Live 24! Pro Patria-Padova, -4: Diniz non al meglio, squalificato Favalli

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Ore 22.20 – (Il Piccolo) Da quando Lotti ha fatto un passo indietro, a reggere la baracca sul campo nella direzione tecnica dell’Unione Triestina 2012 è rimasto solamente Elio Roncelli, che da preparatore dei portieri si è trovato promosso ad allenatore titolare. Dopo aver condiviso la panchina con il presidente Pontrelli nelle precedenti due partite, domenica a Verona per il suo debutto in solitaria Roncelli ha centrato il colpo grosso, sbancando il campo della Virtus Vecomp che era terza in classifica. Una vera e proprio impresa, considerando anche la rosa ridotta all’osso. «Abbiamo fatto certamente una buona partita – racconta Roncelli – il pareggio sarebbe già stato ottimo, ma è arrivata la vittoria e forse abbiamo riavuto quello che avevamo perso col Giorgione. È stata una partita giocata con grande carattere: tutto quello che accade attorno a noi dispiace, ma noi stiamo dando il massimo». Roncelli non nasconde di aver voluto dare una precisa impronta tattica alla gara, studiando in precedenza l’avversario: «In settimana avevo analizzato i filmati e sapevo che le loro azioni passavano tutte da Mensah, che è un ottimo giocatore, difficile da tenere. Crosato ha sofferto un po’ all’inizio, ma poi ha preso le misure e l’ha annullato. Inoltre con un centrocampo a cinque siamo riusciti a imbrigliarli per bene. Poi è ovvio, serve anche un pizzico di fortuna. Nella ripresa ho inserito Spadari e poi anche Pontrelli, che aveva bisogno di fiducia anche se non è ancora fisicamente a posto, ma ha ripagato con due assist, sul secondo dei quali è arrivata la rete di Migliorini». Ma come sta vivendo Roncelli questa avventura tutta particolare? «So di essere solamente un traghettatore che cerca di dare una mano e che ha dato la sua disponibilità. E che quando tutto sarà risolto, spera di restare almeno come allenatore dei portieri. Devo dire che con i ragazzi ho un gran rapporto e i cori che mi hanno fatto a fine partita mi hanno fatto un enorme piacere. Quanto a loro, è un gruppo eccezionale, ricco di caparbietà. In questa situazione e sotto nel punteggio qualsiasi squadra sarebbe morta, noi no. Se i ragazzi non mollano è proprio perché si è creato un gran gruppo, io cerco solo di dare loro gli stimoli giusti e di aiutarli psicologicamente. Speriamo di far bene anche mercoledì a Sacile». Già, perché la Triestina domani ritorna già in campo: alle 14.30 è in programma il recupero della sfida con la Sacilese. Intanto oggi a Prosecco una parte degli juniores non ha potuto allenarsi perché ha trovato chiusi i cancelli. Il presidente del Primorje Zupin attende infatti il pagamento di due mensilità arretrate. È a rischio anche l’allenamento odierno della prima squadra.

Ore 22.10 – (Il Piccolo) Osservando il mondo dalla sua villa di Aiello, in quella Bassa friulana dove è nato – figlio della casellante di Sevegliano – 74 anni fa, Maurizio Zamparini continua a vivere il suo impegno nel mondo del calcio senza risparmiarsi. La presidenza del Palermo lo assorbe non poco, certo, ma ha anche il tempo per continuare a guardarsi attorno. Seguendo pure le piccole vicende alabardate di questi anni difficili. Del resto, si sa: un paio di anni fa si era volentieri lasciato coinvolgere anche a favore dell’Unione, contribuendo finanziariamente all’avvio dell’avventura guidata dalla coppia Puglia-Cergol. «E conosco anche il dibattito di questi giorni, Angelo me ne ha parlato»: Angelo, si sa, è Angelo Baiguera, oggi al suo fianco come “executive manager” anche nella gestione del Palermo. Presidente Zamparini, lei conosce quindi la proposta di provare a replicare per l’Unione il modello-Parma: cosa ne pensa? «No, non penso che sia possibile fare un parallelo. La realtà imprenditoriale delle due città è completamente diversa, così come completamente diversa è anche la recente storia calcistica di Parma e Trieste: se in Emilia questa estate sono riusciti a fare quello che hanno fatto è anche perché, oltre alla larga solidità dell’impianto imprenditoriale, i risultati sportivi conseguiti dal Parma negli ultimi decenni hanno comunque lasciato un’importante eredità di entusiasmo. Trieste invece, da questo punto di vista, si presenta come una realtà molto difficile: la salva soltanto il grande affetto dei triestini per la loro Unione». Secondo lei, quindi, quale potrebbe essere la salvezza per la Triestina? «L’arrivo, come è avvenuto a Venezia, di un personaggio come Tacopina (Joe Tacopina, un importante avvocato newyorkese, già impegnato nel calcio italiano prima con la Roma e poi con il Bologna; ndr). Sarebbe l’unica soluzione». Ma, mi permetta, agli occhi di uno straniero, Trieste non ha certo lo stesso appeal di Venezia… «Vero. Ma qua parliamo di fare calcio. A Venezia puoi fare turismo, non calcio. A Trieste, invece, si può fare calcio, e bene: una piazza importante, una grande storia alle spalle, tanta passione, uno stadio davvero bello…» Dunque, l’ipotesi cordata non la convince proprio. «Iniziamo con il dire che già trovare un acquirente per una società di calcio non è facile. Io stesso da tempo sto cercando di sganciarmi dal Palermo e non ci riesco… Quanto a una cordata, cosa vuole: magari si trovassero imprenditori disposti a investire, ma della crisi della Triestina si parla da anni e allora io chiedo: se non si sono trovate le persone disponibili fino ad oggi come si fa a pensare di trovarle ora? E, in ogni caso, vorrei aggiungere che il mondo del calcio è davvero un mondo difficile. Prima di partire si deve individuare il budget con grande attenzione e grande competenza, si deve trovare il manager giusto per la gestione della società, si devono fissare gli obiettivi. Una cordata la posso vedere bene al massimo per fare ripartire una società, ma poi?» Qualche anno fa l’ex presidente alabardato Amilcare Berti al Piccolo disse: «Le cordate servono per andare in montagna, non per gestire una società di calcio»: mi sembra che lei sia d’accordo. «Grandissimo Berti, era davvero una persona fenomenale! Sì, l’ho detto e lo ripeto: posso al massimo pensare che una cordata possa essere utile per far ripartire un’avventura. Ma se non ci sono riusciti a metterla assieme fino ad oggi…» Lei segue comunque con attenzione le vicende alabardate, due anni fa fu coinvolto concretamente per aiutare la rinascita dell’Unione: se oggi le chiedessero un nuovo intervento, come risponderebbe? «Grazie, no: ho già dato. Lo ricorderà: avevo aiutato volentieri in quel momento, ma in pochi mesi quegli imprenditori si sono fermati dopo aver prosciugato tutto».

Ore 21.50 – (Corriere delle Alpi) Terzo posto meritato. Dopo quindici giornate il Belluno è solitario dopo le due battistrada Camposanpiero e Venezia, dimostrando, con prove solide e convincenti, di meritare il gradino più basso del podio. Dopo un avvio con numerosi pareggi, i ragazzi di Vecchiato si sono ripresi alla grande, e le cinque vittorie consecutive negli ultimi trenta giorni dimostrano che la squadra sta bene, anzi benissimo. «Contro Virtus Vecomp e Luparense abbiamo dimostrato tutto il nostro valore – spiega il terzino Stefano Mosca, uno degli uomini più in forma della rosa del Belluno – le due squadre che abbiamo affrontato avevano rose importanti, al nostro livello, e abbiamo dimostrato di essere forti, vincendo entrambe le partite. Ad inizio campionato abbiamo avuto una partenza in salita, ma bisogna dire che ci girava anche tutto storto. Non è normale subire sei rigori nelle prime dieci partite. Dopo ci siamo ripresi, sono cominciate ad arrivare le prime vittorie e con quelle è arrivata la serenità, componente importante per lavorare in tranquillità». Vietato mollare. Dopo cinque successi consecutivi, sei contando anche la Coppa Italia, il terzino agordino predica calma e da uno sguardo alle prossime sfide. «Bisogna stare molto attenti e non mollare neanche un centimetro – continua Mosca – adesso arrivano partite molto dure contro Venezia e Campodarsego, che sono le due formazioni che in questo momento si stanno giocando il campionato». Prima della pausa natalizia il Belluno dovrà affrontare anche l’Abano e la Liventina, due formazioni da non sottovalutare sicuramente. Contro la Luparense una vittoria meritata. Seppur di misura, i gialloblù hanno ottenuto tre punti importanti su un campo ostico e contro una squadra tosta. «È stato un match dove abbiamo concesso e sofferto poco – spiega Stefano – abbiamo concesso un’unica occasione negli ultimi minuti ma è stato bravo Brino a salvare il risultato. Una volta segnato la rete del vantaggio ci siamo limitati a difendere il risultato ed è andata bene. La vittoria è meritata». Domani alle 14.30 si scende ancora in campo. Il Belluno si prepara ad ospitare il Fontanafredda nel turno eliminatorio di Coppa italia. Vecchiato deve rinunciare ad Andrea Franchetto, espulso contro il Montebelluna. I gialloblù hanno giocato contro il Fontanafredda la terza partita di campionato al Polisportivo conquistando un punto grazie alla rete di Simone Corbanese dopo il vantaggio iniziale firmato da Moras. Era però un altro periodo, e anche un altro Belluno. «Scendiamo sempre in campo per vincere – conclude Mosca – ci teniamo a fare bene anche in Coppa Italia e cercheremo di passare il turno».

Ore 21.30 – (La Provincia Pavese) Quella di Alessandria è la quinta partita del Pavia che si risolve nei minuti finali, nel bene e nel male per i colori azzurri. La prima a Cuneo: con rete del 2-2 di Ferretti al 38’ e di Cesarini allo scadere per il 3-2. Nel turno dopo però la sfortunata autorete di Biasi a 3’ dalla fine dà la vittoria al Cittadella. Il Pavia si rifà subito, a Bergamo: Ferretti al 90’ sigla il 2-1 per gli azzurri con un gol spettacolare. Nella successiva trasferta, a Gorgonzola, la Giana agguanta il pari su rigore al 90’ con Bruno. Quindi la gara del Moccagatta, con il gol un po’ rocambolesco al 93’ per il 2-1 finale dell’Alessandria.

