa. Siamo – sorride amaro – troppo generosi. A volte non sappiamo gestire il risultato. Sono errori di gioventù. In ogni caso – Lovisa fa il verso a Catalano di Quelli della notte, programma cult di Arbore – è meglio perderne una e vincerne una che pareggiarle tutte due». L’EXPLOIT DI FILIPPINI – Il popolo neroverde (sia quello andato a Salò che quello ben più numeroso al De Marchi dove la gara è stata proiettata sul maxischermo) sì è entusiasmato al gol del momentaneo vantaggio di Filippini, al suo terzo centro in due gare. «È un giocatore completamente recuperato e ritrovato – commenta il presidente -. Sta facendo cose fantastiche. Siamo stati bravi ad aspettare il suo recupero dall’infortunio». La finestra di gennaio del mercato si avvicina. Come opererà il Pordenone? «Da qui sino alla fine del girone di andata – risponde Lovisa – ovviamente non succederà niente. Giochiamoci queste prossime tre partite (Cittadella, Cuneo e Pavia, ndr) con massimo impegno e attenzione. Poi vedremo. Saremo attenti a eventuali opportunità, ma abbiamo tutti fiducia nel gruppo che sta lavorando con il nostro mister. Ci saranno invece alcuni dei nostri giovani del settore giovanile – preannuncia – che andranno a fare esperienza in Lega D». SENZA SOSTA – Niente giorno di riposo. I ramarri hanno ripreso gli allenamenti già ieri pomeriggio in vista del big match di sabato con il Cittadella. Il Programma prevede una seduta pomeridiana anche oggi (inizio alle 14.30), allenamento doppio domani (con inizio alle e alle 15, un’altra seduta pomeridiana giovedì (14.30) e la rifinitura venerdì mattina (alle 10). IL MULO RINGRAZIA – Via Facebook Federico Maracchi (assente nel Feralpi per un infortunio domenica) ha ringraziato i supporters neroverdi che al Turina avevano esposto uno striscione per l’ex ramarro di Trieste con scritto: «Maracchi uno di noi».

Ore 18.50 – (Messaggero Veneto) Novembre non ha soltanto consacrato il Pordenone nel ruolo di outsider della Lega Pro. Il mese appena trascorso ha rilanciato un giocatore su cui la società – e l’allenatore – ha sempre creduto. Facile indovinare il protagonista: Matteo Buratto. La mezzala, complici i malanni fisici di Mandorlini, è tornata a giocare dal 1’ dal match col Bassano e a Salò, alla quinta gara di fila da titolare, è stato uno dei migliori in campo tra i neroverdi: ha giocato bene sia da interno sinistro sia da trequartista, posizione in cui l’ha sistemato Tedino dopo l’uscita di Cattaneo. Si merita questo momento il 21enne di San Donà, non tanto perché è un “ramarro” Doc (l’unico a essere rimasto dall’anno di D), quanto perché, la scorsa stagione, era ritenuto da molti tifosi non adatto alla categoria. Eppure la società, a giugno 2014, ci aveva visto giusto. Buratto era uno dei pochi ad avere sottoscritto un contratto biennale. «Eravamo consapevoli dei suoi mezzi – afferma l’ex ds neroverde, Sergio Pinzin, autore di quell’operazione –. Purtroppo è capitato in una stagione in cui qualsiasi giovane avrebbe fatto fatica a esprimersi. Quest’anno le cose sono cambiate: ha trovato inoltre il tecnico che ha sempre creduto in lui, avendolo allenato a San Donà, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti». Per Pinzin il centrocampista può migliorare ancora. «Può dire la sua in categoria, togliendosi altre soddisfazioni, e può salire ancora – afferma –. Se continua a lavorare, se cresce ancora dal punto di vista fisico può arrivare a giocare in serie B».

Ore 18.30 – (Messaggero Veneto) Meglio perdere avendoci provato, anziché conquistare un punto senza proporre qualcosa. Era (ed è) questo ciò che Mauro Lovisa voleva (vuole) dal suo Pordenone. Così, il giorno dopo la sconfitta a Salò, il presidente dei neroverdi è comunque soddisfatto della prova del Turina. «Preferisco questo ko che il punto di Padova – afferma –: domenica ho visto l’atteggiamento che desidero, all’Euganeo no. Continuiamo così e ci toglieremo grandi soddisfazioni». Poi aggiunge l’altra dichiarazione da titolo: «Questo rovescio non cambia nulla, siamo a 3 punti dai play-off, quindi in corsa per l’obiettivo. E sabato mi aspetto una grande gara col Cittadella». Soddisfatto. In fondo, la scorsa estate, dopo avere sofferto tutta la passata stagione, Lovisa una volta ottenuto il ripescaggio aveva in testa soprattutto di vedere un Pordenone propositivo, che non subisse l’avversario. Una squadra che doveva salvarsi, certo, ma con uno spirito d’attacco. Per questo non se la sente di condannare nessuno dopo il rovescio di Salò. «Questo è ciò che desidero – afferma il presidente –: vedere un gruppo che ci prova sempre. Potevamo segnare noi la rete della vittoria, l’ha timbrata la Feralpi. Nel calcio succede. Non abbiamo grandi colpe sul gol del 2-1, Romero ha fatto una prodezza. E prendere rete a 5’ dalla fine può fare parte del processo di crescita della squadra. A ogni modo – continua nella sua analisi – gli avversari hanno cambiato il loro modo di giocare perché ci temevano. Dobbiamo andare orgogliosi di questo». Prospettive. Si mantiene il mirino verso i play-off, dunque: Lovisa non perde la speranza. «Anzi – spiega il presidente –. Ci sono soltanto i primi 10 minuti della ripresa da cancellare di Salò. Ma ci può stare, non si può sempre andare a cento l’ora. Per il resto ce la siamo giocata alla pari con una grande squadra, che punta alla post-season: se a quest’obiettivo ci crede la Feralpi, dobbiamo crederci anche noi. La sconfitta non ha minimamente ridimensionato il nostro torneo e le nostre ambizioni. Ripeto: meglio perdere così che conquistare un punto giocando male come successo a Padova». Lovisa ricorda poi il buon novembre della sua squadra («8 punti conquistati in 5 gare: ruolino di marcia più che positivo»), annuncia che in settimana sarà tesserato Martignago («Ci siamo: aspettiamo solamente l’ok dei medici») e chiude sperando in un’altra grande gara del Pordenone sabato col Cittadella. «Mancherà Pederzoli, squalificato, ma c’è Mandorlini che vuole riscattarsi dopo un mese ai box – afferma –. Sono molto fiducioso: arriva la capolista e noi vogliamo farle uno sgambetto». Per continuare a sognare i play-off.

Ore 18.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Che nel Bassano ora ci sia qualcosa che non funziona è evidente. L’ultima gioia risale al 24 ottobre, quando al Mercante la Pro Patria cedette il passo 1-0. «Questo è un campionato difficile ed equilibrato – evidenzia il difensore Daniele Martinelli – se qualcuno dall’esterno pensava che sarebbe stato facile, si sbagliava. Occorre tenere i piedi per terra, ogni squadra è difficile da affrontare, ora andiamo a Lumezzane dove troveremo un’altra squadra ostica, ma noi dobbiamo continuare a lavorare per riuscire a ritrovare la vittoria il prima possibile». Martinelli non riesce a darsi pace per l’occasione sprecata. «Il Pro Piacenza ha spinto – spiega l’ex capitano del Vicenza – noi abbiamo risposto colpo su colpo, però dobbiamo diventare più cinici. Il rammarico più grande è non essere riusciti a chiudere prima la gara». Sabato il calendario propone un’altra trasferta tutt’altro che agevole, sul campo di una squadra che raramente fallisce fra le mura amiche. Il Lumezzane ha tutta l’intenzione di impedire al Bassano di interrompere la striscia senza vittorie. A Sottili il compito di trovare le soluzioni per espugnare il campo del Saleri.

Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Sono molto fiducioso dopo lo 0-0 di Belluno, in particolare per il secondo tempo. Da qui ripartiamo per vincere questo campionato». Nel pareggio a reti bianche del Polisportivo il ds Giorgio Perinetti vede buoni motivi per promuovere il primo Venezia dell’era-Favarin. Una gara dai due volti, comunque sufficiente per restare a -3 dal Campodarsego (0-0 a Tamai). «Ho visto progressi già tra il primo e il secondo tempo pur in inferiorità numerica, quindi dico che siamo sulla buona strada per tornare in vetta – afferma Perinetti -. I primi 45′ sono stati di adattamento al nuovo 4-2-3-1, gli esterni d’attacco rimanevano troppo alti e così i terzini hanno un po’ sofferto anche se nel complesso abbiamo retto bene». Quella del difensore Beccaro al 44′ è stata la sesta espulsione in 16 giornate, dopo Fabiano, Calzi, Carbonaro e le due di Serafini. «Non c’è un «problema rosso», quella di Serafini con l’Este è l’unica da censurare, invece c’è poco da dire quando sono figlie di situazioni di gioco come successo a Carbonaro e Beccaro. Credo che il suo doppio giallo sia stato molto fiscale, in particolare la prima ammonizione, ma guardiamo avanti». Dopo l’intervallo il Venezia è risultato più pericoloso senza il sacrificato Barreto. «Il palo ha negato il gol a Modolo, in altre circostanze siamo stati propositivi e pericolosi, Vicario ha compiuto una parata decisiva ma nel complesso siamo andati più vicini alla vittoria di un Belluno 3. in classifica e reduce da 5 vittorie di fila. Barreto? Il poco gioco palla a terra del primo tempo non l’ha aiutato, poi ha subito un brutto fallo e una botta alla spalla per fortuna senza conseguenze. Muscolarmente sta bene e crescerà come tutti». Domenica al Penzo (ore 14.30) contro il Ripa La Fenadora in attacco mancherà ancora Serafini ma rientrerà Carbonaro, in difesa invece squalificati Beccaro e Modolo. «Favarin ha ben adattato Calzi a centrale difensivo anche perché lì ha più libertà per impostare il gioco. I giocatori sanno di non essere esenti da colpe per l’esonero di Favaretto, dispiace ma dovevamo cercare una scossa che a Belluno è certamente iniziata».

Ore 17.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Nel punto strappato sul campo del Belluno c’è molto di Giancarlo Favarin e ancora poco di Vitor Barreto. La prima uscita con il nuovo tecnico ha un bilancio in chiaroscuro dove lo 0-0 viene comunque accolto positivamente. «Con il cambio di modulo il primo tempo è stato difficoltoso, poi paradossalmente quando siamo rimasti in dieci la squadra ha cambiato atteggiamento. Non ho dubbi – commenta il ds Giorgio Perinetti – che, se il Venezia avrà quello spirito da qui alla fine del campionato, centreremo l’obiettivo». L’espulsione di Beccaro al 43’ ha portato mister Favarin a scegliere di sacrificare Barreto. E per il brasiliano il periodo no prosegue: dopo aver giocato pochi scampoli di partite, domenica l’ex Torino è incappato in un contrasto di gioco, è caduto male e si è rialzato dolorante alla spalla. Da qui la decisione di Favarin di toglierlo dal match approfittando del necessario cambio tattico dovuto all’espulsione. L’arrivo della stella brasiliana, scesa dai palcoscenici della serie A alla serie D, finora è stato più che altro un percorso a ostacoli. Complice l’anno di inattività della passata stagione, Barreto ha dovuto fermarsi a più riprese. Dopo l’esordio con la Virtus Vecomp (9 minuti) e la settimana successiva con la Luparense, a fine settembre si era fermato per un fastidio muscolare. Rientrato a fine ottobre ha segnato in Coppa Italia con il Monfalcone, poi il nuovo stop. Da qui la decisione di «gestirlo» alternando scampoli di partite a riposi: in campo lo si è così rivisto nel derby con il Mestre per 45 minuti e domenica a Belluno. Il suo impatto non è certo stato memorabile ma, al netto del colpo alla spalla, per lui dovrebbe essere l’inizio della ripresa. «Vitor sta piano piano crescendo. Domenica è stato sfortunato – sottolinea Perinetti – ma sul piano fisico non dovrebbe avere più fastidi, il programma di allenamenti specifico era finalizzato proprio a questo. Era un po’ sfiduciato ma ora andrà meglio». Intanto il pari di Belluno non modifica la classifica, perché anche il Campodarsego ha rallentato la sua corsa, pareggiando a Tamai. Il Venezia rimane ancora a -3 dalla vetta e dovrà attendere un’altra occasione per tentare l’aggancio. E’ tornato al successo, invece, il Mestre che nella sfida casalinga contro la Luparense ha chiuso con un sonoro 4-1, scacciano così i fantasmi di una nuova mini-crisi. Solo un pareggio, invece, per il Calvi Noale con il Montebelluna. Oggi intanto apre il mercato della serie D, fino al 17 dicembre. Qualche aggiustamento ci sarà. «Qualcosa dovremo cambiare. Ci confronteremo con Favarin – conclude Perinetti – e decideremo». E ieri, intanto, il suo braccio destro Giampaolo Marcheggiani ha ricevuto dalla Figc il diploma di ds.

Ore 17.10 – (La Nuova Venezia) Distanze intatte, tra Campodarsego e Venezia, ma gli arancioneroverdi sono tornati da Belluno con la consapevolezza di essersi lasciati alle spalle il periodo nero: Union Ripa La Fenadora, Giorgione e Triestina, che affronterà prima della sosta natalizia, dovranno confermare se il Venezia si è effettivamente rialzato. «Ripartiamo dal secondo tempo di Belluno», ha sottolineato il direttore sportivo Giorgio Perinetti, impegnato ieri a Coverciano, «la squadra, seppur in inferiorità numerica, mi è piaciuta. Per atteggiamento, voglia, ha cercato la vittoria anche con un uomo in meno». I tre punti sono rimasto sul palo colpito di testa da Marco Modolo o sulla zuccata sbilenca di Denis Maccan, ma anche i padroni di casa hanno avuto un paio di occasioni clamorose. Un pareggio prezioso vista la settimana travagliata vissuta in casa arancioneroverde tenendo anche conto sulla forza del Belluno, squadra che arrivava da cinque vittorie consecutive in campionato, oltre alle due in Coppa Italia. Venezia che per l’ennesima volta si è trovato costretto a giocare in inferiorità numerica per l’espulsione di Beccaro, assente domenica alla pari di Modolo, ammonito e in diffida dopo la quarta ammonizione rimediata con il Belluno, in aggiunta a quelle con Abano, Calvi Noale e Fontanafredda. «La rosa ci consente di sopperire anche a queste assenze», ha replicato Perinetti, «ci sono Cernuto e Busatto, che ha ben impressionato Favarin in questi giorni, all’occorrenza pure Calzi o Soligo possono scalare indietro, e poi oggi tornerà ad allenarsi Galli, che ci consente di non avere problemi anche sul piano numerico nel reparto difensivo. Non mi preoccupo per questo». Oggi si apre il mercato dei dilettanti, che chiuderà solo giovedì 17 dicembre (ore 19). «Quando è arrivato Favarin ci siamo parlati sulla composizione della squadra, come avevo fatto nelle settimane precedenti con Favaretto, concordando di lasciargli l’intera settimana di tempo per visionare tutti i giocatori. Oggi faremo il punto, ma l’organico del Venezia è competitivo, il lavoro principale di costruzione è stato fatto in estate, non dovrà essere stravolto. Ci saranno solo degli accorgimenti». Qualche pedina si sposterà, comunque, in entrata e in uscita, ma è soprattutto in fase di finalizzazione che il Venezia deve ritrovarsi perché dopo il pirotecnico (3-0) derby contro la Calvi Noale gli arancioneroverdi hanno realizzato solo cinque reti in 7 partite, un po’ poche per una squadra che nel settebello di vittorie iniziali aveva il miglior attacco dell’intera serie D (25 gol in 9 partite). Alla vigilia di Belluno non è mancata la sorpresa nella lista dei convocati. «La mancata convocazione di Malagò? E’ una scelta tecnica e le scelte tecniche spettano all’allenatore», ha osservato Giorgio Perinetti. Oltre a Beccaro e Modolo, sarà assente contro l’Union Ripa La Fenadora (domenica 0-5 in casa contro la Virtus Verona) anche Serafini, che sconterà il secondo turno di squalifica, ma ritornerà in attacco Carbonaro. Da valutare anche le condizioni della spalla di Vitor Barreto, uscito malconcio al termine del primo tempo.

