«Se la fortuna ci desse un punto per ogni palo che prendiamo…». Con questa frase, al termine della partita di Cremona, Carmine Parlato ha voluto fotografare il pomeriggio jellato della sua squadra: di fronte ai grigiorossi di Pea, i biancoscudati avrebbero ampiamente meritato i tre punti. Ma due pali, colpiti da Neto Pereira e Petrilli, e due “miracoli” del portiere Ravaglia hanno sancito l’1-1 finale. A conti fatti, però, il Padova può appellarsi alla malasorte solo in parte: allo “Zini” meritava i tre punti, è vero, ma sinora non è mai successo che il montante si sia messo tra Cunico & C. e la vittoria. Anzi: a Meda, contro il Renate, è stato solo grazie al palo se i lombardi non sono riusciti a vincere una gara che avrebbero meritato di portare a casa. Il legno colpito da Valotti e pure il rigore sbagliato da Altinier non hanno inciso sullo 0 a 0 di partenza: se fossero stati 3 punti per il Renate e zero per il Padova, oggi i biancoscudati sarebbero in zona playout. La sfortuna, insomma, c’è, ma non è certo il maggior problema della squadra.
L’avevamo scritto una settimana fa: la formazione di Parlato, in fase offensiva, ha numeri da playout. E la gara di Cremona, nonostante le tante occasioni create, ha accentuato un dato di fatto. Con 10 gol realizzati nelle prime 11 gare il Padova è dietro solo a Pro Patria, Renate, Pro Piacenza e Albinoleffe nella speciale classifica degli attacchi più sterili del girone A. E meno male, se non altro, che, nonostante qualche svarione di troppo, la retroguardia regge: Diniz e compagni hanno preso tanti gol quanti quelli subìti dall’Alessandria, e solo uno in più rispetto a Cittadella, Pavia e Bassano. Solo la Reggiana, terza in classifica, primeggia per distacco con la bellezza di tre gol incassati in undici giornate. I problemi. «Allo Zini la squadra è migliorata molto», osserva il direttore sportivo Fabrizio De Poli. «Abbiamo dimostrato una buona personalità, e diciamo che sotto tanti profili la nostra è stata una buona prestazione. Non abbiamo segnato molto sinora, è un dato di fatto, ma domenica, rispetto alle gare precedenti, abbiamo creato molto di più, e anche questo è un aspetto da considerare: abbiamo avuto un atteggiamento più offensivo, e avremmo potuto fare anche quattro gol».
Di contro, nonostante la disattenzione che è costata l’iniziale svantaggio, la retroguardia anche contro la Cremonese ha saputo farsi valere, soprattutto nella ripresa, quando Petkovic non ha visto transitare un solo pallone dalle sue parti: «Siamo in linea con quello che può essere considerato un buon trend per la categoria, ma anche in difesa dobbiamo migliorare ancora. Nel primo tempo, a tratti, abbiamo subìto troppo le iniziative avversarie, e in due o tre occasioni siamo andati in difficoltà nella chiusura». Le soluzioni. Come rimediare, allora, al problema congenito della mancanza di reti? «In fase offensiva bisogna avere più coraggio», è l’osservazione pertinente di De Poli, «prendere l’iniziativa in maniera più concreta e tentare di giocare anche in modo diverso dallo schema palla a terra, provando magari a scavalcare la retroguardia. Difensivamente, invece, dobbiamo essere più bravi ad accorciare, anche con i centrocampisti». Adesso arriva un trittico di gare che può cambiare, almeno in parte, la stagione: Cuneo in casa, Pro Patria fuori, e Albinoleffe all’Euganeo: in questa classifica così corta 8 punti separano il Padova dal Cittadella in vetta. Provare a concretizzare il primo filotto stagionale potrebbe davvero far cambiare tutte le prospettive. «Discorsi che per me portano solo a perdere la concentrazione», taglia corto il ds. «Dobbiamo utilizzare le nostre energie mentali solo nel breve termine. Sabato con il Cuneo ci attende una gara già abbastanza dura».
(Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia)