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Ore 22.00 – (La Provincia Pavese) Non è andata come sperava Michele Marcolini e non lo nasconde nel dopopartita. «Quando subiamo qualcosa di negativo, come è accaduto in occasione del gol del 2-2 del Mantova, nel secondo tempo facciamo fatica a riprendere in mano la partita e ad avere la personalità di tornare a imporci come eravamo riusciti a fare in altre fasi della partita – analizza il tecnico del Pavia – dopo il loro secondo gol non l’abbiamo fatto, non certo per mancanza di volontà, ed è quello che ci sta succedendo in alcune ultime gare». Il Pavia ha subito due gol frutto di errori individuali di due giocatori della difesa azzurra. «Dispiace per gli errori di due giocatori che fino a qui sono stati sempre tra i migliori – ammette Marcolini – prendere due gol così può succedere e bisogna essere, però, bravi a reagire. Nel primo tempo lo abbiamo fatto, nel secondo la forza mentale e caratteriale non l’abbiamo trovata». Da fuori è sembrato ai più che la squadra abbia subito psicologicamente il peso della pressione di dover vincere per forza e delle voci circolate in settimana, smentite dalla società, della messa in discussione dello stesso tecnico. «Di sicuro è stata una settimana particolare e qualcosa anche i ragazzi l’hanno patito – dichiara Marcolini – ma bisogna avere qualcosina in più per cercare di stare in testa tutto l’anno e le squadre che vincono le prendono di petto. Il fatto di non vincere da qualche giornata sicuramente pesa ma anche in questo caso bisogna dimostrare di saperci andare sopra, di superare questa difficoltà». Un Pavia quindi in crisi mentale più che tecnica ? «Sotto l’aspetto tecnico non ci sono grandi problemi – risponde il mister del Pavia – il problema è che quando abbiamo qualcosa da perdere andiamo in difficoltà».
Ore 21.40 – (La Provincia Pavese) Si fa male da solo, il Pavia. Va avanti due volte – prima con la seconda capocciata vincente di Marino, poi con la fiondata di Ferretti – ma regala a Ungaro, una palla d’oro per il 2-2, che il baby del Mantova non fallisce. L’unico risultato che sembrava essere ammesso ieri per gli azzurri era la vittoria, anche se si dimentica troppo facilmente che il Mantova è sì quartultimo, ma nelle due precedenti trasferte aveva battuto il Bassano e imposto lo 0-0 alla capolista Cittadella. Così, anche se il Pavia resta nelle zone alte della classifica, il pareggio viene vissuto come una sconfitta dal pubblico del Fortunati, e alla fine della gara mister Michele Marcolini si allontana in fretta dalla panchina, quasi a voler cancellare l’amarezza e il peso dell’essere tuttora in discussione. Dopo due punti nelle ultime tre gare quella col Mantova doveva essere nei piani quella della riscossa. Ma la pressione si sente e l’avvio degli azzurri è un po’ contratto, infatti il Mantova all’11’ rischia di approfittarne con Gonzi bravo a inserirsi centralmente e a puntare Facchin, ma il calcio con l’ interno destro non gira abbastanza. Però il Pavia risale in fretta la corrente e progressivamente la manovra si fa più convincente, pur senza acuti. Si propongono Bellazzini, La Camera per vie centrali, e poi Martin per la migliore delle trame del Pavia, al 29’: rasoterra per Ferretti che gira di sinistro, la palla deviata finisce fuori non di molto. Ma sul corner Marino si ripete in versione catapulta, come ad Alessandria e di testa spedisce in rete. Cesarini entra in scena con un assist per Ferretti che da buona posizione schiaffeggia la palla fuori, poi a colpi di rabone e altre magie centra per Ferretti e Cristini che non arrivano al colpo vincente. La gara sembra nelle mani degli azzurri e invece all’improvviso arriva il pari: Malomo manca l’aggancio in scivolata e dà via libera a Foglio che gira per Ruopolo, solissimo a centro area, Marino con una miracolosa scivolata impedisce la rete, ma la palla resta lì e Ruopolo a porta vuota segna l’1-1. Ferretti rimedia subito: quattro passi dalla trequarti verso l’area del Mantova e sinistro micidiale nell’angolino opposto. Un gol alla Ferretti. All’intervallo sul 2-1, Marcolini fa una sorta di arrocco per limitare sulla fascia destra le incursioni di Foglio: sposta da lì Bellazzini, che torna a fare la mezzala sinistra, e al suo posto piazza Alessandro Marchi. L’inizio della ripresa è promettente, con un’azione pregevole che dalle retrovie porta Cesarini in area all’assist rasoterra per Cristini, anticipato d’un soffio da Bonato. Il Mantova si affaccia timidamente dalle parti di Facchin all’11’ con il traversone di Scalise (uno degli ex assieme a Sereni, Foglio e in panchina Puccio) per il colpo di testa innocuo di Zammarini. Il Pavia sembra in controllo e nulla fa presagire quello che sta per accadere, al 15’: Siniscalchi rinvia addosso a Ungaro, appena entrato, che corre verso Facchin e calcia sotto la traversa per il 2-2. Il Pavia pare smarrito, Marcolini cambia qualcosa a livello tattico inserendo Pavan e Mattia Marchi, però la mezzora finale è uno sterile tentativo di ritrovare il filo del gioco o almeno il colpo risolutivo con palle buttate avanti. Ma non è aria.
Ore 21.10 – Giuseppe Galderisi è un candidato fortissimo alla panchina del Padova. Ma non c’è identità di vedute in società sul nome del successore di Carmine Parlato e, nonostante quello di Galderisi sia un nome che piace moltissimo al presidente Giuseppe Bergamin e anche a Roberto Bonetto, la scelta è stata di fatto delegata in toto a Fabrizio De Poli. Che ha due nomi in corso di valutazione in queste ore: si tratta di Guido Carboni e di Franco Lerda, che si affiancano a Giuseppe Pillon. Carboni, quando giocava nel Giorgione, era stato allenato da Rino Lavezzini, Pillon è stimato da De Poli così come Lerda. Paiono da escludere Ezio Glerean e Fabio Brini e non ci sono state conferme neppure su Dino Pagliari. Carte rimescolate, dunque. E questo spiega il fatto che Rino Lavezzini dirigerà domani il primo allenamento settimanale.
Ore 20.50 – (Gazzetta di Mantova) Un pallone facile facile quello depositato in rete da Francesco Ruopolo per il provvisorio 1-1, una rete – la quinta stagionale in campionato per lui, più tre in Coppa Italia – guadagnata concludendo un lavoro avviato da uno svarione difensivo degli azzurri e proseguito con il prezioso assist di Foglio. Se è azzardato definirla una prodezza, certo per l’Acm il centro è di importanza vitale. «Vale un punto che ci serviva proprio – riflette il bomber -, perché occorreva ripartire. Abbiamo approcciato bene la gara, nel gruppo nonostante tutto c’è grande fiducia. Il mio ginocchio? Sto gestendo la situazione, cercando di arrivare alla sosta natalizia per avere il tempo di recuperare. Ho finito stremato senza mollare mai, purtroppo risento degli allenamenti svolti a singhiozzo». Andrea Trainotti plaude al carattere della squadra e ai tifosi: «Bravi a rimontare due volte sul campo di una big, in una condizione psicologica e di classifica difficile. Grazie ai ragazzi della curva che hanno esposto uno striscione d’auguri per il mio compleanno. Sui gol subiti si poteva fare di più, ci siamo fatti sorprendere con un pizzico d’ingenuità».
Ore 20.40 – (Gazzetta di Mantova) A Cittadella il dubbio pareva legittimo: era bastato un quarto d’ora a Giuseppe Ungaro per fare arrabbiare Javorcic, che l’aveva inserito nella ripresa e poi immediatamente tolto? Nell’imbarazzo si era poi appreso che il fantasista aveva sofferto un principio di nausea e la faccenda era stata insabbiata, complice il silenzio stampa dei biancorossi. Due settimane più tardi a Ungaro è bastato molto meno del celebre quarto d’ora di notorietà attribuito ad Andy Warhol per mostrare finalmente le capacità che il tecnico dell’Acm gli riconosce: a cinque minuti dal suo ingresso ha sfruttato un grossolano errore di Siniscalchi e ha scaricato un bolide sinistro sotto l’incrocio. «Devo tanto alla fiducia risposta in me dal mister e alla tranquillità trasmessa dai compagni – spiega il 20enne tarantino, girato all’Acm dall’Atalanta dopo l’esperienza in Lega Pro della passata stagione al Real Vicenza -. Sono molto contento per la nostra prestazione, siamo stati compatti e abbiamo espresso un buon calcio. Insomma, siamo stati squadra». L’esultanza per il suo primo gol tra i professionisti non è passata inosservata: «L’avevo preparata insieme al mio compagno di appartamento, il portiere Albertoni ed è ispirata a quella di Sturridge, attaccante del Liverpool. Poi sono andato a cercare la telecamera indicando con le mani il 12, un numero a cui io e la mia famiglia siamo molto legati. Voglio infatti dedicare la rete a mio nonno, che mi guarda da lassù e ai miei genitori, che mi sono sempre vicini e impediscono che soffra di nostalgia, anche se sono lontani più di mille chilometri. E poi allo spogliatoio, che lotta con grande determinazione».
Ore 20.30 – (Gazzetta di Mantova) Ci mette un po’ a lasciare la tribuna centrale il presidente Sandro Musso. La gara con il Pavia è stata densa di emozioni, meglio fare un doppio respiro prima di analizzare con freddezza quanto visto nei 90’ dello stadio Fortunati: «Questo punto va bene – sottolinea – e forse ci poteva pure stare la vittoria. Con più coraggio si poteva portare a casa l’intera posta, ma va bene così». È un Mantova che lontano da casa sembra aver trovato una discreta continuità di risultati: «In questo momento riusciamo ad esprimerci meglio con le ripartenze – dichiara Musso – e quindi in trasferta riusciamo a fare punti pesanti. Arriveranno anche quelli in casa. Con il Pavia non era semplice, questo punto ci voleva per il morale del gruppo». Resta il fatto che la squadra, dopo il cambio di allenatore, deve trovare una sua fisionomia per vestire gli abiti che vuole Javorcic: «C’è bisogno di qualità – afferma il presidente – e quindi dobbiamo aspettare il rientro di Caridi e i vari Ruopolo e Momentè nelle migliori condizioni». Due giocatori che Musso vedrebbe bene insieme: «Ho visto il Pavia in difficoltà dietro, loro sono due “animali” offensivi e potevano fare male. Io sono un amante del bel calcio e quindi vorrei vedere qualcosa di più ma chiaramente mi rendo conto che in questo momento questo è il nostro potenziale. Sono molto contento per Ungaro: sono convinto che se il mister saprà “lavorarselo” bene diventerà un giocatore importante per questo gruppo». Una battuta anche su Siniscalchi, autore di un errore sul gol del definitivo 2-2: «Ha commesso un’imprecisione – conclude Sandro Musso – però resta un giocatore di qualità. In estate abbiamo fatto di tutto per tenerlo, mi dispiace che sia partito». In panchina c’era il numero uno di Sdl Serafino Di Loreto. Il patron accoglie con il giusto entusiasmo il punto di Pavia e pensa già alla tabella di marcia per il futuro: «I ragazzi stanno trovando la giusta quadratura – analizza – infatti in campo si vedono meno errori e più ordine. Chiaramente contro squadre attrezzate è dura, però vedo la luce in fondo al tunnel. La società c’è, la squadra sta trovando maggior serenità e questo non può che giovare a tutto l’ambiente. Adesso dobbiamo cercare di dare il massimo in queste ultime 4 gare prima della fine del girone d’andata. L’obiettivo è chiudere a quota 22 punti». Che tradotto vorrebbe dire conquistare 9 punti contro Alessandria, Pro Piacenza, Pro Patria e Albinoneffe. Soddisfatto anche Bruno Bompieri: «Questo è un buon punto, ci voleva – dichiara a fine gara il socio dell’Acm –. Lo abbiamo ottenuto con un gran secondo tempo. Ho massima fiducia in questa squadra».
