Live 24! Padova-AlbinoLeffe, -5: allenamento guidato da Lavezzini, si attende il nome del nuovo allenatore

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Ore 22.30 – (Il Piccolo) Non avrà raggiunto il piccolo record di tre vittorie consecutive, ma ieri Elio Roncelli ha avuto almeno la soddisfazione di far vedere probabilmente la migliore Triestina di questa stagione, per gioco, intensità e occasioni create. Alla fine è mancata solamente la vittoria, ma nonostante lo 0-0 il mister, preparatore dei portieri prestato in queste settimane al ruolo da titolare, può sicuramente essere contento: «Innanzitutto voglio sottolineare che non inseguo nessun record e non mi metto certo a confronto con allenatori più bravi di me, perché come ho già detto sono solo un traghettatore e cerco di dare una mano nei limiti del possibile. Per quanto riguarda la partita, è mancato solamente il gol, un vero peccato. Per il resto, credo che la gente allo stadio si sia davvero divertita con questa Triestina: io almeno ho visto tanti tiri in porta, un buon numero di occasioni, tanto carattere e raddoppi continui. Insomma, la squadra mi è piaciuta molto, sia per come si è mossa che per l’intensità che ci ha messo. Ripeto, alla fine è mancato solamente il gol, e comunque portiamo a casa almeno un punto». A colpire, della prestazione dell’Unione contro il Dro, in effetti è stata proprio l’intensità agonistica e la brillantezza fisica. Ancora più sorprendente considerato che si trattava della terza partita in sette giorni, senza dimenticare la precarietà degli allenamenti della scorsa settimana. Evidentemente l’aspetto psicologico in questo caso ha una grande importanza, e proprio qui probabilmente arriva il contributo più significativo di Roncelli: «Per me l’aspetto psicologico è molto importante – dice – per questo cerco sempre di trasmettere certi input sul piano del carattere ai ragazzi, con i quali ho un gran rapporto. Cerco di spronarli molto, di dare loro continuamente degli stimoli, un allenatore non credo debba rimanere passivo in panchina. E forse così si spiega anche questa intensità». Roncelli spiega anche come è nata la sorprendente mossa di Andjelkovic attaccante: «È nata sabato sera. Del resto non è che ci fossero tante alternative in attacco con la squalifica di Giordani, e allora è venuta questa idea di mettere Andjelkovic davanti, cosa che ha trovato l’approvazione di tutti. E il ragazzo ha anche fatto bene».

Ore 22.10 – (Il Piccolo) C’è una luce nel buio che avvolge il Rocco. Anzi è una fiammella accesa dai ragazzi dell’Unione assieme al loro allenatore improvvisato che porta il nome di Elia Roncelli. Una fiammella che ha riscaldato i pochi spettatori infreddoliti sugli spalti nonostante in campo non si sia visto un gol e il match contro il Dro (quelli dello spareggio di maggio) sia finito 0-0. Perché quella di ieri potrebbe essere l’ultima esibizione nello stadio monumentale semideserto(se il Comune confermerà la sua posizione), perché quella di ieri potrebbe essere l’ultima partita o quasi dell’Unione 2012 (dipende da cosa deciderà nei prossimi giorni il tribunale), perché quella di ieri potrebbe essere l’ultima panchina di Roncelli (sette punti in tre gare, ma vuole tornare a fare il suo mestiere e cioè il preparatore dei portieri). Tutto rigorosamente al condizionale il destino della Triestina anche se la cordata romana sembra vicinissima all’acquisto. L’unica certezza è che ieri la squadra ha giocato la miglior partita vista quest’anno tra le mura amiche (si fa per dire). Ed è tutto merito di un gruppo ridotto a poco più di una dozzina, che in una settimana ha vinto due gare in trasferta, praticamente non ha avuto modo di allenarsi e che non aveva alternativa a schierare lo stopper Andjelkovic come centravanti. Era successo con il mitico Ildefonso Lima all’epoca Tonellotto. Ricordi che non aiutano. La scelta quasi obbligata è la chiave per capire come l’Unione non sia riuscita a vincere una partita dominata (con almeno sei palle-gol costruite). Perché la fisicità e la volontà dello sloveno ha dato una mano al centrocampo ma l’assenza di una punta di ruolo (non che Giordani squalificato sia un fenomeno) ha impedito alla squadra di concretizzare quello che avrebbe meritato. Ci ha messo del suo anche il portiere Crimiti che nel recupero è riuscito a deviare con le falangi un velenoso diagonale di Santoni. Con Andjelkovic punta centrale Roncelli inventa Catalano stopper a far coppia con l’ormai collaudato (anche lui centrocampista) Di Dionisio. L’unico difensore di ruolo è Crosato. A centrocampo ci sono Proia e Migliorini con Pontrelli, Baggio e Morelli a fare da incursori. Proprio Migliorini è in gran giornata: corre, dribbla, suggerisce. I centrocampisti raddoppiano quando i difensori sono in difficoltà. Cose mai viste da tanto, anzi troppo tempo al Rocco. Il Dro colleziona dopo 15’ l’unica vera occasione della gara ma la scivolata di Di Senso sciupa l’ottimo cross di Ruaben. Pontrelli, volitivo nonostante la scarsa preparazione, spara a lato da buona posizione (20’), poi Morelli batte bene in diagonale ma trova l’opposizione del portiere ospite. Al 37’ Andjelkovic fa da torre per Proia ma Crimiti è ancora attento. Nella ripresa l’Unione cresce ancora. Il pressing alto mette in serie ambasce il centrocampo trentino. Dal 5’ al 9’ Migliorini e Pontrelli battono a rete ma la difesa respinge in extremis. Poi entra Santoni per Baggio e sulla sinistra la manovra si vivacizza. Proprio il neo-entrato calcia male in contropiede (30’) e poi nel recupero viene neutralizzato dal porttiere. Quando esce Catalano, Andjelkovic torna in difesa. E il Dro non trova sbocchi. Finisce con un nulla di fatto immeritato per i padroni di casa. Da oggi si volta pagina. Forse. Adieu Unione, chapeau ragazzi.

Ore 21.50 – (La Provincia Pavese) «Mi ha fatto piacere tornare, anche se sarebbe stato meglio farlo con una bella vittoria. Comunque abbiamo pareggiato, non perso: bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno». Rientrato dall’infortunio muscolare di Cuneo, Mattia Marchi schiaccia il tasto dell’ottimismo: «Purtroppo siamo stati ripresi due volte, dopo che la partita si era incanalata bene. Pressioni perché non si vince? Secondo me no, ci siamo allenati sempre bene in settimana. Nonostante il pareggio abbiamo anche fatto una buona gara, dando il massimo e anche sotto l’aspetto caratteriale. Le voci sul mister? Nello spogliatoio non ci hanno toccato». Marchi era tornato ad allenarsi col gruppo già da un po’: «L’umore? E’ quello di una squadra che doveva vincere a tutti i costi e non ci è riuscita, ma siamo una squadra forte sia tecnicamente che caratterialmente e ritorneremo subito a lavorare alla grande». Che il Pavia resti una delle favorite lo certifica il tecnico del Mantova, Javorcic: «Il Pavia è una squadra fortissima, con individualità importanti, che alla fine si troverà a lottare per la promozione».

Ore 21.30 – (La Provincia Pavese) «Purtroppo i miei gol sono serviti a poco, speriamo in futuro in un gol vittoria». Antonio Marino contro il Mantova ha messo a segno la seconda rete consecutiva, sempre di testa su corner dopo quello al Moccagatta all’Alessandria. E sono state anche le prime due reti in azzurro, dopo che era arrivato a gennaio dal Venezia con la fama di difensore goleador (4 reti in metà stagione). «La soddisfazione personale in entrambe la partite è passata in secondo piano, perché purtroppo non siamo riusciti a fare tre punti – dice Marino – stavolta secondo me la gara va vista in maniera positiva. Gli episodi ci stanno condannando e al primo errore, alla prima incertezza prendiamo gol. Però dobbiamo restare uniti, continuare a lavorare come facciamo sempre in settimana e penso che usciremo da questo periodo. I risultati non vengono e questo crea un po’ di insicurezza, bisogna solo stare sereni. L’anno scorso il calo l’abbiamo avuto nel finale di stagione e non siamo riusciti a vincere il campionato. Adesso sta capitando nella seconda parte del girone d’andata e anche se stiamo perdendo dei punti importanti siamo lì, a poca distanza dalla prima. E credo che il campionato si giocherà nella seconda parte. Noi ci siamo e non abbiamo intenzione di mollare». All’orizzonte c’è la Coppa Italia a Verona, un sedicesimo di finale mai raggiunto dal Pavia nella storia. «Una soddisfazione, che serve anche a ricordare come all’inizio della stagione abbiamo battuto una squadra di B e una di A – dice il ventisettenne di Mazara del Vallo – questo vuol dire che qualcosa di buono ce l’abbiamo. E’ l’occasione per staccare mentalmente dal campionato e avere nuovi stimoli. E poi sotto con la Reggiana, una gara importante per tornare a vincere e risalire la classifica. Titolare all’inizio, Marino lo è tornato solo ad Alessandria: «Dopo Cuneo ho avuto un problema muscolare e sono rimasto un po’ fuori, perdendo anche un po’ di condizione rispetto agli altri. Poi chi ha giocato ha fatto bene».

Ore 21.10 – (La Provincia Pavese) Il Pavia, attraverso il direttore generale Nicola Bignotti, lo aveva detto a inizio settimana: mister Michele Marcolini «gode della nostra piena fiducia e quindi può continuare a lavorare serenamente». E non può essere certo un pareggio con il Mantova, sia pure indigesto (soprattutto per come è maturato), a determinare un repentino quanto clamoroso ripensamento. Dunque il tecnico resta al suo posto, anche perché ci sono due gare importantissime all’orizzonte: mercoledì i sedicesimi di Coppa Italia a Verona, un traguardo storico per il Pavia che lo stesso Marcolini assieme alla squadra si è conquistato in estate battendo prima il Latina e poi il Bologna; e domenica pomeriggio la trasferta di campionato con la Reggiana, altra squadra che dopo un grande inizio ha bruscamente frenato (2 punti nelle ultime 5 giornate). Fino a queste due gare la situazione allenatore rimane in stand by e oltretutto manca ormai poco alla fine del girone d’andata e all’inizio del mercato di gennaio. Proprio in previsione del mercato di riparazione il Pavia deve sciogliere il nodo del direttore sportivo. Dopo l’uscita di scena di Massimo Londrosi, che ha aveva allestito la nuova rosa, il Pavia ha portato a termine, a parte Pavan, solo operazioni in uscita: tra queste De Cenco, Pederzoli, Soncin e Rosso. Le ha fatte con il dg Bignotti, che però non è uomo mercato, assieme ad Andrea Mussi, già collaboratore di Londrosi e che teoricamente ne avrebbe preso il posto. Mussi però non ha ancora l’abilitazione per fare il ds. Proprio per questo motivo lo stesso Londrosi dopo la rottura col Pavia aveva presentato un esposto alla procura federale della Figc, segnalando che Mussi svolgerebbe abusivamente il ruolo di ds. Londrosi è stato poi ascoltato su queste e altre questioni e venerdì la procura federale è andata nella sede del club per alcune audizioni (mentre sabato mattina il Pavia ha ricevuto la visita della Covisoc, la commissione di vigilanza sulle società di calcio, nell’ambito di controlli di routine). Mussi comunque ha completato il corso per l’abilitazione a direttore sportivo e dovrebbe ottenere a breve l’attestato, in tempo per operare autonomamente sul mercato di gennaio. Il Pavia però – forse per cautelarsi – starebbe anche sondando altri ds, in particolare un paio tra quelli che hanno già lavorato con Bignotti. A proposito di mercato, una delle operazioni in uscita che il Pavia vorrebbe compiere riguarda Denny Cardin, ormai ai margini della rosa. Il giocatore però avrebbe rifiutato il trasferimento alla Pro Patria, a fronte di un incentivo all’esodo ritenuto troppo basso, e per questo non è stato nemmeno convocato per la gara contro il Mantova.

