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Ore 21.50 – (Corriere delle Alpi) È raggiante il match winner Totò Acampora al termine della partita di Coppa contro il Fontanafredda. La doppietta del numero sette ha spianato la strada della vittoria con conseguente passaggio al turno successivo: «Sono molto contento per come stanno andando le cose. Anche oggi ho trovato il gol, anzi due, ma quel che conta è la vittoria, poi se segno io meglio ancora». Il momento positivo del Belluno va di pari passo con l’esplosione di Acampora dopo le fatiche iniziali: «È vero, inizialmente ho fatto un po’ di fatica a trovare i ritmi giusti. Mi è mancato a lungo anche il gol, anche se non l’ho vissuto come un problema. L’importante è che vinca la squadra. Sono soddisfatto di come stanno andando le cose e sono soddisfatto soprattutto del fatto che sono riuscito con tanto lavoro e sudore a invertire la tendenza negativa di inizio anno». Acampora è un calciatore che non si risparmia, coprendo tutto il fronte offensivo gialloblu: questo ti limita un po’ in zona gol? «Diciamo che il mio compito è soddisfare le esigenze tattiche del mister, cerco di applicarmi su quello che mi richiede, poi se arriva il gol tanto meglio. Oggi è filato tutto liscio, ora guardiamo avanti a partire dal Venezia che vogliamo battere per continuare a correre anche in campionato oltre che in Coppa”.
Ore 21.40 – (Corriere delle Alpi) Stefano Mosca tranquillizza tutti. L’uscita anzitempo al 10’ della ripresa aveva fatto temere un infortunio, il modo peggiore per avvicinarsi al big match di domenica contro il Venezia. Ma al 91’ è il difensore a spiegare l’accaduto: «Non è successo niente di particolare, ho subito un colpo alla gamba sinistra e ho preferito fermarmi in via precauzionale con il benestare del mister e dello staff medico. Posso assicurare tutti che sto bene». Scongiurata dunque l’assenza di Mosca domenica: «Mi sento bene e sono a disposizione del mister, poi sarà lui a decidere se sarò della contesa. Di certo sto bene». Mente dunque rivolta ai lagunari: «Puntiamo a fare una gran partita, consapevoli della nostra forza. Le vittorie aiutano a conquistare altre vittorie, per cui l’idea è continuare sulla strada intrapresa da un po’. Lo spogliatoio è carico a mille e non vediamo l’ora di scendere di nuovo in campo». Dopo il Venezia sarà la volta del Campodarsego, due partite che diranno molto in chiave futura per questo Belluno? «Pensiamo una partita alla volta. Archiviato il Venezia, ci concentreremo sul Campodarsego. Nel frattempo, almeno per qualche ora, godiamoci la vittoria di Coppa, assolutamente meritata e giunta al termine di una partita ben giocata, su ritmi sostenuti proprio come piace a noi».
Ore 21.30 – (Corriere delle Alpi) Anche dopo il 4-1 rifilato al Fontanafredda in coppa mister Roberto Vecchiato non perde la calma che lo contraddistingue: «Abbiamo conquistato la settima vittoria consecutiva, quanto basta per essere soddisfatti di come stanno evolvendo le cose. Abbiamo giocato un’ottima gara, su ritmi positivi per essere una partita infrasettimanale a ridosso di altri impegni importanti». Archiviata in gran fretta la coppa, c’è da pensare subito al Venezia che domenica sarà di scena al Comunale: «Affronteremo la squadra più forte del campionato ma vogliamo dire la nostra per continuare a fare bene. I ragazzi hanno metabolizzato le proprie qualità e siamo consapevoli della nostra forza e di dove potremo arrivare, il tutto però senza stress o tensioni particolari. Diciamo che viviamo alla giornata cercando di fare sempre del nostro meglio. Finora ci è riuscito tutto bene, l’obiettivo è proseguire su questa strada». Dopo il Venezia sarà la volta del Campodarsego: le prossime due partite saranno un crocevia importante per questo Belluno? «Direi di no. Pensiamo intanto al Venezia, poi guarderemo avanti. Non dobbiamo fissarci sulla qualità degli avversari, indiscutibile peraltro, ma pensare esclusivamente a noi stessi». Vecchiato analizza così il cambio di passo della squadra mostrato nelle ultime partite: «La differenza unica è che ora vinciamo, prima faticavamo. Ma la prestazione per me è stata sempre molto positiva. Non siamo diversi rispetto al primo mese di campionato, semplicemente le cose ci riuscivano con maggior fatica, soprattutto in zona gol. Oggi invece segniamo di più, producendo un gioco forse più aggressivo, ecco giusto questa potrebbe essere la differenza sostanziale. Io sono stato sempre contento dei miei ragazzi tranne in rarissime occasioni».
Ore 21.20 – (Corriere delle Alpi) Continua il magic moment del Belluno, che vince anche in Coppa Italia, accedendo ai sedicesimi di finale dove troverà i veronesi della Virtus Vecomp. I gialloblù confermano le ottime indicazioni delle ultime settimane al cospetto di un Fontanafredda giunto sotto le Dolomiti con spirito tutt’altro che battagliero, probabilmente con la testa rivolta alle faccende di campionato. Vecchiato ripone nel cassetto le idee di turn over, cambiando poco rispetto al campionato: nessun esordio dal primo minuto e solito schieramento tattico, con un ottimo D’Incà che gioca a ridosso delle due punte senza disdegnare la fase di copertura. Ne viene fuori una partita quasi a senso unico, soprattutto nel primo tempo, nel quale il Belluno ha il merito di approcciare il match alla grande, con un pressing alto che non lascia respirare il Fontanafredda, trovando presto il vantaggio grazie a Totò Acampora, bravo a sfruttare una indecisione della retroguardia rossonera per battere Buiatti in uscita. Proprio Acampora è particolarmente ispirato e con il suo movimento mette costantemente in crisi la statica retroguardia ospite, schierata con un improbabile schema a tre nel quale Zorzetto soffre le pene dell’inferno a rincorrere gli avversari che a turno si palesano dalle parti di Buiatti, bravo a sventare prima del gol su D’Inca e dopo il vantaggio ancora su Acampora. Alla mezz’ora De Pieri modifica l’assetto tattico, passando a una più accorta difesa a quattro, e qualche miglioramento si nota, anche se Brino deve sporcarsi i guantoni solo per raccogliere i palloni terminati sul fondo. E allora è il Belluno, al tramonto di frazione, a trovare il gol del raddoppio ancora con Acampora, lesto ad approfittare di una dormita della retroguardia rossonera. Prima del quarantacinquesimo Giglio rischia il rosso su Marta lanciato a rete e proprio sul fischio dell’arbitro arriva anche il tris siglato da D’Incà su perfetto assist di Duravia, a conferma di un primo tempo interamente di marca gialloblù con gli ospiti praticamente non pervenuti. La ripresa inizia senza cambi (il Fontanafredda ne aveva fatto uno nella prima frazione) e con gli ospiti vicinissimi al gol proprio col subentrato Galiazzo, su cui si immola Brino in uscita. Il risultato rotondo ha un effetto soporifero sul Belluno, che tira i remi in barca anche in prospettiva campionato, concedendo più campo ai rossoneri. Eppure è ancora l’onnipresente Acampora a sfiorare il tris, con la palla che esce di un soffio prima di ricevere la standing ovation, con Vecchiato che lo richiama in panca, inserendo bomber Corbanese. La nota stonata è l’infortunio di Mosca costretto alla sostituzione forzata: un problema per il tecnico gialloblù in vista del Venezia. Intanto De Crescenzo trova il tempo per farsi espellere lasciando in dieci il Fontanafredda, che in inferiorità numerica trova il gol della bandiera con Pagano, che scavalca Brino con un bel colpo di esterno destro. In pieno recupero il Belluno serve il poker con Corbanese, che timbra il cartellino, spigendo in porta un pallone arrivato dalla sinistra. Per quanto riguarda il Belluno arrivederci al 9 dicembre per quanto riguarda l’avventura in Coppa Italia: la marcia verso la finale del 15 maggio prosegue col vento in poppa ma col Venezia domenica sarà tutta un’altra musica.
Ore 20.50 – (La Provincia Pavese) Da tre mesi a quello già scontato, cioè uno. La Corte federale d’appello della Figc ha cancellato ieri il restante periodo di inibizione inflitto all’ex dg e ds del Pavia, Massimo Londrosi. Accolto, dunque, almeno in parte, il ricorso presentato dall’avvocato Sabrina Rondinelli dopo la pronuncia del 27 ottobre del Tribunale federale. L’inibizione era stata comminata in seguito alla segnalazione da parte della questura di Pavia alla procura federale – un’azione decisamente irrituale – per la conferenza stampa nella quale l’allora dg aveva polemizzato sulla questione stadio con la stessa questura, che aveva ritenuto lesive le espressioni usate da Londrosi.