Ore 20.20 – (Gazzetta di Mantova) Gli applausi il Mantova li incamera a più riprese. Prima del via, durante l’intervallo e dopo il triplice fischio. La carica agonistica e la determinazione messa in campo a Pavia sono elementi apprezzati dal pubblico di fede biancorossa. Mister Ivan Javorcic ha sentito la fiducia della piazza ed ora ha più forza: «La gente ha riconosciuto la voglia di reagire dei ragazzi – spiega il tecnico –, col tempo ci stiamo avvicinando alla piena compattezza tra noi e la tifoseria. È un bel segnale». La gara è stata complicata, il Mantova ha avuto il merito di non abbattersi dopo le reti subite: «Sono soddisfatto – spiega Javorcic – perché tutti hanno dimostrato carattere, organizzazione e capacità di soffrire contro una formazione forte, fortissima. Bisogna fare i complimenti al gruppo, abbiamo tenuto duro in una partita carica di emozioni». Dopo il passo falso con la FeralpiSalò il rischio era quello di non riuscire a rimettersi in pista: «In noi sta crescendo la consapevolezza di essere competitivi – commenta l’allenatore croato – visto che siamo sempre stati in partita contro squadre di altissimo livello». A metà della prima frazione l’inversione di ruolo tra Zammarini e Foglio: «Foglio ha fatto benissimo – analizza – e tendeva ad allargarsi molto. Zammarini invece nasce mezz’ala e quindi quella mossa ha dato più equilibrio alla squadra in quella particolare fase della partita. Abbiamo lavorato molto in settimana per giocare una gara attenta. Volevamo essere lucidi per sfruttare le loro debolezze. Ci siamo riusciti grazie ad un gioco equilibrato». Tornare a casa dallo stadio Fortunati con un punto, di questi tempi, non è assolutamente male. Anzi: «Mi avete sempre sentito elogiare il gruppo, mai i singoli, ma stavolta permettetemi una piccola eccezione – continua Javorcic –. Voglio fare un applauso speciale a Sereni, Foglio, Ungaro e Momentè. Hanno fatto una gara di sacrificio e grande sostanza, in diversi momenti hanno fatto la differenza». Poi arriva anche un inciso su Ruopolo, in campo e a segno nonostante un ginocchio dolorante che lo sta limitando da diverse settimane: «Ha un peso specifico importante per questa squadra, cercheremo di dosarlo. Lui insieme a Momentè? Vedremo, ma non è una questione di nomi in attacco, ma di dinamiche di gioco e di gruppo. Io non lascio indietro nessuno, con il tempo troveremo la forma migliore e aumenteremo il nostro tasso di competitività».
Ore 20.10 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova di Javorcic si conferma imbattibile in trasferta e strappa un ottimo pari anche sul campo del Pavia secondo in classifica. I biancorossi stavolta lo ottengono rimontando per ben due volte gli avversari e dimostrando dunque una gran dose di carattere. La squadra a tratti offre anche un buon calcio e – premesso che il 2-2 non fa una grinza – nel finale con un pizzico di convinzione in più potrebbe anche piazzare il colpaccio. Si comincia con i biancorossi schierati secondo il consueto “albero di Natale” (4-3-2-1) e con le novità Sereni in difesa e Raggio Garibaldi a metà campo. Il Pavia risponde con il collaudato 3-5-2. I padroni di casa provano a partire forte ma non trovano spazi nell’attenta difesa biancorossa. Anzi, al primo affondo il Mantova potrebbe andare in vantaggio, se Gonzi non sciupasse una favorevolissima occasione. Il Pavia, dal canto suo, punge soprattutto a destra, dove qualcosa nell’assetto dell’Acm non funziona. Foglio, infatti, sembra un pesce fuor d’acqua nel ruolo di mezzala. Javorcic se ne accorge subito e sposta più avanti il mancino ex Novara, arretrando Zammarini a centrocampo. È una mossa che funziona e proprio da quella parte i biancorossi cominciano a trovare varchi interessanti, approfittando anche della vena offensiva di Bellazzini, schierato esterno destro da Marcolini e non avvezzo a chiusure tempestive. Nel momento migliore del Mantova, però, ecco la frittata. Su corner da sinistra, il difensore Marino viene lasciato libero di saltare da solo a centro area e incorna l’1-0 al 29’. Il Mantova prova subito a reagire ma accusa il colpo, mentre il Pavia si galvanizza e va vicino al raddoppio prima con Ferretti e poi con Marchi, ma la loro mira è sbagliata. Così, ecco scattare puntuale la legge del calcio: gol sbagliato, gol subìto. Su lancio di Dalla Bona, Malomo va clamorosamente a vuoto e Foglio si trova solo davanti al portiere: assist a Ruopolo e 1-1. È il 39’, c’è solo da strare tranquilli e andare al riposo sul risultato di parità. Invece i biancorossi si addormentano un’altra volta e al 42’ Ferretti segna il 2-1. Ma nel Pavia non tutto funziona a dovere, tant’è che nella ripresa Marcolini sposta subito Bellazzini mezzala e chiama sulla fascia destra Marchi per limitare le scorribande di Foglio. Il Mantova torna in campo con il piglio giusto ma dopo dieci minuti Javorcic decide di dare più incisività al reparto avanzato e inserisce Ungaro per Gonzi. I biancorossi sfiorano subito il pari con Zammarini, poi è proprio Ungaro ad approfittare di un errato rilancio dell’ex Siniscalchi e a segnare il 2-2 al 15’. Il Pavia a questo punto va in bambola e a poco servono i cambi di Marcolini (Pavan per Cristini e Mattia Marchi per Bellazzini), che passa anche al modulo 3-4-1-2. Javorcic inserisce prima Momentè per l’esausto Ruopolo, poi Di Santantonio per Raggio Garibaldi. I biancorossi hanno un’altra buona occasione con Ungaro e anche diverse opportunità per affondare i colpi, ma forse non ci credono fino in fondo e preferiscono insistere nel possesso palla. Per contro non rischiano quasi nulla (a parte qualche mischia) e alla fine festeggiano meritatamente il 2-2 con i circa cento tifosi al seguito.
Ore 19.40 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 26, Alessandria e FeralpiSalò 24, Pavia 22, Bassano e Cremonese 21, Reggiana e SudTirol 20, Cuneo, Pordenone 19, Giana Erminio 17, Padova e Pro Piacenza 15, Lumezzane e Mantova 13, AlbinoLeffe 11, Renate 9, Pro Patria 3.
Ore 19.30 – Lega Pro Girone A, fine primi tempi: AlbinoLeffe-Renate 1-0 (D’Iglio (Al) al 37′ pt), FeralpiSalò-Pordenone 2-1 (Filippini (Pn) al 40′ pt, Allievi (Fs) al 5′ st, Romero (Fs) al 41′ st).
Ore 19.15 – Confermato che la soluzione Lavezzini è soltanto temporanea. La società sta vagliando diverse opzioni, fra cui Galderisi e Pillon. In corsa anche Franco Lerda, De Poli prenderà una decisione entro domani
Ore 19.00 – Nuovi rumours riguardo a Rino Lavezzini. Da capire se in caso di promozione a primo allenatore sarebbe una scelta provvisoria o definitiva.
Ore 18.5o – Ancora nessuna notizia certa riguardo al successore di Carmine Parlato, ma le ultime indiscrezioni parlano di una promozione a primo allenatore di Rino Lavezzini.
Ore 18.47 – (Calcio Padova) Il Calcio Padova comunica che in data odierna la Società ha sollevato dal loro incarico il responsabile tecnico della prima squadra Carmine Parlato e il prepararore atletico Alan Marin. Il Calcio Padova ringrazia mister Parlato e il prof. Marin per la passione e la professionalità messe a disposizione dei colori biancoscudati in questo anno e mezzo e augura loro le migliori fortune sportive per le stagioni a venire.
Ore 18.32 – LA DIRIGENZA HA DECISO: ESONERATI CARMINE PARLATO ED IL PREPARATORE ATLETICO ALAN MARIN. A BREVE L’UFFICIALITÀ.
Ore 18.20 – Lega Pro Girone A, fine primi tempi: AlbinoLeffe-Renate 1-0 (D’Iglio (Al) al 37′ pt), FeralpiSalò-Pordenone 0-1 (Filippini (Pn) al 40′ pt).
Ore 18.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Nulla da fare. Il Bassano non riesce più a vincere e fallisce l’aggancio al Cittadella al primo posto proseguendo la sua striscia di partite senza successi. A Piacenza con il Pro Piacenza finisce 1-1 e Stefano Sottili vede sfuggire di mano una vittoria che pareva certa a otto minuti dalla fine. Nel primo tempo si sonnecchia, sul taccuino ci sono giusto tre occasioni da cerchiare in rosso. Rossi è bravo a sventare la conclusione da distanza ravvicinata di Barba, oltre ai tiri da fuori area di Maietti e Alessandro. Il Bassano risponde al 22’ con Falzerano, che costringe Sall a un miracoloso intervento in tuffo per sventare il gol: sul pallone si stava cataputando Pietribiasi, fermato in extremis. La partita si sblocca al 17’ della ripresa: fallo di mano di Carrus in area e Iocolano non sbaglia dal dischetto. Nemmeno il tempo di esultare che due minuti dopo il Pro Piacenza ha un penalty che potrebbe rimettere il risultato sulla parità. Il fallo di mano stavolta è di Bizzotto, anche in questo caso nessun dubbio da parte dell’arbitro: sul dischetto va Alessandro che calcia malissimo e si fa parare il tiro da Rossi. Il quale nel dopogara non riesce a darsi pace: «Dispiace non essere riusciti a conquistare i tre punti — ringhia il portiere giallorosso — considerato anche che fino a dieci minuti dalla fine eravamo in vantaggio. Il rigore parato? Alessandro lo conosco, con il Real Vicenza in Coppa Italia mi aveva già segnato su rigore, oggi sono riuscito a leggere la traiettoria. Il gol subito? E’ stata una leggerezza difensiva che non ci possiamo permettere, dobbiamo lavorare per migliorare. Ora ci aspetta Lumezzane per la seconda trasferta consecutiva, oggi non siamo riusciti a conquistare una vittoria, dobbiamo provare ad ottenere il massimo risultato possibile sabato prossimo».
E infatti, quando la vittoria pare ormai in cassaforte, al 37’ Bini pareggia colpendo di testa una punizione dalla tre quarti di Rantier. E nel finale per poco non ci scappa addirittura la grande beffa, con Bignotti che va a un passo dal 2-1 con un tiro che finisce a lato di poco in pieno recupero. «Dobbiamo diventare più pratici — sospira mister Sottili — quando c’è l’occasione di tirare, bisogna tirare; quando non si riesce ad uscire, occorre verticalizzare. Questo è un momento in cui creiamo tanto negli ultimi venti metri, giochiamo, siamo propositivi, ma poi facciamo fatica a concretizzare. Fino alla settimana scorsa non avevamo ancora subito gol su palla inattiva, con oggi nelle ultime due partite abbiamo subito due reti così. E c’è grande rammarico per non essere riusciti a capitalizzare la grande mole di gioco prodotta».
Ore 17.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Un Vicenza troppo brutto per essere vero, e la delusione mista ad arrabbiatura di Pasquale Marino nel dopo gara ne è la conferma. «Il commento alla partita è fin troppo facile: si può dire che non siamo scesi in campo, non ci è riuscito niente di quello che avevamo provato in settimana. Ma la cosa che mi amareggia di più è che i nostri avversari hanno dimostrato di avere più fame di noi, maggior grinta e determinazione: sconfitta meritata». Marino è lo specchio della delusione. «Non abbiamo giocato come sappiamo: su un terreno di gioco tirato come un biliardo avremmo dovuto far valere la nostra tecnica. Invece siamo stati passivi senza mostrare capacità di reazione nemmeno quando eravamo sotto. Purtroppo non c’è niente da salvare, è stata la peggior partita da quando alleno il Vicenza, non resta che rimboccarci le maniche e ricominciare a fare punti». E Marino detta subito la linea: «Ci confronteremo e cercheremo di capire cosa è successo perché prestazioni di questo tipo non si ripetano. Giovedì contro il Carpi e domenica al Menti contro la Salernitana dovremo dimostrare che abbiamo capito la lezione».