Ore 21.20 – (La Provincia Pavese) Le voci erano circolate già qualche settimana fa e sono tornate a riecheggiare ieri, dopo la sconfitta beffa di Alessandria. Voci che parlano di un possibile esonero dell’allenatore del Pavia, Michele Marcolini. La realtà è che al momento l’ipotesi è esclusa, ma la società starebbe pensando a un cambio nel caso in cui nelle prossime gare le cose non dovessero andare bene. Nel frattempo un tecnico sarebbe già stato contattato: si tratta di Giuseppe Galderisi (ultima panchina quella della Lucchese). La società non sembra essere convinta da qualche tempo delle prestazioni della squadra: un segnale era stato l’allenamento punitivo ordinato dal club all’indomani della gara di Bergamo contro l’Albinoleffe, non brillante ma comunque culminata in una vittoria con secondo posto in classifica. Un secondo posto che il Pavia conserva tuttora. Dopo Bergamo sono arrivate due chiare vittorie interne con Pro Piacenza e Padova, due trasferte con pareggi ma prestazioni mediocri, quindi gli scontri diretti: una buona gara con il Bassano e infine la sfida del Moccagatta, persa immeritatamente al 93’ dopo un gran primo tempo degli azzurri. Sarebbe davvero difficile, sulla base della posizione in classifica, giustificare un esonero: il Pavia di Marcolini ha gli stessi punti (21) della passata stagione alla stessa giornata (la 12ª), ma è messo meglio perché un anno fa non era secondo, bensì sesto a -4 dal primo posto del Bassano (ora è a -2) e aveva appunto cinque squadre davanti e non soltanto una (il Cittadella) come adesso. Non c’è solo la società ad avere dubbi. Più di un tifoso accusa Marcolini di essere troppo difensivista (ma il Pavia ha il secondo migliore attacco di tutta la Lega Pro) e ha già dimenticato l’eccellente avvio di stagione degli azzurri con la storica qualificazione ai sedicesimi di Coppa Italia (e tanti complimenti) così come le diverse buone prestazioni – oltre all’ottima posizione in classifica – e qualche assenza pesante (in primis quelle in attacco, che hanno tolto in un colpo solo Mattia Marchi e Del Sante, oltre a Ferretti). La squadra intanto ha già ripreso ieri ad allenarsi, con un giorno di anticipo, in vista della gara di sabato con il Mantova. Che a questo punto si carica di significati particolari.

Ore 21.00 – (Gazzetta di Reggio) La fine di novembre si avvicina. Tempo di prime valutazioni, di pagelline dopo il primo trimestre. Come si fa a scuola. Analizziamo quindi reparto per reparto la media voti ottenuta dai giocatori granata che hanno collezionato un numero sufficiente di presenze – almeno cinque su dodici partite o con almeno 200 minuti – dalla primo pareggio interno con il Padova all’ultima clamorosa sconfitta col Pordenone in casa. Naturalmente il bilancio complessivo è positivo, dato che solo nell’ultimo periodo la squadra è andata in crisi. PORTIERE. Ha sempre giocato Simone Perilli, 12 su 12. La media dei suoi voti è ampiamente sufficiente (6,08), anche se potrà sembrare un po’ stretta. Il motivo del 6 scarso è dovuto ai pochissimi interventi eccezionali che l’hanno reso protagonista e, altresì, ai pochissimi errori compiuti, racchiusi essenzialmente nella gara di domenica con i friulani. DIFESA. Partiamo dai difensori centrali. Alessandro Spanò (6,12 media voto, un gol) ha giocato tutte e dodici le partite ed è quasi sempre uscito a testa alta dal campo. Abbassano la media alcuni errori come quello a Piacenza o col Cuneo, ma si conferma una garanzia della retroguardia granata, sia a tre che a quattro. Bel voto anche per Andrea Parola (6,40 di media, 10 presenze, una da subentrato) che ha visto alzarsi la media da quando Colombo ha riavuto Maltese in mediana e ha così spostato l’ex Cagliari e Sampdoria in mezzo alla difesa. Bene anche Minel Sabotic (9 presenze) che con il suo 6,22 si conferma un punto fermo della difesa della Reggiana. Un solo vero giro a vuoto, come tutti del resto, a Piacenza. La prima bocciatura arriva, non a caso, dalle fasce laterali. Paolo Frascatore (12 presenze su 12) si “cucca” un 5,70 che ha una doppia lettura: bene in copertura, male in fase offensiva. L’ex azzurrino non demerita da terzo centrale di difesa, ma da lui ci si aspettava forse qualcosa in più. Altra nota dolente riguarda la corsia di destra. Vasile Mogos (10 presenze, una da subentrato, due gol) è discontinuo (5,83 di media) e, nonostante i due gol non ha mai convinto fino in fondo. Vale il discorso fatto per Frascatore, ma all’inverso: meglio in fase propositiva che in difesa. CENTROCAMPO. Sufficienza piena per Federico Angiulli (12 presenze, una da subentrato, un gol) che con il suo 6,13 si conferma un punto fermo nello scacchiere granata. Rispetto alla passata stagione, tuttavia, il centrocampista ex Avellino è più altalenante e, ultimamente, sembra sparare a salve. Sempre presente anche Dario Maltese (tre volte da subentrato) che con la sua media voto di 6,25 è il migliore del centrocampo. Dopo un inizio faticoso dovuto alla mancanza di preparazione, il regista granata ha alzato il livello delle sue prestazioni. Anche Mirko Bruccini viene promosso (6,13 di media in 11 partite, tre gol) anche se, a detta di tutti e delle stesse pagelle, sembra il fratello “pasticcione” del Bruccini dell’anno scorso. Tre gol fatti, ma in generale una propensione ad offendere meno brillante rispetto alla passata stagione. Pesano i rigori sbagliati. Resta comunque l’uomo di fiducia di Colombo. Chiude il reparto nevralgico del campo Paolo Bartolomei. Il robusto ex Pontedera ha trovato poco spazio (7 presenze, 3 da subentrato) e rimedia un 6,08 di media che è positivo, ma ancora insufficiente per le aspettative riposte su di lui. Spicca la prestazione di Mantova, dove chiuse da migliore in campo. ATTACCO. Primo tra gli attaccanti è Rachid Arma con 6,42 di media voto. Sempre presente in campo e con sei reti, l’attaccante marocchino è il più costante. Un solo passaggio a vuoto col Sudtirol, là davanti è spesso da solo, ma porta a casa sempre tanti applausi. E’ costretto a giocare spalle alla porta e sacrificarsi, ma quando riceve palloni decenti colpisce con freddezza. Un fedelissimo di Colombo, Nicholas Siega (dodici presenze, un gol) viaggia alla media di 6,13. La sua pagellina, tuttavia, è difficilmente commentabile: nonostante il voto positivo, l’ex Pro Patria ha giocato in più ruoli incidendo notevolmente nel giudizio finale delle singole partite. Chiudono Raffaele Nolè (6 presenze, una da subentrato) e Luca Giannone (8 presenze, 5 da subentrato e un gol), rispettivamente con 5,70 e 6,20, entrambi con pochi minuti in campo. La media non inganni: se per il primo la curva sembra ascendente, per il partenopeo il trend appare negativo. Non giudicabili perché poco utilizzati sono Castellana, Danza, De Biasi, Loi, Pesenti e Rampi. Per qualcuno di questi, però, i gettoni di presenza saliranno di numero senza alcun dubbio.

Ore 20.50 – (Gazzetta di Reggio) Niente giorno di riposo per la Reggiana dopo il ko interno con il Pordenone. Alberto Colombo, a cui il presidente Stefano Compagni ha rinnovato piena fiducia nel dopo partita, ha deciso di iniziare già da ieri a preparare l’ostica trasferta di sabato sera a Cittadella (ore 20.30 ). Classifica alla mano le ultime battute d’arresto dei granata non precludono nulla nella corsa ai primi posti del girone. Anzi, una vittoria in veneto contro l’attuale capolista proietterebbe nuovamente la Reggiana in testa; ma visto l’andamento delle ultime gare è meglio non fare troppi voli pindarici. Sono indubbiamente tanti i problemi da risolvere per il tecnico lombardo che però, a livello di organico, in vista della sfida recupera tutti i giocatori a partire da Luca Giannone, regolarmente presente all’allenamento dopo l’inattesa tribuna di domenica, ufficialmente per problemi muscolari, dopo che il giocatore si era presentato con la borsa allo stadio ed era dunque pronto a scendere in campo. Anche Yuri Meleleo e Dejan Danza sono pronti a rientrare col gruppo. Per Minel Sabotic ci vorranno ancora un paio di settimane per recuperare pienamente dall’intervento al menisco ma è positivo che abbia già iniziato la riabilitazione in palestra oltre a qualche sgambata ai campi di via Agosti. Come da abitudine la seduta post-partita è stata caratterizzata da esercizi defaticanti ( tra palestra e terreno di gioco agli ordini del preparatore Carlo Simonelli) per i protagonisti del match mentre gli altri hanno seguito il trainer cimentandosi in esercizi col pallone seguiti dalla classica partitella. Il difficile periodo che la squadra sta affrontando no pare abbia intaccato l’armonia che regna ai campi durante gli allenamenti. Complice anche una giornata fredda ed uggiosa che ha sconsigliato la presenza a molti dei soliti tifosi che la seguono quotidianamente, non ci sono state contestazioni verso nessuno. La Reggiana resta comunque in alto in classifica e si prepara a una gara molto importante. La speranza dei tifosi è che chi andrà in campo ritrovi quella vena vista prima di queste ultime preve. «E’ solo un periodo negativo – ha detto ieri il consigliere Gianfranco Medici – vedrete che passerà alla svelta».

Ore 20.40 – (Gazzetta di Reggio) Piena sintonia con Compagni e un appunto allo sponsor Pietro Vavassori per le esternazioni di Busto Arsizio. L’ex ds granata Massimo Varini, presente domenica pomeriggio per la priva volta in questa stagione al Città del Tricolore, sposa e condivide le affermazioni post partita del presidente granata. «Questo – dice il diesse della Pro Vercelli – è il momento in cui tutti, staff tecnico, squadra, direttore generale, società, pubblico debbono stare uniti, compatti, lavorare con piena unità di intenti, cercando il massimo di serenità e tranquillità». Il presidente ha parlato di squadra poco serena, ha avuto questa impressione? «Non tanto, piuttosto, ed è l’unica cosa che non mi è piaciuta, ho visto all’inizio una squadra senza il giusto approccio, la necessaria cattiveria agonistica, poi non vivo l’ambiente, non so di voci destabilizzanti». In base alla sua esperienza, che ne pensa delle esternazioni di Vavassori all’indomani del match di Busto sull’assetto tattico da rivedere ? «Parere personale: se non sei azionista o comunque un dirigente e hai rilievi da muovere, è bene farlo direttamente con l’interessato senza esternazioni pubbliche, perché così si rischia di fare solo confusione». Che impressione le ha fatto la Reggiana? «Nel corso di un campionato ci sta di sbagliare una prestazione, poi è stata una partita strana , sotto di due gol, la possibilità di riequilibrarla con il rigore fallito, l’evidente errore sul terzo gol di un portiere che sin qui aveva fatto benissimo». Tutta colpa della Reggiana o anche meriti del Pordenone? «Gli uni e gli altri, non avevo mai visto il Pordenone, mi ha sorpreso piacevolmente, è squadra che gioca al calcio, copre bene gli spazi, corre, ha giocatori anche importanti ed ancora validi come Stefani, che conosco benissimo. La Reggiana deve, e probabilmente lo sta facendo, prendere coscienza che questo girone non ha nulla da spartire con quello del campionato scorso, è decisamente più difficile». C’è da preoccuparsi? «Per esperienza cerco sempre di rimanere equilibrato nelle sconfitte e nelle vittorie, non mi va di fare drammi, la Reggiana ha i mezzi per risollevarsi, bisogna che l’ambiente l’aiuti. Conosco Reggio, ti può dare tanto ma anche togliere, perché qua c’è una pressione diversa rispetto ad altre piazze e non so se poi la squadra è in grado di reggere una eccessiva attesa. Il campionato scorso non c’erano aspettative, quest’anno si è partiti con l’obiettivo di vincere e la situazione è diversa». Rispetto al campionato scorso, apparentemente, la Reggiana si è rinforzata in attacco, ma ha perso sugli esterni difensivi. E’ questa la chiave? «Assolutamente no, non è l’assenza di Mignanelli a poter determinare questo difficile momento. Per me comunque le potenzialità per riprendersi la Reggiana le ha, a patto che resti serena»

Ore 20.30 – (Gazzetta di Reggio) «Qualcuno dice che Ferrara vuole cambiare allenatore. Ma i fatti dicono che non ho mai cambiato allenatore in 6-7 anni che faccio questo mestiere. Figuriamoci poi se voglio cambiare Colombo che è diventato allenatore grazie a Ferrara, che lo ha promosso in prima squadra a Busto Arsizio e lo ha portato a Reggio». Il direttore generale granata Raffaele Ferrara interviene così il giorno dopo lo sfogo del presidente Stefano Compagni, che in sala stampa se l’è presa con chi mette in discussione il mister. Parole, quelle del numero uno granata, interpretate come un messaggio a Vavasorri e allo stesso Ferrara. Se il patron dell’Italsempione si tira fuori, dicendo di non sentirsi chiamato in causa, il direttore generale ci tiene invece a mettere le cose in chiaro. Dunque nessun problema tra lei e l’allenatore Colombo? «La parte tecnica è compatta. Dico che nei momenti difficili bisogna parlare poco e quando si perde bisogna stare zitti, lavorare tanto. Vale per tutti. L’idea che Colombo dovesse essere cambiato non mi ha mai sfiorato. Io mi occupo dell’aspetto tattico e tecnico della squadra, questo è il mio lavoro. Ma siamo quasi sempre d’accordo su tutto, e tra noi non è mai successo nulla». La dirigenza non ha gradito i giudizi di Vavassori a Busto Arsizio dopo il pareggio con la Pro Patria. Anche Il mister, pacatamente, ha dato una risposta. «Guardi io sono abituato a parlare per me e per le cose che conosco in prima persona. Le posso dire che ho fatto calcio per sei anni con Vavassori e non si è mai permesso di dare la formazione o dirmi cosa dovevo fare. Dice però la sua, ma lo fa in modo intelligente e pacato. Non dice nulla oltre la propria idea». Parliamo della partita con il Pordenone. Una bella batosta. Cosa ne pensa? «Siamo partiti male i primi dieci minuti. Sembravamo frastornati. Abbiamo preso due gol in 9 minuti, mentre in tutto il campionato ne avevamo presi tre». Qualcosa di positivo lo ha visto? «La reazione che ha portato al 2-1 di Arma. Peccato poi per l’episodio che poteva essere la svolta, almeno sotto il profilo del risultato. Il rigore sbagliato da Bruccini e poi la rete subita su punizione, in modo un po’ strano, diciamo con un incidente di percorso. A quel punto per il Pordenone è stato facile. Purtroppo nel nostro momento migliore è accaduta la cosa peggiore che ci ha penalizzati molto». Come mai i giocatori erano frastornati, come dice lei, nei primi minuti? «Sono cose difficili da capire. Magari è stato il cambio del modulo, con la difesa a quattro dovevano un po’ sistemarsi. Del resto non siamo in un grande momento e si è visto nelle ultime tre-quattro partite. In questo periodo siamo poco lucidi e dobbiamo lavorare per tornare presto a fare risultato». Giannone è andato in tribuna mentre era dato tra i convocati: assenza per motivi fisici o c’è un caso? «Problemi fisici dopo l’infortunio. L’allenatore non vedendolo al 100% lo ha mandato in tribuna. Non c’è nessun caso e dico che in questi momenti non è il caso di crearli da parte di chi è fuori dalla Reggiana». Sabato sera impegno molto difficile in casa della capolista Cittadella. Che settimana sarà? «La Reggiana deve lavorare serenamente e sabato solo giocare la sua partita, senza paura, senza pensare a quello che è successo in queste partite. La Reggiana deve tornare a giocare come sa fare».

Ore 20.10 – (Gazzetta di Mantova) Il crollo del Mantova nel secondo tempo con la FeralpiSalò ha fatto suonare un campanello d’allarme sulla condizione atletica dei biancorossi. Ed è possibile che, avendo cambiato metodologie di allenamento con l’avvento di mister Javorcic e dopo aver affrontato partite molto dispendiose sul piano fisico e psicologico come quelle di Bassano e Cittadella, la squadra abbia pagato qualcosa. Anche se, vista da fuori (e senza poter chiedere conto a tecnico e preparatore atletico), la brutta seconda frazione di sabato è parsa più figlia di difficoltà tecniche e tattiche, soprattutto dopo il passaggio al modulo 5-3-1-1. E a riprova di ciò si possono citare gli ultimi dieci minuti di gara nei quali, avendo subìto il 2-1 e senza più nulla da difendere, il Mantova si è rigettato in avanti alla disperata (quanto vana) ricerca del pareggio. In attesa di riprove sul tema, a partire dalla gara di sabato a Pavia, vale la pena comunque sottolineare che quella con la FeralpiSalò è stata un’eccezione nel campionato del Mantova. Una gara che ha sovvertito tutte le statistiche. I biancorossi, infatti, contro i gardesani per la prima volta in questa stagione sono andati in rete nel primo tempo. E sono poi crollati nella ripresa, mentre finora avevano sempre costruito nei secondi 45 minuti le loro (pur modeste) fortune. La statistica (fonte livescore.it) che pubblichiamo nella tabella qui sopra è eloquente in tal senso. Il Mantova, se le partite fossero cominciate tutte all’inizio della ripresa, sarebbe infatti quarto in classifica, con un rendimento impressionante. Fin dall’inizio del torneo, biancorossi hanno sempre vinto o recuperato le sfide nella seconda frazione di gioco. È accaduto dal debutto con il Renate (vittoria 1-0 e gol nella ripresa), ancora in casa col Pordenone (1-1 agguantato nel secondo tempo), in modo clamoroso a Cremona (da 0-2 a 3-3) e ancora con il Lumezzane (2-0 con entrambe le reti dopo il 45’). E la tendenza si è confermata anche con Javorcic in panchina: quasi rimonta con la Giana (da 0-2 a 1-2) e vittoria a Bassano (1-0 con rete nella ripresa). La FeralpiSalò fa dunque eccezione, forse anche perché i gardesani nei secondi tempi vanno a mille, anche più dell’Acm. E infatti guidano la speciale classifica.

Ore 20.00 – (Gazzetta di Mantova) Ieri pomeriggio il Mantova ha ripreso al “Dante Micheli” gli allenamenti in vista della gara di sabato (ore 15) a Pavia. Assenti gli infortunati Caridi e Beretta: per quest’ultimo gli esami clinici hanno evidenziato una microfrattura al piede, che gli costerà un mese di stop. A riposo anche Ruopolo, che continua a gestire con infiltrazioni e riposo il ginocchio che fa le bizze. Puccio e Dalla Bona, infine, si sono fermati prima ma la società assicura che stanno bene. Mister Javorcic ha provato a lungo schemi offensivi con il modulo 4-3-1-2, schierando Zammarini trequartista dietro Gonzi e Momentè. Potrebbe essere questa un’idea tattica per Pavia, dove Sereni sostituirà lo squalificato Scrosta.

Ore 19.50 – (Gazzetta di Mantova) Pavia-Mantova: silenzio, si trema. Sarà il “derby” del mutismo quello in programma sabato (ore 15) allo stadio “Fortunati”, perché entrambi i club hanno imposto ai propri tesserati il silenzio stampa. In casa biancorossa non è certo una novità, visto che quella in corso è la quarta settimana a bocche cucite, mentre nel Pavia la decisione è stata presa dopo il ko di domenica ad Alessandria. Una sconfitta maturata soltanto al 93’, che ha però minato ulteriormente la serenità dell’ambiente. Nonostante il secondo posto in classifica, infatti, già da qualche settimana a Pavia una parte della tifoseria ha messo nel mirino l’allenatore Michele Marcolini, scelto in estate dalla proprietà cinese del club per tentare la scalata alla serie B, fallita lo scorso anno ai playoff con Vavassori in panchina dopo l’esonero di Riccardo Maspero, poi approdato al Mantova. Il 3-5-2 di Marcolini, che pure ha fruttato finora 21 punti, non ha evidentemente conquistato la piazza, abituata lo scorso anno ad ammirare una squadra forse fin troppo votata all’attacco e comunque capace di divertire e segnare gol a raffica, nonché di lottare al vertice. I passi falsi delle ultime settimane (0-0 sul campo del Renate, 1-1 in casa col Basano e ko 2-1 ad Alessandria) hanno poi fatto il resto. Al punto che la panchina di Marcolini potrebbe addirittura saltare in caso di risultato negativo sabato contro il Mantova. Insomma, il clima in casa Pavia è teso e ai giocatori dopo la sconfitta di domenica è stato imposto un silenzio stampa che però – a detta del responsabile comunicazione del club – potrebbe anche essere revocato nei prossimi giorni. Tornando in casa Mantova, il silenzio continua invece – secondo Viale Te – per proteggere la squadra e favorire la concentrazione del gruppo. In realtà l’intenzione era quella di tornare a parlare dopo il match con la FeralpiSalò, ma la sconfitta ha scombinato i piani della società, che ha optato per prolungare l’iniziativa. Opinabile ma comprensibile, anche se dal punto di vista della comunicazione sarebbe stato decisamente più efficace tornare a parlare (anche solo sabato, magari) proprio dopo una sconfitta, per dare appoggio e un segnale forte di protezione a mister e giocatori. Le chiacchiere comunque lasciano il tempo che trovano e la parola (quella che invece conta) come sempre toccherà sabato al campo. Il Mantova sfiderà la seconda forza del campionato e lo stesso gli toccherà fare nel turno successivo con l’Alessandria. Bisogna tener botta e soprattutto non perdere fiducia e calma, in campo ma soprattutto fuori.

Ore 19.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Esaltiamoci. Dopo l’impresa (4-1 alla Reggiana) al Città del Tricolore – Mapei, il Pordenone è ottavo a quota 19 (posizione di per sè non eccelsa), ma a soli 4 punti dalla vetta, a 2 dalla zona playoff (ai quali accederanno seconda e terza di ciascun girone, nonché le due migliori quarte). L’anno scorso, proprio il 24 novembre, dopo le contestazioni al Bottecchia al termine della sconfitta con il Renate (1-3), Luciano Foschi (terzo tecnico dei primi tre mesi pro del ramarro, dopo Zauli e la parentesi Daniel) salutava tutti al De Marchi e se ne andava, lasciando la squadra tristemente all’ultimo posto con 5 punti in classifica. Stride il confronto. La maglia è uguale, la storia non sembra nemmeno la stessa. METAMORFOSI – Il primo a gioire della trasformazione del ramarro è Mauro Lovisa. Il presidente non era al Mapei Stadium. Era al Friuli, invitato da Pozzo, presidente dell’Udinese. Anche lì però gli arrivavano in tempo reale gli aggiornamenti dell’impresa di Filippini (doppietta) e compagni. «Già – annuisce soddisfatto re Mauro -, anche a Udine si parla del Pordenone. Lasciatemi gioire. Me lo merito. La scorsa stagione ho sofferto da matti. Oggi tutta la città deve essere orgogliosa di questa squadra e di questa società, retta con grande sacrificio economico e grande serietà. La squadra fa punti e produce – tiene a sottolineare il presidente – il miglior calcio del girone. Veniamo da due partite con Alessandria (1-1) e Reggiana durante le quali abbiamo dominato sul piano del gioco due candidate alla promozione. Io sono un ambizioso per natura: se puntano loro alla B, perché non pensare in grande anche noi? Senza obblighi, ma – enfatizza – anche senza limiti. Gara dopo gara. Domenica andremo a Salò – conclude re Mauro – a fare un’altra grande prestazione». SCUSE GRANATA – Se il popolo neroverde vive un momento di grande entusiasmo, a Reggio Emilia c’è chi prova il “The day after” (film del filone catastrofico di Nicholas Meyer dell’83). Il team di Alberto Colombo ha fatto 2 punti in 4 gare, è stato eliminato dalla Coppa, paradossalmente non segna più nemmeno su rigore (traversa di Nolè sul 2-1 per i ramarri) e vede sfaldarsi la difesa di ferro. Il tecnico rischia grosso, anche se la società gli concede altri 90′ di fiducia. Ammirevole il tifo, che ha continuato (a parte una frangia di contestatori) a sostenere la squadra anche dopo la batosta. «Chiedere scusa – dichiara Colombo – è troppo poco. Dopo una batosta del genere non abbiamo nemmeno diritto di parola. La cosa migliore è stare zitti e lavorare».

