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Ore 21.00 – (Gazzetta di Mantova) Sembrava proprio dovesse essere la serata della riconciliazione. Con il Martelli, con i tifosi, con la classifica, anche con la stampa, pur se va detto che una rottura vera e propria non c’era mai stata. Semmai un silenzio di riflessione interna per trovare compattezza ed unità di intenti. I quattro punti ottenuti tra Bassano e Cittadella avevano dato un pieno di fiducia alla società, che lasciava trapelare un senso di ottimismo. Già in settimana c’era stata una piccola apertura, con le dichiarazioni post-allenamento di mister Javorcic: alle quali erano seguite le buone intenzioni del presidente Musso, secondo cui il silenzio stampa sarebbe potuto finire definitivamente proprio dopo la gara contro i gardesani. Purtroppo invece la grande, nuova delusione della sconfitta interna maturata nella ripresa ha fatto sfilare via la dirigenza, presente al gran completo, ancora una volta muta. E pensare che patron Serafino Di Loreto, ieri sera in tribuna e non in panchina per evitare di peggiorare un raffreddore, prima della partita ed anche durante l’intervallo sorrideva pensando che il peggio fosse già alle spalle e che il suo progetto-Mantova fosse sul punto di iniziare a mettere i primi frutti. Anche Sandro Musso era il ritratto della serenità ed il vantaggio di Ruopolo, unito alla ritrovata tenuta difensiva dei biancorossi, induceva alla speranza malgrado la FeralpiSalò non mollasse di un metro. Ma nella ripresa, a poco a poco, i visi si facevano sempre più tirati: prima il pareggio e poi il sorpasso dei bresciani riaprivano vecchie ferite che si sperava fossero già cicatrizzate. Da segnalare il grande gesto della Curva Te che ha omaggiato le vittime degli attentati di Parigi con uno striscione. Applausi alla squadra a fine gara nonostante il ko, forse il più segnale della serata. “Spillo” Altobelli, ormai tifoso del Mantova, prova ad analizzare la serata: «Peccato, perché la ritrovata tenuta difensiva mi faceva sperare. Nella ripresa però la FeralpiSalò ha alzato il ritmo mentre noi ci siamo troppo abbassati».
Ore 20.40 – (Gazzetta di Mantova) Molto sicuro di sé e della sua squadra a fine partita il tecnico della FeralpiSalò Aimo Diana, che in apertura commenta con fermezza: «Se avessimo portato a casa un pareggio non sarei stato soddisfatto». Sulla partita niente da dire ai suoi ragazzi che a detta sua hanno messo sotto il Mantova: «Abbiamo giocato una partita ottima a parte qualche sbandamento nel primo tempo, ma poi penso che alla fine la partita sia tutta di marca FeralpiSalò, soprattutto in virtù dei tantissimi cross, tiri e calci d’angolo che abbiamo calciato. Voglio ringraziare i miei giocatori per i valori morali e tecnici che hanno messo in campo, hanno giocato una gara strepitosa. A fine primo tempo ero molto calmo e ho dato consapevolezza alla squadra perché sapevo che potevamo farcela». La versione di Diana sulla rete di Ruopolo sembra abbastanza chiara: «Vorrei rivedere la rete del Mantova perché secondo me l’attaccante era in fuorigioco, ma alla fine non importa». Sulla panchina biancorossa Diana ha ritrovato una vecchia conoscenza come Javorcic, ed è d’obbligo chiedere che idea si è fatto di questo Mantova e del lavoro del collega: «Conosco bene Ivan e sono sicuro che lavorerà molto bene con quello che ha a disposizione, però devo dire che stasera siamo stati superiori al Mantova. Loro sono sicuramente in crescita e sono una squadra che darà del filo da torcere a tutti, ma stasera la vittoria è arrivata soprattutto per merito nostro che per demerito del Mantova. Contro di noi è difficile giocare e stasera sapevo che ci avrebbero concesso qualcosa nel secondo tempo visto che noi stavamo davvero bene a livello atletico e abbiamo cercato di farli correre per poi rischiare qualcosa con tre attaccanti davanti che hanno fatto davvero bene e alla fine siamo stati premiati».
Ore 20.20 – (Gazzetta di Mantova) Mister Ivan Javorcic non fa drammi dopo la sconfitta interna con la FeralpiSalò. È un ko che brucia perché è arrivato dopo il vantaggio nel primo tempo firmato da Ruopolo, ma il tecnico croato riconosce la superiorità dimostrata dai bresciani nel corso dei novanta minuti. «Non sono arrabbiato – dice in sala stampa Javorcic – I numeri dicono che loro sono stati più bravi e quindi il risultato ci può stare. Non dimentichiamoci che la Feralpi punta ai playoff mentre il nostro obiettivo è la salvezza». Dopo un primo tempo gagliardo nel corso del quale il Mantova è riuscito a ripartire più di una volta al cospetto di un avversario organizzato e con ottime individualità, nella ripresa i bresciani hanno messo sotto i biancorossi. «Sì – ammette l’allenatore croato – nel secondo tempo non siamo più usciti e abbiamo commesso qualche disattenzione di troppo in fase di possesso. Serve pazienza, in questo momento non posso chiedere di più alla squadra, che ha dato tutto. Faccio notare che da qualche settimana stiamo mettendo pressione a giocatori molto giovani, quindi ci sta che ogni tanto arrivi qualche sbavatura, che contro squadre forti come la Feralpi costano molto caro». Un Mantova già in difficoltà, al 17’ della ripresa è andato quasi in bambola dopo la sostituzione Zammarini-Sereni e il conseguente passaggio alla difesa a 5. «È stato un cambio necessario in quel momento della partita, utile per ritrovare quell’equilibrio che con il passare dei minuti stavamo perdendo – dice Javorcic – Foglio non aveva i 90 minuti nelle gambe e l’inserimento di Sereni è stato pensato per non farlo andare ulteriormente in difficoltà. In effetti per una decina di minuti siamo riusciti ad appiattire la partita, ma poi loro ci hanno messo di nuovo sotto». Nelle fasi conclusive i biancorossi hanno dato l’impressione di credere in un pareggio che a quel punto sarebbe stato accolto come un miracolo. Secondo il mister croato «è stata più una reazione di nervi che altro». La partita ormai era persa, conseguenza naturale di una serata in cui la FeralpiSalò, come ammette lo stesso Javorcic, «ci ha fatto correre molto, e questo alla fine lo abbiamo pagato, come è normale che sia». «La Feralpi se la può giocare con tutti – conclude l’allenatore del Mantova – Se la squadra sarà brava ad assorbire la mentalità del mister (Aimo Diana, ndr), ai playoff ci arrivano di sicuro. Noi? Abbiamo molto da lavorare. Miglioreremo».
Ore 20.00 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova incassa la terza sconfitta interna stagionale e resta al quartultimo posto in classifica, in piena zona playout. I biancorossi contro la FeralpiSalò ci mettono il cuore, vanno anche in vantaggio con Ruopolo, ma alla fine capitolano di fronte ad avversari che si dimostrano superiori e per larghi tratti li “prendono a pallate”. E vengono forse agevolati anche dalla mossa tattica di mister Javorcic, che nella ripresa passa al 5-3-1-1, arroccandosi troppo presto a difesa dell’1-0. Si comincia sotto la pioggia, dopo aver ascoltato la Marsigliese, suonata in memoria delle vittime dell’Isis. Javorcic conferma il 4-3-2-1 e la formazione imbattuta a Cittadella, sostituendo lo squalificato Raggio Garibaldi con Foglio. La FeralpiSalò risponde con un 4-3-3 che propone in prima linea Bracaletti, Romero e Tortori. Gli ospiti partono a mille all’ora, cominciano a collezionare corner (saranno 8 a fine del primo tempo e 13 al 90’) e impegnano subito Bonato con una zuccata del “lungo” Romero. I biancorossi faticano a prendere le misure e per una decina di minuti soffrono, rischiando anche su conclusione di Bracaletti e punizione di Pinardi (provvidenziale l’uscita di Bonato). Al primo affondo, però, il Mantova trova il gol, sfatando il tabù che non l’aveva mai visto finora andare in rete nei primi tempi delle partite. Su tiro sbagliato di Di Santantonio, Ruopolo (i gardesani reclamano invano il fuorigioco) si trova solo davanti a Caglioni e firma l’1-0. Il vantaggio sblocca il Mantova, che comincia a giocare con più convinzione e sciupa una clamorosa occasione per il raddoppio (13’) con Zammarini, magistralmente liberato in area da Dalla Bona. Scampato il pericolo, però, la FeralpiSalò ricomincia a macinare gioco. Il Mantova, dal canto suo, non sta a guardare e riparte con costanza negli spazi, rendendosi ancora pericoloso con Di Santantonio e Zammarini. La gara è bella, con continui capovolgimenti di fronte ed emozioni. Fino all’ultimo (46’), quando Romero colpisce di testa il palo. Nella ripresa la Feralpisalò prova subito il forcing e i biancorossi devono resistere in apnea, arroccati nella propria area. Un cross di Bracaletti deviato da Scrosta colpisce la traversa, poi è Dalla Bona a salvare sulla linea dopo un colpo di testa di Allievi. Javorcic a questo punto decide di coprirsi ancora di più e inserisce (17’) Sereni per Zammarini chiamando il modulo 3-5-1-1 (5-3-1-1 in fase difensiva). Mister Diana risponde subito con la punta Guerra per la mezzala Settembrini. Ma è troppo presto per sostenere un assedio e infatti alla fine (27’) il fortino dell’Acm cade, trafitto da un tiro di Bracaletti, agevolato da un’indecisione di Gonzi nel rinvio. Javorcic butta dentro Momentè per Ruopolo ma gli ospiti insistono e Bonato è strepitoso (31’) nel negare il raddoppio a Romero. Al 37’ però il numero 1 nulla può sull’incornata dello stesso Romero, che sfrutta il 13esimo (!) calcio d’angolo battuto da Pinardi. Javorcic inserisce Puccio per l’esausto Foglio e i biancorossi provano nel finale a raddrizzare il match, ma due tiri di Gonzi (che reclama invano anche un rigore) non bastano. Unica consolazione, gli applausi finali della curva Te, che riconosce ai giocatori di averci messo l’anima.
Ore 19.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 23, Alessandria, FeralpiSalò e Pavia 21, Bassano, Cremonese e Reggiana 20, Pordenone e SudTirol 19, Giana Erminio 17, Cuneo 16, Padova e Pro Piacenza 14, Lumezzane 13, Mantova 12, Renate 9, AlbinoLeffe 8, Pro Patria 2.
Ore 19.20 – Lega Pro girone A, fischio finale: Alessandria-Pavia 2-1.