Ore 20.30 – (La Provincia Pavese) Forse è un destino che le sfide tra Pavia e Mantova debbano rappresentare uno snodo decisivo, o almeno importante, nel campionato di entrambe le squadre. Della finale play off per la B del giugno 2005, persa dal Pavia con i virgiliani, si è detto e ridetto. Ma anche l’anno scorso, quando le due squadre si incontrarono a nove anni di distanza da quella finale, quella del Martelli fu una gara chiave. Era l’ottava giornata e il Pavia veniva da un stiracchiatissima vittoria in casa contro la cenerentola Albinoleffe (ridotta in dieci per quasi tutta la partita e capace ahche di passare in vantaggio), dopo aver subito un cappotto a Novara (4-0). Ma a Mantova anziché il riscatto ci fu una batosta senza appello (3-0), in quella che probabilmente fu la peggiore prestazione azzurra della stagione. E Riccardo Maspero – passato in estate dal Pavia alla panchina del Mantova – rischiò di essere esonerato dopo quella brutta sconfitta (si seppe poi che era stato contattato Giorgio Roselli). Maspero che sarà il grande ex mancato del match di sabato al Fortunati, dopo l’esonero da parte del Mantova guarda caso all’ottava giornata e in seguito a una sconfitta esterna, a Padova, per 3-0 esattamente come quella patita dal suo Pavia al Martelli l’anno scorso. Anche per il Mantova quella gara fu decisiva, ma in senso opposto: la squadra di Juric (oggi alla guida del Crotone, in B), aveva appena 3 punti in classifica, frutto di tre pareggi esterni, e in casa aveva perso le tre precedenti. Dopo il 3-0 sul Pavia il Mantova risalì, mettendo insieme una serie di risultati utili che poi alla lunga lo portarono a una tranquilla salvezza nonostante i tre punti di penalizzazione. Anche il ritorno fu una gara chiave, almeno per il Pavia. Gli azzurri erano chiamati a battere il Mantova per restare agganciati alla testa della classifica assieme ad Alessandria e Novara. L’obiettivo fu centrato grazie alla doppietta di Mattia Marchi. Di lì a poco però il Pavia avrebbe perso la vetta. Anche la partita di sabato si carica di significati particolari. E se il Mantova proprio ieri sera ha annunciato l’interruzione del silenzio stampa dopo un mese, il Pavia per i giocatori lo ha iniziato domenica sera dopo la sconfitta beffarda contro l’Alessandria. Un segnale, al di là della piena fiducia all’allenatore Michele Marcolini confermata dal club dopo le strane voci circolate, che il momento è considerato cruciale e richiede la massima attenzione. Dopo due punti negli ultimi tre turni, che comunque hanno consentito al Pavia di confermare la seconda posizione, c’è necessità di tornare alla vittoria. Il Mantova da parte sua dopo il cambio in panchina ha continuato con risultati altalenanti: colpaccio a Bassano e ottimo pari a Cittadella, ma doppia sconfitta interna con Giana e FeralpiSalò. Anche in questo caso, ma da una prospettiva diversa (la squadra di Javorcic è quartultima), si conta su una svolta. Pavia-Mantova è anche una gara dai tanti ex: Sereni tra i virgiliani, e Siniscalchi, Del Sante e Cardin sul fronte azzurro.
Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) Reggiana al lavoro in via Agosti per preparare la sfida di alta classifica che attende Giannone e compagni sabato sera, ore 20.30, in quel di Cittadella. L’organico è quasi tornato al completo – Sabotic continua ad allenarsi a parte ma ha cominciato a calciare ed a fare esercizi col pallone – ed è sempre presente il giovane italo-montenegrino Toskic che resterà in prova per tutta la settimana, nella speranza di mettersi in mostra e avere qualche chance in granata. Dal punto di vista tattico per ora Colombo gioca a carte rigorosamente coperte e dunque non è possibile capire quale formazione abbia in mente per la trasferta in Veneto. L’unica novità rispetto al match col Pordenone sembra il ritorno alla difesa a tre che, va detto, finora aveva incassato un solo gol nella partita interna col Cuneo. Il tecnico granata sta coinvolgendo tutti i giocatori per capire realmente su chi poter puntare in questo difficile finale di girone d’andata con la consapevolezza che l’eventuale ritorno sul mercato a gennaio, al quale comunque dovrà ricorrere il digi Raffaele Ferrara soprattutto in difesa, dipenderà dalla posizione in campionato. Oggi ultima seduta pomeridiana (ore 14.30 ) prima della rifinitura di domani. Il momento della Reggiana è molto delicato. A novembre la squadra ha raccolto appena due punti. L’unica nota positiva è che sono stati presi in trasferta, contro Pro Patria e Sudtirol . Sul campo del Cittadella però ci sarà da sudare ancora di più . Il paradosso di questo difficile momento è che in caso di vittoria i granata raggiungerebbero la capolista, che dista infatti appena tre lunghezze. Il campionato è molto equilibrato, come ripetono tutti in corso giornata dopo giornata, e i cattivi risultati della Reggiana sono stati mitigati dal fatto che nessuna altra formazione sta scappando. Una magra consolazione, però, sulla quale nessuno intende fare troppo affidamento.
Ore 19.40 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana lavora a testa bassa in vista della prossima sfida di Cittadella, senza guardare oltre lo stadio Tombolato e senza più fare calcoli e previsioni, dopo che i pronostici precedenti sono stati tutti sbagliati clamorosamente (vedi Cuneo e Pordenone in casa e Pro Patria in trasferta). Non sfugge a nessuno però che il cammino dei granata da qui fino al 10 gennaio, ultima giornata dell’andata, è davvero di fuoco. In cinque partite, di cui tre in trasferta, la truppa di Colombo affronterà le migliori formazioni del torneo, quelle messe meglio in classifica e considerate favorite a inizio campionato, tranne l’Albinoleffe, che è penultimo a 8 punti. Sabato sera i granata andranno in casa della capolista Cittadella. Una partita ovviamente difficile dove l’obiettivo non è tanto e solo fare punti o uscire indenni, ma reagire al brutto momento dopo il pesante ko casalingo con il Pordenone. Serve una prova di carattere per scacciare ombre e inquietudini e soprattutto ridare entusiasmo a tutto l’ambiente. I veneti hanno perso una sola volta, come il Pordenone, e sono la squadra che ha fatto più punti in casa, 14 in sei match. La capolista ha vinto sei partite, come Alessandria, Pavia e Feralpisalò e ne ha pareggiate cinque (quest’ultimo dato evidenzia l’equilibrio del campionato). La prossima in casa della Reggiana sarà contro il Pavia, secondo in classifica con la miglior differenza reti del torneo, +9, mentre i granata sono a +8. I lombardi hanno perso tre volte, una in più della squadra di Colombo, e fuori casa non hanno un ruolino di marcia brillante, dato che hanno raccolto otto punti in sei gare, una performance che la pone nella parte bassa della classifica se si considerano solo gli scontri lontani dal campo amico. Il Pavia ha il secondo attacco più prolifico del girone A, 20 reti, uno in meno del Feralpisalò. Per quanto riguarda i turni successivi non sono ancora state fornite le date con precisione. Nella 15^ giornata, che ipoteticamente si giocherà il 15 dicembre, i granata andranno a fare visita all’Albinoleffe, una delle peggiori formazioni del torneo, che in casa ha raccolto due vittorie e quattro sconfitte in sei gare. Dopo Busto Arsizio non è il caso di fare troppo affidamento sul divario tra le due realtà. Prima della sosta natalizia, il 20 dicembre, si torna al Città del Tricolore per la sfida con l’Alessandria, formazione considerata da più osservatori come una delle migliori a livello di individualità. In trasferta i piemontesi non sono brillantissimi e in 6 partite hanno vinto, perso e pareggiato per lo stesso numero di volte, due. La forza dell’Alessandria è tra le mura amiche, dove ha raccolto 13 punti in sei gare. La formazione di mister Gregucci ha inoltre segnato 17 reti, due in più di quella di Colombo. Dopo questa partita i giocatori potranno godersi un po’ di riposo e poi tornare ad allenarsi in vista della partita del 10 gennaio contro il Bassano, che al momento occupa la stessa posizione in classifica. I veneti hanno disputato sette gare in casa, perdendo una sola volta e vincendo tre. Alla fine del primo turno si potrà fare un primo bilancio della stagione. Non sarà definitivo, ma dirà molto sulle possibilità della Reggiana di fare il salto di categoria.
Ore 19.10 – (Gazzetta di Mantova) A metà fra l’umidità autunnale e la brina dell’inverno i biancorossi hanno svolto ieri in tarda mattinata la seduta di allenamento, protrattasi per un paio d’ore e sviluppata con una serie di esercizi atletici, schemi tattici e partitella finale. Ivan Javorcic ha prudentemente adottato una “mise” agli antipodi rispetto ai pantaloncini corti sotto Natale di Ivan Juric. Giaccone ampio e attrezzato è stata la scelta anche di Ciccio Graziani, con l’”aggravante” del cuffione. Tutti disponibili i biancorossi, ad eccezione di Ruopolo e dei lungodegenti Caridi e Beretta mentre il portiere Pane, nel salutare gli stoici tifosi presenti al “Micheli”, si è detto fiducioso nel recupero al 100% fra 2 settimane. Javorcic sembra non avere ancora deciso quale sarà l’atteggiamento tattico da opporre al Pavia del pericolante Marcolini, almeno stando agli schieramenti disposti nella partitella conclusiva. Con l’ingresso di Samuele Sereni al posto dello squalificato Scrosta la difesa (a 4) dovrebbe vedere quasi certamente Scalise, Trainotti, Carini e Sereni; a centrocampo i tre dovrebbero essere Dalla Bona, il rientrante Raggio Garibaldi e Foglio; in caso di Albero di Natale (4-3-2-1) Gonzi e Zammarini (o Di Santantonio) dovrebbero agire alle spalle di Ruopolo, sempre che riesca a recuperare in tempo dal male al ginocchio che lo costringe a costanti terapie. In alternativa Momentè o Anastasi, pur non ancora al massimo, porebbero giocare al suo posto. Qualora fosse scelto il modello 4-3-1-2 il favorito per la seconda maglia in attacco sarebbe Gonzi, rispetto agli altri candidati, con Di Santantonio in pole per il ruolo di trequartista nei confronti di Zammarini. Oggi e domattina nuova seduta mattutina a conclusione della quale il tecnico farà la sua scelta.
Ore 18.50 – (Gazzetta di Mantova) Dopo un mese di silenzio Sandro Musso riacquista la parola e snocciola una serie di riflessioni che lasciano il segno. Il presidente del Mantova riconosce le colpe dello staff per il mercato, poi assicura di voler salvare la Lega Pro a Mantova. Presidente, liberi tutti? «Sì, queste settimane in silenzio ci hanno fatto capire quanto il nostro entusiasmo e le nostre forze possano non bastare per soddisfare questa piazza. Ma non per questo ci tiriamo indietro, anzi. Per noi è uno stimolo a lavorare per far meglio, sia ben chiaro a tutti». Bilancio in rosso, finora… «Senz’altro, c’è una rotta da correggere. Voglio dire che abbiamo condotto una campagna frettolosa in termini di acquisti, alcuni giocatori sono arrivati in base al blasone e non alle loro reali condizioni fisiche. Avessimo riflettuto un po’ di più avremmo evitato certi sbagli. Con i giovani le cose stanno andando bene, sono gli elementi più esperti a non avere risposto alle attese proprio perchè non stavano come ce li avevano presentati». Recita il “mea culpa”? «Chiaro, ciascuno di noi deve prendersi il suo carico di responsabilità. Però non è più il tempo per dire che la squadra è competitiva e stop; siamo quartultimi perchè oggi non meritiamo la metà classifica». E allora? «Garantisco il totale impegno per mantenere la Lega Pro a Mantova, pensavamo di salvarci presto ma così non è». Tornerete sul mercato? «Javorcic ha un entusiasmo contagioso, sta lavorando molto bene e d’intesa con lui e Pelliccioni valuteremo le possibilità di rimediare agli errori di questa estate e riportare il Mantova ad una situazione migliore di quanto sia oggi». La svolta tecnica ha portato miglioramenti, a suo parere? «Stiamo crescendo, alcuni giovani sono al top e altri stanno entrando in forma. Peccato sia fine novembre, però è inutile rimpiangere il tempo. Questa esperienza ci sta fortificando come società, dobbiamo lavorare per potenziare la squadra. La difesa è ok, l’attacco no. Ruopolo è da elogiare per la professionalità nonostante i malanni. Non è sfortuna se il secondo bomber si chiama Juri Gonzi, partito da terzino». La gente borbotta… «E ha ragione perchè paga però il problema non si risolve urlando; a volte i fischi e le parole demoliscono, qui c’è bisogno di costruire e per questo siamo a disposizione di chi voglia aiutare il Mantova, non ultimo sotto l’aspetto del supporto finanziario». E a Pavia che si fa? «Si va per provare a far risultato, pur se questo è un girone livellato in alto. Pensate alla Feralpi, m’ha impressionato».
Ore 18.20 – (Messaggero Veneto) Caio De Cenco rischia di saltare la trasferta di Salò. Proprio così: il capocannoniere del campionato (con 8 gol) ieri non si è allenato per un problema al flessore. Oggi si sottoporrà a un’ecografia, che darà un responso dettagliato. Può non essere nulla di grave, e quindi il brasiliano recupererà, oppure può essere costretto a fermarsi e quindi dare forfait nella gara con la seconda forza del campionato. Sarebbe una brutta tegola, per il Pordenone. Ma le notizie negative non finiscono qui. L’allarme-emergenza è diffuso anche a un’altra parte dell’attacco. Ieri, infatti, non si è allenato neppure Strizzolo, mentre Finocchio ha continuato a lavorare a parte. Se il primo pare recuperabile – oggi può rientrare in gruppo, altrimenti si allena da solo – il fantasista ex Pisa non sembra ancora pronto per l’incontro sul Garda. Ieri, infatti, Tedino ha provato alcune situazioni d’attacco con un tridente del tutto inedito, cioè con Filippini alle spalle di Cattaneo e Valente. Questi giorni sono decisivi. Intanto stasera Tomei, D’Arsiè, Filippini, Gulin e Strizzolo sono attesi alle 19 all’osteria Botte piccola in via Maggiore a Pordenone per la seconda tappa dell’“aperitivo neroverde”.
Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) Negli sport di squadra emergono i finalizzatori: nel basket le guardie, nella pallavolo gli schiacciatori, nel calcio i centravanti. Ma il segreto, il fulcro della squadre, alla fine, sono i registi. Chi crea l’azione. Il Pordenone sorpresa della Lega Pro ha il più forte della categoria: Alex Pederzoli. Sta in cabina di regia il grande punto di forza della squadra di Tedino. Passa tutto dai suoi piedi, dal 31enne di Bologna, che ha scelto i neroverdi «per il progetto» e – visto anche il contratto triennale – «per mettere radici». Già: dopo 14 squadre in 12 stagioni, il centrocampista vuole fermarsi qui. E fare qualcosa di grande. Viaggio nel suo mondo, tra gli esordi nella Juve, il Calcioscommesse e una forte personalità, non sempre facile da gestire. Pederzoli, partiamo dalla gara di Reggio Emilia: vittoria per 4-1 e l’Italia si accorge dei neroverdi. «E’ un successo che ci ha dato consapevolezza. Abbiamo iniziato a raccogliere ciò che ci spetta. I punti persi a inizio stagione fanno parte del processo di crescita. Possiamo migliorare ancora, ma senza perdere la nostra identità, fatta di ritmo e intensità. Altrimenti siamo “normali”». Neroverdi da play-off. Aveva intravisto quest’orizzonte, la scorsa estate per accettare l’offerta di Mauro Lovisa. «Ho subito capito che si trattava di una società seria e con degli obiettivi. Mi ha affascinato il presidente. Siamo molto simili: abbiamo in comune l’ambizione, la voglia di migliorarsi. Potevo restare a Pavia, ho scelto di venire qui perché si può puntare in alto a lungo termine. E io voglio far parte di questo processo di crescita». Pederzoli, lei è in “solo” Lega Pro. Eppure nel 2003 vinceva il premio di miglior giocatore al Viareggio… «Ero nella Juventus con Cassani, Gastaldello, Mirante, ragazzi che ora giocano in A. Loro sono maturati più in fretta di me. Io ho avuto un processo più lento, soprattutto per i grossi limiti caratteriali. So di avere una personalità forte e di non essere facile da gestire. A Pistoia, nel 2005, durai poco anche con Tedino: al tempo eravamo troppo distanti caratterialmente. La colpa era mia. Ad Ascoli, a 28 anni in B, ho svoltato. Ero al top e con una chiamata importante: il Torino». Poi però è stato coinvolto nel calcioscommesse: 14 mesi di squalifica per omessa denuncia. «Ora sono sereno, ho la coscienza pulita. Al tempo, nel 2012, è stata una botta tremenda. Dal punto di vista calcistico e personale. Mi sono fermato e ho riflettuto. Ho capito i valori importanti della vita: il fatto di svolgere un gran bel mestiere, la famiglia. Grazie a loro sono venuto riemerso, ripartendo dall’Alto Adige in Lega Pro». A proposito di vita privata: Pederzoli è… «Sposato da nove anni con Alessandra, 3 anni più grande di me, con due bambine: Benedetta, di 9 anni, e Aurora, di 6. Per me sono tutto, in loro ripongo la mia felicità. Ci basta poco, una serata al cinema, una passeggiata al parco, una cena con i compagni di squadra». Lei è il leader dello spogliatoio: ha una incredibile voglia di vincere ed è ascoltato in campo. «Qui c’è un gruppo vero. Una magia che non si può descrivere. Se non ci fosse non saremmo dove siamo. Mi fa piacere questo ruolo, così come il fatto di aver firmato un contratto lungo. Ripeto: qui voglio mettere radici e salire in alto. Non ho scelto Pordenone per stare in Lega Pro a lungo». Si immagina i colori neroverdi in B? «C’è tutto per arrivarci: dal mister, con cui sono in gran sintonia, allo staff medico e tecnico, alla società. Spero anch’io di essere all’altezza per tutta la durata del progetto».