Ore 17.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Il più tipico dei risultati per la più classica delle sconfitte. Il Vicenza prende due sberle al Liberati contro la Ternana dopo una partita mal giocata, in cui Cinelli e compagni soffrono per tutto il match l’irruenza delle «Fere» e si stampano sulla ditta del gol Ceravolo-Falletti. Una brutta prestazione quella di ieri, in cui i biancorossi vanno in affanno sin dalle fasi embrionali del match. Dopo due pareggi consecutivi questa sconfitta fa male più per il non gioco espresso che per il risultato. Pasquale Marino sorprende tutti in avvio: vista la squalifica di Raicevic, era Pettinari il candidato numero uno a sobbarcarsi il peso dell’attacco. Il tecnico invece getta nella mischia Gatto, con l’ex Pescara a sedersi in panchina. Per il resto tutto come da pronostico. La difesa biancorossa parte col fiatone e paga dazio: nei primi quindici minuti i padroni di casa battono cinque angoli e in tutte le occasioni sfiorano il vantaggio. In primis con il clamoroso errore di Valient, che si trova tutto solo davanti al portiere, ma schiaccia troppo la palla. Poi, su analoga situazione, la bandierina dell’assistente Villa salva ancora il Vicenza: Zanon mette in rete dopo una ribattuta su corner, ma il fuorigioco (al limite) del ternano lascia ancora per poco la sfida in equilibrio. Il predominio territoriale è quasi imbarazzante e i padroni di casa riescono a capitalizzarlo al 25’. Ennesimo angolo, sulla ribattuta Falletti pennella un cross in mezzo e Ceravolo prende il tempo alla difesa biancorossa e tutto solo incorna trovando il terzo sigillo stagionale. Un vantaggio meritato quelle delle «Fere», con il Vicenza che fatica a uscire dalla propria metà campo e ad affacciarsi dalle parti di Mazzoni. I biancorossi provano sempre a sfruttare le fasce con Laverone e D’Elia, ma le occasioni vere verso l’estremo difensore rossoverde danno l’esatto termometro della situazione: zero tiri verso la porta umbra, a eccezione di una staffilata di Galano allo scadere. Dall’altra parte Vigorito si guadagna invece una buona dose di applausi per un intervento di pugni sul destro a giro dal limite di Falletti che evita il raddoppio. Nella ripresa Marino prova a cambiare la regia di centrocampo: fuori Pazienza e dentro Urso ma la Ternana fa sul serio e centra subito un palo con Vitale su tiro-cross che Vigorito battezza fuori. Il tema non cambia, ancora angoli a ripetizioni e occasioni che piovono nell’area biancorossa. Il Vicenza pare un pugile alle corde a cui manca solo il colpo del ko. Detto, fatto e i padroni di casa raddoppiano. Contropiede della squadra di Breda, Falletti in area centra il destro a giro che batte nuovamente Vigorito. Sotto di due gol, la squadra di Marino abbozza una piccola reazione. Niente di eclatante, sia chiaro, ma almeno in tre occasioni prova a impensierire Mazzoni. Il problema è che alla mole di gioco manca un finalizzatore e negli ultimi venti metri il solo Galano obbliga il portiere a un intervento sporco dalla distanza. Il tecnico biancorosso si gioca la carta Pettinari sul finale di gara, ma cambia poco o niente. Anzi, i rossoverdi tolgono bomber Ceravolo, dando spazio al giovane Gondo che in tre occasioni non cala il tris solo per un evidente deficit di mira.
Ore 17.10 – In pieno svolgimento l’incontro tra Giuseppe Bergamin, Roberto Bonetto, Fabrizio De Poli ed i soci Poliero, Salot e Tosetto.
Ore 17.00 – Lega Pro girone A, fischio finale: SudTirol-Cremonese 1-1, reti di Brighenti (Cr) al 16′ st e Gliozzi (St) al 29′ st
Ore 16.50 – (Gazzetta di Reggio) Nolè ed Arma a fine partita concordano su un risultato immeritato ma si dicono fiduciosi per il futuro. «C’è rammarico per il risultato – attacca il lucano – dopo una prestazione del genere fa rabbia andare a casa senza punti ma giocando così le prossime partite, magari con maggiore fortuna, troveremo sicuramente i risultati. In questo momento alla prima occasione ci puniscono perciò dobbiamo migliorare sui nostri piccoli errori generali, vale per tutti, perché anche davanti dobbiamo finalizzare di più quando si crea tanto». Stessa linea per il bomber Arma: «E’ un momento così, un mese fa al primo tiro in porta si faceva gol, mentre ora no. Manca un po’ di fortuna ma salviamo questa prestazione perché, in definitiva, loro con due tiri in porta hanno trovato i due gol partita. Sapevamo che i loro punti deboli erano sugli esterni ma noi, senza fortuna, non abbiamo concretizzato la mole di gioco costruito».
Ore 16.40 – (Gazzetta di Reggio) Basta un tempo al Cittadella per superare una Reggiana in crisi di risultati, ma non di gioco. Allo stadio “Tombolato” la squadra di Colombo rimedia la seconda sconfitta consecutiva, la terza in cinque gare in cui è riuscita ad ottenere soltanto due pareggi. Il Cittadella ringrazia e scappa a + 6 dimostrando il cinismo delle grandi. Gli uomini di Venturato colpiscono al primo affondo con Litteri e raddoppiano con Iori nel miglior momento della Reggiana, che nel finale del primo tempo perde per infortunio capitan Parola. Nel secondo tempo Nolè prima riapre la gara, poi spreca il pareggio, con i suoi compagni che giocano fino alla fine nella metà campo locale senza però riuscire a trovare la rete di un pari che, tutto sommato, sarebbe stato anche meritato. A conti fatti, costano carissimo gli errori difensivi che regalano ai veneti prima il vantaggio e poi il raddoppio, anche perché resteranno le uniche occasioni create dalla prima della classe. Non porta punti la rivoluzione di Colombo dopo il pesante ko con il Pordenone. Il tecnico passa al 3-5-2. L’inizio è in salita perché già all’11’ Benedetti crossa da sinistra un pallone che Litteri, nel cuore dell’area di rigore, ha il tempo di stoppare di petto e di calciare alle spalle di Perilli. L’1-0 scuote la Reggiana che prova subito a reagire con un destro di Bruccini (12′, palla a lato) per poi protestare al quarto d’ora per un sospetto fallo di mano di Scaglia in area di rigore. La migliore occasione capita a Nolè, che al 31′ viene servito da Bruccini ma sbaglia un rigore in movimento calciando a lato. Ancora Reggiana al 34′, ma neanche Arma inquadra lo specchio della porta. Gli sforzi non vengono adeguatamente ripagati, anzi al 37′ il Cittadella raddoppia sfruttando un colpo di testa di Iori sugli sviluppi del primo calcio d’angolo. Oltre al 2-0 Colombo deve fare i conti con un problema fisico di capitan Parola, costretto ad uscire: al suo posto subentra Frascatore. Nel secondo tempo la Reggiana non molla e, dopo un tiro di Arma deviato da Scaglia in contropiede (7′), sugli sviluppi di un calcio d’angolo Nolè la riapre al 12′ ribattendo in rete un pallone dopo una clamorosa mischia in area di rigore. Trovato il 2-1, la Reggiana sfiora immediatamente il pareggio, ancora con Nolè, che però non riesce a colpire il pallone dopo una torre di Arma. Sfumata la clamorosa occasione, il tecnico locale Venturato irrobustisce il centrocampo inserendo Schenetti al posto di Chiaretti. Cambia a centrocampo anche Colombo, che manda in campo Angiulli al posto di Bruccini. Dopo un colpo di testa di Arma parato da Alfonso a metà tempo, alla mezz’ora il tecnico si gioca il tutto per tutto inserendo Pesenti al posto di Mogos passando così ad un più offensivo 3-4-1-2. Al 36′ ci riprova Nolè di potenza ma pecca di precisione (pallone a lato). I tifosi granata che hanno raggiunto il “Tombolato” continuano a spingere la Reggiana fino alla fine del terzo minuto di recupero, ma il risultato non cambia più.
Ore 16.20 – (Gazzettino) Il tecnico Roberto Venturato è soddisfatto del risultato, pur consapevole che non è stata una vittoria semplice: «Credo che in questo campionato ci sarà da soffrire tutte le partite. La Reggiana ha dimostrato di essere una squadra con valori importanti e con un buon impianto di gioco, siamo stati bravi nel primo tempo ad andare in vantaggio e a costruire altre occasioni. Nel secondo invece abbiamo rallentato il ritmo, non siamo riusciti ad alzare il baricentro e la Reggiana ci ha messo in difficoltà. Ma c’è da fare un plauso a questo gruppo, che ha voluto fortemente la vittoria». Sulle difficoltà incontrate nella ripresa sottolinea: «Abbiamo avuto un po’ di timore, dobbiamo lavorare su questo per diventare più bravi a tenere palla e controllare il gioco. Ma siamo stati bravi a saper interpretare la partita in modo diverso nel momento in cui c’è stato da soffrire. Anche i giocatori che sono entrati dalla panchina hanno subito messo in campo l’atteggiamento giusto». Il morale in vista delle ultime sfide del 2015 è alto. «Siamo contenti, non era facile vincere con la Reggiana ed è stato un bel segnale alle avversarie che avevano vinto nel pomeriggio. Ricominciare la settimana da primi in classifica dà morale, ma ora dobbiamo essere bravi a non accontentarci. Ci attendono tre partite molto difficili prima della sosta natalizia, già da lunedì dovremo preparare la difficile trasferta a Pordenone, contro una squadra che sta attraversando un buon momento». «Vittoria sofferta ma meritata – sostiene il vicepresidente Giancarlo Pavin – di fronte a una squadra forte che sarà una nostra avversaria fino alla fine». Sul Cittadella, continua Pavin: «Abbiamo dimostrato maturità e capacità nel saper soffrire, riuscendo a mantenere un risultato importante. Abbiamo ancora margini di miglioramento». Il direttore generale Stefano Marchetti aggiunge: «È stata una vittoria di carattere, loro sono una squadra importante e a tratti ci ha messo in difficoltà. Questi sono tre punti molto pesanti». Sulla prova di Bizzotto conclude: «Ha fatto una buona gara, per noi è un giocatore importante, come lo sono gli altri, ha il gol nel sangue e tanta qualità».
Ore 16.10 – (Gazzettino) Dopo tre pareggi consecutivi, il Cittadella torna a vincere tra le mura amiche e si riprende il primo posto nel girone, dopo il sorpasso nel pomeriggio da parte dell’Alessandria. La squadra di Venturato mantiene due lunghezze di vantaggio sui piemontesi, ma allunga su Pavia e Bassano, fermate entrambi sul pareggio. È stata comunque una vittoria sofferta: il 2-0 del primo tempo auspicava una ripresa più tranquilla, invece la Reggiana nei secondi 45 minuti ha accorciato le distanze e costretto il Cittadella sulla difensiva per buona parte della frazione. Quasi confermate in toto le indicazioni della vigilia, con Venturato che sceglie Bizzotto come partner di Litteri nell’attacco del Cittadella. Di contro la Reggiana torna alla difesa a 3 e un centrocampo folto (cinque calciatori più Nolè che agisce a supporto dell’unica punta Arma), dopo le quattro scoppole incassate domenica scorsa. Il Cittadella comincia con il piglio giusto, anche se la Reggiana non sta certo a guardare. I primi minuti sono frizzanti e gradevoli, con la squadra di Venturato che si porta subito in vantaggio. Litteri, ammonito qualche minuto prima per una presunta simulazione in area, si rifà all’11’: controllo di petto e girata vincente. Gli ospiti sono pericolosi con il colpo di testa di Nolè (23’) che svetta tutto solo a centro area. Il pallone è debole e centrale. Errato rinvio di Scaglia al 28′, ne approfitta Arma che impegna a terra Alfonso. Questa volta il Cittadella ha davvero rischiato, e va bene ai granata di casa anche alla mezz’ora, quando il sinistro di Nolè dal limite finisce di pochissimo a lato. Suona un altro campanello d’allarme al 34′, con Arma che scatta forse oltre la linea dei difensori e conclude di destro senza inquadrare lo specchio della porta. La truppa di Venturato è però assolutamente pragmatica e al 38′ raddoppia: angolo di Benedetti e colpo di testa vincente di Iori. Al rientro dagli spogliatoi c’è Lora per Bobb. La Reggiana conquista tre corner in una manciata di minuti, infruttuosi. La squadra di Colombo alza il baricentro per cercare quel gol che riaprirebbe la partita, e al 12′ ci riesce: al quarto corner si innesca un batti e ribatti nell’area del Cittadella, la zampata vincente è quella di Nolè. Lo stesso Nolè un minuto dopo manca la deviazione al volo sulla sponda aerea di Arma. Il tecnico di casa toglie Chiaretti per Schenetti che agisce nella stessa posizione. E il neo entrato si mette subito in evidenza sfiorando il palo con una conclusione dal limite. Iori incita i propri compagni – che stanno patendo l’aggressività della Reggiana – a non mollare, Venturato corre ai ripari togliendo una punta (Bizzotto) per un difensore (Cappelletti) e disegnando una retroguardia a cinque. Di contro, Colombo manda in campo Pesenti, un attaccante. Con il Cittadella che fatica a salire e non riesce più a tenere il possesso palla, si finisce per giocare sempre nella metà campo padovana. Lo sforzo della Reggiana è pari alla generosità riversata in campo, ma Alfonso non corre altri pericoli, anche se si finisce per guardare sempre all’orologio, con i minuti finali che sono davvero interminabili.
Ore 15.50 – Lega Pro girone A, fine primo tempo: SudTirol-Cremonese 0-0.
Ore 15.40 – (Mattino di Padova) Molto bene il risultato, un po’ meno il modo in cui è arrivato. Pochi minuti dopo il fischio finale, è ancora fresca nei protagonisti l’adrenalina di un secondo tempo in cui il Cittadella ha sofferto oltremisura, sudando sette camice per portare a casa una vittoria che aveva in pugno nel primo tempo. Ma alla fine, lo dicono tutti, quello che conta sono solo tre punti che permettono ai granata di restare in vetta. «Credo che in questo campionato ci sarà sempre da soffrire», il commento del tecnico Roberto Venturato. «La Reggiana ha dimostrato di essere una squadra importante, con un impianto di gioco che le offre una precisa identità. Noi siamo stati bravi ad andare in vantaggio e a costruire buone giocate nel primo tempo, ma nella ripresa abbiamo commesso qualche errore di troppo. Abbiamo rallentato il ritmo e non siamo stati capaci di alzare il baricentro. La qualità della Reggiana ci ha messo in difficoltà ma alla fine ha prevalso il grande carattere del gruppo che ha voluto la vittoria a tutti i costi». Come si spiega una prestazione così diversa tra un tempo e l’altro? «Abbiamo avuto timore e in certe partite ci vuole più coraggio per tenere in pugno la gara. Non siamo più riusciti ad uscire palla a terra e loro hanno sicuramente fatto meglio nella ripresa. Ci vuole di più, per imporsi e dare continuità di gioco. Mi è piaciuta molto, però, l’umiltà che ha avuto la squadra nel finale, centrando un risultato non facile. Per il resto, dovremo lavorare sugli errori». Due le scelte di formazione che hanno sorpreso, e allo stesso tempo convinto: Bizzotto e Paolucci dal primo minuto. «Paolucci era reduce da qualche problema al ginocchio, ma ha giocato bene dando qualità. Bizzotto veniva da un periodo in cui era meno impiegato, si è sempre impegnato con serietà e ha fatto molto bene, lavorando per la squadra, tenendo palla e dando gli appoggi giusti». Quanto conta aver tenuto il primato in classifica alla luce anche della vittoria nel pomeriggio dell’Alessandria? «Ricominciare ad allenarsi da primi in classifica dà grande morale e consapevolezza. Da qui alla sosta abbiamo tra gare toste e dovremo subito rimetterci in gioco». Anche Manuel Iori gioisce per i tre punti ma non riesce ancora a digerire la sofferenza della ripresa. «Il primo tempo è stato quasi perfetto», spiega il capitano. «Ma nella ripresa non abbiamo fatto bene. Dobbiamo assolutamente migliorare sotto l’aspetto mentale e della personalità, perché abbiamo concesso troppo riaprendo una partita già chiusa dopo 45 minuti». Merito della Reggiana o Citta troppo remissivo? «La Reggiana è un’ottima squadra, ma lo siamo anche noi e per questo, dopo aver dominato, non possiamo permetterci di concedere così tanto ai nostri avversari. Questi tre punti, però, sono fondamentali e danno valore anche agli ultimi pareggi. Da lunedì lavoreremo su ciò che non va».
Ore 15.30 – (Mattino di Padova) Toh, il Citta sa essere anche cinico. Una qualità troppe volte mancata nelle precedenti giornate ed emersa di colpo ieri sera contro la Reggiana. A questa si è appellata la squadra di Venturato per ritrovare la vittoria che mancava ormai da tre turni, e più precisamente dal successo, anche in quell’occasione per 2-1, sull’Alessandria. Iori & C. restano così in vetta alla classifica del girone in solitario, con due lunghezze di margine proprio sull’Alessandria, e resteranno al comando indipendentemente da quanto accadrà oggi tra FeralpiSalò e Pordenone. Merito della capacità di saper soffrire e difendere il risultato quando la pressione avversaria si è fatta più sentire. Ed è anche questa una dote importante: le grandi squadre sono quelle che riescono a cavare il meglio pure dalle giornate più difficili. Due su due. Rispetto alle indicazioni della vigilia nel Citta c’è una sola novità: Bizzotto in campo accanto a Litteri. Il 19enne talento granata non giocava titolare in campionato dalla terza giornata, contro la Pro Piacenza, esattamente due mesi fa. A centrocampo si rivede Paolucci, ed è un rientro che pesa, perché il numero 8 fa sentire la sua personalità dando sostegno a Iori. Nella Reggiana, come previsto, Arma, ex di turno, fa la prima punta, con Nolè a girare alle sue spalle. I primi minuti sono tutti di marca padovana. Litteri prima si fa ammonire per simulazione, poi, all’11’, si fa perdonare sbloccando la partita da centravanti di razza: sul cross dalla sinistra di Benedetti l’ariete catanese controlla il pallone di petto fra due difensori e fulmina Perilli. La reazione ospite si traduce in un paio di occasioni. La prima è regalata da Scaglia, che si fa soffiare il pallone da Arma incappando nell’unica sbavatura della sua partita, con Alfonso bravo a neutralizzare la conclusione del centravanti marocchino. La seconda nasce sull’asse Bruccini-Nolè, con il rasoterra che sfiora il palo. Ma il Citta dà sempre l’impressione di esserci e, al 38’, trova il raddoppio, con Iori che pesca dal suo repertorio quella che in genere non è una sua specialità, il colpo di testa, a sfruttare un corner di Paolucci. Che sofferenza. Avanti 2-0, gli uomini di Venturato si ripresentano in campo nella ripresa con un’idea chiara in testa: attendere gli ospiti e ripartire in contropiede, con Lora a irrobustire la mediana al posto di un Bobb più impreciso del solito. Senonché succede che la sfuriata degli emiliani sia più incisiva del previsto, mentre i padroni di casa, in attacco, faticano a mantenere il pallone. E così, in mischia, sull’ennesimo calcio d’angolo concesso all’inizio del secondo tempo, è Nolè a trovare lo spiraglio vincente. Poco dopo il fantasista ex Bassano si divora pure il pareggio, pescato a centro area dalle retrovie, con la difesa granata in bambola. A quel punto il tecnico del Citta decide di tutelarsi, inserendo Schenetti, vicino al gol a neanche un minuto dall’ingresso in campo con un diagonale fuori di non molto, e Cappelletti, che rileva Bizzotto andando a edificare un’inedita difesa a cinque. Non succede più molto, ma è la Reggiana a continuare a premere sino al triplice fischio. E, per il Tombolato, giunge come una liberazione.
Ore 15.10 – (Corriere del Veneto) Sorpasso e controsorpasso. In poche ore a Cittadella ecco un bel giro sull’ottovolante, con visione paroramica finale assai gradita. Nel pomeriggio l’Alessandria supera per 1-0 la Giana Erminio, poche ore più tardi in serata ecco la risposta granata: 2-1 alla Reggiana, scontro diretto messo in cassaforte e blindato, tanti saluti alla concorrenza e primo posto che rimane per ora di proprietà della capolista. È un Cittadella bello a tratti, cinico quanto basta, un po’ confuso ma comunque roccioso nel finale, quando si tratta di estrarre gli artigli per respingere l’assalto della Reggiana, alla ricerca del pari. Nel primo tempo, al di là del sunto finale dato dal risultato, si vede tanto Cittadella e pochissima Reggiana. I gol ne sono l’insindacabile conferma, ma i segnali che arrivano vanno tutti in un’unica direzione. Venturato sceglie Bizzotto come partner di Litteri, per il resto solo conferme rispetto alle indicazioni della vigilia, mentre Colombo punta sull’undici ipotizzato in settimana. Il vantaggio granata arriva all’11: bel cross di Benedetti e colpo di testa perfetto di Litteri, che si conferma cecchino quasi infallibile sottoporta. La Reggiana accusa il colpo e ci mette un po’ a risalire la corrente. Il modulo scelto è molto prudente, ma al 30’ Nolè su cross di Bruccini non trova l’angolo giusto per pochissimo. Nel finale passa ancora il Cittadella, spietato e concreto anche su calcio da fermo. Al 40’ Paolucci pennella un delizioso calcio d’angolo, Iori di testa anticipa tutti e mette in rete. Il 2-0 sposta così gli equilibri di un match che aveva lasciato intravedere la superiorità granata. In apertura di ripresa Venturato toglie Bobb e inserisce al suo posto Lora. Nulla cambia dal punto di vista tattico, mentre al 10’ la Reggiana riduce le distanze. In mischia è bravo Nolè a trovare la zampata vincente. Il 2-1 stordisce il Cittadella, che rischia di subire il contraccolpo e pure il 2-2, quando al 13’ prima Nolè e poi Arma non riescono a bucare la rete per un nonnulla. I granata vanno un po’ in sofferenza, Alfonso salva con un grande intervento su Siega, nel recupero qualche mischia e tanti cross imprecisi non scalfiscono più di tanto le certezze di Venturato. Che torna a vincere e lo fa nella serata giusta.
Ore 14.50 – (GianlucaDiMarzio.com) Una notte di riflessione forse può bastare per svoltare, il Padova è pronto a cambiare guida al comando della squadra: l’allenatore della promozione dalla D alla Lega Pro Carmine Parlato è davvero ad un passo dall’esonero dopo il pareggio incolore di Busto Arsizio, dopo una classifica – e un gioco – che lascia più di una perplessità. Società che sembra aver deciso, scuotere l’ambiente con il suo esonero. Chi al suo posto? Nella giornata di oggi i soci si riuniranno per valutare e concretizzare la decisione ma il prescelto è Giuseppe Galderisi, ex giocatore del Padova (sette anni totali, cinque in B e ben due in A) che tornerebbe all’ombra del Santo, ma da allenatore questa volta (sua ultima esperienza alla Lucchese). I contatti tra le parti ci sono già stati, e se la candidatura di Galderisi sarà approvata da tutti i soci del club nel pomeriggio di oggi, sarà lui il prossimo allenatore del Padova. Si attende solo il semaforo verde, l’ultimo via libera. Per un sogno (quello di Nanu) atteso da vent’anni, una storia pronta a ripartire… dalla panchina.