Ore 16.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) La brutta sconfitta di Terni e, giovedì, il turno di Coppa Italia con il Carpi. Una settimana importante in considerazione degli impegni ravvicinati che il Vicenza dovrà affrontare ma, probabilmente, ancora più fondamentale per il futuro della società biancorossa. La contrattazione tra i soci della Vi.Fin. e Finalfa — attuale proprietaria del 92% delle quote azionarie del club — oggi vivrà una giornata decisiva per mettere nero su bianco sugli accordi verbali raggiunti nei giorni scorsi. Come noto, i confronti e le trattative tra le parti hanno portato, anche se con notevole fatica, a compiere passi avanti molto importanti verso un’intesa, tanto che sono stati ormai raggiunti accordi su tutte le questioni aperte. Intese verbali che adesso dovranno essere ratificate in via ufficiale. Le situazioni aperte riguardano le situazioni debitorie e i costi di affitto relativi ai campi del centro tecnico Piermario Morosini di Isola Vicentina di proprietà della River (da dove in ogni caso Vi.Fin. a fine 2016 vorrebbe andarsene per trasferire la sede degli allenamenti più vicina a Vicenza), così come dovrebbe essere stata trovata un’intesa sulle pendenze relative agli immobili di proprietà della Sporting Srl dell’ex presidente biancorosso, ai tempi dell’Enic, Aronne Miola. Risolta, così almeno sembra, anche la questione relativa ad un credito che l’ex presidente Sergio Cassingena aveva messo sul tavolo, mentre venerdì scorso è stato rateizzato un debito che risale al 2000 (circa 500mila euro) che la società biancorossa ha con il Comune. Oggi tutte queste situazioni e le relative intese dovranno essere messe nero su bianco, per sottoscrivere gli accordi trovati e preparare la documentazione che sarà necessaria per presentarsi dal notaio e firmare il preliminare di passaggio delle quote del Vicenza da Finalfa a Vi.Fin; cosa che nella più ottimistica delle previsioni potrebbe avvenire già entro fine settimana. La società vicentina che si appresta ad acquisire le quote di maggioranza del Vicenza, è presieduta da Alfredo Pastorelli, numero uno de «La Colombo Finanziaria» (30,06 % delle quote) con ad Marco Franchetto, a sua volta con il 30,06% societario. Ma perderà uno dei soci iniziali, Luigi Morato, che detiene il 17,43% delle quote e che ha reso noto di voler uscire dalla società: le ultime indiscrezioni, comunque, vorrebbero l’ingresso a breve di due nuovi soci. Come detto, oggi dovrebbe essere il giorno della verità per un passaggio a suo modo «epocale». Intanto la battuta d’arresto subita a Terni ha fatto scivolare il Vicenza nella parte destra della classifica. Una sconfitta inaspettata soprattutto perché scaturita da una prestazione in cui la squadra si è mostrata priva della necessaria grinta. Il Vicenza dovrà subito rialzare la testa, e l’occasione per farlo capiterà già giovedì, quando la squadra biancorossa affronterà a Modena il Carpi nella sfida valevole per il quarto turno di Coppa Italia. Un impegno di peso, visto che la vincente della sfida il prossimo 16 dicembre sfiderà la Fiorentina allo stadio Franchi. Probabile che Marino schieri chi finora ha giocato meno, in consderazione del fatto che domenica al Menti il Vicenza affronterà la Salernitana, in una partita in cui prendere i tre punti è quasi un imperativo. E tre giorni dopo sarà di scena a La Spezia contro i liguri guidati dal grande ex Mimmo Di Carlo.

Ore 16.30 – Situazione allenatore: proseguono i sondaggi telefonici ed i “faccia a faccia” tra Fabrizio De Poli ed i candidati alla panchina biancoscudata. Difficilmente in giornata verranno prese decisioni definitive, anche se nelle prossime ore la situazione potrebbe mutare e delinearsi.

Ore 16.10 – Situazione acciaccati: niente di grave per Bucolo, Fabiano ed Aperi. Il centrocampista centrale tornerà in gruppo già domani, quando verranno rivalutate anche le dichiarazioni degli altri due Biancoscudati.

Ore 15.50 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 15.30 – Qui Guizza: rientrano negli spogliatoi Fabiano ed Aperi, lievi acciacchi per entrambi:

Ore 15.20 – Qui Guizza: partitella in famiglia a tutto campo.

Ore 15.10 – Qui Guizza: si passa dal lavoro atletico a quello tattico.

Ore 14.50 – Qui Guizza: lavoro atletico in corso. Assente Bucolo.

Ore 14.30 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento pomeridiano.

Ore 14.10 – (Gazzettino) Manuel Iori goleador, per giunta di testa su azione d’angolo. E che gol pesante, visto il risultato finale di 2-1 per il Cittadella su una coriacea Reggiana. Spiega il capitano granata: «Un gol di testa l’ho messo a segno proprio lo scorso anno a Pisa. Rimane comunque un fatto raro perchè le mie caratteristiche sono altre». Con i due rigori trasformati, quest’anno è già a quota tre. «Speriamo di continuare così. Ma non penso tanto ai gol personali, quanto al risultato della squadra. Indipendentemente da chi faccia gol è auspicabile che sia determinanti per la nostra classifica». La preparazione dei calci piazzati è un aspetto sul quale il Cittadella lavora in modo particolare. Conferma il capitano: «Nel calcio moderno queste situazioni sono spesso decisive, soprattutto quando le partite diventano complicate e rendono difficile la manovra. Noi ci stiamo lavorando con un occhio di riguardo e prepariamo diversi tipi di schemi perchè possono fare la differenza». Sul primo posto in classifica continua: «È presto, il campionato è ancora all’inizio e si sta verificando il grande equilibrio pronosticato alla vigilia. Anche la partita con la Reggiana lo conferma perchè la squadtra emiliana è attrezzata per lottare fino in fondo per l’alta classifica. Sarà un avversario difficile per tutti. Noi dobbiamo guardare una partita alla volta e prepararla nei dettagli». Sulla prossima di sabato a Pordenone, precisa: «Troveremo un avversario forte sia davanti con giocatori di qualità, sia nel resto della squadra. Il Pordenone non è avversario facile da affrontare, in questa settimana dovremo allenarci al meglio senza sottovalutare niente. È una partita da prendere con le molle». La continuità dei risultati ha garantito la vetta della classifica. Si tratta di una dimostrazione di grande carattere, come ha sottolineato il direttore generale Stefano Marchetti, sapendo soffrire e portare a casa il risultato anche in momenti di difficoltà. Iori non ritiene che ci sia stato nelle ultime partite un calo nel secondo tempo: «Abbiamo ripreso il risultato a Bassano e portato a casa tre punti importantissimi con la Reggiana. Certo che c’è stato da soffrire, ma non vedo un nostro calo nella ripresa. C’è da lavorare e valutare bene questa sofferenza, che reputo dovuta alla forza dell’avversario». Ieri la ripresa della preparazione è stata anticipata di mezz’ora per approfondire la parte teorica, che precede il lavoro in campo, senza incorrere nel buio. Presente anche il diggì Marchetti. Intanto questa sera (ore 20) alla pizzeria Torre di Malta ci sarà la presentazione del nuovo club Le Mura della presidente Emanuela Signoretto, con una torta offerta dalla pasticceria Al Pozzetto di Cittadella. Alle 20.45 al Patronato Pio X l’ex azzurro Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori, parlerà sul tema: “Il pallone malato”.