Ore 19.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) In sala stampa arriva un Pasquale Marino ancora una volta soddisfatto a metà. «Questa con il Cesena è stata la migliore partita di quest’anno — sottolinea il tecnico dei berici — purtroppo non abbiamo sfruttato le occasioni create. La prestazione mi è piaciuta, sono rammaricato perché abbiamo preso solo un punto, pur ottenuto contro una squadra costruita per andare in serie A». Marino non commenta l’errore di Mantovani sul gol del Cesena, e spiega la prestazione di Pettinari. «Ha fatto quello che gli ho chiesto e ha dato tutto, giocando poco non ha il ritmo partita. Ma sono contento della sua partita, così come quella di tutta la squadra». Cristian Galano è felice a metà, perché il suo gol non è bastato per vincere. «E’ stata una partita che abbiamo dominato, ma ci vuole più concretezza – sottolinea l’ex barese – la nota positiva è che abbiamo dimostrato di non essere inferiori al Cesena. Usciamo con la consapevolezza che possiamo puntare alle posizioni che valgono i playoff». Al rientro dopo l’infortunio di Cagliari, Galano ha mostrato di stare bene, anche se la caviglia crea ancora un po’ di problemi. «Sento ancora dolore, dovrò stringere i denti per un po’ ma per il resto mi sento bene».
Ore 18.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Al Menti il Vicenza trova ancora un pareggio e, come sette giorni fa a Livorno, oltre al punto restano tanti rammarichi e recriminazioni. In un giornata fredda e piovosa, Vicenza e Cesena si affrontano a viso aperto, ma nella prima frazione di gioco sono i biancorossi di Pasquale Marino a fare la partita e a creare almeno sei occasioni da gol che Giacomelli, Galano e Cinelli non riescono a finalizzare. Il Vicenza gioca la prima mezz’ora migliore della stagione, confermando di attraversare un ottimo momento di forma, e facendosi preferire nettamente rispetto agli avversari sia dal punto di vista della manovra che delle occasioni create in serie. Ma il calcio è uno sport dove non puoi dare mai niente per scontato e infatti, dopo una mezz’ora di solo Vicenza, a passare in vantaggio è stato il Cesena. Il gol di Caldara avrebbe potuto stendere il Vicenza, anche per la qualità a disposizione della squadra romagnola, invece i biancorossi hanno patito solo cinque minuti di affanno. Poi il gioco ha iniziato nuovamente a girare per il meglio e il gol di Galano ha timbrato il risultato che non è più cambiato fino al termine del match. Si potrebbe dire altri due punti lasciati per strada al Menti ma è anche vero che muovere la classifica può aiutare, alla lunga, a restare costantemente nelle zone «nobili», quelle che guardano ai posti per i playoff. Come detto il pareggio, strameritato, ha portato le squadre negli spogliatoi, ma nella ripresa chi si aspettava un Vicenza ancora arrembante alla ricerca della vittoria è rimasto deluso; la gara cala di intensità e le due formazioni non riescono più a creare azioni pericolose, a parte un tiro del solito Giacomelli che si perde a lato di poco a Gomi battuto. Di ben altro spessore è stato il primo tempo che già al 3’ e al 5’ vede Giacomelli avere sui piedi la palla per portare in vantaggio i suoi. La prima è originata da un errore sanguinoso di Caldara, che serve direttamente l’attaccante che però entrato in area, solo davanti a Gomis, esita troppo a calciare e poi spara altissimo; la seconda invece nasce da un classico uno due tra Giacomelli e D’Elia che il primo conclude con un sinistro respinto di pugno dall’ottimo Gomis. Il Cesena sbanda e soffre, ed è il Vicenza ad andare ancora vicino al gol al 16’ con un sinistro a giro di Galano che va fuori di poco e al 22’ con lo stesso ex barese che, defilatosi sulla sinistra, esplode un gran mancino in diagonale che sorvola di un niente l’incrocio. Nel momento migliore del Vicenza però passa il Cesena al 27’ con Caldara (corta ribattuta di Mantovani e assist di Kone per il compagno) e il risultato pare profondamente ingiusto. Il Vicenza però non ci sta e al 38’ Galano su uno spiovente si insinua tra i due centrali romagnoli e si porta avanti la palla con il petto, calciando quasi a botta sicura ma trovando Gomis pronto alla deviazione in angolo. Due minuti dopo arriva il meritatissimo pareggio: l’azione sulla sinistra è di Giacomelli, che sul fondo riesce a far filtrare il pallone all’altezza dell’area piccola verso Cinelli che calcia in diagonale trovando pronto Galano a mettere dentro a porta vuota da pochi passi. Come detto la ripresa offre pochi spunti degni di nota, con il Cesena che riesce a controllare il match senza le difficoltà e gli affanni mostrati nel primo tempo. Al triplice fischio finale il punto fa più felice il Cesena, con il Vicenza che invece si ritrova a recriminare per tre punti che, ancora una volta, non entrano nel carniere.
Ore 18.20 – Lega Pro girone A, fine primo tempo: Alessandria-Pavia 0-1.
Ore 18.10 – (Gazzettino) Seconda vittoria consecutiva per l’Abano, capace di imporsi sul Mestre grazie ad una doppietta di Fusciello. Tre punti che risollevano in classifica gli aponensi, che sembrano finalmente avere trovato la giusta continuità nei risultati dopo un periodo non facile. Un Abano cinico e spietato quello visto nell’anticipo contro i veneziani, meno bello e spettacolare che in altre occasioni, ma concreto quanto basta per portare a casa un successo importante ai fini della classifica, che comincia a farsi più tranquilla. Determinanti i nuovi innesti in attacco: Pepe, ma soprattutto Fusciello (tre gol in tre partite). Sul campo di Monteortone, sotto una continua pioggia e un forte vento, sono i padroni di casa a sbloccare il risultato dopo soli due minuti: Rampin lancia Fusciello che indisturbato si invola in area e infila Zanotti. Passato lo shock iniziale, il Mestre prova ad alzare subito la testa, provandoci con una punizione di Migliorini, che si perde sul fondo. Al 14′ Abano ancora pericoloso, questa volta con Pepe, il cui tiro da buona posizione viene provvidenzialmente deviato in corner da un difensore arancionero. La partita procede su binari di equilibrio, con le due squadre ad annullarsi in mezzo al campo. Nel finale l’occasione più ghiotta è sempre per i padroni di casa: al 43′ Bortolotto lancia Tescaro che sull’out destro sforna un bel cross per Fusciello che in area ha tutto il tempo per stoppare e calciare, ma il tiro viene respinto provvidenzialmente da una maglia mestrina. Nella ripresa il Mestre appare più determinato e fin dai primi minuti cerca di impegnare Ruzzarin, ma gli attaccanti mestrini non hanno buona mira. Allo scadere i neroverdi trovano il gol del raddoppio: cross di Bortolotto dalla destra per Fusciello, che in area anticipa tutti e firma la doppietta. Nel finale si assiste a un forcing del Mestre, che accorcia le distanze al 49′ con un colpo di testa di Ferrari, ma ormai è troppo tardi per raddrizzare il match.
Ore 17.50 – (Mattino di Padova) Due innesti in attacco e due vittorie consecutive. Sarà un caso, ma questo Abano a trazione anteriore comincia a macinare punti. Il mercato inizierà ufficialmente il prossimo 3 dicembre, ma il mare magnum degli svincolati ha già regalato due sorprese (e sei punti) ai neroverdi: Tobia Fusciello e Vincenzo Pepe. Il primo, dopo l’ottima prova di Tamai, ha convinto anche contro il Mestre, segnando due gol e muovendosi bene davanti al fantasista Bortolotto. Il secondo, invece, ha portato esperienza e qualità. I due attaccanti non hanno tradito le attese neppure allo stadio delle Terme contro una compagine, quella allenata da Luca Tiozzo, tanto forte nel possesso palla quanto inconcludente dalle parti di Ruzzarin. L’Abano è in giornata di grazia. E non tanto sotto il profilo del gioco, perché capitan Ballarin e compagni aspettano spesso e volentieri gli avversari uccidendo, di fatto, lo spettacolo: al 2’ Rampin indovina il corridoio per Fusciello che salta Cont Zanotti e firma l’1-0. Il resto, almeno fino alla mezzora, è tanto costrutto e poca sostanza: l’azione insistita di Ferrari conclusa dal tiro di Migliorini non preoccupa Ruzzarin. Dall’altra parte, la discesa sulla destra di Tescaro fa venire qualche brivido in più a Cont Zanotti, salvato dalla difesa sul tap-in di Fusciello. Nel secondo tempo, al 58’, Migliorini non riesce a correggere mira e potenza dalla distanza mentre l’Abano sfiora il 2-0 con Bortolotto, bravo a sfruttare il traversone di Zattarin rimpallato a centro area. I padroni di casa chiudono i conti all’88’ con un contropiede fulminante orchestrato da Bortolotto che regala a Fusciello la prima doppietta con la nuova maglia. Il Mestre segna al 3’ di recupero con Ferrari, che risolve l’ennesima mischia in area a risultato ormai compromesso. Alla fine tira un sospiro di sollievo il tecnico dell’Abano Massilimiano De Mozzi: «Abbiamo sofferto tantissimo ma siamo riusciti a portare a casa tre punti. Rispetto ad altre partite, in cui abbiamo dominato e subito gol assurdi, abbiamo concretizzato quasi tutte le occasioni da gol, anche se il Mestre ci ha imposto il suo gioco».
Ore 17.20 – (La Provincia Pavese) E’ la terza sfida di vertice per il Pavia, la prima che gioca in trasferta. E non è un semplice big match, ma un confronto con una squadra con la quale esiste una forte rivalità sportiva. L’antipasto di mercoledì in Coppa è stato indigesto, con la sconfitta 3-1, ma Michele Marcolini spera in un altro menu per la gara di oggi pomeriggio al Moccagatta. «Cosa cambia in campionato rispetto alla gara di Coppa? Spero anzitutto il risultato – scherza il mister azzurro – è una partita aperta tra due squadre forti, che può essere anche risolta da episodi. Quando incontri squadre così forti devi curare anche i minimi dettagli. L’Alessandria è molto competitiva e ce lo ha ricordato in Coppa, anche se lo sapevamo già». Siamo ancora a un terzo del campionato e dunque si tratta di un match di vertice ma non certo decisivo: «Sono d’accordo con il mio collega dell’Alessandria, Angelo Gregucci, siamo ancora al girone d’andata e le partite sono importanti ma non decisive. Il campionato si deciderà a maggio, non adesso». Certo un successo sarebbe un bel colpo, dopo una sconfitta su autogol col Cittadella e il pareggio contro il Bassano negli altri due scontri diretti. «La vittoria alzerebbe di molto il nostro morale – dice Marcolini – noi abbiamo la nostra identità e cercheremo di proporci con carattere e personalità». Non è una partita come le altre e il Pavia lo sa. «I ragazzi ne sono consapevoli, sanno che è una sfida che la città e la tifoseria sentono molto. Ma sanno anche cosa devono fare. E’ un big match e va affrontato come tale». Tra gli assenti solo Ghiringhelli, mentre rientra, almeno dalla panchina, Mattia Marchi dopo l’infortunio di Cuneo. «E’ convocato – spiega il tecnico azzurro – mi fa piacere fargli riassaporare il gusto della partita, è un giocatore importante per il gruppo». Sulla corsia destra Ghiringhelli dovrebbe essere sostituito da Alessandro Marchi, a meno che Marcolini non opti per una soluzione più aggressiva che preveda l’impiego di Bellazzini come esterno. L’Alessandria deve fare i conti con diverse assenze: indisponibili per squalifica Sosa, Marras e Nicco e priva anche degli infortunati Nordi e Boniperti, dovrebbe recuperare Iunco. Altrimenti Gregucci potrebbe virare dal consueto 4-3-3 al 4-4-2, come in Coppa.