Ore 14.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Alessandria, Reggiana, Feralpisalò e Cittadella: lo avevamo definito il mese della verità. Quattro match difficilissimi che avrebbero disegnato il vero ruolo del ramarro. Due sono alle spalle e hanno regalato ai neroverdi 4 punti e una buona carica di autostima. Oggi a Salò (inizio alle 17.30) la truppa di Tedino cerca conferme. Dovesse ottenerle, la sfida con il Cittadella di sabato assumerebbe un valore inimmaginabile alla vigilia del campionato e porterebbe al Bottecchia il pubblico delle grandissime occasioni. LA LUCE DI BRUNO – Passano i giorni e le settimane e la luce negli occhi di Tedino aumenta costantemente d’intensità. Il volto è quello disteso di chi sa di aver rotto la diffidenza iniziale. Non era facile sostituire Fabio Rossitto per il feeling che legava il Crociato al popolo neroverde. Bruno c’è riuscito. Con i risultati, con il gioco, con la pazienza. «Sono un incassatore» – aveva detto all’esordio. Ora il suo impegno maggiore è quello di smorzare gli eccessi d’entusiasmo. Anche quelli del suo presidente che vede già il Pordenone nell’élite della Lega Pro e sogna la serie B: «Siamo partiti fra lo scetticismo – ricorda Tedino -. Gara dopo gara abbiamo dimostrato di poter lottare con tutti. Questo però non significa che devono cambiare gli obiettivi iniziali. Per arrivare dove siamo oggi abbiamo sempre giocato a cento all’ora e al 100 per cento della nostra potenzialità. Non sarà facile – avvisa – mantenere questi livelli, continuare a giocare bene e con tanta intensità». ORGOGLIO DA TRAINER – Il Pordenone non è calato nemmeno quando si sono fermati uomini chiave: Marchi, Filippini, Valente, Strizzolo, Mandorlini, tanto per citarne alcuni. «È questo l’orgoglio mio e del gruppo – riprende Tedino -: la collaborazione, la disponibilità dei giocatori, l’intercambiabilità. Questo è quello che io chiamo l’aspetto morale del gruppo». LEONI DEL GARDA – Il Feralpi arriva alla sfida con il Pordenone forte di 3 vittorie consecutive (5-1 in casa dell’Albinoleffe, 2-1 al Lumezzane, 2-1 a Mantova); tutte ottenute con in panca il giovane Aimo Diana, ex azzurro, che ha rilevato Serena. «È una squadra solida, con tante torri – Tedino racconta i gardesani -, difficile da affrontare sui piazzati, abilissima nelle ripartenze. Sta attraversando un ottimo momento. A Mantova ha battuto 13 angoli. Sarà una gara tosta, di quelle che piacciono a me. Noi vogliamo continuare a divertire provando – conclude Tedino – a trovare sostanza». STAFFETTA – De Cenco e Strizzolo non sono in condizioni ottimali. Tedino medita la staffetta. Sicuramente con la prestazione di Reggio (doppietta) si è conquistato un posto in attacco Filippini. Per la terza maglia del reparto avanzato sono in lizza Cattaneo e Valente. A centrocampo rientrerà probabilmente Mandorlini a fianco di Pederzoli e Berardi. Invariata la difesa con Boniotti, Stefani, Pasa e De Agostini davanti a Tomei. Per la sfida con i ramarri Aimo Diana ha convocato Caglioni, Bavena; Allievi, Broli, Carboni, Codromaz, Leonarduzzi, Ranellucci, Tantardini; Botchway, Fabris, Garufi, Pinardi, Settembrini; Bracaletti, Carrara, Guerra, Romero, Tortori. Protagonista mancato Federico Maracchi. L’ex beniamino del popolo neroverde è fermo per infortunio. Arbitrerà Marchetti di Ostia (nessun precedente con il Pordenone). TRASFERTA AL DE MARCHI – Il Pordenone sarà seguito al Turina di Salò dai soliti aficionados. Per coloro che non potranno andare in trasferta la società mette a disposizione il maxischermo della sala conferenze del De Marchi che proporrà la gara ripresa da Sportube.tv
Ore 14.10 – (Messaggero Veneto) E’ un Pordenone da primi posti? E’ una squadra che può puntare ai play-off? Il blitz a Reggio Emilia e le precedenti prove con le “big” hanno detto di sì. Oggi però c’è un’altra prova. Quella del nove, di fatto. I “ramarri” giocano a Salò con la Feralpi, il gruppo più in forma del campionato (3 vittorie di fila), attaccato alla vetta e, soprattutto, che si trova sopra di due punti in classifica: in caso di un’altra vittoria esterna sarebbe sorpasso e, visto dove si atterrerebbe, non ci si potrebbe più nascondere. Né di fronte al torneo né di fronte alla proprietà. Che attende proprio questa gara (e la prossima col Cittadella) per decidere se intervenire sul mercato. Insomma, il tredicesimo turno di Lega Pro è uno snodo cruciale per capire che tipo di torneo può disputare la formazione di Tedino. La situazione. Due assenti di rilievo per parte (l’ex Maracchi e Greco in casa bresciana, Finocchio e Marchi tra i neroverdi), un bottino di marcia a novembre pressoché simile (9 punti a 8) e una prolificità uguale (miglior attacco i gardesani contro il terzo dei “ramarri”): FeralpiSalò-Pordenone si presenta come una sfida equilibrata e molto aperta. Non c’è un favorito, anzi tutto può succedere ed è per questo che l’undici cittadino deve provare il colpaccio. Ancor più visto il rendimento casalingo dei rivali, autori sinora di un solo successo al Turina. Qual è l’aspetto che preoccupa Tedino, allora? Il fatto che, in settimana, quasi tutto il reparto offensivo ha lavorato a parte. Il capocannoniere del torneo De Cenco e Strizzolo, infatti, hanno avuto problemi fisici. Oggi saranno della partita, ma in staffetta: parte dal 1’ il brasiliano. La marcia di avvicinamento sarebbe potuta essere diversa (e migliore). Eppure il Pordenone ha grande entusiasmo, che è il sentimento migliore per affrontare un team in salute come la Feralpi. Il gruppo sa che può lasciare il segno, in questo campionato, sa che si sta divertendo giocando così, in maniera propositiva. Ed è consapevole che questa gara può indirizzare il proprio campionato. Continuità. Tedino tiene conto di tutto ciò e ripropone così la squadra capace di vincere a Reggio Emilia: De Cenco con Cattaneo (favorito su Valente) davanti, Filippini goleador (2 reti al Giglio) alle spalle; Tomei in porta con Boniotti, Stefani, Pasa e De Agostini davanti a sé; Pederzoli in mezzo assistito da Berardi e uno tra Mandorlini e Buratto (alla pari). La FeralpiSalò schiererà il 4-3-3 varato da Diana, la variante con gli esterni larghi del 4-3-2-1 che proponeva il suo predecessore Serena. Attenzione alle ali, Bracaletti (6 gol sinora, re dei bomber del team) e Tortori, ma in particolare all’asse Pinardi-Romero. L’azione si innesca su questa linea, col regista a lanciare il centravanti, insuperabile di testa con i suoi quasi 2 metri di altezza. Considerato che Stefani e Pasa non sono due pivot, sarà necessario attaccare alto la Feralpi, sporcare l’inizio dell’azione. Tedino è un maestro a preparare la gare, alcuni punti sono arrivati in virtù di questa sua dote. Se si ripete, e con lui la squadra, si può dare un altro senso alla stagione.
Ore 13.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Comincia a Belluno il Favarin-bis di un Venezia costretto per la prima volta ad inseguire il Campodarsego. Oggi al Polisportivo (ore 14.30) si vedranno i primi effetti del ribaltone seguito al ko casalingo con l’Este, a tal punto «sciagurato» (dall’1-0 all’1-2 in pieno recupero) da spingere la società a scaricare Paolo Favaretto. Ora avviare la rimonta vincendo la serie D (come nel 2012 sulla stessa panchina) spetta a un Giancarlo Favarin che sembra già essersi schiarito le idee sul Venezia. «Nei primi allenamenti ho visto i ragazzi contratti, un po’ giù di corda, ma con l’avvicinarsi della partita il clima è decisamente migliorato – confida il 57enne pisano -. Cosa ho detto al gruppo? Ho solo ricordato che dispongono di mezzi importanti e che per rendere al meglio devono preoccuparsi solo del Venezia e non degli avversari». Il Belluno terzo a -7 dai lagunari (e a -10 dal Campodarsego oggi a Tamai) è reduce da 5 vittorie di fila in campionato. «Sta benissimo ed è la peggior squadra da affrontare in questo momento. Tuttavia giocando con agonismo, corsa, intensità non dobbiamo temere nessuno e con queste componenti le nostre qualità emergeranno. Tutti dobbiamo dimostrare, io non guardo in faccia nessuno e i giocatori sanno che il 1. dicembre apre il mercato, quindi devono far vedere di poter stare in un Venezia che deve salire in Lega Pro». Sulla formazione nessuna pretattica. «Giocheremo col 4-2-3-1, rispetto al 4-3-1-2 cambia poco. La difesa a tre? La proverò durante la sosta. Mancando Serafini e Carbonaro quante altre squadre possono sostituirli con Maccan e Barreto? In avanti Innocenti sarà a sinistra e Fabiano a destra così accentrandosi potranno calciare col loro piede. A centrocampo invece con Calzi ci sarà Callegaro, un ’97 che mi sta impressionando». Che idea si è fatto dei «malanni» del Venezia? «Premetto che 34 punti in 15 gare sono «tanta roba». Rivedendo le partite la squadra mi è parsa un po’ contratta, lunga e lenta. Se è subentrato anche solo inconsciamente l’appagamento lavorerò per eliminarlo all’istante».
Ore 13.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Prima uscita ufficiale di mister Giancarlo Favarin sulla panchina del Venezia. Oggi pomeriggio gli arancioneroverdi sono a Belluno e il nuovo tecnico lancia subito un segnale. Dalle convocazioni sparisce Matteo Malagò, per «scelta tecnica». Ed è una mossa non di poco conto, visto che va a sommarsi alle assenze obbligate di Galli a centrocampo (infortunio) e di Serafini e Carbonaro davanti (squalifica).
Ma Favarin vuole dare una scossa ai suoi, non solo con le parole. Ed ecco che dai 21 della lista diramata sabato pomeriggio non figura il centrocampista veneziano, tra i protagonisti del ko di Coppa Italia con la Clodiense. Favarin l’aveva detto subito che non gli era piaciuto l’atteggiamento visto dagli undici di mercoledì. Tra loro, in realtà figuravano ben pochi titolari, ma proprio per le «seconde linee» poteva essere l’occasione per mettersi in mostra. Così evidentemente non è stato. E il messaggio di Favarin si è tradotto nell’esclusione di Malagò. L’attacco disegnato dal nuovo mister arancioneroverde prevede una punta centrale e tre attaccanti alle sue spalle: saranno chiamati in causa Maccan, con Barreto centrale e Fabiano e Innocenti ai lati. Per Maccan l’ingresso da titolare è una chance da sfruttare al meglio: «Sono qui per questo. Con più minutaggio magari si riesce a creare qualcosa di più — dice l’attaccante alla vigilia — ci aspetta una gara difficile, in momento delicato per noi. Ma non dobbiamo metterci addosso troppa pressione». E per mister Favarin quella con il Belluno è «la peggiore gara che poteva capitare», considerando l’ottimo stato di salute della squadra guidata dal mestrino Roberto Vecchiato: terza in classifica con 27 punti (-7 rispetto al Venezia), sei risultati utili consecutivi, finora nessuna sconfitta in casa. Anzi, allo stadio del centro polisportivo, l’Ital-Lenti ha rifilato 4 gol alla Virtus Vecomp e altrettanti alla Sacilese. Domenica scorsa ha invece battuto in trasferta la Luparense. «Il Belluno è davvero un brutto avverario per noi — sottolinea Favarin — visto che abbiamo anche qualche problema di formazione». Il cambio di modulo e le assenze comporteranno che in panchina Favarin non avrà a disposizione nessun attaccante per un eventuale subentro. Ma questo sembra preoccuparlo ben poco. «Sarà importante saper sfruttare le occasioni, ho visto le precedenti partite e troppo spesso si è creato tanto senza concretizzare. Ci vuole anche un pizzico di buona sorte ma soprattutto ci vuole intensità. Contro il Venezia tutte le squadre giocano alla morte e noi non possiamo permetterci di disunirci». Per il Venezia sarà la prima volta da inseguitrice dall’inizio della stagione. Il ko con l’Este non solo è costato la panchina a Paolo Favaretto, ma ha anche comportato il sorpasso del Campodarsego, in vetta con 37 punti e unico imbattuto. Oggi i padovani saranno impagnati in trasferta con il Tamai. Sugli spalti a Belluno ci sarà anche Giovanni Bubacco, giocatore simbolo di entrambe le squadre. Il portiere della Giudecca, nato nel 1938, dopo aver collezionato 200 presenze in serie A, a fine carriera ha giocato cinque anni con il Belluno dove ora risiede.
Ore 13.10 – (La Nuova Venezia) Ripartire, senza pensare al Campodarsego. E Giancarlo Favarin riparte da dove aveva terminato, tre anni fa, in campionato: a Belluno. Allora fu un sonante 3-0, firmato Florean, Essoussi e Casagrande. Oggi il tecnico pisano si accontenterebbe dei tre punti, per scacciare i fantasmi della crisi (13 punti nelle ultime 8 gare) e ritrovare subito la strada verso il primo posto. Fuori gioco Carbonaro, Serafini e Galli, Favarin lascia a casa anche Malagò. Di fronte, però, l’avversario più in forma del girone C, l’Ital-Lenti Belluno, reduce da un filotto di cinque vittorie consecutive in campionato, il portiere Brino imbattuto da 324’ minuti, con l’aggiunta dei due successi in Coppa Italia e l’approdo ai sedicesimi di finale. Se si aggiunge che nelle ultime tre gare al Polisportivo è scattata la regola del “quattro” (4-2 con la Sacilese, 4-0 con la Virtus Verona e 4-1 con il Fontanafredda mercoledì in Coppa), è facilmente intuibile quante siano le insidie a cui va incontro oggi il Venezia. Alla sua prima esperienza in arancioneroverde, Giancarlo Favarin esordì con un pirotecnico 4-2 contro l’Union Quinto, oggi ritrova il Belluno sulla sua strada. Tra i convocati ritorna Cantini, mentre è stato lasciato a casa Malagò per scelta tecnica e non per infortunio. «Ho pensato anch’io a questa coincidenza di Belluno, a volte il calcio è strano» osserva il tecnico di Pisa, «questa è una squadra con qualità indiscusse e giocatori di categoria superiore, però nessuno ti regala niente, le vittorie devi conquistarle, non arrivano da sole. Servono anche intensità, aggressività e massima concentrazione, oltre ad avere sempre l’atteggiamento giusto». Maccan supportato da Fabiano, Barreto e Innocenti: Favarin sparerà subito le cartucce migliori, nonostante le assenze per squalifica di Serafini e Carbonaro. Sul fronte gialloblù Vecchiato non ha problemi di formazione, potrà optare sul 4-3-3 o sul 4-4-2, ma cercherà di fare la partita, senza aspettare il Venezia. Potrebbe essere l’ultima partita per il centrale difensivo Pellicanò, in procinto di andare al Padova. Farinazzo (3 reti) – Corbanese (6)- Acampora (3) candidati a travestirsi da tridente, ritorna in panchina il portiere Solagna, fuori da sei partite per infortunio. Probabili formazioni. Belluno(4-3-3): 1 Brino; 2 Pescosta, 5 Pellicanò, 6 Calcagnotto, 3 Mosca; 8 Bertagno, 4 Masoch, 11 Duravia; 7 Farinazzo, 9 Corbanese, 10 Acampora. A disposizione: 12 Solagna, 13 Franchetto, 14 Ojog, 15 Quarzago, 16 D’Incà, 17 Doriguzzi, 19 Marta, 19 Miniati, 20 Gasperin. Venezia (4-2-3-1): 1 Vicario; 2 Luciani, 5 Modolo, 6 Beccaro, 3 Ferrante; 4 Calzi, 8 Callegaro; 10 Fabiano, 8 Barreto, 11 Innocenti; 9 Maccan. A disposizione: 12 D’Alessandro, 13 Di Maio, 14 Cernuto, 15 Busatto, 16 Soligo, 17 Cangemi, 18 Gualdi, 19 Cantini, 20 Acquadro. Arbitro: Meraviglia (Pistoia).