Ore 13.50 – (Mattino di Padova) Con Andrea Paolucci è un altro Citta. A Bassano il suo ingresso in campo nella ripresa aveva portato al pareggio. Con la Reggiana, il suo ritorno da titolare dopo quattro gare è coinciso con la ritrovata vittoria. Due indizi forse non fanno ancora una prova, ma ci vanno vicini. «Sono contento della mia prestazione, era importante essere di nuovo disponibile in vista dello sprint di fine anno», ammette il centrocampista granata. «Ho superato l’infiammazione al ginocchio destro che aveva cominciato a darmi fastidio poco prima della trasferta di Lumezzane. L’articolazione non era quella operata l’anno scorso e il fastidio era probabilmente dovuto a un normale sovraccarico, ma è stato meglio essere prudenti». Il suo è un rientro importante, anche perché, pur tenendo conto del valore degli avversari incontrati, il Cittadella ultimamente è sembrato meno brillante rispetto a qualche settimana fa. «Ma non credo», replica Paolucci, «che sia una questione di condizione atletica, altrimenti non potremmo spiegarci il secondo tempo “in crescendo” di Bassano. Sono convinto, piuttosto, che nelle ultime due giornate siano stati commessi errori di gestione della partita. Con la Reggiana, ad esempio, ci siamo abbassati troppo, finendo col concederle il gol del 2-1 e perdendo di lucidità. È chiaro che una squadra come la nostra deve riuscire a tenere meglio il campo. Ma allo stesso tempo proprio questa gara ha dimostrato che sappiamo soffrire, ed è una qualità in grado di fare la differenza in un campionato tanto equilibrato». E adesso si va ad affrontare il Pordenone, che, al di là della sconfitta subita domenica dalla FeralpiSalò, è forse la vera rivelazione del girone. «Nell’ultimo turno si sono scontrate le squadre più in forma del momento e, curiosamente, dovremo giocare con loro le prossime due partite. Domenica i friulani hanno perso per 2-1 ma senza demeritare. Quella neroverde è una formazione che sa proporre trame di gioco interessanti, scende in campo con un 4-3-1-2 speculare al nostro e può contare su elementi esperti. Ma noi, lassù, ci vogliamo restare». In vista della trasferta di sabato pomeriggio il club “Angelo Gabrielli-Granata per sempre” sta raccogliendo le adesioni per un pullman al seguito della squadra. Ci si potrà iscrivere entro giovedì rivolgendosi al Bar Stadio, la spesa è di 10 euro (5 per i soci) più il biglietto d’ingresso (10 euro più diritti di prevendita). Stasera, intanto, alle ore 20, la pizzeria “Torre di Malta” di via Ca’ Nave 2 ospiterà l’inaugurazione del nuovo club granata “Le Mura”. Saranno presenti anche il direttore generale Marchetti, il tecnico Venturato e i giocatori Iori e Chiaretti.

Ore 13.30 – (Corriere del Veneto) Qualcuno avrà pure storto il naso ma alla fine quello che conta è vincere. E il Cittadella lo ha fatto, portando a casa tre punti di platino contro la Reggiana, diretta concorrente e squadra assolutamente all’altezza dei primissimi posti del girone A della Lega Pro. Ancora una volta, poi, la differenza l’hanno fatta gli uomini di maggior classe come Gianluca Litteri e Manuel Iori. Ossia il «braccio» e la «mente» di una squadra con tanta qualità e con tante armi a disposizione. «Sono contento per il gol — ammette l’ex centravanti di Ternana e Vicenza — abbiamo fatto bene nel primo tempo, meno nel secondo ma abbiamo saputo portare a casa il risultato. Anche questo è campionato: lottare con unghie e denti per portare a casa il risultato. La Reggiana nella ripresa ha messo in mostra tutte le sue qualità, io ho cercato di guadagnare più tempo possibile nel finale di partita perché avevo capito che eravamo un po’ in difficoltà. Essere la capolista significa lavorare ogni settimana per i frutti che raccoglieremo alla fine. Sinora lo stiamo facendo e siamo molto contenti di essere primi. Ma siamo all’inizio, la strada è ancora lunghissima». Manuel Iori sembra tornato davvero quello dei tempi migliori. Dopo due stagioni difficili anche a causa degli infortuni, il capitano granata è nuovamente decisivo, non soltanto con prestazioni sempre al di sopra della media ma anche con gol pesantissimi. E non soltanto dal dischetto. «Non è stata la nostra miglior prestazione — ammette Iori — ma in giornate come quella di sabato è fondamentale portare a casa i tre punti. Noi lo abbiamo fatto e dobbiamo essere in grado di dare continuità al nostro cammino se vogliamo arrivare in fondo». Ieri, intanto, è ripresa la preparazione in vista della trasferta in programma sabato a Pordenone. Venturato è orientato a confermare la stessa formazione che ha battuto la Reggiana, salvo infortuni o contrattempi al momento impossibili da prevedere.

Ore 13.00 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Uno scenario sempre più sgradevole”) L’atto d’accusa di Lavezzini nei confronti della squadra («Poteva dare e fare di più per salvare Parlato») è durissimo. E mette i giocatori con le spalle al muro, certificando che le fibrillazioni all’interno dello spogliatoio hanno pesato nel deludente rendimento del Padova e sull’esonero dell’allenatore. Uno scenario sgradevole, che la società avrebbe dovuto disinnescare sul nascere per agevolare e sostenere il lavoro di Parlato. Anche un grammo di incertezza infatti può intorpidire le energie di un gruppo di lavoro e alterarne gli equilibri. Ma ciò non è avvenuto. Perchè nella struttura biancoscudata non c’è quell’unità d’intenti che più volte è stata sbandierata. In questo modo la situazione è colpevolmente sfuggita di mano e la deflagrazione è stata inevitabile. Non resta ora che sperare nel nuovo allenatore, un nome che abbia la giusta credibilità, ma che soprattutto sappia riportare la dirigenza, lo staff tecnico e i giocatori sulla stessa lunghezza d’onda, ricompattando l’ambiente e risollevando le sorti di una stagione che rischia di complicarsi oltre ogni previsione. La domanda sorge però spontanea: quando verrà scelto? Fermo restando che la fretta può essere una cattiva consigliera, il Padova ha intrapreso una strada un po’ tortuosa, fatta di appuntamenti, sondaggi e relazioni, prima di arrivare alla tanto attesa fumata bianca. Eppure sabato si gioca di nuovo e non c’è molto tempo da perdere.