Ore 20.50 – (Gazzetta di Reggio) E’ una Reggiana dai due volti. Quella che nella prima parte del campionato viaggiava ai vertici della classifica, segnava, convinceva e non prendeva gol. E quella più recente, del mese di novembre, che invece ha inanellato prestazioni da spareggio playout, a ridosso dalla retrocessione diretta. Ovviamenente la classifica che conta è quella complessiva, che tiene conto dei momenti positivi e negativi. E soprattutto i conti si faranno alla fine. Ma se si ricorre a questo artificio, di considerare gli ultimi cinque match a se stanti, si vede con chiarezza come il ruolino di marcia granata sia molto deficitario. In cinque gare la Reggiana ha totalizzato appena 2 punti, pareggiando con il Sudtirol e la Pro Patria e rimendiando tre sconfitte con Cuneo, Pordenone e Cittadella. Fino alla 9^ giornata i granata avevano subito solo due reti, poi diventate 9 nel volgere di sole quattro gare. In fondo a questa classifica parziale si trova anche il Pavia (3 punti), la cui panchina traballa. Stesso punteggio per il Padova che ha esonato ieri mister Carmine Parlato. Tre punti anche per il Bassano, che sta andando con il freno a mano tirato. La Pro Patria da quando è arrivato Alessio Pala ha raccolto i primi punti grazie a tre pareggi: l’obiettivo del mister è quello di arrivare allo spareggio playout. Negli ultimi tempi si segnala il grande exploit del Feralpisalò, salito in classifica al secondo posto, capace di raccogliere 12 punti in 5 gare. Ieri la formazione bresciana ha battuto il Pordenone 2-1. Molto bene anche l’altra squadra in seconda posizione, l’Alessandria, che ha raccolto 10 punti e che si conferma come una delle realtà più belle del girone. Scorrendo la classifica parziale si nota l’ottimo andamento della Cremonese, il rilancio del Cuneo e il buon ruolino di marcia del Sudtirol. Per fortuna la classifica vera, quella che conta, dice che la Reggiana è al settimo posto a 20 punti, a quattro lunghezze dai playoff. Occorre ripartire e occorre farlo da quello di buono che si è visto a Cittadella.

Ore 20.30 – (Gazzetta di Reggio) «Sicuramente abbiamo bisogno di un centrale difensivo e dobbiamo fare qualche valutazione anche sugli esterni. A gennaio torneremo sul mercato, come l’anno scorso quando abbiamo fatto un paio d’interventi importanti, con Giannone e Vacca». Il direttore generale Raffaele Ferrara rassicura così chi in queste ultime giornate ha fatto notare i limiti della Reggiana e spiega che le scelte del mercato estivo sono state fatte sulla base di una certa idea di gioco, la difesa a quattro, che poi è cambiata nel corso del campionato. Dopo la sconfitta a Cittadella i tifosi hanno iniziato a puntare il dito sulle carenze dell’organico di mister Colombo. Ne abbiamo parlato con il dg, che è uno dei principali artefici di questa squadra. Ferrara, in difesa la coperta è corta e nelle ultime gare sono emersi evidenti limiti. Come mai? «In estate pensavamo di giocare a quattro. Non avevamo messo in preventivo di giocare con tre centrali. Adesso, con l’infortunio di Sabotic, abbiamo bisogno di un centrale. La Reggiana deve tenere duro un mese e mezzo e poi interverremo sul mercato di gennaio». Anche sulle fasce il gioco non decolla. Farete qualche valutazione anche lì? «Certo. Con questo modulo gli esterni servono parecchio. La valutazione di quest’estate era continuare sulla falsa riga dell’anno scorso. Poi bisogna valutare se un giocatore gioca meglio in un modulo, piuttosto che in un altro. Comunque credo che i nuovi arrivati stanno facendo la loro parte». Nel mercato estivo sono stati commessi errori? «In estate si pensava di dover rafforzare l’attacco. E per questo abbiamo preso Nolè e Arma che stanno facendo bene, cosa tra l’altro che non stupisce perché erano due giocatori noti». Cosa si sente di dire a chi invoca interventi sul mercato? «A fine dicembre avremo le idee chiare su quale sia la situazione tattica più omogena per questo gruppo ed interverremo di conseguenza». A Cittadella che squadra ha visto? «Sicuramente il risultato finale è un po’ bugiardo. Loro hanno fatto gol ai primi due tiri in porta. Potevamo almeno pareggiare, perché abbiamo avuto quattro o cinque palle gol nel primo e nel secondo tempo. Mi sembra che tutto sommato il pareggiato era il risultato più giusto». La difesa a Cittadella e in casa con il Pordenone è stata il punto debole… «Ci sono stati errori individuali, una volta di uno, poi di un altro. Diciamo che a novembre le cose, anche gli episodi, non sono girati per il verso giusto». Che prospettive vede per i granata? «Quella con il Cittadella è stata la partita giocata meglio degli ultimi tempi. Questo mi fa pensare che potremo uscire da questo momento. Dicono che il Cittadella sia la squadra candidata a vincere il torneo, e noi ce la siamo giocata alla pari con loro». Cosa salva della partita allo stadio Tombolato? «Da due o tre partite Nolè ha ripreso a giocare e nel reparto avanzato ci darà una grossa mano. Maltese ha fatto una buona partita e tutto il centrocampo ha mostrato capacità di gioco».

Ore 20.10 – (Gazzetta di Mantova) Dopo l’ottimo pareggio conquistato sabato a Pavia, oggi i biancorossi godranno di un giorno di riposo supplementare, concesso da mister Javorcic in considerazione del fatto che il prossimo match con l’Alessandria sarà giocato lunedì prossimo. La ripresa degli allenamenti è fissata per domani, quando la squadra lavorerà sia al mattino e sia nel pomeriggio. Una doppia seduta è in programma anche per mercoledì, mentre giovedì i calciatori saranno lasciati liberi. Gli allenamenti riprenderanno quindi venerdì con una seduta mattutina, che verrà bissata sabato. Domenica, infine, nel pomeriggio Javorcic dirigerà la rifinitura. Il tecnico croato riavrà a disposizione questa settimana Scrosta, che ha scontato la squalifica saltando la gara di Pavia. Resteranno fuori causa, invece, capitan Caridi e Beretta a causa dei rispettivi infortuni e il portiere Pane che si sta comunque allenando ed è vicino al recupero dopo la microfrattura alla rotula. Va ricordato che Mantova-Alessandria sarà giocata lunedì prossimo alle ore 20 al Martelli e che l’incontro verrà trasmesso in diretta tv su Raisport 1.

Ore 19.50 – (Gazzetta di Mantova) Pur a piccoli passi, il Mantova sembra avviato sulla strada giusta per conquistare la salvezza, obiettivo ufficialmente indicato dalla società all’inizio di questa tribolata stagione. Dopo lo scivolone interno con la lanciatissima FeralpiSalò (che ieri ha ottenuto la quarta vittoria consecutiva), nel 2-2 di Pavia la squadra ha ribadito – come aveva fatto nelle precedenti trasferte di Bassano e Cittadella – di aver acquisito una precisa identità tattica e di gioco. La mano di Ivan Javorcic si vede in modo chiaro, così come l’impegno e il carattere dei calciatori, che seguono alla lettera le indicazioni del mister e buttano sul terreno di gioco tutte le loro energie. I numeri diconoe che i biancorossi sono ancora in zona playout, ma del resto era difficile attendersi il pieno di punti dalle ultime sfide, che hanno visto il Mantova affrontare 4 delle prime 5 squadre in classifica. All’appello manca ora la quinta, l’Alessandria, che Scalise e compagni affronteranno al Martelli lunedì prossimo (ore 20). Un altro impegno sulla carta quasi proibitivo, visto che i grigi di mister Gregucci attraversano un momento di grande forma, testimoniato dai 10 punti ottenuti nelle ultime quattro giornate di campionato. Quantomeno stavolta il Mantova non avrà di fronte un team “specialista” in trasferte, com’era la FeralpiSalò capace di ottenere fuori casa 17 punti in 7 gare. L’Alessandria, infatti, ha costruito soprattutto al “Moccagatta” le sue fortune, mentre lontano dal suo stadio ha tenuto un ruolino normale, con 2 successi, 2 pareggi e altrettante sconfitte. Al di là dei dati sull’avversario, però, il Mantova ha soprattutto bisogno di ritrovare il feeling con il Martelli, dove ha perso gli ultimi match con Giana Erminio e FeralpiSalò e ha vinto appena due volte: al debutto contro il Renate e il 18 ottobre contro il Lumezzane. Non a caso due formazioni che si trovano in zona playout come l’Acm. Per risalire un po’ la china e per rafforzare il legame che sta già nascendo con la tifoseria, c’è bisogno di tornare a far punti al Martelli. Tentando la grande impresa o almeno riuscendo a non incassare l’ennesima sconfitta interna. Il resto arriverà con calma, quando Javorcic riuscirà a recuperare tutti i giocatori (soprattutto in attacco) alla migliore condizione e quando il mercato di gennaio consentirà di apportare qualche correzione alla rosa. Non tanto sul piano della qualità, quanto su quello delle caratteristiche dei giocatori, che erano stati scelti da Riccardo Maspero per giocare un certo tipo di calcio e che invece adesso devono adattarsi alle idee – molto diverse – di Ivan Javorcic.

Ore 19.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) A fine settimana arriva il Cittadella capolista solitario, con la media esatta di due punti a gara dopo il tredicesimo turno. Quella di sabato al Bottecchia si annuncia una sfida illuminata dalle luci della ribalta, volendo accorciare i sette punti di distacco che penalizza attualmente il Pordenone. Con qualche rammarico in più, o è bene immaginare pure con uguale consolazione, valutato come le più vicine concorrenti si siano mosse di poco. La Feralpisalò resta con l’Alessandria (24 punti) al secondo posto in graduatoria, ottenuta la sua seconda vittoria interna. PARI CUNEO – La seconda sconfitta esterna neroverde (dunque pari alle vittorie, mentre tre sono i pareggi fuori) consente al Cuneo di affiancarsi, dopo il successo piemontese sul Lumezzane. Chi stava insieme ai pordenonesi con 19 punti, invece, qualche passettino avanti lo ha compiuto. Il Sudtirol ha impattato con la Cremonese che precedeva di un passo, raggiungendo a quota 20 la Reggiana nuovamente stoppata – dopo il Pordenone – proprio dalla capolista veneta. La Cremonese rimane appaiata al Bassano, a cui la Pro Piacenza ha imposto l’1-1 sul proprio campo. Avanti lentamente pure il Pavia, con il finale 2-2, contro il Mantova che permane in zona play out. MARGINE SICUREZZA – Alle spalle del Pordenone si ferma la Giana Erminio, ad Alessandria, ancora due punti sotto. Che il Padova (15) non abbia spezzato l’equilibrio esente gol in casa della Pro Patria (3) ultima in classifica, certo non dispiace nell’ambiente neroverde. La squadra biancoscudata è stata raggiunta in graduatoria dalla Pro Piacenza, che ha portato a due lo scostamento dal Lumezzane (13) nella parte superiore della zona play out. Bresciani raggiunti invece dal Mantova. Scambio di posizione fra Albinoleffe (11) e Renate (9), per finire, nella fascia più vicina all’ultimo posto.