Ore 17.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Finora in biancorosso non ha trovato molto spazio, chiuso dall’esplosione tecnica di Filip Raicevic. Stefano Pettinari contro il Cesena ha giocato la sua seconda partita dal primo minuto e sa che, complice la squalifica proprio del centravanti montenegrino, questa è la sua occasione per far vedere quanto vale. «In questo avvio di stagione ho giocato poco e quindi contro il Cesena un po’ ho faticato a trovare il ritmo partita – spiega Pettinari – però credo di aver disputato una buona gara. Non sono riuscito a rendermi pericoloso dalle parti del portiere avversario e il gol ovviamente mi manca, ma se riuscirò a trovare un po’ di continuità sono sicuro che crescerà anche il mio rendimento e riuscirò anche a segnare i primi gol con la maglia del Vicenza». A Crotone Pettinari aveva messo a segno 15 gol in due stagioni. «A Crotone mi sono trovato bene e credo di aver anche lasciato un buon ricordo — sottolinea l’attaccante romano — nello scorso campionato a Latina le cose non sono andate come speravo e a Pescara ho trascorso sei mesi importanti sfiorando la serie A: in semifinale abbiamo superato il Vicenza e al Menti ho potuto apprezzare l’attaccamento dei tifosi biancorossi alla squadra. Anche per questo quando c’è stata la possibilità di venire qui ho detto subito sì, senza pensarci due volte». In biancorosso Pettinari cerca l’annata della consacrazione, dopo essere cresciuto nelle giovanili della Roma e aver raccolto tanti consensi. «Sono nato nella zona nord di Roma, ho giocato nel settore giovanile alla Lodigiani e poi a 14 anni sono passato alla Roma. L’allenatore che è stato più importante nella mia crescita è stato sicuramente Andrea Stramaccioni ai tempi degli Allievi della Roma. Ricordo con affetto anche Claudio Ranieri, che mi ha lanciato in serie A, ma anche Antonio Conte con il quale sono stato, anche se per pochi mesi al Siena, e poi Massimo Drago che ringrazio per la fiducia che mi ha concesso a Crotone». A Vicenza Pettinari è entrato in competizione con Raicevic che finora ha già segnato sei gol e ha conquistato la fiducia del tecnico biancorosso. «Filip è davvero un bravo giocatore e lo sta dimostrando sul campo — sottolinea Pettinari — la nostra competizione è assolutamente aperta e leale e se finora il mister ha scelto lui significa che in futuro dovrò lavorare ancora di più per cercare di prendermi una maglia da titolare. Come tutti i calciatori è normale che chieda di poter giocare per mostrare le mie capacità, e tutto il mio impegno è finalizzato esclusivamente a quello. Sabato a Terni spero di avere un’altra possibilità, sarà per il Vicenza una partita importante e siamo consapevoli che dobbiamo tornare a casa con un risultato positivo».
Ore 17.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) A fine partita c’è anche Giancarlo Favarin, nuovo tecnico arrivato a dirigere il vascello veneziano a commentare l’uscita dalla Coppa. «Il tempo c’è per centrare l’obiettivo che si è prefissato la società, ne abbiamo sicuramente i mezzi e, nonostante il periodo difficile, ho percepito alcune risposte positive. Siamo fuori dalla Coppa e ciò mi dispiace ma io sto già pensando alla trasferta di domenica a Belluno: gara difficile e impegnativa contro una squadra motivata. Andiamo lì per fare la gara che è giusto disputare, nonostante le difficoltà di formazione». Cosa dice della Clodiense? «Non guardo in casa d’altri, parlo di noi e del fatto che non abbiamo espresso quello spirito che dobbiamo avere, il nostro atteggiamento deve essere diverso. Avevo chiesto di passare il turno ed invece è andata in maniera diversa: ora bisogna rimboccarsi le maniche e, da oggi, ripartire». Soddisfazione invece per mister Renzo Rocchi che in campo ha lasciato anche la voce. «Sono ben 25 giorni che trasmetto energia vocale, stiamo iniziando a giocare al calcio ma devo ancora suggerire ad alta voce tanti aspetti da affinare. Sono però contento perchè i ragazzi mi seguono e stanno recuperando mentalmente gli spazi nel campo, in ambedue le fasi di gioco». Quanto può valere la spinta benefica di questa vittoria per la partita di domenica? «Sicuramente molto. Sono contento soprattutto per Panfilo che si è ben comportato dal punto di vista tattico e ha fatto anche un gran gol. Ora deve migliorare sotto tanti aspetti ma è un ragazzo che può crescere veramente molto». La Clodiense realizza quattro rigori su quattro e domenica scorsa ne ha mancato uno importantissimo. «Dopo il temporale, arriva sempre l’arcobaleno. I ragazzi stanno iniziando a divertirsi perchè sono tutti coinvolti nel gioco».
Ore 16.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Ieri mattina il primo allenamento al Taliercio e subito ha iniziato a ridisegnare il Venezia sul piano tattico. In un angolo il 4-3-1-2 di Paolo Favaretto, già da domenica a Belluno (ore 14.30) il neo tecnico Giancarlo Favarin punterà sul 4-2-3-1 e per farlo assimilare più in fretta ai suoi ha subito raddoppiato gli allenamenti di oggi e domani. «Abbiamo lavorato con buona intensità sulla forza, sul pressing con una serie di partitelle e ho cercato di introdurre i primi concetti tattici – spiega il 57enne pisano dopo la prima seduta della sua seconda avventura in laguna -. Di sicuro questa rosa ha qualità da vendere, ma da sola non può bastare». Il nuovo modulo basterà per riprendere a marciare? «Spero possa aiutare anche se spostare di qualche metro i giocatori è comunque relativo, se in campo non ci si va con le giuste doti caratteriali e capacità di gestione della partita. Il tutto finalizzato all’unico obiettivo di portare a casa il risultato, non di essere belli. La mia intenzione è giocare a quattro in avanti, ferma restando la necessità di valutare la migliore collocazione possibile degli under. Barreto? Ha fatto tutto l’allenamento con i compagni, lo aspettiamo tutti il prima possibile al 100 per cento». Il brasiliano ex Bari, assente nel successo di Fontanafredda e nel ko con l’Este, potrebbe partire titolare a Belluno come già successo nel derby con il Mestre. Al Polisportivo, infatti, il Venezia sarà senza gli attaccanti titolari: per capitan Serafini stop di due giornate «per aver rivolto espressione irriguardosa al direttore di gara» e quindi oltre al Belluno salterà la Ripa Fenadora al Penzo. Una giornata, invece, a Carbonaro a proposito del quale il ds Perinetti ha detto «meriterebbe un premio per i 40 metri a rincorrere un avversario che poi si è lasciato cadere». Squalificato per due partite anche l’ex tecnico lagunare Favaretto «per avere protestato nei confronti dell’arbitro e tentato di entrare sul terreno di gioco senza riuscirvi grazie al fattivo intervento di altri dirigenti della propria squadra».
Ore 16.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Derby divertente e vivace che si conclude ai rigori con la compagine chioggiotta che si conferma castiga corazzate di Coppa e, dopo il Campodarsego, elimina anche la vice capolista del girone C. È stata una vittoria conseguita dagli 11 metri però i ragazzi di Rocchi hanno giocato ben 48′ in inferiorità numerica ed hanno realizzato il gol del pareggio quando già si trovavano in 10 uomini legittimandola, con cuore e determinazione, maturandola attraverso il gioco che sta diventando convincente. Venezia che, al di là della mancata qualificazione, si è dimostrata chiaramente compagine più attrezzata, però ha palesato qualche difficoltà dovuta al turn over deciso dal nuovo tecnico Favarin che ha deciso di tenere il grosso della squadra al lavoro a Mestre. Ciò che maggiormente ha preoccupato è stata la mancanza di concretezza e cinismo nella parte iniziale della ripresa quando il raddoppio avrebbe definitivamente archiviato la partita. Clodiense che si schiera con il 4-3-3 con Rota che si allinea a Simunac e Caraccio, 4-4-2 e utilizzo del rombo di centrocampo invece per il Venezia che ha in Soligo l’operante davanti alla difesa e Malagò nell’interpretatore del vertice offensivo. Parte iniziale della gara che sorride al Venezia, dapprima al 16′ con un spettacolare tiro al volo di Serafini fuori di poco, successivamente con la pericolosità in area di rigore susseguente ad una mancata uscita di pugno di D’Ambrosio. Al 37′ il Venezia va in vantaggio: Cangemi è abile ad inserirsi captando un pallone vagante dopo un rimpallo e riesce, con il mento, ad anticipare D’Ambrosio in uscita e depositare nella porta sguarnita. I granata non riescono a reagire e, al 39′, rischiano di veder calare il sipario perchè un intervento con le mani fuori dall’area di D’ambrosio induce il direttore arbitrale, su segnalazione dell’assistente Zaninetti, all’espulsione dell’estremo difensore con ingresso di Okroglic a rilevare Boscolo Gioachina. Nella ripresa mister Rocchi registra ulteriormente l’assetto con l’ingresso di Marchesano al posto di Rota. Al 4′ ghiottissima occasione per Serafini, abilissimo nel liberarsi ma meno concreto nel debole tiro. Il Venezia vuole chiudere la pratica e ci prova con Cangemi, di testa, murato in angolo. In maniera inaspettata la Clodiense pareggia: Panfilo intuisce di poter gestire una sfera tra due avversari e si incunea incrociando un tiro imparabile per D’Alessandro. Granata addirittura vicini al raddoppio con Caraccio che calcia a colpo sicuro ma Busato rintuzza. I rigori poi decretano Clodiense.