Ore 12.50 – (Gazzettino) Oltre al tecnico, serve anche un preparatore atletico. «Sì, bisogna parlare con l’allenatore che arriverà e vedere cosa ha già nella sua idea di staff o se bisogna cercarlo». Perché è stato esonerato Marin? «Fa parte dello staff di Parlato e automaticamente è stata fatta la scelta», ossia Marin era stato portato al Padova da Parlato. Lavezzini rimarrà dopo l’arrivo del nuovo tecnico? «Non lo so, ma una società deve avere nello staff della prima squadra e del settore giovanile degli elementi che possano dare una continuità per molti anni». Il diesse del Padova si sofferma poi sull’esonero di Parlato. «Sono state fatte delle considerazioni globali decise da tutti. Per me esonerare un allenatore è sempre una grande sconfitta, al di là di perdere un amico e una persona che stimo. Arrivare al campo e non vedere Carmine mi ha fatto effetto». Cosa ha detto alla squadra? «Mi è dispiaciuto tantissimo quello che è successo, però sia io e sia i giocatori abbiamo l’obbligo di migliorare e adesso qualche alibi viene meno. Una scossa doveva essere data, vediamo se ha effetto o meno, anche se spero di sì». Le colpe di Parlato? «Le colpe vanno distribuite tra tutti, io per primo». La settimana scorsa aveva detto che l’avrebbe difeso fino alla fine. «È un mio obbligo difendere chi lavora con me. Le cose sono maturate strada facendo e domenica è stata presa la decisione». Non aveva più in mano lo spogliatoio? «L’esonero non è stato causato per una situazione di spogliatoio, si è analizzata la situazione da luglio fino a oggi». Si dice che alcuni giocatori li abbia voluti lei e altri Parlato. «I giocatori li ho scelti io, mi assumo la responsabilità».

Ore 12.40 – (Gazzettino) «De Poli sa che ci aspettiamo un allenatore con personalità e che sappia rivalutare i nostri giocatori». È il presidente Giuseppe Bergamin a fissare l’identikit del nuovo tecnico che dovrà prendere il posto di Carmine Parlato. «Il direttore sportivo ha già avuto alcuni incontri, altri li deve fare per poi arrivare a una scelta. Ci vorrà ancora qualche giorno». Sabato però c’è la partita con l’Albinoleffe. «Abbiamo affidato la squadra a Lavezzini, all’occorrenza sa mandarla in campo». Questa mattina De Poli ha in agenda un appuntamento con Giuseppe Pillon, mentre ieri ha avuto un colloquio con Nanu Galderisi. Sono loro i profili al momento più gettonati, anche se non gli unici. Galderisi non ha mai fatto mistero di avere come sogno quello di allenare un giorno il Padova e vivendo in città ha il vantaggio di conoscere al meglio la piazza. Ambiente che è familiare anche a Pillon che di recente ha visto i biancoscudati all’opera nel successo con il Mantova, ed è legato da rapporto di amicizia di vecchia data con De Poli. Dicevamo di altri candidati, tra i quali Guido Carboni. «Leggo con piacere che il mio nome è associato ai biancoscudati, ma non ho sentito la società. Padova è una piazza prestigiosa, ho già avuto in passato Altinier e Petrilli. Se ci fosse la possibilità di allenare i biancoscudati, ne sarei felice». Altri indiziati sono Franco Lerda, anche se qualche anno fa non ha avuto rapporti idilliaci con i tifosi, e Fabio Brini. De Poli si mantiene abbottonato. «Sto cercando di affrettare i tempi per portare il prima possibile un allenatore, spero di suggerire alla società quello ideale per noi». Che profilo sta cercando? «Una persona che mi dia garanzie per iniziare un percorso e ridare equilibrio alla squadra».

Ore 12.30 – (Gazzettino) Ecco capitan Cunico: «Sono molto dispiaciuto, nel calcio è più semplice mandare via l’allenatore al posto di venti giocatori. Non compete a noi entrare nel merito delle decisioni della società, quello che ci compete è che il fallimento è soprattutto di noi giocatori, ci sentiamo responsabili al cento per cento. Sul piano umano sto male e provo un sentimento di riconoscenza verso Parlato, che è stato il primo a chiamarmi per farmi venire al Padova». L’ha sentito? «Sì, è dispiaciuto, però ha la tranquillità di quelli che sanno di aver dato tutto». Avevate percepito che la gara di Busto Arsizio poteva essere decisiva per la sua panchina? «Sapevamo che il momento era delicato e che andavamo a giocare con una squadra con la quale avevamo tutto da perdere se non venivano i tre punti». Adesso tra giocatori vi guarderete negli occhi. «L’abbiamo fatto spesso in queste settimane, ma non è servito a molto vedendo i risultati. La realtà è che siamo arrivati a un epilogo che nessuno avrebbe voluto». Lo spogliatoio era con Parlato? «Sì, è uno spogliatoio che va d’accordo». Dopo l’allenamento tutta la squadra è stata convocata all’Euganeo ed è stata tenuta a rapporto dallo stato maggiore della società.

Ore 12.20 – (Gazzettino) «Non voglio dire che la squadra ha giocato contro Parlato, ma inconsciamente non ha dato tutto quello che aveva dentro». Parole forti quelle dell’allenatore in seconda Rino Lavezzini, al quale è stato affidato temporaneamente il gruppo insieme ad Adriano Zancopè e al preparatore atletico Matteo Zambello della Berretti. Il primo allenamento dopo l’esonero di Parlato si svolge in un clima surreale, nel silenzio generale dei giocatori visibilmente scossi. Prima di andare in campo, biancoscudati a rapporto in spogliatoio da Lavezzini. «Ho parlato chiaro ai giocatori. Di solito abbiamo colpa noi allenatori, ma in campo vanno loro e qualcosa di più ci aspettavamo. La partita è stata molto evidente: abbiamo affrontato una delle squadre meno dotate tecnicamente e non abbiamo fatto niente di più per portare a casa un risultato importante e salvare una panchina che sapevamo tutti poteva essere in pericolo. Se avessimo voluto bene all’allenatore, qualcosa di più si poteva dare e fare. Chi arriverà dovrà dare una svolta importante: sono convinto che questa sia una buona squadra e ora deve dimostrarlo. Abbiamo tutti qualche colpa». Come si sente nei panni di allenatore ad interim? «Sono molto in difficoltà avendo con Carmine un rapporto di amicizia. Ho accettato questo incarico provvisorio perché ho un contratto, ma mi pesa. Quando sono entrato in spogliatoio e non ho visto i miei compagni di viaggio mi è mancato qualcosa che va al di là del calcio». Sarebbe rimasto fino al termine della stagione? «Probabilmente mi è stato anche chiesto, ma – ripeto – mi sento già in difficoltà così. Tra l’altro un mese fa ho avuto un problema fisico non grave, durante le partite lo stress è alto e non me la sento di rischiare per la mia salute. Ho un altro anno di contratto, poi smetterò». Che caratteristiche dovrà avere il nuovo allenatore? «La nostra squadra è molto tecnica, deve arrivare un allenatore che la faccia giocare e che abbia personalità. Poi i giocatori devono mettere quell’impegno che finora non sempre c’è stato».

Ore 12.10 – (Gazzettino) Un saluto a Parlato e al preparatore atletico Marin arriva anche dai ragazzi della Fattori che, dopo avere ribadito di non volere entrare nelle scelte tecniche, con eventuali loro opposizioni legate solo a “motivi etici”, così scrivono: «A Parlato e Marin saremo eternamente grati per la fantastica promozione della scorsa stagione e non saranno certo questi pochi mesi a cancellare la stima nei loro confronti. Auguriamo un grosso in bocca al lupo per il futuro». E aggiungono: «Chiunque arriverà come sostituto, se persona seria e pulita, sarà da noi sostenuto e come sempre faremo la nostra parte. Ricordiamoci che a luglio 2014 non avevamo una squadra da sostenere, l’anno scorso eravamo in D e che il nostro unico obiettivo stagionale è la salvezza». Sintetico, ma forte, il saluto dell’Aicb a Parlato: «Abbiamo vissuto insieme una stagione indimenticabile. È un arrivederci, non un addio».
Parole pesanti infine da parte dell’ex Nichele, non rimasto nell’attuale stagione, nonostante Parlato ne avesse chiesto la conferma: «Che amarezza vedere uomini grandi vaccinati che si riempiono la bocca di belle parole perché l’unico scopo che hanno è far passare che l’errore sta dall’altra parte. Se lavori con sotterfugi, meglio parli più fai brutta figura perché c’è anche chi sa come vanno veramente le cose, ma è risaputo che chi dà l’anima va a casa e chi c’inganna continua a starci vicino».