Ore 19.10 – (Messaggero Veneto) Un ex era in tribuna, l’altro in campo. E sono stati accolti molto bene dai tifosi neroverdi. I protagonisti sono Federico Maracchi e Davide Bertolucci, rispettivamente mezzala ed esterno della FeralpiSalò, presenti ieri al Turina e in neroverde la passata stagione. Il primo, triestino, non ha potuto giocare a causa di problemi alla schiena. I cuori neroverdi presenti sul Garda l’hanno accolto come un eroe: saluti, strette di mano, abbracci e – in dono – lo striscione che gli avevano dedicato l’anno scorso. “Maracchi uno di noi”, dice. Perché il centrocampista è entrato nel cuore dei tifosi non soltanto per il grande rifiuto al Teramo nel mercato dello scorso gennaio, ma per la semplicità dei modi, l’educazione e la serietà mostrate in un anno in riva al Noncello. Un saluto sincero dalla tribuna è stato tributato anche a Bertolucci, lui protagonista in campo. «Mi ha fatto molto piacere – afferma in sala stampa l’esterno toscano –. I mesi a Pordenone non li dimenticherò mai, così come le tante persone che hanno condiviso con me quell’avventura. Naturalmente oggi ho pensato alla Feralpi. Debbo dire che abbiamo fatto un’ottima partita e anche secondo me siamo stati premiati dagli episodi: un pareggio sarebbe stato più giusto. Tuttavia – continua Bertolucci – è la seconda gara che vinciamo in rimonta. Segno che abbiamo qualcosa di importante». Il laterale gardesano fa i complimenti al Pordenone. «Una grande squadra – la definisce –. Mi è piaciuta tanto sul piano del palleggio, delle idee, ha due grandi giocatori come De Cenco e Pederzoli. A mio parere il ko con noi non pone limiti alle ambizioni dei neroverdi: il campionato è lungo e questo collettivo può tranquillamente puntare a centrare i play-off». A seguire la squadra sul lago di Garda sono stati una ventina di tifosi, capaci di sfidare la distanza e il freddo per sostenere il gruppo di Tedino. Grande folla invece al De Marchi, nella casa del Pordenone: sala conferenze affollata come mai era capitato sinora per assistere al match sul maxi-schermo in diretta su Sportube. L’iniziativa sarà ripetuta con tutta probabilità per la gara di sabato 12 dicembre col Cuneo. E’ la trasferta più lunga del campionato e presumibilmente saranno in pochi a seguire il team. Intanto sabato prossimo si torna al Bottecchia e, vista la caratura del match (col Cittadella capolista), si va verso un’affluenza di oltre mille spettatori.

Ore 18.50 – (Messaggero Veneto) Fa freddo, freddissimo, al Turina di Salò. E il Pordenone ha appena perso una gara che avrebbe meritato di pareggiare. Il vento soffia gelido e Bruno Tedino deve cercare di trovare le parole per descrivere questo match, dal quale pensava di portare a casa un punticino. Non è facile, il tecnico del Pordenone ci prova. E regala la frase da titolo. «Siamo stati puniti dagli episodi – attacca nella sala stampa dell’impianto gardesano –. Abbiamo giocato partite peggiori e raccolto comunque un punto. Stavolta invece abbiamo disputato un grande match, ma torniamo in Friuli a mani vuote. Capita, questo è il calcio, ma dobbiamo ripartire con una consapevolezza ancora maggiore dei nostri mezzi, sapendo però di poter far di più in alcuni frangenti della gara». E si torna al concetto degli episodi, a una condotta di gara che poteva essere ancora più attenta nel finale. Eppure Tedino cerca di guardare positivo, di complimentarsi con la sua squadra. «Questi ragazzi meritano una pacca sulla spalla – afferma l’allenatore neroverde –. Dovevamo tenere meglio il campo a inizio ripresa, è vero, ma siamo arrivati a Salò per giocarci la partita a viso aperto contro un grande team. Abbiamo provato a vincere, non ci siamo chiusi e non ci siamo accontentati. A volte può andare bene, altre meno. Questa sconfitta – continua – brucia, bisogna ammetterlo. Ma dobbiamo andare avanti così: se giochiamo sempre in questa maniera di gare ne perderemo poche». Tedino poi analizza tatticamente la gara e commenta il cambio di Cattaneo. «Abbiamo costretto la FeralpiSalò a cambiare assetto, spingendoli poi a giocare con un 4-4-1-1 per loro inusuale – spiega –. E’ una soddisfazione per noi. Li abbiamo limitati nelle ripartenze, sciogliendoci soltanto nel finale. Perché ho sostituito Luca? Perché dopo un ottimo primo tempo su Pinardi non riusciva più a trovare la posizione in campo. Non era nel vivo del gioco, quindi ho inserito Mandorlini. E’ un cambio che rifarei. Chiudo dicendo che qualcosina in più l’abbiamo fatta rispetto agli altri, eppure si torna a casa con nessun punto». Per Matteo Tomei il risultato più giusto sarebbe stato il pari. «A mio parere sì – è l’opinione del portiere –. Come ha detto il mister siamo stati puniti dagli episodi. E’ andata così, è un risultato da accettare. Dobbiamo limare alcuni aspetti: stavolta ci è mancato il carattere una volta rientrati in campo dopo la fine del primo tempo. A ogni modo c’è anche tanto di positivo, in questa sconfitta: il gol, arrivato da una situazione provata in allenamento, il gioco espresso». Sabato al Bottecchia arriva la capolista Cittadella. «E noi proveremo a prenderci ciò che non abbiamo raccolto a Salò – afferma –. Sarà una grande sfida, che per certi versi non sarà difficile preparare. Noi rimaniamo orgogliosi di ciò che abbiamo fatto sinora e, per quanto riguarda la sfida appena giocata, bisogna anche fare i complimenti alla FeralpiSalò, che ha disputato un grande match».

Ore 18.30 – (Messaggero Veneto) L’ascensore per i piani alti? Lo prende la FeralpiSalò. Il Pordenone rimane a terra, ma non esce ridimensionato. Dallo scontro di vertice del 13º turno della Lega Pro, infatti, la squadra di Tedino rimedia un ko – il primo dopo quattro gare utili – con i gardesani, uscendo però a testa alta dallo stadio Turina e rimanendo a 3 punti dai play-off. Vola, questo va detto, il team di Diana, alla quarta vittoria di fila e al secondo posto a 2 lunghezze dal Cittadella capolista (e prossimo avversario dei “ramarri”): eppure la gara la vince perché canalizza al meglio alcuni episodi, non per una netta supremazia, anzi. Perché ad andare in vantaggio sono stati Pederzoli e soci. «Abbiamo vinto contro una grande squadra», dice in proposito il presidente dei locali Pasini dopo il 90º. Chiusa. Feralpi-Pordenone: la squadra più prolifica (21 reti) ospita la terza forza offensiva (18 gol). Diana e Tedino – esperienza diversa, ma non due sprovveduti – ne sono ben consapevoli e preparano la gara di conseguenza. I gardesani, col 4-3-3 della viglia, portano Settembrini a sganciarsi ogni volta su Pederzoli, sporcando l’inizio dell’azione avversaria. Non soltanto: in fase difensiva si sistemano col 4-5-1, facendo molta densità. Il Pordenone piazza invece Cattaneo sul play Pinardi e costriuisce una bella gabbia su Bracaletti, ala destra, uno degli uomini più pericolosi: si arriva a triplicarlo con De Agostini, Buratto e Pederzoli. Il risultato? Che nella prima mezz’ora succede ben poco. I “ramarri” si battono il petto: la Feralpi si snatura per limitarli. La soddisfazione maggiore però arriva al 41’. Corner dalla sinistra di Pederzoli, taglio sul primo palo di De Cenco che allunga in mezzo di testa: si inserisce Filippini, che al volo insacca. E’ lo 0-1, il terzo centro di fila per l’attaccante. E il primo tempo si chiude così, col Pordenone avanti. Ben 30 punti nei primi 45’, oro che luccica. Agganciati. La Feralpi però è un team forte. Così rientra dagli spogliatoi e scarica subito i suoi cavalli a terra. Il Pordenone è svagato e subisce. E’ il 5’. Corner di Pinardi dalla sinistra, l’ex neroverde Bertolucci calcia: tiro ribattuto. Sulla respinta va Allievi che di destro spedisce la sfera all’incrocio. La gara comincia a farsi più aperta, Tedino si copre: fuori Cattaneo, dentro Mandorlini che prende il posto di Buratto, avanzato trequartista. La mossa rimette in equilibrio il team. Entrambe così cercano il raddoppio. Il Pordenone con Pederzoli (tiro alto), quindi la Feralpi due volte con micidali ripartenze. Prima Romero, poi Tortori, però, mandano a lato. I locali premono, i neroverdi – sin lì ottimi – cadono al rush finale. Al 41’ Pinardi allarga per Bracaletti: cross dalla destra, taglio sul primo palo di Romero che di testa insacca. E’ il 2-1. Pordenone battuto, ma non ridimensionato.

Ore 18.00 – (Corriere delle Alpi) Pareggio giusto ma con qualche rimpianto. Il Belluno fa un punto e Roberto Vecchiato non nasconde una punta di amarezza per non essere riuscito a centrarne tre contro la squadra più forte del girone. «Un po’ di amaro in bocca mi resta», commenta l’allenatore gialloblù, «abbiamo giocato una grande partita, potevamo vincerla ma anche perderla, viste le due occasioni che hanno avuto i nostri avversari nel secondo tempo. Sicuramente potevamo e dovevamo fare meglio, considerato anche l’uomo in più. Il Venezia ha messo in campo una grande prestazione e me l’ aspettavo. Ha giocato un secondo tempo di notevole qualità. Il risultato alle fine penso sia giusto». Per assurdo, il Belluno ha giocato meglio quando il Venezia era in undici uomini. Nella seconda parte di gara, con gli ospiti senza Beccaro espulso al 43′ per doppia ammonizione, Bertagno e compagni hanno subito nei primi minuti il gioco avversario, faticando a costruire le trame avversarie mostrate nel primo tempo. «Non saprei spiegare il motivo», continua Vecchiato, «a inizio ripresa, sono passati in area due palloni molto pericolosi e probabilmente ci siamo spaventati, smettendo di fare le cose fatte bene. Il Venezia ha dimostrato grande forza ma credo che il Belluno abbia rischiato il giusto e creato il giusto. E’ stata una partita giocata a viso aperto ed è quello che mi aspettavo e che speravo. Il risultato più giusto viste le occasioni sarebbe stato 1-1. Cosa ci è mancato? Un po’ di lucidità davanti, ma è invece importante non aver subito gol confermando la nostra solidità difensiva». Calcagnotto infortunato. Il centrale difensivo del Belluno non è sceso in campo per un problema all’adduttore: «Non poteva giocare», conclude il mister del Belluno, «Sommacal ha fatto molto bene. Quanto al modulo, abbiamo giocato con il 4-4-2 perché volevamo sfruttare i cross dalle fasce per Corbanese, che è bravo su questo tipo di palloni, ma non siamo riusciti a farlo come volevamo. La sostituzione del “Cobra”? E’ ancora indietro di condizione».

Ore 17.40 – (Corriere delle Alpi) Impresa sfiorata. Il Belluno gioca un gran calcio al Polisportivo contro la corazzata Venezia, seconda in classifica, e ottiene un pari. I ragazzi di Roberto Vecchiato hanno dominato il primo tempo, dimostrandosi superiori, senza però riuscire a segnare. Nel finale, il difensore veneziano Beccaro si è fatto espellere per doppia ammonizione e nel secondo la squadra allenata dal nuovo arrivato Favarin è stata costretta a giocare in dieci. Nonostante questo, il Venezia è rientrato dagli spogliatoi con un’altra mentalità e ha messo alle strette nei primi minuti il Belluno, che forse non si aspettava una partenza così forte. Maccan a metà secondo tempo si è divorato una rete di testa e, poco dopo, Modolo ha colpito un palo con Brino battuto, mentre sul fronte opposto Vicario ha detto di no prima a Corbanese e poi a Farinazzo. Il pareggio, a conti fatti, è il risultato più giusto anche se il Belluno avrebbe potuto sfruttare meglio la superiorità numerica nella ripresa. Rimane il fatto che i gialloblù se la son giocata alla pari contro una squadra con budget e rosa nettamente superiori a tutte. Mister Vecchiato conferma Brino tra i pali mentre in difesa schiera la coppia centrale formata da Sommacal e Pellicanò, mentre sulle corsie esterne ci sono Pescosta e Mosca. Calcagnotto rimane in panchina per un problema all’addutore. A metà campo Bertagno e Masoch giocano davanti alla difesa, a destra gioca Farinazzo mentre a sinistra c’è Duravia. Davanti la coppia d’attacco è formata da capitan Corbanese e Acampora. Favrin deve rinunciare agli squalificati Serafini e Carbonaro, il tecnico schiera dal primo minuto Barreto, ex serie A. Nel primo tempo, la fase offenisva è affidata unicamente alla coppia sulla sinistra formata da Mosca e Duravia che, supportati dalle solite geometrie di Bertagno, mettono nei guai la difesa veneziana. Alla mezz’ora, il Venezia prova a farsi vedere in avanti con un bel lancio dalla destra di Ferrante per Fabiano, ma è perfetto l’intervento di Sommacal che in scivolata blocca la sfera e fa ripartire l’azione. Al 40′ c’è la prima vera occasione ed è per il Belluno, con Acampora che viene lanciato sul filo del fuorigioco da Masoch, il numero dieci gialloblù approfitta del buco lasciato dalla difesa veneziana, entra in area, e calcia a tu per tu con Vicario ma la conclusione finisce altra. Al 43′ Mosca fa fuori Beccaro sulla trequarti e il difensore veneziano lo stende, beccandosi la seconda ammonizione e lasciando la squadra in dieci uomini. Il secondo tempo inizia con una punizione molto pericolosa per il Belluno con Duravia che pennella in mezzo per la testa di Corbanese, ma Vicario non si fa sorprendere e para. Sul capovolgimento di fronte, Ferrante pennella in mezzo all’area per Maccan che da solo in area piccola colpisce di testa senza inquadrare incredibilmente la porta. Il Belluno nonostante la superiorità numerica fatica e il Venezia prende campo. Al 20′ st Innocenti cerca la rete da quaranta metri ma Brino salva la porta rifugiandosi in angolo. Sugli sviluppi del corner ci prova Modolo di testa, ma palla colpisce il palo alla sinistra dell’estremo difensore gialloblù. Nella metà campo opposta bel triangolo tra Masoch e Farinazzo con il numero 7, che riceve a tu per tu con Vicario, pronto a respingere con i piedi. Farinazzo al 35′ ha ancora un’occasione per timbrare il cartellino, ma dopo aver bruciato il proprio marcatore con una bella accelerazione non riesce ad inquadrare lo specchio.