Ore 16.50 – Lega Pro girone A, fischio finale: Giana Erminio-Pro Patria 0-0, Reggiana-Pordenone 1-4.
Ore 16.20 – Lega Pro girone A, fischio finale: Bassano-Cittadella 1-1, pareggio firmato da Pascali.
Ore 15.50 – Lega Pro girone A, fine primo tempo: Giana Erminio-Pro Patria 0-0, Reggiana-Pordenone 1-3.
Ore 15.20 – Lega Pro girone A, fine primo tempo: Bassano-Cittadella 1-0, gol di Davì.
Ore 14.50 – (Gazzetta di Reggio) «Con il Pordenone mi aspetto risposte positive perché se non dovessero arrivare si potrebbe arriva ad una situazione pericolosa soprattutto sotto l’aspetto psicologico e a livello ambientale». Il mister Alberto Colombo analizza così la partita di oggi pomeriggio. Una partita cruciale, dunque? «Anche se la classifica è ancora positiva, c’è la percezione da parte dell’ambiente che la squadra non stia facendo bene. Ed è vero perché nelle ultime partite non abbiamo fatto quello che tutti si aspettavano. Per cui la partita con il Pordenone è che quella che potrebbe cancellare o amplificare questa situazione». Si sente messo in discussione? «Ho la coscienza a posto. Ho fatto quello che potevo». Vedremo Siega dietro Arma e Nolè: l’obiettivo è ritrovare il gol? «I numeri sono molto chiari: non andiamo a rete da quattro partite, ed è una pecca che dobbiamo colmare. Detto questo non è significativo il numero di attaccanti ma il movimento dell’intera squadra. E se la difesa non prende gol il merito è del movimento ». Si torna alla difesa a quattro: perché questa scelta? «Speriamo che sia la scelta vincente». Una scelta dettata anche dalle caratteristiche degli avversari? «Parliamo di una squadra che gioca bene, che ha perso tanto quanto noi, che ha messo in difficoltà tutte le avversarie e che ha degli attaccanti bravi ad attaccare la profondità. In più hanno il capocannoniere del campionato come De Cenco. Insomma, una squadra da prendere con le pinze». Non abbiamo visto Parola nella rifinitura: ci sono problemi? «Ha un piccolo problema e lo staff medico ha deciso di lasciarlo a riposo per averlo pronto per la partita». Incontrare una squadra che gioca e non si chiude, può essere un vantaggio? «Speriamo che sia così. L’obiettivo è quello di ritrovare la nostra filosofia di gioco”. «Bartolomei o Maltese in mezzo al campo insieme a Bruccini e Angiulli?». «E’ l’unico dubbio che ho e che mi porterò fino a poco prima della partita».
Ore 14.40 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana oggi in campo dalle 15 per ritrovare la via del gol e soprattutto i tre punti che mancano ormai da troppo tempo, dal 1-0 casalingo del 25 ottobre contro la Cremonese. In mezzo sono arrivati due pareggi in trasferta a reti inviolate, con Sudtirol e Pro Patria, e la sconfitta al Città del Tricolore con il Cuneo per 1-0. Parlare di crisi per una squadra terza in classifica, a soli due punti dalla capolista Cittadella, è sicuramente eccessivo. Ma è innegabile che la striscia poco esaltante abbia raffreddato un po’ gli entusiasmi di tutto l’ambiente, tanto più che l’obiettivo dichiarato ad inizio anno è la serie B. Sotto accusa c’è la mancanza di gioco, in particolare sulle fasce, certificata dal fatto che l’attacco non segna più, nonostante Arma si dia un gran daffare, senza però ricevere quasi mai palloni invitanti e dovendosi limitare a giocare spalle alla porta e correre dietro ogni pallone. Mister Colombo ha deciso di abbandonare per ora il modulo 3-5-1-1 a favore di un più offensivo 4-3-1-2, con Siega dietro Arma e Nolè. Quest’ultimo, pur ancora un po’ indietro di condizione, nella partita di Coppa Italia persa con la Spal è apparso in crescita e ha provato a dare imprevedibilità al reparto offensivo, quello di cui la Reggiana ora ha disperato bisogno. L’allenatore non nasconde che quella di oggi è una partita cruciale, che potrebbe segnare uno spartiacque nella stagione. Il Pordenone è un avversario da prendere con le molle. In questo campionato ha perso una sola volta (come Reggiana e Cittadella)e ha in squadra il capocannoniere del torneo, l’ex granata De Cenco, il cui bottino personale è di 7 reti. Nelle ultime tre gare i friuliani hanno raccolto risultati positivi, pareggiando in casa 1-1 con l’Alessandria e 0-0 sul campo del Padova e rifilando un secco 3-0 al Bassano di fronte al proprio pubblico. Punti pesanti, soprattutto se si pensa che Alessandria e Bassano sono delle concorrenti granata per il salto di categoria. Gli unici due precedenti tra le due formazioni risalgono a molto tempo fa, alla stagione ’63-’64, quando i granata vinsero il campionato e andarono in serie B, mentre il Pordenone chiuse al penultimo posto. All’andata la Reggiana pareggiò 1-1 in trasferta e poi al ritorno vinse per 2-0. Ma nessuno fa ovviamente troppo affidamento su questi precedenti che risalgono a tempi così remoti, quelli, tanto per farsi un’idea, in cui Gino Paoli lanciava “Sapore di mare” e a Reggio nasceva la prima scuola dell’infanzia comunale sotto la guida di Loris Malaguzzi.
Ore 14.30 – (Messaggero Veneto) Reggiana in crisi? «Non mi fido: io vedo la classifica che ha, le undici gare che ha disputato e l’organico a disposizione, costruito per vincere il campionato». Bruno Tedino prende le distanze dai discorsi relativi al momento nero dei granata e invita la sua squadra a tenere alte le motivazioni: solo così si può fare risultato. «Penso che dovremo dare il massimo come sempre – attacca il tecnico –. Ho visto gli ultimi risultati della Reggiana, non sono brillanti, però prima della gara col Cuneo era in testa alla classifica. Sono passati solo 13 giorni: non credo che all’improvviso sia diventata una squadra di brocchi. È un gruppo di grande valore, un club con blasone e storia. Se pensiamo di andare là e fare risultato facilmente ci sbagliamo di grosso». Tedino tiene i piedi per terra. Ma questo non vuole dire che non voglia fare risultato. Ecco la formula per uscire dal campo con almeno un punto: «Intensità, rabbia, organizzazione e la qualità dei giocatori. Unendo queste quattro componenti possiamo toglierci delle soddisfazioni. E ricordiamoci che la Reggiana è affamata. Noi dobbiamo esserlo più di loro». Tedino scioglie i dubbi relativi al partner del recuperato De Cenco: sarà «Strizzolo, devo solo decidere chi completa il tridente, se Cattaneo o Filippini». Cosa teme della Reggiana, a livello tecnico? «La grande capacità che hanno nel muovere la palla: Parola, il centrale difensivo, è un ex centrocampista di serie A di qualità. Se non andiamo a cento all’ora usciamo con le ossa rotte con un avversario così». Preoccupazione e tensione in casa Reggiana. Alberto Colombo sa di essere al bivio e che le prossime due gare sono decisive per la sua posizione. «Questa è la gara chiave: o svoltiamo o affondiamo», dice il tecnico degli emiliani.
Ore 14.20 – (Messaggero Veneto) Un graffio chic, un lussuoso successo in esterna. In fin dei conti è ciò che manca, in questo ottimo girone d’andata. Dopo aver battuto il Bassano in casa, il Pordenone prova a mettere a segno ora il grande colpo lontano da casa, al Mapei Stadium, a casa della Reggiana. La prima di due trasferte di fila (la prossima a Salò). Incastonare una perla, in questo 12° turno di Lega Pro, è cosa fattibile: perché i granata si trovano al terzo posto, è vero, ma arrivano da 4 gare (compresa la coppa Italia) senza aver mai vinto e senza aver segnato una rete. Sono in crisi, insomma. E Colombo, l’allenatore, rischia grosso. O risorgono o cadono nel baratro: i “ramarri” provano ad affondarli. Fiducia. La corriera neroverde è partita ieri, nel primo pomeriggio, verso la città del tricolore. Dentro un carico di fiducia grande così, perché la squadra sta vivendo un buon momento e l’avversario è in netta difficoltà. Ha perso solo una volta in campionato, ma l’ha fatto recentemente col Cuneo. Parlano anche di una rottura tra il tecnico e parte della dirigenza. Ed ecco che il Pordenone deve credere nel grande colpo, in uno stadio di serie A (è anche la casa del Sassuolo) che porterebbe a scrivere una pagina importante nella storia della società. E del campionato. Quindi: squadra “normale”, da centro-classifica o outsider, candidata a un posto nei play-off? Lo spessore di certe stagioni passa da gara come queste. All’attacco. Gli incontri con l’Alessandria (1-1), e prima ancora quella col Bassano (3-0), ha detto che, nei match singoli, questo gruppo se la può giocare senza problemi con le grandi. E così, in ossequio al suo credo, Tedino porterà la sua solita formazione arrembante, disposto a fare la partita, nonostante l’assenza di 3 titolari (Finocchio, Marchi, Mandorlini). Sarà così il solito 4-3-1-2, con la novità Strizzolo al fianco del capocannoniere del campionato (ed ex di turno) De Cenco. Dietro le due punte ballottaggio Cattaneo-Filippini, col primo favorito. Per il resto confermato il blocco visto nelle ultime tre partita. La Reggiana, per l’occasione, abbandona il 3-5-1-1 e torna al 4-3-1-2 puntando sul rientro dal 1’ di Nolè, sistemato al fianco del bomber (5 reti) Arma. Il team ha bisogno dei suoi colpi. Chissà se basterà, visto il momento. E in particolare un avversario che ha voglia di prendere il volo.
Ore 14.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Per 180′ ha sofferto in tribuna, sudando e faticando poco meno dei suoi compagni in campo. Oggi contro l’Este al Penzo (ore 14.30) Giampaolo Calzi è pronto a riprendere per mano un Venezia costretto a vincere per non essere obbligato a guardare il risultato del Campodarsego co-capolista. «Voglio lasciarmi alle spalle una squalifica a dir poco ingiusta, visto che a Tamai il primo a «scagionarmi» era stato il loro allenatore. Acqua passata – volta pagina il regista varesino -. È chiaro che spero di giocare, ma sono anche il primo a riconoscere quanto di buono nel mio ruolo sta facendo Soligo, a 37 anni non solo un esempio, piuttosto il vero emblema di questa squadra». Dopo 14 giornate aver vinto 10 volte e pareggiato 4 il Venezia non è primo in solitaria. «Merito del Campodarsego che ha il nostro stesso elevato rendimento. Classifica alla mano 4 punti sono stati persi per strada e avremmo potuto conquistarli, noi però facciamo la corsa solo su noi stessi, perché facendo il nostro percorso gli altri alla lunga faranno fatica a starci dietro. In serie D il nostro è l’unico girone in cui la capolista con più di 30 punti non è da sola: la lotta in fondo è appena iniziata». Delle prime dieci della classifica l’Este è quella che ha vinto e segnato di meno, pareggiato di più, perdendo una sola volta e subendo appena 8 gol proprio come le due battistrada. «Sarà una gara tosta ma il Venezia, che ha già dimostrato di poter vincere in goleada e anche stringendo i denti, è pronto a tutto. Il doppio 1-0 con Mestre e Fontanafredda è sintomo di squadra matura, quello del derby poi è stato conquistato in un Penzo che ha mostrato a tutti le potenzialità di questa società e di questa tifoseria. Abbiamo la fortuna di far parte di una rosa di tutti titolari, ciascuno di noi quando gioca non può che esser portato a spingere al massimo». Resta il «neo» della difficoltà a chiudere le partite evitando finali rischiosi. «Vero, tuttavia i punti contano a prescindere da come arrivano. Chiaramente possiamo migliorare, io però firmerei subito per vincere sempre 1-0 sfruttando un paio di occasioni come nel derby col Mestre».
Ore 13.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Il Venezia torna oggi pomeriggio al Penzo per la sfida contro l’Este, dopo i successi nel derby e a Fontanafredda. «Vogliamo dare continuità a questi risultati positivi», è l’auspicio di mister Paolo Favaretto, che vorrebbe ritrovare a Sant’Elena il pubblico delle grandi occasioni, come nella sfida con il Mestre. «Sarebbe bellissimo che ci fosse molta gente, non dico come con il derby però sarebbe positivo che fossero in tanti a sostenerci. Contro il Mestre i tifosi sono stati il nostro dodicesimo uomo, sarebbe bello che fosse sempre così. E’ nelle partite in casa che si costruisce la vittoria in campionato. Noi, da parte nostra, cercheremo di dare continuità ai risultati». Quello con l’Este sarà un bel banco di prova per gli arancioneroverdi, che ritrovano Calzi e Fabiano ma hanno perso nel frattempo Galli, mentre è sempre out Barreto. E i padovani hanno dimostrato di poter mettere in difficoltà chiunque. «Sappiamo che affrontiamo una squadra che ha creato dei grattacapi a squadre come Vecomp e Campodarsego, riuscendo ad imbrigliare entrambe», prosegue il tecnico arancioneroverde pensando ai due pareggi ottenuti dalla squadra padovana contro le due principali avversarie del Venezia. In classifica l’Este è a ridosso della zona playoff, con 23 punti, grazie alle cinque vittorie e agli otto pareggi, di cui sei esterni. Guardando ai numeri, con 8 gol subiti ha la miglior difesa del campionato, come Venezia e Campodarsego. Inoltre viene da sei risultati utili consecutivi (3 vittorie e 3 pareggi). «Non mi sorprende trovare l’Este così in alto in classifica. Ha una buona difesa, è una bella squadra e ha tradizione», aggiunge mister Favaretto. Il Venezia ha potuto sfruttare una settimana piena di preparazione, recuperando i giocatori acciaccati, a cominciare da Fabiano che oggi riprenderà il suo posto dietro le punte. Qualche variazione riguarderà invece difesa e centrocampo, perché l’assenza di Galli, che è un ‘97, imporrà l’utilizzo di Callegaro. In classifica il testa a testa con il Campodarsego, che oggi sarà impegnato in casa con il Levico, continua. «Non dobbiamo pensare agli altri. Pensiamo solo alle nostre partite, il confronto lo faremo sul lungo periodo. Intanto rispetto a tutte le altre squadre abbiamo scavato un bel solco. Ma – chiude Favaretto – dobbiamo rimanere concentrati su di noi». Oggi la squadra scenderà in campo con una maglia speciale, in ricordo di Valeria Solesin. La divisa nera avrà impresso il logo di Emergency, l’associazione per la quale la giovane ricercatrice veneziana morta negli attentati di Parigi aveva prestato servizio di volontariato, e avrà la scritta «Pray for Valeria». Le maglie saranno poi messe all’asta e il ricavato devoluto a Emergency. Ieri la squadra, insieme al presidente Joe Tacopina e ai vertici dirigenziali, si è recata in pellegrinaggio alla Madonna della Salute e ha incontrato il Patriarca Francesco Moraglia, che si è soffermato con i giocatori e lo staff tecnico chiedendo a ciascuno ruolo, età e provenienza e a cui è stata donata una maglia autografata.
Ore 13.40 – (La Nuova Venezia) Il Venezia punta al tris, davanti al presidente Joe Tacopina, che domani farà rientro a New York. L’Este invece punta a confermarsi squadra ostica, più propensa al pareggio (8) che alla vittoria (5), ma con una difesa ermetica tanto quanto gli arancioneroverdi (8 reti al passivo). Venezia in campo con la maglia nera e la scritta Emergency, al posto di Venezia FC, ma con l’aggiunta di Pray for Valeria sopra il logo del club. Casacche che nei prossimi giorni saranno messe all’asta per beneficenza. Un contributo che squadra e società hanno ritenuto sacrosanto di fronte alla tragedia della scorsa settimana a Parigi. Ieri tra l’altro, l’intero gruppo guidato dal presidente è stato alla Madonna della Salute e dal Patriarca. Intanto mancano cinque gare a Natale e alla sosta, e si va avanti con Venezia e Campodarsego in fuga, a sfidarsi a distanza per il titolo di campione d’inverno. Favaretto ritrova Calzi in mediana e Fabiano sulla trequarti con Soligo e Malagò inizialmente in panchina, cambia l’assetto difensivo per l’indisposizione di Galli, possibile lo spostamento di Luciani a sinistra come con la Calvi Noale e il ritorno di Ferrante a destra, Cernuto e Beccaro a giocarsi la seconda maglia da centrale, e Callegaro a centrocampo per la rotazione degli under. «L’Este è squadra ben organizzata» spiega Favaretto, «concede poco e sa occupare bene gli spazi, non caso ha subito gli stessi gol nostri e del Campodarsego. Dobbiamo allungare la striscia vincente, senza pensare a quello che faranno i nostri avversari in classifica». Dall’altra parte Este in salute: tre vittorie e tre pareggi dopo l’unica sconfitta (1-2) patita a Belluno, con conseguente risalita al sesto posto. La squadra di Pagan ha già fermato Campodarsego (0-0) e Virtus Verona (1-1) in trasferta. Balottaggi in difesa tra Tiozzo e Colombara a destra, Arvia e Favaro al centro, il Venezia dovrà prestare attenzione al tridente Coraini (4 reti)-Mastroianni (7)-Marcandella (2). Occhio agli ultimi minuti: Coraini (2-1 al 47’ con il Mestre), Mastroianni (1-1 al 45’ a Verona) e Guagnetti (1-0 al 43’ al Dro) sono stati fatali agli avversari in zona Cesarini. Probabili formazioni. Venezia (4-3-1-2): 1 Vicario; 2 Ferrante, 5 Modolo, 6 Cernuto, 3 Luciani; 7 Callegaro, 4 Calzi, 8 Gualdi; 10 Fabiano; 9 Serafini, 11 Carbonaro. A disposizione: D’Alessandro, Di Maio, Beccaro, Acquadro, Soligo, Cangemi, Malagò, Innocenti, Maccan. Este (4-3-3): 1 Lorello; 2 Tiozzo, 4 Guagnetti, 5 Arvia, 3 Montin; 7 Maldonado, 6 Marcolini, 8 Caporali; 10 Coraini, 9 Mastroianni, 11 Marcandella. A disposizione: Boaretto, Canton, Favaro, Colombara, Dascalu, Niselli, Ferrara, Favre, Olivieri. Arbitro: Meloni di Carbonia.
Ore 13.20 – (Gazzettino) Il Campodarsego punta a sfruttare il fattore campo oggi alle 14.30 nella sfida con il Levico per restare in vetta alla classifica, sperando magari anche in un aiuto da parte dell’Este che è di scena sul campo del Venezia. Biancorossi imbattuti e reduci da quattro vittorie di fila, mentre i trentini non vincono da sei gare, ma nelle ultime quattro hanno pareggiato costringendo a domicilio sullo 0-0 il Venezia. «È una squadra solida e con giocatori interessanti in tutti i reparti, quindi ha tutte le carte in regola per mettere in difficoltà chiunque – esordisce Antonio Andreucci – Noi dobbiamo cercare di sfruttare il fattore campo proponendo il nostro gioco e le nostre qualità, mantenendo al tempo stesso il giusto equilibrio se vogliamo conquistare qualcosa d’importante». La classifica non dà vertigini al gruppo. «Il nostro obiettivo è migliorarci ancora, abbiamo margini di crescita. Non viviamo la competizione con il Venezia perché a inizio stagione siamo partiti con presupposti diversi da quelli loro, la nostra sfida è contro noi stessi». Rubin non è al top per un piccolo risentimento muscolare. ESTE. Va a fare visita al Venezia in un momento di grande forma, con l’obiettivo di andare a caccia di una vittoria di prestigio. Ecco il tecnico Andrea Pagan: «Arrivare a questo appuntamento con sette punti nelle ultime tre gare fa bene al morale e alla classifica. Dire che non abbiamo niente da perdere non mi piace, è un’occasione importante per ottenere un risultato prestigioso. Questa partita ci mette davanti a un ostacolo duro, ma vogliamo fare la parte dei guastafeste». Pagan, tra l’altro, è veneziano di Chioggia. «Lo sento come un derby, ma la cosa più importante è che la squadra faccia una grande partita». Solo prima della gara sarà sciolto il dubbio sull’impiego di Montin (sciatalgia alla schiena) e Mastroianni (acciacco muscolare) che in settimana si sono allenati a parte. LUPARENSE SAN PAOLO. Non vince da sei gare e punta a riassaporare la gioia del bottino pieno tra le mura amiche con il Belluno, reduce da quattro successi di fila. «Siamo andati sempre in vantaggio anche quando abbiamo perso – sottolinea Enrico Cunico – e la cosa dà fastidio, ma la squadra è viva e la mentalità è sempre quella di andare in campo per fare la partita e vincere. È un periodo nel quale al minimo errore prendiamo gol, mentre davanti anche domenica scorsa abbiamo sbagliato sei-sette palle gol. Qualcosa dobbiamo migliorare, ma sono fiducioso dato che la squadra sta lavorando bene e sta cercando l’amalgama giusto. Il Belluno? Lo conosco alla perfezione, è in salute e può dare fastidio a tutti». Prima convocazione per il nuovo portiere Rossetto, non al meglio Donè, mentre Nichele è squalificato.
Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Campodarsego per la vetta, Este per la gloria e Luparense per la rincorsa. Sarà una domenica fondamentale per le altre tre squadre padovane di Serie D (l’Abano già sceso in campo ieri), impegnate rispettivamente con Levico, Venezia e Belluno (calcio d’inizio alle 14.30). Iil Campodarsego si gioca la riconferma al primo posto davanti al proprio pubblico, mentre l’Este, al “Pier Luigi Penzo”, potrebbe fermare la squadra più forte del girone. Resteranno nell’Alta padovana pure i Lupi, alla ricerca disperata di punti per risalire la graduatoria. Campodarsego. Sarà una sfida tra matricole, anche se la classifica vede i ragazzi di mister Antonio Andreucci lottare per la promozione. Per carità, a Reschigliano non si parla ancora di Lega Pro ma, come si dice in gergo, l’appetito vien mangiando. Tuttavia, anche il Levico ha dimostrato di avere una bella fame: i trentini, a quota 18 punti, stanno ben figurando sia in casa che in trasferta, trascinati da giocatori di indubbio valore come il portiere Zomer (ex Verona, Siena e Treviso) e gli attaccanti Baido e Calì. Al “Gabbiano” (arbitro Michele Di Cairano di Ariano Irpino) capitan Bedin e compagni dovranno offrire una prestazione convincente per continuare il testa a testa al vertice. Formazione Campodarsego (4-3-3): Merlano; Arthur, Gal, Ruopolo, Buson; Pellizzer, Piaggio, Bedin; Radrezza, Cacurio Aliù. All. Andreucci Este. Il big-match della domenica sarà proprio quello che andrà in scena a Venezia tra i lagunari e l’Este. I giallorossi sono sesti in classifica ma Virtus Vecomp, Belluno e Calvi Noale, tutte in piena zona playoff, potrebbero allungare in caso di vittoria con Triestina, Luparense e Tamai. Il Venezia, però, non è un avversario abbordabile visto che i Leoni Alati, oltre a guardare tutti dall’alto, non hanno ancora perso. Non saranno della partita (arbitro Giovanni Meloni di Carbonia), con ogni probabilità, Montin (che ha accusato un problema muscolare nel corso della rifinitura di ieri) e Mastroianni. Formazione Este (4-3-3): Lorello; Arvia, Tiozzo, Guagnetti, Colombara; Maldonado, Marcolini, Caporali; Coraini, Marcandella, Ferrara. All. Pagan. Luparense. Non avranno vita facile nemmeno i Lupi che, al “Gianni Casèe”, ospiteranno il Belluno (arbitro Aniello Rainone di Nola), quarto in classifica a quota 24 punti. La Luparense, complici i risultati piuttosto altalenanti, sta ancora cercando di trovare una propria dimensione. Il pareggio di domenica scorsa con il Levico ha, se non altro, risollevato il morale agli uomini di mister Enrico Cunico, sbatacchiati, nei turni precedenti, da Fontanafredda e Calvi Noale e sprofondati al quattordicesimo posto. Per la sfida odierna l’allenatore vicentino dovrà rinunciare a Nichele, Faggin e a Donè, vittima di un’intossicazione alimentare. Nel frattempo, è stato tesserato il portiere Diego Rossetto, 19 anni, ex Parma, svincolato dal St. Andrews (formazione di serie A maltese). Formazione Luparense (3-4-3): Murano; De March, Antonello, Severgnini; Perosin, Benucci, Nicoletti, Praticò; Giglio, Paganeli, Brotto. All. Cunico.
Ore 12.50 – (Gazzettino) Bassano-Cittadella è un inedito tra i professionisti. Si può definire “derby” data la vicinanza tra le due città, ma i precedenti ci sono soltanto nel campionato nazionale Dilettanti. L’ultima partita risale addirittura a 23 anni fa, nella stagione 1992-93 che si concluse con la seconda promozione del Cittadella in serie C2, dopo lo storico spareggio di Cento con il Lumezzane. Oggi la gara del Mercante sarà quindi ricca di spunti e significati, a partire dalla classifica: il Cittadella arriverà a Bassano da primo della classe, la squadra di Sottili invece cercherà l’aggancio davanti ai propri tifosi. Una gara insidiosa, come spiega Roberto Venturato: «Si affronteranno due formazioni importanti. Il Cittadella che arriva da annate di serie B, il Bassano invece che negli ultimi campionati ha sempre primeggiato in Lega Pro. Sarà una partita difficile, contro un avversario che può contare su una rosa bene amalgamata, che si conosce alla perfezione giocando assieme da tanto tempo. Bassano è una realtà che anche in questa stagione si sta confermando al alti livelli, merita veramente un plauso per tutto quanto di buono la società sta portando avanti. Ha dimostrato di rimanere tra le prime, sempre, segno di una mentalità che non si costruisce dall’oggi al domani, ma con il tempo». «I punti in palio sono pesanti per entrambi – continua Venturato – Da qui alla fine ci sono tante partite, ma si sfideranno due squadre di valore. Conterà molto anche l’aspetto psicologico, il Cittadella dovrà affrontare la partita con grande rispetto, ma mettendoci cattiveria e tanta voglia di vincere. Per fare punti a Bassano, infatti, servirà una prestazione di grande livello». Anche perché i giallorossi con il pareggio di Pavia si sono rimessi in gioco. «Capita di perdere qualche partita nell’arco di un campionato, il valore del Bassano rimane e l’ha dimostrato nell’ultimo turno. Mi aspetto quindi una gara difficile, un esame importante per i nostri colori». Chi sarà a fare la gara? «I nostri avversari sanno aspettare per poi ripartire e anche aggredire in mezzo al campo. Dipenderà molto da noi stessi: il Cittadella dovrà mantenere la propria identità, cercando di proporsi, di esprimere il proprio gioco nell’arco dei novanta minuti». Tutti disponibili in casa granata, anche Pascali è convocato, e si riprenderà il posto al centro della difesa accanto a Scaglia; ballottaggio Bobb-Paolucci in mezzo al campo, in attacco l’unico sicuro è Litteri, poi saranno Jallow, Bizzotto, Coralli e Sgrigna a giocarsi una maglia. A proposito di Sgrigna, potrebbe essere lui la sorpresa del derby? «È un giocatore di qualità, nelle ultime gare quando è entrato ha fatto bene. In settimana non ho avuto la possibilità di riflettere molto, sono rimasto assente per motivi familiari (la morte della mamma, ndr), e ne approfitto per ringraziare Musso e Gorini, i miei collaboratori, per il lavoro svolto. Per le scelte – conclude Venturato – faremo una riflessione tutti assieme e poi decideremo la formazione migliore, quella che possa offrirmi le garanzie di una prestazione importante».
Ore 12.30 – (Mattino di Padova) Più di 400. Tanti saranno gli aficionados granata presenti sugli spalti del Mercante per Bassano-Cittadella, derby veneto che, oltre a mettere di fronte due dirette concorrenti per la Serie B, costituisce anche il primo incontro ufficiale a livello professionistico fra i due club, separati da poco più di quindici chilometri. «UN ESAME IMPORTANTE». E’ stata una settimana particolare al Tombolato. Il grave lutto che ha colpito il tecnico Roberto Venturato, a cui è mancata la mamma pochi giorni fa, ha reso mesto il clima. Ieri mattina, l’allenatore trevigiano è però tornato a guidare la seduta dei suoi uomini, e ha subito tenuto a esprimere riconoscenza ai collaboratori Gorini, Musso e Pierobon. «Li ringrazio per la disponibilità e la mentalità con cui hanno condotto i lavori in questi tre giorni in cui non ci sono stato, assieme a loro deciderò chi andrà in campo. Anche se vede impegnate due squadre provenienti da province diverse, possiamo considerare questa partita un derby a tutti gli effetti, vista la vicinanza geografica. Per noi è un vero e proprio esame contro un avversario tosto e di grande qualità, credo conterà molto anche a livello psicologico. Il Bassano nelle ultime stagioni ha mantenuto quasi inalterato il suo gruppo vincendo un campionato di C/2, sfiorando la promozione in B e, soprattutto, mostrando una notevole continuità. È una squadra che sa sia aspettare e ripartire sia imporre il proprio gioco, a Pavia, nell’ultimo turno, ha fatto vedere tutto il suo valore sfiorando la vittoria». UN DUBBIO PER REPARTO. «Non abbiamo nessun problema di formazione: anche Pascali, che ha lavorato a parte nei primi giorni della settimana, ora è regolarmente in gruppo», sottolinea il tecnico. Resta da valutare se sarà pronto per i 90 minuti, ma l’impressione è che difficilmente Venturato deciderà di privarsi di un uomo della sua esperienza in una gara così delicata, e che alla fine lo affiancherà a Scaglia, unico ex nelle file del Citta. A centrocampo si ripropone la solita sfida a tre per due maglie fra Bobb, Paolucci e Schenetti, chiamati ad affiancare Iori in regia. Il tecnico granata ribadisce: «Anche a Bassano l’obiettivo è quello di mantenere la nostra identità». E l’identità è una questione di modo di occupare il campo e gioco, ma anche di modulo, che resterà quello consueto: Chiaretti giostrerà dietro i due attaccanti, ma solo Litteri è sicuro di esserci, mentre Jallow, Sgrigna, Minesso, Bizzotto e Coralli sono chiamati a contendersi un posto al suo fianco. QUI BASSANO. In casa giallorossa Sottili deve fare i conti con diverse assenze. Oltre al lungodegente Maistrello è fermo pure Fabbro per una distorsione alla caviglia, mentre Proietti è squalificato. Rientra invece Semenzato, uno dei tre ex fra i padroni di casa, oltre a Germinale e Fella, che ha giocato nel vivaio granata. «È la prima volta che avvertiamo che in città si respira un’atmosfera particolare», le parole dell’allenatore alla vigilia, «Il Cittadella è la squadra più forte del girone, noi però sappiamo che possiamo vincere contro ogni avversario».
Ore 12.10 – (Corriere del Veneto) E’ stata una settimana durissima, quella vissuta da Roberto Venturato. La scomparsa della madre ha reso ovviamente più complicato dal punto di vista psicologico, oltre che tecnico, preparare un derby che manca da 23 anni e che rappresenta una novità nel professionismo. Bassano-Cittadella è alle porte, si gioca oggi al Mercante in attesa del bis di Coppa Italia del 9 dicembre al Tombolato. E i granata vogliono respingere l’assalto di una diretta concorrente a quel primato difeso con le unghie nonostante i due pareggi ottenuti nelle ultime due uscite. «Effettivamente la partita è una novità tra i professionisti — spiega l’allenatore italo australiano — e si può parlare di un derby a tutti gli effetti vista la vicinanza geografica che lega le due città. È una partita difficile, contro un avversario veramente tosto e con grande qualità, è una partita importante perché c’è molta rivalità e campanilismo, conta molto anche a livello psicologico». E qui si gioca il duello, che presenta diverse sfumature. «Il Bassano ha una mentalità da grande squadra — evidenzia Venturato — è da svariati anni nelle prime posizioni e molti giocatori giocano insieme da tanto tempo. Per fare punti al Mercante dovremo giocare con grande attenzione, il Bassano è una squadra di grande valore e mi aspetto una gara con alti livelli in campo. Sarà un esame molto importante, loro sanno aspettare e ripartire ma anche imporre la loro identità. Per noi sarà importante mettere in campo il nostro gioco con coraggio e mentalità». A Bassano Stefano Sottili deve fare i conti con diverse assenze. Oltre al lungodegente Maistrello, è fermo anche Fabbro per una distorsione alla caviglia, mentre Proietti è squalificato. Rientra, invece, Semenzato. «E’ recuperato — spiega l’allenatore giallorosso — poi valuterò come e quanto utilizzarlo. Il Cittadella a inizio anno l’avevo inserito in cima alla lista delle favorite e non a caso è primo in classifica. Siamo pronti a questo derby e abbiamo preparato la partita con la massima cura possibile. Penso che la forza del Citttadella sia nella rosa nel suo complesso. Se riescono a non risentire delle assenze di Sgrigna, Pascali, Litteri e dello stesso Coralli significa che hanno veramente un potenziale impressionante. Ci sarà tanta gente allo stadio e in classifica siamo dietro di tre punti. Inutile dire che vogliamo vincere».
Ore 11.50 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic 5.5; Dionisi 6, Diniz 5, Niccolini 5, Favalli 5; Ilari 5, Bucolo 6, Ramadani 5.5 (Anastasio 6); Cunico 6.5 (Mazzocco sv), Altinier 5.5 (Petrilli 5.5), Neto Pereira 7.
Ore 11.40 – (Gazzettino) L’episodio che ha cambiato il volto alla gara era però dietro l’angolo: imperdonabile l’ingenuità di Favalli che in rapida successione ha rimediato due cartellini gialli (evitabilissimo soprattutto il secondo) e ha lasciato il Padova in dieci. E come se non bastasse, il Cuneo ha subito sfruttato la superiorità numerica per trovare il vantaggio (47’): Rinaldi è saltato indisturbato nell’area piccola, con Petkovic colpevolmente immobile tra i pali. Nell’intervallo Parlato ha provato a ridisegnare la squadra (4-4-1): fuori Altinier e dentro Petrilli nel tentativo di allargare la difesa avversaria, Ramadani terzino sinistro e Cunico abbassato sulla linea dei centrocampisti. Le mosse del tecnico sono però evaporate dopo appena due minuti per un’incredibile incomprensione tra Niccolini e Diniz che ha lanciato Chinellato (subentrato in avvio di gara all’infortunato Scapinello) davanti alla porta, destro a incrociare e 2-0 per il Cuneo. A questo punto la rimonta del Padova si è fatta ancora più difficile. Ma a riaccendere le speranze è arrivata la rete realizzata da Neto Pereira con un’inzuccata che non ha dato scampo al portiere ospite (10’). Da qui in avanti i biancoscudati non hanno lesinato energie nel tentativo di acciuffare il 2-2 mentre gli ospiti si sono arroccati all’indietro, chiudendo tutti gli spazi e ripartendo in contropiede. La tattica dei piemontesi è stata premiata al 44’ dalla cavalcata vincente di Ruggiero. E il Padova ha alzato definitivamente bandiera bianca.
Ore 11.30 – (Gazzettino) Nel tempestoso pomeriggio dell’Euganeo, tra vento gelido e pioggia, il Padova è incappato in una sconfitta molto dolorosa per la classifica e il morale. Bravo il Cuneo ad approfittare degli imperdonabili errori della truppa di Parlato, che ha pagato a caro prezzo anche la sciagurata espulsione rimediata sul finire del primo tempo da Favalli. E così l’attesa svolta biancoscudata è andata a farsi benedire. Ma non solo: il clima attorno alla squadra e all’allenatore è infatti tornato a farsi burrascoso. Arrabbiatissimi per il ko papà e figlio Bonetto, deluso più che mai il presidente Bergamin, interdetti i tifosi. Non è perciò azzardato dire che la sfida di sabato prossimo in casa della Pro Patria rischia di essere già decisiva per il futuro di Parlato.
Eppure il Padova era partito con il piglio giusto, creando a cavallo del nono minuto due occasioni che meritavano una sorte migliore. Nella prima circostanza è stato provvidenziale l’intervento in chiusura di Conrotto ad anticipare di un soffio Altinier ormai davanti alla porta su assist dalla destra di Neto Pereira. Sul prosieguo dell’azione la rovesciata di Cunico ha trovato il portiere Tunno pronto alla deviazione in angolo. La risposta del Cuneo si è materializzata all’11: destro al volo di Beltrame, decisivo Petkovic nello sventare la minaccia. Il Padova ha quindi ripreso le redini delle operazioni sull’asse Cunico-Neto Pereira. Sempre intelligenti le giocate del capitano tra le linee, pericoloso in ogni azione il brasiliano. Proprio da un fallo su Neto Pereira (19’) è scaturita una punizione che Cunico non ha trasformato in gol soltanto per una questione di centimetri. Velenosissimo, poco dopo la mezz’ora, un cross radente dalla sinistra di Favalli che però i compagni non hanno saputo sfruttare al meglio.
Ore 11.20 – (Gazzettino) «È solo responsabilità mia». Si prende tutte le colpe Carmine Parlato per l’inaspettato passo falso dei biancoscudati. In sala stampa piomba un silenzio totale per ascoltare le parole del tecnico. «Non voglio attaccarmi a niente, ma avevamo fatto un buon primo tempo. Poi a cavallo tra prima frazione ripresa ci sono stati l’espulsione di Favalli e i due gol del Cuneo, il secondo è stato una bella botta. Ma la squadra ha reagito, ha accorciato le distanze, anche se abbiamo lasciato il contropiede agli avversari. Dispiace perché siamo tutti qui al servizio della società e della città e volevamo andare a prenderci la vittoria, invece è arrivata una sconfitta che ci rammarica molto, ma non ci abbatte e non molliamo». Morale sotto i tacchi in spogliatoio nel dopo-gara. «I ragazzi erano molto amareggiati. Non voglio attaccarmi agli episodi, ma sotto questo aspetto non è un periodo idilliaco. E ce li andiamo anche a cercare dato che in occasione della seconda ammonizione potevamo stare più attenti, come anche a inizio ripresa in occasione del raddoppio del Cuneo». Parlato torna sulla prestazione della squadra. «Nel primo tempo dovevamo offendere ed essere più cinici, anche se il Cuneo si difendeva in maniera compatta. Nella ripresa i ragazzi si sono impegnati. Ripeto, ci dispiace, provo rabbia. Dobbiamo uscire da questa situazione. Cavolo (usa in realtà un’espressione decisamente più forte, ndr), dobbiamo reagire. Gli episodi ci stanno condannando, ma dobbiamo darci una regolata in generale e uscire da questo momento che sta durando troppo». Per la prima volta il Padova si trova in zona play out, anche se in rosa ci sono giocatori abituati ad altre posizioni di classifica. Questo gruppo è adatto per fare fronte alla situazione? «I ragazzi hanno le palle, ma serve mettercele ancora di più. Non era certo la partita che ci aspettavamo, è arrivata una sconfitta che fa male, ma dobbiamo avere la forza mentale e caratteriale di reagire. Questo gruppo è molto valido, non è proprio un momento bello, ma tutti insieme dobbiamo riuscire a rialzare la testa». Perché ha tolto Altinier all’intervallo con la squadra che era in svantaggio? «Mi serviva un giocatore come Petrilli per mettermi con un 4-4-1 più equilibrato. Ma già nel primo tempo – conclude Parlato – avevo in testa di fare una sostituzione».
Ore 11.10 – (Gazzettino) Arriva Dionisi: cosa è successo? «Purtroppo abbiamo preso espulsione e gol a fine primo tempo. Poi il loro raddoppio a inizio ripresa ci ha tagliato le gambe, dovevamo essere più attenti in quelle circostanze. Abbiamo cercato di reagire e dopo il sigillo di Neto Pereira avevamo l’impressione di potercela fare. Ci credevamo, ma il 3-1 per loro è stato frutto del nostro sbilanciamento nel tentativo di pareggiare. Dopo le prestazioni con Pordenone e Cremonese avevamo preso morale, questa sconfitta ci abbatte un po’, ma non dobbiamo piangerci addosso. E domenica con la Pro Patria dobbiamo trovare il risultato che è quello che conta». In sala stampa si presenta anche capitan Cunico. «Non è facile da spiegare ciò che è accaduto. Solo un’altra volta in carriera mi era capitato di prendere espulsione e subìto gol, è stata una bella botta. In spogliatoio all’intervallo ci siamo riordinati le idee, però abbiamo preso il secondo gol ed è stata un’altra legnata sui denti. Il Cuneo è venuto a difendersi e torna a casa con tre gol fatti, gli episodi ci hanno dato contro e dobbiamo fare di più». Prosegue: «Per dare valenza ai pareggi con Pordenone e Cremonese dovevamo vincere con il Cuneo, doveva essere la partita della svolta e invece abbiamo preso una legnata». Come superare questo momento complicato? «Ci ritroveremo lunedì, analizzeremo la partita. Bisogna stare zitti e lavorare sul campo per andare a fare risultato la prossima partita».
Ore 11.00 – (Gazzettino) «Parlato rischia? È una domanda che non ha risposte in questo momento, non vedo l’allenatore come il punto critico di questa situazione. Non è sicuramente lui che mi preoccupa». È Giuseppe Bergamin a sgomberare il campo da qualsiasi dubbio circa la posizione del tecnico. Il presidente è l’unico rappresentante dello stato maggiore biancoscudato a presentarsi in sala stampa, dove non sono transitati invece Roberto Bonetto e il figlio Edoardo. Stando agli spifferi di corridoio, l’amministratore delegato e il vice presidente non hanno preso bene la sconfitta. Anche il presidente Bergamin non è naturalmente il ritratto della felicità, ma esamina con schiettezza il passo falso. «Era una partita che pensavo di vincere 3-1, e invece abbiamo perso 3-1. È una sconfitta che non ci voleva e che ci mette in difficoltà. Dover rincorrere il risultato a causa dei propri errori non è facile, e la qualità del Cuneo non è superiore alla nostra. È una sconfitta che fa riflettere e, ripeto, ci mette davvero in difficoltà. Ho visto grande generosità da parte della squadra nel secondo tempo, ma non è sufficiente quando devi rimediare a situazioni che ti sei provocato da solo». Il suo è un giudizio severo, a chi è diretto? «A nessuno in particolare, vedo la partita e l’analizzo. Se sono preoccupato? È normale esserlo. L’impegno non è bastato, ci è mancato qualcosa». È andato in spogliatoio dai giocatori? «Sì, per andare a controllare la situazione. Li ho visti tristi». Come ripartire? «Si deve lavorare di più e con maggiore entusiasmo, e il risultato deve arrivare la prossima settimana», vale a dire sabato in occasione della trasferta a Busto Arsizio con la Pro Patria.
Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “E’ un momentaccio, ma la squadra d’inizio campionato dov’è finita?”) Lo smacco è forte, l’amarezza e la delusione nel gruppo dirigente comprensibili. Il Padova, che aveva strappato applausi e consensi a settembre, balzando addirittura in vetta, vive il classico “momentaccio”. Ha 14 punti dopo 12 giornate, un terzo di campionato già alle spalle, il che significa che ne ha lasciato ben 22 agli avversari. E dopo gli otto punti raccolti nelle prime quattro partite, ne ha messi insieme soltanto sei nelle successive otto: una media da retrocessione o quasi. Qual è, allora, il vero volto della squadra di Parlato, e perché questa flessione netta accusata fra ottobre e novembre, solo in parte giustificata dall’assenza per infortunio di Neto Pereira? Una risposta non è facile da trovare, ma per chi, come noi, è stato testimone oculare di tutte le partite sin qui disputate una possibile spiegazione va cercata nel “pedaggio” che diversi giocatori stanno pagando con il salto di categoria (parliamo di chi è rimasto della rosa della passata stagione), un salto che è in realtà doppio, visto che tra la D e la Lega Pro Unica non c’è più il cuscinetto della Seconda Divisione, o ex C/2. In terza serie si corre molto di più, ad esempio, che tra i dilettanti – ci voleva poco, comunque, a capirlo – e la qualità delle giocate è di ben altro livello. Migliore è pure l’organizzazione tattica, e la riprova ce l’abbiamo nell’estremo equilibrio che caratterizza il girone A: si può vincere o perdere contro chiunque e ogni settimana registriamo sorprese. Ma il Padova sconta, più di quanto si immaginasse, le difficoltà di assemblaggio fra “vecchi” e nuovi sul campo, quando dalle parole bisogna passare ai fatti: alle volte, e non è certo in discussione l’impegno dei singoli nè il senso del collettivo che li caratterizza, emerge una difficoltà palese a “parlare”, sul piano calcistico, un linguaggio comune, come se le idee e le direttive dell’allenatore non venissero interpretate e tradotte negli schemi auspicati. Anche ieri, pur dominando i primi 45’, le opportunità per passare in vantaggio sono state minime in rapporto al volume di gioco creato: dalla metà campo in su la squadra fatica, c’è poco da fare, e non si può chiedere a Neto Pereira o ad Altinier di caricarsi il peso dell’attacco sulle spalle e sperare che vada sempre bene. Manca la penetrazione sulle fasce, troppi palloni aerei vengono indirizzati laggiù, in mezzo all’area, sperando che chi di dovere li arpioni e s’inventi il “numero”. Ma non è mica sagra, ogni volta. Ad esempio, un “difetto” che affiora ormai con continuità è l’assenza delle conclusioni da lontano. Se non fosse stato per Petrilli, contro il Mantova, le 9 reti realizzate sin qui, a cui va aggiunta la doppietta dell’attaccante piemontese in quell’incontro, non sono figlie di alcun tiro da fuori. Poco per pensare di avere armi nel proprio arco in grado di fare breccia. Sin qui hanno segnato 3 reti a testa il già citato Petrilli, Neto e Altinier (di cui una su rigore). Il quarto marcatore è un difensore, Fabiano, autore di 2 gol in mischia. Mancano gli apporti dei centrocampisti e di qualche difensore esterno e questo pesa. Bisogna lavorare di più e meglio sulla manovra da metà campo in su, altrimenti si rischia. A Parlato il compito di trovare una soluzione in fretta. Il Padova d’inizio stagione non si può essere volatilizzato così, come una bolla di sapone.
Ore 10.30 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Petkovic 5; Dionisi 5, Diniz 5, Niccolini 6, Favalli 4.5; Ilari 5, Bucolo 6, Ramadani 5.5 (Anastasio 6); Cunico 6 (Mazzocco 6); Altinier 5.5 (Petrilli 6), Neto Pereira 6.5.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Per contro Petkovic ha sventato il pericolo dell’1-0 ospite, volando a smanacciare il pallone scagliato al volo da Beltrame dopo il cross di Gorzegno (11’), mentre ancora il capitano di casa ha fatto saltare in piedi il pubblico con una punizione che è uscita di pochissimo (19’). Ma, pur esercitando una netta supremazia, i biancoscudati hanno dimostrato i loro attuali limiti offensivi incaponendosi con lanci lunghi verso le punte, Neto Pereira e Altinier, spesso sovrastate dai difensori e costrette ad agire spalle alla porta. È mancata proprio l’incisività o, se volete, la “cattiveria” negli ultimi 20 metri. Favalli, doppio “giallo” e il gol. La svolta al match è giunta nel finale della prima frazione, quando l’arbitro Volpi ha concesso 3’ di recupero. Favalli, che era stato ammonito al 39’, è incappato nel secondo “giallo” per un intervento tanto ingenuo quanto inutile – una “cintura” a Ruggiero – all’altezza della linea laterale, sotto la tribuna ovest. Era il 47’ e sulla successiva punizione, battuta da Cavalli, la difesa e il portiere del Padova si sono fatti una dormita colossale, subendo l’incornata vincente di Rinaldi dentro l’area piccola (e Petkovic è stato lì, a guardare). Morale: un uomo in meno e sotto di un gol al riposo. Altro errore fatale. In apertura di ripresa, appena risistemata la squadra con il 4-4-1, in cui Cunico veniva arretrato sulla linea dei centrocampisti e Neto passava a fare il centravanti, con l’ingresso di Petrilli per Altinier, Parlato veniva tradito dai suoi difensori centrali: soprattutto Diniz perdeva l’attimo propizio su Chinellato, che appena all’interno dell’area azzeccava il diagonale del 2-0 (1’16” dal via). Il Padova, punto sull’orgoglio, si gettava in avanti generosamente, trovava con un bel colpo di testa di Neto Pereira, su punizione di Cunico, il gol che accendeva la speranza (10’), ma pagava alla distanza il fatto di essere in 10 contro 11. E sull’ennesimo assalto al fortino piemontese Bucolo sbagliava, dando palla a Corradi che innescava il contropiede, tutto solo, di Ruggiero, bravo a piazzare il pallone del 3-1 (44’). Inverno pieno in campo e in Tribuna Fattori è riecheggiato il coro già sentito a Pavia: “Meritiamo di più”.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Nel gelo dell’Euganeo (si è giocato con una temperatura di 6 gradi centigradi!) il Padova sconfina per pochi minuti nella follìa calcistica, macchiandosi di una serie di errori ed ingenuità pagati a caro prezzo, e quando cerca di rimediare, rientrando in sè, riesce solo a mettere una pezza agli effetti negativi della sua dannebbaggine, non ad attenuarne le conseguenze. Che sono così riassumibili: quarta sconfitta stagionale – la seconda davanti ai propri tifosi – su dodici partite e scivolamento in zona playout, dove si rischiano gli spareggi per non retrocedere. È una caduta che fa male, non solo perché certifica lo stato di crisi – più di risultati, a dire il vero, che di gioco – della squadra di Parlato, capace di raccogliere appena 2 punti nelle ultime 4 partite e di avere un preoccupante ruolino di marcia di una sola vittoria (il 3-0 contro il Mantova) in due mesi, ma anche perché a spingere giù i biancoscudati è stato il Cuneo, una concorrente diretta nella corsa alla salvezza, che dopo aver fatto piangere la Reggiana al “Mapei Stadium” è riuscito a piazzare il colpo in Veneto, a conferma del suo eccellente stato di forma, che gli ha fruttato 16 punti in 7 gare. Il sorpasso in classifica della squadra di Iacolino – bene organizzata, dove corrono tutti e dove spiccano un paio di elementi come Beltrame e Corradi – è un dato di fatto, così come l’aggancio della Pro Piacenza a quota 14. Uno stop che pesa tantissimo, insomma, e che cambia radicalmente il quadro di un campionato apertosi nel segno della fiducia e dell’entusiasmo, mentre ora bisogna convivere con la tensione, un po’ di nervosismo e l’inevitabile preoccupazione che l’arretramento di posizioni procura. Poco concreti nei primi 45’. Il Padova ha sicuramente disputato un buon primo tempo, facendo la partita contro un avversario che aspettava Cunico & C. chiuso nella sua metà campo, per poi tentare ripartenze veloci e insidiose. Una buona occasione capitata sui piedi di Cunico (sinistro in area su cui Tunno ha sventato in angolo) dopo 8’ è stata, tuttavia, l’unica vera palla-gol sino all’intervallo.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) «È difficile andare ad analizzare la gara vedendo come si sono messi gli episodi della partita, ma non voglio attaccarmi a questo. Dovevamo fare in modo di essere più bravi, perché anche noi certe situazioni ce le andiamo a cercare. Potevamo stare più attenti sia nell’occasione dell’espulsione che del secondo gol». Cosa imputare alla squadra? «I ragazzi si sono impegnati tantissimo nella ripresa, reagendo e chiudendo gli avversari anche in inferiorità numerica. Nel primo tempo potevamo e dovevamo anche offendere di più e, viste anche le ultime prestazioni, dovevamo giocare in maniera un po’ più serena. Ora dobbiamo assolutamente reagire. Non è possibile che, per quanto sfortunati, gli episodi ci condannino sempre. Dobbiamo darci una regolata sotto l’aspetto generale ed uscire da un momento che sta continuando». La classifica vi vede invischiati nella lotta playout. Come si affronta una situazione del genere con una squadra che, sulla carta, era stata costruita per lottare per altre posizioni? «Credo che questi ragazzi abbiano gli attributi, ma in questo momento devono fare in modo di evidenziarli ancora di più per uscire al più presto da questa situazione. Anche se avessimo pareggiato, non avremmo fatto quel salto che tutti si aspettavano. È arrivata addirittura una sconfitta che fa male e perciò bisogna avere la forza caratteriale per reagire e restare ancora più compatti. Il gruppo è molto valido e, vedendo gli episodi dell’ultimo mese, deve assolutamente risollevarsi e restare unito».