Ore 12.00 – (Gazzettino) «Grazie a voi ho vissuto emozioni che non avevo mai provato, sono fiero e orgoglioso di essere stato uno di voi e lo sarò sempre. E forza Padova». Arrivano attraverso il suo profilo Facebook e sono rivolte ai tifosi, accompagnate da una foto in cui saluta il pubblico dell’Euganeo, le prime dichiarazioni di Parlato dopo l’esonero. Una risposta alle centinaia di messaggi ricevuti da domenica attraverso i social forum dal popolo biancoscudato, tutti con parole di ringraziamento, attestati di stima e recriminazioni per la scelta fatta nei suoi confronti, a dimostrazione di un legame fortissimo con la piazza che, anche grazie a lui, ha vissuto un anno all’insegna dell’entusiasmo dopo l’incubo della mancata iscrizione della squadra.
«Ho conosciuto un signore, grazie» scrive Giglio, «Ora vedremo se il problema eri tu», polemizza Carmen, mentre Davide se la prende con i protagonisti in campo «prenderei a calci quei giocatori che ti hanno tradito». Più articolato il pensiero di Moreno: «I percorsi della vita a volte ci portano a raccogliere meno di ciò che meritiamo; quello che conta è il valore di un uomo. Carmine tu sarai sempre un vero uomo di valore e di rispetto, ti auguro le soddisfazioni che ti spettano». Sulla stessa lunghezza d’onda Mauro: «Sono triste per la decisione. Molte volte paga chi non ha colpa. Per sempre con noi».

Ore 11.50 – (Gazzettino) «Domenica sera mi ha chiamato il presidente Bergamin per comunicarmi la notizia, mi ha sorpreso la sua telefonata e mi ha fatto comunque piacere. Ho ringraziato lui e la famiglia Bonetto per avermi dato l’occasione di lavorare in una piazza importante come Padova». Sono le parole di congedo del “prof” Alan Marin, uomo di fiducia di Parlato. «È il mio primo esonero, non nascondo che ho faticato a dormire la notte scorsa. C’è il dispiacere di lasciare un lavoro incompiuto e, dopo le gioie della stagione scorsa, di non avere potuto dare quest’anno le soddisfazioni che si meritano alle famiglie Bergamin e Bonetto e a tutti i tifosi». Vi aspettavate l’esonero dopo la mancata vittoria con la Pro Patria? «Nella testa mia e dell’allenatore c’è stato sempre il pensiero di isolare la nostra situazione dal resto. Poi nel calcio non paga sempre chi deve pagare». Come ha sentito in queste ore Parlato? «Un po’ triste. Nella sua testa come nella mia l’idea era quella di chiudere l’esperienza biancoscudata in maniera differente. Posso assicurare che da parte nostra non è mai mancata la professionalità, l’aspetto umano e la consapevolezza del valore di questa maglia». Crede che la squadra abbia giocato contro il tecnico? «Non ha mai dato segnali di essere contro, e personalmente ho avuto sempre un ottimo rapporto con tutti i ragazzi e con le persone che lavorano attorno al gruppo. Quanto all’aspetto fisico, sono soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto».

Ore 11.30 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 11.00 – Qui Guizza: squadra divisa in due tronconi per il lavoro con la palla dopo un’ora di intenso lavoro atletico.

Ore 10.40 – Qui Guizza: intenso lavoro atletico. Assente Bucolo.