Ore 17.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Urlo strozzato in gola: il palo nega la gioia personale a Marco Modolo e i 3 punti al Venezia. Una questione di centimetri. E di anni. Perché 5 anni fa su quello stesso palo il difensore arancioneroverde col vizietto del gol aveva esultato. 4 ottobre 2009, Belluno-Venezia: colpo di testa preciso, palo interno, gol. Ieri, invece, l’incornata non è stata altrettanto fortunata. «A differenza di 5 anni fa, è uscita – commenta Modolo – Peccato: se fosse entrata, molto probabilmente avremmo portato a casa un bel successo, utile per il morale e per la testa più che per la classifica. L’importante, adesso, è ripartire da qui, dal secondo tempo di oggi (ieri, ndr). È vero, nel primo tempo non abbiamo giocato bene. Nella ripresa però ci siamo scrollati di dosso le paure e abbiamo lanciato un segnale forte». Domenica prossima, contro l’Union Ripa (altra formazione bellunese), Modolo non ci sarà: era diffidato e il giallo rimediato nel corso del secondo tempo lo manda in squalifica. Non ci sarà neanche Beccaro, cacciato per somma di gialli nel finale del primo tempo. «Il primo cartellino è stata una mia ingenuità – confessa il difensore – Il secondo, a mio parere, non ci stava: non era una situazione pericolosa, non si è trattato di fallo da dietro. Mi spiace aver lasciato i miei compagni in inferiorità numerica. Devo dire però che sono stati bravissimi a reggere fino alla fine. Anzi, quel palo di Modolo grida ancora vendetta». Se non ci saranno né Beccaro né Modolo, potrebbe giocare Calzi in difesa. Cinquanta minuti li ha già fatti ieri, quando la sua squadra è rimasta in dieci: di necessità virtù. «Il mister mi ha chiesto se avevo già giocato dietro: gli ho mentito – dice il metronomo arancioneroverde nel post partita -. Era la prima volta che giocavo difensore. Ma in quel momento servivo lì. Se serve, gioco ovunque, anche in porta. Sono contento di essere utile alla causa». Più che utile: esperienza e tecnica in un mix ben dosato. Non solo: anche saggezza. «Abbiamo giocato un primo tempo normale – analizza Calzi – Dovevamo scrollarci di dosso una settimana complicata. L’espulsione di Beccaro ci ha dato la sveglia per reagire. Spiace non aver portato via i 3 punti, ma va bene così».

Ore 17.00 – (La Nuova Venezia) Dopo la sconfitta interna contro l’Este serviva una risposta, e il Venezia l’ha data, specie nel secondo tempo, giusto lo spazio per prendere le misure al nuovo modulo di gioco e far fronte all’espulsione di Beccaro. Il nuovo allenatore Giancarlo Favarin elogia la prestazione dei suoi giocatori e osserva: «La prima parte della partita è servita a prendere le misure ai cambiamenti tattici che ho apportato, e forse i ragazzi sono stati più attenti a questo rispetto al riuscire a rendersi pericolosi in attacco. Nella ripresa, pur trovandosi in dieci, abbiamo creato alcune occasioni da rete e colpito un palo. Partite così rischi anche di perderle, quindi il punto preso è un buon punto». Sulla espulsione di Beccaro il tecnico del Venezia è chiaro: «Mi ero tanto raccomandato con i ragazzi affinché stessero attenti, e volevo che la partita terminasse con la squadra in undici. Invece niente, anche stavolta è arrivato un cartellino rosso. La reazione però c’è stata e non ci siamo fatti sorprendere. Rimane il fatto che i due gialli di Beccaro erano evitabili». Quando a Favarin si chiede un commento sul pareggio ottenuto anche dalla capolista, replica senza indugio: «Cosa fa il Campodarsego non ci deve interessare. Per quattro partite ho detto alla squadra di abbassare la testa e non pensare ad altro, quindi ne riparleremo al termine del girone di andata. Se sento l’obbligo di vincere? Sono contento di averlo. In questa categoria arrivare secondi conta ben poco, poi è logico che stando a Venezia e nel Venezia le attese siano precise. Ora ricordiamoci che siamo in netta emergenza, che ci mancano giocatori squalificati e che siamo rimasti ancora in dieci per oltre metà partita. Quel che si doveva fare stavolta però lo abbiamo fatto e bene». Una bella scoperta è invece lo spostamento di Calzi al centro della linea di difesa, e la risposta è stata decisamente positiva. «Ha giocato bene, risolvendo un problema cui abbiamo dovuto fare fronte in corsa. Mi dà la possibilità di iniziare il gioco da dietro, ha esperienza e può essere schierato anche in questo ruolo oltre che a centrocampo. Ci farò un pensierino». Le ultime parole, Giancarlo Favarin le spende su arbitraggi e per Barreto. «I presupposti per fare qualcosa di importante ci sono tutti, ma ogni volta si devono fare i conti con gli arbitri. Vedi anche l’assurda ammonizione di Maccan nel finale di questa partita. Purtroppo siamo in Serie D, vale per le squadre ma anche per gli arbitri. Mi auguro invece che per Barreto si tratti solo di una botta alla spalla e non di qualcosa di più grave. È una pedina importante di questo Venezia, deve però poter continuare ad allenarsi bene e con continuità. Ma dovrà anche essere al cento per cento, altrimenti non lo si riuscirà mai a recuperare del tutto. Spendo una parola per Soligo, entrato nella ripresa e bene in partita dal punto di vista tattico. Sono molto contento della sua prestazione».

Ore 16.40 – (La Nuova Venezia) Di buono c’è il secondo tempo. e magari anche il risultato, il pareggio, anche se non ci sono gol. Anche se nel complesso da Belluno e Venezia, ossia la terza contro la seconda, ci si sarebbe potuto aspettare qualcosa di meglio. Horror invece il primo tempo, per il quale più che un velo pietoso ci vorrebbe un telone per coprire e dimenticare il calcio insapore e incolore prodotto dalle due squadre. senza abbondare in stucchevoli numeri, basti dire che il Venezia fino all’intervallo non centra mai la porta (un solo tentativo, punizione di Calzi, fuori) e il Belluno ha solo una palla in contropiede, un’occasione immensa, ma Acampora spedisce alto e in tanti si stanno ancora chiedendo come ha fatto. Gioca meglio il Venezia nel secondo tempo quando – paradossi del calcio – si ritrova in dieci. E qui apriamo una parentesi: ma perchè questa squadra, sicuramente di buona tecnica, non finisce una partita in undici? Beccaro è anche un buon difensore, ma la sua partita non è una esibizione di furbizia: prima ammonizione al 24’, giallo-bis e quindi rosso al 43’ per un fallo da dietro a 40 metri dalla porta e con l’arbitro nei dintorni. se poi sivuol dare la colpa agli arbitri, c’è libertà di farlo, ma anche l’esame di coscienza non sarebbe un brutto gesto. Novità tattiche? Dunque il Venezia si schiera con un 4-2-3-1, un po’ per scelta e un po’ per necessità. Callegaro e Calzi mediani centrali, dietro ad una linea composta da Innocenti, Barreto e Fabiano. resta comunque abbastanza isolato Maccan, che si fa il proverbiale mazzo. Con l’espulsione di Beccaro, Favrin mette Calzi a fare il difensore centrale, toglie un Barreto ancora lontano da una condizione fisica da partita e dà spazio a Soligo, che è una garanzia. Il Belluno? Viene da una serie di vittorie, il suo portiere supera i 400 minuti di imbattibilità, ma in fin dei conti non ha da recriminare. La grande occasione se la mangia, un paio di conclusioni decenti si infrangono su Vicario, per il resto centrare la porta non pare una specialità. Ecco perchè allora si esce dal Polisportivo e si riprende l’autostrada con la convinzione che lo 0-0 è la fotografia del pomeriggio. Andiamo a cercare qualche differenza tra il Venezia di Favaretto e quello di ieri, di Favarin. Prima tantissime palle gol, quasi sempre sprecate, stavolta, parliamo del primo tempo, niente palle gol, medesimo risultato. Meno possesso di palla, e bisogna mettersi d’accordo se considerarlo un pregio o un difetto, poi un discreto spirito di sacrificio nel momento di difficoltà. Questo per dire che comunque nessuno può trasformare una squadra in pochi giorni e comunque addossare tutte le colpe al precedente tecnico non è nè giusto nè elegante. Ha già cominciato a tirare aria gelida dal Nevegal quando l’arbitro, che di cognome fa Meraviglia, fischia l’inizio. Si vede subito che il Belluno ha rispetto del Venezia e se ne sta attento davanti all’area. Quando rilancia palloni lunghi non raccoglie niente, li perde e basta. Va meglio quando cerca il fraseggio stretto, trovando due buoni interpreti in Mosca e Bertagno. Del venezia risalta il fatto che nel secondo tempo un maggior lavoro sulle fasce con conseguente cross trova Maccan o chi per lui pronto all’incornata, ed ecco che anche il Venezia può contare qualche occasione. Rimane qualche errore in fase di conclusione, ma sbagliare è umano. Da segnalare al 20’ una gran giocata di Innocenti che vede Brino fuori porta e piazza uno spiovente da 50 metri: il portiere mette la retromarcia e salva in corner. Dalla bandierina Fabiano, la torre Modolo va di testa e centra il palo. Risposta bellunese con Farinazzo e Vicario salva e fa il bis usando poi la testa (in tutti i sensi) sulla trequarti per fermare Acampora lanciato. Altro da ricordare? Una partita che sfuma nella penombra lasciando su campo e tribune un freddo boia.

Ore 16.20 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 16.00 – Qui Guizza: ancora intenso lavoro tattico, urlacci di mister Lavezzini che sprona la squadra a dare il massimo.

Ore 15.40 – Qui Guizza: rientrano negli spogliatoi Bucolo, Altinier ed Aperi.

Ore 15.20 – Qui Guizza: esercitazioni tattiche.

Ore 15.00 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento guidato da Rino Lavezzini.

Ore 14.50 – Rino Lavezzini si concede ai cronisti prima dell’allenamento odierno. Queste le sue dichiarazioni: “Sono molto in difficoltà perché con Carmine c’era un rapporto di stima ed amicizia. Ho un contratto e lo devo rispettare, sarò il traghettatore di questa squadra ma spero per poco perché mi pesa questa posizione. Di solito abbiamo colpe noi allenatori ma mi aspettavo qualcosa di più dai miei giocatori. Sapevano che la panchina era in pericolo e sabato giocavamo contro una delle squadre meno dotate del girone, ma non abbiamo fatto nulla per vincere e se volevano bene all’allenatore qualcosa di più dovevano dare. Chi arriverà dovrà dare una scossa importante perché serve. Io parlo in maniera diretta e franca, ma bisogna farlo. Penso che le percentuali di esonero siano da dividere in parti uguali! Allenare in maniera definitiva? Magari mi è stato anche chiesto ma io ho anche avuto un piccolo problema fisico un mese fa e non me la sento per molti motivi. I tifosi? A loro dico solo di stare vicini a questa società perché è importante e ha un progetto! Il campionato magari è compromesso ma possiamo ancora vivere delle belle giornate. Io oggi sono ancora al fianco di Carmine Parlato… Un consiglio per il nuovo allenatore? Deve arrivare uno che faccia giocare la nostra squadra, che è molto tecnica, ma i giocatori devono metterci quell’impegno che non sempre hanno messo. Sabato hanno giocato contro? No, ma dovevano dare di più”.