Ore 12.50 – (Gazzettino) Padovane in campo oggi alle 14.30 per la quart’ultima giornata di andata. A tenere banco è l’allontanamento in casa dell’Abano di Massimiliano De Mozzi, che sarà rimpiazzato in panchina almeno fino alla sosta natalizia dal diesse Andrea Maniero. Dopo l’acceso fuori programma al termine del derby con il Campodarsego di qualche settimana fa, il tecnico paga l’episodio da censura nel dopo-gara con il Mestre (è venuto alle mani con il suo team manager intervenuto per sedare un battibecco tra lo stesso De Mozzi e il vice allenatore avversario), senza dimenticare i problemi all’interno dello spogliatoio con alcuni giocatori. Da qui la decisione, presa a malincuore del presidente Gildo Rizzato. Tornando al campo, i neroverdi inseguono la terza vittoria di fila sul campo del Fontanafredda. «Ci siamo un po’ ripresi con le ultime vittorie – spiega Maniero – ma dobbiamo dare continuità, anche se sappiamo che potremo trovare difficoltà con un avversario che si chiude e riparte». CAMPODARSEGO. Cerca l’ottava perla consecutiva in trasferta con il Tamai per alimentare un primato in classifica che lo vede attualmente precedere di tre punti il Venezia. Antonio Andreucci tiene alto il livello di attenzione dei suoi: «Una partita insidiosa con una squadra solida che ho visto all’opera nel recupero vinto mercoledì con la Liventina. Dobbiamo andare a giocarcela con grande umiltà, continuando a mettere in campo come sempre le nostre caratteristiche in termini di determinazione, organizzazione di gioco e qualità». Il Belluno ospita il Venezia e potrebbe darvi una mano. «Io guardo solo alla mia squadra, non al Venezia che è partito con altri presupposti, anche se questo non significa che non ce la giochiamo». Sull’esonero in settimana di Favaretto dalla panchina del Venezia. «Sono rimasto sorpreso dato che stava facendo un ottimo lavoro, ma se hanno cambiato vuole dire che c’era qualcosa di diverso dai risultati». ESTE. Dopo l’exploit con il Venezia, torna tra le mura di casa con il Monfalcone (penultimo) in una sfida che vede ampiamente favoriti i giallorossi. Andrea Pagan non si aspetta comunque una passeggiata: «Partite come queste nascondo insidie e non vanno prese sotto gamba dato che il Monfalcone viene da due risultati importanti. La nostra vittoria con il Venezia è una soddisfazione che nessuno ci può togliere, ma bisogna guardare avanti e ripartire dopo l’eliminazione mercoledì in Coppa che non mi è andata proprio giù. Affrontiamo questo impegno con l’atteggiamento giusto e diamo continuità». LUPARENSE SAN PAOLO. Va a caccia del riscatto sul campo del Mestre per ritrovare un successo che manca da sette gare. Così Enrico Cunico: «È un momento particolare segnato dagli episodi. C’è la consapevolezza di essere in difficoltà sul piano dei risultati, ma a livello di prestazioni non si può dire niente alla squadra. Ho detto ai ragazzi di continuare su questa strada e la tendenza cambierà, spero in fretta. Ci aspetta una trasferta impegnativa, dobbiamo affrontare il Mestre con grande determinazione». Nichele rientra dalla squalifica, in dubbio Beccaro, infortunato Donè.
Ore 12.30 – (Mattino di Padova) Colpi di scena e sfide insidiose (calcio d’inizio alle 14.30) per l’ultimo week-end di novembre. Le quattro squadre padovane di Serie D inizieranno oggi il forcing prenatalizio con una serie di partite fondamentali. E mentre Campodarsego, Este e Luparense possono permettersi di pensare solo a campo e classifica, l’Abano deve fare i conti con il “caso De Mozzi”. ABANO. Partiamo proprio dalla notizia della giornata: Massimiliano De Mozzi (foto piccola sotto) non è più l’allenatore dell’Abano. La decisione, presa dal patron Gildo Rizzato, è arrivata a fari spenti, dopo il fattaccio di sabato scorso nel post-partita del match col Mestre (vinto 2-1). In quell’occasione, De Mozzi, in polemica con l’entourage mestrino, avrebbe strattonato violentemente (ma si parla di qualche schiaffo) il proprio team manager Claudio Marsella, che stava cercando di sedare la rissa. Un gesto che, evidentemente, ha destabilizzato l’ambiente e provocato la rivolta dei senatori della squadra. Ecco perché il presidente ha «sospeso a tempo», queste le parole di Rizzato, De Mozzi, anche se pare che l’ufficialità dell’esonero sia solo questione di tempo. La società, in settimana, avrebbe preallertato pure Emanuele Pellizzaro, attuale tecnico degli Allievi, poco propenso però ad un ruolo da traghettatore. La squadra, affidata ad Andrea Maniero (direttore sportivo munito di patentino per allenare in Serie D), oggi scenderà in campo a Fontanafredda (arbitro Mattia Pascarella di Nocera Inferiore) per una partita delicatissima, anche per la classifica, che vede ancora i neroverdi staccati dal treno playoff. Formazione Abano (4-1-4-1): Ruzzarin; Maniero, Meneghello, Thomassen, Zattarin; Ballarin; Rampin, De Cesare, Bortolotto, Tescaro; Fusciello. All. Maniero. CAMPODARSEGO. Il primato solitario in classifica, e l’imbattibilità a livello nazionale condivisa con Caronnese e Parma, ha portato entusiasmo, orgoglio ma anche responsabilità. Oggi, a Tamai, (arbitro Vincenzo Madonia di Palermo) i biancorossi di mister Toni Andreucci avranno quasi l’obbligo di far bene, per continuare a sognare e per dare un senso ai tanti attestati di stima ricevuti in settimana. Il Venezia, che ha appena cambiato allenatore, quasi sicuramente ricomincerà a fare punti (tgrasferta difficile però a Belluno), soffiando così sul collo di capitan Bedin & Co., cheora dovranno gestire una situazione completamente inedita per una piazza come Campodarsego. Formazione Campodarsego (4-3-3): Merlano; Arthur, Poletti, Gal, Buson; Piaggio, Pellizzer, Bedin; Cacurio, Radrezza, Aliù. All. Andreucci. ESTE. L’Este giocherà al Nuovo Stadio (arbitro Alessio Angelo Boscarino di Siracusa) con il vento in poppa per l’impresa di domenica scorsa a Venezia e un filo di delusione per l’uscita di scena dalla Coppa Italia di mercoledì. Per i giallorossi non sarà una passeggiata: il Monfalcone, penultimo in classifica, deve fare assolutamente punti per risalire dalla zona retrocessione e non perdere terreno sul Dro. Formazione Este (4-3-3): Lorello; Tiozzo, Montin, Guagnetti, Colombara; Maldonado, Caporali, Marcolini; Marcandella, Coraini, Ferrara. All. Pagan. LUPARENSE. La Luparense non se la sta passando bene. In attesa dell’riapertura del mercato, che dovrebbe portare novità, i rossoblù, martoriati dagli infortuni, dovranno battere il Mestre allo stadio di Mogliano Veneto (arbitro Francesca Campagnolo di Bassano) per risalire verso le zone più tranquille della graduatoria. Formazione Luparense (3-4-3): Murano; Antonello, De March, Severgnini; Praticò, Nicoletti, Nichele, Perosin; Giglio, Paganelli, Brotto. All. Cunico.
Ore 12.10 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Squadra senza un’identità”) Ancora niente di buono sotto il cielo biancoscudato. Anche di fronte all’ultima della classe la truppa di Parlato ha palesato i disagi già emersi nelle ultime esibizioni sul piano dell’identità: gioco lento, prevedibile e approssimativo, poca coesione tra i reparti e una precaria tenuta emotiva. Il tutto navigando quasi a vista a livello tattico (scelte discutibili e a volte anche confuse), mentre la classifica si fa sempre più difficile (appena 7 punti conquistati nelle ultime nove partite) ed aumenta lo scontento dei tifosi. Inevitabile che in un contesto del genere e dopo gli investimenti sostenuti dal club la posizione dell’allenatore sia a rischio. Ecco spiegata la scelta dei dirigenti biancoscudati di sedersi oggi attorno a un tavolo per esaminare a mente fredda la situazione. Perchè il Padova non riesce più a ritrovarsi? Parlato ha ancora saldamente in mano lo spogliatoio? E soprattutto come si può uscire da questa crisi che sta attanagliando la squadra? Queste le domande alle quali i dirigenti del Padova dovranno rispondere in maniera pragmatica, valutando tutte le possibile opzioni con la consapevolezza che il tempo degli alibi è finito.
Ore 12.00 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Pierpaolo Spettoli): Petkovic 6; Dionisi 6, Diniz 6, Niccolini 6, Anastasio 6; Bucolo 5.5 (Giandonato 6), Corti 5.5; Bearzotti 5, Cunico 6 (Altinier 5.5), Petrilli 5 (Aperi sv); Neto Pereira 5.5.
Ore 11.50 – (Gazzettino) Per tutta la frazione sono i biancoscudati a fare la partita, ma trovare varchi tra le maglie dei bustocchi che difendono con undici elementi dietro alla linea della palla non è semplice, tanto più che la circolazione nella manovra non è veloce. Bearzotti e Petrilli sugli esterni non riescono mai a creare superiorità saltando l’uomo, quando si cerca la verticalizzazione per vie centrali su Neto Pereira, la retroguardia di casa ha sempre la meglio. La situazione non migliora anche quando Bearzotti e Petrilli si scambiano le posizioni. Ci prova allora Bucolo dalla distanza, il portiere mette in angolo. Sul fronte opposto invece Anastasio pressa quel che basta Marra per impedirgli di impattare di testa a centro area sull’invito di Filomeno. Prima dell’intervallo l’occasione migliore con uno schema su fallo laterale. Batte Anastasio, Cunico fa sponda di petto per Bearzotti che conclude sul primo palo, La Gorga fa buona guardia. Nella ripresa dopo pochi minuti entra Giandonato al posto di Bucolo. La squadra però non riesce a cambiare marcia. Ci vuole una punizione al limite (fallo di Ferri su Neto Pereira) per vedere il Padova minacciare la porta: Giandonato sceglie il palo di La Gorga che non si fa sorprendere. A questo punto secondo cambio: dentro Altinier per Cunico, e squadra che passa al 3-4-1-2. Il cambio tattico consente al Padova di mettere più pressione alla difesa locale, e crea i presupposti per il possibile vantaggio poco prima della mezz’ora. Giandonato mette al centro, sponda di testa di Anastasio per Altinier che sotto misura impatta male e la difesa sbroglia. È in realtà l’ultima fiammata perché nel finale la squadra si spegne e termina in dieci dato che nel recupero Anastasio è costretto al forfait per i crampi. C’è soltanto spazio per il malcontento degli ultras, eloquenti i loro cori: «Meritiamo di più! Fuori i co…!».
Ore 11.40 – (Gazzettino) Il Padova resta invischiato nel suo grigiore anche con la Pro Patria, e la posizione di Carmine Parlato è adesso a forte rischio. Oggi pomeriggio i soci si riuniranno per discutere della situazione sempre più preoccupante della squadra (una sola vittoria nelle ultime nove gare), e non è da escludere che il tecnico possa essere esonerato (Pillon e Galderisi tra i possibile sostituti). Il pareggio con l’ultima in classifica ha lasciato l’amaro in bocca allo stato maggiore del club e anche ai tifosi, con quest’ultimi che a fine gara hanno manifestato il loro malcontento. Anche con i bustocchi la squadra ha palesato tutte le difficoltà del momento dimostrandosi incapace di cambiare inerzia a una partita nella quale i padroni di casa hanno badato esclusivamente a non prenderle. E non è servito neppure rispolverare il modulo che aveva regalato gioie a inizio stagione, come anche cambiare tattica in corsa per ritrovare la vittoria. Tutto inutile, e alla fine l’insoddisfazione era generale. Confermate le indicazioni della rifinitura: 4-2-3-1, tra gli interpreti Anastasio rimpiazza Favalli (squalificato). Un centinaio gli ultras, che all’ingresso della squadra in campo cantano «Noi vogliamo questa vittoria!». Ci provano subito Cunico e compagni a dare soddisfazione ai propri tifosi, e sugli sviluppi del primo angolo impatta di testa Petrilli, La Gorga non ha problemi. Pochi minuti e sul fronte opposto è invece brivido quando su un lancio in profondità di Coppola, Petkovic in uscita travolge Montini, l’arbitro lascia correre. Proprio Montini è costretto a lasciare il campo per infortunio a seguito dello scontro.
Ore 11.30 – (Gazzettino) Il suo stato d’animo? «Sono un po’ deluso, mi aspettavo un risultato diverso. Abbiamo anche avuto la supremazia territoriale, ma se andiamo a vedere la nostra concretezza… Mi dispiace per i giocatori e per l’allenatore che ci hanno messo massimo impegno, ma in questo momento ci mancano convinzione e fiducia, e sta a noi doverla trovare. Non capisco questa involuzione che ha avuto la squadra. È giusto esaminare la situazione dal punto di vista tecnico e valutare le strade migliori da intraprendere». Ecco Carmine Parlato. Si sente a rischio? «È normale quando non vengono i risultati, io sono il primo responsabile del gruppo. Nel calcio è la regola che senza i risultati il primo a pagare sia l’allenatore e ne sono stato sempre consapevole sin da quando ho intrapreso questa carriera. È giusto vivere questo momento in modo pensieroso, ma non deve essere un pensiero negativo che ti porta a perdere lucidità nell’andare avanti». Più arrabbiato o deluso? «Sono deluso per la mancata vittoria perché ci credevamo tutti, e anche arrabbiato per le due-tre situazioni che abbiamo avuto per segnare e che non abbiamo sfruttato». La squadra ha creato pochissimo. «Anch’io avrei voluto creare dieci-undici occasioni, ma nessuno ha la bacchetta magica». Ecco il difensore Niccolini: «È logico che la società faccia le sue valutazioni, ma la squadra è con Parlato e con il suo staff. Solo continuando a lavorare possiamo crescere. I tifosi? Devono avere pazienza perché l’impegno ce lo mettiamo». Un flash di Anastasio: «Non entro nel merito delle valutazioni della società, noi giocatori dobbiamo solo pensare ad allenarci bene. Siamo rammaricati, ma cresceremo e cercheremo di fare meglio».
Ore 11.20 – (Gazzettino) «Ci troveremo con i soci domani (oggi, ndr), le considerazioni da fare sono tante. Parlato rischia? Non avrei mai pensato di trovarmi in questa situazione a questo punto del campionato. Non è il Padova che ci porta a stare tranquilli, andando avanti così rischiamo di trovarci in una situazione critica e di finire nelle sabbie mobili». Suonano quasi come una sentenza le parole dell’amministratore delegato Roberto Bonetto, il primo a presentarsi in sala stampa. Poca voglia di sorridere naturalmente, e riflessioni pesanti. «Già qualche settimana fa dopo Pavia avevo fatto alcune dichiarazioni che avevano lo scopo di dare una scossa, un’entrata a gamba tesa, ma non è stata recepita ed è stata presa un’altra decisione. Serviva per fare sì che i ragazzi si rimboccassero le maniche, ma purtroppo i risultati sono questi. Con la Pro Patria abbiamo creato solo due occasioni. I giocatori ci sono, è una questione di testa e qualcosa non funziona. Sono amareggiato perché non avrei mai pensato di trovarmi a fare questo tipo di considerazioni nei confronti della squadra e dello staff tecnico. Dopo l’incontro con gli altri soci ne sapremo di più». Non è il ritratto della felicità anche il presidente Giuseppe Bergamin: «Le difficoltà sono evidenti, con i soci faremo considerazioni a 360 gradi di tutte le componenti. La partita con la Pro Patria ha dimostrato che non abbiamo un’identità, dobbiamo ancora trovarla per andare avanti e da qualche parte deve saltare fuori».
Ore 11.00 – Giungono importanti conferme questa mattina sull’esonero ormai imminente di Carmine Parlato. I contatti avvenuti ieri sera fra i soci vanno tutti in questa direzione e manca ormai soltanto l’ufficialità per sancire la svolta. Conferme anche sul possibile sostituto di Parlato che, secondo quanto risulta a Padovagoal, dovrebbe essere Giuseppe Galderisi. È Nanu, infatti, in netta pole position rispetto alla concorrenza. Ieri anche la Pistoiese ne ha sondato la disponibilità, ma i segnali che arrivano da Padova sono chiari e incontrovertibili. Galderisi ha fatto bene a Lucca lo scorso anno e coronerebbe così il sogno di diventare allenatore biancoscudato, già accarezzato due volte ai tempi di Diego Penocchio. Se la società non fosse sparita dal panorama professionistico, Galderisi sarebbe stato il prescelto. Adesso sembra che possa essere la volta buona, Galderisi può essere il nome in grado di mettere d’accordo tutti. Da valutare la situazione di Fabrizio De Poli. Roberto Bonetto potrebbe chiederne la testa dopo averlo già fatto successivamente al ko di Pavia, ma il diesse sembra ancora poter resistere al suo posto.
Ore 10.50 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “E’ un momento delicatissimo, questo gruppo si sta smarrendo”) Sei anni fa, in questo stadio ad una trentina di chilometri da Milano, il Padova scriveva una pagina storica della sua esistenza centenaria. Adesso, dopo i travagli seguiti alla scomparsa dal calcio professionistico e ad una rifondazione totale, vive il momento più delicato della sua recentissima “resurrezione”, conseguenza di una serie di risultati – una sola vittoria nelle ultime nove partite – che hanno inchiodato al muro l’allenatore, il suo staff e soprattutto il gruppo di giocatori assemblato la scorsa estate. Carmine Parlato è sull’orlo dell’esonero, e sinceramente, se oggi dovesse concretizzarsi tale eventualità, saremmo i primi ad esserne dispiaciuti. Perché un tecnico come lui, specialista in promozioni dalla Serie D al professionismo, avrebbe tutto il diritto di giocarsi sino in fondo le proprie carte anche nelle categorie superiori. È vero, sin qui la sua esperienza in Lega Pro, o serie C come la vogliamo chiamare (contando anche la C/2, scomparsa da quest’anno), è stata limitata, ma non si può pensare di additarlo come l’unico responsabile di una situazione aggravatasi di settimana in settimana, sino al mortificante pareggio contro il fanalino di coda. Non vorremmo essere nei panni del presidente Bergamin, dell’a.d. Bonetto e dei loro tre nuovi soci, Poliero, Tosetto e Salot, chiamati oggi, insieme al ds De Poli, a discutere la posizione del mister e a decidere su di lui: se rinnovargli la fiducia (magari ancora per una partita) oppure dargli il benservito. Certo è che i dati di fatto sul tavolo della dirigenza sono incontestabili: il Padova gioca male, ha perso fluidità di manovra e capacità di penetrazione, in attacco fa una fatica bestiale a trovare un varco utile per proiettarsi a rete, e il dato stesso delle reti realizzate (11) testimonia di una difficoltà inaspettata in area di rigore e nei dintorni. Poi bisogna capire – e in tal senso il summit odierno sarà, ci auguriamo, chiarificatore – quanto lo spogliatoio sia davvero unito e compatto con il mister, perché è molto più di una sensazione il fatto che la squadra in campo faccia l’esatto contrario di quanto le viene richiesto. Se ti viene raccomandato di giocare in un certo modo, ritornando all’antico, con i tre trequartisti dietro l’unica punta, per quale motivo si finisce per lanciare il pallone lungo dalle retrovie, indirizzandolo sul povero Neto circondato da un nugolo di difensori? Questo dovrebbero spiegarcelo proprio i giocatori, più ancora di chi siede in panchina. E ancora: perché intestardirsi in azioni solitarie invece di privilegiare la manovra collettiva avvolgente? E i tiri da fuori area, dove sono finiti (ne abbiamo contato uno solo, di Bucolo, in 99’)? Se le corsie laterali sono bloccate, servirebbe l’alternativa degli scambi stretti, le triangolazioni che tagliano fuori le difese, mentre nulla di tutto ciò si è visto ultimamente. L’idea che il gruppo si stia smarrendo non è campata in aria: si vede un Padova “incartato” in campo, anzi potremmo definirlo meglio “incasinato”, dove neppure il ricorso ad un regista vero (Giandonato) è utile a far luce. Se l’allenatore deve pagare, perché così vuole la legge del calcio, si faccia almeno ammenda dei propri errori, in viale Rocco: quest’anno conta solo salvarsi, altri obiettivi non esistono. Se qualcuno ha creduto fosse possibile il contrario, adesso è fuori strada.
Ore 10.40 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Petkovic 6; Dionisi 5.5, Diniz 6, Niccolini 6, Anastasio 6.5; Bucolo 6 (Giandonato 6), Corti 6; Bearzotti 5, Cunico 5.5 (Altinier 5.5), Petrilli 5 (Aperi sv); Neto Pereira 5.5.
Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Non pensiate ad un assedio costante, anche dopo l’intervallo il Padova ha continuato ad avere in mano il pallino del gioco, ma ha sudato le proverbiali sette camicie per cercare di sbloccare il risultato di parità. Il tecnico ha cambiato tre pedine, passando al 3-4-1-2, gettando nella mischia Giandonato, Altinier e Aperi, eppure la sostanza non è cambiata: tanta confusione oltre la metà campo e negli ultimi 20 metri, con palloni indirizzati nel mucchio, alla ricerca di una deviazione vincente che non è arrivata. La Gorga ha sbrogliato un altro paio di situazioni pericolose, prima su una punizione “velenosa” di Giandonato (16’), poi su un colpo di testa di Anastasio, con deviazione sotto misura di Altinier, vanificato da un salvataggio in corner assistito da Ferri (27’). Contestazione. Alla fine, il centinaio di tifosi giunti dal Veneto ha manifestato tutto il proprio malumore per il momento negativo di Cunico e compagni, chiamandoli sotto la curva e urlando loro: “Meritiamo di più” e “Tirate fuori i co……”. Come dare loro torto? Tre punti nelle ultime cinque gare sono un passo da zona playout, neppure da centroclassifica. E le concorrenti dirette nella corsa-salvezza sono ancora lì. Se si procede a piccoli passi, si rischia davvero di sprofondare nelle sabbie mobili. Vedremo cosa decideranno i dirigenti, che si riuniscono nel pomeriggio (ma non in sede). La panchina traballa, la sensazione che “salti” è fondata.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Neanche il ritorno all’antico – il modulo 4-2-3-1 – è riuscito a modificare un trend che lascia sconcertati: sul piano del gioco il Padova si è involuto, è come se si fosse scordato tutto quello che aveva provato, e assimilato, in estate e messo in mostra nelle prime quattro giornate di campionato. La sintesi di un primo tempo al di sotto delle aspettative è presto fatta: poca “cattiveria” in fase offensiva, mediocrità di idee, fasce laterali praticamente ignorate e nessun uno-due sulla trequarti o a ridosso dell’area di rigore, con il risultato di aver chiamato La Gorga ad un paio di interventi complicati, su un destro da fuori area di Bucolo (31’) e su una “botta” al volo di Bearzotti dall’interno dei sedici metri (44’). Fare la partita era il minimo sindacale richiesto agli uomini di Parlato, ma il problema, emerso in tutta la sua evidenza alla distanza, è come abbiano interpretato il copione che era loro richiesto: mancando soprattutto di personalità, troppo scontate essendo le trame proposte e, insistiamo, giocando sempre per vie centrali o con lanci lunghi per Neto Pereira, chiuso nella morsa dei tre difensori bustocchi. Oltretutto, uno dei giocatori più tecnici della Pro Patria, Montini, si è infortunato dopo il quarto d’ora, privando Pala di una delle (poche) armi a disposizione per far male.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Un pareggio che serve a poco, anzi che assomiglia più ad una sconfitta che ad un risultato positivo e che potrebbe costare il posto a Carmine Parlato. Il Padova è in crisi, e la partita di Busto Arsizio – stadio dove aveva conquistato la promozione in Serie B nel giugno 2009 – lo certifica a pieno titolo. Per la sesta volta in tredici partite i biancoscudati si fanno imporre il nullo, ma in questa occasione lo 0 a 0 dello “Speroni” – il terzo della stagione – ha la sostanza di un “vorrei, ma non posso”, anzi “non ci riesco” che impone una seria riflessione ad allenatore, giocatori e, soprattutto, dirigenza, chiamata oggi a pronunciarsi sul futuro del tecnico napoletano. Siamo a quattro giornate dalla conclusione del girone d’andata e la mediocrità la fa da padrone nel gruppo. Male, molto male: se non si vince in simili circostanze, bisogna farsi un bell’esame di coscienza. E cercare di venirne fuori in fretta, per evitare guai peggiori. Troppo poco in 45’. Si è giocato in una sola metà campo, perché la Pro Patria è ben poca cosa – e la sua posizione in fondo alla classifica lo sta a testimoniare – e perché la squadra di Pala si è schierata come logica imponeva: tutta chiusa nella propria metà campo, azzardando qualche timida ripartenza, ma senza creare grattacapi alla retroguardia avversaria, a parte un colpo di testa di Marra, su cross di Taino dalla sinistra, con palla sul fondo (34’).