Ore 19.10 – (Messaggero Veneto) La trasferta di Reggio Emilia potrebbe avere avuto un unico risvolto negativo: l’eventuale infortunio di Luca Strizzolo. L’attaccante è dovuto uscire anzitempo dal match a causa di un problema a una gamba. Lo staff medico e tecnico spera sia soltanto una forte contusione – che ha causato un ematoma –, ma non è da escludere nulla. Oggi, alla ripresa dei lavori, fissata per le 15 al De Marchi, il centravanti neroverde sarà valutato ed eventualmente sottoposto agli esami del caso. Strizzolo era tornato titolare dopo cinque gare e con i granata stava disputando un’ottima gara. Sarà valutato oggi anche Francesco Finocchio, rimasto ai box nella gara di casa (è di Reggio Emilia). L’attaccante, che lamentava problemi alla caviglia, è in via di guarigione e salvo clamorose sorprese dovrebbe rientrare in questi giorni nel gruppo. Abile e arruolabile anche Andrea Mandorlini, che ha dovuto saltare l’incontro del Giglio per un’influenza intestinale. Il centrocampista lavorerà con la squadra come gli ultimi giorni della scorsa settimana, candidandosi dunque per una maglia da titolare per il match con la FeralpiSalò. Rimangono ancora fermi Marchi, la cui caviglia non è in ordine, e Pavan, mentre Castelletto continuerà il suo percorso di recupero.

Ore 19.00 – (Messaggero Veneto) L’entusiasmo è palpabile. Normale, dopo una vittoria del genere – storica e larga in trasferta – e vista la classifica. La società però tiene ancora i piedi per terra. Ai play-off, a questo punto, è giusto farci un pensierino, ma per eventuali mosse future sul mercato si aspettano le prossime due gare. Il Pordenone, infatti, affronterà la FeralpiSalò domenica (in trasferta) e quindi il Cittadella sabato 5 dicembre (al Bottecchia). I bresciani sono al secondo posto con 21 punti (e reduci da tre vittorie di fila), i padovani si trovano in testa alla classifica, pur arrivando da tre pareggi consecutivi. Qualora, da questi incontri, arrivasse un bottino compreso tra i 4 e i 6 punti, la società deciderebbe di intervenire andando a rinforzare la squadra. Come? Ingaggiando un centrocampista. Detto che l’acquisto di Martignago è imminente – l’attaccante è svincolato e tesserabile ogni giorno – l’area tecnica avrebbe individuato nel reparto di mezzo il settore su cui investire. Perché, ormai, si è deciso di spostare definitivamente Pasa in difesa, andando così a togliere dalla linea mediana un pezzo. Al momento, oltre ai giovani Buratto e Berardi, nel comparto ci sono i soli Mandorlini e Pederzoli a mantenere alto il livello di qualità ed esperienza. Una mezzala, o un regista, forte sarebbe così l’ultimo tassello da inserire nel mosaico per puntare poi ai play-off. L’intervento rimane comunque delicato: non serve soltanto un giocatore di qualità, ma anche un professionista “sano”, senza smania di protagonismo, che si cali con la giusta mentalità nel gruppo e nel contesto Pordenone. Non una primadonna, bensì un elemento che si metta a servizio della causa. Ciò che è stato, di fatto, Marcelo Mateos due stagioni fa. L’attuale direttore operativo arrivò a rinforzare il Pordenone in serie D a novembre: conosceva gran parte del gruppo, si ambientò subito stando al suo posto e fu un rinforzo perfetto nella corsa (poi vinta) verso la Lega Pro.

Ore 18.50 – (Messaggero Veneto) «Dobbiamo aspettarlo, ha grandi qualità. Ci darà una mano». Il consulente di mercato del Pordenone, Giorgio Zamuner, ripeteva con insistenza questa frase. Alcuni, in società, non credevano nel giocatore quanto lui. Tanto che non si escludeva un’eventuale cessione a gennaio. Invece Alberto Filippini da Brescia, classe ’87, nel giro di due gare ha fatto svoltare la sua stagione. La doppietta con la Reggiana, nella vittoria esterna più lussuosa del Pordenone degli ultimi anni, ha fatto cambiare il suo status, passando da pezzo pregiato del mercato (in uscita) a uomo del momento. Merito, tanto, del suo talento – ha giocato in B a Padova, tra le varie tappe –, ma anche di una condizione fisica ottimale dopo un inizio pieno di difficoltà. Filippini, infatti, è soltanto da poche settimane che si allena con la squadra. Prima guai muscolari vari: una serie di sfortune cominciate dal ritiro dello scorso luglio di Arta Terme e proseguite durante la stagione. Era guarito a metà settembre. Così aveva giocato lo spezzone finale col Mantova, la terza giornata, quindi un’altra fetta di match col Renate il turno successivo. Poi altre noie e il conseguente stop. Non voleva proprio svoltare la sua stagione, tanto che su di lui in molti nutrivano perplessità. Lo si cede oppure lo si aspetta? Si è scelta la seconda opzione. Col Bassano la svolta. «L’ho fatto giocare due minuti, a gara finita, ma da come è entrato ho capito che voleva lasciare il segno e cambiare il suo campionato». Parola di Bruno Tedino, che dal match col Padova ha cominciato a dargli fiducia. Uno spezzone da mezz’ora all’Euganeo, la maglia da titolare con l’Alessandria e poi con la Reggiana: ecco i due gol e una partita “totale” nel ruolo di trequartista. Sì, perché Filippini non ha soltanto segnato, ma ha fatto da guastatore tra le linee, facendosi apprezzare in particolare per la gestione di alcuni palloni delicati. «E’ un calciatore che sa giocare divinamente», dice di lui Tedino. Il trequartista ora è destinato a rimanere a Pordenone.

Ore 18.40 – (Messaggero Veneto) La vittoria al Mapei Stadium con la Reggiana ha acceso il sogno. La classifica corta, con nove squadre in quattro punti, ha dato un ulteriore elemento per crederci: è un Pordenone da play-off e che può potenzialmente ambire alla serie B. L’ultimo turno, il 12º della Lega Pro, ha detto questo. Il campionato non ha un padrone vero, nessuno va in fuga e i neroverdi sono a 4 lunghezze dalla vetta. Si può ambire a fare qualcosa di grande: il gruppo e la società, dopo il blitz al Giglio, l’hanno capito. Ecco cinque validi motivi per cui si può dire che è una squadra da post-season: alla scoperta delle motivazioni, dunque, tra il fatto di avere un capocannoniere in solitaria e l’assenza di pressioni. Il bomber. Caio De Cenco non è forse il centravanti più forte del campionato, ma attualmente è quello più prolifico (8 reti segnate, capocannoniere) e che sta meglio. Il brasiliano è reduce da 5 gol in altrettante partite. Dai dati non si sfugge. Sta vivendo un periodo di grazia e, in particolare, sta affinando le sue doti. Bomber non si nasce, tante volte, ma si diventa: la carriera di Luca Toni è svoltata nel 2003-2004, a 26 anni, quando ha realizzato 30 gol col Palermo in B. De Cenco ha 26 anni ora… Il brasiliano è l’arma in più e il finalizzatore di una manovra perfetta. L’organizzazione. Al primo punto è collegato questo: il Pordenone è una squadra organizzata. Sa sempre cosa fare. Merito del suo “pilota”, il tecnico Bruno Tedino, che si è messo alla guida e ha saputo governare e scaricare a terra tutti i cavalli del team. Non si vede mai un lancio a caso, la manovra è fluida, comincia col giro-palla dalla difesa: si arriva al gol con una logica, non grazie alle “seconde palle”. E inoltre Pederzoli e soci sanno interpretare più ruoli: domenica scorsa al Giglio sono passati dal 4-3-1-2 al 4-4-1-1, al 4-4-2. Dna da camaleonte. La presenza del club. Al fianco dei giocatori e dello staff c’è una società presente. Il presidente, Mauro Lovisa, è spesso al De Marchi. E con lui anche i suoi soci. La proprietà investirà qualora il gruppo – tra due settimane – si trovi ancora nei quartieri alti. Insomma, c’è unità di intenti tra campo e scrivania. I grandi obiettivi li si centra così, percorrendo una strada comune. Assenza di pressioni. E’ vero, Lovisa è un entusiasta e al contempo un presidente che vuole sempre vincere, che stuzzica i suoi giocatori. Però è altrettanto vero che si rende conto da dove arriva la sua società – da un ripescaggio – e quindi non mette grosse pressioni al gruppo per arrivare ai play-off. Il mantenimento della spensieratezza può essere il segreto decisivo in vista del sogno. I margini di crescita. A Piacenza, alla prima giornata, il Pordenone era andato in vantaggio ed è stato raggiunto. E la stessa cosa è successa con l’Alto Adige, col Mantova. Al Giglio è andato in scena un altro film: “ramarri” avanti e non più raggiunti. E’ un segnale: la squadra è cresciuta. E soprattutto si vede che può migliorare ulteriormente.

Ore 18.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Nel mercato estivo è stato l’acquisto più complicato e più oneroso, un giocatore da cui Pasquale Marino si attende molto. Cristian Galano, soprannominato «il Robben della Capitanata», è arrivato in biancorosso per dare più fantasia e più spessore all’attacco del Vicenza, in un modulo, il 4-3-3, che è senza dubbio adatto alle sue caratteristiche. Galano finora ha mostrato solo in parte i suoi colpi migliori, l’ultimo proprio sabato scorso al Menti contro il Cesena. «Sono arrivato negli ultimi giorni di mercato e ho saltato tutta la preparazione con i miei compagni – precisa Galano – all’inizio ho dovuto anche capire cosa voleva il mister da me e migliorare l’intesa con la squadra. Però non è stato difficile grazie alla disponibilità del gruppo che mi ha accolto facendomi sentire subito uno di loro». A Vicenza tutti sperano di rivedere il Galano di Bari, quando con larealizzò 11 reti in campionato e altre due nei playoff. «Quella è stata la mia miglior stagione – sottolinea – ed è normale che punti a tornare a quei livelli. L’anno scorso a Bari le cose non sono andate come speravo, alla fine della stagione ho pensato che era arrivato il momento di cambiare aria. Il Vicenza è stata la società che mi ha cercato con più decisione e sono molto contento». Ad un terzo del campionato il Vicenza è appena fuori dai playoff e al Menti non ha raccolto finora quanto ci ci poteva attendere. «E questo è un peccato – conferma Galano – perché anche contro il Cesena abbiamo creato tante occasioni da gol e non siamo riusciti ad essere concreti sotto porta. Soprattutto al Menti abbiamo ottenuto qualche pareggio di troppo. In trasferta invece abbiamo vinto in campi difficili come Modena, Avellino e Trapani, e dovremo cercare di ripeterci a Terni».