Ore 14.30 – Queste le dichiarazioni rilasciate da Fabrizio De Poli prima dell’allenamento: “L’esonero? Sono state decisioni globali, decise da tutte, abbiamo fatto un’analisi generale. Io ai giocatori ho detto che per me è sempre una grande sconfitta, al di là di perdere una persona amica che stimavo. Abbiamo vissuto tante giornate felici e gratificanti, però il calcio ha una legge che può essere applicata a tutti e si va avanti così. Ai giocatori ho detto quello che si dice in questi casi, ovvero che mi è dispiaciuto, ma sia io che loro abbiamo un obbligo di migliorare quello che possiamo perché adesso mancano gli alibi. Sto valutando i papabili nuovi allenatori, può essere che arrivi entro sabato ma anche prima. Il profilo? Una persona che dia garanzie per iniziare un percorso e dare equilibrio. Non c’entra l’età. Ora forse davvero serve la scossa, vediamo se ha avuto senso o no. Io mi auguro di si. Le percentuali di colpe? Non le faccio mai, ma ci sono tante congetture che vanno analizzate, poi le colpe vanno spapplate tra tutte le componenti. Possibilità di continuare con Parlato? Dalla riunione che è stata fatta è emersa la volontà di esonerare, perché non è una situazione semplice. Io devo sempre difendere tutti quelli che lavorano con me, altrimenti cosa ci sto a fare qua. Le colpe? Sono mancate certe cose, qualcosa che non va sicuramente c’è, il momento è quello che abbiamo vissuto a luglio. In mano lo spogliatoio? Ognuno fa il suo lavoro e cerca i cavilli, non penso sia questa la causa. Mi assumo io le responsabilità, ma i giocatori alla fine li ho scelti io. L’ipotesi Lavezzini? È un traghettatore. Il fatto serio e concreto è che non ci sono segreti. Io mi incontro con qualche allenatore e poi dirò alla società quello che ritengo il più idoneo. Io penso che la fretta possa essere cattiva consigliera. Il preparatore atletico? Dipenderà dall’allenatore che arriverà. Abbiamo esonerato anche lui perché fa parte dello staff di Parlato e quindi era giusto così. Lavezzini e Zancope’? Una società deve avere anche elementi che per tanti anni debba avere elementi di continuità. Ci possono essere dei cardini anche nello staff”.

Ore 14.10 – (Mattino di Padova) Nulla da fare per la Luparense che rimedia quattro gol dal Mestre, due dei quali sono arrivati per “grandiosi” regali della difesa padovana. Gli arancioneri partono subito bene; al 9’ un tiro di Bedin da fuori viene toccato da un difensore che rende facile la parata di Murano. Passano pochi minuti e al 15’ ci prova ancora Bedin da fuori area mandando di poco a lato. Sono le prove generali per il gol del vantaggio che arriva al 29’ grazie a un errore difensivo dei padovani. In una mischia in area, Antonello svirgola verso il proprio portiere, Murano sbaglia la presa e lascia passare la sfera per Florian, che deve solo appoggiare nella porta sguarnita. Passano appena 4’ e il Mestre chiude i conti; Casarotto mette al centro da sinistra, Severgnini sbaglia tempo e posizione e “buca” il pallone che arriva in piena area a Ferrari, che è libero di calciare da solo e battere Murano. La Luparense subisce il colpo ma al 43’ un’uscita di Cont sbagliata su Paganelli, mette Nichele in condizioni ottimali per accorciare le distanza ma il giocatore padovano di testa mette fuori, così come il suo compagno De March in pieno recupero al 47’. Nella ripresa al 10’ è Florian che coglie il terzo gol e la doppietta personale. L’attaccante viene messo giù in area da Antonello; per l’arbitro è rigore netto che lo stesso Florian trasforma. Nemmeno il tempo di festeggiare che al 14’ del secondo tempo Ferrari cala il poker e chiude definitivamente la partita; passaggio filtrante al centro di Episcopo per la punta che in scivolata, in anticipo, batte Murano. Il gol della bandiera potrebbe arrivare al 15’ con Paganelli solo davanti a Cont, che è bravo a stare in piedi fino all’ultimo, e fermarlo. Il 4 a 1 arriva solo al 24’ del secondo tempo con Brotto che controlla bene in area e serve Giglio, che trova lo spiraglio per battere Cont. Con questa azione si chiudono i rischi per la difesa mestrina che, addirittura, al 44’ potrebbe anche fare il quinto con Gherardi che, servito benissimo da Florian, mette malamente fuori da ottima posizione. Nonostante la gara non esaltante la vittoria permette al Mestre di staccare ulteriormente la Luparense e prendere un po’ di respiro dalla zona play out.

Ore 14.00 – (Mattino di Padova) Dopo la gara, il tecnico in pectore dell’Abano Andrea Maniero si complimenta con la squadra: «I ragazzi hanno dimostrato grande carattere recuperando per ben due volte lo svantaggio», commenta. «Peccato per il gol annullato a Fusciello per un fuorigioco dubbio: ci avrebbe potuto dare una spinta in più». «Abbiamo giocato una buona gara, anche se i nostri avversari si difendevano molto bene lasciandoci poco spazio», aggiunge Maniero. «La partita è iniziata subito in salita perché abbiamo preso gol nei primi minuti ma ne siamo usciti subito alla grande. Il 2-1 del Fontanafredda è arrivato nel nostro momento migliore anche se la determinazione ci ha permesso di pareggiare i conti subito dopo. La prestazione», chiude l’allenatore aponense, «ci fa ben sperare in vista delle prossime sfide».

Ore 13.50 – (Mattino di Padova) Un pareggio per placare le acque. Ne aveva bisogno, l’Abano, perché l’allontanamento del tecnico Massimiliano De Mozzi, arrivato peraltro e sorpresa e dopo due vittorie consecutive (Tamai e Mestre), aveva tolto serenità all’ambiente. Allo stadio “Tognon” di Fontanafredda i ragazzi di mister Andrea Maniero – direttore sportivo al quale è stata affidata momentaneamente la squadra nella speranza di risalire la classifica – riescono a centrare un 2-2 che sa di prova di forza, contro una compagine, quella pordenonese, che fa del “tutti in difesa”, più che un motto, un vero e proprio credo. Fontanafredda, tra l’altro, che si difende, ma riesce a passare in vantaggio alla prima occasione utile: al 7’, infatti, Tonizzo infila il portiere ospite Ruzzarin con un calcio di punizione che più preciso di così non si può. Il Fontanafredda, nonostante le azioni in contropiede innescate da Sadio Samba, fa l’errore di lasciare il pallino di gioco all’Abano che prima ringrazia e poi ne approfitta: il gol, però, arriva poco prima dell’intervallo grazie a una discesa poderosa di Rampin che serve a centro area Maistrello, pronto al tocco vincente. L’Abano continua il forcing anche nella ripresa ma subisce il clamoroso raddoppio dei padroni di casa, galvanizzati dalla magia dalla distanza di Tonizzo, che lascia di sasso ancora una volta l’incolpevole Ruzzarin. L’Abano decide così di tirare fuori le unghie e si affida al piedino fatato del neo entrato Segato per ristabilire le gerarchie: calcio d’angolo del mediano neroverde, stacco di Thomassen e il 2-2 è servito. I neroverdi riescono pure a ribaltare il risultato, ma il gol di Fusciello viene annullato dall’arbitro per una dubbia posizione di fuorigioco dell’attaccante, servito nell’occasione da un traversone perfetto di Bortolotto. Il pareggio finale, se da un lato dà fiducia a tutto l’entourage aponense, non fa fare chissà quali salti in avanti in classifica: l’Abano resta infatti bloccato al 14° posto a quota 18 punti, rispettivamente a -1 e a -3 dal blocco di media classifica composto da Union Ripa La Fenadora, Triestina, Levico e Mestre.

Ore 13.40 – (Mattino di Padova) «Non abbiamo giocato benissimo, ma abbiamo dimostrato di avere grande personalità». Il tecnico dell’Este Andrea Pagan, nel post-gara, commenta così la prestazione dei suoi ragazzi. Poi aggiunge: «Non abbiamo espresso un gran gioco, bisogna ammetterlo, ma la squadra ha saputo comunque interpretare la partita colpendo al momento giusto. Dopo l’impresa di Venezia c’era il rischio di incappare in una prova negativa contro una squadra che ha bisogno di punti. I ragazzi, invece, hanno dimostrato di avere grande consapevolezza e sicurezza nei propri mezzi». Infine, due parole sul mercato che inizierà giovedì 3 dicembre: «Non verrà ceduto nessuno», afferma Pagan. «Stiamo cercando un terzino fuori quota e un attaccante d’esperienza per completare l’organico. Se interverremo sul mercato sarà solo per aggiungere valore alla rosa e non per tappare buchi».

Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Mister Pagan è un po’ come Pollicino. Ha messo giù le briciole lungo il sentiero e se le è ritrovate tutte, dalla prima all’ultima. Con il 3-1 rifilato al Monfalcone, infatti, il suo Este raccoglie la quarta vittoria consecutiva, che permette ai giallorossi di allungare la striscia di risultati utili (l’ultima sconfitta risale al 14 ottobre) e di salire al terzo posto in classifica. Il tutto senza giocare partite memorabili (Venezia a parte) ma sempre su discreti livelli. I risultati, però, con una squadra rivoluzionata dopo il quinquennio targato Gianluca Zattarin, ci sono tutti. Altro discorso per il Monfalcone, arrivato nelle lande padovane con un bisogno spasmodico di punti e rispedito nella Venezia Giulia con gli stessi problemi e molti dubbi in più: a stendere Bertoni & co., sono Mastroianni, autore di una doppietta e lo stopper Montin, tanto bravo a segnare il gol del momentaneo raddoppio quanto ingenuo nel farsi espellere neanche un minuto più tardi. L’Este, tuttavia, stabilisce le gerarche fin da subito, segnando l’1-0 all’8’ con un tiro improvviso di Mastroianni che sorprende Contento sul primo palo. Eppure il match non decolla: gli atestini cercano di gestire il vantaggio e il Monfalcone, piuttosto abulico, s’arrangia come può. I biancazzurri, a dirla tutta, non riescono neanche a sfruttare il rigore concesso al 24’ dall’arbitro Boscarino per un fallo di Montin su Bertoni, calciato fuori proprio da quest’ultimo. Prima dell’intervallo ci provano ancora Bertoni (diagonale a lato) e, dall’altra parte, Coraini fermato per ben due volte dalla difesa. Va meglio a Mastroianni che, al 45’, impatta alla grande il cross dalla sinistra di Arvia, mandando il pallone a pochi centimetri dal palo. Il raddoppio dell’Este arriva ad inizio ripresa (52’): cross di Coraini dalla destra e zuccata perfetta di Montin, espulso 1’ più tardi per un intervento sgangherato su Bertoni. Gli ospiti ringraziano e accorciano le distanze su punizione (imparabile per Lorello) con il neoentrato Godeas. Hanno meno fortuna Coraini al 62’, che spedisce il calcio piazzato a due spanne dall’incrocio dei pali e, sponda Monfalcone, Bertoni, il cui diagonale è poca roba per Lorello. All’80’, invece, si verifica un episodio da record: Wembolowa, dopo 10 secondi dal suo ingresso in campo al posto di De Gregorio, si becca il cartellino rosso per un’entrata killer a metà campo. La parità numerica ristabilita giova all’Este, che segna il tris con un pallonetto dell’immancabile Mastroianni (85’).

Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Nonostante il pareggio a reti inviolate e il record interrotto, si legge comunque soddisfazione sul volto di mister Andreucci al termine della partita. «Sapevamo che sarebbe stata una partita complicata» premette il tecnico «su un campo difficile per giocare palla a terra e contro un avversario chiuso dietro la linea della palla. Nel primo tempo abbiamo fatto meglio noi» prosegue l’allenatore del Campodarsego «con la grande chance di Aliù dopo un minuto; nella ripresa invece sono usciti loro e sul finale Vanzato è stato provvidenziale per salvare lo 0-0». La prova non brillantissima dei suoi ragazzi è così analizzata dall’allenatore: «Credo sia più merito del Tamai, che demerito nostro» spiega mister Andreucci. «Loro sono stati molto compatti e non ci lasciavano spazi per manovrare, per questo il gioco rallentava e non abbiamo costruito grosse occasioni. Nel finale ho sostituito Radrezza che aveva speso moltissimo, ho perso un po’ di fantasia davanti per dare equilibrio alla squadra, visto che il Tamai stava prendendo coraggio». La classifica rimane immutata, Andreucci come da copione non fa voli pindarici: «Ci fa piacere, ma non ci pensiamo in questo momento. Continuiamo a lavorare come stiamo facendo, e ricominciamo a vincere da domenica prossima contro il Fontanafredda».

Ore 13.00 – (Mattino di Padova) S’interrompe sul campo del Tamai lo straordinario record del Campodarsego, tornato sempre con il bottino pieno (7 fino a ieri) da ogni trasferta stagionale. I biancorossi guidati da mister Andreucci pareggiano a reti bianche contro la “rognosa” squadra di mister De Agostini e continuano a cavalcare l’onda positiva. Il primato è mantenuto, così come la distanza sul Venezia, fermato con lo stesso risultato della capolista a Belluno. Quella in terra pordenonese non è stata una prova indimenticabile, i padovani hanno costruito poco o nulla davanti, e al 90’ solo un intervento prodigioso dell’estremo difensore Vanzato ha salvato il risultato. Pesano la giornata grigie di Cacurio e di Aliù, mai in partita e poco presenti nella manovra offensiva, e un terreno di gioco impresentabile per la categoria, che sicuramente non ha aiutato la squadra più tecnica. La gara sembra mettersi subito sui binari giusti per Bedin e compagni, schierati con le tre mezze punte alle spalle di Aliù. Dopo nemmeno un minuto, Radrezza scende sulla banda destra e centra per Aliù, la conclusione a botta sicura del numero 9 dal dischetto del rigore è bloccata da Peresson. Il Campodarsego spinge e prende possesso della metà campo di casa, al 6’ Pelizzer spara alto da buona posizione con il mancino. Bedin e Piaggio controllano le operazioni in cabina di regia, Radrezza è in giornata e crea scompiglio, il Tamai però si chiude a riccio e soffoca gli sbocchi offensivi. Così, dopo un brivido al 25’ per una caduta in area di Sellan a contatto con l’ex Poletti, la capolista ha un’altra ghiotta chance solamente al 35’. Radrezza disegna un piazzato al veleno dalla sinistra, Peresson respinge in affanno, Cacurio si avventa sulla ribattuta ma in precaria coordinazione calcia alto. È l’ultima emozione di un primo tempo molto tattico e giocato a carte coperte. Una conclusione deviata di Bedin su corner di Radrezza fa paura a Peresson dopo 10 minuti della ripresa, poi Ruopolo salva sul traversone radente di Diaw con Sellan pronto a colpire a botta sicura. Radrezza prende per mano i biancorossi e comincia a svariare su tutto il fronte offensivo a sostegno di Aliù. Ma Peresson continua a dormire sonni tranquilli, il Tamai prende coraggio e alza il baricentro. Diaw spara sull’esterno della rete accentrandosi, poi Kryeziu calcia alle stelle dal limite dell’area. La capolista gestisce il pallone senza trovare il guizzo letale, Radrezza esce stremato per Michelotto, la squadra è più equilibrata ma perde fantasia. E al 45’ del secondo tempo, quando tutto sembrava finito, il Campodarsego rischia clamorosamente di subire il colpo del ko: Diaw si scatena dalla destra, rientra sul mancino saltando due avversari e spara in diagonale. Vanzato con un riflesso felino vola sulla sua sinistra e respinge, salvando il risultato sigillando lo zero a zero finale.

Ore 12.40 – (Gazzettino) Non è stata una domenica di riposo per Stefano Marchetti. Il direttore generale del Cittadella, dopo avere assaporato il successo sulla Reggiana, ieri pomeriggio ha vestito i panni dell’osservatore per studiare da vicino uno dei prossimi avversari dei granata, la Cremonese, di scena in casa del Sudtirol. Ma il suo pensiero non poteva non ritornare sulla gara del Tombolato di sabato sera. «La squadra mi è piaciuta. Sotto il profilo del carattere e del temperamento sono rimasto soddisfatto della prestazione, perché abbiamo affrontato una delle formazioni più forti del girone. Abbiamo fatto passi in avanti, specie sui calci piazzati dove siamo più incisivi. Il Cittadella ha imparato a non mollare mai, restando umile e senza sottovalutare niente e nessuno. Detto questo, si può e si deve crescere ancora». Marchetti parla di umiltà. È anche quella di togliere una punta per inserire un difensore, a salvaguardia del vantaggio. «Siamo stati bravi a contenere la spinta della Reggiana che cercava il secondo gol. Il Cittadella ha fatto il suo dovere, è rimasto sempre compatto e attento. Sappiamo poi che si può fare meglio come prestazione». Magari si poteva tenere su qualche palla in più, allentando la pressione degli avversari. «È una cosa che andremo ad analizzare, l’importante è aver superato un’ottima squadra». Il Cittadella ha vinto con Pavia, Alessandria, Reggiana e pareggiato a Bassano, campo difficile per tutti. «È uno degli aspetti da migliorare. Abbiamo fatto bene contro le grandi, bisogna ripetersi in quelle partite che sulla carta potrebbero sembrare meno impegnative, ma non lo sono». Comunque fino a Natale i granata troveranno sulla loro strada sempre avversari di alto rango. «Bisogna pensare partita dopo partita, una alla volta. Non servono altri pensieri: la prossima è il Pordenone, rimaniamo concentrati soltanto su quella». Se Marchetti dovesse usare un aggettivo per descrivere Cittadella-Reggiana? «Concreti. Siamo stati essenziali nei momenti che contavano». E la classifica sorride: primo posto e due punti guadagnati su Pavia e Bassano. «A me piace stare lì davanti e non mi pesa. Anzi: mi fa stare molto bene…». Venturato può contare su una rosa competitiva, all’altezza della categoria: il Cittadella deve temere solo se stesso? «Sta cercando una propria identità, aldilà dell’avversario, un modo di stare in campo ben preciso».

Ore 12.30 – (Mattino di Padova) Primo avviso ai naviganti: il Cittadella sa ancora vincere. Dopo tre giornate di digiuno, e quando ritrovare il successo era necessario per mantenere la vetta in solitario, Iori & C. sono tornati a colpire. Secondo avviso: gli uomini di Venturato non hanno più la brillantezza del mese scorso. Se le sofferenze del derby di Bassano lo avevano lasciato intuire, quelle patite nel secondo tempo della gara con la Reggiana di sabato sera lo attestano. Questo non è più il Citta che metteva in ginocchio il Pavia in casa sua, il Padova nel derby e l’Alessandria al Tombolato, ormai un mese fa. Ma proprio la capacità di rimanere a galla mentre infuria il temporale testimonia che la squadra c’è. Litteri, il simbolo. Più ancora del gol, il quinto nella stagione, c’è un’immagine che fotografa la prova di Gianluca Litteri e dell’intero Cittadella: mancano un paio di minuti alla conclusione del match e il centravanti granata ha la possibilità d’involarsi da solo verso la porta avversaria, partendo da metà campo. Invece, eccolo che rallenta la corsa, si defila a sinistra, si ferma e cerca il calcio d’angolo. «Mi sono comportato così perché ero stanco e poi perché volevo guadagnare tempo, in attesa del fischio finale», ammette il diretto interessato, che nella ripresa si è trovato a reggere il peso del reparto offensivo da solo, quando Venturato ha tolto il suo sodale Bizzotto per inserire Cappelletti. A proposito di “baby Biz”, che non giocava titolare in campionato da due mesi, è lo stesso Litteri a chiarire di aver saputo che avrebbe fatto coppia con Giulio soltanto poco prima del match. «Il tecnico in allenamento ci mischia sempre, provando tutti con tutti, e anche noi veniamo a sapere chi scenderà in campo soltanto il giorno stesso. Con Bizzotto, in ogni caso, mi sono trovato bene». Specie, ma questo non sta a Litteri dirlo, nella prima frazione, in cui il giovane talento del vivaio granata si è mosso molto, prima di calare nella ripresa, vanificando un paio di potenziali azioni di contropiede. Saper soffrire. Tutta la squadra, però, è venuta meno dopo l’intervallo. E lo ammette anche il centravanti catanese. «Nel primo tempo ci siamo comportati bene. In vantaggio per 2-0, nel secondo volevamo rimanere più coperti e provare a colpire con le ripartenze, cercando di amministrare il pallone. Purtroppo non ci siamo riusciti: abbiamo patito troppo la pressione della Reggiana, non riuscendo più ad essere pericolosi. Va detto, tuttavia, che davanti avevamo una delle squadre più forti del girone, e questo dà ulteriore valore ai tre punti». E per una volta, finalmente, il Citta ha saputo essere cinico. «Sì», conclude Litteri, «abbiamo avuto due occasioni nel primo tempo e le abbiamo sfruttate entrambe. È un merito anche questo».

Ore 12.10 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Fondamentale ritrovare unità d’intenti”) L’esonero di Parlato era nell’aria. E dopo una notte di riflessione da parte dei soci la scossa è puntualmente arrivata. L’allenatore paga un cammino tortuoso e una serie di incongruità a livello tecnico, tattico e fisico (esonerato anche il preparatore atletico Marin) che hanno minato il rendimento dei biancoscudati e creato qualche fibrillazione di troppo all’interno dello spogliatoio. Ma è bene anche chiarire un altro punto: se finora la squadra ha deluso sul piano dei risultati e delle prestazioni significa anche che certi giocatori non hanno reso come dovevano e perciò il Padova ha sbagliato ad ingaggiarli. Ora parte la caccia al nuovo allenatore, possibilmente senza perdere tempo prezioso. Il compito che spetta al successore di Parlato è assai difficile. Prima di tutto dovrà ricompattare e motivare la truppa biancoscudata, poi sarà chiamato a trasmettere alla squadra un’identità di gioco superiore a quella vista finora. Ma senza l’apporto di una struttura societaria che sappia mettere da parte le frizioni delle ultime settimane e proteggergli le spalle la missione sarà quasi impossibile.

Ore 12.00 – (Gazzettino) E adesso cosa succederà? «De Poli ha il mandato della società di incontrare alcuni allenatoro che valuterà in piena autonomia». Identico stato d’animo per il presidente Bergamin, costretto al primo esonero nella gestione del Padova. «Una scelta assolutamente sofferta e dolorosa – le sue prime parole – per il rispetto che ho verso una persona seria e professionale, ma il momento era talmente difficile da dovere optare per questa soluzione per capire come risollevarci. Prima di decidere abbiamo valutato tutto per tre ore e da stasera (ieri, ndr) De Poli prenderà i contatti per trovare l’allenatore più adatto». Che caratteristiche dovrà avere? «Non c’è un identikit vero e proprio e il diesse ha questa responsabilità di individuare il futuro tecnico. Vorremmo che fosse ben rivalutato questo organico; magari mi sbaglio ma sono convinto che non meriti l’attuale posizione di classifica». Fabrizio De Poli nell’occasione preferisce evitare dichiarazioni. «Mi attengo semplicemente a quanto è stato scritto nel comunicato della società», le sue uniche parole.