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Mister Carmine Parlato, è forse il momento più delicato da quando lei è alla guida del Padova. Proprio nel giorno in cui doveva arrivare la vittoria che avrebbe rilanciato la squadra in classifica, è giunta una sconfitta che pone i biancoscudati in una posizione preoccupante. Che succede? «Parto dal presupposto che quello che succede è responsabilità solo mia e me la assumo, com’è giusto che sia. Non voglio attaccarmi a nulla, la sconfitta mi rammarica molto ma non mi abbatte e non voglio certo mollare. Ho ribadito questo concetto anche ai ragazzi, che erano molto amareggiati per questo risultato. E ovviamente sono molto dispiaciuto, perché sono al servizio della città e della società. Doveva arrivare una vittoria e così non è stato. Mi fa molta rabbia». Come interpretare una partita strana come quella contro il Cuneo, durante la quale, prima dell’espulsione, sembrava che il Padova avesse in mano il pallino del gioco? «Abbiamo fatto dei buoni 45 minuti, in cui ci ha fermato solo la loro compattezza, ma dovevamo essere ancora più cinici. Abbiamo anche messo in campo delle buone giocate, ma quanto è successo a cavallo dell’intervallo, dall’espulsione ai due gol, è stata una brutta botta. Ho sostituito Altinier, nonostante lo svantaggio, perché mi serviva un giocatore come Petrilli. Nella zona centrale del campo trovavamo pochi spazi e avevo già in testa di fare una sostituzione del genere per allargare gli spazi. Nonostante il doppio svantaggio, abbiamo reagito concedendo allo stesso tempo dei contropiede inevitabili».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Carmine Parlato, al momento, non sembra essere a rischio esonero. Ma allo stesso tempo non sembra più così saldo sulla sua panchina. Al termine della partita, il presidente Bergamin, cupo e preoccupato come mai si era visto, non si è voluto sbilanciare. Nonostante abbia espresso concetti molto chiari. A partire proprio dall’allenatore: «È un momento in cui dobbiamo riflettere tutti quanti. Devo riflettere io, come deve riflettere lo stesso mister», ha spiegato il numero uno di viale Rocco. «In questo momento non vedo nella figura del tecnico il punto critico. Di sicuro dobbiamo reagire immediatamente, andando a prenderci la vittoria sabato prossimo contro la Pro Patria». Insomma, l’impressione è che la dirigenza abbia ancora fiducia nell’allenatore, ma sia molto delusa dai risultati e a questo punto può essere decisiva la prossima trasferta di Busto Arsizio. Non poteva, quindi, che iniziare nel peggiore dei modi un trittico di partite che, nelle idee della società, avrebbe dovuto rilanciare il Padova. «Pensavo che avremmo vinto questa partita 3-1 e invece l’abbiamo persa», continua Bergamin. «Non ci voleva una sconfitta del genere e non voglio appellarmi agli episodi, perché se le cose accadono vuol dire che te le meriti. Se incorri sempre in determinati errori, non ha senso piangersi addosso. Bisogna riflettere, perché il Cuneo non mi sembrava ci fosse superiore». Il patron, subito dopo il fischio finale è andato negli spogliatoi, come fa sempre: «Tante altre volte ho ringraziato i giocatori e in quest’occasione apprezzo la generosità che è stata messa in campo nella ripresa per recuperare il risultato. Ma non è bastato e diventa difficile ogni volta dover porre rimedio ai propri errori. Non possiamo partire sempre ad handicap e avessimo concretizzato le occasioni avute nel primo tempo, avremmo potuto reagire meglio alle difficoltà emerse in seguito». Bergamin non nasconde la sua preoccupazione: «Non posso essere tranquillo se i risultati sono questi. Dobbiamo rimetterci subito in pista e trovare la vittoria».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Finalizzatore, trequartista, alla fine mediano. Ma prima di tutto capitano. Non è bastata la generosità di Marco Cunico per recuperare una partita stregata, che fa precipitare il Padova in classifica. «Doveva essere la gara della svolta, in cui avremmo raccolto la vittoria dopo alcune buone prestazioni, invece abbiamo preso una legnata sui denti», commenta il capitano. «È davvero difficile commentare una partita del genere senza doversi appellare agli episodi. Ma francamente non saprei come giudicarla. Non voglio cercare alibi, eppure è inevitabile che subìre espulsione e gol in un istante, a fine primo tempo, sia stata una brutta mazzata. Abbiamo cercato di riordinare le idee nell’intervallo ma il 2 a 0 ci ha tagliato le gambe. Sullo 0-0 abbiamo fatto la partita e avevo la convinzione che avremmo potuto vincere. In ogni caso non credo nella buona sorte, se gli episodi ci hanno girato contro vuol dire che non abbiamo fatto abbastanza per farli venire dalla nostra parte». Mogio ma non certo arrendevole, Cunico prova a risollevare il morale dei suoi: «Adesso abbiamo un giorno per pensarci su. Fa male, ma già da lunedì dovremo averla metabolizzata. Bisogna star zitti, lavorare e rimettersi subito in piedi». Prova a non attaccarsi agli episodi anche Matteo Dionisi: «Dobbiamo solo rimboccarci le maniche e fare di più, perché sicuramente abbiamo le potenzialità per esprimerci meglio. È un peccato, perché nel primo temo stavamo facendo meglio e anche dopo l’1 a 0 avremmo dovuto tenere aperta la sfida. Devo dire che dopo il gol di Neto ero convinto che avremmo recuperato. Ora a Busto conterà solo la vittoria».
Ore 09.10 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Dimitri Canello): Petkovic 5; Dionisi 5, Diniz 4.5, Niccolini 4.5, Favalli 4; Ilari 4.5, Bucolo 5.5, Ramadani 4.5 (Anastasio 5.5); cunico 6.5 (Mazzocco 5.5); Altinier 5.5 (Petrilli 5.5), Neto Pereira 7.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Con due gol e un uomo di vantaggio, per il Padova sembrerebbe impossibile rimettersi in carreggiata. E invece Cunico pennella per Neto Pereira, che al 10’ mette dentro la rete del 2-1. Il Padova attacca con orgoglio ma con il passare dei minuti perde inevitabilmente lucidità. E nel finale subisce il 3-1 siglato al 44’ in contropiede da Ruggiero, che si fa 40 metri palla al piede smarcato da Corradi e batte per la terza volta Petkovic. Per il Padova è notte fonda, la classifica si fa pesante e la situazione potrebbe portare a sviluppi davvero imprevedibili. La prima reazione societaria sembra quella di preservare la posizione di Parlato, che per ora rimane al suo posto. Le risposte del presidente Giuseppe Bergamin sembrano indicare che da parte della proprietà c’è ancora pazienza e volontà di fare quadrato. Certo è che il calendario fra sette giorni dice che si va in casa dell’ultima della classe, a Busto Arsizio, contro la Pro Patria. Se Parlato, come pare, sarà ancora in sella, di sicuro non potrà più sbagliare.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Non può bastare qualche sprazzo di buon gioco, la squadra fatica tremendamente a segnare (e persino a tirare in porta) e l’involuzione rimane preoccupante. Forse in minor misura rispetto alla classifica, ma gli equilibri solo apparentemente preservati vengono cancellati dalla difficoltà del gruppo a segnare. Se non segni o segni pochissimo, è difficilissimo vincere. E la morale è che il Padova cede in casa per 3-1 contro il Cuneo, viene scavalcato proprio dai piemontesi e piomba in piena zona playout. Gli episodi chiave capitano a fine primo tempo: al 47’ viene espulso Favalli per doppia ammonizione. Una sciocchezza, quella del difensore ex Cremonese, che costa carissima. Tanto che sull’azione susseguente Rinaldi mette dentro di testa in area piccola su invito di Beltrame. Evidente la responsabilità di Petkovic, che però aveva salvato prima dello svantaggio su tiro al volo dello stesso Beltrame. Nella ripresa il Cuneo raddoppia subito: il gol del 2-0 lo firma Chinellato, che in diagonale batte imparabilmente Petkovic dopo appena due minuti.
Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Padova a picco. Lo dice la classifica, prima ancora della qualità del gioco espresso e che produce un desolante zero anche con il Cuneo. Zero punti, un solo gol e tre al passivo, un’espulsione sciocca ed evitabile, tante ingenuità e segnali che fanno pensare al peggio. Carmine Parlato è con le spalle al muro. Insiste con il 4-3-1-2, un modulo che ha portato pochissimo in dote e che snatura la campagna acquisti (peraltro non senza macchia) condotta in estate dal ds Fabrizio De Poli. Il tecnico campano continua a preferire Niccolini a Fabiano e così pure Diniz, solitamente impeccabile o quasi, viene trascinato al ribasso dall’assenza del suo connazionale nella formazione tipo. Propone un gioco molto prevedibile, con palla lunga a cercare Neto Pereira e scarse alternative tattiche e tecniche e non convince neppure nella gestione dei cambi. Di sicuro, come sottolinea nel dopopartita il presidente Giuseppe Bergamin, non è l’allenatore il principale problema del Padova ma non può essere un caso che, da quando è stato cambiato modulo non c’è stato alcun miglioramento. E, anzi, i passi indietro sono significativi.
Ore 08.30 – (Corriere del Veneto) Il tema principale è riguarda la posizione di Carmine Parlato. Che si assume la responsabilità del ko interno e che viene salvato dal presidente Giuseppe Bergamin: «Lui in discussione? Per il momento la domanda non ha una risposta — dice il patron — ma non vedo nell’allenatore il problema principale. Ci vuole comunque un momento di riflessione». Sembra una fiducia a tempo. Parlato è molto amareggiato e non cerca alibi: «Se siamo in questa situazione mi assumo tutte le responsabilità — evidenzia — dispiace, perché siamo tutti a servizio della società e della città per cercare la vittoria, è arrivata una sconfitta che mi rammarica ma non mi abbatte. I ragazzi in spogliatoio erano molto rattristati, non voglio attaccarmi agli episodi, fanno parte del calcio, anche se il periodo non è buono sotto questo aspetto: dovevamo essere più bravi». Sconsolato il capitano Marco Cunico: «Se siamo in questa situazione – spiega – vuol dire che dobbiamo fare di più. Non possiamo andare avanti così, è arrivata una legnata dopo che nel primo tempo avevamo avuto noi il pallino del gioco. L’espulsione di Favalli e il gol di Rinaldi hanno cambiato tutto. Dobbiamo reagire, da domani si riparte».
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 22, FeralpiSalò e Pavia 21, Cremonese e Reggiana 20, Bassano e SudTirol 19, Alessandria 18, Cuneo, Giana Erminio e Pordenone 16, Padova e Pro Piacenza 14, Lumezzane 13, Mantova 12, Renate 9, AlbinoLeffe 8, Pro Patria 1.
Ore 08.15 – Lega Pro girone A, la dodicesima giornata: Padova-Cuneo 1-3 (Rinaldi (Cn) al 48′ pt, Chinellato (Cn) al 2′ st, Neto Pereira (Pd) al 10′ st, Ruggiero (Cn) al 44′ st), Pro Piacenza-AlbinoLeffe 0-0, Lumezzane-SudTirol 1-2 (Tulli (St) al 2′ st, Sarao (Lu) al 38′ st, Gliozzi (St) al 46′ st), Renate-Cremonese 0-1 (Brighenti (Cr) al 15′ st), Mantova-FeralpiSalò 1-2 (Ruopolo (Mn) al 10′ pt, Bracaletti (Fs) al 27′ st, Romero (Fs) al 37′ st). Oggi, ore 14.30 Bassano-Cittadella; Ore 15.00 Giana Erminio-Pro Patria, Reggiana-Pordenone; Ore 17.30 Alessandria-Pavia.
Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.
E’ successo, 21 novembre: il Padova perde 3-1 in casa col Cuneo e scivola nelle parti basse della classifica.