Ore 16.00 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 15.40 – Qui Guizza: sessione extra di tiri in porta per gli attaccanti.
Ore 15.20 – Qui Guizza: esercitazioni sulle palle inattive.
Ore 15.00 – Qui Guizza: lavoro tattico.
Ore 14.40 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento. Regolarmente in gruppo Mazzocco, assente Dell’Andrea.
Ore 14.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Addio Coppa Italia. Derby amaro a Chioggia per il Venezia, sconfitto dalla Clodiense nella sfida decisa ai calci di rigore (5-3 il finale). Al Ballarin gran parte dell’attenzione è tutta per il nuovo allenatore del Venezia. Giancarlo Favarin si accomoda in tribuna e a fine gara si lascia sfuggire un «Speravo di iniziare col piede giusto, abbiamo giocato male, serve altro piglio: ora pensiamo al campionato». Stile rugby, segue i suoi da una visuale privilegiata prima di gettarsi a capofitto nel nuovo incarico, dopo che martedì era stato esonerato Paolo Favaretto. Dell’ex allenatore non si sono dimenticati i circa venti ultras arancioneroverdi presenti: «Grazie mister Favaretto, orgoglio Unionista» è il loro striscione. E dagli Usa anche il presidente Joe Tacopina torna sul tema per sottolineare come «Favaretto sia un grande allenatore e ancor più una grande persona. Non mi sorprende che abbia gestito la situazione con estrema classe. Sono sicuro che lo attende un brillante futuro davanti a sé». Per il secondo turno di Coppa il Venezia schiera tanti giovani e diverse seconde linee, con Serafini punta di esperienza in un modulo che esalta il rombo di centrocampo. L’attaccante viene gettato nella mischia dopo l’espulsione in campionato che gli costerà la squalifica nel match di domenica con il Belluno. Malagò è il più ispirato a inizio partita, con giocate di livello e un preciso cross per Serafini che la difesa della Clodiense libera. Dall’altra parte l’unico acuto è una punizione dal limite di Simunac che supera la barriera ma non fa paura a D’Alessandro. La cosa più bella della frazione è quella di Serafini, che dal limite destro dell’area prova un tiro al volo a incrociare senza esito. Il gol arriva puntuale al 37’: azione offensiva del Venezia, Innocenti prova il tiro e sulla ribattuta la palla si impenna e arriva a Cangemi che supera D’Ambrosio e appoggia in rete. Sul finale la Clodiense perde anche il portiere, che si fa espellere per un’uscita oltre al limite dell’area: rosso diretto e Innocenti che sulla punizione scheggia il palo sfiorando il raddoppio. La seconda frazione dovrebbe essere un assolo arancioneroverde e invece la Clodiense trova il pari. Lancio dalle retrovie, Panfilo trova il tempo dell’inserimento e la piazza con un millimetrico diagonale a incrociare. Davvero un gran bel gol. La reazione veneziana è affidata al solito Serafini, che prova a sorprendere Okroglic con un rasoterra a fil di palo. I padroni di casa si difendono e sfruttano le ripartenze, come alla mezzora quando Caraccio si libera del proprio marcatore e dal limite fa partire un bolide che Busatto respinge. La gara non si sblocca e per regolamento si va subito ai rigori. E quando il buio ormai incombe la Clodiense li trasforma tutti mentre il Venezia sbaglia con Soligo e Malagò.
Ore 14.00 – (La Nuova Venezia) Giancarlo Favarin, neo allenatore del Venezia, ha assistito alla partita contro la Clodiense dalla tribuna, accanto a Giorgio Perinetti. Si aspettava un esordio migliore, anche se in realtà in panca c’era seduto Andrea Turato. «È la prima volta che vedo giocare la squadra», dice il tecnico pisano, «e avevo espressamente chiesto di passare il turno di coppa. Abbiamo cominciato con il piede sbagliato, ma vorrà dire che ci orienteremo esclusivamente sul campionato dove, per fortuna, c’è molto più tempo per rimediare. È un compito difficile, ma la squadra ha i mezzi giusti per centrare l’obiettivo richiesto e già a Belluno avremo una gara tutt’altro che facile per riprendere il nostro cammino». Favarin parla anche del suo arrivo a Venezia. «Non mi aspettavo la chiamata da parte della società, però a Venezia non si può dire di no e quindi ho accettato senza pensarci due volte. Il prossimo anno? Intanto ci sono sette mesi davanti per vincere il campionato e se questa promozione dovesse arrivare, magari chiederebbero la disponibilità prima al sottoscritto». Renzo Rocchi, tecnico della Clodiense, arriva con un filo di voce ma soddisfatto. Dopo tante amarezza, una qualificazione in coppa che potrebbe avere un effetto benefico anche per il campionato. «La squadra sta crescendo», spiega l’allenatore granata, «e comincia a giocare a calcio, seguendo i mie dettami. È una vittoria molto importante perchè ci dà tanto morale. Oggi abbiamo segnato tutti e quattro i rigori che abbiamo calciato, domenica invece abbiamo sbagliato il rigore decisivo alla fine. Pur giocando in dieci per tutto un tempo e sotto di una rete, abbiamo avuto un’ottima reazione, riuscendo a tenere molto bene gli spazi». Alessandro Cangemi aveva portato in vantaggio il Venezia, ma non è servito. «Sul tiro di Innocenti, rimpallato, il loro portiere è uscito male e io l’ho aggirato e quindi ho messo la palla in porta. Abbiamo sbagliato poi ad abbassarci». Barnaba Panfilo, autore di uno strepitoso pareggio. «Sapevo che Prelcec la lanciava lì e così l’ho prima sistemata di testa e quindi ho calciato in porta. È un pari che fa tanto morale».
Ore 13.40 – (La Nuova Venezia) La cenerentola Clodiense diventa regina per una sera e si prende il lusso di eliminare il Venezia dalla coppa. Partita piuttosto povera di contenuti tecnici. Venezia svogliato, forse distratto dal cambio di panchina, Clodiense più vogliosa e mai doma nonostante un tempo intero giocato con un uomo in meno per l’espulsione del portiere D’Ambrosio. Così ne esce una sfida che ha bisogno dei calci di rigore, tirati quasi a notte fonda (visto che anche l’impianto elettrico non funziona), per decretare la squadra vincente. La Clodiense va avanti e affronterà nei sedicesimi il Delta Rovigo, a dispetto di un campionato avaro di soddisfazioni, prendendosi la briga di eliminare in due turni le due migliori formazioni (Campodarsego e Venezia) del girone C e spera in un effetto fionda che possa rimbalzare già nella sfida di domenica contro la Sammaurese che conta ben di più. Il Venezia non si straccia le vesti per questa eliminazione, ma non è un gran modo di iniziare la nuova sfida per mister Favarin, presente in tribuna. In gradinata ci sono gli Ultras Unione, assieme ai gemellati Ultras Union Cs. Da una parte si omaggia mister Favaretto con uno striscione che ne rimarca lo spirito unionista, dall’altra si richiede a gran voce il ritorno dell’Union Cs, amore mai sopito in riva alla laguna. In panchina, nel Venezia, c’è Turato che piazza la squadra con Soligo davanti alla difesa in un centrocampo a rombo che consegna a Malagò la chiave per accendere le punte. La Clodiense risponde con la difesa a tre e un tridente muscolare davanti. In porta c’è il giovane D’Ambrosio, con Okroglic in panchina. Succede molto poco nei minuti iniziali. Una punizione telefonata di Simunac (14’) e un bel tiro al volo (17’) di Serafini, sono tutto quanto offre il repertorio. Pericoloso il Venezia al 20’ quando, su una punizione scodellata in area di Malagò, il giovane D’Ambrosio esce malissimo e per poco non viene beffato. Quasi casualmente, però, il Venezia, al 37’, passa in vantaggio: un tiro di Innocenti, rimpallato da un difensore, si impenna, D’Ambrosio sbaglia i tempi dell’uscita e Cangemi lo aggira e mette dentro. Al 42’ il portiere chioggiotto completa il suo festival degli orrori intervenendo con le mani fuori area per anticipare Innocenti: l’attaccante vince anche il rimpallo e segna, ma l’arbitro aveva già interrotto e quindi poi espulso D’Ambrosio. Entra Okroglic al posto di Boscolo Gioachina. Nella ripresa Rocchi toglie Rota irrobustendo il centrocampo con Marchesano e al 10’ arriva il pari granata: lancio lungo di Prelcec per Panfilo, che si aggiusta il pallone di testa e poi incrocia in diagonale firmando un gol bellissimo. La reazione del Venezia non c’è ed anzi è la Clodiense che sfiora il vantaggio con Caraccio (32’). Si va così ai rigori, dove gli errori di Soligo e Malagò determinano la sconfitta arancioneroverde. Sequenza dei rigori. Soligo (traversa), Boscolo Berto (gol); Malagò (parato), Mazzetto (gol); Beccaro (gol), Caraccio (gol); Piccolo (gol), Simunac (gol).
Ore 13.10 – (Gazzettino) Si infrange sul difficile campo della Virtus Vecomp la striscia positiva dell’Este. Per fortuna si tratta solo della Coppa, ma i giallorossi tenevano parecchio alla competizione. I veronesi fanno subito capire di voler chiudere la pratica in tempi rapidi e si rendono pericolosi già al 20′ con Verdun. L’attaccante dimostra di avere il piede caldo con una punizione che prende in pieno la traversa. Passa una manciata di minuti e la punta aggiusta la mira, dando il primo dispiacere di giornata a Pagan. Al 29′, infatti, Verdun pennella un piazzato dal limite che si infila nell’angolino. La conclusione è un siluro telecomandato, ma Boaretto non è affatto impeccabile nel piazzamento. L’Este accusa il colpo, ma ricomincia subito a macinare gioco e chilometri. Alla mezz’ora Rosina trova lo spazio per andare sul fondo e per crossare in mezzo, dove Mastroianni incoccia da ottima posizione. Il colpo di testa è la specialità della ditta, però la mira non è al top e la sfera finisce fuori di un niente a portiere battuto. La prima frazione di gioco si chiude con l’Este in avanti alla ricerca del pari, mentre i ragazzi di Fresco si difendono con ordine. La ripresa si apre invece con i locali più aggressivi, e i padovani sono costretti ad arretrare il proprio raggio d’azione. La Virtus capisce che il momento è propizio e al 5’sfiora il raddoppio con Agazzani, che si presenta in solitaria dalle parti dell’estremo atestino e non trova la porta. I giallorossi riprendono coraggio e trovano pure il pari al 23′: Ferrara serve Maldonado al limite e il centrocampista piazza un colpo di biliardo che passa in mezzo alle gambe dell’estremo veronese e si infila in rete. Il Vecomp, però, non ci sta e al 29’ristabilisce le distanze. Cernigoi se ne va sulla destra, fa secco un difensore e pesca Verdun in area. Il tiro è preciso e finisce in rete, permettendo ai padroni di casa di chiudere i conti. Un minuto dopo Rosina viene espulso per un fallo su Agazzani: il colpo è fatale e l’undici estense capitola, abbandonando la competizione.
Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Passa la Virtus Vecomp, ma l’Este esce a testa alta dalla Coppa Italia di Serie D. Grazie ad una doppietta del bomber tascabile Verdun, i veronesi stendono il mai domo avversario e conquistano l’accesso ai sedicesimi della competizione. Prossimo avversario, sempre in gara unica e con sede da definire, sarà il Belluno, che ha passeggiato contro il Fontanafredda (4-1). I giallorossi, freschi del successo in campionato con il Venezia, schierano ben sei titolari. La partita, però, stenta a decollare, ma, dopo un tiro di Niselli parato con sicurezza da Cargnel, inizia lo show di Verdun, sempre pericoloso sui calci piazzati: al primo tentativo il centravanti paraguagio chiama Boaretto al balzo felino con deviazione della palla che sbatte contro l’incrocio dei pali; poco dopo l’estremo difensore ospite non è impeccabile e capitola sul calcio piazzato, dal vertice dell’area, di Verdun. L’Este non ci sta e con Mastroianni, di testa, manca di poco il pareggio. In avvio di ripresa Tiozzo (in panchina al posto di Pagan squalificato) cambia modulo e osa di più in avanti con Coraini al posto di un difensore. Con il passare dei minuti la pressione dell’Este aumenta e la difesa scaligera capitola al termine di una lunga azione conclusa dal neo-entrato Maldonado: l’attaccante approfitta di un errore in disimpegno di Rizzi e, indisturbato in mezzo all’area, supera l’incolpevole Cargnel. La gara sale di “pressione”, si lotta su ogni pallone sino a quando, d’improvviso, un lungo lancio di Lechthaler trova tutto spostato sulla fascia destra Verdun, il quale s’inventa un tiro-cross sul primo palo che beffa Boaretto e spinge la Virtus Vecomp alla qualificazione.
Ore 12.20 – (Gazzettino) Ieri pomeriggio la squadra si è allenata regolarmente con il solo Manuel Pascali ancora precauzionalmente a parte per smaltire l’indolenzimento muscolare riemerso a Bassano. Una buona notizia riguarda Davide Xamin, il giovane gravemente infortunatosi in ritiro a Lavarone nell’amichevole con i palestinesi dell’Hebron Alhali, che ha iniziato a correre al Tombolato seguendo un programma personalizzato. Domani ancora allenamento al pomeriggio, mentre venerdì ci sarà la rifinitura alle 10,30. Sabato pomeriggio le convocazioni e alle 20,30 la partita con la Reggiana. INTEGRITY TOUR. Ieri mattina dalle 10,30 la squadra ha preso parte per oltre un’ora al programma di formazione dell’Integrity Tour per contrastare e prevenire il match-fixing. Erano presenti i relatori Paolo Marcheschi della Lega Pro, Marcello Presilla responsabile dell’agenzia di scommesse Sportradar, Vittorio Angelaccio e Emanuele Paolucci dell’Integrity Tour.
Ore 12.00 – (Gazzettino) Dopodomani il Cittadella ospiterà al Tombolato (ore 20,30) la Reggiana, squadra che nelle ultime partite ha ottenuto risultati piuttosto deludenti rispetto ad un inizio di campionato che l’aveva vista ai vertici della classifica. Il portiere granata Enrico Alfonso, che domenica scorsa a Bassano ha tenuto a galla la sua squadra nel momento di maggiore forcing dei padroni di casa, tiene alto il livello di guardia. «Aspettiamoci una battaglia – premette – perchè la Reggiana è attrezzata per vincere il campionato anche se ultimamente sta attraversando un periodo negativo. Proviene da una bruciante sconfitta interna con il Pordenone, per cui avrà il dente avvelenato e vorrà rifarsi quanto prima. È squadra tosta con elementi di indubbio valore tecnico e la sua difesa, prima dei quattro gol di domenica scorsa, era fra le migliori del campionato. Ritengo che anche questa partita sarà una sfida per il vertice e noi questi confronti non li possiamo perdere». Sulla sua maiuscola prestazione allo stadio Mercante, che sgombra il terreno dopo qualche svarione in partite precedenti, continua il portiere granata: «Sono contento di aver dato il mio contributo essendo stato in più occasioni chiamato in causa. Siamo impegnati in una stagione importante, dove c’è bisogno del contributo di tutti». Sulle partite già disputate, però, Alfonso preferisce passare oltre e guardare avanti. «Sono state pagate a caro prezzo alcune sbavature, il mio ruolo è delicato ma nel calcio sono cose che ci possono stare. Non ero un brocco prima e non mi ritengo un fenomeno adesso». Sul come ha superato i momenti meno favorevoli, spiega: «Bisogna insistere nel lavoro che stiamo facendo e i frutti arriveranno perchè siamo sulla strada giusta. La fiducia della società e dell’intero ambiente mi hanno influenzato positivamente rafforzando la voglia di dimostrare il mio valore. Siamo tutti impegnati su un unico obiettivo che è il bene della squadra». TIFOSI. Lunedì sera alla pizzeria Marechiaro di Cittadella il club «I Love Citta» presenta il calendario granata 2016, il cui ricavato a scopo benefico andrà alla Associazione CittadellaVita. Martedì 1 dicembre alle 20 presso la pizzeria «Torre di Malta» sarà presentato il nuovo club «Le Mura» con presidente Emanuela Signoretto, mentre alle 20,45 in Patronato Pio X ci sarà Damiano Tommasi, ex azzurro e attuale presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, che parlerà su un tema di grande attualità: «Il pallone malato». La serata è aperta al pubblico.
Ore 11.40 – (Mattino di Padova) È un normale mercoledì pomeriggio, al Tombolato. Sta per iniziare la seconda seduta di allenamento della settimana che si concluderà con Cittadella-Reggiana di sabato sera. Il termometro segna 5 gradi. I giocatori granata escono dallo spogliatoio alla spicciolata per spostarsi sul campo sintetico. Passa Coralli, la barba lunga, e il d.g. Marchetti gli chiede: «Ma non te la tagli più?». Dietro di lui c’è Scaglia, che scherza: «“Ciccio” vuole copiare il mio look. L’unica differenza è che a me la barba sta bene…». Per scaldarsi, in attesa che il gruppo sia al completo, alcuni iniziano a palleggiare. Benedetti scaglia una sassata verso la porta e Marchetti, che stava conversando tranquillamente in disparte, molla tutto e gli urla dietro: «Amedeo, un euro di multa per te! Ma ti pare il modo di calciare senza aver fatto il riscaldamento? È così che ci si rompe!». Inizia il torello fra i presenti e l’impegno è subito massimo: Alfonso si getta in scivolata per toccare il pallone. «“Goro”, ho capito che tu non ti infortunavi mai, ma di’ loro di andarci piano…», sorride il d.g., rivolto a Gorini. E aggiunge: «Che poi, tu non ti infortunavi perché non correvi». Ed Edoardo abbozza: «Io rischiavo di infortunarmi al cervello, perché in campo usavo la testa». Siparietti simpatici che rendono l’idea di come, in casa della capolista, il clima sia sereno. Pascali è l’unico che lavora a parte, ma filtra ottimismo circa il suo recupero in vista della sfida con gli emiliani. Nel gruppo si rivede anche il giovane Davide Xamin, che ha ripreso a correre, anche se ancora per conto suo, dopo la frattura al perone rimediata a luglio. Ma già il fatto che sia tornato a respirare l’aria del campo è una bella notizia. Sgrigna, l’ex. Alle porte c’è una di quelle gare che valgono doppio, perché la Reggiana, che pure è reduce da tre sconfitte nelle ultime quattro partite, è una diretta concorrente nella corsa alla promozione. L’unico che vi ha giocato è Alessandro Sgrigna, il quale, però, spiega: «Era il 2001 e sono andato lì in prestito dal Vicenza, disputando una decina di incontri. Ormai è passato tanto di quel tempo che è difficile considerarmi un vero “ex”. È cambiato tutto nella società e nella rosa». Che sia rimasto o meno un legame affettivo, la sostanza non muta: «Mi aspetto una squadra arrabbiata e decisa a riprendersi», sottolinea. «Dovrebbe presentarsi qui con un 4-3-1-2 simile al nostro, con Arma e Nolè in attacco, elementi pericolosi. Nonostante gli ultimi rovesci, è in piena corsa per i piani alti, tant’è che con una vittoria ci riprenderebbe, a dimostrazione dell’equilibrio che regna in un girone in cui, sino ad oggi, ha pagato soprattutto la continuità di rendimento. Quella continuità che, anche con un pizzico di fortuna, come a Bassano, siamo riusciti ad avere». Sgrigna ha fatto il suo esordio stagionale nell’undici titolare proprio domenica scorsa, senza entusiasmare. «Sto abbastanza bene, ma sono il primo a riconoscere che ancora mi manca quella brillantezza che posso raggiungere solo giocando». Lezione anti-scommesse. In mattinata, gli uomini di Venturato hanno partecipato ad una lezione sul match-fixing e la lotta al calcioscommesse, voluta dalla Lega Pro. Martedì erano stati i giocatori del Padova a ricevere la visita dei delegati dell’Integrity Tour. In Coppa il 10/12 di sera. Infine, Cittadella-Bassano, valevole per gli ottavi di Coppa Italia di Lega Pro, verrà giocata giovedì 10 dicembre alle ore 20.30.
Ore 11.10 – (Gazzettino) Tale circostanza è certificata dagli applausi e dai cori che gli vennero tributati qualche anno dopo quando, con la maglia del Cittadella, realizzò in un derby ancora una doppietta, questa volta però ai danni dei biancoscudati: «Una situazione a dir poco surreale, con incoraggiamenti prima e dopo la gara, nonostante due gol segnati alla mia ex squadra. Questo è il bello dello sport, ma purtroppo non capita spesso». Stavolta la Pro Patria non lotta per la promozione, ma occupa l’ultimo posto in classifica: «La gara non va però presa sottogamba, anche perché il momento poco fortunato non lo permette proprio. Da quello che leggo l’avversario non va dato per morto, è reduce da due pareggi dopo sconfitte di misura con le prime e sta dunque crescendo». Come si esce dai momenti difficili? «Con i risultati e il lavoro, quella è l’unica strada, facendosi scivolare tutto addosso e pensando solo al campo, viste le pressioni della piazza. La squadra è nuova, è arrivata gente di qualità e può fare un campionato di vertice, ma rispetto alle altre ora è un pò indietro perché non è facile trovare un’identità, a maggiore motivo se i risultati non aiutano. Speriamo che il ritorno dei tifosi in un campo che ha regalato tanta gioia porti la giusta positività».
Ore 11.00 – (Gazzettino) «Il secondo gol – riprende Di Nardo – è quello che mi torna più spesso in mente per la dinamica dell’azione e perché quei due o tre secondi necessari perché la palla entrasse sono stati eterni, anche se i compagni in panchina erano già entrati in campo a festeggiare appena ho calciato». La rete della consapevolezza, insomma: «Sì, il nostro fu un uno-due devastante che ha tagliato le gambe alla Pro Patria a cui bastava un pareggio; con un solo gol di vantaggio e un uomo in meno si rischiava invece fino alla fine». Cosa si prova in simili momenti? «Una sorta di liberazione, sensazioni che porterò sempre dentro di me, ma al di là del fatto personale, la cosa più bella che m’inorgoglisce maggiormente è avere regalato emozioni a tanta gente, visto che il mio legame con il Padova è particolare. Penso che l’affetto sia reciproco e che i tifosi abbiamo apprezzato quello che davo in campo».
Ore 10.50 – (Gazzettino) «La squadra ha tanta qualità e ne verrà fuori. Servono solo i risultati, magari anche non giocando bene, per riacquistare la giusta serenità». Se lo dice Antonio Di Nardo, l’eroe per eccellenza di Busto Arsizio, c’è proprio da credergli, anche perché nella sua esperienza all’ombra del Santo non sono mancati momenti difficili come l’attuale. Sabato, a distanza di cinque anni e mezzo dalla finale play off vinta per 2-1 allo Speroni grazie a una sua doppietta, il Padova ritroverà per la prima volta sulla propria strada la Pro Patria. In questa occasione i tre punti non regalerebbero come allora la serie B, ma servono come il pane per rimettere la squadra in carreggiata e archiviare una fase avara di soddisfazioni. Adesso “Totò” milita nel Chieti in serie D e domenica scorsa, nella sua seconda partita da titolare, ha fornito ai compagni due assist vincenti. Allora, quel 21 giugno 2009, per lui furono invece due reti, la prima ribadendo la palla in porta di testa dopo una respinta del portiere, la seconda superando l’estremo in uscita con un pallonetto per poi calciare a porta vuota.
Ore 10.40 – (Gazzettino) Niente allenamento ieri per Davide Mazzocco. Dopo avere svolto il riscaldamento il centrocampista si è fermato per un fastidio al ginocchio che non sembrerebbe di particolare entità e verrà valutato nelle prossime ore. Dopo avere provato nei giorni scorsi la difesa a tre, il tecnico Parlato nella partitella con la Berretti ha rispolverato il modulo 4-2-3-1, con la squadra della ripresa vicina alla possibile formazione che sabato alle 17.30 affronterà la Pro Patria. Rispetto a sabato scorso, spazio ad Anastasio al posto dello squalificato Favalli, Corti, Bearzotti e Petrilli. Assente il diesse De Poli, a Belluno per seguire il locale terzino sinistro Pellicanò, nel mirino del Padova, impegnato nella sfida di Coppa vinta per 4-1 con il Fontanafredda. Seguiranno la squadra a Busto Arsizio con un pullman gli ultras (ritrovo 11.30 parcheggio sud Euganeo) e i biglietti per il settore ospiti, solo per i possessori di tessera del tifoso, sono acquistabili fino alle 19 di domani sul sito bookingshow.it.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Uno schieramento che, nonostante il prevedibile “5-3-2” dei bustocchi, potrebbe soffrire qualcosina, a livello numerico, nella zona nevralgica del campo in fase di non possesso, se mancherà il giusto filtro da parte dei trequartisti, ma che dovrebbe garantire una spinta maggiore in fase offensiva. Per arrivarci, però, Parlato è pronto ad esclusioni eccellenti. Le scelte. Fuori Altinier, fuori ancora Fabiano, fuori (a maggior ragione, visto il modulo) Giandonato. Dopo aver rivisto il campo dal primo minuto contro il Cuneo, solo Ilari potrebbe pensare di scalzare uno dei papabili titolari: l’esterno romano insidia Bearzotti, e potrebbe anche ricomporre il trio con Cunico e Petrilli che tanto spettacolo regalò lo scorso anno. Non invece Mazzocco, che non è al meglio per colpa di un fastidio al ginocchio che ieri gli ha impedito di allenarsi.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Da qui il passaggio al “4-3-1-2”, un sistema che però, portando maggiore stabilità difensiva, ha fatto crollare i numeri della pericolosità offensiva. Se con la Pro Patria si vuole ricreare un gioco apprezzabile anche dalla trequarti in su, la soluzione è trovata. I fedelissimi. La partitella in famiglia di ieri ha già fornito indicazioni abbastanza precise: Parlato ha intenzione di salvare la propria panchina, e per questo di affidarsi agli uomini nei cui confronti non ha mai avuto dubbi, quanto ad impegno e abnegazione. Chi sono? In difesa, oltre ai fedelissimi Dionisi e Niccolini, il recuperato Diniz e l’outsider Anastasio, vista la squalifica di Favalli; davanti alla retroguardia, i due “martelli” Bucolo e Corti (che rientra dalla squalifica); in avanti Neto Pereira, l’unico che, con qualunque modulo e contro ogni avversario, ha sempre detto la sua; sulla trequarti, infine, i tre scudieri, ovverosia il fido Bearzotti, il capitano Cunico, e Petrilli, uno dei più in forma del momento.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Nel senso che, anche in caso di mancato successo a Busto, non è detto che Parlato rischi il posto: se la squadra dimostrerà un sussulto d’orgoglio, e lo confermerà anche con l’Albinoleffe il sabato successivo, l’allenatore potrebbe reggere, almeno per ora. Ma è chiaro che se, oltre al gioco, arrivassero anche quei benedetti 3 punti che i biancoscudati non conquistano da un mese (3-0 al Mantova il 24 ottobre), il morale si alzerebbe ancora di più. Come fare, quindi, per ricreare le dinamiche che nelle prime quattro giornate avevano permesso al Padova di raccogliere ben 8 punti? Semplice: tornare al “4-2-3-1”. La statistica. Dunque, sabato pomeriggio allo “Speroni” potrebbe tornare di moda il modulo prediletto dal tecnico partenopeo, quello che negli anni lo ha gratificato dei maggiori successi. Era stato accantonato dopo le due sconfitte rovinose contro Sudtirol e Cittadella, additato come la probabile causa dell’involuzione della squadra, che, dopo essere partita con il piede giusto nelle prime 4 giornate, era incappata in clamorose difficoltà difensive.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Il modo migliore per cancellare il recente passato è tornare all’antico. Dev’essere proprio questo il pensiero balenato nella mente di Carmine Parlato nelle ultime ore: il modulo a tre centrocampisti finisce in soffitta, alcuni giocatori in condizioni non ottimali (fisiche e psicologiche) vengono dirottati in panchina, e in campo vanno tutti i fedelissimi. La gara di Busto Arsizio, quella che sabato pomeriggio può decidere il destino del tecnico biancoscudato in caso di ulteriore prestazione negativa, si avvicina a grandi passi: domani per il Padova è già giorno di vigilia, e per ritornare al gioco frizzante d’inizio stagione il mister sembra essersi deciso a rispolverare lo schema che nelle prime giornate aveva fatto le fortune di Cunico & C. Punti, ma anche gioco. Contro la Pro Patria la vittoria non è indispensabile, l’aspetto principale è che si veda una squadra ritrovata: a giudicare dagli… spifferi che giungono dalle stanze dei bottoni, pare che sia proprio questa la linea di pensiero che tutti, in testa il presidente Giuseppe Bergamin, intendono seguire nelle prossime partite, per non incorrere in decisioni affrettate.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) GLI ALTRI EROI. Falsini oggi è il tecnico degli Allievi dell’Empoli, allenatore è pure Carbone, mentre Facchin difende la porta del Pavia. Rabito è allenatore nelle giovanili del Dueville, mentre Baù, ritornato a giocare in Seconda Categoria con lo Stoccareddo (la squadra del suo paese, in cui ben 12 giocatori di cognome fanno Baù), non ha perso il vizio del gol. Gentile ha smesso di giocare l’estate scorsa; Filippini dice ancora la sua a Pordenone; il difensore Bianchi oggi milita in Eccellenza con il Liapiave. E poi coloro che quel pomeriggio non c’erano: Jidayi (squalificato per quella finale) gioca ad Avellino, Giovannini nel Treviso di Claudio Ottoni, Gasparello è capocannoniere in Prima Categoria con l’Albignasego. Lewandowski è segnalato all’Asti, in Promozione, mentre Muzzi ha seguito Andrea Stramaccioni in Grecia, diventandone il vice al Panathinaikos.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Per la prima volta da quel 21 giugno del 2009, sabato il Padova torna a Busto Arsizio, teatro dell’ultima promozione in Serie B targata Carlo Sabatini. Ma che fine hanno fatto gli eroi di quel magico pomeriggio? I TITOLARI. Cano, Petrassi, Di Venanzio, Cesar, Faìsca, Pederzoli, Baccolo, Bovo, Varricchio, Patrascu, Di Nardo: eccola, la formazione scesa in campo allora. Quattro si sono ritirati: Cano aspetta una chance come preparatore dei portieri, Di Venanzio ha aperto ad Ascoli la scuola calcio “Piccoli Diabolici”, il brasiliano Cesar è diventato team manager della Virtus Entella, e Varricchio allena la Berretti della Spal. Gli altri giocano ancora: Bovo con la Salernitana, poi in Lega Pro ci sono Pederzoli (Pordenone), Faìsca (Maceratese) e Baccolo (Messina). Il simbolo di quella promozione, Totò Di Nardo, è da poco approdato in Serie D al Chieti. Petrassi milita nell’Acri (Eccellenza calabrese), mentre Patrascu gioca con il Balotesti in Romania.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) La squadra è schierata ancora con il 4-2-3-1, ma stavolta con questi undici: Petkovic fra i pali, Dionisi, Diniz, Niccolini, Anastasio in difesa, Corti e Bucolo a centrocampo, Bearzotti, Cunico e Petrilli dietro a Neto Pereira. La Pro Patria attraversa un buon momento di forma e punta a proseguire la mini-striscia positiva di due pareggi nelle ultime due partite. «Stiamo attraversando un buon momento — sottolinea il tecnico lombardo Alessio Pala — e sul prossimo impegno mi limito a dire che il Padova è una grande squadra, che può contare sull’estro di un calciatore di categoria superiore come Neto Pereira. Per noi sarà dura». Proprio il brasiliano, a segno sabato contro il Cuneo, potrebbe essere impiegato nel ruolo di centravanti. Nel frattempo a Cittadella si lavora serenamente. Davide Xamin, reduce da un gravissimo infortunio al ginocchio durante l’estate, ieri ha iniziato a lavorare sul campo, svolgendo una seduta atletica per recuperare il tono muscolare. Cittadella-Bassano, valevole per gli ottavi di Coppa Italia di Lega Pro, verrà disputata giovedì 10 dicembre al Tombolato, in orario serale, con inizio alle 20,30. Lo ha comunicato ieri la segreteria della Lega Pro, dopo un accordo raggiunto tra le due società nei giorni scorsi.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Fa freddo e al Centro sportivo «Memo Geremia» il numero di tifosi presenti è sempre più esiguo rispetto alle scorse settimane. Comprensibile, considerate le condizioni atmosferiche ma soprattutto la crisi di un Padova che cerca di ripartire da zero dopo il ko con il Cuneo che ha fatto sprofondare l’ambiente in una crisi depressiva. Carmine Parlato studia nuove soluzioni, comincia l’amichevole con la Berretti schierando la formazione impostata con il 4-2-3-1: Petkovic in porta, Niccolini, Fabiano e Anastasio in difesa, Giandonato e Ramadani a centrocampo, Ilari, Aperi e Petrilli dietro ad Altinier, quest’ultimo autore di una doppietta. Si muove bene e segna, il centravanti mantovano, ma a Busto Arsizio secondo le indicazioni emerse potrebbe anche stare fuori. Per ora sono solo sensazioni, tracce e indizi che potrebbero lasciare il tempo che trovano. Altinier, però, è l’unico ad avere nelle corde il gol (ne ha fatti 17 lo scorso anno) e non si rassegna a una stagione anonima, sia pure in mezzo alle difficoltà.
Dopo circa trenta minuti alcuni «titolari» si aggregano al gruppo e disputano il secondo tempo.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 23, Alessandria, FeralpiSalò e Pavia 21, Bassano, Cremonese e Reggiana 20, Pordenone e SudTirol 19, Giana Erminio 17, Cuneo 16, Padova e Pro Piacenza 14, Lumezzane 13, Mantova 12, Renate 9, AlbinoLeffe 8, Pro Patria 2.
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la dodicesima giornata: Padova-Cuneo 1-3 (Rinaldi (Cn) al 48′ pt, Chinellato (Cn) al 2′ st, Neto Pereira (Pd) al 10′ st, Ruggiero (Cn) al 44′ st), Pro Piacenza-AlbinoLeffe 0-0, Lumezzane-SudTirol 1-2 (Tulli (St) al 2′ st, Sarao (Lu) al 38′ st, Gliozzi (St) al 46′ st), Renate-Cremonese 0-1 (Brighenti (Cr) al 15′ st), Mantova-FeralpiSalò 1-2 (Ruopolo (Mn) al 10′ pt, Bracaletti (Fs) al 27′ st, Romero (Fs) al 37′ st), Bassano-Cittadella 1-1 (Davì (Ba) al 45′ pt, Pascali (Ci) al 22′ st), Giana Erminio-Pro Patria 0-0, Reggiana-Pordenone 1-4 (De Cenco (Pn) al 5′ pt, Filippini (Pn) al 10′ pt, Arma (Re) al 16′ pt, Pederzoli (Pn) al 31′ pt, Filippini (Pn) al 17′ st), Alessandria-Pavia 2-1 (Marino (Pv) al 29′ pt, Bocalon (Al) al 12′ st e al 48′ st)
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E’ successo, 25 novembre: allenamento pomeridiano con partitella in famiglia per i Biancoscudati, assente Mazzocco per un fastidio al ginocchio.