Ore 18.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Strappa applausi convinti, in un momento drammatico che lo coinvolge in prima persona, considerato che ha scelto di allenare una Nazionale di un paese dove le tensioni etniche e sociali sono sempre molto forti. Gianni De Biasi è l’ospite d’onore della quindicesima edizione del Gran Gala del calcio Triveneto, che premia i migliori giocatori del Nord-Est calcistico, dalla serie A alla Lega Pro: «Ho lasciato l’Italia — spiega Il ct della Nazionale albanese sul palco del Teatro Comunale di Vicenza — perché sono deluso dal modo di interpretare la professione, qui. Se si perdono due partite si finisce sulla graticola, una settimana sì è una no siamo in discussione. Non si riesce mai a costruire nulla, al primo vento contrario siamo già esonerati. Ho avuto questa possibilità in una realtà che calcisticamente sta crescendo ma in cui è stato possibile iniziare e completare un lavoro che ci ha portato agli Europei, un traguardo storico per tutta l’Albania. Insieme, e se ci crediamo, possiamo arrivare lontano». Tra i premiati anche il tecnico del Vicenza, Pasquale Marino, che ha strappato applausi alle centinaia di studenti delle scuole superiori presenti in sala e, soprattutto, Nicolò Brighenti: «Diciamo che ho avuto un contrattempo — ha scherzato il difensore biancorosso riferendosi al gravissimo infortunio patito in settembre nel match con il Como — ma il peggio è alle spalle». Grandi consensi anche per l’arbitro Daniele Orsato, di Schio («Terrei a essere ricordato come una brava persona, prima che come un bravo arbitro»), per il preparatore dei portieri del Cittadella Andrea Pierobon e per il difensore del Verona Vangelis Moras, che ha visto in luglio morire di leucemia il fratello Dimitris nonostante la donazione di midollo osseo in Australia. Distensivo il siparietto tra Pierobon e il capitano del Bassano, Simone Iocolano: «Hai insegnato troppo bene ad Alfonso…», ha scherzato Iocolano. Pierobon ha sorriso, chiarendo a proposito del derby terminato 1-1 «che il Bassano ci ha messo in difficoltà, poi siamo usciti nella ripresa». Iocolano ha rilanciato: «Stiamo portando avanti un grande progetto. Tante squadre vogliono la promozione — ha detto — è un campionato equilibratissimo. Lo scorso anno abbiamo sfiorato la promozione, ma abbiamo perso due volte. Prima nella regular season e poi nel corso dei playoff. Un peccato, ma non finisce certo qui. Ci riproveremo».

Ore 17.40 – (Gazzettino) In cauda venenum, dicevano i latini: nella coda sta il veleno. Ne sanno qualcosa Vecomp, Dro e Venezia, colpite dagli scorpioni atestini proprio nella coda delle ultime tre partite. I giallorossi hanno portato a casa 9 punti in tre gare, due delle quali erano sulla carta proibitive. A Verona Mastroianni ha acciuffato il pari all’89’, contro il Dro Guagnetti ha segnato il gol-vittoria all’88’e domenica, nella tana della capolista, Ferrara e Arvia hanno ribaltato il risultato in tre minuti. Ovviamente dal 91’al 94′. La doppia sberla ha mandato al tappeto i padroni di casa, che in un sol colpo hanno perso l’imbattibilità in campionato e la vetta della classifica. «Ma che non si dica che l’Este è una squadra che fa solo gol nel finale perché gli altri mollano – sottolinea con un sorriso il patròn della formazione giallorossa, Renzo Lucchiari -. Quei gol sono arrivati negli ultimi minuti solo perché questo è un gruppo che non molla mai, che arriva alla fine con una concentrazione e una determinazione fortissime». L’allenatore estense, Andrea Pagan, ha dedicato proprio al presidente l’importante vittoria dell’altro ieri. Confermando che in casa giallorossa c’è uno spirito – appunto – casalingo che da anni ormai crea un legame fortissimo tra la società, i giocatori, lo staff e i collaboratori. In ballo c’è comunque un risultato, quello di Venezia, che resta storico per il modo in cui è maturato. «Anche a Venezia – continua infatti Lucchiari – i ragazzi non hanno mai mollato fino al triplice fischio e si è visto come è andata a finire. Abbiamo giocato alla pari con la prima della classe e ci hanno pure negato due rigori clamorosi. Alla fine anche i tifosi veneziani ci hanno fatto i complimenti, non abbiamo rubato nulla e siamo andati a giocarcela a viso aperto». «Questo è un gruppo eccezionale – conclude il presidente – dal magazziniere fino al giocatore che gioca meno, passando per un allenatore la cui mano si vede già moltissimo. Hanno iniziato da zero e non era facile arrivare fin qui. Ora avanti con la coppa, mercoledì con la Virtus Vecomp vogliamo passare il turno».

Ore 17.20 – (Gazzettino) «Sono molto orgoglioso dei risultati del Campodarsego, è un ritorno d’immagine anche per il nostro paese». Le parole sono del sindaco Mirko Patron, tifoso doc dei biancorossi. «Il calcio mi piace, sono anche portiere della nazionale italiana dei sindaci. Andare allo stadio è un divertimento, l’anno scorso non ho perso una partita, quest’anno le ho viste tutte al Gabbiano e ho saltato solo due trasferte. Non è cosa di tutti i giorni per un Comune di 14mila abitanti essere primo davanti a realtà come Venezia, Mestre e Trieste. Pagin è una bravissima persona e sta gestendo la società come una famiglia». Giusto sognare la Lega Pro? «Bisogna sempre avere ambizioni e sognare è bello. Una volta ottenuta la salvezza, chissà cosa può succedere».

Ore 17.10 – (Gazzettino) È il copione di una favola quello che sta scrivendo il Campodarsego a suon di gol e di vittorie. Una piccola realtà di provincia approdata quest’anno per la prima volta in serie D che sta mettendo sotto scacco una potenza come il Venezia,considerata da tutti agli addetti ai lavori come la grande favorita. Ma a sovvertire ogni pronostico ci sta pensando appunto il club del presidente Daniele Pagin, in vetta alla classifica già da quattro giornate e da domenica con addirittura tre punti di vantaggio in virtù del successo con il Levico e della concomitante sconfitta dei lagunari con l’Este. Il tutto con un budget cinque volte inferiore rispetto a quello del Venezia e con una squadra che è stata completamente rinnovata dopo la promozione conquistata nella passata stagione. Dietro a questo exploit fatto di tanta professionalità e qualità sul campo, c’è anche dell’altro. E allora andando a scovare tra segreti e rituali dello spogliatoio, ecco emergere alcune chicche. Come l’appuntamento fisso del giovedì sera a tavola nell’impianto di Reschigliano: una cena che vede protagonista tutto il pianeta biancorosso e con “chef” d’eccezione come i vice presidenti Mario Saretta e Adriano Maschio, affiancati da Luigina che è la sorella del presidente Pagin, nonché moglie di Saretta. Restando in tema culinario, altro rituale è il “terzo tempo” che va in scena al termine delle gare casalinghe e al quale sono invitati gli avversari di turno. Ma non finisce qui. Immancabile domenica mattina la colazione fatta insieme dal presidente Pagin e dal direttore generale Attilio Gementi al “Pan Rey” di Reschigliano: cappuccino per il patron, macchiatone e brioche per il diggì. Ed entrambi il giorno della gara sfoderano anche gli stessi indumenti: jeans, camicia bianca e scarpe nere sono d’obbligo. Senza dimenticare che in occasione del pranzo pre-partita il menù è fisso per giocatori e dirigenti: pasta in bianco e prosciutto. In occasione delle trasferte, poi, tutti in pullman con posti assegnati: Gementi e il tecnico Antonio Andreucci nei due sedili dietro all’autista, e Pagin al loro fianco nella fila vicina. Qualche altra curiosità la racconta proprio Pagin. «Do sempre il cinque a tutti i ragazzi quando rientrano in spogliatoio dopo il riscaldamento prima della partita, mentre al termine della gara chiamo sempre gli stessi amici. E sabato notte dormo poco, ma sono meno teso dell’anno scorso». Anche Andreucci svela un retroscena. «Quando saliamo in pullman per andare a giocare il vice presidente Maschio offre un cioccolatino a me e a Gementi, e il direttore mi fa sempre la stessa domanda da ormai due anni: “anche oggi hai sbagliato formazione?”. Se non me la dice lo vado a cercare perché è una battuta che mi mancherebbe, speriamo di sbagliare spesso se continuiamo a ottenere questi risultati». Proprio alla luce dei risultati, il sogno si chiama Lega Pro. «Se saremo in questa posizione anche ad aprile, allora ci faremo un pensierino – afferma Gementi -. Ma anche arrivare secondi vorrebbe dire fare l’anno prossimo la Tim Cup. Abbiamo tanta voglia di continuare a fare bene senza toccare di un euro il budget iniziale. A dicembre c’è la finestra di mercato: se qualche ragazzo che gioca poco chiederà di andare via, lo rimpiazzeremo. Al contrario la rosa resta questa». Il presidente Pagin. «Se continuiamo a giocare così non ce ne è per nessuno. Il gruppo è compatto, Andreucci è un mago e un pensierino alla Lega Pro si può anche fare». Domenica sera dopo la vittoria con il Levico, Pagin ha raggiunto per motivi di lavoro Lione in Francia, trovando un clima surreale dopo i recenti attentati terroristici a Parigi. «Sono arrivato alle 23 e c’era il coprifuoco, tutti i locali erano chiusi. Mai vista una cosa simile».

Ore 16.50 – (Mattino di Padova) Daniele Pagin e Attilio Gementi, ovvero il presidente e il direttore generale. Se il Campodarsego è lassù, sopra tutti, davanti al superfavorito Venezia, è perché dietro allo straordinario gruppo di calciatori biancorossi e al loro nocchiero, Antonio Andreucci, ci sono due persone che tengono ben dritta la barra di comando. E che hanno stretto un patto di ferro quando il primo ha chiamato, due anni fa, il secondo per provare a mettere un po’ di… ordine in società. Dalla Francia, dove si trova per motivi di lavoro, il presidente ammette: «L’arrivo di Attilio è servito e gli devo fare i complimenti per come ha operato. È vero, negli anni passati ho buttato via tanti soldi, sono stati commessi degli errori, ma ora mi sono messo da parte e lascio a lui e agli altri il compito di lavorare come si deve. Così è giusto, devo essere il presidente e basta!». Dove volete arrivare? «Non facciamo nulla per nasconderci. E non mi spaventa neppure l’idea di poter vincere il campionato. Dobbiamo continuare su questa strada, rendendo la vita difficile alla “corazzata” veneziana. Sarebbe un risultato straordinario, ma già adesso, a constatare che il Campodarsego è sopra Venezia e Belluno, viene spontaneo porsi delle domande…». Nel caso di successo finale, lo sbocco logico per lo stadio sarebbe Padova, giusto? «Beh, non vedo alternative». Scaramanzie particolari? «Ce ne sarebbero una montagna da rivelare. Ne racconto solo una. Ad Andreucci dico sempre prima della partita: “Mister, con questo atteggiamento qui oggi prendiamo dieci palloni…”. E lui ribatte: “Che carattere, presidente!” (il resto viene taciuto, ma si fanno grosse risate entrambi, ndr)». Da Pagin a Gementi il passo è breve. A 47 anni, dopo aver chiuso con il calcio giocato a 37, il “direttore” è alla sua terza esperienza dietro una scrivania, dopo i tre anni alla Pertichese e i quattro al San Paolo. I due in biancorosso sono coincisi con una promozione (dall’Eccellenza in Serie D) e con il primato attuale. Nessuna cifra ufficiale, ma la gestione della squadra, staff tecnico compreso, non supera i 250 mila euro. Altro che l’investimento milionario di Tacopina in laguna! «È stato fondamentale aver giocato», racconta il d.g. «Oggi i giocatori vengono tutti dal sottoscritto, parlano con me e non si rivolgono a nessun altro. Su questo con Daniele sono stato chiaro, sin dall’inizio: decido io sulle questioni nevralgiche. Il gruppo è eccellente, cementato dalle nostre cene del giovedì sera, a Reschigliano, dopo l’allenamento. Ho una decina di collaboratori che mi ascoltano e svolgono bene i loro compiti. Non c’è il rischio che ci montiamo la testa, umiltà e determinazione sono le nostre qualità, e i ragazzi li vedo sereni. Andreucci? Un grande professionista, tranquillo, bravo nel motivare i ragazzi e disponibilissimo anche con il settore giovanile».

Ore 16.40 – (Mattino di Padova) Meno di 15.000 abitanti (14.800 secondo le ultime statistiche), comprese le frazioni di Bronzola, Fiumicello, Reschigliano e Sant’Andrea, contro i quasi 270.000 di Mestre e Venezia messe assieme (due/terzi vivono in terraferma, un terzo in laguna). Quarantun anni di storia calcistica – 1974 la data di fondazione del club – contro i 108 della società arancioneroverde, il cui passato è carico di gloria e di partecipazioni ai campionati di Serie A, B e C. Uno stadio dignitoso, appena risistemato in ossequio ai regolamenti della nuova categoria, in grado di ospitare 7-800 spettatori, contro il “vecchio” Penzo, inaugurato nel 1913, e la cui capienza attuale è di 7.450 posti. Che dire, nel variopinto mondo del pallone c’è un abisso fra Campodarsego e Venezia, in termini di cifre, storia, tradizione e strutture, eppure nel comune padovano, dislocato lungo la vecchia statale del Santo che porta a Castelfranco, questo è un momento da immortalare. Primi nel girone C di Serie D, da soli però, non più in compagnia del nobile avversario, che ha conosciuto domenica la prima sconfitta stagionale ad opera dell’Este. Il tifo tranquillo. È un lunedì di mercato, in paese, e fra la novantina di bancarelle disseminate lungo la centralissima via Roma, accanto al municipio, l’argomento calcio abbinato alla squadra in vetta alla classifica è appena appena accennato. «Qui siamo tranquilli, umili, non ci sono trombe e bandiere quando giochiamo al “Gabbiano”», spiega il sindaco Mirko Patron, 53 anni, secondo mandato, a capo di una giunta di centrodestra. «Eppure dovreste sentirli i nostri tifosi il giorno dopo le partite: discutono fra di loro, dicono ognuno la propria, ti fermano per strada perché vogliono un tuo commento. E adesso sono euforici, ovviamente, per il risultato che stiamo ottenendo». Il primo cittadino è anche il primo dei tifosi vip biancorossi. «Non me ne perdo una di gare in casa e spesso li seguo anche in trasferta», rivela. «La soddisfazione per quanto stanno facendo è enorme. Se si continua così, e i ragazzi restano con i piedi a terra, senza montarsi la testa, secondo me si può arrivare sino in fondo. Contro il Venezia, nello scontro diretto, è finita 0 a 0, ma non abbiamo affatto sfigurato. Questo per dire che siamo lassù con pieno merito, eccome!». E se fosse Lega Pro? Esauriti gli incontri con i cittadini, perché il lunedì bisogna ascoltare i problemi della gente, Patron esce dal suo ufficio per bere un caffè nella vicina pasticceria-gelateria “Bertan”. «Questo è un covo di tifosi», confida, «ma ora sono tutti via. Dovrebbe sentirli quando commentano le partite del Campodarsego: sono simpaticissimi. Qui e al bar “Lo Sfizio” è uno spasso essere testimoni delle loro discussioni. La squadra è molto seguita, ed è bellissimo». Detto da uno che se ne intende e che ricopre il ruolo di portiere nella Nazionale italiana dei sindaci («Abbiamo conquistato due titoli europei, domenica prossima sarò in campo a Brescia e non potrò andare a Tamai, purtroppo»), il rapporto calcio-popolazione è un valore aggiunto per questo comune ad una quindicina di chilometri dal capoluogo e che è considerato il più industrializzato del Padovano («A regime pieno, nel Duemila eravamo balzati agli onori delle cronache perché si offrivano 10.000 posti di lavoro, grazie al settore meccanico, con la Carraro e la Maschio capofila», è sempre Patron a parlare). Che poi gli uomini di mister Andreucci debbano arrivare a maggio davanti a tutti non lo ha scritto nessuno, ma farebbe certamente sensazione se, dopo Padova e Cittadella, in Lega Pro approdasse il Campodarsego. Ci avete pensato? «Altri 5 punti e siamo salvi», taglia corto l’amministratore pubblico, «ma devo convenire con i tanti addetti ai lavori che questo gruppo sta giocando proprio bene». Domanda inevitabile: se davvero si arrivasse a centrare la seconda promozione di fila, passando dall’Eccellenza nella terza serie professionistica, che cosa succederebbe? «È il leit motiv di questi giorni: i tifosi mi fermano e mi chiedono se costruiremo uno stadio nuovo. A parte che mancherebbero i tempi per realizzarlo, mi sembra logico rispondere che, in caso di un’eventualità del genere, dovremmo chiedere ospitalità a Padova. Fra Euganeo, il Plebiscito (quando i lavori saranno completati, ndr) e l’Appiani, la disponibilità di impianti per ospitarci non manca». Grande società. Su una cosa, girando per le vie e gli abituali luoghi di ritrovo, il pensiero della collettività è unanime: se il Campodarsego è lassù, e sogna, il merito è di una dirigenza seria, come quella che fa capo a Daniele Pagin, imprenditore solido, la cui azienda da oltre 20 anni è leader nella produzione e vendita di prefabbricati per edilizia, uffici da cantiere e case prefabbricate. «Eravamo compagni di classe», rivela ancora il sindaco, «e mi piace il modo in cui sta reagendo ad una situazione impensabile, visto che l’obiettivo d’inizio stagione era una tranquilla salvezza. Domenica, dopo il 2-1 al Levico, mi ha confidato: “Mirko, viviamo serenamente questo momento, quel che verrà… verrà”. I lavori per l’adeguamento dello stadio li ha fatti la società, sono costati 50 mila euro e noi come amministrazione comunale daremo un contributo al club. Dobbiamo rinnovare la convenzione per l’utilizzo del “Gabbiano”, ma non ci saranno problemi. Il rapporto è talmente solido che basta una parola e ci mettiamo d’accordo». L’ultima considerazione è per la “bandiera” del gruppo biancorosso, Maurizio Bedin, il capitano con un passato nel Padova: «È nato qui a Reschigliano ed è un ragazzo straordinario», conclude il primo cittadino-tifoso. «Quando gioca, è un trascinatore, quando viene sostituito e si siede in panchina diventa l’allenatore aggiunto, incita i compagni come pochi altri. Averne di esempi simili nel calcio…». La favola biancorossa è appena cominciata. Difficile prevederne la fine perché è talmente bella da sperare che duri il più a lungo possibile.

Ore 16.20 – (Corriere del Veneto) Senza pressioni, senza l’obbligo di vincere, senza che nessuno pretenda la luna. La pressione è tutta sul Venezia, il Campodarsego non molla e rilancia. Batte il Levico 2-1 e stacca la corazzata di Paolo Favaretto, battuta in casa dall’Este, di tre punti. A conferma dello straordinario momento del club arriva una statistica significativa. Che sottolinea come il Campodarsego sia una delle tre squadre imbattute in Italia nei campionati nazionali. Tutte e tre le squadre senza macchia militano in quarta serie: oltre ai ragazzi di Antonio Andreucci nel girone C, ecco pure il Parma nel girone D e la Caronnese nel girone A. Andreucci predica umiltà: «E’ un momento bellissimo per noi — ammette l’allenatore padovano — ma non dobbiamo perdere di vista la nostra realtà. Andiamo avanti senza fare calcoli, la classifica ci lusinga ma non ci fa dimenticare chi siamo e da dove veniamo».

Ore 15.50 – Qui Guizza: Diniz rientra negli spogliatoi dopo aver disputato solo una parte della partitella.

Ore 15.20 – Qui Guizza: torna in gruppo anche Diniz.

Ore 14.50 – In corso alla Guizza l’allenamento pomeridiano dei Biancoscudati.

Ore 14.30 – Giudice Sportivo: un turno di squalifica per Alessandro Favalli, espulso nella gara col Cuneo.

Ore 14.00 – (Gazzettino) Lo chiameremo “uomo derby”. Manuel Pascali è andato a segno contro il Padova e domenica si è ripetuto a Bassano: «Così sembra: ci sono altri derby a breve scadenza?». Il difensore granata se la ride, tra non molto ci sarà il Pordenone, che non è derby, ma non è poi tanto lontano… «Allora devo fare altri gol prima della sfida, per togliermi l’etichetta di dosso, sfatare il tabù. Ci proverò dalla partita di sabato, con la Reggiana. A parte le battute, fare gol è sempre esaltante, riuscirvi in gare come quelle con Padova e Bassano è una gioia doppia». Una volta raggiunto il pari, ha chiesto il cambio: «Non è niente di grave, un paio di giorni tranquilli e tornerò in gruppo. Stavo cominciando ad avvertire un pò di fastidio muscolare, del resto mi sono allenato con i compagni soltanto negli ultimi giorni, quindi la mia uscita dal campo era da mettere in preventivo: continuando sarei andato in difficoltà a livello fisico, arrecando danni ai compagni. Del resto possiamo contare su giocatori come Cappelletti, quindi lasciavo il Cittadella in buone mani: è la fortuna di una squadra forte avere tutti calciatori di un certo livello, che possono interscambiarsi tra loro senza problemi. Chi entra fa bene, e alla lunga paga». Magari è stato lo stacco di testa in occasione del gol ad aver causato le noie… «No, forse l’allungo fatto nel primo tempo, nella chiusura su Germinale. Di certo l’intervallo non mi ha fatto bene, quei quindici minuti di pausa mi hanno raffreddato i muscoli delle gambe, mi ci è voluto un pò per tornare a regime. Magari il mio infortunio avrebbe richiesto un paio di giorni in più per recuperare, ma non volevo perdermi il derby». Il Cittadella ha inanellato il terzo pareggio consecutivo… «Ma quello di Bassano ha un significato diverso rispetto ai precedenti. Con Lumezzane e Mantova c’era delusione a fine partita, domenica invece abbiamo raddrizzato una partita difficile, contro una grande squadra che ci ha messo in difficoltà, forse è stata l’unica squadra a riuscirci. Dobbiamo tutti ringraziare Alfonso che ci ha tenuto in piedi, del resto aveva un paio di errori da farsi perdonare… A parte gli scherzi, ha dimostrato di essere un portiere davvero forte». Alfonso era pure arrabbiato per il gol del Bassano: «Nato da un calcio d’angolo che non c’era, poi è stato affossato dagli avversari nell’uscita. L’arbitro ha sbagliato ma può capitare, il Cittadella deve essere più forte anche degli errori degli altri». Voi andate avanti a un punto per volta, gli altri fanno peggio… «Significa che il campionato è difficile, ma noi ci siamo: possiamo fare meglio, lo sappiamo e non siamo ancora contenti di noi stessi. Vogliamo tornare a vincere con la Reggiana». GALÀ DEL CALCIO TRIVENETO – Ieri mattina Andrea Pierobon è stato premiato al teatro comunale di Vicenza nella 15ma edizione del Galà del Calcio Triveneto. L’ex portiere granata, oggi preparatore, è stato votato miglior calciatore dell’ultima stagione sportiva. Tra gli ospiti anche Gianni De Biasi, che ha portato la Nazionale albanese alla storica qualificazione alla fase finale degli Europei di calcio.