Ore 11.50 – (Gazzettino) «Il Calcio Padova – si legge nella nota ufficiale della società – comunica di avere sollevato in data odierna dal loro incarico il responsabile tecnico della prima squadra Carmine Parlato e il preparatore atletico Alan Marin. Ringrazia mister Parlato e il professor Marin per la passione e la professionalità messe a disposizione dei colori biancoscudati in questo anno e mezzo e augura loro le migliori fortune sportive per le stagioni a venire». Parlato, dopo la stagione da record in serie D e il ritorno immediato in Lega Pro, paga il momento poco felice della squadra che nelle ultime nove gare ha conquistato solo sette punti (una vittoria con il Mantova, quattro pareggi e altrettante sconfitte), subendo un’involuzione sul piano del gioco che ha cancellato le buone sensazioni legate a un incoraggiante avvio. I vari cambi di modulo e dei protagonisti in campo non sono riusciti a modificare il trend e hanno portato alla scelta di ieri. «Si è fatta un’analisi a 360 gradi – spiega Roberto Bonetto (che sarà ospite questa sera alle 21 a “Tuttincampo” su Tv 7 Triveneta) – che ci ha portato a questa soluzione. È sempre una cosa brutta e significa che abbiamo sbagliato, noi della proprietà in primis, e ce ne assumiamo la responsabilità. Purtroppo nel calcio succede questo e sappiamo che gli errori non si fanno mai da soli. A malincuore – prosegue – serviva una scossa al gruppo, abbiamo convocato Parlato per comunicargli di persona quanto deciso e lui in maniera signorile ci ha ringraziato per la scelta fatta su di lui per questo anno e mezzo. Carmine è stato un grande uomo prima che un grande allenatore».

Ore 11.40 – (Gazzettino) Esonerati il tecnico Carmine Parlato e il preparatore atletico Alan Marin, provvisoriamente alla guida della squadra l’allenatore in seconda Rino Lavezzini che dirigerà l’allenamento di questo pomeriggio in attesa della scelta del sostituto tra una lista di candidati che sembrerebbe vedere in pole position Galderisi e Pillon. Questa la decisione presa nel tardo pomeriggio di ieri, al termine di un summit durato circa tre ore che si è svolto a Villafranca nella sede della Sunglass, l’azienda del presidente Giuseppe Bergamin. Oltre al numero uno biancoscudato, erano presenti l’amministratore delegato Roberto Bonetto, i soci Beccaro, Poliero, Salot e Tosetto, il vicepresidente Edoardo Bonetto, Marco Bergamin e il direttore sportivo De Poli. Non si tratta in realtà di un fulmine a ciel sereno, con il cambio dell’allenatore che pareva nell’aria sin dalla serata di sabato quando, al termine del deludente pareggio sul campo della Pro Patria, i massimi dirigenti del Padova avevano manifestato tutta la loro amarezza e preoccupazione per la situazione che si è venuta a creare.

Ore 11.30 – Una notte di riflessione, adesso la nuova svolta. Giuseppe Galderisi, secondo quanto raccolto da Padovagoal, incontrerà Fabrizio De Poli nella giornata odierna: non è ancora detto che sarà lui il prescelto per raccogliere l’eredità di Carmine Parlato, tuttavia rispetto ai segnali di ieri sera che avevano prodotto una frenata rispetto alle indicazioni emerse nelle ore precedenti, adesso filtra maggiore ottimismo. Non sarà comunque l’unico incontro programmato da De Poli, che vedrà almeno altri due tecnici. Aggiornamenti nelle prossime ore.

Ore 11.20 – (Gazzettino) Altro profilo da seguire con attenzione quello di Fabio Brini, allenatore marchigiano già associato al Padova negli anni in cui diesse era Mauro Meluso. Per lui quattro promozioni dalla terza serie al campionato cadetto, due con l’Ancona, una con la Salernitana e l’ultima a Carpi nella stagione 2012-13. Nella scorsa stagione è stato esonerato il 19 aprile dal Benevento che viaggiava al secondo posto. La serie prosegue con Franco Lerda, che da una parte vanta un curriculum all’altezza (finali play off di Lega Pro con Pro Patria, Lecce e una stagione positiva in B a Crotone), ma che dall’altra non ha avuto rapporti particolarmente idilliaci con i tifosi padovani quando li ha affrontati da avversario ai tempi di Torino (2010-11) e appunto della Pro Patria. Sarebbe uno scherzo del destino fosse lui a subentrare proprio dopo una pareggio del Padova a Busto Arsizio. Altri nomi che girano, ma con scarse possibilità, quelli di Calori e Glerean.

Ore 11.10 – (Gazzettino) Giuseppe Pillon è un doppio ex, avendo giocato nel Padova tra il 1977 e il 1981 (129 presenze e 16 reti), con la promozione in C1 agli ordini di Caciagli e al fianco del diesse De Poli, per poi tornare come allenatore nello sfortunato campionato di serie B 1997-98 (gestione Viganò) in cui venne esonerato a gennaio e sostituito da Colautti che non riuscì a evitare la retrocessione. Prima ha effettuato con il Treviso il triplo salto dalla serie D alla B, poi ha ottenuto una promozione in B con Ascoli, varie salvezze subentrando in situazioni difficili e soprattutto è arrivato settimo in serie A con il Chievo nel 2006, guadagnando l’accesso alla Coppa Uefa. «Mi fa piacere sapere di essere uno della lista – commenta Pillon – speriamo però poi di essere scelti. Se mi chiamassero tornerei volentieri. Da giocatore ho fatto bene, ma da allenatore devo rifarmi e avrei sicuramente mille motivazioni. Al momento, comunque, non si è fatto vivo nessuno». Ha già seguito il Padova nella sfida vinta con il Mantova e nei giorni scorsi ha declinato l’offerta del Venezia in serie D.

Ore 11.00 – (Gazzettino) Sono quattro gli allenatori nella rosa dei possibili sostituti di Carmine Parlato. Tra i candidati a sostituire il tecnico napoletano figurano sicuramente Nanu Galderisi e Giuseppe Pillon che hanno il vantaggio di conoscere bene l’ambiente padovano e l’attuale situazione della squadra, ma non mancano gli outsider, con possibili aspiranti alla panchina biancoscudata, tra gli altri, Franco Lerda, Fabio Brini e Guido Carboni. Galderisi, 150 presenze a partire dal 1989 e 50 gol nella sua esperienza da giocatore all’ombra del Santo, con la gioia della promozione in serie A e della successiva salvezza nello spareggio di Firenze, ha sempre cullato il sogno di guidare la portacolori della sua città d’adozione sin dai tempi della gestione Cestaro e, se il Padova fosse stato iscritto in Lega Pro nell’estate 2014, sarebbe scattato il suo turno. Nelle vesti di allenatore (16 squadre con un’esperienza pure in Portogallo all’Olhanense) ha alternato buoni risultati, con la conquista dei play off di C1 con Foggia, Benevento e virtualmente Avellino (esonerato a quattro giornate dal termine della stagione regolare con la squadra seconda) a parentesi meno fortunate. In tempi recenti ha fatto il commentatore per la Rai delle partite della nazionale under 21. Nella serata di ieri le sue quotazioni venivano date in ribasso.

Ore 10.50 – (TuttoMercatoWeb) Il nome di Giuseppe Pillon è emerso nelle ultime ore come candidato alla panchina del Padova. Il tecnico ex Chievo ne ha parlato a TuttoMercatoWeb.com: “Per adesso non ci sono stati contatti, ma quella padovana è una piazza che prenderei in grande considerazione. Da giocatore ho militato all’Appiani per quattro stagioni e ho allenato il club anche in Serie B. E’ una società prestigiosa, che in Lega Pro non ha eguali a livello di blasone. Se mi prendessero in considerazione andrei a parlare con la proprietà per capire cosa vogliono”.

Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Strategie e mercato discutibili”) Paga Carmine Parlato per la crisi di risultati del Padova in Lega Pro – 15 punti in 13 partite, 11 gol segnati e 13 subìti – e i giocatori, ancora una volta, la fanno franca. Nel calcio funziona così, si esonera l’allenatore, ma non è detto che questa sia la soluzione più giusta. Fa comodo, per tanti motivi, individuare un responsabile e scaricargli addosso pure colpe che non sono strettamente sue. Sotto tale punto di vista, nulla di nuovo. Ciò che ci lascia perplessi, invece, è che il Padova, anzi il rinato Padova tutto di matrice locale (fondato e gestito da imprenditori di casa nostra), dia il benservito al tecnico che ha avuto il grande merito di riportare il Biancoscudo tra i professionisti senza avere ancora in tasca la soluzione alternativa. Magari ce la tengono nascosta perché restano dei dettagli da perfezionare, ma ieri, dopo l’annuncio del benservito a Parlato, ci saremmo aspettati la comunicazione del nome del suo successore. Invece, sembra di capire che bisognerà aspettare un paio di giorni prima che il mistero sia svelato, con il rischio di presentare in campo sabato prossimo una squadra ancora frastornata. Che sia una stagione di transizione, una volta scrollatisi di dosso l’etichetta di dilettanti ed aver assunto la dimensione di professionisti, lo dobbiamo necessariamente mettere in conto, visto e considerato che sia Bergamin che Bonetto hanno sempre parlato di programma triennale per la Serie B, ma le strategie perseguite e le scelte di mercato per certi versi imposte in estate ci sembrano, alla luce di quanto si tocca con mano in campionato, assai discutibili. Ingerenze e sovrapposizioni di ruoli, poi tensioni ed errori puerili (emblematico il “caso Amirante” a Pavia) hanno pesato molto sulla gestione di questi primi mesi. E se il nervosismo e le divisioni nella stanza dei bottoni si sono riversati, inevitabilmente, nello spogliatoio, creando comodi alibi a più di un giocatore, è lecito chiedersi quando mai troveremo un po’ di pace e concordia in un club storicamente così inquieto (considerando anche i precedenti di Cestaro e Penocchio). Parlato è il sacrificato, ma il futuro del Padova adesso dipende ancor più di prima dai giocatori, sin qui deludenti, e da dirigenti che abbiano più il senso della misura che non della promessa facile.

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Potrebbe forse esserlo Carmine Gautieri, in cerca di un rilancio dopo le due ultime, sfortunate esperienze sulle panchine di Varese e Livorno, in B, concluse con altrettanti esoneri? De Poli fa muro, non scuce una parola, chiuso in un comprensibile silenzio. Problemi psico-fisici. Squadra muta – nessun giocatore vuole esprimersi dopo aver appreso la notizia dell’esonero, una sconfitta pesante per tutto il gruppo – ma squadra sotto accusa. Avrebbe potuto e dovuto fare di più, invece si è involuta su se stessa, incapace di uscire da una spirale di prestazioni negative che la dirigenza non è più disposta ad accettare. Le frasi di Bergamin sono significative: «Il problema esisteva da qualche settimana, ma non voglio sentir parlare di spogliatoio poco unito o di qualcuno che abbia giocato contro il mister. Dobbiamo sperare che chi arriverà trovi in fretta la quadratura, risollevando soprattutto il morale dei ragazzi». Insomma, il solito copione del calcio: paga l’allenatore quando, magari, insieme a lui dovrebbe pagare chi va in campo e sfodera prestazioni inqualificabili come quella contro i bustocchi. Ma recriminare non serve più: il Padova volta pagina, in attesa di un nuovo nocchiero. L’obiettivo? Salvarsi, il prima possibile.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Lavezzini ad interim. Il tecnico deve fare buon viso a cattivo gioco, d’altra parte che cosa può farci se la proprietà decide di svoltare radicalmente? Le mosse conseguenti, una volta congedato Parlato, sono ovvie: 1) chiamare Rino Lavezzini, il “vice” (63 anni, legato anch’egli da un biennale con la società) e comunicargli che sarà lui, oggi, a prendere in mano la squadra (ritrovo alla Guizza alle 14.30) e ad allenarla in vista della, a questo punto, delicatissima partita di sabato prossimo con l’Albinoleffe; 2) affidare a De Poli il mandato perché «individui un nuovo allenatore, possibilmente entro mercoledì, a cui affidare la squadra e farla venire fuori in fretta dal “momentaccio”». Nè Galderisi nè Pillon. Di nomi, sin dalla tarda serata di sabato, quando si era capito che il destino di Parlato era appeso ad un filo, ne circolano diversi, da Giuseppe Galderisi a Bepi Pillon, a Fabio Brini. Ma l’impressione è che nessuno di loro rientri nell’identikit tracciato dal diesse di Tombolo.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Summit alla Sunglass. Negli uffici dell’azienda di Giuseppe Bergamin, a Villafranca, la riunione domenicale fra i soci biancoscudati inizia alle 15. Oltre al patron e al figlio Marco, sono presenti Roberto Bonetto, il figlio Edoardo, vice-presidente, e Moreno Beccaro, braccio destro dell’a.d.; poi Massimo Poliero, Walter Tosetto e Giampaolo Salot; ultimo, ma non meno importante, il ds Fabrizio De Poli. Ne usciranno tutti poco dopo le 19, dopo aver comunicato direttamente a Parlato la decisione presa all’unanimità: chiudere in anticipo il rapporto professionale, sebbene il mister sia legato al Padova da un’intesa che scadrà nel giugno 2017. Lascia anche il preparatore atletico, con il quale aveva lavorato in precedenza a Rovigo e Pordenone (dove aveva ottenuto altre due promozioni dalla D). «Lo abbiamo convocato qui», spiegherà poi Bergamin, «perché il rispetto per Carmine è fondamentale. Se lo è meritato. Gli abbiamo spiegato che intendiamo percorrere un’altra strada, perché a nostro avviso non è stata trovata un’identità di squadra. Sono personalmente convinto che questo organico, messo in campo forse in modo diverso, si possa difendere bene nella categoria».