Ore 10.20 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento mattutino.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Mister inesperto? Lo si sapeva, e allora andava ‘protetto’ di più”) Il succo della chiacchierata del ds De Poli con i giornalisti può essere questo: “Dispiace, ma non si poteva più andare avanti così”. Padova in crisi di identità, involuto, confuso, senza “cattiveria” agonistica. E chi guida una squadra senza più capo nè coda alla fine salta. Il calcio è questo, se le cose vanno male impone sempre un capro espiatorio. Ma in questo caso l’esonero di Parlato si sta rivelando, con il passare delle ore, la soluzione più comoda (se di comodità si può parlare…) per compensare una serie di errori (da principianti?) commessi nell’allestimento dell’organico biancoscudato in estate, poi nella gestione dello stesso, infine nel rapporto squadra-società. Le parole di Rino Lavezzini, uno che di calcio ne ha masticato e ne mastica tuttora parecchio, bastano e avanzano per inchiodare al muro i giocatori, o parte di essi. In campo ci vanno loro e, da che mondo è mondo, vincono o perdono loro. Certo, anche l’allenatore ci mette del suo, in misura variabile (approccio alle gare, psicologia, scelte di formazione e cambi), ma non può sempre essere additato come “il” responsabile di un fallimento o di una mancanza perdurante di gioco e risultati. Il duro discorso del “vice” apre uno squarcio nella cortina fumogena che anche in viale Rocco è stata sollevata, nelle ultime settimane, per difendere operazioni di “mercato” che si sono rivelate sin qui deficitarie. Parlato era inesperto, come si fa intendere nella stanza dei bottoni? Lo si sapeva pure a giugno, quando sul tavolo l’argomento di discussione primario fu il rinnovo o meno del contratto (e ciò valeva pure per il direttore sportivo). E allora perché non lo si è aiutato ascoltandolo di più, sui giocatori da prendere, dimostrandogli la fiducia che si era meritato? Nel gruppo dirigente, invece, sono accadute cose strane, tra interferenze, un eccessivo impuntarsi su alcuni papabili per la rosa con cui affrontare la Lega Pro e atteggiamenti non proprio rispettosi dei ruoli. Risultato: alcune pedine del gruppo oggi sembrano completamente inutili. Due parole sul nuovo allenatore, che ancora non c’è (il che lascia sconcertati): c’interessa molto come interpreterà il proprio ruolo, nei confronti dei giocatori prima e della proprietà poi. L’importante è che venga con le idee chiare e con una personalità forte. Serve una svolta radicale, nelle teste e nel modo di stare in campo, altrimenti i guai del Padova sono destinati a continuare.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Forse serviva proprio un esonero, per dare la scossa… «E cercheremo di dargliela: io, per il breve tempo che ci sarò, e poi colui che arriverà. Sarà il prossimo tecnico a dover imprimere una svolta molto importante: questa è una buona squadra, ne sono fermamente convinto, ma ora deve farlo vedere. Una persona ha già pagato, ora tocca a loro dimostrare che sanno fare qualcosa di meglio di sabato». Prima dell’allenamento ha preso con sé capitan Cunico: ha chiesto una mano anche a lui, in vista dei prossimi giorni? «Prima di tutto ho voluto chiarire la mia posizione nei confronti dei giocatori: volevo che loro capissero che io, anche oggi, sono con Carmine. Ho accettato questa responsabilità, ma adesso chiedo di stimarmi per quello che sono. E non per quello che qualcuno possa pensare io abbia fatto, per prendere in mano una squadra che non ho assolutamente voluto». Se gliel’avessero chiesto, avrebbe accettato di sostituire Parlato? «Probabilmente mi è stato anche chiesto (allusione al fatto che la società aveva pensato anche a lui, ndr), ma se mi sento già in difficoltà a fare questi giorni da “traghettatore”, nei confronti di Carmine ancor più devo dire la verità: un mese fa ho avuto un problema fisico, niente di grave, ma che m’induce a non volermi ricalare nel clima di stress che questo mestiere richiede di sopportare. Non me la sento di rischiare, ne va della mia salute: un anno fa ho scelto di fare il secondo per la mia tranquillità, per rimanere comunque in un ambiente che mi piace molto. Ma c’è una cosa che voglio dire, e la voglio dire ai tifosi». Prego. «La cosa più importante, qui, è la società. Rimanetele vicini perché, oggi come oggi, non se ne trovano così». Di che allenatore ha bisogno questo gruppo, secondo lei? «La nostra è una squadra molto tecnica, e credo che debba arrivare un tecnico che la faccia giocare a calcio, palla a terra, con una certa personalità. Ma l’importante è che mettano l’impegno che, finora, non sempre c’è stato: le colpe che hanno portato la società a decidere l’esonero, in percentuale, sono da dividere a metà». È sbagliato pensare che il gruppo abbia giocato contro il mister? «Sicuramente c’è stato un “adagiamento” che ha portato a questa situazione, ma non direi che gli hanno giocato contro. Di sicuro non hanno dato tutto quello che avevano dentro: Carmine qui non dava fastidio a nessuno».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Con il magone in gola, e dentro una grande rabbia. Rino Lavezzini, ieri pomeriggio, dopo essere stato per quasi un anno e mezzo il “vice” di Carmine Parlato, si è ritrovato da solo a guidare il primo allenamento settimanale. Ha guardato i giocatori negli occhi, gli è toccato tenere – controvoglia – il discorso nello spogliatoio. E prima di andare giù pesante sul campo, con quasi due ore di seduta per gran parte atletica (insieme al preparatore della Berretti, Marco Zambello), non si è… tenuto nemmeno nel “faccia a faccia” con i giocatori. «Devo dire che sono molto in difficoltà», le prime parole di Lavezzini, «perché con Carmine c’era un rapporto di stima e di amicizia. Io sono qui per “traghettare” questa squadra in attesa che arrivi un nuovo allenatore, e devo farlo perché ho un contratto e lo devo rispettare. Il mio incarico, però, è solo provvisorio, spero sia il più breve possibile perché questa situazione mi pesa». Cosa intende dire? «Oggi (ieri, ndr) mi sono ritrovato solo. Non ho visto più i compagni di un viaggio durato più di un anno, bellissimo, ed entrambi mi sono mancati tantissimo: mi è mancato qualcosa nello spogliatoio, più amici che colleghi». Cosa ha detto ai giocatori? «Ho parlato chiaro: di solito abbiamo colpe noi allenatori, ma sono i giocatori ad andare in campo e tante volte è lecito attendersi molto di più da loro. Sabato abbiamo giocato contro una squadra, la Pro Patria, che con tutto il rispetto ritengo una delle meno dotate tecnicamente di questa categoria, e non abbiamo fatto niente per portare a casa un risultato importante e per salvare una panchina che tutti sapevamo essere in pericolo. Il cambio dell’allenatore era un rischio concreto, e se gli avessimo voluto bene qualche cosa di più l’avremmo potuta fare». Parole forti… «Sono un amico di tutti i giocatori, sono quello che porta l’allegria nel gruppo. Ma quando ci vogliono, certe parole bisogna tirarle fuori. Una squadra che non c’è, non c’è mai. Noi, invece, in alcune partite abbiamo dimostrato di essere un’ottima squadra, ma in altre non l’abbiamo fatto. E spesso anche nelle gare meno difficili: è per questo che tutti abbiamo colpe, io compreso».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) In tanti casi a giocare un ruolo decisivo nelle sorti di un allenatore è lo spogliatoio. È possibile che Parlato non avesse più in mano il gruppo e che questa situazione abbia giocato un ruolo decisivo sulla sua sorte? «Il problema non è lo spogliatoio. Lui ha pagato la situazione di classifica e la mancanza di alcuni aspetti che si sono protratti da inizio campionato. Qualcosa che non va sicuramente c’è, sarebbe stupido dire il contrario. Anche perché, se fosse stato tutto a posto, non lo avremmo mandato via. Ma questo è uno spogliatoio dove non ci sono grandi diatribe, non c’è invidia e nessuno tra i giocatori ha causato l’addio dell’allenatore». Può essere un problema di mancanza di identità di vedute? In fase di mercato e nell’allestimento della squadra tutte le scelte sono state condivise? «Io mi assumo le responsabilità di aver costruito la squadra e, anche se qualcuno può aver contribuito dandomi una mano, le scelte finali le ho fatte io». Lei ha incontrato già diversi allenatori, vagliando profili differenti tra loro. Come sarà il prossimo allenatore del Padova? «Dev’essere una persona che dia garanzie di sicurezza. Bisogna iniziare un percorso che possa dare equilibrio a questa compagine. Non centra l’età dell’allenatore, ci sono tante componenti da valutare. Una scossa doveva essere data, l’abbiamo fatto, vedremo se ha avuto senso o no». L’allontanamento anche del preparatore atletico Alan Marin sognifica che la società è insoddisfatta della condizione atletica della squadra? «Marin è stato con noi un anno e mezzo e ha lavorato molto bene la scorsa stagione. Non vedo perché tre mesi debbano far cambiare idea su chi ha operato con noi in maniera efficiente. Lui fa parte dello staff di Parlato e per questo abbiamo deciso di cambiarlo». Resta ancora in piedi l’idea che Rino Lavezzini possa restare, almeno per qualche partita di campionato, come primo allenatore? «No, Lavezzini è un allenatore pro tempore. Spero di trovare al più presto il nuovo tecnico, ma non dobbiamo farci condizionare. Lavezzini, in ogni caso, resta con noi. Per una decisione della società, e anche mia personale, nello staff tecnico della prima squadra e del settore giovanile ci vogliono elementi che diano continuità per parecchi anni».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) La seconda era del nuovo corso del Calcio Padova, quello risorto dalle ceneri lasciate dalla gestione Penocchio-Cestaro, comincia in maniera molto mesta. Per la prima volta dopo 15 mesi, al campo di allenamento della Guizza non c’è Carmine Parlato, e con il tecnico napoletano è evaporata anche quella voglia di ridere e scherzare che aveva accompagnato soprattutto il campionato della scorsa stagione. Da un paio di mesi a questa parte la situazione si è pian piano incrinata e tanti lunedì delle ultime settimane si sono aperti con il discorso alla squadra dello stesso Parlato e di De Poli. Ieri, però, a parlare ai giocatori c’era solo il direttore sportivo, che li ha riuniti nello spogliatoio prima di dare via all’allenamento. «Ho iniziato confessando alla squadra che sono molto dispiaciuto per quanto è successo», ha raccontato poi De Poli. «Proprio per questo adesso abbiamo tutti l’obbligo di fare di più per migliorare la situazione. Devo fare di più io così come i giocatori, perché gli alibi non ci sono più». Lo stesso direttore sportivo, quando i risultati stavano peggiorando, ha sempre difeso il mister, dicendo che sarebbe stato dalla sua parte sino alla fine. Cos’è cambiato per arrivare a questa scelta? «Uno degli obblighi che comporta il mio ruolo è quello di difendere tutte le persone che lavorano con me, dall’allenatore, ai giocatori, passando per i segretari. Ma quello che ho detto anche alla squadra è che l’esonero di Parlato è una grande sconfitta, soprattutto per me. Ho dovuto lasciare a casa un amico e una persona che stimo molto, e vi assicuro che non è stato piacevole. Arrivare al campo e non vedere Carmine è brutto, abbiamo passato tante giornate felici e gratificanti. Mi è spiaciuto molto a livello personale, ma il calcio ha le sue leggi». Nel corso della riunione di domenica pomeriggio è stata vagliata da parte della società anche l’ipotesi di continuare con il tecnico campano? Cosa vi ha spinto a cambiare la guida tecnica? «Abbiamo fatto delle considerazioni globali, che sono state discusse e decise da tutta la società. Ci sono tante congiunture che vanno analizzate e le colpe devono essere divise tra il sottoscritto, i giocatori e l’allenatore».

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) A parlare a nome della squadra intera, invece, è stato Marco Cunico. Che ieri mattina ha telefonato al suo ormai “ex” mister, esprimendogli tutto il suo rammarico: «Io sto male dal punto di vista umano. Non potrò mai essergli abbastanza riconoscente: quando diventò allenatore del Padova, la prima telefonata che fece fu per chiamarmi qui, e non smetterò di ringraziarlo. L’ho sentito intristito, dispiaciuto, ma consapevole di non avere nulla da rimproverarsi. Ho avvertito la serenità di colui che sa di aver dato tutto ciò che aveva». Quanto al gruppo, invece, ora arriva il momento della resa dei conti: «Nel calcio cacciare l’allenatore è la cosa più semplice da fare. Io non discuto l’aspetto tecnico, giudicare la decisione della società non mi compete. Ma il fallimento è soprattutto di noi giocatori, perché ora è venuto a mancare un pezzo fondamentale nella costruzione della squadra, e ce ne sentiamo responsabili al cento per cento». Tanto più che già da qualche tempo ormai la panchina di Parlato non era più molto stabile: la prestazione di Busto Arsizio, in tutto il contesto, è per questo ancora meno giustificabile. «Sapevamo che il momento era delicato», ammette Cunico, «e senza la vittoria avevamo tutto da perdere». La squadra. Doppia seduta alla Guizza oggi per i biancoscudati, che si ritroveranno già alle 10 per la prima seduta. Ieri pomeriggio Aperi e Altinier hanno interrotto anzitempo l’allenamento, ma non dovrebbero essere in dubbio per la sfida di sabato pomeriggio (ore 15) con l’Albinoleffe.

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Per alcuni di loro Carmine Parlato è stato ben più di un semplice allenatore. Ritrovarsi alla Guizza e non rivederlo al campo, dopo un anno e mezzo nel quale la routine era rimasta immutata, non è stato facile. Di certo per chi, dei giocatori, era a Padova già l’anno scorso. Tanto più per quelli che avevano seguito in biancoscudato il tecnico partenopeo, dopo gli anni a Rovigo o a Pordenone. Matteo Dionisi ieri aveva lo sguardo quasi assente, e pochissima voglia di parlare: «Non me la sento, non saprei cosa dire…», le sue uniche parole prima dell’allenamento. Daniel Niccolini, invece, è riuscito a dire la sua nonostante l’amarezza: «In questi casi non si può mai dare tutta la colpa ad una sola persona», ha ammesso il difensore toscano, «ma sappiamo che nel calcio va così. Dopo 5 o 6 anni vissuti insieme, per me è brutto ricominciare senza il mister: era quasi un secondo padre, più che un semplice allenatore. Ci sono dinamiche, però, che vanno al di là dei rapporti personali: è andata così, e non possiamo fare altro che accettarlo». Niccolini, uno dei “fedelissimi” di Parlato, non avrebbe mai voluto vivere questo momento: «A Busto avremmo dovuto vincere a tutti i costi, ma non ci siamo riusciti. Carmine è forte, e anche da questa sconfitta saprà risalire».

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Chi si andrà a sedere sulla panchina occupata sino a sabato scorso da Carmine Parlato? Ipotesi se ne fanno tante, ma nessuna sembra al momento godere di una maggiore sostanza da parte di De Poli, che dovrà comunicare la sua scelta alla proprietà entro le prossime 48-72 ore. Ieri, al campo, il direttore sportivo ha ammesso che «stiamo vagliando alcuni nomi e credo che prima di sabato possa arrivare il nuovo mister». Come interpretare le sue parole? In vari modi: 1) che il sostituto dev’essere ancora scelto fra una rosa di 2-3 papabili, non di più; 2) che il tecnico su cui si punta è già stato individuato ma che c’è bisogno di un incontro preliminare con Bergamin e Bonetto per discutere condizioni e durata dell’accordo; 3) che l’allenatore deve forse “liberarsi” da un contratto in essere con un’altra società. Chi può fare al caso del Padova? Si è parlato di “Nanu” Galderisi e di Bepi Pillon, entrambi con trascorsi biancoscudati, ma i due non sarebbero in cima alla lista di De Poli, così come non lo è Fabio Brini. Quanto a Carmine Gautieri, ieri ha smentito di avere avuto contatti con la società biancoscudata, ma ha ammesso: «Ad una piazza come quella di Padova non si può dire di no a priori. Bisogna valutare bene il progetto e poi si decide». Insomma, non sembra neppure lui in pole position. E allora? Sarebbero in ascesa le quotazioni di Guido Carboni, fratello di Amedeo, ex terzino della Roma, che De Poli conosce bene per averci lavorato assieme al Giorgione. Fra gli altri, ha allenato in B a Crotone, Frosinone ed Empoli, e in terza serie a Benevento.

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) A proposito del vice di Carmine Parlato, che ieri ha diretto l’allenamento del lunedì. Le parole del tecnico emiliano sono state autentiche bordate ai giocatori. «Di solito abbiamo colpe noi allenatori — ha detto — ma mi aspettavo qualcosa di più dai giocatori. Sapevano che la panchina era in pericolo e sabato giocavamo contro una delle squadre meno dotate del girone. Ma non abbiamo fatto nulla per vincere e, se volevano bene all’allenatore, qualcosa di più dovevano dare. Chi arriverà dovrà ora dare una scossa importante, perché serve. Penso che le percentuali di esonero siano da dividere in parti uguali. Allenare io in maniera definitiva? Magari mi è stato anche chiesto ma ho avuto un piccolo problema fisico un mese fa e quindi non me la sento, per molti motivi». Queste, invece, le dichiarazioni di De Poli: «Ai giocatori ho detto che per me è sempre una grande sconfitta — sottolinea il ds biancoscudato — al di là di perdere una persona amica e che stimavo. Abbiamo vissuto tante giornate felici e gratificanti, però il calcio ha una legge che può essere applicata a tutti, si va avanti così. Al gruppo ho ricordato che adesso tutti, sia io che loro, abbiamo un obbligo di migliorare quello che possiamo perché ora mancano gli alibi. Incontrerò alcuni allenatori e poi tireremo le somme».

Ore 08.30 – (Corriere del Veneto) Oggi, salvo sorprese, il Padova annuncerà il successore di Carmine Parlato. L’esonero del tecnico campano lascia, per ora, un vuoto non colmato sulla panchina biancoscudata, ma la questione dovrebbe risolversi a breve. Nel giro di poche ore terminerà il giro d’orizzonte del ds Fabrizio De Poli, che ha incontrato Giuseppe Galderisi e che farà lo stesso anche con Giuseppe Pillon e Guido Carboni. Ci potrebbe essere un quarto nome: nessuna conferma univoca ma gli indizi portano a Franco Lerda. Galderisi è un nome molto caldo, verrebbe con entusiasmo e saprebbe anche dove intervenire, considerato che conosce piuttosto bene la squadra e i giocatori. La piazza, in merito al suo arrivo, è divisa. C’è che ricorda gli esoneri passati ma è altrettanto vero che «Nanu» ha fatto bene (per esempio) a Foggia e a Lucca e potrebbe trovare stimoli e chiavi giuste per risollevare la squadra. Pillon tornerebbe con entusiasmo, ha già dato disponibilità ed è una pista calda così come quella che porta a Guido Carboni, che è stato sondato con decisione anche dal Siena e piace molto a De Poli. I due si conoscono da oltre vent’anni, da quando Carboni era centravanti del Giorgione e De Poli consulente di mercato con Rino Lavezzini allenatore.

E’ successo, 30 novembre: primo allenamento settimanale guidato da Rino Lavezzini, mentre si cerca il nuovo allenatore.




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