Ore 13.40 – (Mattino di Padova) E con questo sono due. A quanti gol vuole arrivare? «Ah, io l’obiettivo ce l’avevo già chiaro in testa a inizio stagione. Se entro la fine del campionato non ne segno almeno cinque, mi arrabbio». Eccolo qui, Manuel “Braveheart” Pascali, “cuore impavido” arrivato dalla Scozia, dopo sette stagioni al Kilmarnock, per guidare la difesa del Cittadella. Difensore, sì, ma con licenza di fare gol. Peccato solo che a sporcare un pomeriggio da protagonista, al Mercante di Bassano, sia arrivata la ricaduta del risentimento muscolare all’adduttore che già gli aveva fatto saltare Lumezzane e Mantova. «Ma questa volta mi sono fermato prima di sentire nuove fitte. Ho chiesto il cambio per non aggravare la situazione e perché sapevo di non poter più assicurare un rendimento adeguato. E poi perché so che in rosa c’è Cappelletti, che dà ampie garanzie. Ma credo basteranno alcuni giorni di terapie per recuperare in vista del match di sabato sera con la Reggiana (i biglietti sono acquistabili da ieri nelle rivendite Ticketone, ndr). Forse a suo tempo ho sottovalutato l’infortunio iniziale». I suoi sono centri pesanti: prima nel derby con il Padova, poi in quello di Bassano. «So quello che posso dare in zona gol e quanto è importante sfruttare i calci piazzati in un campionato come questo, in cui tutti riservano estrema cura alla fase difensiva: punizioni e corner diventano preziosi. L’Atletico Madrid ha vinto una Liga realizzando metà dei gol su palle inattive…». Ha qualche dedica particolare da fare? «Sì, al mister. Come sapete, pochi giorni fa Venturato ha perso mamma Concetta». Un gol importante, perché vi ha permesso sia di raddrizzare uno scontro diretto che sembrava perso, sia di rafforzare il primato in classifica. «Credo sia stata la prima volta in questa stagione in cui abbiamo davvero sofferto per un tratto di gara. Nel quarto d’ora iniziale della ripresa abbiamo rischiato di andar sotto 2-0 contro una squadra che sa difendere bene, ma che sa anche ripartire e far girare il pallone. Se siamo rimasti in corsa è tutto merito di Alfonso, che può pure essere incappato in un paio di giornate storte, ma che ha mostrato di essere un portiere straordinario. In parte, ha pesato il nervosismo con cui siamo andati al riposo: abbiamo incassato il gol dell’1-0 su un calcio d’angolo che non c’era, e su un’azione viziata da un fallo sullo stesso Alfonso». Quando ha firmato per il Citta, la scorsa estate, ha detto che in Italia si aspettava un calcio più tattico e meno fisico rispetto a quello scozzese. Attese confermate? «Sì. Il calcio italiano è più organizzato, e questo consente di rimediare a eventuali errori individuali, perché c’è sempre un compagno pronto a coprirti le spalle. Io però mi porto dietro l’approccio “fisico” della Scozia». Ci descrive il siparietto con Germinale? «Domenico ha avvertito un lieve fastidio al ginocchio mentre correva al mio fianco, senza che lo toccassi. Gli ho detto: Ma come, esci proprio adesso che stavamo cominciando a divertirci? Ha sorriso anche lui».

Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Pareva che fosse filato tutto abbastanza liscio, invece non è stato così durante il derby Bassano-Cittadella, che tornava dopo 23 anni. Tra i circa 2400 spettatori presenti, sei sono stati denunciati per il possesso di razzi fumogeni e riceveranno il Daspo, ossia il divieto di accesso a tutte le manifestazioni sportive. E inoltre si sta identificando un centinaio di ultras del Cittadella che ha innescato delle tensioni alla conclusione del derby al fine di eludere il lavoro di identificazione degli agenti di polizia. Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine locali molti di loro hanno raggiunto le tribune già su di giri. A circa metà del primo tempo dalla tribuna nord è stato acceso un fumogeno, al Mercante espressamente vietato. A quel fumogeno ne sono seguiti altri due, accesi sempre dai tifosi del Cittadella. Alla fine è spuntato del fumo anche dalla tribuna sud, quella dei tifosi giallorossi. Tutti i tifosi sono stati individuati. Le denunce per il possesso di razzi sono scattate per i tifosi cittadellesi, due dei quali minorenni: R.G., 16 anni, di Tezze, A.S., 17 anni, di Tezze, A.A., 38 anni, di Cittadella. Tutti, al provvedimento notificato dalle forze dell’ordine, hanno risposto con ingiurie. Denunciato anche R.R., bassanese di 22 anni. Altri due fumogeni sono stati accesi al fischio finale tra i tifosi granata: i denunciati alla Procura di Vicenza in questo caso sono S.G., 33 anni, e M.A., 33 anni, entrambi di Cittadella. Il reato di possesso di razzi e fumogeni prevede la reclusione da 6 mesi a tre anni. Inoltre, a tutti i tifosi denunciati verrà imposto il Daspo.

Ore 13.00 – (Corriere del Veneto) Ha smesso di giocare da qualche mese, a 46 anni suonati, eppure per Andrea Pierobon è ancora tempo di premi e di riconoscimenti. L’Highlander della città murata ha ritirato ieri a Vicenza nel Gala del calcio Triveneto il premio come miglior giocatore del Cittadella della passata stagione e l’occasione è stata propizia per qualche battuta con Simone Iocolano: «Hai insegnato troppo bene ad Alfonso», ha scherzato il capitano del Bassano dopo il pari nel derby al Mercante domenica pomeriggio. E Pierobon ha risposto con un sorriso dei suoi, ampio e sincero: «Diciamo che il Bassano ci ha messo in difficoltà — ammette — hanno fatto qualcosa in più di noi, poi siamo usciti nella ripresa e nella seconda metà del secondo tempo ho rivisto il miglior Cittadella». Con Pierobon, sul palco del Teatro Comunale, ha scherzato pure Gianni De Biasi. «Era già vecchio 16 anni fa – sorride il ct dell’Albania – eravamo assieme alla Spal e abbiamo vinto il campionato. Gli dicevo scherzando di fare l’allenatore dei portieri, vedo che ha seguito il mio consiglio….». Pierobon, emozionato, ha replicato: «Sono onorato di questo premio, è la seconda volta che mi capita e credo anche che sarà l’ultima, visto che non gioco più… Sto allenando i portieri della squadra della mia città, per me è stato un onore vestire i colori che rappresentano il luogo dove sono nato. Insegnare qualcosa è un privilegio, ai più giovani consiglio di non mollare mai, nemmeno nei momenti più duri e difficili». Abbracci anche con il consigliere dell’Aic, Diego Bonavina: «Andrea è un amico, è un esempio per tutti, la sua è stata una carriera straordinaria e ha condotto una vita da professionista esemplare: dentro e fuori dal campo. Ce ne fossero come lui…».

Ore 12.30 – (Gazzettino) «Cerco di dare ai giocatori tutta la serenità possibile e personalmente cerco di avere quella lucidità per poter andare avanti. Devo isolare i ragazzi da fattori esterni che possono creare qualche pensiero nei loro confronti e dobbiamo unirci ancora di più». Sente di avere in pugno lo spogliatoio? «Sono stato calciatore anch’io, e se qualcuno che non gioca dice che l’allenatore non capisce, ci può stare. Io cerco di essere coerente con loro e di rispettarli, e ho occhi per vedere e orecchie per sentire. Non ho visto né sentito niente, altrimenti sarei intervenuto». È risaputo che tenga moltissimo al Padova. Dentro di lei prevale l’arrabbiatura o qualche altro sentimento per questo momento? «Le analisi le faccio sul campo e sempre in maniera obiettiva. Con il Cuneo la prestazione è stata positiva e gli episodi hanno cambiato il risultato. C’è solo da tenere duro e forse è ancora più bello gioire tutti insieme dopo un momento di difficoltà».

Ore 12.20 – (Gazzettino) Li ha visti tutti in faccia. Cosa ha percepito nei loro occhi? «È chiaro che il morale va risollevato e sono proprio loro a dover trovare motivazioni diverse, lo spirito giusto e soprattutto quell’applicazione a livello di concentrazione che in qualche momento è mancata». A fine allenamento ecco anche Parlato, che si trova ad affrontare il momento più complicato da quando siede sulla panchina biancoscudata. «È una situazione che dispiace a tutti, ma abbiamo solo una cosa da dimostrare: i fatti. Il momento è delicato, ancora di più dobbiamo stare tutti uniti e lasciare i ragazzi fuori da eventuali problematiche derivanti dalla mancanza di risultati. I tre punti sono la medicina migliore». La sensazione è che la sfida con la Pro Patria possa rappresentare davvero un punto di svolta. Lei si sente in discussione? «Mi sono sentito sempre in discussione, dall’inizio. C’è il rammarico di essere in una posizione del genere, ma fa parte della mia persona prendermi le responsabilità, quindi non ho assolutamente paura».

Ore 12.10 – (Gazzettino) «La partita di sabato è decisiva per capire se i ragazzi hanno recepito bene il messaggio e soprattutto se danno una dimostrazione di responsabilità e di attaccamento alla squadra e alla società». È finito da qualche istante il faccia a faccia con i giocatori quando il presidente Giuseppe Bergamin rilascia la seguente dichiarazione alla Guizza. Una decina di minuti il confronto all’interno dello spogliatoio prima dell’allenamento, al quale ha assistito naturalmente anche Carmine Parlato. Nell’occasione Bergamin è stato affiancato da Fabrizio De Poli. «Ha parlato il direttore alla squadra, io volevo vedere un po’ come era il clima perché dobbiamo ripartire con lo spirito giusto, mantenere tranquillità ed equilibrio, e lavorare magari di più per prepararci alle prossime partite che sono molto delicate». Se mai ce ne fosse bisogno, con la sua presenza alla Guizza ha voluto ribadire una volta di più ai giocatori che la società è vicina. «Indubbiamente, deve essere così. E i giocatori, essendo professionisti, devono rendersi conto della situazione e metterci del loro per risalire e per trovare una soluzione che deve venire ovviamente solo dal campo».

Ore 12.00 – (Gazzettino) Ripresa della preparazione ieri per i biancoscudati in vista della trasferta a Busto Arsizio con la Pro Patria in programma sabato. Tutti i giocatori (eccetto Amirante) hanno partecipato alla seduta incentrata su lavoro atletico, esercizi con il pallone, tiri in porta e partitella conclusiva, alla quale non ha partecipato Diniz. Per la sfida con la Pro Patria tornerà a disposizione Corti che è rimasto ai box con il Cuneo per squalifica, mentre non ci sarà Favalli che è stato espulso sabato per doppia ammonizione e oggi il giudice formalizzerà la squalifica. Quanto al programma degli allenamenti, oggi è prevista una doppia seduta alla Guizza e durante la giornata i biancoscudati parteciperanno anche all’incontro di formazione e informazione con i rappresentanti di Lega Pro, Sportradar e Istituto per il credito sportivo nell’ambito dell’Integrity Tour promosso in giro per l’Italia per contrastare il match-fixing. LIBRO. A dicembre in tutte le librerie uscirà l’opera sul Padova di Nereo Rocco «Vinca il migliore? Speriamo di no», scritta dal giornalista padovano Guido Barbato.

Ore 11.50 – (Gazzettino) Farà a tappa questa settimana a Padova e Cittadella l’Integrity Tour, iniziativa organizzata da Lega Pro, Sportradar e Istituto di credito sportivo con l’obiettivo di contrastare il match-fixing, ovvero le frodi sportive, attraverso incontri informativi con i club. Appuntamento per i biancoscudati stamane alle 11 ai campi della Guizza dove saranno presenti prima squadra, dirigenti, staff tecnico e gli operatori del settore giovanile, mentre a Cittadella l’evento si svolgerà domani nella sede granata alle 10,30 per la prima squadra e alle 15 per le giovanili. Nel corso dei workshop vengono illustrate ai giocatori le modalità di individuazione e contrasto delle frodi sportive legate alle scommesse, presentati casi reali e concreti di match-fixing tratti dall’esperienza internazionale di Sportradar, oltre a una panoramica sulle sanzioni penali e sportive in vigore, il tutto per fornire ai partecipanti una reale e adeguata preparazione sui rischi e pericoli legati al fenomeno. Terranno gli incontri Paolo Marcheschi, sub-commissario Lega Pro, Marcello Presilla, responsabile di Sportradar Italia, Alessandro Bolis coordinatore marketing dell’Istituto di credito sportivo, Vittorio Angelaccio ed Emanuele Paolucci referenti della Lega Pro per il progetto.

Ore 11.30 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 11.10 – Qui Guizza: i difensori rientrano negli spogliatoi, scendono in campo centrocampisti ed attaccanti.

Ore 10.50 – Qui Guizza: in campo i difensori, riscaldamento e tiri in porta. Assente Diniz, che lavora in piscina per un leggero affaticamento.

Ore 10.30 – Qui Guizza: lavoro in palestra per i Biancoscudati.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) «La situazione che si è creata dispiace a tutti, questo è il momento forse più delicato da quando sono diventato l’allenatore del Padova», ammette. «L’unica cosa che voglio è che si resti tutti uniti, cercando di lasciare i giocatori fuori da eventuali problematiche esterne, perché la testa è la cosa più importante. A prescindere dalla prestazione, il risultato positivo sarà la medicina migliore». Ed è naturale che, messo di fronte alla questione-Pro Patria, Parlato cerchi di difendersi: «Noi i tre punti a Busto dobbiamo farli, ma non stiamo certo andando a fare la guerra. Qui bisogna solo prepararsi come al solito, e andarci a prendere i tre punti perché la nostra posizione di classifica richiede al più presto il ritorno alla vittoria. In discussione? Io lo sono sin dall’inizio, e le responsabilità me le sono sempre prese, nel calcio e nella vita: non ho paura, voglio essere lucido e cerco di dare ai ragazzi la mia stessa serenità». L’ultima risposta arriverà solo sabato, dal campo. E potrà darla soltanto la squadra.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) IL NODO CRUCIALE. Chi le idee chiare pare averle eccome, però, è il direttore sportivo. Che di fronte alla squadra, a quanto pare, l’ha detto chiaro e tondo: «È tutta una questione di impegno, di dare continuità ad un percorso che finora è stato troppo altalenante». Non quindi un problema tattico, non quindi la malasorte che a Cremona ha messo i bastoni tra le ruote ad una squadra che avrebbe meritato la vittoria: «Un discorso globale», spiega De Poli. «Sia io che mister Parlato, e tutti i giocatori, dobbiamo tirare fuori il “perché” di questa situazione e risolverlo alla svelta». SENZA PAURA. L’allenatore, infine. È lui, per primo, a rischiare il posto se le cose dovessero proseguire senza un’inversione di tendenza. Piaccia o no, ma questo è il calcio, e pure lui lo sa, anche se fa di tutto per nascondere il timore che si porta dentro. Troppe volte ha pensato di avere preparato la squadra per la gara della svolta, troppe volte se l’è vista ritorcersi contro sul campo.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) ULTIMATUM A METÀ. Venti minuti di faccia a faccia: tanto è durato il confronto tra la squadra, l’allenatore, il direttore sportivo e il presidente. Con questi ultimi due che, dopo la prima metà, se ne sono usciti lasciando che fosse lo stesso Parlato per una decina di minuti a guardare in faccia, da solo, i suoi giocatori. Prima di lui era stato Fabrizio De Poli a prendere per primo la parola. Non invece Giuseppe Bergamin, che ha voluto sì guardare la squadra negli occhi, ma rimanendo in silenzio: «Dobbiamo ripartire con uno spirito diverso, mantenere la tranquillità e l’equilibrio, e ovviamente lavorare di più per prepararci alle prossime partite, molto delicate». Non solo quella di Busto Arsizio, quindi. Bergamin, a precisa domanda, non ammette apertamente che tra quattro giorni si potrebbe decidere il futuro del tecnico. «Sabato è decisiva, nel senso che vogliamo capire se la squadra ha recepito bene il messaggio, e soprattutto se darà una dimostrazione di responsabilità e di attaccamento alla maglia. La società le è vicina, ma i giocatori da professionisti devono rendersi conto della situazione e metterci del loro, per risalire la china e trovare una soluzione a questo momento. Il morale va risollevato, ma per farcela tutto deve partire proprio da loro».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Siamo entrati nella settimana decisiva. Ed è un po’ uno strano scherzo del destino che il futuro del Padova si decida, in un modo o nell’altro, proprio lì dove si è scritta una delle più belle pagine del passato. Sabato pomeriggio, a Busto Arsizio, il teatro dell’ultima promozione in Serie B, il Padova si gioca tanto. La sua stagione, forse: un passo falso in casa dell’ultima in classifica farebbe precipitare ulteriormente una situazione già molto vicina alla nevrosi. Il futuro del proprio allenatore, quasi di certo: con l’allenamento di ieri sono iniziate le due settimane che possono decidere il destino di Carmine Parlato. Perché è evidente che se un passo falso con la Pro Patria potrebbe indurre la società, sin qui salda intorno al suo tecnico, a prendere di petto la situazione, anche una vittoria allo “Speroni”, se non seguita da un’adeguata conferma dei progressi il sabato successivo all’Euganeo contro l’Albinoleffe, potrebbe non scongiurare del tutto il ribaltone. Saranno due settimane cariche di pensieri, da nervi a fior di pelle: ieri, alla ripresa degli allenamenti dopo la sciagurata sconfitta con il Cuneo, si è consumato solo il primo atto.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Doppio allenamento oggi per i biancoscudati, che si ritroveranno alla Guizza già questa mattina per la prima seduta di giornata. Prima dell’allenamento pomeridiano, quindi, i giocatori riceveranno la visita dei delegati della Lega Pro dell’Integrity Tour, che stanno girando l’Italia per discutere con le squadre di match-fixing e lotta al calcioscommesse. Domani sarà il turno del Cittadella ad essere visitato dai delegati. Proprio ieri a Firenze, intanto, l’assemblea della Lega Pro ha finalmente approvato il bilancio 2013-2014, che in due precedenti tornate assembleari non era stato approvato.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Parole che sembrano prefigurare una sorta di «dentro o fuori», anche se la società sta facendo di tutto per difendere Carmine Parlato dopo la promozione ottenuta lo scorso anno alla guida dei biancoscudati. Nello sport e nel calcio, in ogni caso, le cose cambiano molto rapidamente e l’allenatore spesso e volentieri finisce in fretta sulla graticola, dalla serie A fino ai dilettanti. «Si è fatto il punto della situazione — ha chiarito in un secondo momento Parlato — e poi ho avuto un confronto con la squadra a livello tattico. È una situazione che dispiace a tutti, dobbiamo tapparci la bocca e correre. È un momento molto delicato ma proprio per questo dobbiamo stare ancora più uniti, la vittoria sarebbe la miglior medicina. È dall’inizio che mi sento in discussione: non ho paura, mi prendo le mie responsabilità e sono rammaricato, ma devo continuare con lucidità. Lo spogliatoio? Devo guardare e rispettare tutti i miei giocatori. Cerco di essere coerente con i giocatori e di rispettarli, ho occhi per vedere e orecchie per sentire».

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Difficile che i problemi si possano risolvere da un giorno all’altro, ma a Padova quantomeno ci si prova. Carmine Parlato, Fabrizio De Poli e Giuseppe Bergamin si sono confrontati ieri di fronte alla squadra all’interno dello spogliatoio a pochi giorni dalla trasferta sul campo della Pro Patria ultima in classifica. Nei primi dieci minuti di faccia a faccia erano presenti sia il presidente che il ds biancoscudato, che hanno tenuto a rapporto la squadra dopo il pesante ko interno con il Cuneo maturato sabato all’Euganeo. Ko che, di fatto, ha certificato una crisi che dura da otto partite, nelle quali il Padova ha ottenuto 6 punti. Una media da retrocessione o comunque da playout, che peraltro distano un solo punto. «Ha parlato De Poli — ha sottolineato Bergamin — io volevo capire com’era il clima. Dobbiamo ripartire con lo spirito giusto per mantenere equilibrio e pensare alle prossime partite. La società è vicina alla squadra, i giocatori devono metterci del loro per risalire la corrente. Bisogna risollevare il morale, trovare motivazioni e spirito, forse è mancato qualcosa a livello di concentrazione. Sabato a Busto Arsizio ci aspetta un appuntamento decisivo per capire se i giocatori hanno recepito le motivazioni e se danno una risposta alla società».

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 23, Alessandria, FeralpiSalò e Pavia 21, Bassano, Cremonese e Reggiana 20, Pordenone e SudTirol 19, Giana Erminio 17, Cuneo 16, Padova e Pro Piacenza 14, Lumezzane 13, Mantova 12, Renate 9, AlbinoLeffe 8, Pro Patria 2.

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la dodicesima giornata: Padova-Cuneo 1-3 (Rinaldi (Cn) al 48′ pt, Chinellato (Cn) al 2′ st, Neto Pereira (Pd) al 10′ st, Ruggiero (Cn) al 44′ st), Pro Piacenza-AlbinoLeffe 0-0, Lumezzane-SudTirol 1-2 (Tulli (St) al 2′ st, Sarao (Lu) al 38′ st, Gliozzi (St) al 46′ st), Renate-Cremonese 0-1 (Brighenti (Cr) al 15′ st), Mantova-FeralpiSalò 1-2 (Ruopolo (Mn) al 10′ pt, Bracaletti (Fs) al 27′ st, Romero (Fs) al 37′ st), Bassano-Cittadella 1-1 (Davì (Ba) al 45′ pt, Pascali (Ci) al 22′ st), Giana Erminio-Pro Patria 0-0, Reggiana-Pordenone 1-4 (De Cenco (Pn) al 5′ pt, Filippini (Pn) al 10′ pt, Arma (Re) al 16′ pt, Pederzoli (Pn) al 31′ pt, Filippini (Pn) al 17′ st), Alessandria-Pavia 2-1 (Marino (Pv) al 29′ pt, Bocalon (Al) al 12′ st e al 48′ st)

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 23 novembre: prima seduta settimanale per i Biancoscudati, anticipata da un confronto squadra-allenatore-ds-presidente negli spogliatoi.




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