Sono trascorsi quasi due mesi da quel Vicenza-Como in cui Nicolò Brighenti si scontrò fortuitamente con il portiere biancorosso Vigorito procurandosi una lacerazione traumatica al pancreas; era il 19 settembre e nella notte Brighenti venne sottoposto ad intervento chirurgico, una operazione delicata considerata la particolarità del caso. Brighenti — che nel 2009 era stato operato al cervello per un tumore benigno che gli aveva tolto l’idoneità agonistica — ha mostrato di nuovo tutta la sua voglia di non mollare e di combattere. E la notizia più bella è stato vedere la sua foto, postata sul profilo Fb societario, in tenuta sportiva in sella a una cyclette. «Sono cose che mi dicono tutti — sottolinea Brighenti — ma per capire cosa accade in queste situazioni ci devi trovarti dentro. Quando ti trovi a dover lottare non hai alternative, a meno che uno non decida di lasciarsi andare. Non è certo il mio caso: ho trascorso momenti difficili, ho provato anche dolore fisico, ho avuto paura ma l’idea di non farcela non mi ha mai sfiorato».
E il difensore di Bussolengo ha ripreso, con cautela, a lavorare in palestra. «Sono molto contento di come stanno andando le cose — spiega Nicolò — tutti i controlli hanno dato responsi positivi e mi sento bene. La mia prima preoccupazione era quella di guarire, la parte sportiva veniva dopo. Ma tornare al centro tecnico, stare con i miei compagni e vedere che c’è luce in fondo al tunnel, è una spinta a fare in modo che le cose vadano sempre meglio». In queste settimane Brighenti, lasciato l’ospedale, ha potuto stare in famiglia, dedicandosi a se stesso e alle persone care. «È stata fondamentale la vicinanza dei miei familiari, stare con loro mi ha aiutato molto: i vari impegni mi lasciavano sempre poco tempo oltre al calcio. Nei momenti più difficili mi hanno dato tanta forza, così come è stato importante sentire l’affetto dei tanti tifosi che mi hanno scritto, incitato ed esortato a superare anche questo infortunio. Nella mia carriera ne ho avuti tanti, il problema alla testa nel 2009 è stato altrettanto grave ma allora “l’incoscienza” dei vent’anni mi ha aiutato a non pensare troppo. Stavolta ho avuto paura, ho sofferto di più dal punto di vista del dolore fisico sia prima che dopo l’operazione e ho vissuto il tutto con maggior consapevolezza che mi ha portato anche a farmi delle domande su quella che sarebbe potuto accadere. Ma ho sempre pensato di venirne fuori anche stavolta e per ora tutto sta andando bene». Il calcio in questi mesi Brighenti l’ha vissuto a volte in maniera distaccata, anche se ha seguito sempre le partite del Vicenza. «Con i miei compagni, con lo staff medico e tecnico — dice Brighenti — il contatto è sempre stato continuo, a conferma della unione e della compattezza del gruppo. La squadra l’ho sempre seguita anche non andando allo stadio, e sono stato il primo tifoso dei miei compagni. Adesso vengo al Menti a tifare Vicenza: sabato sarò al mio solito posto in tribuna, ma con il cuore sarò in campo a lottare con i miei compagni».
(Fonte: Corriere del Veneto, edizione di Vicenza. Foto: Vicenza Calcio)