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) “Il Calcio Padova comunica che in data odierna (ieri, ndr)la Società ha sollevato dal loro incarico il responsabile tecnico della prima squadra Carmine Parlato e il preparatore atletico Alan Marin. Il Calcio Padova ringrazia mister Parlato e il prof. Marin per la passione e la professionalità messe a disposizione dei colori biancoscudati in questo anno e mezzo e augura loro le migliori fortune sportive per le stagioni a venire”. Ore 18.47, il comunicato-stampa ufficializza quanto si era già intuito sabato sera, subito dopo la conclusione della partita di Busto Arsizio: il pareggio a reti bianche con la Pro Patria – sesto in campionato su tredici gare – ha rappresentato il capolinea dell’avventura del 45enne tecnico napoletano alla guida di quella squadra nelle cui fila aveva giocato in Serie B nella stagione 1990/91, prima di diventarne l’allenatore nel luglio 2014, ripartendo dalla Serie D dopo la scomparsa del club dal professionismo, conseguenza della scellerata gestione di Diego Penocchio e Marcello Cestaro.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) «Grazie comunque, Carmine». «Dovevano cacciare mezza squadra», rincara la dose Michele. «Quei giocatori che non correvano, quei giocatori che ti remavano contro. Ma si sa che questo è il calcio, e a pagare è sempre il mister». «Grazie di tutto mister, ma era una scelta veramente inevitabile», sostiene invece Francesco, ritenendo che ormai il Padova avesse davvero bisogno di una svolta, come sostenuto dalla società.«Spero che questa sia stata una decisione presa con coscienza», conclude Fabrizio, «e non per accontentare la piazza, come spesso succede. Io la accetto, ma non la condivido». Il sostituto. Se su Parlato i tifosi si dividono, identico è l’atteggiamento nei confronti dei nomi rimbalzati nelle ultime ore come quelli dei possibili sostituti. A cominciare da Giuseppe Galderisi che, tanto osannato per i trascorsi da giocatore negli anni Novanta culminati con la promozione in Serie A, pare non godere della medesima stima per ciò che riguarda il suo percorso in panchina. Se le credenziali del passato risvegliano in alcuni emozioni indimenticabili, non stuzzicano affatto quelle attuali. Tanto che alcuni tifosi, sul web, addirittura tirano fuori il curriculum da allenatore di “Nanu”, sostenendo che non sia lui il profilo adatto a guidare questo Padova: «È sempre stato esonerato oppure ha fatto retrocedere la squadra che allenava, dall’Italia al Portogallo», l’affondo di Niko. «Non ha mai fatto bene una volta che sia una».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Carmine Parlato non è più il mister del Padova. E le reazioni ad una notizia ormai nell’aria, com’era naturale che fosse, non hanno tardato ad arrivare. Bocche cucite tra i giocatori, il capitano Marco Cunico ha rinviato alle prossime ore ogni possibile commento. A dire la loro, quindi, sono stati solo i tifosi, sui social network e sui “ritrovi virtuali” che da sempre raccolgono l’anima del popolo biancoscudato. La frattura. La piazza, ora come non mai, è spaccata sull’ormai ex allenatore. Sono in tantissimi a giudicare il suo esonero un errore, ma sono molti anche coloro che lo ritengono una decisione inevitabile. In tantissimi, innanzitutto, scrollano dalle spalle del tecnico la maggior parte delle colpe, addossandole principalmente alla squadra: nel suo complesso, nei suoi elementi, nella linea seguita per la sua costruzione. «Questa squadra ha dei limiti ed esonerando Carmine non credo risolveremo la situazione. Speriamo almeno serva da sveglia per tutti», scrive Andrea su Facebook. Seguito a ruota da Franco: «Alcuni giocatori non sono all’altezza della categoria, paga Carmine, ma gli errori stanno a monte! Ed una delle prime colpe è la mancanza di un vero attaccante capace di fare reparto da solo, all’occorrenza». Tra i tifosi contrari all’esonero di Parlato, alcuni vedono nei giocatori, e in una presunta mancanza di impegno e dedizione nei confronti della maglia, la principale causa delle difficoltà di questo inizio di campionato: «Anche questa volta i privilegiati non pagano», scrive Enrico.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Alessia lo sottolinea: la nostra città. Sì, perché Carmine Parlato, seppur nativo di Napoli, è un padovano d’adozione. Arrivato appena ventenne come difensore del Padova di Colautti, resterà poco più di un anno da giocatore, ma nella città del Santo metterà radici dopo aver conosciuto proprio Alessia, che gli regalerà due figlie. Intrapresa la carriera di allenatore, vince due campionati di Serie D con Rovigo e Pordenone, prima del capolavoro dello scorso anno, nell’occasione aspettata da una vita. Parlato assume la guida di un Padova rifondato dopo la radiazione di luglio, costruendo assieme a De Poli una squadra che inizia ad infrangere record da subito, battendo il primato di miglior partenza nella storia biancoscudata con otto vittorie nelle prime otto partite. Quindi, il primato di vittorie in un campionato, ben 27 in 34 partite, che valgono la promozione. Il bilancio complessivo sulla panchina del Padova in campionato parla di 30 vittorie, 10 pareggi e 7 sconfitte in 47 giornate. Ma l’ultimo record non è stato battuto: quello di allenatore in grado di sedere ininterrottamente per due stagioni di fila sulla panchina biancoscudata. L’ultimo a riuscirci, vent’anni fa, è stato Mauro Sandreani.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Invece l’esonero di Parlato e del fido preparatore atletico Alan Marin è arrivato nel tardo pomeriggio, scatenando ancora di più l’affetto dei tifosi. “Non dovevi pagare tu, nel calcio va sempre così”, “Adesso vediamo cosa faranno questi fenomeni di giocatori”, il tenore dei commenti lasciati dagli appassionati sulla bacheca di “Re Carmine”. Tanto affetto e anche tanti rimpianti, per quello che avrebbe potuto essere, ma anche per quello che è stato. C’è chi si lascia prendere dalla nostalgia e pubblica varie foto della scorsa stagione. Foto di feste, sorrisi e trionfi per un’annata la cui magia è svanita ben presto, dopo il ritorno tra i professionisti. Una foto dell’anno passato l’ha voluta pubblicare anche Alessia Rossi, la moglie del mister, che ha postato sul proprio profilo l’immagine dell’allenatore portato in trionfo dai giocatori sul campo di Legnago il giorno della vittoria del campionato di Serie D. Foto, corredata da questo commento: “Questa è l’immagine che ho impressa in mente. Il ricordo di un anno indimenticabile in quella che è la nostra città! Nessun esonero potrà cancellare quello che è stato e quello che sarà. L’umiltà e il lavoro alla fine pagano sempre”.

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Arrivederci all’allenatore dei record. Di punti, di vittorie, ma anche di affetto. Carmine Parlato lascia la guida del Padova dopo un anno e mezzo coronato dalla promozione al primo colpo in Lega Pro, ma anche da un avvio di stagione deludente in terza serie. S’infrange proprio a Busto Arsizio, dove il Padova aveva guadagnato l’ultima promozione in Serie B della sua storia nel 2009, il sogno dell’allenatore campano di riportare i biancoscudati nell’elite del calcio italiano. Eppure, nel cuore di tantissimi tifosi, Parlato resterà per sempre “uno di loro”. Assai di rado, infatti, si era assistito ad una dimostrazione d’affetto così forte verso un allenatore esonerato a stagione in corso dal Padova. Prova ne sono le decide di messaggi che, fin dalle prime ore di ieri mattina, hanno invaso la bacheca facebook del tecnico. Parlato è sempre stato aperto a tutti nel proprio profilo facebook, che ha accolto centinaia di richieste d’amicizia dei tifosi, pronti a complimentarsi con lui e incitarlo in questi 15 mesi in cui si è seduto sulla panchina del Padova. Messaggi che ieri mattina erano di speranza, e, mentre continuavano a circolare sempre più insistenti le “voci” di un esonero imminente, in tanti invitavano il tecnico a “non mollare”.

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) È stato un sabato sofferto per il centinaio di tifosi – soprattutto ragazzi della “Fattori” – che ha seguito il Padova allo “Speroni” di Busto Arsizio. Prima i cori di disappunto seguiti allo 0 a 0 con l’ultima in classifica (“Meritiamo di più” e “Tirate fuori i co…..”), poi il confronto con il capitano Cunico ai bordi del campo, infine il “faccia a faccia” avvenuto intorno alle 23.30 fuori dello stadio Euganeo, quando il pullman della squadra si è presentato davanti ai cancelli. A bordo, oltre ai giocatori (mancavano solo Neto Pereira e Fabiano, che avevano chiesto ed ottenuto un permesso per fermarsi in Lombardia) e a Parlato con il suo staff, c’erano il diesse De Poli, il team manager Pontin e l’accompagnatore D’Ambrosio. Una quarantina di ragazzi ha chiesto di poter parlare con un rappresentante della squadra, mentre intanto veniva avvertito telefonicamente il presidente Bepi Bergamin. A nome dei compagni si è presentato Matteo Dionisi, che ha discusso con i tifosi, dopo averli ascoltati e aver recepito le loro (giustificate) lamentele per i risultati, tutt’altro che eclatanti, ottenuti ultimamente dal Padova, riassumibili in tre pareggi su cinque partite. Quando è giunto il patron, che abita a poca distanza dall’impianto e che era appena rientrato dal viaggio a Busto, i tifosi lo hanno acclamato, invitandolo a dare una scossa al gruppo e, se necessario, a non guardare in faccia nessuno. Il patron ha rassicurato gli ultras, garantendo loro che la società sta impegnandosi al massimo per onorare la categoria, ma anche per una questione di rispetto proprio nei confronti dei tifosi, che si sobbarcano notevoli sacrifici. Il clima, comunque, non è dei migliori, nessuno si aspettava di essere così indietro dopo 13 giornate.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 26, Alessandria e FeralpiSalò 24, Pavia 22, Bassano e Cremonese 21, Reggiana e SudTirol 20, Cuneo, Pordenone 19, Giana Erminio 17, Padova e Pro Piacenza 15, Lumezzane e Mantova 13, AlbinoLeffe 11, Renate 9, Pro Patria 3.

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, tredicesima giornata (28/29 novembre): Pro Piacenza-Bassano 1-1 (Iocolano (Ba) su rigore al 18′ st, Bini (Pp) al 36′ st), Alessandria-Giana Erminio 1-0 (Bocalon (Al) al 8′ st), Cuneo-Lumezzane 2-0 (Cavalli (Cn) al 26′ pt, Barale (Cn) al 29′ st), Pavia-Mantova 2-2 (Marino (Pv) al 29′ pt, Ruopolo (Mn) al 39′ pt, Ferretti (Pv) al 42′ pt, Ungaro (Mn) al 15′ st), Pro Patria-Padova 0-0, Cittadella-Reggiana 2-1 (Litteri (Ci) al 11′ pt, Iori (Ci) al 38′ pt, Nolé (Re) al 12′ st), SudTirol-Cremonese 1-1 (Brighenti (Cr) al 16′ st, Gliozzi (St) al 29′ st), AlbinoLeffe-Renate 1-0 (D’Iglio (Al) al 37′ pt), FeralpiSalò-Pordenone 2-1 (Filippini (Pn) al 40′ pt, Allievi (Fs) al 5′ st, Romero (Fs) al 41′ st).

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 29 novembre: dopo il pareggio con la Pro Patria la società biancoscudata ha deciso di esonerare Carmine Parlato ed Alan Marin, affidanto temporaneamente la squadra a Rino Lavezzini.




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