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Arrabbiato o deluso? Difficile descrivere lo stato d’animo del tecnico biancoscudato. «Sono deluso per la mancata vittoria, perché ci credevamo tutti e di certo non siamo venuti qui per pareggiare. Ma anche arrabbiato, perché nelle tre situazioni nelle quali avremmo potuto far male non siamo stati sufficientemente cattivi». I giocatori. A parlare a nome dei compagni è stato Daniel Niccolini. «La squadra è con il suo allenatore», le parole del difensore, uno dei “fedelissimi” di Parlato, «ma è normale che la società possa fare le sue considerazioni: è un periodo difficile, e solo lavorando possiamo uscire da questa crisi. Ai tifosi possiamo dire solo una cosa: serve pazienza, perché il momento non è facile, ma l’impegno e la grinta da parte nostra ci sono sempre. Qui abbiamo trovato pochissimi spazi, ma è naturale che anche da parte nostra qualcosa sia mancato, altrimenti non saremmo qui a parlare di un amaro pareggio». A ruota Armando Anastasio: «Abbiamo cercato di fare il massimo per portare a casa la vittoria, ma purtroppo non ci siamo riusciti. Ora non dobbiamo pensare alle riflessioni della società: siamo calciatori, possiamo solo allenarci e lavorare».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) È il mestiere dell’allenatore: dopo la trionfale cavalcata della passata stagione, persino Carmine Parlato, il protagonista assoluto della rinascita biancoscudata, rischia di essere messo alla porta. Troppo negativo il rendimento della sua squadra nelle ultime nove giornate, troppo leggero il Padova al cospetto della ben poco temibile Pro Patria. La reazione auspicata, soprattutto sotto il profilo del gioco, non c’è stata, e adesso a pagare potrebbe essere proprio lui. «Il sottoscritto è il primo responsabile del gruppo, è normale che sia così ed è una cosa che sapevo già da quando, dieci anni fa, ho deciso di diventare allenatore», le sue prime parole dopo lo 0-0 di Busto Arsizio. «So quello che sta pensando la società, e so che è una considerazione da fare. Ma con lucidità». Suo malgrado, Parlato rischia di pagare una situazione della quale, per evidenti motivi, è responsabile solo in parte: «Sapevo che la Pro Patria non ci avrebbe lasciato spazio, e che il pallino del gioco sarebbe stato quasi totalmente nelle nostre mani. Per questo avevo chiesto due cose: di far loro gol su palla inattiva, o nel mezzo centimetro che ci avrebbero lasciato. Non è mancato l’impegno, ma quello che avevo chiesto sì: nell’uno contro uno non siamo stati veloci, non abbiamo puntato l’uomo con gli esterni, quando c’era da accelerare abbiamo troppo spesso sbagliato la giocata».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) All’esplosione del “caso Amirante” Giuseppe Bergamin non aveva mai avuto nemmeno il dubbio che De Poli andasse sollevato dall’incarico, e dritto per la sua strada era riuscito a ricomporre la frattura apertasi in seno alla società. Stavolta, invece, persino il proverbiale ottimismo del patron sta vacillando: «Nelle ultime due settimane abbiamo dimostrato delle difficoltà evidenti, e penso che serva una riflessione a 360 gradi», l’ammissione di Bergamin. «La partita con la Pro Patria, ancora una volta, ha dimostrato che questa squadra non ha una sua identità. Per andare avanti con il progetto che quest’estate avevamo pensato di costruire, è necessario che prima o poi la si trovi». Scontato il morale sotto i tacchi, l’aspetto forse più preoccupante è che nessuno in viale Rocco si sarebbe aspettato un simile epilogo. E per questo nessuno – stando alle dichiarazioni della società – aveva tastato il terreno per sondare un possibile sostituto di Parlato. Se oggi si arriverà ai titoli di coda del rapporto fra il tecnico e la società, bisognerà anche trovare un’alternativa alla svelta, in vista del match di sabato prossimo con l’Albinoleffe. «Nessuno di noi era preparato ad un risultato negativo», l’ammissione del presidente, cupo in volto. «Io, personalmente, sono deluso. Mi spiace per i giocatori e per l’allenatore, sono sicuro che ci abbiano messo tutta la buona volontà, ma non basta essere generosi: qualche idea deve spuntar fuori, in questo momento ci manca proprio la determinazione, quella fiducia in noi stessi che ci permetta di arrivare ad una gara senza il patema che l’avversario possa approfittare della nostra poca convinzione. La Pro Patria era un avversario modesto, noi non siamo riusciti a manifestare la nostra superiorità tecnica. Il gioco è confuso, e così i risultati non arrivano. E non ne capisco il perché».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Adesso Carmine Parlato rischia davvero. Perché a Busto Arsizio, dopo il modesto 0-0 contro l’ultima, peggior attacco e peggior difesa del girone A, per la prima volta in stagione il primo a presentarsi in sala-stampa è stato uno dei due soci di maggioranza. Roberto Bonetto, uno che nella maggior parte dei casi si presentava ai microfoni per ultimo, stavolta ha detto la sua prima di tutti. «Domani pomeriggio (oggi, ndr) ci ritroveremo con i soci per discutere di questa situazione: ci sono tante considerazioni da fare, tante riflessioni da porre in atto». La società di Bergamin e Bonetto si ritrova davanti ad un bivio: proseguire con Carmine Parlato o forzare la mano, cambiando la guida tecnica. «Mai mi sarei aspettato di trovarmi in questa situazione», l’amarezza espressa dall’amministratore delegato. «Contro la Pro Patria abbiamo creato due sole occasioni, e questo non può essere il vero Padova: andando avanti così rischiamo di ritrovarci in una posizione critica, di finire nelle sabbie mobili. Io a Pavia avevo cercato in prima persona di entrare a gamba tesa, di dare una scossa a tutto l’ambiente, evidentemente non sono stato ascoltato o qualcuno non l’ha recepita nella maniera giusta, e con i soci avevamo preso una decisione che speravo avrebbe fatto capire ai ragazzi che era arrivato il momento di rimboccarsi le maniche. Sono amareggiato, ora bisogna riflettere nei confronti della squadra e dello staff». Ed è la prima volta che il “nuovo” Padova si ritrova in una situazione simile.
Ore 09.10 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Dimitri Canello): Petkovic 6; Dionisi 5, Diniz 6, Niccolini 6, Anastasio 6; Bucolo 6 (Giandonato 5), Corti 5; Bearzotti 5, Cunico 5 (Altinier 5), Petrilli 5 (Aperi sv); Neto Pereira 6.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) In avanti torna Bearzotti assieme a Petrilli, l’unica punta è Neto Pereira, mentre Anastasio sostituisce lo squalificato Favalli. Nel primo tempo succede poco o nulla. Il Padova è modesto e quasi mai pericoloso, capace di andare al tiro solo dalla distanza. Le uniche due occasioni sul taccuino cadono al 31’ e al 44’: nella prima Bucolo scocca un destro dalla distanza che esce a lato di pochissimo, nella seconda è Bearzotti che indovina il corridoio giusto ma trova sulla sua strada un ottimo La Gorga. La Pro Patria risponde con Marra, che al 36’ reclama un rigore per una sospetta trattenuta di Anastasio all’interno dell’area di rigore biancoscudata. Nella ripresa Parlato prova a cambiare qualcosa, inserendo Giandonato al posto di Bucolo. Ma il regista scuola Juventus è, come spesso accade, abulico e si fa vedere solo al 15’ su calcio di punizione (telefonato) neutralizzato senza problemi da La Gorga. Dentro anche Altinier e Aperi per Cunico e Petrilli, ma la sostanza non cambia. Di occasioni vere nemmeno l’ombra, dal tunnel della crisi per ora non c’è uscita. Anzi, la società pare essersi convinta che l’unica via d’uscita possibile, come spesso accade, sia quella di esonerare l’allenatore. Che poi non sia l’unico colpevole, visto il succedersi di eventi delle ultime settimane, è del tutto evidente. Troppe divergenze interne, troppe divisioni fra diesse e allenatore e anche all’interno del club. Le premesse perché si arrivasse a questo punto c’erano tutte. Ora si cambierà strada, perché anche al peggio c’è un limite. E questo Padova, pure non eccelso, non può essere una squadra da bassa classifica.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Capolinea Padova, siamo a fine corsa. Il destino di Carmine Parlato sembra essere segnato: nello 0-0 dello Speroni, contro la Pro Patria, non c’è stato alcun segnale di miglioramento rispetto a quanto visto nelle settimane precedenti. Nessuna traccia di un gioco, idee poche e confuse, neppure il cambio di modulo (tardivo) è servito a scuotere la squadra da un torpore che pare essere senza uscita. Le parole del presidente Giuseppe Bergamin e dell’ad Roberto Bonetto hanno tutta l’aria di essere il preludio a una svolta imminente e la panchina di Parlato traballa paurosamente. In caso di esonero, al suo posto potrebbe arrivare Giuseppe Galderisi, nome già circolato (e smentito) in settimana, ma che pare il candidato più autorevole a raccogliere l’eredità del suo ex compagno di squadra. Oggi verrà la decisione definitiva, mentre per quanto riguarda il diesse Fabrizio De Poli — del quale Bonetto aveva chiesto la testa dopo il ko di Pavia e l’incredibile pasticcio-Amirante — la situazione sembra essere meno compromessa. Galderisi potrebbe essere il nome giusto, quello capace di mettere d’accordo tutti, compreso un ambiente sempre più depresso e intristito per l’andazzo di una stagione che sta prendendo una brutta piega. Nemmeno a Busto Arsizio, sul campo dell’ultima in classifica, il Padova riesce a scrollarsi di dosso una crisi che pare ormai non avere più fine. Con la Pro Patria è 0-0, non c’è un’idea degna di tal nome e di occasioni vere se ne contano col contagocce. Parlato comicia col 4-2-3-1, lasciando ancora una volta in panchina Fabiano, a cui viene preferito Niccolini.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Nel dopo partita c’è scoramento e anche un pizzico di rassegnazione fra i vertici societari. Che oggi decideranno il futuro di Carmine Parlato e di Fabrizio De Poli. La prima impressione: a rischiare maggiormente è l’allenatore. «Come facciamo se non vinciamo nemmeno queste partite a uscire da questa situazione? Non vedo i ragazzi metterci l’anima come meriterebbe una società come il Calcio Padova — tuona l’ad Roberto Bonetto — mi sarei aspettato una partita diversa. Sono profondamente deluso, mi sono già confrontato con Bergamin, dobbiamo riflettere su Parlato e un po’ su tutto. Avevo già fatto presente che non andava a Pavia, anzi non c’è stata la scossa che ci aspettavamo». Molto duro anche il presidente Giuseppe Bergamin: «Siamo in difficoltà. Lo eravamo già domenica scorsa, è normale che i tifosi non siano contenti. Bisogna riflettere, ragionare e stabilire i provvedimenti da prendere». Sconsolato Parlato: «Sono a disposizione della società, faccio mea culpa. I giocatori si sono impegnati ma forse nella squadra è scattata qualche componente negativa. Abbiamo giocato a una porta per 95 minuti, ma con poche occasioni per vincere».
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 26, Alessandria 24, Pavia 22, Bassano e FeralpiSalò 21, Cremonese e Reggiana 20, Cuneo, Pordenone e SudTirol 19, Giana Erminio 17, Padova e Pro Piacenza 15, Lumezzane e Mantova 13, Renate 9, AlbinoLeffe 8, Pro Patria 3.
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, tredicesima giornata (28/29 novembre): Pro Piacenza-Bassano 1-1 (Iocolano (Ba) su rigore al 18′ st, Bini (Pp) al 36′ st), Alessandria-Giana Erminio 1-0 (Bocalon (Al) al 8′ st), Cuneo-Lumezzane 2-0 (Cavalli (Cn) al 26′ pt, Barale (Cn) al 29′ st), Pavia-Mantova 2-2 (Marino (Pv) al 29′ pt, Ruopolo (Mn) al 39′ pt, Ferretti (Pv) al 42′ pt, Ungaro (Mn) al 15′ st), Pro Patria-Padova 0-0, Cittadella-Reggiana 2-1 (Litteri (Ci) al 11′ pt, Iori (Ci) al 38′ pt, Nolé (Re) al 12′ st). Oggi, ore 15.00: SudTirol-Cremonese. Oggi, ore 17.30: AlbinoLeffe-Renate, FeralpiSalò-Pordenone.
Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 28 novembre: termina 0-0 Pro Patria-Padova, traballa la panchina di Carmine Parlato.